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Autore: GirlFromTheNorthCountry    07/03/2017    2 recensioni
Le donne sono le migliori psicanaliste fino a quando non si innamorano.
“Io ti salveró” di Alfred Hitchcock
“Pronto, Alison Stone.”
“Sono Axl Rose, vorrei un appuntamento”. Disse una voce al telefono convinta che quella breve presentazione spiegasse tutto.
“Come prego?”
“Axl, l'amico di Izzy”
“Scusi, ma proprio non capisco cosa stia dicendo”
“Oh cristo! Ieri è venuto Izzy da lei per parlare di un suo amico, ecco quell'amico sono io”
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Axl Rose, Duff McKagan, Izzy Stradlin, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il sole bruciava forte da dietro la finestra del suo studio, era appoggiata lì da parecchio tempo ad osservare lo scorrere lento del traffico. Il calore sul proprio corpo era quello di cui aveva bisogno. Sorseggiava il caffè mentre aspettava l'arrivo di un nuovo paziente, di una nuova avventura. Qualcun'altro che si era preso la briga di voler cambiare, di dedicare un po' del suo tempo, dei suoi soldi e delle sue energie per trovare risposta a qualche domanda. O semplicemente per trovare la forza di farsi qualche domanda. 
Come quelle che probabilmente si era fatto Axl la notte precedente.
Quella mattina si era svegliato nervoso e non voleva saperne di alzarsi dal letto, vietó ad Alison di tirare su la tapparella della stanza. L'insonnia non gli aveva dato tregua tregua quella notte. Si era rigirato per un po' nel letto poi stremato si era alzato per scendere al piano di sotto. Se ne stette lì in salotto fino all'alba, da sopra si sentiva il ronzio lontano del televisore che manteneva Alison in un lungo dormiveglia.

Il citofono suonó e lei si destò di colpo. Sollevò la cornetta “Alison Stone”
“Buongiorno. C'è una raccomandata da firmare”
Il cuore le salí in gola.
“Scendo subito”.
Mise la firma dove le fu indicato, la mano le tremó un poco sul finale della 'n'. Tornò in ufficio chiamó il cliente e annulló l'appuntamento. Avrebbe dovuto aspettare ancora qualche giorno per avere risposta alla sue domande.
Ributtò un occhio all'orologio per fare mente locale. Axl sarebbe dovuto essere in studio a provare con i ragazzi, sempre che avesse trovato il coraggio di alzarsi dal letto. Sentiva in bisogno fisico di vederlo.  
Si preciptó alla macchina per raggiungere la sala prova, non accese nemmeno la radio, non voleva distrazioni dei suoi pensieri. 
Il traffico le sembrò più insidioso e consistente del solito, non vedeva l'ora di arrivare.
Incrociò Steven fuori dalla porta della sala prove, fumava e sembrava scocciato, ma quel giorno non aveva nè tempo nè voglia di indagare.
“Steven! Dov'è Axl?”
“Ehilà Alison, tutto ok? Axl è dentro, litiga con Slash”
Tutto nella norma, insomma.  

“Ciao” Disse dopo aver bussato, senza aspettare che le dicesso di entrare. 
“Emmm Axl, potresti uscire un attimo?”
“Che ci fai tu qui?”
“Devo parlarti”
“Sono impegnato Alison, sono arrivato dieci minuti fa. È così urgente?”
“Non so” disse porgendogli la busta giallo ocra ancora chiusa,“Decidi tu” 
Il ragazzo si sentì dei brividi di freddo corrergli lungo la schiena, il momento della verità era arrivato. Non aprì bocca e la seguí a testa bassa fuori dalla sala, lasciando Slash ad osservare la scena sconcertato.

