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Autore: _Bara no Yami_    07/03/2017    1 recensioni
[...]
Miwa li osservò e sorrise, alzando poi lo sguardo verso il cielo, un gesto silenzioso e semplice per salutare suo padre.
I quattro fratelli si lanciarono un'occhiata veloce, si sorrisero da dietro le maschere quando arrivarono davanti all'ultimo palazzo bianco.
Presero i fucili, si lanciarono nuovamente degli sguardi d'intesa.
-Pronti.- ordinò Leonardo, e dietro di lui sentì il resto del clan caricare i fucili e avvicinarsi a loro. Quando furono abbastanza vicini, diede il secondo ordine -Mirare.-
[...]
Genere: Angst, Avventura, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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One, two, three, you left me without a sign
But I can hear you breathing somewhere, I'm lost in my mind
Once again four, five, six, red tears are flowing from my eyes
I miss your smell, I miss your touch, I miss how we cried

You said "baby, this is better, turn around"
and you walked away and left me asking;
Why did you not stay? you not stay?
You're gone away

 


Esili figure correvano velocemente, saltando da un palazzo all'altro, cercando di essere più rapidi possibile per non farsi vedere da chi era lì apposta per uccidere quelli come loro.
Evitarli non era mai stato considerato un problema, e mai nessuno si era beccato una pallottola, almeno da quando lui comandava e dirigeva le operazioni della squadra.
Sarebbero dovuti passare sul suo cadavere per uccidere qualcuno della Resistenza, lui, il leader di quella piccola ma forte e determinata squadra, non lo avrebbe mai permesso.

Saltarono nuovamente, sistemandosi su uno dei tetti più alti della città, così da poter avere una migliore visuale del mondo attorno a loro. Lo spettacolo che gli si presentava davanti era totalmente bianco, grandi schermi riportavano la scritta "Virtual Paradise", nelle vie principali, quelle trafficate ogni giorno a ogni ora, probabilmente per fare in modo che il concetto di "paradiso" entrasse nelle teste dei cittadini. Era questo lo scopo del nuovo governatore, distruggere poco a poco il mondo che stava iniziando a dominare, a partire da quella zona di New York, in modo da ricrearne uno a suo piacimento. Il problema più grave?

Solamente loro ne erano a conoscenza, solamente loro cercavano di ribellarsi. I cittadini ignoravano, non ne erano consapevoli, semplicemente, uno dopo l'altro, continuavano a morire, eppure, stranamente, a loro sembrava totalmente normale.
Ma Leonardo non era stupido, al contrario, era stato tra i primi a rendersene conto, insieme a quella che ora era la sua squadra. Aveva avuto dei dubbi fin da quando suo padre, portato via e giustiziato, fu etichettato come "Soggetto potenzialmente pericoloso", costretto a ingerire ciò che portava alla morte lentamente, in grandi quantità.
La pillola M, semplicemente spacciata come una sorta di integratore alimentare, veniva da tutti utilizzata: sostituiva le dosi di cibo, rappresentava risparmio sull'economica, un fattore importante per quel tempo, ma soprattutto, ne si aveva bisogno una sola volta a settimana per sentirsi bene, saziato e pieno d'energia. Ovviamente quell'uomo, non ne aveva assunta neanche una, al contrario continuava a ingozzarsi di cibo vero e proprio, dei banchetti che partivano dalla mattina e terminavano alla sera.
Leonardo però sapeva tutto.
In quella pillola venivano inserite spaventose dosi di droghe, le quali, ben mascherate da altre sostanze, portavano l'individuo che le assumeva ad esserne dipendente, fino a che non lo conducevano alla morte. E questo suo padre lo aveva capito sin dal primo assaggio dato a quelle pillole.
E proprio per questa ragione, doveva vendicarsi e distruggere quel sistema.


Leonardo tornò a osservare quel mondo che tanto odiava, con occhi determinati, tant'è che la compagna accanto a lui poté scorgere una luce di pura determinazione in quelle pozze color del mare. La ragazza ridacchiò, stuzzicandogli subito un fianco.
-Hai intenzione di scrutare questa merda per molto? Vorrei delle indicazioni su come distruggere quegli affari, fratellino.- mormorò la mora, indicando uno dei grandi schermi.
-Miwa-senpai ha ragione, dobbiamo sbrigarci a tornare o la squadra ci darà per dispersi.- suggerì l'altra ragazza alla sua sinistra.
Leonardo annuì lentamente, osservando con attenzione, alla ricerca delle più veloci e sicure vie di fuga. Una volta analizzata attentamente tutta l'area circostante, saltò su un tetto più nascosto, in modo da evitare di farsi scoprire.
-A circa cento metri di distanza da ogni schermo si trova il suo generatore, riconoscerete di sicuro il palazzo, le guardie sono almeno una decina. Voglio che agiate insieme, Shinigami con le tue abilità dovrai ipnotizzare.- la giovane gli fece l'occhiolino in tutta risposta, sistemandosi velocemente il cappello sulla testa, emozionata all'idea di entrare in azione.
Il leader si voltò verso la sorella -Miwa, voglio che distruggi velocemente il generatore, una volta fatto scappate immediatamente. Ci ritroveremo nelle fogne della quarantacinquesima, al solito posto.-
Miwa non era sua sorella di sangue, ma la figlia biologica di Hamato Yoshi, l'uomo che aveva adottato lui e non solo. Erano stati cresciuti come una famiglia, avrebbero continuato a considerarsi tale fino alla loro morte.
-Tu cosa farai?- lei lo osservò preoccupata, ma venne rassicurata da un dolce sorriso.
-Farò esattamente lo stesso, con una piccola eccezione. Mi raccomando, l'appuntamento è tra mezz'ora. Fate attenzione.-
Le due ragazze annuirono e velocemente sparirono nell'ombra.


