Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: Marty_199    06/03/2017    2 recensioni
L’amore..dicono sia il sentimento più bello e più sincero che una persona può provare. Ma due ragazzi rimasti soli, senza mai aver avuto una vera dimostrazione d'amore dalle famiglie possono crederci? Riescono a provarlo senza averne paura?.
Eulalia è una ragazza di diciotto anni cresciuta in orfanotrofio, nella vita ha dovuto superare difficoltà che l’hanno portata a chiudere i suoi sentimenti e ad avere paura di provare amore verso qualcuno, perché la sua vita gira intorno alla convinzione che prima o poi tutti se ne vanno.
Duncan è un ragazzo di vent’anni, molto attraente e all'apparenza superficiale. Nessuno sa del suo passato tormentato che torna ogni giorno nel suo presente. La sua vita naviga nella rabbia, mentre vive nella proiezione di una felicità che non sente davvero sua, cercata tra le cose più banali: nelle donne, nella rissa e molte volte nell'alcool.
Ma può davvero l'amore non comparire mai nella vita di una persona? Tra vari incontri e amicizie i due ragazzi all'apparenza diversi si ritroveranno a provare l'uno per l'altra il sentimento tanto temuto, potrebbe essere l'inizio di qualcosa per entrambi..che li porterà su vie del tutto inaspettate.
Genere: Azione, Comico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

PRONTA A SAPERE.

Eulalia si sentì un poco in imbarazzo mentre Manuel la riaccompagnava a casa, o meglio la casa di Duncan.

Non sapeva bene spiegarsi il motivo, ma era sempre stata una persona introversa, non solo per il fatto dell’orfanotrofio, il suo carattere era così, solitamente non le piaceva mostrare ciò che provava, non in modi estremi ed a sconosciuti. Per ciò tentava in tutti i modi di nascondere il suo imbarazzo decisamente insensato.
<< Allora, posso passare per una brava insegnate?>> chiese Eulalia per rompere il silenzio.
Manuel camminava al suo fianco con le mani in tasca, nell’udire la sua domanda si voltò verso di lei e sorrise.
<< Oh sì, secondo me hai un mestiere in mano, potresti farti pagare per le ripetizioni, altrimenti gli altri ti sfrutteranno.>>
Eulalia sorrise, per poi scoppiare a ridere davanti l’espressione di Manuel, decisamente si era accorto del suo piccolo errore.
<< B’è ecco... non che io ti stia sfruttando, se vuoi che ti paghi per questo...>>
La ragazza scosse la testa, ancora divertita dell’espressione tesa di Manuel, almeno sapeva di non essere l’unica a sentirsi un poco imbarazzata.
<< Certo che no, tranquillo, a me fa piacere darti una mano.>>
<< Va bene, ma davvero, non ti sto sfruttando. Per dimostrartelo accetteresti di fare colazione con me domani? Pago io.>>
Eulalia pensò a tale possibilità, non le dispiaceva per niente passare un’altra mattinata con Manuel, ma non se la sentiva più di tanto, non aveva ancora ricevuto notizie da Duncan e la situazione la preoccupava non poco.
Per quel motivo si trovò a declinare l’offerta, arrossendo un poco e ripetendosi nella mente che era solo per il freddo.
<< Grazie ma non posso, facciamo un’altra mattina?>>
L’espressione di Manuel parve assumere l’aria della lieve delusione, ma un secondo dopo le rivolse un ennesimo sorriso, annuendo appena.
L’aria della mattina non si era per niente riscaldata e sembrava pronta a portare la neve, Eulalia sentiva le ginocchia tremarle mentre camminava, le strade non erano troppo affollate dato che i ragazzi liberi dalla scuola dovevano essere ancora a letto ed essendo passato il giorno di Natale e con esso il periodo dei regali, nessuno correva più alla ricerca di qualche piccolo dono all’ultimo secondo.
Gli addobbi erano ancora presenti e di ciò Eulalia non si infastidiva, le erano sempre piaciuti. Certo essendo in mattinata la maggior parte delle lucine erano spente, ma pur sempre davano armonia ad una città rumorosa.
Una volta davanti il palazzo Eulalia non sapeva se avrebbe dovuto dirgli che era la casa del suo ragazzo o se mentire su di una famiglia... aggrottò le sopracciglia confusa, perché mai avrebbe dovuto dargli spiegazioni?.
Manuel osservava il palazzo ma non sembrava minimamente interessato nel fare domande.
<< Va bene, allora alla prossima>> disse il ragazzo a voce bassa, passandosi una mano tra i capelli biondi e scompigliandoli.
Fu il turno di Eulalia nell’annuire e sorridere, per poi voltarsi e prendere le chiavi dalla tasca, le sembrava ancora così strano avere le chiavi di un palazzo... seppur non era totalmente casa sua, l’azione di poter aprire la porta di un edificio a lei disponibile come tetto non l’aveva mai avuta.
Una volta nel salone posò il giacchetto sull’attacca panni dell’entrata e si diresse verso il salone, di Kevin non vi era traccia, doveva essere uscito con qualche amico.
In compenso a venirle incontro per salutarla con la coda scodinzolante vi fu Estel, che in preda alla felicità si alzò sulle zampe posteriori per poggiare le zampe anteriori sulle gambe di Eulalia. La ragazza rise di gusto prendendo ad accarezzarle la testa, le prese dolcemente le zampe e gliele posò a terra per potersi muovere, beccandosi due belle leccate piene di affetto e bava.
<< Estel>> la rimproverò dolcemente, prendendo poi a guardarsi intorno.
Tutta la situazione generale l’aveva distratta, il Natale era ormai passato e Capodanno sarebbe venuto entro pochi giorni, di Duncan non aveva notizie e non sapeva spiegarsi cosa ci facesse dentro casa sua. Se entro il pomeriggio Duncan non fosse tornato Eulalia si era ripromessa che sarebbe tornata all’orfanotrofio, d’altronde quel momento sarebbe dovuto arrivare prima o poi.

