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Autore: TheSwordmaster    06/03/2017    4 recensioni
Hikari aprì gli occhi nell'oscurità, percependo una presenza accanto a sé. Attese un istante, poi udì di nuovo il suono flebile e timido della vocina che l'aveva svegliata e finalmente la riconobbe.
Si voltò piano da sotto le coperte e nella penombra scorse, in piedi accanto al letto matrimoniale, l'inconfondibile sagoma minuta e un po' spettinata della sua bambina, Midori.
"Midori... che succede piccola?" Si mise a sedere, sistemandosi meglio contro il cuscino, attendendo una risposta che forse aveva già intuito.
Genere: Fluff, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Avatar/Kamui (F)
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“MOTHER TO DAUGHTER”

 
 
Hikari aprì gli occhi nell'oscurità, percependo una presenza accanto a sé. Attese un istante, poi udì di nuovo il suono flebile e timido della vocina che l'aveva svegliata e finalmente la riconobbe.
Si voltò piano da sotto le coperte e nella penombra scorse, in piedi accanto al letto matrimoniale, l'inconfondibile sagoma minuta e un po' spettinata della sua bambina, Midori.
"Midori... che succede piccola?" Si mise a sedere, sistemandosi meglio contro il cuscino, attendendo una risposta che forse aveva già intuito. La bimba, di appena sei anni, volse gli occhi timidamente a terra, stringendosi le mani in un misto di esitazione e timore di aver potuto disturbare la propria mamma. Poi parlò, con voce ancora assonnata e incerta, strofinandosi un occhietto.
"Mamma, scusa è che... io *sniff... ho... ho fatto un brutto sogno...*sniff".
"Midori..."
Hikari la guardò con la comprensione e la dolcezza di cui solo una madre è capace: aveva intuito alla perfezione.
Senza dir nulla sollevò la coperta in un invito implicito ma chiaro. La bambina colse al volo. Senza farsi pregare, lasciandosi indietro ogni residuo d’esitazione, si arrampicò frettolosamente sul quel lettone grande e sicuro come un’isola in mezzo al mare in tempesta e come un gattino si accoccolò contro il petto di Hikari.
La donna riabbassò la coperta e abbracciando stretta a sé la figlia iniziò ad accarezzarle piano i capelli, color fuoco proprio come i suoi. Suo marito Kaze, che dormiva poco accanto, sembrava non essersi accorto di nulla.
"La mia piccola speziale..." sorrise nel buio "non devi scusarti di nulla, la mamma è sempre felice di aiutarti quando hai bisogno, quindi non devi farti questi problemi, capito?"
Midori non disse niente e semplicemente annuì, senza sollevare neanche il capo. Un po’ la sua soggezione era da capire, d’altronde erano più spesse le volte in cui in situazioni del genere la bimba correva dal papà, verso cui era particolarmente attaccata, così come Kana, più piccolo di un anno, sembrava più incline a volere la madre per ogni cosa. In un certo senso, Hikari si sentiva particolarmente lusingata e felice che Midori fosse venuta a cercare lei quella volta.
"Bene..." sussurrò, e dopo una breve pausa di carezze riprese sottovoce:
"Allora... te la senti di raccontarmi il tuo brutto sogno?"
Midori si strinse un po' di più a lei e tirò su col naso, indecisa. Hikari attese paziente continuando ad sfiorarla, mentre una rapida serie di immagini dalla sua infanzia in Nohr tornavano ad emergere in superficie, rievocate da quel momento. 
Diverse volte da piccola le era capitato, in quelle tetre e silenziose notti trascorse nella fortezza a Windmire, di avere degli incubi che la svegliavano piangendo, persa e sola in una stanza sempre troppo grande e vuota per lei. Tutte quelle volte avrebbe voluto correre a cercare consolazione fra le braccia di un genitore amorevole, ma quel bisogno era sempre rimasto inudito. Fortunatamente, quando riusciva a sgattaiolare fuori nei corridoi senza essere vista, un simile conforto lo aveva sempre potuto trovare in Camilla, pronta ad accoglierla e a riempirla di coccole in ogni momento.
