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Autore: wingedangel    06/03/2017    1 recensioni
Evelyn è una semplice ragazza diciassettenne con una vita già abbastanza complicata. Ha perso la madre, vive con il fratellino Ryan e suo padre, che da quando la moglie è morta ha perso ogni voglia di vivere. Costretta a lavorare nei pomeriggi dopo la scuola per portare qualche soldo in più in casa, non ha bisogno di altri problemi nella sua vita. Ma questo è solo l'inizio...
Ora, ricordate Eva? Quella del serpente per intenderci. Bene, Evelyn la detesta. Ma non sa che quella storia la riguarda molto da vicino. Non sa di essere la reincarnazione di Eva. Non sa che al suo diciottesimo compleanno dovrà compiere una scelta. Non sa che il suo migliore amico è in realtà l'Arcangelo Michele inviato da Dio per proteggerla. Non sa che i demoni sono determinati a tentarla, o in alternativa ucciderla. Non sa che fare la scelta giusta non sarà semplice come sembra. Non sa di avere il destino dell'umanità sulle sue spalle.
Non sa nulla, ma sta per scoprirlo.
Genere: Fantasy, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo Nove

«Ok, quindi sei un angelo…» cominciai, ancora incredula.
Eravamo da poco arrivati a casa di Michele, avevamo salutato i suoi genitori e ci eravamo chiusi in camera sua.
«Si, un arcangelo, per la precisione.» rispose lui, calmo.
A malapena sentii le sue parole, persa nel mio mondo, scioccata da ciò a cui avevo assistito e che solo ora cominciavo ad elaborare.
«Un angelo. Con le ali, le piume e tutto il resto…» continuai, inespressiva, più per cercare di forzare la mia mente, estremamente razionale, a credere a quelle apparenti assurdità, che però si erano rivelate più che reali.
Michele non rispose, si limitò ad aprire le sue ali e a guardarmi con aria interrogativa. Probabilmente non capiva il senso delle mie parole, visto che avevo visto chiaramente le sue ali, e pure quelle di suo fratello.
«Gli angeli. Esistono davvero.» continuai.
A quel punto Michele si rese conto dello stato catatonico in cui mi trovavo, e cominciò a scrollarmi per le spalle, cercando di farmi riprendere.
«Evelyn, Lyn, ehi! Ci sei?»
«E i demoni anche, e Satana. E mi vogliono morta.» continuai.
«Tranquilla, non incontrerai Lucifero, per fortuna.»
«Oddio. Sono pazza.»
«Non sei pazza. Evelyn, guardami.»
Continuai a fissare davanti a me, sotto shock, incapace di riprendere contatto con la realtà. Era tutto un sogno, era l’unica spiegazione. Dovevo solo aspettare di svegliarmi.
«Evelyn… Lyn!» Michele esitò un momento, prima di pronunciare l’unica parola in grado di riportarmi a lui. «Eva!»
Gli lanciai un’occhiata gelida.
«Michele! Piantala! Quante volte ti ho detto di non chiamarmi Eva! Non chiamarmi più come quei mostri!» sbottai, furente.
«Rieccoti.» sorrise lui.
Sospirai. No, non era un sogno, ero perfettamente sveglia, e se volevo capirci qualcosa, se volevo mantenere la mia sanità mentale, Michele avrebbe dovuto spiegarmi molte cose.
«Scusami, non so cosa mi sia preso…» cominciai.
«Non preoccuparti, è una reazione comprensibile. Ora immagino avrai un sacco di domande da farmi, vero? Spara.»
Esitai. Era vero, avevo un sacco di domande, ma non avevo idea di da che parte cominciare.
«Perché?» chiesi. «Perché quei demoni ce l’hanno con me? E perché mi chiamano Eva?»
Michele esitò.
«Non posso dirtelo.»
«Che significa che non puoi dirmelo? Non vuoi, o non lo sai?»
«Non posso…»
«Balle!» lo interruppi io, nervosa.
Mi aveva promesso di darmi delle risposte, e ora faceva il prezioso? Avevo diritto ad avere delle risposte dopo quello che avevo passato, altrimenti ne sarei sul serio uscita pazza.
