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Autore: marea_lunare    06/03/2017    1 recensioni
E se qualcun altro prima di Rosie avesse risvegliato l'animo paterno di John? Qualcuno che farà breccia nel cuore tenero del dottore e in quello di ghiaccio di Sherlock.
-Ti voglio bene, papà-
-Anche io, piccola mia-
Genere: Angst, Fluff, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Nuovo personaggio, Quasi tutti, Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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“Ho paura..” disse, la voce ridotta ad un sussurro, sentendo una lacrima scorrerle lungo la guancia destra.
“Andrà tutto bene, ti aiuteremo a guarire. Tu non morirai così” affermò John con la voce rotta e le labbra tremanti.
Allora lei lo guardò negli occhi, accennando un piccolo sorriso che le illuminò il volto pallido e spaventato. Aveva la mano intrecciata con quella di John e glie la strinse ancora più forte.
“Sì, andrà tutto bene..” disse tra sé. “Poi torneremo a casa tutti insieme da Rosie.. Ci metteremo a bere il té sul divano, a vedere i programmi spazzatura in TV.. Poi io andrò a letto e vi lascerò soli a farvi le coccole, portando.. p-portanto Rosie in camera con me..” boccheggiava, aveva perso troppo sangue.
 
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(1) Rachel

John l’aveva incontrata anni prima.
Era una tipica ed uggiosa giornata londinese, la pioggia era fitta e Watson dovette uscire con l’ombrello.
Doveva semplicemente andare a fare la spesa, cosa che Sherlock non faceva mai. E proprio quel giorno imparò che anche dall’azione più semplice può saltare fuori qualcosa (o qualcuno) di veramente buono.
 
“Sherlock io esco! Ti serve qualcosa in particolare?” chiese John sull’arco della porta.
“Potresti comprarmi del ghiaccio? Le mie lingue umane stanno andando in putrefazione!” gridò di rimando Sherlock dalla cucina.
Con un’espressione di disgusto, John scese le scale sospirando. Odiava la pioggia. E avere resti umani nel frigorifero.
 
Aprì il portone del 221B di Baker Street e poi aprì l’ombrello, chiudendosi alle spalle la porta.
Si girò verso sinistra e.. SBAM.
Qualcosa gli era venuto addosso e l’aveva fatto cadere a terra nel bel mezzo di una pozzanghera, inzuppandogli i pantaloni e in parte il maglione.
“Oddio.. Mi scusi, non l’avevo proprio vista, stavo guardando da tutta un’altra parte.. Sta bene?” chiese una voce limpida che fece subito sciogliere il cuore di John.
 
Quando alzò gli occhi, vide una mano lunga e affusolata che si tendeva verso di lui per aiutarlo ad alzarsi.
Seguendo la scia del braccio coperto da un cappotto rosso, arrivò alle labbra carnose, un naso aquilino e due occhi verdi che lo guardavano preoccupati.
C’era qualcosa di strano in quegli occhi. Sembravano gonfi, con qualche accenno di rosso e, soprattutto, stanchi. Delle profonde occhiaie le incorniciavano il viso.
Dopo pochi secondi si staccò dal viso della ragazza e le prese la mano. Aveva una stretta forte: doveva essere molto giovane.
 
“Stia tranquilla, sto bene” sorrise, guardandosi i vestiti zuppi.
Anche lei aveva i vestiti bagnati.
Con le portava uno zaino che sembrava pesare molto, come se portasse sempre con sé tutti i suoi averi.
John la guardò preoccupato: “Lei sta bene? Mi sembra sconvolta..”
Gli occhi di lei si riempirono di lacrime e sorrise: “No no, sto bene.” aggiunse, con voce tremante “E comunque può darmi del tu”.
“Va bene. Come ti chiami?” chiese, continuando a guardarla dalla testa ai piedi, cercando di avere delle deduzioni alla Sherlock Holmes (con scarso successo).
“Mi.. mi chiamo Rachel” disse.
“Ok, Rachel.. Mi sembra di aver già sentito questo nome” rispose John con aria pensierosa. “Ma guardati, sei zuppa come un pulcino. Vieni, ti offro una tazza di tè, così puoi riscaldarti. Stai tremando come una foglia” aggiunse intenerito. Quella ragazza doveva avere non più di 16 anni.
“La ringrazio..” disse Rachel con uno sguardo devoto e un sorriso sincero, che sembrò spazzarle via dalle spalle ogni peso.
 
