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Autore: Darkwriterita    06/03/2017    2 recensioni
Brigitta è una ragazza normale con un'altezza anormale: 2,03 m. Seppur il suo ormone della crescita abbia attentato alla normalità della sua quotidianità, Brigitta desidera ancora diplomarsi all'alberghiero per riuscire a realizzare il suo sogno di aprire un bar tutto suo.
Purtroppo però gli alieni, che non hanno mai nulla di meglio da fare, decidono di invadere la Terra.
Solo una squadra scelta segreta di guerriere soprannaturali può sconfiggerli: le valchirie. Brigitta diventerà una valchiria, quasi, per sua volontà.
Ma naturalmente anche l'amore entrerà a completare questo assurdo quadro, riuscirà Brigitta a combattere per la Terra e per conquistare la ragazza che ama contemporaneamente?
In un delirio dove valchirie combattono al fianco dei cacciatori per sconfiggere alieni e licantropi, amori passionali e migliori amiche discutibili, la quotidianità di Brigitta verrà stravolta.
E in più il centro studi di Riccione sembra nascondere più cose di quanto sembri...
(ogni riferimento a fatti, luoghi, o persone realmente esistenti è puramente casuale, gradirei non ricevere lamentele su questo fatto)
Genere: Comico, Malinconico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yuri, Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico, Sovrannaturale
Capitoli:
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Clarissa stava correndo da diversi minuti ormai, aveva il respiro affannoso e la fronte imperlata di sudore, il cuore le batteva a mille, sia per lo sforzo fisico, sia per la paura di risentire quella voce.

Alla fine arrivò al parco della città, rallentò e poco a poco riuscì a riprendere un ritmo respiratorio decente, continuò a camminare, cercando di fare ordine nella sua mente.

Loki era dentro di lei, era stato dentro di lei tutto il tempo, aveva sentito e visto tutto quello che vedeva lei, le aveva detto che era tutto un frutto del suo piano quello che era successo, ma non riusciva ancora a mettere bene a posto tutti i pezzi del puzzle.

Sentiva un lancinantedolore alla testa che non le dava tregua, come se qualcosa la stesse martellando da dentro le tempie, chissà, forse era proprio il suo coinquilino indesiderato.

Continuava a camminare da diversi minuti ormai ed, anche se avrebbe voluto con tutta se stessa stare tranquilla, sentiva crescere una strana rabbia dentro di lei.

Senza che lei li avesse chiesti, tutti i ricordi più tristi le stavano ritornando alla memoria, e non riusciva a fermarli: Tutto il suo periodo di prigionia presso gli alieni, solo dopo che suo padre l'aveva liberata aveva capito le condizioni disumane in cui la trattavano.

Le continue “visite mediche” e la sua stanzetta buia e fredda erano la norma a quei tempi, appena un pasto al giorno, non aveva mai frequentato una scuola prima delle superiori, gli alieni non volevano che capisse com'era fatto il mondo, dovevano essere loro il suo mondo, quindi la istruivano a casa.

Quegli esseri la tenevano sempre sotto osservazione, avevano riprodotto, molto male, un ambiente familiare umano, ma non vi era l'amore e senza quello lei era solo un oggetto da osservare, qualcosa che avrebbe potuto anche esser lasciato a morire una volta finito il suo unico scopo lì.

Aveva un unico amico lì, un orsetto di peluche rovinato che non aveva un nome vero e proprio, lei lo chiamava semplicemente amico.

Il terrore delle severe punizioni, le cicatrici che quest'ultime le avevano lasciato e che ancora portava come un macigno, l'orlo della pazzia che si presentava troppo spesso, l'odio che quegli esseri le facevano provare verso gli altri per non farla ribellare.

E poi dopo, quando fù libera, il disagio di vivere in persone riempite fin da piccole d'amore, non le capiva, si sentiva sola, perchè non riusciva ad adattarsi ad una vita senza paura, senza l'oscurità di un'unica stanza, senza esperimenti.

Non riusciva ad adattarsi alla vita da essere umano, quando per tutta la sua esistenza aveva vissuto da cavia.

Anche se suo padre cercava di recuperare i momenti persi, donandole tutto l'amore di cui era capace, eppure lei non riusciva a ricambiare, le ci volle molto tempo prima di comprendere il significato della parola “Amore.