 


Kevin.

Kevin sedeva su di una panchina in attesa dell’arrivo di Anne, si era preparato nella testa diversi discorsi da poter tirare fuori per riempire possibili momenti di silenzi.
Guardò per l’ennesima volta l’ora sul telefono, Anne era in ritardo, doveva essere una caratteristica di quella ragazza. Ma al contrario del loro primo “appuntamento” il ragazzo non si sentiva nervoso né si preoccupava, quando il giorno prima aveva scritto ad Anne erano stati per ore a chattare e inviarsi messaggi, infine Kevin aveva raccolto il coraggio decidendo che voleva assolutamente riuscire con lei.
Anne si era mostrata entusiasta dell’idea ed insieme avevano deciso il luogo e l’ora.
Kevin non sapeva capacitarsene, solitamente non era mai stato un ragazzo che andava dietro alle ragazze e quelle non andavano dietro a lui, non gli interessava più di tanto il pensiero di avere qualcuno a cui pensare, si concentrava più sulla sua libertà e su ciò che gli piaceva fare quando e dove voleva.
Eulalia era stata la prima vera eccezione della sua vita, quando gli si era seduto accanto non aveva trovato altri con cui parlare e lei si era rivelata interessante, fin da subito non gli era dispiaciuto averla come amica, in più poteva vantarsi di essere l’angelo custode che aveva portato amore nella vita dei suoi due amici, se non fosse stato per lui, Duncan ed Eulalia probabilmente non si sarebbero mai incontrati.
Gli piaceva l’idea di aver compiuto un tale gesto in un modo del tutto involontario, ma non sentiva il bisogno di vantarsene con nessuno. Stranamente il destino aveva voluto che incontrasse Anne in uno squallido vagone della metro, decisamente un modo originale per incontrare una persona con la quale poi trovarsi a pieno agio.
Mai nella sua famiglia si era sentito davvero ad agio, non erano cattivi né violenti, avevano saputo crescere il proprio figlio con amore e distrazioni portanti vari errori e discussioni, ma mai Kevin si era sentito all’altezza della sua famiglia.
Quale figlio unico i genitori avevano riposto in lui tutte le speranze che a loro erano state negate, tutte le capacità che loro non avevano avuto o saputo imparare. Ma Kevin sapeva fermamente di essere un ragazzo nel pieno della norma, identico a qualsiasi coetaneo della sua età, a sedici anni aveva rubato la sua prima sigaretta dalla tasca del padre e aveva iniziato a fumare, portando l’ennesima delusione ai suoi genitori. Lui non era il primo della classe e non aveva una capacità precisa al di fuori del normale, il padre aveva smesso di tentare la ricerca e si era allontanato da lui, la madre continuava a sperare in qualcosa che Kevin non sapeva capire, e non sapeva dirsi quale dei due comportamenti lo infastidisse di più.
Poi aveva conosciuto Duncan, di lì tutto era andato per il meglio, compiuti i diciotto anni aveva preso la ferma convinzione di andarsene di casa e di vivere con Duncan, i genitori avevano avuto da ridire ma erano ormai abituati alle mancanze di Kevin ed era stato facile per lui allontanarsi. Da quando era successo si sentiva meglio, come se il peso di ciò che doveva essere si fosse volatilizzato e finalmente fosse libero di essere ciò che voleva. Ciò che era.
Vedeva ancora i suoi genitori e gli voleva sempre bene, come sapeva che loro volevano bene a lui, ma era davvero strano constatare quanto lo stare lontani li aiutasse a sentirsi più vicini.
Il ragazzo si osservò intorno, ormai le persone avevano preso a girare per le strade, le macchine e i taxi si muovevano frenetiche. La sua visuale fu interrotta nel momento in cui vide due palmi posarsi sui suoi occhi e oscurargli il tutto, per un momento si sentì interdetto sul da farsi.
<< Chi sono?>> chiese una voce allegra e ormai conosciuta.
