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Autore: Emmastory    05/03/2017    3 recensioni
Anche se il tempo continua a scorrere, le cose nell'un tempo bella e umile Aveiron sembrano non cambiare. La minaccia dei Ladri è ancora presente, e una tragedia ha ora scosso l'animo dei nostri amici. Come in molti hanno ormai capito, quest'assurda lotta non risparmia nessuno, e a seguito di un nobile sacrificio, la piccola ma coraggiosa Terra sembra caduta in battaglia, e avendo combattuto una miriade di metaforiche e reali battaglie, i nostri eroi sono ora decisi. Sanno bene che quest'assurda e sanguinosa guerra non ha ancora avuto fine, ma insieme, sono convinti che un giorno riusciranno a mettere la parola fine a questo scempio, fatto di sangue, dolore, fame, miseria e violenza. Così, fra lucenti scudi, affilate spade e indissolubili legami, una nuova avventura per la giovane Rain e il suo gruppo ha inizio. Nessuno oltre al tempo stesso sa cosa accadrà, ma come si suol dire, la speranza è sempre l'ultima a morire.
(Seguito di: Le cronache di Aveiron: Miriadi di battaglie)
Genere: Avventura, Azione, Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Le cronache di Aveiron'
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Capitolo XIX

Tesi come mai prima

Un altro giorno stava giungendo alla sua fine, e lentamente, stava calando la sera. La luce solare era quindi meno forte, e seduta nella sala principale, rimanevo in silenzio. Terra giocava nella sua stanza, e Rose dormiva beata. Tutto sembrava andar bene, ma stando a come mi sentivo, la realtà non era quella. Nonostante l’andar del tempo, nulla era cambiato. La tensione era ancora palpabile, e a quanto sembrava, i rapporti si stavano incrinando sensibilmente. Stefan non faceva che guardare oltre il vetro della finestra senza dire una parola, e nessuno sembrava aver voglia di conversare. Erano tutti troppo nervosi per farlo, ed era come se una bomba minacciasse di esplodere da un momento all’altro. Il silenzio calò quindi nell’intera Casa, e parlando con me stessa, dovetti ammettere che la cosa mi intristiva. La nostra reciproca unione stava cessando di esistere, ed ero preoccupata. Difatti, non riuscivo a smettere di pensare alle parole scritte nella lettera di Lady Bianca. Non sapevo se avesse ragione o meno, ma gli eventi parlavano chiaro. I mesi stavano continuando a svanire dalle nostre vite, e temevo davvero che quella sorta di profezia si sarebbe avverata. In quella lettera, Lady Bianca ci incitava a rimanere uniti nonostante ogni difficoltà, ma a quanto sembrava, stava accadendo il contrario. Ero davvero spaventata, ma tacevo i miei veri sentimenti, sentendomi troppo scossa per rivelarli. Ad ogni modo, il silenzio continuò a riempire la stanza, ma improvvisamente, un suono mi distrasse. risultando al mio udito simile ad un pianto. Spinta da curiosità e preoccupazione, mi alzai in piedi, attraversando un intero corridoio alla ricerca della soluzione a quel mistero. Camminando, sorpassai la stanza di Samira, e proprio allora, tutto mi fu chiaro. A quanto sembrava, stava piangendo, e aveva bisogno d’aiuto. Provando istintivamente pena per lei, provai ad aprire la porta, scoprendola chiusa a chiave. Sempre più preoccupata, bussai educatamente, sperando che lei venisse ad aprirmi. Per tutta risposta, controllò attraverso il buco della serratura, e una volta resasi conto di chi volesse vederla, aprì. “Grazie al cielo sei tu.” Mi disse, lasciandomi entrare e richiudendo la porta con estrema cura. “Stavi piangendo, che ti succede?” fu la mia domanda, tanto seria quanto spontanea. “Posso spiegarti subito.” Si difese, quasi temendo la mia reazione. Muta come un pesce, non feci che guardarla, e poco tempo dopo, lei si decise a parlare. “Capisco come ti senti, sai?” esordì, dando inizio ad un discorso che non volli interrompere. “Ne stiamo passando tante, ma rimaniamo sempre insieme, e a quanto vedo, sei molto forte. A volte vorrei davvero essere come te. Lo vorrei, ma invece sono chiusa qui a piangere per quello che è successo.” Continuò, terminando quella frase in maniera alquanto enigmatica. Rimanendo ferma e inerme, attesi che ritrovasse la parola persa, ma ciò non accadde, e i suoi occhi mostrarono inaudita eloquenza. “Samira, non mi dirai che…” azzardai, trascinando ogni parola come se fossi sul punto di svenire. “Sì, Rain. Io sono incinta.” Confessò, guardandomi con aria affranta. “Soren lo sa, giusto?” mi informai poi, incerta e