Leonardo corse verso la sua destinazione, osservando con disprezzo le pubblicità sugli schermi, dove il governatore incitava ad assumere la pillola M. Disgustato, strinse i pugni, affondando le unghie nella carne fino a farne uscire minuscole gocce di sangue, le quali caddero sul palazzo bianco, macchiandolo, ma la cosa non poté che renderlo felice.
Quell'idea di purezza, simboleggiata dal bianco, che Don Vizioso volevano portare ovunque, lo disgustava, era ripugnante. Ad ogni loro azione, portavano una bomboletta spray colorante, marchiando la zona col simbolo del loro clan, altro segno di ribellione e tentativo di riportare il colore nel mondo, di riportare la gioia.
Pensò a come quell'uomo fosse arrivato in città e a come in poco tempo fosse riuscito a conquistarne la metà. Aveva promesso gioia, tutti gli avevano creduto, e pochi erano stati abbastanza abili da scorgere l'inganno.
Improvvisamente pensò a ciò che lo rendeva debole, il suo tallone d’Achille, ma non poteva permetterselo in quel momento, anche se ad ogni azione della Resistenza, temeva che loro potessero finire nei guai.
Da quattro anni si era tuffato in quel progetto, suicida per certi versi, da quattro anni non vedeva i suoi fratelli.  Scosse velocemente la testa, non era il momento di avere certi pensieri, doveva concentrarsi sulla missione, poi avrebbe pensato a portarli dalla sua parte. Su di loro l'effetto della pillola non funzionava, poiché ne prendevano una diversa, diversa da quella degli altri. Un'azione non casuale, ma precisa, mirata. Un'azione di qualcuno che Leonardo conosceva meglio delle sue tasche.


Si fermò individuando il palazzo; sistemò la maschera sulla bocca, e si lanciò. Uccise in silenzio, velocemente e senza pietà. Non ne meritavano quegli esseri.

Prese la bomboletta spray rossa, sul muro accanto realizzò velocemente lo stemma del clan Hamato, il clan distruttore, i ribelli.
Estrasse la katana, distrusse il circuito, e così com'era arrivato, sparì nell'ombra.




Leonardo raggiunse le due ragazze, il più presto possibile, non voleva far preoccupare inutilmente la sorella e l'amica. Lanciandosi giù da un tetto atterrò elegantemente, e guardandosi attorno si calò nel tombino.
Miwa gli corse immediatamente incontro, non appena lo vide -Sei in ritardo, di solito finisci e vieni qui prima di noi...-
Dolcemente ricambiò quella stretta, sussurrandole di stare tranquilla, accarezzando lentamente i corti capelli neri. Puntò poi lo sguardo in quello color oro di Shinigami, domandando silenziosamente come fosse andata.
-Un gioco da ragazzi, Leader.- Leonardo sorrise, soddisfatto e felice di vederle senza neanche un graffio.
Insieme i tre si diressero verso la loro base, nessuno immaginava si nascondessero lì, essendo quella zona abbandonata ormai da decide di anni, nessuno si sarebbe sognato di farsi un giro in una metropolitana in disuso e potenzialmente pericolosa.

Una volta nel covo, velocemente si diresse verso il bagno, per farsi una doccia. Finì in una decina  di minuti, raggiunse la sua stanza e indossò nuovamente la tuta da combattimento e le armi, avanzò poi verso la sala in cui organizzavano le operazioni. I presenti si voltarono verso di lui, inchinandosi rispettosamente, essendo quasi tutti giapponesi il rispetto reciproco era molto importante, e verso la sua persona ne avevano tutti da vedere.
-Rockwell e Leatherhead?- domandò il ragazzo, gli occhi dorati di uno dei suoi compagni si posarono immediatamente su di lui.
-Preparano tutto l'occorrente per l'attacco finale.-
-Perfetto. Takeshi-senpai, voglio vedere i progetti preparati questa mattina.- ordinò, osservando il ragazzo più grande di lui. Immediatamente gli vennero portati dei fogli, poggiati sul tavolo e il piano venne esposto con estrema cura, nei più minimi dettagli.
Leonardo strinse i pugni quando lesse che il prossimo obbiettivo sarebbe stata la fabbrica medica, quella dove venivano prodotte le pillole M, oltre al palazzo principale.
-Un diversivo giusto?-
Takeshi lo osservò, notandolo teso e subito parlò -Master Shredder pensa che sia il caso di affrontare il problema alla radice. So che sei preoccupato per ciò che potrebbe succedere a Donat..-
Il leader interruppe quella frase alzando una mano, mordendosi un labbro -Dovete darmi un altro po' di tempo, sono sicuro che riuscirò a convincerlo.-

-È quattro anni che quel bastardo lavora lì dentro, ed è altrettanto tempo che tenti di convincerlo.- si voltarono verso quella nuova voce, e Leonardo subito replicò.
-Casey, lo sai com'è fatto, prima di fare una cosa deve rifletterci almeno cento volte.-
Il moro alzò gli occhi al cielo, una risata amara uscì dalla sua bocca, la quale si curvò infine in una sforma disgustata -Ti sbagli, credevo di conoscerlo.-
-Se ti riferisci a ciò che è accaduto ad April lo sai benissimo che la colpa non è sua.- s'intromise Miwa, volendo difendere l'altro dei suoi fratelli -Non sapeva che portassero a morire!-
-Poteva rifiutare. Si ritiene così intelligente, un genio, ma non agisce come se lo fosse!-
Shinigami si mise tra Casey e Miwa, i due stavano iniziando ad essere troppo agguerriti per i suoi gusti -Vedete di calmarvi voi due, non siamo nemici l'uno dell'altra.-

-Shinigami ha ragione. Leonardo dobbiamo agire il più presto possibile, con o senza i tuoi fratelli.- continuò il più grande del gruppo, ma il ragazzo lo fissò severamente.
-Due giorni. Tra due giorni attaccheremo.- ordinò, al che Takeshi si limitò ad annuire, inchinando rispettosamente la testa verso il suo leader.