Arrivava addirittura a rimanere convolta in varie risse con molti ragazzi e ragazze, non aveva una buona reputazione nel quartiere dove lei e Gennaro vivevano prima di trasferirsi a casa di Rosalinda.

Non riusciva nemmeno ad inserirsi nella scuadra di pallavolo a cui l'aveva iscritta suo padre, dopo averla scovata a provare qualche palleggio con una palla sgonfia.

Ma nonostante tutto era determinata a riprendersi la sua vita in mano, voleva riuscire as essere davvero libera e rendere felice suo padre.

In una notte limpida aveva chiesto alle stelle di poter avere l'opportunità di riuscire a vivere, lasciandosi dietro il suo passato, in quella notte il meteorite cadde su di lei e divenne una valchiria.

Aveva avuto il suo nuovo inizio quella notte, da quel momento si era concentrata sul suo lavoro di valchiria e stava riuscendo piano piano a inserirsi e la sua rabbia esistenziale a comparire sempre meno, anche se rimaneva dentro di lei, sopita, pronta ad esplodere, come stava per fare in quel momento.

Dopo poi, aveva conosciuto Brigitta e aveva visto suo padre felice ed innamorato, anche se lui era felice e tutto sembrava stesse andando per il meglio lei non smetteva di sentirsi sola.

Almeno fino a quando non si era ritrovata nuovamente rapita dagli alieni, in quella prigione sotterranea e aveva conosciuto quei due strani gemelli: Peter, l'affascinante ragazzo dalla bellezza scandalosa e Pan, l'ubriacona senza speranza ma che l'aveva colpita fin da subito.

Quella fù per lei la vera svolta, per Clarissa Pan fù tutto quello che aveva sempre cercato in ognuno e che non aveva mai trovato.

Per quella ragazza cresciuta troppo presto, l'androide vissuto per millenni fù la risposta alla sua inadeguatezza.

-Mammamia che storia triste cara- Disse una voce ormai conosciuta nella sua testa, con quel suo tono sarcastico che la irrittava sempre di più.

-Non te ne potevi stare zitto ancora un po' tu?- Chiese acida Clarissa.

-Che modi, nessuno ti ha mai detto che non si zittiscono le divinità? Sopratutto quando stanno lavorando per farti impazzire e completare così i loro geniali piani per la distruzione del mondo e poi per cosa stare zitto? Per permetterti di fare i tuoi smielosi discorsetti da quattordicenne innamorata?- Rispose Loki con tono altezzoso.

-Ne ho compiuti 15 a Gennaio e te non te ne stai mai zitto vero?- Chiese la ragazza, mentre la rabbia le crescva sempre di più dentro.

-Certo che no, sono un Dio ricordi? Mica deve chiedere il permesso il grande Loki prima di parlare-

Clarissa continuava a camminare, sempre più irritata, mentre i flash del suo passato non accennavano a fermarsi.

Dopo un po', di fronte a lei vide un gruppetto di ragazzi impegnati in una rissa, urlavano e ssbraitavano, mentre si massacravano di botte, eppure nessuno interveniva, gli effetti del Ragnarock avevano ormai reso cose del genere normali.

Senza pensare la ragazza si buttò in mezzo alla mischia, incominciò a far volare pugni, come aveva fatto già in passato, era un po' arrugginita, infatti non riusciva a schivare tutti i colpi degli altri, ma riusciva a fargli considerevoli danni.

Subì un pugno in viso e allo stomaco, sentiva il sangue gocciolarle dal naso, ma questo non era abbastanza per placare la sua ira.

Riuscì ad atterrirli tutti in pochi minuti, ma proprio si stava ripulendo il sangue dal viso, vide l'ultima persona che avrebbe voluto vedere in una situazione del genere: Pan.

Clarissa vide l'androide correre verso di lei con una faccia sconvolta.

Quando la raggiunse, Pan le parlò con un tono di voce che rispecchiava appieno la sua espressione.

-Che è successo Clarissa? Oddio ma sei ricoperta di sangue, stai bene?-

Clarissa rimase in silenzio, con lo sguardo basso, con che occhi poteva guardarla in quel momento?

-Sei proprio nei guai- Disse Loki da dentro la sua testa.

