Storie originali > Soprannaturale > Angeli e Demoni
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Autore: SagaFrirry    06/03/2017    3 recensioni
"Tu credi che il mondo sia solo bianco e nero, tutto per te può essere solo bianco o nero. Ma io sono la prova che non è così. Io sono il grigio? No. Io sono l'intero spettro di colori dell'Universo!".
Keros è un demone, ma non del tutto. È figlio di due specie molto diverse, frutto di un'unione per molti sacrilega. Questo è il racconto del suo cammino, lungo i secoli dell'esistenza. Fra Inferi e Cielo, buio e luce, dannazione e santità, scoprirà come essere realmente se stesso.
Genere: Fantasy, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CONOSCERE

 

Quella creatura che stringeva fra le braccia era bellissima, dallo sguardo luminoso e tentatore. I capelli scuri le ricadevano sulle spalle ma di certo il re non si concentrava su certi dettagli.

Era piuttosto distratto, nonostante tentasse di venir ipnotizzato dal movimento ritmico di quei seni perfetti. Sobbalzavano seguendo le spinte di quell’unione carnale.

“Mio signore” gemette lei, eccitata.

Lucifero non le rispose. Gli piaceva vederla in preda all’estasi, era uno spettacolo di cui non si stancava mai. Però era distratto, e quella femmina pareva non notarlo minimamente. Fosse stata Lilith, si ritrovò a pensare, avrebbe colto al volo e sicuramente gli avrebbe chiesto cosa frullasse per quella testa cornuta. Ma Lilith non c’era.

Quando quella demone se ne fu andata, soddisfatta e ancora seminuda, il re si ritrovò a girare per il palazzo, guardandosi attorno in cerca di qualcosa. Di qualcuno.

“Non angustiatevi” gli parlò Azazel “Ho inviato una missiva ad ogni pattuglia e diramato avvisi ovunque. È solo un bambino, non può essere andato lontano”.

 “E se gli fosse capitato qualcosa?” ribatté Lucifero “Non è mai uscito da palazzo da solo!”.

“Tutti gli uomini di Asmodeo sono stati mobilitati. Tutti in città lo stanno cercando. E nei villaggi vicini sono stati informati. Tornerà presto a casa. Abbiate fiducia, signore”.

“Ho smesso di avere fiducia su certe cose, da un pezzo. Qualcuno non ama l’idea che possa avere un lieto fine…” quasi ringhiò, rivolgendo lo sguardo verso l’alto.

“Ma noi il finale ce lo creiamo, è per questo che noi demoni abbiamo preteso il libero arbitrio e siamo fuggiti dalla rigida predeterminazione del Paradiso. È per questo che vi abbiamo seguito, Stella del mattino”.

Il re sorrise debolmente. “Non pensiamo a questo” parlò, dopo qualche istante “Voglio che tutta Dite sia messa a soqquadro finché il principe Keros non sarà trovato. Che abbia la priorità su qualsiasi altro pensiero o progetto. Chiaro?”.

Azazel annuì, e corse a sua volta a cercare il bambino.

 

 Il re ripensò a come quella giornata fosse iniziata. Aveva svegliato il piccolo di buon ora per scegliere l’uovo che gli aveva promesso. Keros, raggiante, si era messo a correre come un matto per arrivare alle stalle. Lì, ad attendere entrambi, un paio di demoni che si prendevano cura delle bestie. Erano animali maestosi, usati spesso in guerra. Era possibile cavalcarli e fargli prendere il volo, dopo un lungo addestramento.

“Da questa parte” invitò una demone, prendendo Keros per mano.

 Il bambino si voltò verso Lucifero , che lo incoraggiò a seguire la donna mentre lui si intratteneva con un altro demone. Keros  fu condotto fino ad un recinto coperto, dentro cui una di quelle creature se ne stava arrotolata. Con l’aiuto di un paio di forti giovanotti, la donna fece muovere l’animale e rimasero scoperte tre uova. Fra ringhi e urla, il bambino fu incoraggiato a scegliere quale adottare. Prese coraggio, spaventato da quegli animali enormi, e ne afferrò uno, dopo averli toccati ed osservati. L’uovo era grande quasi quanto Keros e fece fatica a raggiungere di nuovo Lucifero.