-Leonardo-San.- il moro si voltò verso la porta, sorridendo alla vista del suo migliore amico, altro membro della sua piccola ma formidabile squadra.
-Usagi, che succede?-
Il ragazzo si limitò a sorridere, aprendo totalmente la porta per rivelare un'altra figura -Hai visite.-
-Mike-!- tentò di chiamarlo il leader, prima di ritrovarsi una furia bionda addosso.




***


Gli occhi verdi scrutavano con rabbia la televisione: la notizia della distruzione di altri generatori stava innervosendo parecchio il governatore, e anche lui non era da meno. Sapeva benissimo chi ne era la causa, vedere lo stemma, dagli sfavillanti colori, del clan Hamato sulla maggior parte dei palazzi bianchi, lo rendeva nervoso.
Le foto dei ricercati, della Resistenza, apparvero una dopo l'altra, fino ad arrivare a quella foto.
Spense di colpo la televisione, ringhiando nervosamente e trattenendosi dal tirare un pugno contro il muro. Quel bastardo li aveva abbandonati, era scappato per andare a fare il supereroe da quattro soldi, aveva preferito dei perfetti sconosciuti alla sua famiglia e per questo mai gli avrebbe concesso il suo perdono.
Un giorno gliel'avrebbe fatta pagare cara, ne andava del suo orgoglio, lo giurava sulla memoria del suo defunto padre. Quel disonore non sarebbe rimasto impunito.

Si alzò, dirigendosi immediatamente davanti alla porta, non appena sentì le chiavi nella serratura.
-Dove diavolo sei stato?- quasi urlò contro quella figura, appena entrata, decisamente più piccola di lui. Il ragazzo dagli occhi color del cielo non gli rispose, sorpassandolo e attraversando il corridoio bianco per dirigersi verso la propria camera.
Il rosso lo afferrò dal braccio, sbattendolo violentemente contro il muro -Ti ho chiesto, dove cazzo sei stato Michelangelo?-
I loro sguardi si incrociarono e Raphael giurò di non aver mai visto il fratello così irritato dalla sua presenza.
-Ho comprato qualcosa da Murakami-San. Ora puoi lasciarmi.- sbottò, dando uno strattone per farsi mollare, e dirigendosi nuovamente verso la sua stanza, tenendosi il braccio nel punto in cui era stato afferrato. Sarebbe di certo comparso un bel livido, a causa della forza con cui lo aveva stretto.

Raphael rimase fermo e in silenzio a lungo, prima di iniziare a seguirlo tempestandolo di domande. Il suo fratellino gli nascondeva qualcosa, e anche se sapeva benissimo cosa, si rifiutava di crederci.
-Da quanto tempo ti vedi con lui?- domandò improvvisamente, in fondo era inutile girarci intorno.
Il biondo si bloccò sul posto, stringendo appena i pugni -Non capisco di cosa parli.-
-Lo sai benissimo.-
-Ma io non ero quello stupido in famiglia?-
Raphael si ritrovò spiazzato, non riuscendo più a replicare.

Negli ultimi anni il loro rapporto, se possibile, era peggiorato, specialmente da quando Leonardo e Miwa avevano deciso di fare i paladini della giustizia, e Donatello aveva iniziato a lavorare alle pillole M.
Michelangelo era cambiato, non gli sorrideva più, non lo svegliava più con scherzi di qualsiasi tipo, com'era solito fare quando ancora vivevano tutti insieme, insieme al loro padre. Lo aveva visto spegnersi, si era quella la parola giusta. Quello che per anni aveva portato la gioia in famiglia, il loro sole, si era spento. Eppure Raphael sentiva che non era del tutto così, Michelangelo più che da Leonardo e Miwa, si sentiva tradito da lui e Donatello. A loro i sorrisi gioiosi non erano più permessi, avevano osato criticare la volontà del suo fratello maggiore, criticare le sue azioni, le quali per il piccolo Hamato rappresentavano la cosa più corretta del mondo. Perché ne rimaneva così sorpreso? In fondo Leonardo era sempre stato il fratello preferito di Michelangelo, sicuramente a lui continuava a rivolgere quei dolci sorrisi, pieni di gioia e amore.

Decise di lasciarlo perdere, sapeva benissimo che il loro appartamento era stato disseminato di cimici, un semplice metodo per beccarli subito in caso Leonardo fosse passato a trovarli. E Raphael ben sapeva che se avessero voluto li avrebbero torturati e uccisi per trovarlo, ma in quattro anni erano riusciti a cavarsela; Donatello li aveva salvati decidendo di lavorare per il governo, impedendo che facessero loro del male, la sua mente geniale aveva fatto si che fosse immediatamente accettato.