Kevin sorrise appena scuotendo la testa, Anne liberò i suoi occhi alzando i palmi della mano, il ragazzo si girò verso di lei e la vide in piedi e sorridente, le gambe avvolte in jeans larghi e il sopra coperto da un cappotto stretto e non lungo, i capelli mori e scuri pettinati e raccolti in una coda, la frangetta come sempre lasciata alle interperie del vento mattutino.
<< Dove andiamo?>>
Kevin si alzò dalla panchina e le porse il braccio, Anne rise e lo afferrò, da lontano potevano apparire come due amici di vecchia data estremamente intimi.
Un’altra novità era proprio quella, una caratteristica particolare del carattere di Kevin era che se non voleva essere toccato, non doveva essere toccato, non gli era mai piaciuto più di tanto, ma con Anne era del tutto qualcosa di apprezzabile.
<< Facciamo un giro normale? Non sono un tipo con posti di riserva per le ragazze.>>
“Soprattutto costatando che ne ho avute solo due, e che sono durate meno di tre settimane.”
Anne annuì per nulla delusa, i suoi occhi sprizzavano sempre quella particolare nota di allegria.
<< Preferisco così, almeno il tutto si rende più spontaneo, di conseguenza è più vero.>>
Kevin voltò lo sguardo verso il dolce viso di Anne, gli regalò ciò che a pochi aveva regalato, se non a Duncan e ad Eulalia, un sorriso a mezza bocca spontaneo e completamente rilassato, i capelli biondo platino gli si mossero al vento e si sentì in parte estraniato da se stesso.
<< Anne devo chiedertelo, perché nella metro hai accettato di... uscire con me?>>
La ragazza abbassò lo sguardo sui suoi piedi mentre camminavano nel mezzo delle persone, qualche spallata qui e lì da parte di soggetti poco educati.
<< Mi sei parso subito simpatico, sai fin da piccola ho dovuto imparare a decifrare i comportamenti delle persone, il perché di un loro gesto, di una loro frase o di una loro occhiata, e se prima era una necessità, adesso è un’abitudine.>>
Kevin annuiva appena, solo per la necessità di farle sapere che lui la stava ascoltando.
<< E b’è, sto vivendo la mia vita al massimo ora! E quando ti ho incontrato mi sei subito parso simpatico, forse è stato troppo veloce ma non mi dispiaceva per niente rivederti>> la sincerità con cui enunciò tali parole lasciò Kevin a bocca aperta, si sentiva onorato, e di certo era felice che Anne avesse avuto di lui tale impressione.
<< I tuoi genitori vivono qui vicino?>> chiese Kevin con semplicità e curiosità.
<< No, vedi io... mi sono allontanata dalla mia famiglia e dai loro conoscenti, voglio starne fuori.>>
La sua voce era calata di qualche grado e suoi occhi non erano più pieni di gioia, Kevin aveva sentito e visto solo un’altra persona parlare così a proposito della sua famiglia. Sapeva ben riconoscere ormai le persone distrutte, rovinate e piene di fantasmi come Duncan.
Ed Anne era inaspettatamente una di quelle.
<< Oh... b’è cercare la propria libertà è il modo giusto per iniziare>> si tenne sul vago per non rischiare di osare troppo o di tirare fuori discorsi sgraditi.
<< Già e sai cosa, mi piace>> Anne si voltò verso di lui con sguardo deciso. << Prometto che ti dirò tutto, che riempirò tutte le tue domande... però non ho voglia di parlarne ora. Un po’ di mistero fa bene!>>
Aggiunse l’ultima parte con finta estasi, ma Kevin sorrise appena annuendo d’accordo con lei, non era il caso di monopolizzare un pomeriggio del genere.
Risero, risero molto per essere un semplice pomeriggio tra due ragazzi da poco conoscenti. Kevin per tutto il tempo si era sentito felice ma inadeguato, sapeva come far ridere le persone, come farle stare bene. Si era allenato in ciò per aiutare Duncan nei suoi momenti no, l’unica qualità che sapeva dar conto a se stesso era quella di riuscire ad esserci quando gli altri cadevano e si sentivano soli.
Ma in quel frangente si chiedeva come ciò potesse ritornargli utile con una ragazza che indubbiamente gli interessava e piaceva. Non sapeva come doveva davvero comportarsi per fargli notare il suo interesse, e si accorse di aver bisogno di aiuto. Duncan sarebbe dovuto tornare il prima possibile a casa.