“È una buona cucciolata?” stava chiedendo il re.

“Come richiesto, sono state far accoppiare le migliori bestie. Ne nascerà una creatura magnifica” rispose il guardiano di quell’allevamento.

“Ottimo”.

 I due si accordarono su costi e spazi.

“Keros…” parlò Lucifero “Puoi lasciare qui l’uovo. Lo cureranno loro per te”.

“No!” si rifiutò il bambino “È mio!”.

Il demone tentò di insistere, senza risultato. Keros si avviò convinto verso il palazzo, stringendo quell’uovo gigante.

“Mi raccomando” gli disse l’allevatrice “Tienilo al caldo e nascerà!”.

 Il bambino camminò impacciato dal peso. Percorse i corridoi di casa, diretto alle sue stanze.

“Dallo a me” si offrì il re “Te lo porto io in camera”.

“No! Ti ho detto che è mio e ci penso io!”.

“Sei testardo come tua madre!”.

 Il demone rimase ad osservare Keros che, imperterrito, provava a salire le scale. Borbottando qualcosa sul fatto che non voleva frittate giganti per terra, Lucifero prese in braccio il piccolo e lo condusse su fino al piano dove aveva le stanze private.

“Dormirà con me” spiegò Keros, con sul viso stampata un’espressione d’orgoglio.

“Va bene” fu la risposta, rassegnata, del Diavolo “Ma ricorda che, se dovessi averne bisogno, alle stalle sono sempre pronti ad aiutarti”.

“Non serve. Ora vai via!”.

“Ma… Neanche si ringrazia? “.

Keros era sulla porta, già pronto a chiuderla, ma si fermò a quelle parole. Il suo sguardo si fece luminoso e sorrise con sincerità.

“Grazie per questo uovo” esclamò, raggiante.

“Prego. E ricordati che devi anche fare i compiti”.

Il bambino borbottò qualcosa e chiuse la porta. Il re trattenne una risata e tornò al lavoro.

Rimasto solo, Keros aprì uno dei suoi libri ed iniziò a leggere ad alta voce, seduto a terra, stringendo l’uovo. Storia. Gli piacevano i libri sulla storia dell'Inferno, erano interessanti. Poi poteva sempre chiedere informazioni ulteriori al re, che lusingava ricordandogli tutte le vittorie in battaglia. C’erano state davvero tante guerre negli inferi e Keros sapeva che un giorno avrebbe dovuto pure lui combattere a fianco del sovrano. Anche per questo Asmodeo gli stava insegnando le tecniche d’uso del fuoco. Già si immaginava, grande e potente che uccideva nemici. E non vedeva l’ora di iniziare a rubare anime. Lucifero però era stato categorico: doveva prima diventare abbastanza forte da poter affrontare almeno un angelo minore, o sarebbe stato troppo pericoloso.

 “Un giorno io salirò sulla tua groppa e voleremo insieme” sorrise all’uovo, accarezzandolo “E ora andiamo nell'archivio, che devo prendere un libro nuovo”.

 Stringendolo, Keros lo portò con sé fino alla grande stanza dove il re aveva riposto tutti libri utili per lo studio del bambino. Cercò fra gli scaffali per un po' e poi tornò dall’uovo , poggiato in terra.

“Forse dovrei scaldarti di più…” si disse, evocando le fiamme in una mano.

Il fuoco rosso si accese fra le dita del bimbo e si avvicinò. Però non aveva piena padronanza di quella tecnica e inavvertitamente incendiò anche il libro.

 

“Come sarebbe a dire?!” sbraitava Lucifero, nel suo ufficio “Lo sapete che voglio un ordine perfetto delle entrate. Non potete aver smarrito un intero registro di dannati!”.

“Perdonateci, Signore” stavano supplicando due demoni, prostrati in terra.

“ Perdonarvi un cazzo! Sapete quante migliaia di anime vi erano scritte? I loro peccati e la zona in cui sono state confinate… Era tutto scritto! Da delle mani molto più utili delle vostre!”. 