“Sta zitto!” Pensò Clarissa, stringendo i pugni.

-I tuoi capelli, stanno diventando neri, che sta succedendo? Sei strana, ti prego parlami Clarissa!- Le intimò Pan, sempre più preoccupata.

-Uhuhuh... Ti sta per beccare... chissà come reagirà, magari ti dirà addio per sempre, uh, sarebbe davvero un risvolto drammatico per questa povera ragazzina inadeguata- Disse il coinquilino indesiderato con un tono canzonatorio.

Clarissa non ce la faceva più, sentiva la sua testa esplodere, non riusciva più a trattenersi.

-Stai zitto!- Urlò con tutto il fiato nei suoi polmoni.

-Clarissa?- La voce confusa di Pan fece sollevare il viso alla valchiria.

-Cos'è suuccesso ai tuoi occhi?-

Da quell'unica frase Clarissa capì che, esattamente come i capelli, i suoi occhi erano cambiati, diventando quelli di Loki.

La valchiria si portò istintivamente le mani sul viso, ma rimase sbigottita quando, nella zona esterna, vicina agli occhi, sentì chiaramente delle squame.

-Mi sa che è finalmente arrivato il mio turno e questa volta non ci sarà nessuna rinascita- Disse Loki con un tono tra il malizioso ed il soddisfatto.

“No, no, NO!” Fù l'unica cosa che Clarissa riuscì a dire, prima che il Dio prese il possesso del suo corpo.





Tiziana raggiunse la casa di Brigitta più forte che potè, suonò il campanello, dopo pochi secondi di attesa le aprì proprio Brigitta.

La valchiria indossava il cappotto, probabilmente stava per uscire a sua volta.

-Tiziana...- Disse Brigitta sorpresa, non si aspettava di ritrovarsela fuori casa.

La ragazza lupo, senza dire niente, saltò addosso alla sua ragazza, per poi baciarla di slancio, lasciando di stucco l'altra.

-Ma che...?- Chiese piacevolmente sorpresa Brigitta, sorridendo.

-Ti amo!- Esclamò Tiziana, guardando l'altra negli occhi.

Brigitta allargò il suo sorriso, per poi dare un lungo bacio alla sua ragazza.

-Ti amo anche io, ma che ci fai qui?- Chiese la valchiria.

Tiziana si staccò dall'altra, si morse il labbro, per poi guardarla negli occhi ed iniziare a parlare.

-Oggi è il mio ultimo giorno come Tiziana, mio padre è tornato, da domani saremo ufficialmente nemiche e ho pensato che queste ultime ore da lucida le voglio passare con te- Disse con una certa malinconia nella voce.

-Eh? Aspetta, che intendi con “lucida”?- Chiese preoccupata Brigitta.

-Appena Loki tornerà, io impazzirò, la me che tu conosci scomparirà, sepolta dalla rabbia di Fenrir, diventerò una bestia in tutti i sensi, quindi voglio godermi il tempo con te, finchè sono ancora io- Tiziana strinse Brigitta dicendo quelle parole.

-Tiziana...- La valchiria non sapeva che dire, sentiva che qualsiasi parola avesse detto sarebbe statto di troppo, quindi si limitò a ricambiare la stretta della ragazza lupo.

-Ti va di andare a mangiare qualcosa? Conosco un posticino carino qui vicino- Chiese Tiziana indicando la strada.

-Certo- Rispose semplicemente Brigitta.

Le due s'incamminarono, incrociando le loro dita nel cammino.

-Mi piacciono le tue mani grandi sai?- Ruppe il silenzio Tiziana.

-Davvero? A me sono sempre sembrate un po' esagerate in realtà- Disse Brigitta, cercando di non pensare a quello che le aveva detto la sua amata poco prima.

-Mi piacciono, esattamente come mi piace la tua altezza inusuale, mi fai sentire protetta e al sicuro con un solo gesto, poi i tuoi occhi Brigitta, non so cosa mi abbia fatto innamorare di più tra quello che ho visto in essi e quello che mi hai mostrato ogni giorno con le tue azioni- Disse nostalgica Tiziana.

Brigitta arrossì, non si era mai sentita dire certe cose da nessuno, come risultato inevitabile, il suo cuore accelerò.