«Gli angeli non possono mentire, Evelyn. Non potrei farlo nemmeno se volessi. Ma ci sono cose a cui non posso rispondere, mi è proibito interferire in alcun modo con il tuo libero arbitrio.» spiegò lui.
Effettivamente dovevo ammettere che mi aveva avvertito che ci sarebbero state domande a cui non avrebbe potuto rispondere, ma se il motivo era solo il mio libero arbitrio, allora perché non poteva rispondere alla mia domanda? Cosa c’entrava il mio libero arbitrio con il motivo per cui quei demoni mi attaccavano? Non avevo mica scelto io di essere attaccata!
«Ok, immagino di poter capire cosa intendi. Ma cosa c’entra il mio libero arbitrio con la domanda che ti ho fatto? Non mi risulta di aver mai desiderato che dei demoni mi attaccassero.» Dissi, dando voce ai miei pensieri.
«Come posso spiegartelo senza influenzarti?» riflettè Michele. « Tu non lo sai, ma hai una missione da compiere. Il giorno del tuo compleanno dovrai fare una scelta. Non so in che forma ti si presenterà, ma segnerà una svolta nel destino dell’intera umanità. Il mio compito è quello di proteggerti fino a quel giorno, ma non posso in alcun modo influenzarti, quindi so che questo non ti basta, che ti ho fatto sorgere altre mille domande, ma questo è tutto ciò che posso dirti.»
Capivo il suo punto di vista, ma come si aspettava che compissi questa fantomatica ‘missione’ senza avere la minima idea di quale fosse? Stavo per dar voce a questo pensiero, prima di rendermi conto che sicuramente lui non mi avrebbe risposto. Dovevo farmi bastare quelle poche parole che aveva potuto dirmi. Evidentemente avrei dovuto arrivarci da sola.
«Ok, quindi non posso chiederti nulla che mi riguardi direttamente, ho capito. Allora parlami di te, a quanto ho capito quell’angelo era tuo fratello, giusto? Allora perché si è inchinato a te e ti ha chiamato principe? E se voi angeli avete poteri curativi, perché non ti sei curato da solo le ferite? Hai mai visto Dio? E che significa angelo, esattamente? A quanto avevo capito io eravate solo dei messaggeri, invece tu hai preso forma umana, perché? Poi…» chiesi, mentre facevo avanti e indietro all’interno della stanza, dando voce a tutte le domande che mi passavano per la testa.
«Ok ok, calma.» mi fermò Michele. «Ho capito. Ti racconterò tutto, ma andiamo con ordine.»
Si sedette sul letto e mi invitò a prendere posto accanto a lui.
«Io sono l’Arcangelo Michele, sono il comandante di tutte le schiere celesti, il che mi rende il Principe di tutti gli angeli. Sono l’unico angelo in grado di comunicare con Dio. Anzi, diciamo che più che altro è Lui che mi parla, io lo contatto tramite la preghiera, come tutti. Non l’ho mai visto, ma ho percepito la sua presenza, ho sentito la sua voce, e questo è già un enorme privilegio. Sono sceso tra voi per compiere la missione che Lui mi ha affidato il giorno della tua nascita, ovvero starti accanto, proteggerti, e guidarti nel momento del bisogno. Come Arcangelo il mio ruolo è quello di protettore degli uomini, vigilo costantemente e vi proteggo dal male, oltre ad aiutarvi a trovare il coraggio di affrontare le sfide di tutti i giorni. Ogni Arcangelo ha un ruolo e delle capacità peculiari, per questo ho invocato Raffaele per guarirmi, lui è l’Arcangelo dell’amore e della salute, ed è l’unico dotato di poteri curativi. Infine si, Raffaele è mio fratello, così come sono miei fratelli anche Gabriele e…» Michele esitò, improvvisamente triste, prima di pronunciare il nome dell’altro suo fratello. «Lucifero.»