“Ci scusi…”.

“Rivoglio quel registro al giusto posto! Se ciò non avverrà in ventiquattro ore, pretendo che voialtri deficienti lo riscriviate da capo!”.

“Ma…ma Signore! Sapere quante e quali persone vi erano riportate è…”.

“Impossibile? Stracazzi vostri! L’alternativa è la vostra testa, su un bel piatto, da dare in pasto a Cerbero!”.

“Ma noi…”.

Il re li interruppe con un gesto della mano. Annusò l’aria. Era abituato a sentire odore di zolfo e bruciato ma non in modo così pungente fra le mura di casa.

“A che state dando fuoco?!” sibilo, senza ricevere risposta.

Lasciò l’ufficio e cercò di capire. Una delle ancelle indicò il piano superiore, le stanze private del principe.

Non molto in vena di restare calmo e tranquillo, Lucifero salì le scale, stringendo i pugni e spalancando la porta di scatto. Oltre la soglia vide Keros, che tentava di spegnere il piccolo incendio che si era creato.

“Ma che hai combinato?!” si stupì il demone, estinguendo le fiamme spalancando le ali.

Il bambino abbracciò l’uovo.

 “Allora, signorino?” incrociò le braccia il re “Hai la vaga idea di quanto costino i libri? Qualcuno li deve scrivere tutti a mano, sai? E tu quanti ne hai rovinati in pochi istanti?”.

“Volevo scaldare l’uovo…” cercò di giustificarsi Keros, chinando la testa.

“E per uno stupido uovo mandi in fumo dei libri?!”.

“Non è stupido! È il mio uovo! È il mio amico!” cambiò radicalmente atteggiamento, ringhiando.

“Attento a dove lo lasci. Asmodeo potrebbe mangiarselo!”.

“No! Cattivo! Sei cattivo!”.

“E tu sei la nuova piaga d’Egitto! Adesso va subito fuori di qui. Fila in camera tua. Non voglio sentir volare una mosca da quella stanza almeno fino a stasera, sono stato chiaro?”.

Keros annuì, non sapendo che altro dire.

“Studia. E non combinare altri disastri“ concluse Lucifero, dando le spalle al bambino e tornando alle sue faccende.

Da quella volta, il bambino non era stato più visto.

 

“I demoni non piangono” si era ripetuto più volte nella testa Keros, camminando con l’uovo in braccio.

Era uscito da palazzo, conoscendo un sacco di passaggi segreti, e cercava un posto dove sentirsi al sicuro. Aveva fame, girava da ore, ma non voleva tornare a casa. Vide alcune guardie a servizio di Asmodeo e cambiò immediatamente direzione, spaventato per il suo uovo. Finì nel cortile di una casa e d'un tratto fu catturato da un intenso odore dolce. Cercò di capire da dove provenisse e vide un grosso vassoio di biscotti. Si avvicinò, furtivo, approfittando del buio, ma subito udì una voce che gli ordinava di tenere giù le mani. Si accucciò, per non farsi vedere. Dopo qualche istante, tentò di percepire qualche suono, per capire se ci fosse ancora qualcuno.

“Inutile che ti nascondi” si sentì dire “Vai via. Quei biscotti sono per il mio papà”.

Keros sollevò la testa. Era stata una bambina a fermarlo. Doveva avere qualche centinaio di anni meno di lui. Nel guardarla, il piccolo si lasciò sfuggire una risatina.

“Cos’hai da ridere?” si accigliò lei.

“Niente. È che pensavo fosse un adulto e invece sei solo una femmina”.

Lei a quelle parole si infuriò.

“Stavo per offrirti un biscotto. Ma, visto che sei un colossale stronzo, non lo farò!” sbottò, voltandosi.

“Aspetta!” la fermò Keros “Ti chiedo scusa… è stata una brutta giornata” ammise, chinando la testa.

“Dov’è la tua mamma?” si intenerì la bambina.

“Io non ho una mamma”,

“Oh… nemmeno io”.

I due piccoli rimasero in silenzio, osservandosi in lieve imbarazzo.