-Cosa dovrei dire io allora?- Ribattè Brigitta.

Nel frattempo raggiunsero il locale, era piccolo e non vi erano molte persone all'interno, era un ambiente molto intimo, ideale per stare da soli senza nessun disturbo.

Si sedettero nel tavolo più nascosto della sala, ordinarono del thè caldo e qualche dolcetto d'abbinarci, mangiarono tranquillamente, chiaccherando un po' di tutto, dimenticando per qualche minuto che di fuori il Ragnarock proseguiva.

Dopo che finirono di mangiare Tiziana prese un'espressione più seria, alleggerita dal sorriso che presto le si dipinse in volto.

-Brigitta, questa non è la prima volta che ci vediamo- Iniziò la ragazza lupo.

-Che intendi? Perchè con “volta” non credo tu intenda giorni- Ribattè la valchiria, deglutendo, non sapava spiegarselo, ma sentiva che quello che stava per accadere era molto importante.

-La prima volta che ci siamo incontrate fù molti mondi fa, quando ancora le mie catene erano fisiche e la Terra non era separata completamente con Asgard, te eri una giovane valchiria, che un giorno per caso si perse nelle lande desolate e mi trovò, ma forse è meglio che te lo faccia ricordare direttamente-

-Perchè adesso? Perchè non me lo hai detto prima?- Chiese Brigitta confusa.

-Perchè credevo che per me ormai fosse finita, invece ora sono certa che te ci riuscirai, riuscirai a salvarmi, in questo mondo hai qualcosa di diverso, come se avessi una nuova forza, e poi la tua determinazione... Ormai ne sono certa, io mi fido di te- Rispose convinta Tiziana.

Quel tono sicuro quasi commosse Brigitta e la spronò ancora di più a trovare una soluzione per permettere a Tiziana di continuare a vivere.

-Dammi le mani- Intimò dolcemente la licantropa.

Brigitta allungò le mani verso quelle dell'altra, che le strinse fra le sue.

-Ora ricirda Brigitta, ricorda la nostra prima vita e tutto quello che ci ha portato ad essere qua oggi, ricorda il passato, per trovare la soluzione per il futuro-





Molto tempo prima, alla prima versione del mondo...

Brigitta era una giovane valchiria appena eletta, era ancora nel pieno dell'addestramento, stava esplorando le lande desertiche di Asgard, luogo in cui ogni giovane valchiria affronta un viaggio per riuscire a temprarsi nella mente e nel fisico.

Purtroppo però la giovane valchiria aveva perso la strada, era dispersa in quelle lande e la mappa l'aveva divorata un'odiosa bestiaccia mentre si era distratta un attimo per riempire la borraccia.

Vide in lontananza delle rovine, decise di raggiungerle e fermarcisi fino alla notte, con le stelle sarebbe riuscita ad orientarsi e ritrovare il percorso.

Entrò nelle rovine, erano molto antiche e ricoperte di strani disegni raffiguranti un brutale scontro, una bestia gigantesca, contro un eroe dall'elmo alato.

Ne aveva viste di simili solo sui testi che raccontavano le antiche leggende di Asgard, il mito del lupo Fenrir e di come venne imprigionato tramite un ingegnoso inganno.

Sapeva che avrebbe dovuto rimanere vicina all'entrata per vedere le stelle appena calata la sera, ma la curiosità era troppa, utilizzò un bastone trovato li vicino e un lembo del suo vestito, uniti all'energia del Sole incanalata tramite uno specchietto che si portava sempre dietro per qualsiasi evenienza, per accendersi una torcia di fortuna e addentrarsi tra le gigantesche mura abbandonate.

Mentre camminava, sulle mura si susseguivano varie immagini del grande lupo, una sequenza in particolare la lasciò stupita: Il grande Fenrir che immagine dopo immagine cambiava lentamente aspetto, fino a prendere la forma di una ragazza.

Il grande lupo poteva quindi trasformarsi in un essere umano? Questo era un dettaglio che mai, in nessun libro era stato descritto, era forse qualcosa che si era perso nei millenni?

Dopo aver osservato quelle immagini per qualche secondo decise di continuare, per fortuna il tragitto era lineare, con qualche crollo qua e là, sarebbe stato facile ritrovare la strada per ritrovare da dove era entrata.