 

 

Eulalia.

Aveva preso la decisione di chiamarlo, non riusciva a resistere. Dentro di lei vi era qualcosa che premeva e premeva, una parte della sua testa le suggeriva di non farlo, che il motivo per cui Duncan doveva essere partito non era di certo da sottovalutare o una cosa da nulla.
Ma quella forza che premeva dentro di lei era spinta dalla profonda preoccupazione che non smetteva di attanagliarle lo stomaco, non sapeva che fare, che raccontarsi per auto tranquillizzarsi in qualche modo. Conosceva così poco della vita di Duncan.
Si portò il cellulare all’orecchio e udì i primi tre squilli a vuoto che produsse... al quinto fu tentata di chiudere ma velocemente decise che sarebbe arrivata ad udire prima la segreteria e poi a chiudere del tutto la chiamata. Solo per riprovarci entro la sera.
<< Pronto? Eulalia?>>
La voce calda e roca di Duncan le rispose, la ragazza sorrise istintivamente, solo al settimo squillo... perché le erano sembrati tutti così lunghi e vuoti i sei prima?.
<< Duncan... come stai?>> la sua voce era bassa, ma non si preoccupò di nascondere la sua ansia mista ad una profonda preoccupazione. Un po’ le dispiaceva che lui non l’avesse chiamata, non pretendeva di essere sempre presente nei suoi pensieri ma in una situazione del genere in un certo senso vi sperava.
<< Bene, devo concludere le ultime cose, entro questa sera sarò di ritorno.>>
Sentire quelle parole la fece stare meglio, cominciava a percepire la sgradevole sensazione di sentirsi estranea a tutto, effettivamente molte volte si chiedeva che cosa ci facesse nella casa di Duncan se lui non era presente. Fino a prova contraria non era effettivamente casa sua.
<< Menomale...>> tentennò per soli cinque secondi << Mi... mi spiegherai cosa è successo?>>
Dall’altra parte della cornetta vi fu il silenzio, ed Eulalia temette di aver posto la domanda sbagliata nel momento sbagliato. Eppure quale altro momento non  sarebbe stato ottimo per una tale domanda se non quello?.
<< Al mio ritorno ti spiegherò Eulalia, te lo prometto.>>
La ragazza sorrise appena, non dubitava che la promessa sarebbe stata mantenuta. In qualche modo Duncan le avrebbe spiegato, in caso contrario lei si sarebbe imposta per delle risposte. Era pronta a scoprire tutto ciò che vi fosse da sapere.
Ciò andava a collegarsi su quanto Duncan tenesse al loro rapporto. Ed Eulalia sapeva, e sperava, che fosse tanto quanto vi teneva lei.

<< Va bene, allora ci vediamo stasera.>>
<< Sì, ah Eulalia...>>
<< Dimmi>> rispose immediatamente la ragazza.
<< E’ probabile che dovremmo condividere lo stesso letto per un bel po’ quando sarai in casa mia di notte>> Duncan chiuse la chiamata lasciandola nel bel mezzo di quel tono divertito e ammiccante.
Uno spontaneo sorriso spuntò sulle labbra di Eulalia, non capiva il motivo di quella frase, era certa che tutto le sarebbe stato chiaro entro sera, ma era felice di aver sentito il Duncan sul quale ormai cominciava a fare l’abitudine.

   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Marty_199