Fumetti/Cartoni americani > Voltron: Legendary Defender
Segui la storia  |       
Autore: nitin    06/03/2017    0 recensioni
Questa Klance si articola in sms, di tanto in tanto interrotti da qualche spiegazione giusto per far capire che, in realtà, c’è un filo logico dietro a questa trashata.
-
Cosa diamine era successo, la sera prima…?
31/03
11:04
“Appena puoi, dimmi se ti senti meglio.”
11:04
“Bellissima dichiarazione, comunque. Dovresti fare il poeta.”
11:04
“Adesso vado a dormire. Vedi di non chiedermi di sposarti in questo lasso di tempo.”
Genere: Angst, Comico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Pensavate che ci avrei messo dei mesi? E invece ci ho messo un giorno.
Ho scoperto che mi diverte scrivere in questa maniera un po’ diversa dal solito! E le idee mi stanno spuntando fuori come funghi.
 
In questo capitolo si saprà un po’ di più sia di Lance che di Keith, ma vi dovrete comunque tenere la suspance fino alla fine. Sono un po’ sadica, sì. Ma ne varrà la pena, lo prometto!
 
Fatemi sapere cosa ne pensate, tutto è ben accetto (soprattutto dolci e soldi ma quelli dovrei darli io a voi per farvi leggere ‘sta roba).
Besos!
 
CAPITOLO 2
 
06/04
20:21
“bUONASERA.”
20:22
“…”
20:22
“Parliamo da sei giorni e non hai mai scritto nulla in maiuscolo…”
20:22
“Sei ubriac*??? Bevi un caffè!!!”
20:24
“Ho solo schiacciato per sbaglio il tastino del maiuscolo. Sono una persona matura e responsabile, non scrivo messaggi quando sono ubriac*.”
20:24
“Non che mi sia mai ubriacat*.”
20:25
“Cosa??? Non hai mai bevuto???”
20:26
“Dove vivo io noi ragazzi non possiamo bere.”
20:28
“Cos’è, una specie di proibizionismo?!? In quale paese non si può bere???”
20:28
“Lo cerco su Google così scopro dove abiti”
20:30
“Non ho trovato niente”
20:31
“Infatti non intendevo nel mio paese. Intendevo nella casa in cui vivo.”
20:32
“Potevi dirmelo subito!!!”
20:32
“Nah. Volevo vedere fino a dove ti saresti spint* per scoprire dove abito.”
20:35
“Sei una persona malvagia.”
20:35
“Comunque, i tuoi non ti lasciano bere?”
20:55
“Diciamo di sì.”
20:57
“Dov’eri finit*!!!?”
21:00
“Stavo leggendo.”
21:00
“Ti scrivo tra un’ora, okay?”
21:02
“Ma! Grrr, okay!”
 
In quei giorni, Lance era tornato alla propria vita normale.
Spesso aiutava il padre a mandare avanti il piccolo supermercato vicino a casa loro, poi a volte se ne andava in giro per Varadero, incontrava qualcuno dei suoi amici, andava insieme a loro in spiaggia o in macchina fino a Santa Marta, solo per passare un po’ il tempo. Il tutto conciliato con le ore di sonno di quella persona con cui aveva iniziato a parlare.
Sapeva di poterlo sentire solo a determinate ore del giorno, quindi in quelle ore vedeva di tenersi ben stretto il telefono in modo da rispondergli.
Non c’era un motivo preciso: non sapeva se quella persona fosse un ragazzo o una ragazza, non sapeva dove abitasse, non sapeva il suo nome, non sapeva praticamente nulla. Sapeva solo che quella persona amava leggere, odiava studiare, dormiva poco (non per sua volontà), e a volte spariva senza dire nulla per poi ricomparire una o due orette dopo.
Sapeva che gli piacevano i dolci, che detestava il pesce, che amava il viola e il rosso e odiava l’arancione e il verde. Sapeva che non gli piaceva quando Lance insultava la propria famiglia o faceva battute sul suicidio, quindi Lance aveva smesso di menzionare quegli argomenti, anche se ne aveva sempre parlato solo per scherzo.
Sapeva che teneva molto alla punteggiatura e alla grammatica, ma che ogni tanto sbagliava qualche parola, quindi probabilmente non parlavano la stessa lingua e l*i l’aveva semplicemente imparata. Ma la parlava comunque molto bene.
Sapeva che non conosceva lo spagnolo, invece, perché aveva provato a scrivere qualcosa in spagnolo, e l*i gli aveva chiesto cosa quelle parole significassero. Quindi, tristemente, aveva escluso dalla possibile lista dei paesi in cui l*i avrebbe potuto abitare tutti quelli di lingua spagnola.
E, infine, sapeva che, di tanto in tanto, l*i non scriveva solo in maniera triste. Era triste. Non sapeva perché, ma a volte percepiva dai suoi messaggi un senso di isolamento e distrazione che gli metteva un po’ di angoscia.
Per questo motivo, ogni volta che si parlavano, cercava di essere sempre gentile, di raccontargli cose divertenti, come gli scherzi che gli facevano i propri fratelli, o cose belle, come qualche descrizione della meravigliosa spiaggia di Varadero.
“Mi piacerebbe vedere una spiaggia, un giorno”, aveva detto l*i, e Lance aveva intuito che non potesse abitare in una città di mare.
Gli sarebbe tanto piaciuto, un giorno, portarl* a Varadero, fare il bagno con l*i in quelle acque azzurre, portarl* a mangiare la pizza in riva al mare, introdurl* nella propria vita.
Ogni tanto si perdeva in questi pensieri, e si ritrovava assorto a guardare il muro della propria camera con un sorriso sulle labbra.
 
