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Autore: iwo    07/03/2017    0 recensioni
Ambientata nel mezzo di: X-Men Giorni di un futuro passato. Dopo la liberazione di Erik dal carcere.
E se tutto quel dolore racchiuso in Erik e Charles portasse ad un'altra via? E se li aiutasse?
Con un Hank e un Logan che li aiutano a liberarsi.
{Cherik}
Genere: Drammatico, Romantico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Charles Xavier/Professor X, Dottor Henry 'Hank' McCoy/Bestia, Erik Lehnsherr/Magneto, James 'Logan' Howlett/Wolverine
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno
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Quegli occhi blu mi fissavano così intensamente che avrei potuto leggergli dentro, se solo avessi i miei poteri ancora.
< Hai sacrificato i tuoi poteri per cosa? > il suo sguardo era ancora su di me. < Camminare? > il tono era duro, non capiva il mio comportamento ed era arrabbiato.
< Non puoi capire > virai lo sguardo da lui al finestrino. Non ci tenevo a sentire quello che diceva.
< Allora spiegamelo > rispose crudo, con i lineamenti resi ancora più duri per via della sua rabbia.
< Ho sacrificato i miei poteri > era la prima volta che dicevo a qualcuno una cosa del genere, a parte Hank. C’era Logan con noi ed anche se non lo conoscevo bene, potevo fidarmi di lui. Presi un altro sorso di liquore per farmi coraggio. < Ho sacrificato i miei poteri per poter dormire > il suo sguardo interdetto mi fece capire che non aveva compreso la mia motivazione.
< Hai sprecato i tuoi poteri > sussurrò e di rimando Logan tossì, per ricordargli chi altro c’era lì. Lo guardai e ringraziai con un cenno della testa.
< Volevo la pace > guardai la scacchiera che mi aveva messo davanti Erik, la fissavo con tanta intensità che mi sembrava di poterla muovere del tutto.
< Non c’è mai stata pace, Charles > continuò a rispondermi.
Il mio cuore si fermò nel momento esatto in cui lui pronunciò il mio nome. Era da tanto che non reagivo così, serrai i muscoli sulla sedia e abbassai il mio sguardo. Sentivo lo sguardo di Logan su di me. Mi stava fissando per capire se uccidere o meno Erik. Cercai di calmarmi il più possibile. Erik era lì davanti a me, erano passati dieci anni da quando lo avevo visto l’ultima volta e solo quando lo sentii ridire il mio nome, mi resi conto che non era passato neanche un giorno da quando quell'uomo aveva conquistato il mio cuore.
< Charles > la sua voce mi portò con i piedi a terra.
< Mh? > gli risposi d’istinto rilassando tutti i muscoli.
< Non c’è mai st- > ma io lo interruppi prima che potesse ripetere la frase.
< Nella mia testa, Erik > il mio cuore iniziò a battere così forte che credevo mi scoppiasse. < C’era pace. > distolsi gli occhi, portandoli su Logan che mi guardava confuso.
< Ora? > Erik di nuovo mi domandò un qualcosa che catturò la mia attenzione, fu la prima volta che lo guardai negli occhi. La prima volta dopo dieci anni di silenzio totale. Il cuore si bloccò ed io credetti di morire.
< Ora > cercai di darmi un contegno, sentivo che la voce però tremava < Sei libero di fare ciò che vuoi > lo stavo lasciando andare, o almeno cercavo di farlo. Dato che non potevo fare nient’altro che ristabilirmi e pensare a quello che poteva essere un futuro. Per me.
< Charles > e se mi chiamava così, non riuscivo a resistergli. Lo guardai, i nostri occhi si legarono e per la prima volta da quando non avevo i poteri, stavo ripesando al fatto di prendere o meno la mia dose.
< Erik > sussurrai lasciando che i miei sentimenti si liberassero nel mio corpo. Uno spasmo alle gambe mi fece tremare per qualche secondo prima di riportare la tranquillità dentro di me.
< Cosa succede? > domandò preoccupato Erik che si avvicinò a me lasciando il suo viso a pochi centimetri dalla mia faccia. Socchiusi gli occhi e cercai di girarmi di nuovo verso il finestrino.