Dopo qualche minuto si ritrovò davanti una grande scala, che portava ad un piano sotterraneo, guardò la torcia, assicurandosi che potesse durare ancora per qualche tempo, per poi incominciare a scendere quelle scale.

Il passaggio si faceva sempre più stretto e il tetto sempre più basso, fiino al punto che Brigitta si ritrovò a camminare piegata in due, in quel momento maledì la sua altezza spropositata, vantaggiosa in battaglia, ma non per tutto il resto.

Alla fine della gradinata si ritrovò di fronte a un portone, sopra vi era un'iscrizione nella lingua antica, fortunatamente essa era argomento di studio per le valchirie, quindi riuscì a tradurla.

“Solo il potere più grande potrà sciogliere le catene e...” Purtroppo il resto era cancellato, quindi impossibile da leggere.

Probabilmente avrebbe fatto meglio a non varcare quella soglia e tornarsene all'entrata per aspettare la notte, però la curiosità vinse, prese un respiro profondo e deglutì, per poi aprire con attenzione il portone.

Era di legno spesso e rinforzato con metallo che ancora, dopo i probabili millenni che aveva quella struttura, non mostravano il minimo segno di ruggine.

Fece qualche passo nella nuova stanza, improvvisamente sentì un fruscio, si mise in guardia e incominciò a guardarsi attorno per trovare la fonte del rumore.

Le bastarono pochi istanti per scorgere una figura rannicchiata nella penombra, cautamente la giovane si avvicinò per identificare che cosa fosse, rimanendo sconcertata alla vista della fonte del fruscio.

Era una ragazza, molto più bassa di lei, con lunghissimi capelli grigi, che arrivavano a farle da coperta naturale, muovendosi a ritmo insieme al petto, ad ogni respiro, la pelle era candida e bianchissima, come se non vedesse i raggi del Sole da molto tempo. I tratti del viso erano delicati, gli occhi chiusi ad indicare lo stato d'incoscienza, il naso piccolo, le guancie leggermente paffute e le labbra leggermente paffute e carnose.

“Brigitta! Non devi pensare alle sue labbra, devi pensare al perchè si trova qui e se sta bene!” Si rimproverò mentalmente la giovane valchiria.

Brigitta si avvicinò alla ragazza dormiente, arrivata vicino a lei le scosse piano la spalla per cercare di svegliarla gentilmente.

Ma mentre la scuoteva Brigitta notò un paio di orecchie da lupo al posto di quelle da essere umano e sia i polsi che le caviglie erano legati, i primi al muro e le seconde al pavimento, tramite spesse catene di metallo.

La valchiria fece un balzo all'indietro presa dal panico, inciampando e cadendo seduta, facendo volare involontariamente la torcia ad un paio di metri di distanza.

Quella minuta ragazzina non era altro che il grande Fenrir... e si stava svegliando.

Brigitta vide le orecchie di quella ragazza muoversi, in contemporanea con esse la coda, che fino a poco prima era nascosta dai lunghi capelli, si mosse, riproducendo il fruscio che Brigitta aveva sentito poco prima.

La giovane valchiria era pietrificata dal terrore, non riusciva a muoversi, stava lì a fissare quella ragazza alzarsi, senza riuscire a fare nulla, a parte pensare a quanto fosse bella quella ragazza e al fatto che fosse nuda.

“Brigitta! Sei di fronte ad un lupo che potenzialmente potrebbe ammazzarti facilmente come se dovesse strappare un filo d'erba e tu, razza di ragazzona troppa cresciuta in preda ad ormonamento dovuto alla piena pubertà, pensi solo a quanto sia bella e alle sue tette, oddio le sue tette! No Brigitta! Puoi essere palesemente lesbica quanto vuoi, ma ora scappa!” Pensò Brigitta, col cervello che stava andando in tilt.

Nel frattempo la ragazza lupo si era alzata ed avvicinata alla valchiria, ancora paralizzata, per poi accucciarsi di fronte a lei.

-Porcaccia la miseriaccia, ma da che lago è scappata sta ninfa?- Disse sorpresa la misteriosa ragazza vedendo Brigitta.