E ora era lei a trovarsi nel ruolo di Camilla, mentre Midori era la piccola Hikari. Quanto meno non si sarebbe dovuta preoccupare di correre di fretta nelle sue stanze prima dell’alba per evitare di essere scoperta e di ricevere una punizione per la sua piccola “fuga”. No, Midori poteva stare fra le sue braccia tutto il tempo che voleva.
Anche perché era stato già tanto, troppo, il tempo che avevano perduto dal giorno in cui l’aveva data alla luce nei Regni Eterei.
“Su, su… è proprio così spaventoso? Così spaventoso che neanche la tua mamma può sentirlo?” Sentendola esitare, cercò di persuaderla con dolcezza. Midori sembrò farsi finalmente un po’ più di coraggio e ancora stringendo fra le manine la vestaglia di Hikari, piano piano sollevò la testa per poter parlare:
“Ecco era… ho sognato che…” fece una pausa, strofinandosi il naso lievemente imbarazzata “…ho sognato che un enorme drago cattivo ti… aveva m-mangiata… e, e stava anche per mangiare me! Io *sniff* ho avuto tanta paura…” Riabbassò la testa con pena, stringendosi di nuovo a Hikari con un singhiozzo. A cotanta tenerezza la donna sorrise di cuore, e le accarezzò un po’ più intensamente i capelli in disordine.
“Ma come… un drago addirittura così grande e forte da poter battere la tua mamma e mangiarla in un sol boccone?”
Midori annuì energicamente, ancora evidentemente scossa dal pensiero
“Sfido io a trovare un drago che possa superarmi! E poi se si azzarda a toccare la mia piccina… sarò io a divorare lui!”
Le diede un bacino sulla testa e le sollevò il viso, posandole l’indice sulla punta del nasino “Non permetterò mai a nessuno… nessuno di toccare la mia bellissima carotina”. Quelle parole parvero finalmente fare effetto su Midori che, rincuorata, finalmente la guardò negli occhi, accennando un sorriso al sentirsi chiamare con quell’appellativo affettuoso e unico che sua madre riservava solo per lei, simbolo di quel legame intimo e speciale che le univa più profondamente di chiunque altro e che condividevano sin dal giorno in cui Hikari per la prima volta percepì lieve ma chiaro l’impulso di vita manifestarlesi in grembo.
“Ecco... ora riconosco il sorriso della mia bimba.” Le diede un altro bacino “sei molto più carina così che con i lacrimoni, sai?”
“Dici… dici davvero?”
“Ma certo! E sei figlia mia dopo tutto…” le fece un occhiolino “…e di tuo padre anche.”
Midori sorrise timidamente; ora sembrava visibilmente più serena “Però… però io penso che tu sia molto più bellissima mamma!”
Hikari ridacchiò e le arruffò un po’ i capelli “Wow… addirittura “più bellissima”? Così mi lusinghi, carotina…”
Midori annuì energicamente “Ma… è vero!”
“Eh eh… allora se me lo garantisci tu mi fido! Detto da te vale più che da chiunque altro.”
“Vale anche più di quando te lo dice papà?” Chiese innocentemente.
“Beh ecco…” Hikari per un attimo si sentì in difficoltà di fronte a quella domanda “…diciamo che è un po’ diverso…”
Midori ridacchiò nascosta contro la vestaglia della madre. La donna la incalzò con un finto tono scandalizzato:
“Beh che fai ora, ridi pure sotto i baffi? Ma tu guarda…” le solleticò appena il collo, Mentre la bambina si dimenava ancora più eccitata.
“Shhh! Piano che svegli tuo padre…!”
“Hai iniziato tu col solletico!” sibilò lei concitata. Hikari si rassegnò e con un sospiro la riabbracciò stretta. Per un attimo su di loro calò di nuovo il silenzio, poi la principessa hoshidese tornò a parlare.
“…Almeno ora ti è passato il brutto sogno, grazie alla tua mamma.” E in conferma la principessina annuì energicamente:
“Sì, mi sono divertita.”
“Eh eh… per fortuna.”
“Però…”
Una vena d’incertezza trasparì dalla vocina di Midori. Hikari la guardò di nuovo, apprensiva “…sì, carotina?”
La bambina rimase pensierosa per un po’, come a voler trovare le parole giuste, poi si espresse:
“Sai mamma io… vorrei poter essere più grande e forte, proprio come te e papà… così potrei fare di più per voi.”