< Va tutto bene, l’effetto della dose sta svanendo > cercai di distendermi sulla sedia mentre scariche più o meno forti si stava liberando nel mio corpo costringendomi a serrare i muscoli ed imprecare più volte.
< Charles! > esclamò così forte Erik che distrasse Hank dalla guida dell’aereo.
< Magneto cosa sta succedendo? > cercò di informarsi Hank prima che Wolverine mi si avvicinasse e scansasse Erik da vicino a me. Gli fui grato quanto lo odiai per aver fatto una cosa del genere.
< Ha degli spasmi > cercò di parlare anche se il tono di voce era troppo basso, dato che riuscivamo a sentirlo solo io e Logan.
< Sta soffrendo > urlò Logan avvicinandosi a Hank per cercare di parlargli e chiedergli informazioni.
Iniziai a sentire le voci dentro la mia testa, la colonna vertebrale iniziò a farmi più male man mano che il tempo passava. Socchiusi gli occhi e serrai le mani sula sedia cercando di sfogare così il mio dolore. Cercai di aprire gli occhi e vidi la cosa più bella mai esistita sulla faccia della terra. Erik. I suoi occhi blu mi fissavano preoccupati, lui si era avvicinato tanto basta per baciarlo. Ma il dolore mi trasportò così lontano –mentalmente- da lui che non riuscivo a pensare a quanto fosse veramente bello quel momento.
< La medicina è alla scuola, ci vorranno ancora cinque minuti > cercò di avvertire tutti Hank.
< Bestia porta la carretta al massimo allora! > gli ringhiò contro Logan cercando di tornare al proprio posto, accanto a me. Fu ostacolato da Erik che mi prese per mano e la strinse.
< Stringi > mormorò, io cercai di guardarlo. Non volevo. < Sfoga il tuo dolore Charles > mi incitò e se per un momento ho cercato di placare quello che sentivo dentro di me, l’altro ho stretto la mia mano nella sua così forte da sentire le sue ossa scricchiolare.
< Così bravo > mi continuava ad incitare sperando che tutto questo bastasse per farsi perdonare. < Mi dispiace così tanto Charles > mormorò nella sua testa, e fu proprio il quel momento che spalancai gli occhi e gli feci capire che avevo sentito tutto. Nei suoi occhi vidi il senso di colpa e sentii la rabbia che provava per se stesso.
< Ti odi così profondamente > gli comunicai telepaticamente.
< Per quello che ti ho fatto. Non mi perdonerò mai. > mi rispose abbassando gli occhi.
Sentivo il suo dolore come se fosse il mio. Cercavo di respingere tutto quello che provavo, ma tutto ciò mi provocava il doppio del dolore normale. Decisi di abbandonarmi ad esso, lasciai la mano di Erik che mi guardò confuso e cercai di rilassare i miei muscoli. Presi un respiro profondo ed urlai mentalmente con tutta la mia forza. Urlai così tanto che tutti quanti dovettero mettersi le mani sulle orecchie. Hank perse il controllo dell’aereo per causa mia, iniziammo a precipitare. Aprii gli occhi di scatto e mi resi conto che quello sfogo, se continuava, poteva mietere vittime innocenti. Placai la mia mente e socchiusi gli occhi. Hank riprese il controllo dell’aereo, lasciando i pensieri liberi. C’era di tutto. Da un ‘vaffanculo’ al suo controllo, dai ricordi con me alla tristezza che ha vissuto vedendomi in quello stato pietoso. Logan imprecò allontanandosi per prendere da bere.
< Perdonami Logan, dovevo farlo > gli sussurrai mentalmente, cercando di ristabilire la mia tranquillità. Sentii di nuovo la mano di Erik che strinse la mia. Non risposi stavolta. Prendendomi del tempo per cercare di plasmare il mio potere di nuovo sotto il mio controllo. Eppure era troppo tempo che mi ero messo k.o. e dovevo darmi tempo per riprendere le forze.
< Charles? > un sussurro, una voce spezzata che conoscevo fin troppo bene. Erik mi stava chiamando.