La valchiria si sorprese di queste sorprese, ma sopratutto di essere ancora viva, si sarebbe aspettata che Fenrir le saltasse addosso pronta a divorarla, invece se ne stava ferma lì a guardarla.

-N-ninfa?- Chiese balbettando Brigitta, ancora spaventata.

-Si sai, le ninfe sono note per la loro bellezza e te sei proprio bella!- Rispose con tranquillità la ragazza lupo.

Brigitta continuava a tremare, senza sapere come rispondere, l'altra lo notò, quindi si alzò a raccogliere la torcia che era caduta alla nuova arrivata poco prima e gliela porse.

-Credo che ti sia caduta questa- Disse sorridendo, cercando di tranquillizzare la prima persona che vedeva dopo millenni.

-G-grazie- Rispose semplicemente la valchiria.

-Hai paura?- Chiese la lupa, con espressione rammaricata.

Brigitta non rispose a quella domanda, sentendosi quasi in colpa al pensiero di rispondere affermativamente, si limitò a prendere la torcia che quella strana ragazza le stava porgendo.

-Senti, potresti arretrare un po'? Non scappare però, è da tanto che non ho nessuno con cui parlare, perfavore...-

Brigitta fece come le aveva chiesto l'altra, senza dire nulla, non capiva che volesse fare.

La ragazza lupo seguì la valchiria mentre arretrava, dopo poco Brigitta notò che l'altra non poteva più avanzare, causa le catene tese, che non le permettevano di andare oltre.

-Ora sei più tranquilla? Non ti posso far nulla da qui, ora di va di parlare un po'?-

-Si- Disse Brigitta, finalmente tranquilla.

Quel semplice gesto dell'altra ragazza per cercare di tranquillizzarla era stato abbastanza per la giovane valchiria, in più gli occhi sinceri e velati di malinconica solitudine di quella ragazza rimasta lì per chissà quanto, la convinsero a restare e parlare.

-Ma tu sei il temibile Fenrir?- Chiese presa dalla curiosità Brigitta.

-In carne e pelo, anche se un po' arrugginita- Rispose ridendo Fenrir.

-Non sembri quasi tu- Disse sovrappensiero la giovane guerriera di Asgard.

-Per quale motivo?- Chiese divertita la lupa.

-Beh, vieni sempre descritta come una bestia furiosa, dalla forza incredibile e tutte queste cose qui- Rispose, leggermente imbarazzata, Brigitta.

-Si, una volta ero così, volevo rendere fiero mio padre, facevo tutto quello che mi chiedeva, perchè non avevo altro che lui ed i miei fratelli, così la forza divenne il mio unico obbiettivo e l'ira il mio stile di vita, ma poi, quando sono stata anni ad aspettarlo nella speranza che mi liberasse, non è mai venuto. Ha sempre usato sia me che i miei fratelli per i suoi scopi, ha perfino rovinato la vita di mia sorella per il suo tornaconto, eppure io non posso sottrarmi alla sua volontà, finchè lui esisterà, anche senza queste catene, io non sarò mai del tutto libera. Ho imparato da sola ormai che la gloria che ti dona la forza è effimera, sto cercanso nel buio e nel silenzio di questa stanza, un nuovo motivo per cui vivere, così da potermi almeno dare l'illusione che un giorno, forse, potrò vivere felice anche io-

Brigitta rimase sbigottita, non si aspettava un discorso del genere, non sapeva che cosa dire, non sapeva che fare.

-Scusa, forse non dovevo dirti tutto questo così d'improvviso, non so cosa mi sia preso- Riprese Fenrir con un velo di malinconia nella voce.

-No tranquilla...-

Seguirono un paio di minuti di silenzio, nessuna delle due sapeva che cosa dire.

-Quindi tu vorresti ricominciare in sostanza no?- Chiese la valchiria guardando negli occhi la sua interlocutrice.

-Si, vorrei proprio questo- Rispose Fenrir.

-Allora prima di tutto ti serve un nome nuovo!- Esclamò Brigitta, cercando di sembrare il più sicura possibile.

-Un nome nuovo? E quale?- Chiese incuriosita Fenrir.

-Mmm... Non c'è un nome che ti piace particolarmente?-

-Ecco... Tiziana... Tiziana mi è sempre piaciuto-

-Perfetto, questo sarà il tuo nuovo nome, piacere Tiziana, io sono Brigitta- Disse sorridendo la valchiria, porgendole la mano.

