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Autore: Yugi95    06/03/2017    4 recensioni
Immaginate di scoprire che la realtà, in cui avete da sempre vissuto e conosciuto, non sia altro che una parte di un qualche cosa di più grande. Immaginate di scoprire un nuovo mondo di cui ignoravate persino l'esistenza e che adesso è lì, dinanzi a voi, pronto a rivelare i propri segreti. La Dimensione Magica nasconde un terribile segreto, una storia così scellerata che si è addirittura voluta dimenticare. Per Bloom e le sue amiche sarà quasi impossibile risolvere il mistero. Nuovi e vecchi nemici, provenienti dalle tenebre più profonde dell'universo magico, sono pronti a colpire e, questa volta, non ne risentirà solo il corpo ma anche l'anima. Tuttavia una luce, fioca e debole, brilla nell'oscurità. La luce racchiude l'unica speranza di salvezza, ma, per poter ardere, ha bisogno di essere alimentata dai venti dell'amicizia, della fiducia e dell'amore. La battaglia finale è alle porte e l'esito dello scontro deciderà non solo le sorti di Magix ma di tutti i mondi conosciuti.
Genere: Avventura, Dark, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Winx
Note: AU, Missing Moments, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Winx Club - Cassiopea's Chronicles'
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Capitolo XXX – Il demone e il ragazzo
 
La tettoia, che ricopriva il portone d’accesso alla Sala del Flusso Interrotto e la Clessidra Frangiflusso, fu letteralmente spazzata via. Al suo posto comparve un imponente flusso energetico nero di forma cilindrica, che si proiettava indefinitamente verso l’alto. Allo stesso tempo, senza alcun motivo apparente, si alzò un fortissimo vento, che con inaudita violenza sferzava l’aria all’interno della sala e spargeva in lontananza i detriti della struttura in legno. Acheron, la cui attenzione era stata prepotentemente richiamata dall’esplosione, lasciò cadere per terra una sfinita Selina e si girò verso l’ingresso della camera al fine di capire cosa fosse successo. Allo stesso modo Daphne, Tecna, Sky, Thoren, Nex e la Griffin, poiché erano stati tra i primi a riprendersi dall’improvviso attacco dello stregone, osservarono sbigottiti in direzione dell’altare in pietra.
«Cosa diamine è quella… quella cosa?!» gridò il Principe di Eraklyon al fine di coprire l’assordante rumore del vento.
«Non ne ho la più pallida idea» rispose, spaventato, Thoren, mentre abbracciava sua moglie.
«Preside Griffin forse Acheron ha danneggiato la Clessidra e…» esordì Daphne con voce isterica.
«Lo escludo: la Clessidra Frangiflusso è indistruttibile» la interruppe la donna, assottigliando gli occhi - «Quella non è magia: tutto ciò che riesco a percepire sono oscurità, rabbia, violenza e… odio, tanto odio».
«Cosa possiamo fare?» le domandò la fata della tecnologia in preda allo sconforto.
«Non lo so! Non ho mai visto nulla del genere» sentenziò la Griffin, mentre osservava con preoccupazione quell’insolito spettacolo.
D’un tratto, però, sei vocine stridule quasi all’unisono esclamarono:
«Ragazze, ragazze per fortuna state bene».
Daphne e Tecna corsero ad abbracciare le Pixies, che, impaurite da tutta quella situazione, si strinsero alle due.
«Da dove sbucate fuori voi?» sbottò Nex, incrociando le braccia.
«Eravamo al sicuro sotto la tettoia, ma…» rispose Caramel, per essere poi interrotta con prepotenza da Chatta:
«…ma poi ci è stato detto di allontanarci. Noi non volevamo andarcene. Nonostante avessimo una fifa blu, siamo comunque delle Pixies coraggiose. Lui, però, ha continuato ad insistere… ha detto che sarebbe stato meglio, ma a me francamente non sembra. Forse con un bacio di Lockette si sarebbe potuto riprendere, ma non sempre hanno funzionato. Come quella volta che Bloom diede di matto nella biblioteca di Alfea… fischia quanto tempo è passato! Vi ricordate? C’eravamo io, Lockette, Amore, Piff, Tune e Digit, quest’ultima mi sembra fosse ancora una ragaz…».
«Ehi, ehi, ehi… …frena… …non ci stai facendo capire nulla» disse, esasperato, Sky, mettendole una mano davanti alla bocca.
«Un momento: chi vi ha detto di allontanarvi?» intervenne, perentoria, la Preside Griffin.
«È stato…» cercò di risponderle Amore, ma una terrorizzata e sconvolta voce femminile l’anticipò:
«Brendon!».
I pochi “superstiti”, allora, si voltarono e con immensa sorpresa si trovarono dinanzi Elizabeth, che sorreggeva un’ormai esausta Bloom. Quest’ultima, non appena fu affidata alle cure della sorella e del fidanzato, scoppiò a piangere. La fata degli elementi, invece, si lasciò cadere sulle proprie ginocchia e in silenzio rimase ad ammirare quello spaventoso fascio d’energia oscura, mentre umide gocce le colavano lungo la guancia. Tecna cercò di richiamarla immediatamente alla realtà e, prendendola per le spalle, la scosse più e più volte. Anche Daphne, dopo aver inutilmente tentato di tranquillizzare Bloom, con voce carica d’ansia e rammarico chiese a sua sorella:
«Cosa c’entra Brendon con tutto questo?! Bloom ti prego rispondimi! Se si trova in pericolo noi possiamo aiutarlo, ma dobbiamo sapere la verità. Avanti parla… per favore… rispondimi…».
La Principessa di Domino, nonostante i disperati appelli, continuò a singhiozzare senza pronunciare parola. La ragazza dai capelli castani, invece, dopo le numerose insistenze da parte della fata della tecnologia e della Griffin, con un sorrisetto inebetito sibilò:
«Ormai è troppo tardi. Non saremmo mai dovuti arrivare a questo: si è lasciato andare e non credo che riuscirà a tornare in dietro. È la fine… la fine di tutto».