Le aprì la porta e la lasciò passare per prima, poi si ricordò di Sherlock.
“Oh, aspetta!” esclamò all’improvviso. Rachel si girò verso di lui.
“Ecco.. Io ho un coinquilino, Sherlock Holmes”. Rachel sembrò sul punto di svenire.
“Come.. ha detto scusi? Il suo coinquilino è Sherlock Holmes? Ma allora lei è John Watson! O mio Dio, avevo lo sguardo appannato, non l’avevo nemmeno riconosciuta!” disse la ragazza sorridendogli entusiasta “Ho letto il suo blog ogni volta che ho potuto. È così affascinante leggere dei suoi casi” aggiunse con aria trasognata.
 
Il petto di John si gonfiò tacitamente di orgoglio. Era bello avere dei fan che non si concentrassero solo su Sherlock.
Salirono la rampa di scale e John aprì la porta.
“John? Sei già di ritorno? E il mio ghiaccio?” gridò con aria di protesta. Quando sentì un mugolio emozionato provenire dalla cucina e, vedendo la ragazza, restò sbigottito (ma non lo diede a vedere).
 
ANALISI: giovanissima, occhi verdi e gonfi. Accenno di rossore, ha recentemente pianto. Ha uno zaino    grande e compatto. Forse una turista? Una fuggitiva? Dal foulard sopra il collo si vede un livido viola, qualcuno forse l’ha picchiata.
 
“Sherlock non ti azzardare” disse John non appena Sherlock aveva provato a dire qualcosa.
Il detective capì al volo e sbuffando si ritirò in cucina per tornare ai suoi esperimenti.
“Tu accomodati, io mi vado a cambiare e poi ti preparo il tè” disse dolcemente John appendendo l’ombrello.
“Grazie, signor Watson” rispose candidamente Rachel. Si guardò intorno. Era così strano essere lì senza avere un caso da dare a Sherlock Holmes. L’appartamento era piccolo, ma in qualche modo accogliente. Quel tocco di antico che aveva serviva solamente a renderlo ancora più misterioso e, allora stesso tempo, rilassante.
 
Si avvicinò alla finestra e guardò fuori, osservando le persone che correvano sotto la pioggia. Ognuno aveva il suo posto nel mondo, il suo ora. Lei non più. Lei era solamente Rachel, un’ombra tra i miliardi di volti che popolavano la terra.
 
“Bene, eccomi!” annunciò allegramente John “Tè con o senza zucchero?”
“Senza zucchero” rispose Sherlock, beccandosi un’occhiataccia da John.
Rachel rise e li guardò inteneriti : “Anche per me senza zucchero, grazie dottor Watson”
“Puoi darmi del tu, stai tranquilla” rispose lui.
“Va bene, grazie John” sorrise emozionata, prendendo la tazza dalle mani di John. Non appena sentì quel calore , le spalle si sciolsero e la mente si svuotò per un breve momento. Sherlock le lanciava brevi occhiate, continuando a dedurre tutto di lei. Ebbe un guizzo di tristezza conoscendo la storia di quella ragazza, ma lo ricacciò subito indietro.
Lui non sapeva nulla di sentimenti umani.
 
Si era fatta sera, era quasi ora di cena.
“Bene, meglio che io vada. Si sta facendo tardi” disse Rachel tristemente.
“Oh che peccato.. Devi già tornare a casa?” chiese John dispiaciuto.
La ragazza fissò per un momento il vuoto. “Sì.. sì, devo”
“Hai ragione, i tuoi genitori saranno sicuramente preoccupati” rispose John senza pensare.
Rachel sembrò non essere più capace di respirare “Si, hai ragione. Si staranno preoccupando”
“Rachel, stai bene? Sei sbiancata improvvisamente”
“Sto bene, tranquillo. Sarà solo un calo di zuccheri”
“Bugia” affermò Sherlock, lasciando interdetti gli altri due.
 