«È vero!» esclamai, entusiasta. Ricordavo la storia di Michele e Lucifero, ed ero contenta di poter dimostrare di non essere completamente un’ignorante in materia. «Tu sei Michele, l’Arcangelo guerriero che ha sconfitto Lucifero salvando l’umanità!»
Michele annuì, abbattuto.
«Infatti, è stato il mio più grande fallimento.»
Sgranai gli occhi. Lucifero era malvagio, sconfiggendolo ci aveva salvati tutti. Come poteva considerarlo un fallimento?
«Come scusa? Hai appena detto che il tuo compito è proteggerci, come puoi considerare la sconfitta di Lucifero un fallimento? Nessuno di noi sarebbe qui se non fosse per te.»
Michele sospirò.
«Lucifero è mio fratello, Evelyn. Ha sbagliato, su questo concordo con te, ma se Ryan facesse qualcosa di sbagliato, se il suo errore fosse veramente grave, smetteresti forse di volergli bene?»
Scossi il capo senza rispondere, ora capivo il suo punto di vista, e mi rendevo conto di quanto doveva essere stato difficile per lui affrontare il proprio fratello.
«Si parla di tantissimo tempo fa, Evelyn. Eravamo ai tempi di Adamo ed Eva, per intenderci. Ancora non avevo il ruolo che ho adesso, Lucifero era il prediletto di nostro Padre, era persino più potente di me, il primo tra gli angeli, nutrivo un enorme rispetto per lui. Poi, quando nostro padre creò gli uomini, mortali, imperfetti e dotati di libero arbitrio, ci chiese di amarli, di inchinarci a loro, di proteggerli. Lucifero non accettò di venir messo al secondo posto da degli esseri che riteneva inferiori a lui, così si ribellò. Bada bene, lui non è sempre stato malvagio, lui amava nostro Padre come tutti noi, ma si è sentito tradito, e la superbia ha dannato il suo cuore. Nostro padre lo cacciò, e con lui tutti quelli che lo seguivano. Quando Lucifero tornò per rivendicare per sé il Regno dei Cieli, mio Padre mi ordinò di fermarlo. Lui aveva ragione, naturalmente, le Sue ragioni erano buone e giuste, Lucifero andava fermato, ma era mio fratello, così ho cercato di convincerlo a chiedere scusa a nostro padre, ad accettare gli uomini, con il tempo probabilmente avrebbe imparato ad amarli. Doveva solo avere fede in Lui… ma non ci fu modo di evitare lo scontro. Il cuore di Lucifero era corrotto dall’odio, ma io non ho mai smesso di amare mio fratello. Per questo ancora oggi il ricordo di quella battaglia mi fa male.»
Lo abbracciai. Aveva fatto quello che andava fatto, ma capivo il dolore che doveva provare. Sarà stato anche un Arcangelo, ma non era per niente perfetto come me lo sarei immaginato. Le sue emozioni, i suoi sentimenti, erano così… umani. Fu questa umanità che avevo notato in lui, che mi spinse a porgli la domanda successiva. 
«E tu? Non hai mai dubitato di ciò che Dio ti chiedeva di fare?»
La mia era una semplice curiosità, non mi aspettavo di certo la sua reazione. Improvvisamente raddrizzò le spalle, il corpo immediatamente in tensione. 
«Evelyn, ora lo sai che non posso mentire. Non pormi quella domanda, ti prego.»
«Perché? Non ti ho chiesto di non rispettare un ordine. Voglio solo sapere la tua opinione.»
«Gli angeli non hanno il dono del libero arbitrio, Evelyn. Dobbiamo avere fede in Lui, in ogni caso. Io ho fede, so che Lui agisce solo per il Bene, e sono felice di potermi rendere utile. Ma non farmi quella domanda, Evelyn. Piuttosto, torniamo a te. Non posso dirti altro sulla tua missione, ma possiamo parlare di quello che è successo quando hai incontrato quei mostri, se vuoi. Non posso dirti perché ce l’hanno con te, ma per il resto dovrei poterti rispondere. Sicura di non aver nulla da chiedere?»