Quelle parole così inquietanti terrorizzarono a morte i presenti. Ciononostante Thoren e suo cugino, decisi più che mai a scoprire che cosa stesse realmente accadendo, si avvicinarono con cautela alla fonte di quello stranissimo fascio energetico. I due, però, non appena si ricordarono della presenza di Acheron, si arrestarono di colpo e, gettandosi istintivamente in un piccolo cratere creato da uno dei fulmini dello stregone, osservarono la scena da una certa distanza di sicurezza. Tuttavia il creatore del Legendarium, sebbene si fosse accorto immediatamente dei ragazzi, non sembrò curarsi molto di loro. Acheron, infatti, aveva concentrato tutte le sue attenzioni sullo spaventoso spettacolo, che si mostrava dinanzi ai suoi occhi. L’uomo sembrava essere estremamente impaurito da quella situazione e, quasi avesse voluto anticipare le mosse di un avversario apparentemente inesistente, lanciò una sfera energetica contro il basamento in marmo. Non appena l’attacco dello stregone colpì il “cilindro energetico” ebbe luogo un’imponente deflagrazione, seguita dall’innalzamento di un cospicuo polverone incandescente e pericolosi detriti. Sky e Thoren, dopo aver prontamente afferrato il corpo privo di coscienza di Selina, si rannicchiarono all’interno della buca; la Griffin, invece, creò dal nulla una barriera traspare che protesse lei, il suo collega, le Pixies, e gli altri ragazzi. Acheron, invece, rimase impassibile e, lasciandosi investire in pieno dalla cortina di fumo, attaccò di nuovo. Questa volta, però, il suo colpo fu come deviato andandosi a schiantare contro il pavimento della Sala. Subito dopo il flusso oscuro si assottigliò fino a scomparire nel nulla, mentre dal basamento in pietra, ormai semidistrutto, si fece strada un’esile figura maschile. Alla sua vista il creatore del Legendarium fece un balzò all’indietro, mentre Tecna, Daphne e Nex, così come Sky e Thoren, si guardarono tra loro sorpresi.
«Ma… … …ma quello è Brendon!» esclamò, entusiasta, Chatta, volando verso di lui.
«Tu non ti muovi di qui» mugugnò Elizabeth, afferrando la fatina e stringendola a sé.
«Lasciami, lasciami andare. Voglio salutare il mio amico» gracchiò la Pixie di Flora, cercando di divincolarsi dalla presa della ragazza.
«Adesso basta Chatta! Quel mostro non è più Brendon!» le urlò Bloom in lacrime.
La fata della tecnologia, sua sorella e la Preside di Torrenuvola si girarono di scatto verso la rossa, poi tornarono ad osservare il campo di battaglia, realizzando quanto le parole della ragazza fossero veritiere. Brendon, infatti, nonostante il suo fisico fosse rimasto inalterato, aveva subito dei profondi cambiamenti. Innanzitutto le sclere dei suoi occhi erano diventate nere come il buio della notte, mentre l’iride si era colorata di rosso sangue. Da quest’ultima, inoltre, si diramavano delle spaventose venature vermiglie. I suoi capelli, invece, erano completamente bianchi e avevano acquisito una strana lucentezza. Le unghie delle mani si erano scurite fino al punto da sembrare nere. L’esplosione, infine, aveva parzialmente distrutto i suoi vestiti, di conseguenza il ragazzo indossava una maglietta a mezze maniche nera lacerata in più punti e la parte superiore del proprio pantalone. Anche i piedi erano scoperti lasciando intravedere le stesse unghie color carbone delle dita. Sul suo pallido viso aveva posto un piccolo sorriso maniacale, che all’improvviso si trasformò in un’agghiacciante risata dalla quale trasparivano una malvagità e una rabbia inimmaginabili. Improvvisamente, senza alcun motivo apparente, Brendon si scagliò contro un impaurito Acheron e, dando prova di avere una velocità impressionante, gli sferrò un calcio in pieno volto. Lo stregone barcollò all’indietro, ma non perse del tutto l’equilibrio. Il ragazzo, allora, continuando a ridere come un ossesso, lo colpì con una rapida sequenza di pugni alla bocca dello stomaco. A quel punto l’uomo ricadde sulle proprie ginocchia ansimando per il dolore e per la mancanza d’ossigeno. Brendon, però, non ancora pienamente soddisfatto, prese tra le mani la testa di Acheron e, muovendola con tutta la sua forza verso il basso, la fece “cozzare” contro il proprio ginocchio, che si macchiò inevitabilmente del sangue del suo avversario. Lo stregone, sotto lo sguardo sbigottito dei presenti, stramazzò sul pavimento della Sala del Flusso Interrotto. Il ragazzo, invece, smise di colpo di ridere e, guardando con disprezzo il corpo dell’uomo, lo colpì con un poderoso calcio al fianco sinistro facendolo “volare via”. Acheron non si rialzò, il dolore e soprattutto la paura, che gli incuteva Brendon, non glielo permisero. Di conseguenza, dopo aver sputato una consiste dose di sangue, si rigirò su sé stesso mettendosi a pancia all’aria ad osservare lo sconfinato cielo della Sala del Flusso Interrotto. Belial, però, non aveva ancora finito di divertirsi; così camminò languidamente verso di lui, leccandosi più e più volte le sue violacee labbra con la punta della lingua. Intanto Sky e Thoren, senza mai perdere di vista i due combattenti, trasportarono Selina da Bloom, affinché quest’ultima sfruttasse i suoi poteri curativi. La Griffin e Tecna, invece, avendo ampiamente compreso la gravità della situazione, crearono una spessa barriera protettiva intorno a tutti loro. Da un paio di minuti inoltre le restanti Winx e gli Specialisti, ad eccezione di Roxy, Musa, Flora, Brandon e Saladin, ripresero conoscenza e, barcollando verso gli altri, chiesero loro spiegazioni. In particolare la Principessa di Solaria, assicuratasi che il suo amato fidanzato non stesse troppo male, si sedette accanto a Elizabeth e abbracciandola cercò di consolarla. Max, invece, non appena si rese conto della gravità della situazione, cercò di correre dal suo amico, ma fu prontamente fermato dallo sguardo supplichevole della propria fidanzata, che lo pregò di non compiere una simile impudenza. Il biondo, allora, chinò il capo in segno di rammarico e insieme a Timmy e le Pixies si prese cura dei feriti.
«Ma quello… quello è… è Brendon?!» incespicò Aisha, dopo aver raggiunto Tecna e Daphne.
«A quanto pare si» sentenziò la fata della tecnologia.
«Com’è potuto accadere?» chiese la Principessa di Andros, portandosi una mano alla bocca terrorizzata.
«Non ne abbiamo la più pallida idea… ma ti assicuro che presto lo scoprirò» replicò Tecna con rabbia, lanciando un’occhiataccia di disapprovazione ad Elizabeth.
«Adesso calmati!» la rimproverò la Preside di Torrenuvola con fare autorevole - «Non saltiamo a conclusioni affrettate. Sono certa che ci sarà una spiegazione più che plausibile: dobbiamo solo aspettare e avere fiducia».
«La Griffin ha ragione e sono…» cercò di aggiungere la Principessa Ereditaria di Domino, ma all’improvviso il sangue le si gelò nelle vene per lo spavento facendola interrompere.
 Acheron aveva appena urlato in maniera disumana, richiamando lo sconcerto dei presenti. Brendon con la propria pianta del piede stava esercitando una considerevole pressione sulla gabbia toracica dello stregone, impedendogli di respirare. L’uomo si dimenò in preda al panico e con le proprie mani cercò di sollevare la gamba del ragazzo. Quest’ultima, però, non si mosse neanche di un millimetro, mentre il suo “proprietario” continuava il proprio affondo con l’intenzione di frantumare lo sterno dell’avversario. Acheron, consapevole di non potere nulla contro un simile essere, non oppose più resistenza e con un filo di voce, quasi una sorta di lamento, mugugnò:
«Cosa stai aspettando?! Ponile fine… poni fine alla mia vita Belial».