< Erik > gli risposi ancora una volta mentalmente, deciso a non aprire gli occhi.
< Cosa è successo Charles > pensò a sua volta. Ero certo che mi stesse fissando.
< I miei poteri > iniziai a rispondere < Si sono di nuovo liberati >
< Ti ho sentito urlare > la voce risultò del tutto spezzata, il dolore si espandeva dentro di sé.
< Già > risposi di nuovo mentalmente. Aprii piano piano gli occhi trovandomi due fari azzurri che i fissavano preoccupati a pochissimi centimetri di distanza. L’imbarazzo prese il possesso delle nostre menti, lasciando che il silenzio si propagasse nell'aereo.
< Stiamo per atterrare > la voce di Hank spezzò il silenzio ed Erik cercò di mettersi a sedere.
Spostai gli occhi più volte prima di andare a vedere che tutti gli oggetti di metallo erano stati ammassati lontano da me. Corrugai la fronte e mi accorsi che sul volto di Erik c’era un sorrisetto colpevole. Era stato lui. Non dissi niente.
Mi guardai le gambe, massaggiandole come se le sentissi di nuovo. Ma la realtà era un’altra. Ero di nuovo paralizzato e questo dispiacere si dipinse di nuovo sul mio volto, visibile a tutti.
Il dolore di Erik mi arrivò dritto al cuore, mi tolse il fiato.
< Va bene così > gli sussurrai nella mente prima di andare a guardare fuori dal finestrino e vedere la mia villa.
< La colpa è solo mia > rispose andando ad alzarsi e dirigersi verso la porta.
< Tutti abbiamo commesso un errore nella nostra vita. > socchiusi gli occhi lasciandolo scendere dall'aereo.
< Hank > richiamai il mio caro vecchio amico. < Puoi farmi un favore? >
Hank si avvicinò guardandomi, gli lessi nel pensiero. Trovai una speranza ed un sorriso. Aveva capito perfettamente cosa gli stavo chiedendo e non vedeva l’ora di assecondarmi. < Vado subito, Professore. > marcò soprattutto il mio soprannome, ed io non seppi come reagire. Annui e basta.
Logan si avvicinò, bevendo l’ultimo sorso di liquore e cercando di guardare fuori dall’aereo mentre sotto i suoi occhi Hank si dirigeva verso la villa. Istintivamente i miei poteri si estesero nella sua mente.
< Non lo odiare, Logan > mormorai, distogliendo lo sguardo e cercando di sistemarmi meglio sulla sedia.
< Perché? > il suo istinto lo comodava e per questo la dolcezza non era il suo forte. < Ti ha ridotto così >
< Tutti abbiamo sbagliato almeno una volta nella vita. Ma non per questo io condanno te >
Rimase silenzioso alle mie parole. Leggevo perfettamente i suoi pensieri ed ero del tutto d’accordo con lui. Anche se meritava una seconda chance, questo non voleva dire che dovevo fidarmi totalmente di lui.
< Non ucciderlo > continuai, trovandomi Logan che sorrideva. < Voglio capire se ha cambiato idea >
< E se è cambiato? > la domanda che mi fece mi bloccò, a questo non avevo pensato.
< Lo uccideremo. > il mio cuore si fermò per qualche secondo. Non potevo credere alle mie parole. Eppure ero sicuro di quello che pensavo. Se non c’era nient’altro che rabbia e tenebra dentro l’uomo che amavo, non c’era altra opzione che sopprimere la minaccia che gravava su tutti noi.


Il silenzio aveva preso il controllo dell’aereo, né io né Logan volevamo parlare anche se gli leggevo perfettamente dentro come se fosse un libro aperto. Capivo la sua rabbia verso di lui. Il suo volermi proteggere da qualcosa che neanche io ero in grado di respingere. Non mi capiva ed io neanche ero in grado di farlo, non capivo perché lo lasciassi vivere dopo questi dieci anni di inferno che mi ha fatto passare. Eppure…
I miei pensieri furono interrotti dalla mente di Hank che sprizzava felicità da tutti i pori. Lo sentivo e di rimando sorrisi contagiato da quella felicità. Logan mi guardò, ma non mi chiese nulla.