“Io sono Lilien” si presentò alla fine lei “Sono figlia del decaduto Azazel”.

Keros non rispose. Non voleva svelare la sua identità.

“Sei vestito molto elegante” continuò la bambina “Sei un nobile?”.

Non volendo mentire, Keros annuì.

“Un principe? Come nelle favole?” sorrise lei.

“Sono scappato” tagliò corto lui “Non dire a nessuno che sono qui”.

“Nemmeno al mio papà?”.

“Esatto. Io…”.

Si udì un rumore e la bambina fece segno a Keros di nascondersi. Azazel entrò nella stanza.

“Con chi parli, Lilien?” domandò alla figlia.

Il demone aveva l’aria piuttosto stanca e sorrise debolmente quando la bambina lo rassicurò dicendo che stava giocando da sola.

“Ti ho portato la cena” spiegò il padre, poggiando un pacco sul tavolo “Mangia e fila a letto presto”.

“Ma papà… non resti con me? È tardi” si lagnò la bimba, guardando con occhi languidi il genitore.

“Non posso” sospirò Azazel, chinandosi per guardare in viso la figlia.

“Ti avevo fatto i biscotti”.

“Li mangerò dopo. Vedi… C’è stata un’emergenza”.

“Guerra?”.

“No, tranquilla. Stiamo cercando il principe. Il re è molto preoccupato”.

“È triste? Come te quando è morta la mamma con i miei fratellini?”.

“Certo. È molto triste, in ansia. Quel bambino è prezioso e teme di averlo perduto. Se tu sparissi, ti cercherei ovunque! Ed io devo aiutarlo, capisci? Dopotutto… È pur sempre mio fratello, oltre che il re. E quando la nostra famiglia è stata distrutta, ci è stato vicino. Capisci?”.

La bambina annuì. Azazel le passò una mano fra i capelli, molto scuri e con qualche riflesso verde. Poi si rialzò e riprese il volo,spalancando le ali. Lilien sospirò. La piccola coda demoniaca le si arricciò e poi si voltò verso il punto dove Keros si era nascosto. Si stupì di non vederlo più.

 

La luce emessa da Lucifero nel buio era simile a quella di un fuoco ed intensa come una stella. Vederla illuminare quel che per l’Inferno era il cielo, era strano. Raramente il re lasciava il palazzo e quando lo faceva solitamente era per combattere. Oppure celava quella luce, preferendo intrattenersi in modo discreto per il suo mondo. Azazel lo aveva affiancato, riferendo che era stata pattugliata un’altra zona della città, senza risultato.

“Dove può essere?” mormorò Lucifero, guardando la capitale dall’alto della torre su cui si era appollaiato.

“Lo troveremo. Forse si è nascosto, stanco o affamato. Avrà trovato rifugio” cercò di rassicurarlo Azazel.

“Sai meglio di me come questo regno è pieno di demoni pronti ad uccidere cuccioli altrui. E lui non sa come funziona questo impero, non ancora. State controllando anche il mondo umano?”.

“Certo. Però… È un ragazzo sveglio e…”.

“Ma ancora così piccolo…”.

Il messaggero non sapeva che altro dire e si separò dal re per riprendere le ricerche.

 

Keros camminò piano lungo le vie in pietra della zona del mercato. Sempre con l’uovo stretto a sé, iniziava a non sentire più i piedi per la stanchezza. Quanto avrebbe voluto le ali in quel momento…

D’un tratto, qualcuno lo strattonò. Allarmato, soffiò e mostrò i denti.

“Siete il principe!” esclamò una donna “Vi stanno cercando tutti”.

Il bambino rimase in silenzio.

“Che Vi è capitato?” continuò lei “Tenete… Mangiate qualcosa”.

Gli porse un piattino con un po’ di carne, su degli spiedini, che Keros mangiò volentieri.

“Mi sono perso” ammise, chinando la testa “Mi riaccompagnerebbe a casa?”.

La donna sorrise, intenerita, e lo accompagnò fino a palazzo. Fra vari viottoli e quartieri, il bambino aveva perso del tutto l’orientamento e, anche se vedeva le torri della sua casa, non riusciva ad avvicinarsi ed aveva l’impressione di girare in tondo.