22:24
“Ci sei?”
22:27
“Principessa!!!”
22:27
“Ti prego, non chiamarmi così.”
22:28
“Uffa”
22:28
“Hai studiato???”
22:30
“No.”
22:30
“Che hai fatto? Io sto guardando Pirati dei Caraibi!!!”
22:33
“Johnny Depp è così figo”
22:40
“Ho dovuto fare una commissione per un professore.”
22:45
“Mi dici solo se sei al liceo o all’università?”
22:46
“Nessuno dei due.”
22:46
“Sono ufficialmente confus*…”
22:47
“Mi sei mancat*, però.”
 
Lance rilesse quel messaggio almeno cinque o sei volte.
“Mi sei mancat*”.
In quei giorni era sempre stato Lance a dirlo a l*i, a scrivere che gli era mancat* quando andava a studiare o a dormire, ma quella persona non aveva mai risposto allo stesso modo. Non che Lance ci sperasse, a dire il vero… Ma vederselo lì, scritto bianco su nero, lo fece sorridere particolarmente.
 
22:50
“?”
22:50
“Anche tu!!! Mi piace parlare con te”
22:52
“Non sono poi così interessante.”
22:54
“Lo sei, per me!!”
22:55
“Sono felice che Francis mi abbia dato il numero sbagliato”
22:56
“Parlare con te mi tira su il morale, qui è sempre tutto così monotono!!”
23:00
“Anche se non so niente di te ??? ma è comunque bello”
23:05
“Principessa?”
23:32
“Non chiamarmi principessa.”
23:36
“Dimmi che ci sei ancora. Il professore mi ha chiamato di nuovo, perdonami.”
23:45
“Svegliati. Dai.”
23:55
“Buonanotte.”
 
Lance aveva finito per addormentarsi sul divano, davanti alla tv accesa. Suo fratello Dom era andato a dormire dopo averlo coperto con un plaid leggero e lo aveva lasciato lì: conosceva il rischio che avrebbe corso se l’avesse svegliato.
Quando si svegliò il mattino dopo, la madre, Athalie, era in cucina, ed era da lì che proveniva un dolce, caldo profumo di pancakes.
« Buenos dias, mamà… » sussurrò Lance, alzandosi in piedi barcollando. Il suo telefono giaceva ancora sul divano, i messaggi di quella persona ancora non visualizzati sullo schermo nero.
« Ay, sei vivo, allora! » esclamò la madre, una donna bassina e dai lunghi capelli castani, con un vestitino floreale coperto da un grembiule che le ricopriva la pelle olivastra. « Il tuo telefono ha vibrato, prima! »
E fu in quel momento che Lance ricollegò: la sera prima non aveva risposto a quella persona perché si era addormentato… Oh, diamine, che idiota.
Corse a prendere il telefono, sbloccandolo e sdraiandosi ancora una volta sul divano.
Erano le dieci e mezza. ‘Fanculo.
Lesse i messaggi della sera precedente, e già il cuore aveva preso a scalpitargli nella cassa toracica. Ma perché, poi? Che idiozia.
Poi, infine, lesse quelli nuovi… Che risalivano a un’ora prima.
 
07/04
09:12
“Forse stai ancora dormendo, ma io vado a dormire adesso.”
09:14
“Ti prego, sii svegli*. Ho bisogno di parlare con qualcuno.”
09:18
“Non riesco a dormire. Svegliati. Svegliati.”
09:23
“Mi sento uno schifo. Non so neanche perché te lo sto dicendo. Non ho nessun altro con cui parlare.”
09:27
“Non so il tuo nome, ti prego, dimmi che ci sei…”
09:36
“Okay, sto meglio. Nel caso, scusa se ti ho svegliato. Ti scrivo domattina.”
09:38
“Buonanotte.”
 
Lance si sentì crollare il mondo sotto i piedi.
Da quando quel rapporto era diventato così… Serio? Da quando aveva iniziato a sentirsi in colpa per non aver risposto subito a quella persona?
Eppure, ora, all’idea di non esserci stato per l*i, si sentiva uno schifo.
Non avevano mai parlato di cose serie, non si erano mai sfogati su questioni importanti, e Lance non pensava che sarebbe mai accaduto!
Aprì subito la tastiera, prendendo a scrivere freneticamente.
 