La ragazza lupo esitò un attimo, per poi ricambiare la stretta di mano della sua nuova conoscenza.

-Il piacere è mio Brigitta, Tiziana a tua disposizione!- Esclamò allegra, finalmente, dopo millenni.






Il flaschback venne interrotto bruscamente da un rumore forte ed improvviso, la porta era stata appena staccata dai cardini con un violento calcio e chi vi era di fronte ad essa era: Clarissa.

Ma era strana: I capelli biondi erano ora di un nero pece, gli occhi erano ambrati e con la pupilla talmente sottile da sembrare quella di un rettile, intorno agli occhi aveva la pelle squamata e traslucida, la pelle era diventata grigiognola e sul volto vi era un sorriso soddisfatto, ma pazzo, indossava un'armatura da valchiria, ma completamente nera.

Brigitta abbassò lo sguardo, rimanendo sconvolta quando vide cosa teneva con la mano sinistra: Pan, la teneva per i capelli, mentre il corpo era inerte, era ferita in più punti e si potevano scorgere delle scintille elettriche balenare dalle ferite ogni tanto.

-Papà è tornatooooooooo- Disse quella che ormai non era più Clarissa.

Brigitta vide Tiziana incominciare a tremare senza controllo, solo terrore negli occhi, mentre quella creatura si avvicinava a loro.

-Chi sei? Che cosa hai fatto a Clarissa e Pan?- Chiese furiosa la valchiria.

-Allora mia cara Brigitta, dovresti imparare ad essere più acuta, la tua carissima amante lupacchiotto sta tremando come una foglia e prova ad indovinare qual è l'unico di cui ha paura? Ma il magnifico me, Loki ovviamente! E per quanto riguarda le tue amichette... puoi anche dire addio definitivamente alla bionda isterica e per questa sottospecie di umano artificiale... Boh, forse è ancora riparabile, ma sinceramente non me ne importa tanto, non è nemmeno riuscita ad eseguire il lavoro che il grande me le aveva dato fino alla fine. Cavolo ogni nuovo mondo è sempre più difficile trovare sottoposti efficenti!- Disse, in una specie di monologo eccentrico.

Loki lanciò il corpo inerte dell'androide verso Brigitta e Tiziana.

-Fenrir, ormai dovresti sapere che accade ora, avanti, libera la vera te stessa- Pronunciò con tono maligno.

Brigitta si girò vero Tiziana, la vide tremare vistosamente, tenendosi la testa fra le mani, subito le si avvicinò quasi impanicata, non sapeva cosa stesse accadendo, sapeva solo di avere una brutta, bruttissima sensazione.

-Bri-Brigitta...- Disse a stento la ragazza lupo.

-Eccomi sono qui, ma che ti sta succedendo?!- Chiese in panico Brigitta.

-Mio padre sta risvegliando in me l'ira di un tempo, presto sarò solo ira pura, non riconoscerò nemmeno te! Distruggerò soltanto! Il resto dei ricordi ti dovrebbe tornare nei prossimi giorni, per quei ricordi Brigitta voglio che tu ci dia un futuro...- Tiziana s'interruppe emettendo un gemito di dolore.

-Tiziana!- Esclamò preoccupata Brigitta.

-Ti prego scappa, non voglio farti del male!- Gridò con le lacrime agli occhi.

Brigitta rimase in mobile, cercando di sostenerla.

-Ti prego...- Sussurrò Tiziana, mentre le lacrime le solcavano il viso abbondanti.

A quella preghiera sussurrata Brigitta si morse il labbro, anche se le spezzava il cuore farlo, doveva.

Prese quel che rimaneva di Pan sulle spalle e incominciò a scappare.

Prima di lasciare definitivamente quel luogo si voltò un'ultima volta, in tempo per vedere le labbra di Tiziana pronunciare silenziosamente due ultime parole.

“Ti amo”

Per poi trasformarsi nella più temibile delle bestie.




  AUTRICE BITCH! yay cose depresse! Adoro le cose depresse, cavolo siamo agli sgoccioli, ma ci sono ancora mucho rivelazione da fare, siete pronti?
   
 
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