Brendon, senza fermare quella sua tremenda tortura, guardò stupito ma allo stesso tempo compiaciuto la propria vittima. Quest’ultima avendo percepito la parziale perplessità del ragazzo aggiunse con un sorrisetto beffardo:
«Cosa credevi? Anche se sei intrappolato in questa forma… ti ho riconosciuto lo stesso. Non appena quello stolto ragazzino ti ha liberato, ho percepito subito la tua traccia energetica. Non è stato difficile: erano secoli che un demone non tornava a portare morte e distruzione in questo universo. Tutti i tuoi fratelli, se non ricordo male, sono stati sigillati tutti nella Dimensione della Fiamma della Fenice. Comunque sono rimasto piacevolmente sorpreso nel constatare che anche tu ti sia ricordato di me. Eri così contento di rivedermi che sei corso a “salutarmi”».
Le labbra di Brendon si allargarono dapprima in uno spaventoso sorriso: poi increspandosi leggermente, quasi stessero tremando per l’eccitazione, si aprirono permettendogli di parlare:
«Acheron, Acheron… Acheron, quante volte ancora dovrò ricordarti che ti devi rivolgere a me con il “lei”. Sei sempre stato un impertinente, almeno i tuoi vecchi “compagni di giochi” conoscevano il significato della parola “rispetto”. Ciononostante, vista la tua situazione, voglio mostrarti clemenza e non insisterò oltre su questo aspetto. In fin dei conti, avendo trascorso gli ultimi quattordici anni legato a questo infimo moscerino, ho avuto modo di scoprire quanto siano cambiati gli usi e i costumi degli abitanti della Terra rispetto al passato. Di conseguenza sembrerei del tutto fuori luogo se qualcuno continuasse a rivolgersi a me con il mio onorifico. Tuttavia c’è una cosa che ancora non riesco a capire: come hai fatto a rammollirti così tanto?! Certo non eri paragonabile ai due Custodi, ma la tua forza andava ben oltre quella di ogni singola persona presente all’interno di questa sala. Mi hai proprio deluso».
«Desolato di aver disatteso le tue aspettative» ghignò l’altro, respirando affannosamente.
«Speravo di divertirmi ancora un po’ con te» sospirò Belial, facendo spallucce.
«Ci sono così tante persone in questa stanza, potrai sfogare con loro tutta la tua rabbia» disse lo stregone con malizia, guardando in direzione dei ragazzi. Questi, però, non riuscendo a sentire cosa si stessero dicendo i due, gli risposero con un’occhiata indagatrice.
«Oh… non preoccuparti, mi occuperò anche dei suoi amichetti» esclamò il demone accigliato - «Tuttavia avrei voluto fartela pagare per aver imprigionato Ksendras e condannato tutti i suoi figli, me compreso, all’esilio. Pazienza… mi accontenterò della sofferenza che ti ho causato secoli fa».
«Di cosa stai parlando?!» ringhiò, all’improvviso, Acheron, mentre un’atroce quanto dolorosa ipotesi s’insinuava nella sua mente.
«Penso tu abbia capito a cosa mi stia riferendo… o meglio a chi» replicò, divertito, Belial.
«Non può essere, non puoi essere stato tu… ...io... …io l’avrei saputo» balbettò lo stregone con incredulità.
Il demone, allora, quasi avesse voluto che il suo avversario tornasse a combattere, sollevò il proprio piede dal suo petto e, dopo aver fatto un balzo all’indietro, esclamò:
«Vedi Acheron, sull’assassinio della tua amata Juliet sono state raccontate molte falsità. I tuoi amici, infatti, su consiglio della cara e dolce Camille, preferirono non dirti che i tre demoni, gli assassini della tua promessa sposa, fossero riusciti a scoprire l’ubicazione della vostra casa grazie a sua madre. La fata degli elementi aveva paura che tutto il tuo odio, tutta la tua disperazione… tutta la tua ferocia si sarebbero potuti riversare su quella donna e sulla sua povera famiglia. Tuttavia questa non è stata l’unica bugia: c’è né un’altra ben peggiore e dalle conseguenze, oserei dire, alquanto bizzarre. Il Custode della Fiamma della Fenice sapeva che il silenzio degli altri non ti avrebbe fermato, sapeva che saresti andato alla ricerca dei responsabili. Di conseguenza fece tutto ciò che era in suo potere per “depistare” parzialmente il tuo lavoro. Pregò addirittura la madre di Juliet, qualora tu le avessi fatto delle domande, di mentirti sull’identità dei tre assassini… di mentirti sul mio coinvolgimento. Il tuo vecchio maestro ti amava, ti amava come un fratello e il solo pensiero che tu potessi vendicare la tua amata lo terrorizzava. Non voleva che mi affrontassi, non voleva che rischiassi la tua vita combattendo contro di me. Ha preferito prendersi la colpa di averti ingannato piuttosto che mandarti incontro a morte certa. È ironico non trovi? Lui avrebbe fatto di tutto per proteggerti e tu alla prima occasione l’hai tradito. Perfino io non mi sarei mai abbassato ad una simile meschinità. Sei proprio disgustoso, la tua stessa esistenza è un crimine contro natura ed è arrivato il momento di porvi rimedio».