“Aprila tu” gli disse. 
“Io?”
“Ti prego, non ne ho il coraggio. E vedi di trovare un modo gentile per dirmi che sono stata rifiutata”.
Axl prese in mano la busta notando un insolito tremolio nelle sue mani, decise di sedersi. Alison era davanti a lui e lo guardava speranzosa, anche lui sperava, ma le due speranze erano agli antipodi. 
Strappò la busta dal lato corto.
“Se è solo un foglio non disturbarti a leggerlo, vuol dire che hanno rifiutato la mia domanda” disse Alison camminando nervosamente davanti a lui.
Il ragazzo sbirciò dal lato aperto e fece un altro respiro, più rumoroso del precedente: c'erano almeno cinque fogli lì dentro.
“Sei stata presa” disse con voce monocorde.
“Stai scherzando?” disse Alison strappandogli la busta di mano.
Era tutto vero: cinque fogli. Uno per le congratulazioni, tre per le istruzioni su quando e dove avrebbe cominciato, uno con il biglietto aereo per Berlino.
“Mi hanno presa” disse incredula sedendosi vicino ad Axl.
“Bravissima. Te l'avevo detto che non dovevi avere dubbi”
Si era esercitato molte volte di provare il sorriso forzato per quell'occasione. Gli ultimi tentativi gli erano sembrati piuttosto convincenti, anche lui avrebbe creduto che quel sorriso fosse sincero. Eppure in quel momento, quando la realtà incombeva su di lui, tutte quelle esercitazioni si erano rivelate inutili. Non ci riusciva a sorridere, nemmeno sotto sforzo.
“Mio dio, non ci posso credere”
“Sarebbero stati dei pazzi a non prenderti”. Si sentì estremamente falso e fuori luogo. Si sentì in faccia il sorriso finto e rigido di chi ride controvoglia, la mascella iniziava a fargli male. Davanti a lui Alison si rigirava incredula i fogli tra le mani, quando all'improvviso vide il suo sguardo riempirsi d'ansia.
“Che succede?”
“Non può essere” disse lei intenta ad analizzare un foglio. Scosse la testa e passó il pezzo di carta ad Axl.
“Devo partire tra meno di due settimane” dichiaró.
Axl fissò quei numeri incredulo. Meno di due settimane, un soffio di vento e lei sarebbe scomparsa. Si sentì attorcigliare le viscere, stava per scoppiare. Non era così che doveva andare, doveva esserci più tempo. Più tempo per metabolizzare, per capire, abituarsi. Invece non ce n'era. Guardò Alison in cerca di qualche soluzione o spiegazione 
“Cazzo” disse lei appoggiandosi alla parete.
Si sentì la rabbia esplodere.
“Cazzo è tutto quello che hai da dire? Dovrai partire tra quattordici giorni Alison! Porca puttana, te ne rendi conto?” 
“Axl...calmati”
“Calmarmi? Certo! Solo due fottute settimane Alison, lo sapevi?” 
“No, no, che non lo sapevo. E piantala di urlare! Sono io quella che deve trasferirsi dall'altra parte del mondo, ho più diritto di te di essere fuori controllo”.
“Ovvio. Come se io in questa storia non c'entrassi niente, giusto?”
“Sai cosa voglio dire”
“So solo che due settimane non sono niente e che tra quattro giorni io devo partire per Tokyo. Quindi fatti due conti tu, dottoressina mia, di quanto tempo ci resta per stare insieme”
“Non posso farci niente, non potevo sapere quando sarei dovuta partire”.
“Non potevi saperlo, hai ragione, ma non devi per forza rispettare quella data”
“Axl...” Disse lei guardandolo con delusione.
“Oh, fanculo Alison! Ho tutti i diritti di questo mondo per essere incazzato. Mi sono stufato di dover fare la persona matura e comprensiva”
Alison lo guardò sperando di vedere una traccia di pentimento nella sua foce, ma non c'era.
“Sei un bastardo”
“Certo, sono io il bastardo. Non tu che mi molli qui, no? Senti, ora è meglio se te ne vai, non mi va di parlare”.
“Dobbiamo farlo invece, che ti vada oppure no”
“Voglio stare solo. Vattene”.

E fu irremovibile. Alison si allontanò a passo spedito e lui rimase lì a guardarla andare via. Una scena alla quale avrebbe fatto meglio ad abituarsi. Aveva il fiatone da quanto aveva urlato, rientrò dentro e annunciò che per quel giorno le prove sarebbero finite lì. Gli altri ragazzi si guardarono, sapendo quanto fosse inutile chiedergli spiegazioni. Non avrebbe parlato, non avrebbe spiegato veramente l'accaduto, si sarebbe limitato a lanciare insulti e urlare frasi senza senso.
Solo Izzy si alzò dal divano e lo raggiunse.
“Come preferisci, Axl, ma prima o poi questa situazione andrà affrontata”
“Non so che cazzo fare. Non mi sono mai sentito così sconvolto”.
Izzy lo guardò stupito, sembrava che stranamente avesse voglia di confidarsi. Ne approfittó per dirgli tutto ciò che si teneva dentro da un po'.
“Devi trovare la forza di crescere Axl e affrontare questa situazione come un adulto”
“E cosa farebbe un adulto?”
“Prenderebbe una decisione. Starle vicino in questo percorso nonostante voglia dire soffrire o lasciarla andare se pensi di essere in grado di affrontare la distanza”
“Perché?”
“Perché è quello che non capisci! Perché devi scegliere, prendere una decisione. Non puoi avere entrambe le cose, non potrai più averla come l'hai avuta finora. Devi scegliere se restarci insieme a queste nuove condizioni o se lasciarla andare” 
"Non ha senso, non sono io quello che deve scegliere"
"Ma lei non è nemmeno di tua propietà è se ci tieni davvero le starai vicino anche a queste condizioni" 
"Non è un cagnolino ammaestrato come Erin, ad esempio" disse Slash di punto in bianco.
Calcó eccessivamente la mano e dopo quella frase Axl se ne andò furioso. 
   
 
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