 

Tornato a palazzo, ad accoglierò trovò Lilith, anche lei in pensiero. Lo abbracciò e ricompensò con oro e gioielli la donna che aveva riportato il bambino. Dopo aver chiesto spiegazioni, che non ebbe, trascinò il principe a fare un bagno e darsi una sistemata. Keros rimase in silenzio. Una volta fatto il bagno, si rinchiuse nella sua stanza.

Non appena il re fu avvertito del ritrovamento del bambino, tornò in fretta a palazzo e congedò tutti quelli che erano impegnati nelle ricerche. Scese di nuovo la calma nel regno, salvo per le solite grida delle anime.

Lucifero entrò di corsa nella camera di Keros e lo sorprese sul pavimento nero, chino a scrivere su dei fogli. I due si fissarono in silenzio per qualche istante.

“Stai bene? Non sei ferito, vero?” finalmente si decise a parlare il demone.

“Sto bene” mormorò il bambino.

“Cosa stai facendo?”.

Il bambino continuò a scrivere ma poi si bloccò. Aveva sbagliato una lettera con l’inchiostro e la piuma e sapeva di dover ricominciare daccapo.

“Non mi sgridare” esclamò di colpo, con gli occhi lucidi “Giuro che li riscrivo. Li riscrivo tutti”.

“Ma cosa?”.

“I libri. I libri che ti ho rovinato. Te li riscrivo tutti, te lo prometto!”.

“Oh, Keros… Ma cosa vuoi che me ne importi?”.

“Scusa…”.

“Scusami tu. Sai… Quando mi arrabbio dico un sacco di stronzate. Non devi farci molto caso. E poi…”.

“Quindi non sono la nuova piaga d’Egitto?”.

“Vuoi esserlo?”.

“No!”.

“Allora non lo sei”.

“Ho sentito che eri triste e preoccupato. E poi non volevo tenere un papà lontano da casa”.

“Non ho capito del tutto quello che hai detto, ma…”.

“Io non volevo che qualcuno fosse triste. Pensavo fossi arrabbiato e non mi volessi più”.

“Non potrei mai non volerti più. Sei come un figlio per me, lo sai. La più preziosa creatura dell’Inferno”.

Keros si lasciò abbracciare e serrò le palpebre per non piangere, come gli aveva insegnato il re dei demoni.

“Dici che anche il tuo papà sia in pensiero per te?” domandò, e Lucifero storse il naso.

Il piccolo alzò la testa e lo fissò negli occhi.

“Dici che anche il tuo papà sia in pensiero per te?” insistette.

“No, non credo” rispose infine il re “Io e lui abbiamo un rapporto… diverso”.

“Cioè?”.

“Tu non mi odi. Spero…”.

“No. Mi fai arrabbiare, sei uno stronzo, ma ti voglio bene”.

“Ah, meno male. Non avevo voglia di aver cambiato pannolini e dato pappette per sentirmi dire che mi odi”.

“Ma il tuo papà deve volerti bene. Secondo me è preoccupato. Pensa a te”.

“Certo. Mi pensa e mi usa come capro espiatorio per ogni cazzata che accade per il mondo umano. Me ed Azazel. La colpa è sempre degli altri e…”.

“Ok. Ho capito. Voi adulti siete strani. E complicati”.

“Hai ragione. Hai proprio ragione…”.

“E adesso vai a lavarti. Puzzi!”.

“Scusa se ho volato tutto il giorno per cercarti…”.

Keros rise ed anche il re.

“Hai tenuto quell’uovo tutto il tempo con te?!”.

“Sì, ma non dire ad Asmodeo che è qui. Non voglio che lo mangi!”.

“Guarda che era uno scherzo. E se ci prova… Avvisami, che lo picchio”.

Il bambino sorrise. Dopotutto, non era male stare a casa propria…

 

Scusate il ritardo!! Sto cercando di aggiornare più spesso ma… Che impresa!! Nel prossimo capitolo si cresce ;)

   
 
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