Era chiaro che Michele stava cercando di evitare la domanda, il che mi fece un po’ male, io e Michele non avevamo mai avuto segreti, ora invece mi rendevo conto che in realtà sapevo veramente poco di lui. Capivo che non era colpa mia se me lo stava nascondendo, che era un altro il motivo, ma mi dispiaceva lo stesso che non se la sentisse di aprirsi con me.
«Il fatto che tu sia un angelo e che possa renderti invisibile spiega molte cose. Ma qualche dubbio ce l’ho ancora, è vero. Tanto per cominciare, come facevi a sapere sempre quando ero in pericolo? Voglio dire, ero sola, eppure tu sei sempre arrivato giusto in tempo. Anche ieri, quando in teoria tu eri a casa tua, sei arrivato comunque in tempo. Come hai fatto? Mi stavi seguendo?»
«Si e no. Da quando quel demone ti ha spaventato in macchina ho capito che quei maledetti ti avevano trovata, così quando sapevo che eri da sola di solito cercavo di tenerti sempre d’occhio a distanza di sicurezza. Ieri non mi avevi detto che saresti uscita con Bryan, così pensavo che fossi al sicuro a casa tua, ma per fortuna so volare molto velocemente. Per questo mi hai sentito parlare, dovevo attirare la loro attenzione intanto che ti raggiungevo. E oggi ti ho lasciato la tua privacy con Ashley, ero convinto che mi avresti avvisato, ma capisco perché non l’hai fatto. Mi sono fatto dominare dalle emozioni e ti ho spaventato. Mi dispiace.»
Scossi la testa e gli sorrisi.
«Non è colpa tua. Ora posso capire perché te la sei presa. Ho sbagliato a non crederti, se non altro perché tu hai sempre creduto in me, ma lo sai che sono una persona estremamente razionale, e per me era già troppo accettare l’esistenza dei demoni, credere anche negli angeli… era troppo da digerire in una volta sola. Ho creduto ai demoni solo perché li avevo visti con i miei occhi, e non potevo negarlo, anche se una parte di me crede ancora che tutto questo sia assurdo.» ammisi.
«Non preoccuparti, ti capisco. È solo che quando si tratta di te… non riesco a dominare le mie emozioni.»
A quelle parole il mio cuore perse un battito, illudendosi che quelle parole significassero quello che sperava, ma la mia mente lo mise subito a tacere; aveva detto chiaramente che eravamo solo amici, e ora che sapevo che non poteva mentire ogni mia speranza andò in fumo.
«In effetti, sei molto umano da quel punto di vista.» dissi con un sorriso. «Comunque, tornando a noi, ora che ci penso c’è qualcosa che non mi torna. Quando non mi stavi stalkerando di nascosto, come facevi a sapere che ero in pericolo?»
«Non ti stavo stalkerando! Era solo per proteggerti…»
«Lo capisco, ma resta il fatto che sei uno stalker. Comunque rispondi alla domanda, dai.»
Michele sospirò.
«Non sono uno stalker! Comunque, hai per caso notato qualcosa di strano sulla tua schiena in questi giorni?»
La mia schiena? Non ci avevo fatto caso, ero presa da altro, così mi resi conto che anche quando mi facevo la doccia o mi vestivo non avevo mai guardato la mia schiena allo specchio. In fin dei conti cosa avrebbe dovuto esserci di strano? Approfittai dello specchio appeso alla parete della camera di Michele, sollevai la maglietta e controllai.
«Oddio! Cos’è?» dissi, toccando con la mano il punto interessato.
Poco sotto il centro della mia schiena vi era uno strano disegno in rilievo, come se mi fosse stato marchiato a fuoco sulla pelle. In effetti, più che un disegno sembrava un simbolo composto da diverse linee, croci e punti chiusi all’interno di un cerchio. Per quanto ci provassi, non riuscivo a trovarci un senso. Ma che diavolo era?