Ma mentre uno cercava di difendere il mondo e l'altro aiutava a distruggerlo, loro due cosa avrebbero fatto della loro vita?
Forse, anzi conoscendosi, presto anche lui si sarebbe stancato e avrebbe iniziato a combattere contro il governo, ma l'abbandono di Leonardo, del suo fratellone, lo spingeva a credere che il suo sistema di ribellione fosse totalmente errato. Dovevano uccidere il governatore e i suoi scagnozzi, non distruggere i maxi-schermi e mostrare segni di ribellione per risvegliare la città, bisognava agire immediatamente, non prolungare per anni e anni.
Ed era proprio quello il problema, Raphael avrebbe perdonato Leonardo se avesse fatto tutto in poco tempo, ma suo fratello era sparito per anni e questo non poteva accettarlo. Michelangelo invece sembrava approvare, tutto ciò che faceva Leonardo era sacro santo, geniale e "una vera bomba"; se fossero stati in buoni rapporti lo avrebbe anche detto, certo che lo avrebbe fatto, quando guardavano la televisione insieme, ad ogni notizia su Leonardo e la Resistenza gli vedeva brillare gli occhi.
Ma erano pur sempre stati abbandonati, aveva permesso  che Donatello facesse quella fine purché non li uccidessero.

Il loro amato Leo li aveva quasi uccisi per salvare la memoria del padre e Raphael, un giorno, gliel'avrebbe fatta pagare.




***



"Piano, piano... Una piccola goccia..." si disse mentalmente Donatello, utilizzando il contagocce per unire l'ultima sostanza. Una volta terminato, sospirò soddisfatto del suo lavoro, battendo le mani.
-Perfetto, anche queste sono finite.-
-Wow, ne hai preparate un bel po’ dall’ultima volta.-
Gli occhi rossi sgranarono, si voltò di scatto, terrorizzato, mordendosi un labbro quando riconobbe le due figure entrare dalla finestra -Perché siete qui?-
Lo sguardo del moro vagò per la stanza, totalmente bianca, immacolata, camminò lentamente facendo il giro del tavolo per poi riposizionarsi di fronte al fratello più alto, al suo fianco Takeshi, pronto a proteggere il leader da qualsiasi pericolo, le pistole pronte alla mano.
Donatello deglutì, lo sguardo del più grande lo intimoriva, ancor più di quello del governatore, che fossero i giapponesi per natura a essere così inquietanti? In fondo, quando era piccolo, anche lo sguardo di suo padre lo inquietava un po'. Sempre così serio e silenzioso, non riusciva a comprenderlo.

Lentamente si tolse gli occhiali e osservò il fratello.
-Perché siete qui...?-
-Spero sia una domanda retorica, sei abbastanza intelligente da conoscere la risposta.-
Si morse nuovamente il labbro e decise di cambiare argomento.
-... Se vi beccano vi uccidono..-
-Abbiamo disattivato ogni telecamera, cimice e allarme per una decina di minuti,  abbiamo tutto il tempo di filarcela.-
Lentamente annuì, non aprendo più bocca e voltandosi per mettersi a lavorare, prese una busta e dentro ci infilò una serie di pastiglie, porgendole poi al fratello -Le porteresti a Mikey e Raph?-
Il ragazzo osservò la busta a lungo, prima di prenderla tra le mani e sistemarsela attaccata alla cinghia -Se non avessi la certezza che non contengono droga, non gliele avrei mai portate in questi anni... Non credi?- portare era una parolona, si limitava a passare davanti all'appartamento e lanciarle dentro dalla finestra, sapeva benissimo che entrare in quella casa sarebbe stato un suicidio per lui e per i due fratellini.
Donatello era la persona che più spesso vedeva all'anno, lo andava a trovare in laboratorio e dopo ogni visita portava le pillole ai fratelli. Il castano uscendo dal lavoro, per non destare sospetti, ne portava un altro pacchetto(di quelle contenenti la droga), poi puntualmente svuotato nel gabinetto da Michelangelo. Lo facevano per salvarsi in un certo senso, ma a lungo andare sarebbe andata sempre peggio e ne erano tutti consapevoli. Ragione per cui Leonardo doveva e voleva portare con sé i suoi fratelli.
-Vieni con noi, Donnie.-
Lo vide sobbalzare, quella richiesta doveva averlo spiazzato, possibile che davvero non se la aspettasse? Dopo tutti quegli anni in cui aveva tentato di farglielo capire? D'accordo nei primi anni contava di portarli via e basta, senza alcun piano e forse per questo aveva sempre rifiutato, inoltre solamente nell'ultimo anno Shredder aveva deciso di dar loro una mano, fornendo i ninja del suo clan per le azioni di resistenza, ma ormai era cambiato. Leonardo non avrebbe più commesso errori da fratello irresponsabile.

Il genio fece per aprir bocca ma non uscì alcun suono per qualche secondo -... Come faccio Leo.. È impossibile.-
Takeshi si intromise nella conversazione, il loro tempo stava per scadere, dovevano andarsene al più presto -Sono mesi che organizziamo un piano di fuga, sia per te che per i piccoli Hamato. Faremo in modo che nessuno di voi, e di noi, ne esca ferito e nel frattempo faremo saltare in aria questo posto.
-Donnie...- sussurrò il maggiore, prendendogli le mani -Lo sai che presto ti uccideranno... Vi useranno per attirarmi qui e sai benissimo che a quel punto sarebbe la fine.-
Il viola si morse il labbro -Tu ci hai abbandonati sin dall'inizio! Guardami! Guarda cosa ho dovuto fare per salvarci il culo!- protestò, ma quando vide gli occhi di Leonardo farsi leggermente lucidi si sentì il colpa, sapeva benissimo cosa avesse passato dopo essersi reso conto del suo errore, non poteva continuare a fargliela pesare.
Conoscendolo ci avrebbe pensato Raphael a quello.
-È stato l'errore più grande della mia vita, ed è per questo che voglio rimediare... Se tu sei d'accordo, e se anche Mikey e Raphie vorranno... Agiremo tra due giorni. Voi non dovrete fare nulla, va bene? Penseremo noi a tutto...-
Donnie ridacchiò appena -Mikey sarà sicuramente d'accordo e per Raph... Beh, procuriamoci un sedativo e portiamolo via a forza... Ma come farete? Siete a stento una decina, Leo!-  suo fratello non sapeva assolutamente nulla di Shredder e del Foot Clan, e in quel momento non era necessario sottolineare da chi provenisse l'aiuto.
-Leonardo, abbiamo un minuto, dobbiamo andarcene ora!- lo avvisò Takeshi, caricando la pistola nel caso ne avessero avuto bisogno.
Il leader annuì, facendo l'occhiolino al fratello -Non saremo in pochi, non preoccuparti di nulla tu, ci vediamo tra due giorni, agiremo durante l'ora di pranzo per i governatori.-
Donatello lo strinse con forza, sorridendo -Esibizionista... Volete fare le cose in grande...-
Leonardo gli sorrise, il secondo dopo il genio dagli occhi rossi era rimasto solo.