10:37
“PRINCIPESSA DIMMI CHE STAI BENE”
10:37
“Sono in ansia. Però hai detto che stai meglio quindi sono meno in ansia… Però dimmi comunque come stai appena ti svegli”
10:37
“Mi dispiace, mi dispiace!!! Mi sono addormentat* sul divano e non ho sentito i suoi messaggi… AAH svegliati e dimmi che stai meglio!!!”
10:38
“No, non svegliarti e dormi bene. Scrivimi appena ti svegli, nel momento stesso in cui apri gli occhi, e dimmi se stai bene!!!”
10:38
“Buonanotte!!! Duermas bien!!!”
 
La giornata passò troppo lentamente.
Era ancora preoccupato per quei messaggi, continuava a leggerli e rileggerli, sforzando tutta la propria capacità di empatizzare per capire cosa avesse potuto avere, perché fosse stat* male.
E, soprattutto, continuava a ripetersi che non fosse colpa propria.
Non la era! Come avrebbe potuto sapere che… Principessa era stat* male?
Nonostante ciò, per tutto il giorno, non fece altro che perdersi nel vuoto a pensare.
« Lancey? Estas bien? » gli chiese Lucil, la propria sorellina minore, poco prima di cena, avendolo visto preparare il sugo per la carne in maniera un po’ troppo assorta. O meglio, stava per versare l’olio nel rubinetto.
« Ay, tranquilla, tesoro… Sono solo un po’ stanco. » sussurrò lui, ricomponendosi e versando l’olio nella padella, dove avrebbe dovuto versarlo.
Il telefono sempre accanto a lui, sempre con la suoneria attivata.
Mise a cuocere la carne, e solo in quel momento il telefono vibrò.
Oh, finalmente.
 
19:27
“Ti ho detto di non chiamarmi così.”
19:28
“Comunque, sto bene. Non preoccuparti, davvero, non avrei neanche dovuto parlartene.”
19:28
“ECCOTI”
19:28
“Parlami di quello che vuoi!!! Ora sta cuocendo la cena quindi ho tutto il tempo del mondo”
19:29
“Davvero, non è nulla. Sono solo stat* un po’ male.”
19:29
“Se mai avrai ancora bisogno prometto che terrò la suoneria accesa, così sentirò i messaggi!!!”
19:30
“Non è necessario, davvero.”
19:31
“Lo farò lo stesso!”
19:32
“Cosa stai cucinando?”
19:32
“Carne di manzo con patate e fagioli!!!”
19:34
“Un piatto leggero, insomma.”
19:35
“Leggero per niente, ma è buonissimo!!! Amo cucinarlo”
19:37
“Mi piace che tu sappia cucinare. Penso sia carino.”
19:38
“Non farmi arrossire, Principessa!”
19:38
“Non. Chiamarmi. Principessa.”
19:40
“Uffa”
19:45
“Comunque… Per informazione, devo dirtelo.”
19:45
“So che parliamo solo da pochi giorni, ma…”
 
Lance posò il guanto da cucina, tenendo gli occhi incollati al telefono.
Cosa stava succedendo?
Perché gli tremava la mano, mentre quella persona scriveva il prossimo messaggio?
 
19:50
“A volte, quando sparisco, è perché mi prendono attacchi di panico. Tipo ieri sera. Non so perché te lo dico, ma penso sia giusto che tu lo sappia se, insomma, vuoi continuare a parlare con me. Non vedo neanche perché dovresti voler continuare a parlare con me, ma non si sa mai. Prometto che non ti tirerò più in mezzo. Scusa ancora se ti ho fatto preoccupare.”
19:53
“Non dirlo neanche per idea!!! Non so bene come funzioni un attacco di panico, ma se hai bisogno di parlare io ci sono, davvero! Tirami in mezzo quanto ti pare e non chiedermi scusa!!”
19:54
“E poi, se tu vuoi continuare a parlare con me, a me piace parlare con te!”
19:58
“Anche a me piace parlare con te. E… Grazie.”
19:58
“Cambiamo argomento?”
20:01
“Certo!!! Cosa farai oggi?”
20:03
“Preparati a (non) esserne stupit*.”
 
I giorni passarono, ma quella persona iniziò a comportarsi molto più tranquillamente.
Non si sbilanciava mai troppo, ma un paio di volte gli aveva persino mandato degli smile! Tuttavia, non gli aveva mai più parlato dei suoi problemi, o dei suoi attacchi di panico. Era chiaro che preferisse evitare l’argomento.
Ma Lance no.
Lance aveva fatto ricerche su internet sugli attacchi di panico, sulle cause e sugli effetti, e sapeva che internet tendeva ad esagerare le cose, ma… Non sembravano per nulla cose piacevoli.
L’idea che la sua Principessa ne soffrisse lo faceva stare male.
In quei giorni sì, oh, eccome se gli sarebbe piaciuto portarl* sulla spiaggia bianca di Varadero.
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fumetti/Cartoni americani > Voltron: Legendary Defender / Vai alla pagina dell'autore: nitin