Acheron rimase a fissare il vuoto sulla sua testa, quasi fosse entrato in un profondo stato di trance. Era immobile, sembrava che non respirasse nemmeno. Lo stregone ripensò più e più volte a tutto ciò che il suo avversario gli aveva appena rivelato. Le parole di Belial l’avevano colpito nel profondo, toccandogli ciò che, dopo secoli di vendetta, ira, odio e morte, era rimasto del proprio animo. Non riusciva ancora a crederci… non riusciva a credere che il suo maestro si fosse adoperato così tanto per lui. In seguito alla morte di Juliet l’aveva visto con occhi diversi, con gli occhi del disprezzo e della vendetta. Aveva perso tutta la fiducia, tutto il rispetto, tutto l’amore che per anni aveva nutrito nei confronti di quell’uomo che lo fece diventare uno dei più grandi maghi di Cassiopea. Lo aveva considerato dapprima il suo mentore, poi un ostacolo al compimento della sua visone. Si era alleato con la sua controparte… con la persona che più di ogni altra amava al mondo e insieme lo avevano pugnalato alle spalle. In quel momento lo stregone si ricordò di tutte fantastiche avventure, di tutte le confidenze, paure ed emozioni vissute con il suo maestro… vissute con il suo migliore amico. In quel preciso momento all’interno della Sala del Flusso Interrotto Acheron riacquistò quel briciolo di umanità, che gli permise di capire quanto avesse sbagliato… quanto avesse perso. Una solitaria lacrima gli scese lungo la scheletrica guancia, mentre le sue iridi riacquistarono una colorazione naturale perdendo quella spaventosa luminescenza gialla. Subito dopo, facendosi forza sulle proprie braccia, si alzò da terra e barcollando vistosamente si posizionò a testa bassa dinanzi a Belial. Quest’ultimo, estremamente contento che lo scontro non fosse ancora arrivato ad una conclusione, incrociò le braccia al petto e, alzando in segno di sfida un sopracciglio, attese che il suo avversario facesse la prima mossa. Anche le Winx e i loro fidanzati, profondamente colpiti dalla determinazione del creatore del Legendarium e dalla sua resistenza, osservarono con apprensione quello che credevano sarebbe diventato il combattimento più cruento e spettacolare al quale avessero mai assistito. Acheron, allora, alzò il capo con atteggiamento fiero e, abbozzando il suo solito sorrisetto di sfida, esclamò:
«Forse non la pensavamo allo stesso modo su molti argomenti, ma su una cosa il mio maestro aveva ragione: io ti affronterò Belial… ti combatterò con tutto me stesso. Tuttavia non lo farò per la vendetta, non lo farò per l’odio. Io renderò onore al mio amico… renderò onore a me stesso. A prescindere dal risultato, quest’oggi avrò la certezza che almeno una volta nella abbia fatto la scelta giusta».
Subito dopo Acheron si portò le braccia ai fianchi e, urlando con tutta la voce che aveva in corpo, sprigionò una specie di aura rossastra che lo avvolse da capo a piedi, mentre dai suoi piedi si diramarono delle profonde spaccature. Belial, ridendo come un ossesso, si avventò sul proprio avversario sferrandogli un rapido calcio. Lo stregone, però, fu più veloce e, dopo aver parato il colpo con l’avambraccio sinistro, gli afferrò la caviglia e con una violenza senza precedenti lo sbatté contro il pavimento della Sala del Flusso Interrotto. A quel punto Acheron spiccò il volo e, una volta che ebbe raggiunto una considerevole altezza, aprendo verso l’alto il palmo della propria mano destra creò una gigantesca sfera energetica rossa. Belial non ebbe neanche il tempo di rialzarsi che il creatore del Legendarium gli scagliò addosso il proprio incantesimo offensivo. L’esplosione che ne seguì fu di gran lunga peggiore rispetto a quella avvenuta all’interno del mondo delle leggende. Tecna e la Griffin, infatti, dovettero infondere ulteriore potenza alla loro “cupola difensiva” al fine di non essere spazzate via. Acheron, invece, rimase impassibile e, quasi avesse la certezza che tutto fosse ancora da decidere, si mise sulla difensiva temendo un più che probabile contrattacco. Lo stregone non dovette attendere a lungo. Belial, infatti, alcuni secondi dopo fuoriuscì dal fitto “muro” di polvere e fumo, causato dall’imponente esplosione. Il demone, come suo solito, sorrideva in maniera ossessiva, mentre il suo corpo, o meglio il corpo di Brendon, sembrava non aver minimamente risentito gli effetti di quel micidiale attacco. All’improvviso, però, il mostro scoppiò in una agghiacciante e isterica risata, durante la quale Belial urlo allo stregone delle deliranti quanto minacciose parole:
«Si! Si! È perfetto… è perfetto! Era proprio questo… era proprio questo ciò che volevo da te: la lotta, la resistenza… il naturale attaccamento alla vita. Sono pronto allo scontro Acheron: da questo momento si fa sul serio».
Subito dopo Belial allargò le proprie braccia verso l’esterno e si lasciò avvolgere da una spaventosa aura nera. Il retro della sua T-shirt, inoltre, si sollevò leggermente poiché sospinto da quattro protuberanze rossastre, che nel giro di alcuni secondi si trasformarono in delle vere e proprie code. Alla vista di quest’ultime le ragazze, Sky, Timmy e Thoren trasalirono, mentre Elizabeth e Max scossero il capo in segno di rassegnazione.
«Ma… … …ma cosa diamine gli sta succedendo?! Da dove sono spuntate fuori quelle cose?!» gracchiò Aisha in preda al panico, stringendosi al proprio fidanzato, il quale sembrava essere stranamente tranquillo.
«Non lo so, non lo so!» replicò, stizzita, Tecna - «Sono troppo lontana per poter analizzare Brendon».
«Sta semplicemente perdendo il controllo» mugugnò, all’improvviso, Max, mentre si avvicinava alle sue amiche.
«Che vorresti dire?» replicò Daphne con voce preoccupata.
«Adesso vedrete…» singhiozzò Bloom, lasciando tutti i suoi amici a bocca aperta.
Intanto Acheron, per nulla sorpreso dal nuovo “aspetto” del nemico, planò verso il basso e scagliò in direzione di Belial un fascio di fulmini. Il demone, però, li evitò all’ultimo secondo con un balzo e, sfruttando due code, cercò di colpire al fianco lo stregone. Acheron riuscì a parare l’attacco creando istintivamente uno scudo d’ombra che lo protesse. Belial, allora, si alzò in volo e, portando il proprio braccio destro più indietro che poté, colpì la barriera del suo avversario mandandola in frantumi. A quel punto lo stregone, approfittando della vicinanza del mostro, posizionò il palmo della propria mano sul volto stupito di quest’ultimo e, sorridendo in maniera compiaciuta, lo colpì con una micidiale sfera energetica. Belial fu sbalzato all’indietro, ma per una seconda volta, nonostante l’attacco fosse estremamente ravvicinato, non subì alcun danno. Tuttavia Acheron sembrò non essere minimamente preoccupato dalla spaventosa resistenza del demone, e assumendo la “posizione del loto”, si preparò ad eseguire uno dei suoi incantesimi più potenti. Lo stregone, infatti, sebbene temesse un eventuale attacco a sorpresa da parte del demone, chiuse gli occhi e, lasciando fluire la propria essenza magica all’esterno del corpo, creò quattro sfere colorate, che si disposero a semicerchio sulla sua testa. In particolare la rossa era formata da vivaci e crepitanti fiamme, quella blu era costituita da una piccola massa d’acqua, la terza rappresentava una zolla di terra verde e l’ultima era una sorta di tornado in miniatura azzurro.
«Non posso crederci quella… quella è… è…» balbettò la Griffin con incredulità, per essere poi interrotta da Daphne:
«Una “convergenza elementare”! È incredibile non avevo mai visto nessuno eseguirla».
«In cosa consiste quest’incantesimo?» le chiesero in coro, curiosi, Timmy e Tecna, i quali non avevano mai sentito parlare di questa particolare magia.