< Hank > misi un soggetto al mio sorriso. < È felice >
< Mh? > domandò silenziosamente.
< Gli ho chiesto la carrozzina e non la medicina > risposi prima di distogliere lo sguardo.
Sentii Hank salire sull’aereo e subito dopo, il rumore della carrozzina venir depositata a terra. Non chiesi anzi, mi presi il diritto di sapere. Era stato Erik ad aiutarlo. Anche se Hank non era per niente felice. Sospirai abbassando i braccioli del sedile su cui ero. Mi guardai le gambe e nel momento in cui Hank mise la carrozzina accanto a me serrai la mascella. Sapevo che la colonna vertebrale poteva farmi ancora male quindi mi stavo preparando al dolore. Mi mossi lentamente. Una gamba dopo l’altra e poi uno allungamento con il resto del corpo. Ed è proprio quel movimento che mi paralizzò perché il dolore che mi scavò nel corpo era molto più intenso di quanto avessi mai immaginato. Rimasi fermo a mezz’aria, ed è solo grazie a Logan che riuscii a non cadere a terra o farmi del male.
< Professore? > la voce di Logan mi chiamò un paio di volte.
< Charles? > Hank anche cercò la mia attenzione, probabilmente l’espressione del mio viso era terribile.
< Sto bene, non era niente > mentii perché mi sembrava giusto farlo. Cercai di mettermi comodo sulla sedia che per tanti anni ho odiato. Mi sentivo strano, non sapevo cosa fare.
< Vogliamo scendere? > mi chiese Logan prima di guardare Hank.
< C’è solo un problema, dovrà aiutarti Erik > corrugai la fronte e guardai Hank. Non capivo quello che voleva dire. < Devo riparare la scala dell’aereo > disse mortificato.
Abbassai gli occhi e fui tentato di obbligarlo a prendere la medicina pur di non chiedere ad Erik una cosa del genere. Guardai Logan e Hank e per un momento vidi nella loro mente la preoccupazione. Mi soffermai su Logan.
< Se lo vedi che agisce in maniera sconsiderata, uccidilo > sussurrai con tono freddo.
< Si Professore> annui un paio di volte, scendendo le scale e piazzandosi accanto ad Erik. Sentivo la sua rabbia e sapevo che poteva finire in un bagno di sangue.
< È necessario > mi disse Hank. Probabilmente si era accorto del mio essere molto in pensiero e silenzioso. Lui mi capiva perfettamente. Alzai lo sguardo e cercai di rincuorarlo. Ma il suo appoggio serviva più a me che a lui.
< Bene > mormorai prima di spingere la carrozzina verso l’uscita. < Proteggimi le spalle > arrivai alle scale, tolsi le mani dalle ruote e guardai Erik. I nostri sguardi si incrociarono. Sentivo la sua preoccupazione addosso e per quanto mi sforzassi di non guardarlo, il mio cuore mi portava sempre su di lui.
< Sono pronto > gli sussurrai nella mente.
Lo vidi annuire prima di alzare entrambe le mani, Logan si irrigidì mentre lui guardavo fisso Erik. Mi sentii sollevare, non guardai mai giù perché ero certo che qualunque cosa avessi visto da quell’altezza non mi sarebbe mai e poi mai piaciuta. Il senso di inadeguatezza si placò quando toccai il cemento. Scrollai le spalle e mi girai a guardare gli occhi che mi guardavano e lentamente mi raggiungevano. Passai una mano fra i capelli lunghi per metterli a posto. Erano sporchi e sapevo che prima o poi dovevo darmi un contegno e riprendere il controllo di me stesso.
Iniziai ad incamminarmi verso la mia villa, mentre sentivo Logan avanzare fino a quando non lo vidi accanto a me.
< È andata bene no? > gli sussurrai nella mente, lo vidi incenerirmi con lo sguardo, non gli era piaciuto vedermi così.
< Può sembrare che io sia fragile > presi a dirgli mentre spingevo la carrozzina.