Hikari rimase stupita da quelle parole così improvvise e mature “Che intendi Midori? Tu sei già una bimba molto coraggiosa e forte per la tua età… io e tuo padre non potremmo essere più orgogliosi di te.”
Ma la piccola non sembrava convinta “E invece no perché… nel sogno non avevo potuto fare niente per salvarti e… e dopo sono anche corsa qui da te piangendo…” le tornarono gli occhi lucidi “io… io vorrei poter seguire te e papà nel vostro mondo per aiutarvi e proteggervi!”
Lo affermò con così tanta decisione e pena che Hikari rimase spiazzata nell’immediato. Di colpo le sembrava già così cresciuta… quanto tempo era trascorso dall’ultima volta in cui lei e Kaze erano tornati dai loro figli? Troppo, era sempre troppo crudele e veloce il tempo che scorreva in quei Regni Eterei, inesorabile mentre ogni volta lei e suo marito erano impegnati a combattere in quella maledetta guerra altrove. No, non importava quanto frequentemente si sforzassero di visitare i loro bambini, ogni volta li ritrovavano sempre un po’ più cresciuti di quanto temevano di aspettarsi. Questo pensiero per un attimo le gelò il cuore, poi dopo aver ripreso lucidità ragionò meglio su quelle parole e si affrettò a rassicurare la principessina, dolcemente quanto con altrettanta decisione:
“Midori… non devi assolutamente porti questi problemi! Sei una bambina intelligente e già molto matura e noi ci affidiamo a te più di quanto pensi.”
La guardò sconfortata “Ma… non faccio nulla di speciale… sono solo un peso, qui.”
“E invece ti sbagli! Non devi neanche pensarla una cosa simile… Quando siamo via ti prendi cura di Kana perfettamente come una brava sorella maggiore e per di più, di tua iniziativa, ti stai interessando già adesso allo studio delle erbe medicinali, che in battaglia sono importanti quanto un arco o una spada.” Hikari le prese il viso fra le mani “Tu e tuo fratello state già sopportando più di quanto non dovreste, in questo mondo… siamo io e tuo padre quelli che vorrebbero e dovrebbero poter fare di più per voi, accompagnarvi in ogni momento della vostra crescita, esservi accanto ogni volta in cui avete bisogno… anche quando avete gli incubi, anzi, soprattutto in quei momenti…” Con lo sguardo perso nel buio accarezzò una ciocca di capelli della bambina, mentre, senza sentirsene troppo sorpresa, percepiva i propri occhi inumidirsi.
“Siamo io e tuo padre a doverci scusare con voi per avervi dovuto lasciare soli qui così tanto e per così tante volte… anche se purtroppo non abbiamo avuto altra scelta per tenervi al sicuro. Sappi in ogni caso che non devi assolutamente sentirti in difetto se corri da noi per cercare aiuto, perché il nostro compito è proprio questo: consolare e coccolare la nostra bimba ogni volta che lei chiama.
Preferirei essere svegliata da te tutte le notti per colpa di un brutto sogno che passarne anche solo una sapendoti lontana e sola qui. Io ne sarei più che felice, carotina.”  
Midori fissò la madre con i grandi occhi violetti pieni di sorpresa “M-mamma… io-“
Hikari la abbracciò stretta, sforzandosi di trattenere le lacrime. Non poteva certo permettersi di mostrarsi così a sua figlia, non dopo averla appena consolata. Almeno la penombra quella volta le tornava utile…
“Mamma… non essere triste…”
Ma Midori era una bimba con un’empatia innata da non sottovalutare; non per nulla infatti dimostrava già un grande talento per le arti mediche. Hikari dovette sforzarsi doppiamente di emulare la sua solita voce allegra “Ma no piccola… io non sono triste. Sto bene, tranquilla!” E per rendere quell’affermazione più convincente, le spettinò i capelli.
La bambina attese un po’, analizzando la situazione, poi parlò di nuovo:
“Mamma… io penso che tu e papà siate i genitori migliori del mondo; so che fate tantissimo per me e Kana, quindi… non dovete scusarvi! E se per caso tu dovessi sentirti triste qualche altra volta, mentre sei via, ricorda che noi, anche se siamo qui lontani, vi vogliamo sempre un bene grande così!”