Si voltò verso il tavolo e tornò a lavorare, mentre velocemente entrarono a ispezionare lui e il suo laboratorio, essendo rimasto fuori collegamento troppo a lungo doveva aver insospettito le guardie, ma la Resistenza era furba, non lasciava mai una traccia.
"Solo due giorni, posso resistere. Devo resistere."



***



Michelangelo guardò dallo specchietto retrovisore, controllando se l'auto lo stesse ancora seguendo. Constatò con disappunto che, disgraziatamente, li aveva ancora alle calcagna e non era abbastanza veloce da seminarli.
Lo seguivano per arrivare a Leonardo, ne era più che certo, nei primi anni non accadeva spesso, quasi mai in realtà, ma nell'ultimo sentiva sempre gli occhi puntati su di sé. Non aveva visto Leo per anni e anche se era rimasto ferito dalla sua decisione, non avrebbe mai permesso che lo catturassero.

Si morse il labbro, doveva trovare il modo di depistarli.

Purtroppo dopo l'ultima trovata della Resistenza avevano aumentato la sicurezza, non avevano rilasciato dichiarazioni sulle vittime ma Michelangelo sapeva benissimo che una ventina di guardie ci aveva rimesso la vita. Perdere guardie significava molto per il governatore, influiva sulla sua vita, sempre più a rischio. I soldati uccisi erano militari per lo più, perfettamente addestrati e spietati. Evidentemente aveva deciso di far fuori la Resistenza prima di perdere altre fonti preziose di protezione.

E pensare che non poteva nemmeno scendere dall'auto e iniziare a correre, lo avrebbero subito fermato... Accostò non appena da lontano individuò un tombino, iniziando a spremersi il cervello per trovare una soluzione. L'unica sarebbe stata andare davvero in palestra e rinunciare alla sua visita, almeno finché non ci avesse pensato meglio. Non era saggio mettere in pericolo se stesso e i suoi amici.
Non appena sentì l'allarme generale suonare, uscì immediatamente dall'auto, osservando delle guardie che rincorrevano un paio di figure sul tetto. Sentendo gli spari temette potessero averli colpiti, ma qualcosa lo spinse a voltarsi dall'altro lato, in direzione di un vicolo, e a distogliere lo sguardo dalle silhouette di Shinigami e Usagi.
Una figura in bianco con una maschera a coprirgli naso e bocca, lo fissò per poco, sparendo velocemente nel vialetto buio accanto alla strada.
Avrebbe riconosciuto quegli occhi tra mille, immediatamente lo inseguì.
Si guardò intorno una volta nel vicolo e vide il tombino leggermente spostato. Osservò nuovamente l'ambiente intorno a sé, per poi saltare agilmente nelle fogne.


-Leo!- non appena lo vide gli saltò praticamente in braccio, stringendolo con forza. Il moro ricambiò dolcemente, accarezzandogli i biondi capelli e la schiena, cercando di godersi quell'abbraccio. Non l'avrebbe mai ammesso, o il fratellino si sarebbe montato la testa, ma i suoi abbracci avevano il potere di rilassare chiunque, persino quella testa calda di Raphael si scioglieva quando ne riceveva uno, o almeno così succedeva anni prima.

-Immaginavo volessi venire, eravamo in giro e abbiamo trovato un compromesso.-
Michelangelo si staccò e lo guardò negli occhi, preoccupato -Se la caveranno?-
-Shinigami e Usagi sono i migliori, non preoccuparti. Takeshi e Slash si occuperanno della tintura per la città.- gli sussurrò con un sorriso, pensando al loro piano. Una volta usciti dalla fabbrica, lui e Takeshi avevano chiamato il resto del gruppo per entrare in azione: avrebbero tinto di colore una parte della città, poi facendo saltare in aria un palazzo abbandonato avrebbero creato un diversivo, in modo da tornare al sicuro.

-Mikey, tra qualche giorno verremo a prendervi, te lo prometto.- il più piccolo sgranò gli occhi, cercando di ribattere, ma non gliene fu dato il tempo -Non devi dire niente, devi cercare solo di addolcire Raph, senza fargli parola di questa storia.-
-Leo, non faremo in tempo... Ci uccideranno prima!-
-Non lo faranno, credi che sia così stupido da non mettere una squadra a controllarvi?-
Gli occhi azzurri si accigliarono confusi -Credevo foste solo in dieci...-
Leonardo ridacchiò -Diciamo che abbiamo avuto un aiutino esterno.-