< Devi solo prenderci la mano > sorrise prima di accelerare il passo, lo seguii con lo sguardo e mi accorsi che stava andando verso la villa per aprire la porta principale.
< Tutto bene? > la domanda di Hank mi colse alla sprovvista. Non lo guardai per cercarmi di impegnarmi il più possibile a manovrare quella carrozzina.
< È solo questione di abitudine > ripetei praticamente la frase di Logan. Non riuscii a fare praticamente nient’altro.
< Avanti Professore > mi incoraggiò Hank.
Non ricordai di essere entrato nella mente di Erik fino a quando non sentii i suoi pensieri preoccupati sul mio stato. Stava pensando di aiutarmi e spingere lui per me la carrozzina con l’uso dei suoi poteri. Serrai la mascella e mi fermai. Hank si fermò a sua volta e mi guardò. Stava per chiedermi qualcosa quando lo bloccai.
< Datemi cinque minuti > finsi di volermi prendere del tempo con me stesso. Hank prese a camminare verso la villa. Vidi Logan guardarmi da lontano. Stava controllando che Erik non facesse niente contro di me.
< Erik > lo richiamai e solo quando ebbi la sua attenzione lo guardai, ricercandone lo sguardo. < Non spetta a te aiutarmi > fui freddo e quasi mi dispiacque ma non potevo fare altrimenti. < Devo farlo da solo >
I suoi occhi rimasero ghiacciati contro di me. Nei suoi pensieri il dispiace iniziò a divampare e il senso di colpa si mescolò con la voglia di andarsene. Serrò al mascella e lo lasciai al suo silenzio. Gli diedi le spalle ed un momento prima di riprendere a muovermi, gli dissi:
< Se vuoi rimediare, rimani e dimostra a tutti di non essere lo stesso che mi ha paralizzato > avevo colpito nel segno dato che lui rimane del tutto a bocca asciutta. Mi odiai per quello che avevo detto ma era l’unica carta che potevo giocarmi per farlo rimanere e spingerlo a cambiare veramente. Ripresi a spingere la carrozzina con più fatica di quanto mi fossi immaginato. Sarei passato ad un modello più leggero stuzzicando la felicità di Hank, probabilmente.
Quando arrivai da Logan e Hank, trovai il loro sguardo confuso e le loro menti curiose.
< Gli ho detto che se vuole rimediare, deve dimostrarci che non è più lo stesso > ripresi a camminare entrando in quella villa che mi ha suscitato emozioni contrastanti. < Diverso da quello che mi ha paralizzato >
Vidi Logan portare una mano sulla barba ed Hank guardare Erik, mentre io entravo nella casa. Mi presi un momento per analizzare quello che avevo appena detto. Avevo giocato una carta molto dolorosa e pesante. Ma era necessario, fu questo che mi allentò il senso di colpa che provavo.
Andai verso la cucina e farmi una tazza di thè e solo dopo svariati minuti, mi resi conto di non essere solo. Non usai i miei poteri e mi resi conto ch era Erik solo quando la sua mano mi toccò la spalla. Mi bloccai e cercai di non pensare a niente.
< C’è dell’altro thè? > mi chiese ed io annuii d’istinto.
< Nella tazza verde > gli spiegai, indicando la tazza in questione. Lasciò la mia spalla e mi sentii vuoto per qualche secondo prima di continuare a bere il mio thè. Vidi Erik che prendeva la tazza fra le mani e ne guardava l’interno curioso.
< Thè nero. Rimane un po’ amaro > mormorai andando a cercare con lo sguardo la zuccheriera.
< Sulla tua sinistra c’è lo zucchero se ne vuoi un po’. > andai a rubarmi dalla tazza l’ultimo goccio che c’era dentro. Prima di posarla nel lavandino.
< Non immagino quanto sia stato difficile > la sua voce tremava andando a guardare il vuoto davanti a se.
Non risposi se non col silenzio prima di andarmene e lasciarlo solo in cucino. Era ancora troppo presto per parlare di una cosa del genere. Non avevo neanche iniziato a pensare a come smaltire tutto quello che avevo provato in questi dieci anni, da solo. Non potevo parlarne con lui.

  
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