E per dimostrarle quanto fosse “così”, sollevò la testa e le diede un bacino su una guancia. Hikari per l’ennesima volta quella notte rimase colpita da quelle parole così infantili eppure così toccanti, nella loro purezza. Rise appena, commossa, mentre la malinconia, così come era arrivata, si volatilizzava altrettanto velocemente via dal suo cuore.
“Mh… mamma? Perché ridi adesso?” La principessina la scrutò perplessa attraverso il buio.
“Ma tu guarda… ora sono io che mi faccio consolare da mia figlia!” Scosse la testa divertita ”Visto che avevo ragione? Hai una forza davvero unica, Midori, non sottovalutarla mai.”
La bambina si lisciò una ciocca di capelli, imbarazzata e un po’ lusingata “Se lo dici tu mamma… allora mi fido.  Perché ‘Detto da te vale più che da chiunque altro.’
Hikari la riabbracciò stretta, con un sorriso d’intesa “Ne sono davvero onorata allora, carotina…”. E riprese da capo ad accarezzarla. Il silenzio calò di nuovo per qualche minuto, mentre il sonno tornava, lento, furtivo e pacato.
“Mamma…”
“Sì?”
“…Ti voglio bene davvero…”
Hikari chiuse gli occhi, mentre la carezza diventava sempre più lenta, in sincronia con i loro respiri.
“…Anche io, piccina. E sono davvero davvero orgogliosa di te.”
E quell’ultima frase, che non necessitava risposta, rimase così sospesa nella notte, mentre Midori si riaddormentava serena e sorridente fra le braccia di sua madre.
Hikari sospirò tranquilla, godendosi quel momento così speciale che piano piano le stava facendo riaffiorare alcuni ricordi dei primi giorni di vita di Midori, ancora in lei perfettamente chiari e distinti. Si ricordava di quando nel tepore della sera, dopo averla allattata, si metteva a cullarla dolcemente per farla addormentare, stringendola al seno, piccola come un gattino. Sì, quel momento non era così diverso, le sembrava quasi di essere tornata indietro nel tempo…
“Non saprei dire chi tra voi due sia più tenera.”
Quel commento improvviso scosse dalla trance la ragazza, che non riuscì a trattenere un’esclamazione di sorpresa:
“K-KAZE!” si morse poi la lingua, ricordandosi che la figlia si era appena riaddormentata, poi, voltando la testa di lato, riprese con un tono più moderato:
“Che cos… da quanto tempo eri sveglio?”
Il marito le si accostò silenzioso, in modo da poterle sussurrare direttamente all’orecchio
“Be’… più o meno dal punto in cui stavi venendo mangiata da un enorme drago cattivo…”
Hikari alzò gli occhi al soffitto, con la netta impressione che in realtà il ninja avesse iniziato ad ascoltare da ancor prima di quella parte. Si meravigliava di sé stessa, infondo; ormai lo conosceva fin troppo bene… si sarebbe dovuta aspettare che una persona così attenta come il suo amato si sarebbe svegliata al minimo fruscio.
“Non lo sai che è maleducato origliare i dialoghi privati altrui?” Scandì con finto tono di stizza.
“Chiedo umilmente perdono mia signora, ma primo, avete fatto un tale trambusto da svegliare anche i muri del Regno Etereo adiacente a questo; secondo, non mi sembrava il caso di interrompervi alzandomi e uscendo dalla stanza come se nulla fosse; terzo… era comunque troppo interessante per smettere di ascoltare.” La abbracciò alle spalle, posandole un veloce bacio sulla guancia. Hikari si dovette sforzare di mantenere un atteggiamento imbronciato.
“Pff… mi stai dicendo che un ninja esperto come te non sarebbe riuscito ad uscire inosservato da una stanza buia?”
“Preferirei, almeno quando soggiorniamo qui, di non dover ricorrere all’utilizzo delle mie tecniche.”
“Tuuuutte scuse…”
La abbracciò un po’ più stretta; lo divertiva sempre stuzzicare sua moglie. Con un sorriso malizioso tornò a sussurrarle all’orecchio:
“…Però sono ancora curioso di sapere in che senso “è un po’ diverso” quando io ti dico che sei bellissima…”
Hikari arrossì con un brivido, sbuffando esasperata, poi non riuscì più a trattenersi e rise sottovoce “Suvvia amore, non potevo certo esprimermi davanti a Midori… e poi penso che tu lo sappia già perfettamente!”