dubbiosa. “No, ma non è l’unico problema.” Rispose, facendo nascere nella mia mente un interrogativo. “Che intendi?” le chiesi, scivolando nel silenzio in attesa di una risposta. Per mia fortuna, questa arrivò forte e chiara, ma non prima che alcuni attimi scomparissero dalla mia vita, non avendo potere dissimile dal farmi preoccupare. Come ben sapevo, era passato qualche mese dal giorno in cui Samira e Soren avevano scelto di appartenersi reciprocamente, e ora, come se questo non fosse abbastanza in una situazione del nostro calibro, un nuovo problema faceva la sua comparsa. “Sono andata dal dottor Patrick perché mi controllasse, ed ho scoperto una cosa. Una brutta cosa.” Disse, ponendo inaudita enfasi sull’aggettivo che utilizzò per descrivere il tutto. A quelle parole, non ebbi reazione alcuna, salvo quella di guardarla negli occhi e sperare ardentemente che ogni cosa facesse parte di un sogno. Data la situazione, il mio intuito mi aveva portata a immaginare il peggiore degli scenari, e non appena la mia amica riprese a parlare, mi sentii venir meno. “Si tratta del mio cuore, ed è più grave del previsto.” Questa fu la sua risposta, in grado di stordire e portarmi sull’orlo di uno svenimento. In quel preciso istante, infatti, la stanza parve iniziare a girare, ma concentrandomi a fondo, riuscii a tornare ad essere me stessa. “Ma come? Ti stai curando, e le medicine…” provai a dirle, sentendo quella frase morirmi in gola come tante altre che non ero mai riuscita a pronunciare. “Non fanno più effetto. Ho provato, ma è così.” Mi rispose allora, facendomi gelare il sangue nelle vene. “Vieni.” Replicai, afferrandole saldamente un polso e stringendolo così forte che non riuscì a liberarsi. “Dove andiamo?” chiese, spaesata e colta alla sprovvista. “Mi dispiace, ma Soren deve saperlo, e subito.” Risposi a denti stretti, trascinandola per l’intero corridoio fino alla sala principale. “Rain, ti prego, non…” biascicò lei, tentando di ammansirmi e riportarmi alla ragione. “Subito!” ripetei, alterandomi di colpo e quasi urlando. Ammutolita dalla mia reazione, Samira scelse di darmi retta, e una volta arrivate a tavola in tempo per la cena, lei si sedette, ma poco si rimise in piedi. Forse avevo esagerato, ed era vero, ma dopo quanto avevo ascoltato, sapevo bene di non poter essere l’unica a conoscere la verità. In fin dei conti, eravamo una grande famiglia, e in un gruppo come il nostro, verità e lealtà gli uni fra gli altri erano due dei pilastri fondamentali. Inoltre, se il nostro intero gruppo non era stato scosso da quanto avevamo passato fino a quel preciso momento, ero fermamente convinta che non sarebbe accaduto neanche ora. In altre parole, sentivo di star facendo la cosa giusta. Ad ogni modo, Samira era lì in piedi, spaventata e confusa. Avevano tutti smesso di mangiare, e la fissavano con ansia. Nel tentativo di aiutarla, le rivolsi un sorriso, e solo allora, lei riuscì ad esprimersi. “Io… ho un annuncio da fare.” Esordì, attirando l’attenzione di tutti, che ora, ancora più concentrati e trepidanti di prima, aspettavano. “Soren, devi essere il primo a saperlo, perciò lo dirò anche a te.” Continuò, spostando lo sguardo sull’amato, che notando quanto fosse scossa e impacciata, sorrise apertamente. “Dai, parla.” Le sussurrai, sempre tentando di infonderle sicurezza. Scivolando nel silenzio, la mia amica si limitò ad annuire, e tornando a guardare il suo amato negli occhi, raccolse le sue forze e il suo coraggio per dire la verità. “Soren, amore, io… sono incinta.” Disse, esitando per un attimo e facendo quanto fosse in suo potere per evitare di piangere. Per sua sfortuna, non ci riuscì, e a quella vista, suo marito le si avvicinò. Non appena fu abbastanza vicino da toccarla, la strinse in un abbraccio, sussurrandole poi qualcosa all’orecchio. “Staremo sempre insieme, amore mio. Sempre, e ora più che mai.” Una frase che lei ascoltò senza parlare, e alla quale rispose con un bacio che entrambi approfondirono quasi subito. Fu così che le loro labbra si toccarono, e che ancora una volta, vidi il loro amore trionfare su tutto quello che ci stava accadendo. Grazie alla loro coppia, e ai sentimenti che sapevo di provare per il mio Stefan, avevo fiducia. Ce l’avremmo sicuramente fatta, nonostante, sempre a causa di una guerra che ora minacciava di ricominciare e mietere nuove e innocenti vittime, fossimo tutti visibilmente nervosi e tesi come mai prima.
   
 
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