La Principessa Ereditaria di Domino, allora, distolse lo sguardo dal campo di battaglia e, prendendo un profondo respiro, disse:
«La convergenza elementare rappresenta una variante e allo stesso tempo un potenziamento della “magia degli elementi”. Come sapete quest’ultima consente al proprio utilizzatore di sfruttare la potenza di tutti e quattro elementi anche se non facciano parte della sua essenza magica. Ad esempio io, attraverso questa magia, controllo acqua, aria e terra, nonostante il mio “elemento base” sia il fuoco. Tuttavia non ho la possibilità di crearli dal nulla, proprio perché non fanno parte del mio essere. La convergenza elementare, al contrario, permette di superare quest’ostacolo. Essa, infatti, si basa sul principio che alla base di tutta la materia, sia essa vivente o meno, vi siano un unico e solo costituente: la Fiamma del Drago. Dopotutto, anche considerando la presenza della Fiamma della Fenice, è da essa che ha avuto origine tutto l’universo: è lei la “forza creatrice della vita”. Di conseguenza, imparando a controllare e a manipolare la Fiamma, si possono ricreare i quattro elementi e sfruttarli in battaglia. Purtroppo l’uso di questa magia è molto rischioso: trasformare l’energia del Drago Dorato in “natura” comporta l’inesorabile consumo della stessa. D’altronde nessuno essere magico, ad eccezione del Custode, possiede la Fiamma del Drago. Per questo motivo chiunque voglia accingersi ad eseguire questa magia deve “mettere in gioco” quella minuscola particella di tale potere, che ciascuno di noi possiede: la sua vita. Non c’è creazione più grande della vita stessa e, poiché la Fiamma è la sola che possa darle ragione d’essere, la nostra esistenza è direttamente collegata ad essa».
«Un momento, vorresti forse dire che Acheron sta…» biascicò Aisha sempre più preoccupata per colui che neanche quindici minuti prima aveva cercato di uccidere lei e le sue amiche.
«…sta mettendo in gioco la sua stessa vita» concluse la sorella di Bloom, chinando il capo, mentre tutti gli altri piombarono in un surreale silenzio.
Belial, intanto, era intento ad osservare Acheron e la sua “convergenza elementare”. Il demone dava quasi l’impressione di voler aspettare che il suo avversario completasse la sua magia. Il suo desiderio di sangue, quindi, era secondo a quello di combattere: Belial voleva annientare totalmente il proprio avversario, ma allo stesso tempo la sua brama di conquista, potere e forza lo spingevano a protrarre quella battaglia il più al lungo possibile. Di conseguenza si limitò a mettersi sulla difensiva e attese che fosse l’altro ad attaccare per primo. Non ci volle molto, alcuni secondi dopo infatti lo stregone aprì gli occhi e, assumendo un atteggiamento serio, schioccò le dita della mano destra. In quello stesso istante dalla sfera rossa si sprigionò una grossa “lingua di fuoco”, che con immane velocità si diresse contro il demone. Quest’ultimo, volando per la sala, evitò quel micidiale vortice di fiamme, che sembrava seguirlo ovunque andasse. Allo stesso tempo, però, Belial si avvicinò sempre più ad Acheron e, non appena ne ebbe l’occasione, tentò un affondo con una delle sue micidiali code. Il suo avversario non si fece cogliere alla sprovvista e, muovendo in avanti il braccio sinistro, frappose tra sé e il mostro la sfera verde. Questa, assumendo la forma di una spessa e pesante lastra di terreno, lo protesse dal colpo di Belial e allo stesso tempo rese inoffensiva una delle quattro protuberanze rosse. Il demone, infatti, appesantito da quel “pannello” naturale fu costretto a scendere a terra e a disfarsene. Acheron, però, approfittando di quel parziale handicap, affiancò al getto di fuoco quello d’acqua, proveniente dalla sfera blu. Belial, allora, non potendo evitare in nessun modo quella micidiale combinazione, puntò il proprio braccio destro verso l’alto e, aprendo il palmo della mano, fece scaturire da quest’ultimo un compatto flusso di fiamme nere. I due attacchi si scontrarono a mezz’aria dando vita ad uno spaventoso gioco di luci e suoni. Nessuno dei due aveva la benché minima intenzione di cedere: da una parte vi erano i due flussi elementali dello stregone, che intrecciandosi tra di loro generarono una potenza senza precedenti; dall’altro vi erano le fiamme maledette del demone, le stesse che avevano quasi ucciso Aisha. Quest’ultima, infatti, nonostante si trovasse abbastanza lontano dai due, le riconobbe all’istante e, ricordandosi di tutta la sofferenza che le avevano causato, non riuscì a trattenere le lacrime. Ad un tratto, però, la magia di Acheron sembrò perdere sempre più forza a discapito di quello del demone: la sua energia vitale, come profetizzato da Daphne, si stava rapidamente esaurendo. Di conseguenza se inizialmente il punto d’incontro dei due attacchi era esattamente nel mezzo, piano piano si spostò verso lo stregone. Belial, non appena capì che il suo avversario fosse in difficoltà, con due code distrusse la sfera azzurra e quella verde, lasciando l’altro senza difese. Subito dopo raddoppiò la potenza del proprio flusso di fiamme, che, non incontrando più una valida resistenza, investì in pieno Acheron ritorcendogli contro anche il suo stesso incantesimo. Vi fu una piccola esplosione, poi dalla nube di fumo e polvere cadde il corpo inerme dello stregone, che nel giro di pochi istanti si schiantò al suolo. Acheron lanciò un urlo straziante, quasi disumano… la sofferenza che stava provando era indescrivibile. Questa, però, non era stata causata dal fortissimo impatto con il pavimento della sala, ma dalle micidiali fiamme maledette con le quali era stato colpito. Sul suo viso e sulle sue braccia, infatti, erano già visibili i segni distintivi di quell’atroce male.
«Complimenti Acheron, davvero un’ottima trovata» esclamò, all’improvviso, Belial, mentre camminava verso il suo avversario.
L’uomo, ormai allo stremo delle forze, si limitò a digrignare i denti e cercò di alzare il proprio busto. Il demone, allora, ridendo sempre più maniacalmente, continuò a parlare avvicinandosi allo stregone:
«Scommetto che quel trucchetto te l’ha insegnato Camille, dico bene? Dopotutto se non sbaglio era lei che si divertiva a controllare ogni singolo elemento naturale, arrivando anche a fonderli tra loro. Purtroppo tu non sei lei, non possiedi la sua stessa essenza magica. Sfruttare quell’incantesimo ti è costato davvero molto caro mio viscido amico. È un vero peccato: mi stavo divertendo così tanto. Tuttavia anche se a malincuore, credo sia arrivato il momento di chiudere qui la partita. Tra non molto, infatti, anch’io avrò dei problemi causati dal legame che c’è tra me e il ragazzo. Non ne ho mai capito appieno il motivo, ma sembra che più continui a combattere e a sfruttare le mie capacità il mio comportamento subisca una… …come posso dire… …sorta d’involuzione. In pratica non riesco a rimanere lucido e sprigiono tutta la mia forza e ferocia. Sia chiaro: non mi dispiacerebbe riversare su di te la frustrazione e l’odio accumulati nel corso di sette secoli, ma correrei il rischio di riconsegnare al ragazzino il “comando”».