“Come scusi?” chiese Rachel guardandolo.
“Non puoi andare a casa, perché tu non ce l’hai” spiegò il detective.
“Sherlock, smettila di dire idiozie” sbottò John.
Rachel gli appoggiò una mano sulla spalla. “Lascialo parlare”.
Sherlock stava ancora macchinando con alambicchi e boccette quando iniziò a parlare a ruota libera.
 
“Tu non puoi andare a casa perché non ne hai una” ripeté “Il tuo zaino è troppo grande perché tu sia una turista. Hai i capelli sporchi, non li lavi da almeno una settimana. Quel cappotto è malandato, il che significa che è stato indossato per molto tempo. Ha una macchia di fango incrostata sul braccio ed è molto sporco, perciò probabilmente ti fa anche da coperta. Anche il tuo foulard è malandato e ricordo di averlo visto in una bancarella di Portobello Road, perciò probabilmente lo hai comprato lì. Quando hai incontrato John stavi correndo e siete andati a sbattere, lui è caduto in una pozzanghera e questo spiegherebbe perché i suoi vestiti erano bagnati. Tieni il foulard solamente per nascondere i lividi che hai sul collo, ma uno te ne è sfuggito”.
 
Rachel si toccò istintivamente il collo, nascondendo quel segno che l’aveva tradita.
 
“Quando abbiamo nominato i tuoi genitori hai esitato, il che significa che significa che non hai un buon rapporto con loro oppure non li hai più. Il tuo labbro inferiore ha una piccola linea chiara sul lato destro, perciò deve essere appena guarito da una ferita inferta da un pungo”.
“Emani un leggero odore di alcol e, a giudicare dal colore dei lividi, tuo padre è, o era, un ubriacone che ti picchiava. Essendo ormai maggiorenne non eri più sotto la sua giurisdizione, così te ne sei andata.
Se tua madre fosse stata un’ulteriore vittima di tuo padre, non te ne saresti mai andata di casa. Perciò le conclusioni sono due: o è morta oppure osservava le scene di violenza senza muovere un dito. Ma conoscendo tutte le caratteristiche sull’istinto materno, sicuramente avrebbe fatto qualcosa.
 
CONCLUSIONE: tuo padre ti picchiava, sei orfana di madre e sei fuggita di casa, dormendo per strada”.
 
“Rachel..” sussurrò John.
Non ebbe bisogno di conferma. La ragazza guardava Sherlock negli occhi, mentre lacrime calde le colavano lungo il viso sconvolto. Né Sherlock né Watson ebbero il coraggio di muovere un muscolo.
“Sì. È tutto vero. È tutto dannatamente vero”
“Oh buon Dio..” sospirò John “Vuoi rimanere a dormire qui per stanotte?”
Lei iniziò a singhiozzare: “Sì, vi prego” disse con il volto tra le mani “Non dormo da giorni. Ogni notte rimango sveglia per paura che qualcuno possa aggredirmi. Di giorno riesco a dormire un po', ma ho sempre paura che mio padre venga a cercare. Non voglio andare in una casa famiglia, perché so che mio padre setaccerà mezza Londra pur di ritrovarmi, perché ha bisogno di qualcuno che faccia le faccende di casa. Ho paura” continuò piangendo.
 
John le si fece più vicino e lei gli buttò le braccia al collo, disperata.
“Shh, tranquilla. Sei al sicuro ora” disse John con fare paterno.
Vedendo quella scena, Sherlock gli regalò un mezzo sorriso.
John aveva un cuore veramente buono.
Quando si fu calmata, continuò ad abbracciare John, sussurrandogli un “Grazie”.
Lui le accarezzò dolcemente i capelli, mentre lei lo stringeva facendo dei respiri profondi, rincuorata da quell’affetto.

 
 
 
Angolo dell’autrice: Buonasera a tutti! Questa sera vi propongo il primo capitolo di una nuova fanfiction. In totale sono 14 capitoli e ne pubblicherò uno ogni lunedì, perciò ne avremo per un bel po' di tempo :’3 . E’ una storia un po' diversa, ma che mi ha entusiasmata fin da quando ho iniziato a scriverla. Come sempre vi ringrazio per essere giunti fino a qui e avermi dedicato qualche minuto del vostro tempo, sperando che vi abbia entusiasmato e che seguirete con piacere la storia completa. Critiche sempre ben accette!
A presto <3
   
 
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