Un enorme botto, una sorta di terremoto quasi, fece tremare sia la città che il sottosuolo, al primo ne seguirono immediatamente altri, e altri ancora. Michelangelo si aggrappò al fratello, il quale lo strinse con forza per non farlo cadere.
-Devi tornare a casa Mikey... È ora.-
-Leo, io voglio stare con te!- si lamentò il più piccolo, aggrappandosi con forza la sua maglia, gli occhi già iniziavano a riempirsi di lacrime per l'imminente abbandono.
Lo vide negare, immediatamente si staccò, e un'ondata di rabbia si impossessò di lui -Tu vuoi solo abbandonarci di nuovo!-
Per quale motivo glielo avesse detto non gli fu chiaro, forse voleva solo che tutto finisse al più presto, che tornassero ad essere una famiglia felice. Forse era semplicemente stanco di dover aspettare ancora, anche se in fondo si trattava solo di un paio di giorni, si stava comportando da bambino e Leonardo non aveva bisogno di avere a che fare con un bambino in quel momento.
Di fatti il fratello rimase in silenzio, a testa bassa, sentendosi nuovamente in colpa per ciò che aveva fatto anni prima. E Michelangelo si sentì ancora peggio quando vide quello sguardo comparire sul volto del fratello; immediatamente lo abbracciò domandandogli scusa silenziosamente, ma si guadagnò solo un sorriso e un bacio sulla fronte.

-Ora devi andare Mikey.- gli ordinò, e il ragazzo più giovane vide una dozzina di figure comparire dietro al moro, si strinse a lui, spaventato ma Leonardo lo prese per mano e lo rassicurò.
-Ti riaccompagneranno loro, voglio che tu non corra rischi da qui a casa. Mi raccomando sii buono con Raphael, ha bisogno di te ora più che mai...-
Il più piccolo semplicemente annuì, e osservò il gruppo di ninja, in tuta nera, per poi lasciarsi trasportare fino a casa.
In meno di un minuto si era ritrovato sul tetto della sua abitazione, e osservò esterrefatto ciò che era successo. Una ventina di palazzi, erano ricoperti di qualsiasi genere di colore, attorno ad essi, gli elicotteri sorvolavano la zona, la stessa dove un palazzo abbandonato era stato fatto saltare in aria. Credevano davvero di trovarli ancora lì? Illusi. Quegli idioti erano solo dei poveri illusi, pensò con disprezzo il più piccolo.

Si voltò non appena sentì una mano poggiarsi sulla sua spalla: uno dei ninja, alto quasi quanto lui, si era tolto la maschera e gli sorrideva, immediatamente lo riconobbe.
-Jason!- i due si abbracciarono, erano anni che Michelangelo non lo vedeva, poco prima che Leonardo sparisse ora che ci pensava -Sei nella resistenza? Come...-
Il castano gli sorrise, ridacchiando -Calma Mik, quando ho saputo della città ho provato a contattarvi ma nulla. Ho incontrato Leonardo per caso, in strada, mentre era sotto copertura, e poco dopo mi sono unito a loro.-
Il sorriso che incorniciò il voltò del piccolo Hamato fece risaltare ancor di più le sue lentiggini -Sono felicissimo di vederti, amico mio! E... Sei un ninja?-
-Ma figurati, è solo che dovevo sistemarmi come i nostri amici qui dietro! Il leader lo ha ordinato!-
Certo che sentire tutta quella gente rivolgersi a Leonardo con così tanto rispetto era strano, forse perché loro erano fratelli e della formalità non si era mai vista neanche l'ombra in casa.
Quando un elicottero si avvicinò troppo al loro palazzo, Jason afferrò l'amico e lo nascose con sé, intimandogli poi di prendere le scale e dirigersi nel suo appartamento.
A malincuore, il ragazzo aprì la porta che dava sul tetto, e scese velocemente; sapeva che i ninja avrebbero impedito che venisse fatto loro del male, nonostante tutto sentiva che qualcosa sarebbe successo, e purtroppo il suo istinto gli suggeriva che non era nulla di buono.

Scosse la testa, doveva essere positivo, in quel momento doveva solo pensare a Raphael a stargli vicino e magari farsi perdonare per averlo trattato in un certo modo. Raphael aveva tutto il diritto d'essere furioso con Leonardo, ma il fatto che lo trattasse come se fosse stato niente per la famiglia gli faceva ribollire il sangue, anche se aveva commesso un errore non meritava quel trattamento.
Sospirò e aprì la porta di casa, dirigendosi verso il salone e osservando il fratello addormentato, immediatamente prese una coperta e gliela poggiò addosso, sorridendo.


 

You never answer me, just try and give me a call
Do you still miss me? Do you think of me at all? Yeah
Now I am trapped in time without you, let me fall
I can't see you or what's in front of me, come home

 