A quel punto il demone raggiunse Acheron e, guardandolo dritto nei suoi tristi e spenti occhi castani, lo colpì con la pianta del piede sul viso. Subito dopo Belial afferrò la caviglia sinistra dello stregone con una delle sue code e lo sollevò a mezz’aria mettendolo a testa in giù. Acheron era ormai a pezzi: il suo corpo, a causa del fuoco maledetto dell’avversario, era ricoperto da necrosi e piaghe purulente; respirava davvero a fatica e non riusciva a tenere gli occhi aperti. Belial, disgustato dalla debolezza dell’uomo, gli diede uno schiaffo, poi, dopo aver poggiato le sue quattro dita sul collo dello stregone, sibilò:
«Una volta che ti avrò sistemato, mi occuperò dei suoi amichetti. Sarà un vero piacere strappare le ali colorate di quelle fatine, proprio come ai bei vecchi tempi… proprio come feci con Juliet».
Non appena Belial pronunciò quel nome, un impeto di rabbia attraversò il corpo del suo avversario ridestandolo dal torpore. Acheron ripensò alla sua amata, ai giorni felice trascorsi insieme a lei e ai suoi amici di un tempo. Fino a quel momento non si era reso conto quanto gli mancassero… quanto gli mancassero i gesti, le voci, le passioni e persino i difetti di ciascuno di loro. Per anni aveva inseguito la vendetta, il potere e quella sua “utopia esistenziale”, dimenticandosi di tutti i momenti di gioia, tristezza, rabbia, paura e solidarietà che aveva condiviso con loro e con la sua Juliet. Capì quanto il suo comportamento nei confronti del suo maestro e tutti gli altri fosse stato meschino e irriconoscente. Loro lo avevano accolto quando era solo un ragazzino, gli avevano dato tutto e lui in cambio si era presa la cosa più importante: le loro vite. Lo stregone non voleva… non voleva commettere nuovamente gli stessi errori del passato. Quasi settecento anni prima aveva compiuto una scelta dettata dall’odio e dal risentimento, che aveva portato a delle disastrose conseguenze. Perciò in quel preciso istante, all’interno della Sala del Flusso Interrotto, dinanzi al nemico più forte e temibile che avesse mai affrontato, Acheron si ripromise che mai e poi mai avrebbe permesso a quel mostro di torcere anche solo un capello alle Winx. Lo stregone non comprese il motivo che lo spingesse a prendere una tale decisione. Dopotutto odiava ancora Bloom e le sue amiche, ma qualcosa dentro di lui lo invogliava a proteggerle… a proteggere l’ideale che esse rappresentavano. Il creatore del Legendarium, infatti, vide in quelle dieci sprovvedute il riflesso delle sue vecchie amiche e, consapevole di quanto il destino possa essere imprevedibile, si convinse che ben presto la storia si sarebbe ripetuta. Acheron sapeva bene che le Winx, a causa del loro precedente scontro, non avrebbero avuta alcuna possibilità contro Belial. Per questo motivo lo stregone, facendo appello alle sue ultime energie, si preparò al round finale. Allo stesso tempo, però, era certo che non sarebbe riuscito a sconfiggere il demone, anzi con molta probabilità avrebbe perso la sua stessa vita. Tuttavia quest’eventualità non lo preoccupò: doveva e voleva combattere perché quello era l’unico modo per far perdere il controllo a Belial… per far “tornare indietro” quel triste ragazzo dai capelli neri. Avrebbe lottato fino alla fine, fino all’ultimo alito di vita. Lo avrebbe fatto per Juliet, per il suo maestro, per Camille, per tutti i suoi ex- compagni… lo avrebbe fatto per dare a quelle ragazzine la possibilità di salvare Cassiopea. Acheron, allora, cogliendo di sorpresa Belial, allargò le sue braccia e, concentrando tutto il suo potere sulla porzione esterna di entrambi gli avambracci, creò due affilatissimi dischi d’ombra, che come delle seghe circolari iniziarono a ruotare ad altissima velocità. Subito dopo con uno di essi tranciò la coda che lo teneva a testa in giù liberandosi dalla stretta del demone. Quest’ultimo, non appena si rese conto dell’accaduto, urlò con ferocia non per il dolore del colpo ma per il gesto in sé. Il demone, infatti, era pronto a finire il suo avversario e non poteva tollerare un simile atto di “ribellione”. Di conseguenza Belial, dopo aver rigenerato la parte appena perduta, si lanciò all’attacco e tuonò:
«Come… come hai osato! Solo io posso disporre della tua vita non tu. Quindi quando decido che tu debba morire… tu muori!».
Lo stregone, nonostante il suo corpo bruciasse dal dolore, fu più veloce ed evitò l’affondo del mostro piroettando sulla sua testa. Belial, senza neanche girarsi, cercò d’infilzare Acheron con le sue micidiali protuberanze, ma l’altro si protesse grazie ai due dischi rotanti; poi, non appena ne ebbe l’occasione, lanciò uno di questi contro la schiena del demone causando un’esplosione che lo scaraventò a circa cinque metri di distanza.
«Sono io a scegliere in che modo andarmene da questo mondo e… voglio farlo combattendo!» esclamò l’uomo con decisione, aspettandosi una replica da parte del nemico.