«Tranquilla, non è pericoloso. È un sigillo angelico. Ricordi quando il demone ti aveva spaventato in macchina prima della festa di Ash? Avevo capito che i demoni ti avevano trovata e probabilmente avrebbero cercato di aggredirti, così quando ti ho abbracciato ti ho inciso il mio sigillo sulla schiena. Ho praticamente creato un legame tra le nostre anime. In questo modo, se fossi stata in pericolo l’avrei sentito subito.»
Fissai il riflesso del sigillo sullo specchio. Ora si spiegava l’improvviso calore che avevo sentito quando Michele mi aveva abbracciato in macchina quella sera. Capivo il perché del suo gesto, e gli ero grata per tutto quello che aveva fatto per proteggermi ma il sigillo era ben evidente sulla schiena, nonostante io non l’avessi notato prima, e visto che si avvicinava l’estate, la cosa rischiava di diventare un problema.
«Perfetto, ora però non posso andare al mare!»
Michele mi lanciò uno sguardo di rimprovero.
«Almeno sei viva però. Indossa un costume intero, no? So che non è proprio il massimo esteticamente, ma se non lo facevo probabilmente avresti raggiunto tua madre prima del previsto.» commentò lui, piccato.
Annuii. Aveva ragione, mi aveva salvato la vita già diverse volte, quel sigillo sulla mia pelle era solo un piccolo prezzo da pagare. Ma quando Michele nominò mia madre, non riuscii a resistere alla tentazione di porgli quella domanda.
«A proposito, posso farti una domanda stupida?»
«Certo, spara.»
Esitai un attimo prima di parlare, dopotutto Michele non poteva mentire, quindi non se non mi avesse dato la risposta che speravo… non sarebbe stata facile da accettare.
«È vero che c’è vita dopo la morte? Voglio dire… mia mamma…»
«Non è una domanda stupida, tutt’altro.» mi interruppe lui. «E sì, c’è vita dopo la morte. Tua madre è in paradiso. Ho accompagnato io stesso la sua anima quando è morta.»
Sgranai gli occhi, incredula.
«Davvero?»
Lui annuì.
«Da quando io sono sulla Terra con te, è mio fratello Gabriele ad accompagnare i defunti verso il Paradiso. Ma visto che per via della mia missione ero già ‘in zona’, ho deciso di prendermi io l’incarico. Appena tua madre mi vide in forma angelica mi riconobbe subito, nonostante dimostrassi una decina di anni in più rispetto alla forma umana che era abituata a vedere accanto a te. Stranamente non fece storie quando le spiegai che era morta e che avrei dovuto accompagnarla in Paradiso, ma volle sapere perché mi ero camuffato da umano per starti vicino. Le ho spiegato che hai una missione da compiere, e lei, testarda quanto te, ha preteso che le raccontassi tutto. Siamo rimasti per un bel po’ fermi lì, in piedi di fronte al suo corpo senza vita, a tuo padre e al piccolo Ryan, parlando di me e della tua missione. Non dimenticherò mai quello che mi ha detto alla fine del mio racconto: ‘mi dispiace di doverli lasciare, so che li sto condannando ad una sofferenza terribile, ma c’è una cosa su cui non ho nemmeno il minimo dubbio: mia figlia mi renderà orgogliosa di lei ogni giorno della sua vita, non importa quanto saranno ardue le sfide che dovrà affrontare, e quando sarà il momento, sono sicura che saprà fare la scelta giusta.’ Poi l’ho accompagnata in Paradiso, e prima di andarmene mi ha fatto giurare solennemente che avrei protetto la sua famiglia, a qualunque costo. Diceva che hai un compito importante, ed era giusto che potessi pretendere tutta la protezione che il Principe degli angeli poteva garantire a te e ai tuoi famigliari. Era un tipetto tosto tua mamma.» concluse lui con una risatina.
Io lo ascoltavo tra le sue braccia, mentre parlava ero scoppiata in lacrime. Lui mi aveva abbracciata e aveva lasciato che mi sfogassi. Erano passati cinque anni, ma mia madre mi mancava così tanto… Era inevitabile, ogni volta che si parlava di lei perdevo il controllo delle mie emozioni. Il tempo guarisce tutte le ferite, dicevano, ma dubitavo che quel dolore mi avrebbe mai lasciato.
«Scusami. Io…» cercai di dire, allontanandomi dal suo abbraccio quando lui finì di parlare.