***


Leonardo si lasciò andare esausto sul proprio letto, l'attrezzatura abbandonata a terra, per quella giornata aveva bisogno solo di rilassarsi un po'. Sospirò scocciato, passandosi una mano sul viso quando sentì bussare.
Miwa si infilò velocemente nella camera e lo raggiunse, ridacchiando divertita -Sei così sexy a petto nudo, fratellino.-
-Stai cercando di sedurmi?-
La ragazza fece un piccolo gesto con la mano -Solo un pochino.-
-Vipera!- le rinfacciò il ragazzo, colpendola col cuscino che aveva sotto la testa.
La giapponese parò il colpo portandosi le braccia davanti al viso -Dai Leo, non è giusto! Volevo sedarlo io Raphael!- iniziò a lamentarsi la ragazza, tra lei e Raph c'era sempre stata una sorta di rivalità, a partire da qualsiasi cosa, anche la più insignificante. E solo Michelangelo gli aveva fatto notare che quella rivalità raggiungeva livelli esponenziali solo quando di mezzo c'era anche lui, ma quello era un altro discorso e non aveva tempo di pensarci.
-No, no e no. Conoscendoti inizieresti solo a provocarlo, portando a una reazione esagerata. Non abbiamo bisogno di metterci in mostra.- ogni tanto la sorella pensava che Leonardo prendesse le cose troppo sul serio, ma forse in quel caso aveva ragione, non avevano bisogno di fare casino, per quella missione dovevano essere silenziosi e fulminei, delle vere e proprie ombre. Avrebbero dovuto tirare fuori le loro abilità di Ninjutsu, quelle che il loro amato padre aveva insegnato prima di morire.
Miwa cercò immediatamente di togliersi dalla testa quelle numerose urla, provò a concentrarsi solo sul presente -Vuoi che ti illustri il piano?- lo vide sospirare e subito si corresse -So che sei stanco Leonardo, anzi penso che tu ti sia affaticato un po' troppo ultimamente.-
-Cosa te lo fa pensare? Sto benissimo.- ribatté immediatamente il leader, odiava che la gente si preoccupasse per lui, non lo avrebbe mai ammesso ma il suo orgoglio ne risentiva. Quasi come se fosse sempre tutto sulle sue spalle, come se non avesse bisogno di compassione e aiuto. Ogni tanto Miwa credeva che suo padre lo avesse plasmato, in modo da aspirare alla pura perfezione, molto probabilmente non in modo intenzionale. Leonardo aveva una testa tutta strana in fin dei conti, poteva passare dalla dolcezza alla testardaggine in poco tempo, anche se nell'ultimo periodo, scorgeva solo freddezza e determinazione, forse dovuta probabilmente al voler portare via da quel mondo i suoi fratelli.
Miwa sospirò nuovamente, illustrò il piano e poi lo osservò -Comunque hai la febbre, brutto idiota, e mi sembri anche dimagrito un po' troppo. Mangi abbastanza?-
Leonardo quasi la congelò con lo sguardo -È più importante che siate voi in forze, il cibo ci basta a malapena.-
-Tu sei il leader. Dovresti essere tu a darci forza, dovresti essere tu a guidarci!-
-Posso farlo benissimo anche senza nutrirmi per qualche giorno.-
Miwa lo colpì duramente sul braccio, guadagnandosi un’altra occhiataccia -Detesto quando impedisci alla gente di preoccuparsi per te.-
Leonardo distolse lo sguardo, senza proferir parola, forse consapevole di aver esagerato un pochino, almeno quella volta.

-Abbiamo fatto uno sbaglio?- subito la sorella riportò su di lui l’attenzione -A volte penso che avremmo dovuto direttamente uccidere e rischiare il tutto, piuttosto che prepararci lentamente.-
-Se lo dici per i nostri fratelli non conta. Non è colpa nostra, il primo anno eravamo giusto io, te, Jason, Casey e Shinigami era appena arrivata dal Giappone.-
Leonardo si stese, dandole le spalle.
-Non siamo riusciti a combinare niente per tre anni, nonostante chiedessimo aiuto a Shredder. Ma sei stato tu a fargli cambiare idea. Tu hai combattuto contro i suoi soldati d'élite, tu hai tenuto testa a Oroku Saki in combattimento. Dovresti essere solo fiero di te stesso.- vedendolo ancora in silenzio decise di continuare -Abbiamo risparmiato energie, abbiamo evitato vittime inutili, da quando Shredder ci ha fornito i suoi ninja e i suoi scienziati, siamo riusciti ad essere una vera e propria resistenza, e ora che siamo alla fine non ti permetterò di dire che tutto questo è stato uno sbaglio.-
-Non ho detto questo...-
-Lo stai facendo indirettamente. Leonardo guardami per favore.- Miwa gli posò delicatamente una mano sulla spalla, per poi tendergli le braccia, sorridendo con dolcezza. In poco tempo si ritrovò il fratello stretto a lei, molto più rilassato rispetto qualche minuto prima.
-Michelangelo ha continuato a supportarci per tutti questi anni, Donatello ci ha fatto guadagnare tempo lavorando alla fabbrica e Raphael... Beh, per quanto sia testa calda gli passerà l'incazzatura, basta scioglierlo un pochino, sai com'è fatto.- lo sentì ridacchiare e fu fiera di se stessa. -Sei riuscito a convincere Shredder ad unirsi a noi.-
-Solo perché lui e nostro padre erano molto uniti da giovani... E tolto Takeshi i suoi soldati non erano così d'élite.- mormorò appena, chiudendo gli occhi e rilassandosi in quell'abbraccio, poggiando il viso contro la spalla della sorella.
Miwa negò col viso -Non è vero, non è per questo motivo, si sarebbe unito a noi subito in quel caso. Forse aveva già intenzione di aiutarci o forse voleva solo metterti alla prova, chi può dirlo cosa gli passi in quella testaccia di metallo.-
Non appena lo vide annuire convinto, fu soddisfatta del proprio lavoro -Perché non riposi un po'? Sarai più in forze per stasera.-
In poco tempo lo vide addormentarsi e immediatamente lo coprì, cercando di farlo stare al caldo.
In silenzio uscì dalla stanza, dirigendosi verso la sala riunioni.
-Dov'è il Leader, senpai?- domandò Shinigami non appena vide la compagna entrare.
-Ha qualche linea di febbre, è meglio riposi fino all'ora x, intanto ripassiamo tutti quanti il piano.-
-Stasera si fa il botto, non vedo l'ora.-
-Piano Casey, dobbiamo essere il più veloci possibile nel far saltare in aria la fabbrica.-
Il ragazzo sbuffò stizzito -Forse volevi dire: "Dobbiamo essere veloci a salvare il genietto prima che salti tutto."-
Usagi si voltò leggermente infastidito, fulminando il moro con lo sguardo -Non possiamo lasciare Donatello lì dentro, Leonardo non ce lo perdonerebbe mai.- il ragazzo non rispose, si limitò a sbuffare nuovamente.
Takeshi si avvicinò a Miwa, poggiando sul tavolo le loro armi -Master Shredder ha pensato che queste potrebbero esserci utili, ha anche raddoppiato gli uomini a nostra disposizione.-
-Un paio di fucili non basteranno...-
Il più grande le indicò meno di una decina di scatole enormi, dietro di lui -Nel caso ne abbiamo altri.-
La ragazza ghignò, soddisfatta -Ammetto che ora mi sento più sicura, voglio che ognuno di noi ne abbia una per precauzione, e che ogni gruppo di foot ninja ne abbia un tot. Mi fido delle loro abilità, ma una pallottola può essere più veloce di una semplice katana.- ordinò la ragazza, quando Leonardo mancava, era lei a occuparsi dell'organizzazione e a coordinare le operazioni.
Provò a ripensare al loro piano: innanzitutto Rockwell e Leatherhead sarebbero rimasti alla base, contavano di non avere feriti ma meglio non mettere in pericolo gli unici medici di cui si fidavano.
Jason e Casey avrebbero dovuto recuperare Michelangelo e Raphael, fare in modo di portarli al sicuro e poi dirigersi verso la fabbrica di droga, come la definiva lei, per aiutare Usagi e  Shinigami a farla saltare in aria senza mettere in mezzo innocenti, e soprattutto Donatello.
Tutte le guardie sarebbero state attirare dal botto della fabbrica e la sede principale, ovvero il palazzo di Don Vizioso avrebbe avuto meno controllo. Lei, Leonardo e Takeshi sarebbero riusciti a introdursi, aiutati dai foot, nel palazzo e assicurarsi di distruggere tutto con il governatore all'interno. Essendo in molti il piano doveva per forza funzionare, senza complicazioni.
Avevano avvisato i ragazzi, dicendo che la missione avrebbe avuto luogo nei giorni seguenti, nella speranza di avere guardie meno preparate quella sera, ma qualcuno poteva averli benissimo sentiti.
Miwa osservò un'ultima volta i progetti, gli armamenti, le bombe, e la squadra.
Nulla sarebbe dovuto andare storto, quella sera avrebbero vendicato la memoria di Hamato Yoshi.
A qualunque costo.