Questa, però, non arrivò mai all’orecchio dello stregone, ma fu sostituita dalle spaventose e furiose urla del demone, che, ringhiando come una belva feroce, si alzò in volo. Acheron, consapevole di essere giunto ormai al limite, fece lo stesso e, dopo aver ricreato il disco d’ombra mancante, si scagliò contro Belial. I due si affrontarono in un durissimo corpo a corpo a circa ventri metri da terra senza risparmiare alcuna mossa, strategia e sotterfugio. Il demone, infatti, muoveva rapidamente le proprie code cercando di infilzare il suo avversario, oppure, appena ne aveva l’occasione, sferrava potenti pugni. Acheron, però, non si lasciò intimorire e, approfittando del potere difensivo e offensivo delle sue lame magiche, inferse numerosi e profondi tagli alla creatura. Intanto le Winx e gli Specialisti assistevano allo scontro con la bocca aperta, rimanendo affascinati dalla forza e dalla determinazione dei due contendenti. In particolare la Principessa di Domino, dopo aver parzialmente curato i suoi amici, si affiancò a sua sorella e con gli occhi colmi di lacrime si concentrò sullo scontro. Bloom, nonostante fosse stata torturata, umiliata e quasi assassinata dallo stregone, provò un’indescrivibile tristezza e pena per quest’ultimo. La rossa, infatti, aveva capito che per Acheron non ci fossero più speranze. La sua Fiamma del Drago aveva percepito il lento ma inesorabile consumarsi dell’essenza vitale dell’uomo: ormai mancavano solo pochi minuti. Non avrebbe mai immaginato che la missione di recupero avrebbe preso una tale piega; non avrebbe mai immaginato che Brendon potesse perdere il controllo di sé scatenando la furia distruttrice di Belial; non avrebbe mai immaginato che Acheron potesse comportarsi in quel modo così “eroico”. La ragazza, infatti, era fermamente convinta che alla prima occasione utile lo stregone sarebbe scappato via al fine d sfuggire alla follia omicida del mostro. Il creatore del Legendarium, al contrario, disattendendo le sue aspettative e quelle delle altre Winx, era rimasto lì… aveva deciso di combattere con tutto sé stesso. Per quanto si sforzasse d’immaginare la ragione che avesse indotto in Acheron un simile cambiamento, Bloom non riuscì a trovare una risposta plausibile. Di conseguenza la Custode della Fiamma del Drago si limitò ad assistere alla conclusione di quello scontro epocale e a constare che lo stregone dietro tutti i suoi deliri d’onnipotenza nascondeva un oscuro passato fatto di sofferenza, privazione e solitudine. La Principessa di Domino fu davvero sorpresa dalle rapide mosse di Acheron e non poté fare a meno di pensare che, qualora lo avesse voluto, l’avrebbe potuta sconfiggere in un battito di ciglia. I suoi movimenti, infatti, erano così rapidi e precisi che lei e gli altri ragazzi facevano davvero fatica a seguirli. Ad un tratto, però, sotto lo sguardo stupito della rossa accadde l’inimmaginabile. Belial, approfittando della stanchezza del nemico, fece una sorta di rotazione in avanti e, muovendo simultaneamente le sue quattro code dall’alto verso il basso, colpì lo stregone sulla testa. Quest’ultimo cercò di difendersi con i suoi dischi energetici incrociando le proprie braccia all’altezza del capo, ma la forza esercitata dal demone li mandò in frantumi. Acheron fu scaraventato con velocità verso il pavimento della Sala, tuttavia non toccò mai terra. Belial, infatti, scese in picchiata e, una volta raggiunto il suolo, si posizionò nel “punto di caduta” del creatore del Legendarium; il quale, non appena si ritrovò a circa un metro di altezza, fu afferrato dal mostro e la sua schiena prepotentemente cozzata contro il ginocchio di questi. L’urto fu così violento che Acheron non riuscì neanche ad urlare per il dolore: era finita. Belial, allora, afferrò le braccia dello stregone con due code e lo posizionò sospeso da terra davanti a sé. Acheron, poiché si sentì strattonare, riprese lentamente conoscenza e, non appena capì di essere spacciato, abbozzò a fatica un mesto sorriso. Lo sguardo maniacale di Belial ormai non lo spaventavano più, la sua stessa morte non lo preoccupava. Era pronto ad accettarla e a lasciarsi la sua vecchia vita alle spalle. Aveva deciso di combattere nonostante conoscesse i rischi, aveva deciso di dare alle Winx una speranza di vittoria, ma adesso toccava a loro riportare indietro il ragazzo. Sebbene fosse consapevole di aver commesso tanti errori durante la sua esistenza, Acheron non era mai stato così sicuro della propria scelta e con fierezza ed orgoglio ne accettò le conseguenze. Belial, spinto dalla una cieca follia omicida, “sguainò” la sua terza coda e ne puntò la pericolosa estremità all’altezza del cuore dello stregone. Quest’ultimo, senza perdere il suo solito sorrisetto beffardo, chiuse i propri occhi e sibilò:
«Sto arrivando amici miei, spero solo che possiate perdonarmi… soprattutto tu mia amata… mia amata Juliet».
Acheron aveva ancora il nome del suo grande amore sulle labbra, quando il demone lo trapassò da parte a parte. Il pavimento della Sala del Flusso Interrotto si ricoprì di sangue, che arrivò a lambire i piedi di Belial. Quest’ultimo, ridendo in maniera maniacale, lasciò cadere il suo avversario e non mostrando pietà o rispetto si accanì sul suo corpo privo di vita. Tecna, Aisha, Elizabeth e Daphne, non riuscendo a sopportare quello spettacolo indecente, nascosero la propria testa tra le braccia dei rispettivi compagni; Helia e la Griffin, invece, cercarono di tranquillizzare Stella e le Pixies profondamente scioccate dall’accaduto. Anche Sky si avvicinò alla sua fidanzata e le posò delicatamente una mano sulla spalla. Tuttavia Bloom non si voltò e, senza “rispondere” alla premura del ragazzo, continuò ad osservare lo scempio che stava compiendo Belial. La rossa, sebbene non tollerasse quella macabra vista, non riuscì a distogliere lo sguardo da colui che fino a poco tempo prima era uno dei suoi migliori amici. D’un tratto, però, la Principessa di Domino percepì una stretta al petto, come se una morsa le stesse opprimendo l’animo. La ragazza si portò istintivamente la mano destra al cuore, infastidita da quella strana sensazione che non le apparteneva, e iniziò a riflettere sulla possibile causa. Pochi istanti dopo, quasi avesse avuto una folgorazione, percepì che l’unica “responsabile” fosse la paura… un profondo e incontrollabile sentimento di paura. Bloom si guardò intorno al fine di capire chi tra i suoi amici fosse tormentato fino a quel punto. Tuttavia la rossa ben presto si rese conto che nessuna delle Winx o nessuno degli Specialisti versasse in un tale stato d’animo. La fonte si trovava più lontano nelle vicinanze del basamento in pietra: la fonte di tutta quella paura era Brendon. La Principessa di Domino spalancò la bocca per la sorpresa: per la prima volta da quando lo aveva conosciuto che riusciva a percepire le emozioni del ragazzo. Quella era la prova che, nonostante la presenza di Belial, il suo amico continuasse ad avere sentimenti, paure, speranze: quella era la prova incontrovertibile che Brendon avesse un’anima. All’improvviso la fata fece un passo in avanti e, senza dare alcuna spiegazione, si alzò in volo. Sky, estremamente colpito e impaurito da quel gesto, afferrò la caviglia della ragazza e con severità esclamò:
«Dove pensi di andare?! È pericoloso!».
«Io… …io… …io devo… ...devo aiutarlo» balbettò Bloom con un filo di voce.
La Principessa di Domino, allora, sbatté con forza le ali sfuggendo alla presa del proprio fidanzato e si diresse da Brendon. A nulla valsero le grida disperate del leader degli Specialisti, seguite immediatamente da quelle degli altri ragazzi, la ragazza aveva compiuto la sua scelta: anche a costo della vita avrebbe riportato il suo amico indietro. Bloom atterrò a circa tre metri di distanza da Belial e, dopo aver creato una sorta barriera che separò lei e il suo amico da tutto il resto, avanzando cautamente verso di lui biascicò:
«Ehi, Brendon riesci a sentirmi? Sono io, Bloom! Sono qui per aiutarti».