Kaze sorrise nuovamente; sì, non aveva bisogno di alcuna risposta verbale a quella domanda.
Restarono abbracciati ancora, senza aggiungere altro, mentre la piccola dormiva serena e distante, in un mondo tutto suo.
Hikari sospirò, mentre la malinconia tornava ad avvolgerla “Kaze… quanto vorrei poter rimanere qui per sempre…”
“Lo so cara, lo so.”
“Se solo non ci fosse la guerra…”
“Hai già detto a Midori tutto quello che avrei voluto confessarle anche io. Ogni giorno, in ogni momento, condivido le tue stesse angosce, Hikari. Ma questo non mi ferma e non mi fa smettere di pensare che prima o poi, un giorno non tanto lontano, tutto questo non sarà più necessario e che potremo finalmente goderci la nostra famiglia, nel nostro mondo.”
“Hai detto bene caro… un giorno “non tanto lontano”. Ma quel giorno i nostri figli saranno già diventati grandi… e noi avremo vissuto solo una minima parte della loro infanzia vicini a loro.”
Ora fu lui a sospirare “Non nego che il pensiero spaventi anche me… ma sono fiducioso che arrivati a quel momento avremo la piena possibilità di recuperare i momenti andati perduti costruendocene tanti altri insieme. Sono sicuro che anche Midori e Kana pensino lo stesso e che non vedano l’ora”.
“Già... speriamo…”
La sua mano accarezzò dolcemente i capelli rossi di Hikari, scorrendo poi fino a quelli di Midori, dello stesso colore.
“I nostri legami sono segnati da qualcosa di più profondo e forte del tempo e della distanza; per questo motivo puoi stare certa, amore, che rimarranno sempre saldi.”
Hikari sorrise: Aveva ragione e quella sera in effetti ne aveva avuto una buona conferma. Intrecciò la sua mano a quella del marito, avvolgendo in un duplice abbraccio la bambina. Rimaneva sempre strano, eppure emozionante, pensare che i loro figli fossero il frutto della loro unione, creature viventi nuove e uniche, nate dalla perfetta combinazione di una piccola parte di entrambi, di lei e di Kaze.
Sì, i loro legami erano incisi nel sangue che scorreva nelle loro vene e non si sarebbero mai potuti sbiadire.
Dopo aver riflettuto per un momento su questa linea di pensiero, annuì, e così rispose al marito, con rinnuovata sicurezza:
“Kaze… Per quanto la nostra strada si prospetti ardua, sappi sempre che non mi pentirò mai di averla scelta e andrò sempre avanti, contro ogni avversità, mano nella mano con il miglior compagno che avrei mai potuto sperare di desiderare e con i nostri adorati figli.”
“Ne sono più che certo, amore.”
Così dicendo le posò un altro bacio sul viso. Hikari chiuse piano gli occhi, sospirando di gratitudine mentre la notte tornava a calare su di loro, dolce e protettiva, avvolgendo il loro grande abbraccio nel proprio velo soffice e silenzioso.
 
 
-Angolo Autrice-
Ebbene, devo dire che sono davvero sorpresa di me stessa; dopo quasi 3 anni senza scrivere nulla, per qualche misterioso motivo, proprio in questo periodo mi è ritornata l’ispirazione per scrivere (Vi ero mancata eh?).
Quasi mi ero convinta di aver disimparato… spero solo che non si noti troppa “ruggine”, qua e là. Oltretutto non avrei mai creduto di riprendere con una one-shot di questo tipo… ah be’, sarà il periodo :3.
In ogni caso, spero abbiate gradito questo piccolo “sprazzo di tenerezza”; personalmente ADORO la FeCorrin x Kaze (anche perché Birthright la rende super-OTP), soprattutto perché ADORO Midori: quanto può essere tenerina? Awww cwc, ma tranquillo Kana, sei dolcissimo anche tu :3.
Detto questo, mi ritiro nuovamente nel mio mini-universo fangirl, lost in thoughts, all alone…
Nyotte, Nyotte!--
-TS

 
  
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