Lui mi strinse nuovamente a sé, cingendomi il corpo con le sue possenti ali, oltre che con le sue braccia. Un’ondata di calore mi pervase il corpo, mentre avvertivo una nuova tranquillità farsi spazio in me. Ogni emozione negativa si sciolse come neve al sole, lasciandomi sfogare tra le sue braccia in uno strano stato di serenità, nonostante stessi piangendo.
«Non ti preoccupare, non c’è motivo di vergognarti delle tue lacrime, sfogati pure, ne hai bisogno. Io sono qui per te, non me ne vado.»
Come potevo non amarlo? Era la perfezione fatta angelo! Amavo la sua dolcezza, il suo esserci sempre, il suo sapere ogni volta come farmi star meglio. Ma lui non avrebbe mai ricambiato, e questo non smetteva di fare male.
Improvvisamente il mio cellulare prese a squillare. Era mio padre che mi chiedeva se tornavo per pranzo, confermai e riattaccai.
«Devo andare a casa, mio padre mi aspetta.» dissi, ricomponendomi.
Michele si alzò e spalancò l’enorme portafinestra che dava sul terrazzo. Mi ero sempre chiesta perché avesse una portafinestra così ampia in camera, con tanto di terrazzo, ma stavo finalmente per scoprirlo.
«Ehi, che fai? Perché apri la finestra?»
Michele non rispose, si limitò a spiegare le sue ali in tutta la loro maestosità. Un’idea mi solletico la mente. No, non era possibile che mi volesse riportare a casa in volo!
«Dove vai?» chiesi.
«Dove andiamo, vorrai dire. Ti accompagno a casa.»
Mi si avvicinò e mi prese in braccio senza fatica, poi uscì in terrazza.
«Sei pronta?»
Non aspettò che rispondessi, sbattè le ali e si alzò in volo, portandomi con sé. Istintivamente mi aggrappai al suo collo. Non mettevo in dubbio che fosse abbastanza forte da sorreggermi, ma l’istinto di sopravvivenza aveva agito a nome mio. 
Michele fendeva l’aria con battiti d’ali controllati e precisi, procedendo a velocità sostenuta. Avevo provato a guardarmi intorno, ma l’aria mi sferzava il viso, così mi voltai e mi strinsi a lui per ripararmi. Mi ritrovai a fissare il suo volto a pochi centimetri dal mio. L’espressione era seria e concentrata, lo sguardo fisso davanti a sé. Nulla di eccezionale in fin dei conti, eppure sentii il cuore cominciare a martellarmi nel petto. Stavo volando tra le braccia di Michele, le sue imponenti ali mi schermavano gli occhi dal sole, mentre mi sarebbe bastato sporgermi di qualche centimetro per incontrare quelle labbra che sognavo da fin troppo tempo. Avrei dato qualsiasi cosa per un bacio tra le nuvole insieme al mio Michele… ma che andavo a pensare? Quale ‘mio’ Michele? Eravamo solo amici, l’aveva detto chiaramente, ed ora ero sicura che non stesse mentendo.
Mi riscossi da quel pensiero e mi voltai, sfidando il vento, per osservare la città sotto di me.
«Rallenta, Michele.»
Lui obbedì, poi si voltò verso di me, preoccupato.
«Che succede? Non stai bene?»
Io sorrisi. Altro che star bene, mi sentivo in paradiso!
«Tutto a posto, tranquillo. Voglio solo godermela, non voglio arrivare a casa troppo presto.» confessai.
Lui sorrise compiaciuto.
«Va bene, ma ricorda che ora che sai la verità, posso volare con te ogni volta che vorrai.»
Sorrisi, allettata da quella prospettiva, mentre lasciavo vagare lo sguardo sotto di me, osservando la mia città dall’alto, mentre una soffice brezza mi accarezzava il volto. 

 
 
CANTUCCIO DELL'AUTRICE:
Rieccomi a voi!

Finalmente la nostra Evelyn ha cominciato ad avere delle risposte, peccato che quelle che contano davvero Michele non può dargliele...

Nonostante tutto, ci sono ancora diverse domande nella mente della nostra protagonista, ma visto che già questo capitolo è più lungo del solito, e di fronte ad un capitolo di 5000 parole probabilmente avreste tentato il suicidio... ho preferito rimandare. :D

Abbiamo conosciuto meglio la parte 'angelica' di Michele, ma chissà perchè non ha voluto rispondere ad Evelyn quando gli ha chiesto se avesse mai dubitato di Dio... Si accettano scommesse :D :D

Saprete comunque tutto a tempo debito!

A presto (speriamo),

la vostra Wingy.

   
 
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