Il demone girò di scatto la propria testa verso la giovane fata inorridendola. Dai suoi occhi “trasudava” una spaventosa follia, mentre la sua bocca era completamente ricoperta di sangue… il sangue di Acheron. Belial si era divertito a addentare parte delle braccia e del torace dello stregone lacerando la carne. La Principessa di Domino, nonostante fosse raccapricciata da quella vista, non indietreggiò e, facendo appello a tutto il suo coraggio, tentò un primo approccio. Belial, però, le ringhiò contro e, camminando a gattoni, le si avvicinò con fare minaccioso. La rossa, allora, si arrestò di colpo e, senza capirne il motivo, si mise in ginocchio tendendo un braccio in avanti. Il demone, invece, agitando le sue pericolosissime code nell’aria, continuò a muoversi verso di lei finché non la raggiunse. A quel punto Belial aprì la sua mano insanguinata e si apprestò a colpire in pieno volto la Custode della Fiamma del Drago. Quest’ultima, sebbene non si spostò neanche di un millimetro, chiuse istintivamente gli occhi e aspettò di essere attaccata. Tuttavia ciò non avvenne: la mano del demone, infatti, si fermò a pochi millimetri dalla fronte della ragazza. Belial non era riuscito a ferire la sua nuova vittima perché qualcuno glielo aveva impedito… perché Brendon non glielo aveva permesso. Bloom, allora, spalancò le palpebre e non curandosi delle grida dei suoi amici che la pregavano di tornare indietro, poggiò delicatamente le sue dita sulla guancia dell’amico. Non appena le due parti si toccarono, la percezione della Principessa di Domino divenne ancora più forte: non vi era solo paura ma anche rabbia, delusione, speranza, risentimento, gioia, amore, caparbietà… voglia di riscatto. Brendon non era un contenitore vuoto come lei credeva, Belial aveva fatto riaffiorare tutto questo… tutta la sua umanità. Bloom sorridendogli teneramente gli disse:
«Brendon sono qui. Non ti lascio più, ma ti prego torna da me».
Il ragazzo fece scivolare la propria mano tremante lungo il viso della giovane fata, mentre dai suoi occhi neri iniziarono a colare lacrime cristalline; poi, quasi stesse compiendo uno sforzo disumano, mugugnò:
«Mi… …mi… …mi dispiace, non… … …non volevo far del male a nessuno».
«Lo so, so bene che non sei stato tu» piagnucolò la rossa, accarezzandogli dolcemente il volto.
«Per favore… perdonami» sentenziò a denti stretti Brendon, mentre i “segni distintivi” della presenza di Belial iniziavano lentamente a svanire nel nulla.
«Non c’è né bisogno, non c’è né mai stato bisogno» concluse la Custode della Fiamma del Drago, asciugando la guancia dell’amico con il pollice.
Brendon, continuando a piangere, chiuse gli occhi e lasciandosi cadere in avanti svenne tra le braccia della sua amica. Bloom lo strinse a sé e, posando il suo mento sulla testa del ragazzo, rimase in silenzio a contemplare il vuoto della Sala del Flusso Interrotto.
 
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Note dell’autore: Ben ritrovati a tutti!!! Innanzitutto vi comunico che per questa e la prossima settimana la pubblicazione dello spin-off è sospesa sempre per il problema di far “quadrare” bene i suoi capitoli con quelli della fanfiction principale ;D. Detto questo veniamo al capitolo di oggi, sul quale, per vostra sfortuna, ho tantissime cose da dirvi XD. Chi, come me, alla passione per l’animazione occidentale affianca quella giapponese avrà già capito, anzi si starà sicuramente chiedendo se l’autore di questa storiella sia impazzito o meno XS. Sebbene sia un po’ sciroccato, la scelta che ho compiuto è stata altamente ponderata e valutata alla luce di una serie infinita di fattori. All’inizio avevo addirittura pensato di creare un crossover, ma non amando particolarmente questo genere ho preferito agire in maniera diversa. Adesso invece, coloro che non hanno mai visto un cartone animato giapponese si staranno chiedendo se mi sia ammattito ahahahahahahahahah. Di conseguenza veniamo al dunque: l’aspetto fisico di Brendon, inclusa la sua “trasformazione demoniaca”, è stato modellato (per non dire completamente copiato XD) su quello del protagonista del manga/anime Tokyo Ghoul Ken Kaneki. Adesso non penso sia il caso di raccontarvi tutta la storia di questo personaggio (vi invito a vedere almeno l’anime che è bellissimo… chiedete a MartiAntares :D), ma ci tengo a precisare che caratterialmente i due sono molto diversi. Al momento, mi rivolgo a coloro che hanno visto questa serie, quest’evidenza non è molto evidente, ma andando avanti si percepirà sempre più… fino a quando… beh fino a quando perderemo un pezzo di Kaneki e non fatemi aggiungere altro ahahahahahahahahah. Tokyo Ghoul, infatti, è una storia volta all’accettazione del “diverso” (vedendo l’anime capirete cosa sia questo “diverso”), mentre Brendon è in continua lotta con sé stesso. Mi dispiace di avervi detto questa cosa solo adesso e di non aver pubblicato, come ho fatto con Elizabeth, quasi subito un’immagine del personaggio. Purtroppo, se vi avessi mostrato Brendon/Kaneki dall’inizio, quelli che già conoscevano il personaggio si sarebbero rovinati la sorpresa XD. Anyway spero solo che la mia scelta vi sia piaciuta e che ai fan di Kaneki (MartiAntares in primis ;D) siano contenti della resa del personaggio. Sulla trama del capitolo in sé non ho molto da dire: lo scontro tra Acheron e Belial la fa da padrona lasciando poco spazio alla narrazione. Tuttavia prestate molta attenzione all’appellativo con il quale per ben due volte il demone si è rivolto a Camille. Sono sicuro che noterete un certo parallelismo con una giovane fata di vostra conoscenza :D. In secondo luogo tenete ben a mente questa frase: “Il creatore del Legendarium, infatti, vide in quelle dieci sprovvedute il riflesso delle sue vecchie amiche e, consapevole di quanto il destino possa essere imprevedibile, si convinse che ben presto la storia si sarebbe ripetuta” come al solito è importantissima ;D. Sul Drive, infine, ho caricato due immagini (quelle che mi piacevano di più… su internet c’è né sono un’infinità ahahahahahaha) di Brendon/Kaneki (una versione normale e una versione demoniaca) e una GIF fatta da me :D. Beh… ho concluso, un saluto generale e arrivederci al prossimo capitolo :D :D :D.

Yugi95

Link Google Drive: https://drive.google.com/open?id=0B3u8B3LCcNM0UElwUVNOWFIyeWs
   
 
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