***


Donatello stava giusto preparando la sua borsa a tracolla con tutto l'occorrente, quando un'esplosione proveniente dal corridoio lo fece correre al riparo dietro il banco di lavoro. Sbatté la testa alla seconda esplosione, con violenza e cadde a terra. Le orecchie fischiavano e la vista si presentava totalmente sfocata. Lo afferrarono e non riuscì a reagire quando venne strattonato con forza, verso l'uscita.
Dopo circa una decina di minuti iniziò a realizzare: la porta del suo laboratorio era stata fatta saltare in aria, qualcuno lo stava portando via e purtroppo per lui, quel qualcuno non era Leonardo.


 

Can you come back home?


-Leo!- Miwa entrò sbattendo la porta, trovando il fratello ancora intento a prepararsi per la missione.
Il leader della Resistenza, si voltò sorpreso da tutto quell'impeto e quando la vide affaticata e ansimante, non ci mise molto a comprendere che qualcosa era andato storto.
-Jason e la squadra con lui... Sono tutti feriti! Hanno preso i ragazzi!-

Furioso, il leader afferrò le katana appoggiate al muro, dirigendosi verso la sala principale. Si guardò intorno, ringhiò frustrato, dopo aver notato i soldati feriti-Voglio sapere dove li stanno portando.- ordinò, esigendo in quello stesso istante una risposta.
Shinigami gli mostrò immediatamente il tablet con la quale stavano seguendo il furgone su cui si trovavano i fratelli, circa una decina di auto lo stavano scortando fino al palazzo principale, quello di Don Vizioso.
-In un modo o nell'altro hanno anticipato le nostre mosse?-
Leonardo ringhiò nuovamente, frustrato, era sicuro che non avessero il minimo sospetto riguardo le loro azioni, semplicemente avevano deciso di porre fine alla resistenza, e sapevano benissimo quale fosse la giusta azione per farlo uscire allo scoperto.
-No, hanno deciso che quella di oggi sarebbe stata la nostra ultima trovata.-
Shinigami si scambiò una veloce occhiata con Casey, entrambi visibilmente preoccupati, ma solamente Usagi ebbe il coraggio di domandare quale sarebbe stata la prossima mossa. Leonardo alzò lo sguardo sul compagno, strinse con forza una delle katana, e parlò. Due semplici parole, pronunciate con un tono talmente pieno di rabbia, che quasi faticarono a riconoscere la sua voce.

-Piano B.-

 

All the days we have are waiting, let them be
like a way for us to find each other
It's the only way, only way, too far away



Quando Donatello aprì gli occhi poté solo scorgere il buio attorno a sé, ma una luce improvvisa illuminò la figura chinata su di lui, e finalmente riuscì, anche se solo per pochi secondi, a mettere a fuoco gli occhi azzurri e il sorriso dolce del suo fratellino, il quale chiamò Raphael subito dopo.
-Era ora che la smettessi di ronfare, abbiamo bisogno di un piano Einstein.-
Il maggiore dei tre non comprese subito, ci vollero parecchi minuti prima che riuscisse a ricordare l'accaduto.
-Dove ci stanno portando?- domandò analizzando immediatamente la situazione: aveva provato a sollevarsi, ma le braccia erano state bloccate con delle manette dietro la loro schiena, probabilmente anche i suoi fratelli erano conciati come lui; sembravano trovarsi in un piccolo furgone, uno di quelli utilizzati dai cittadini abitualmente, lo spazio non era molto, all'interno si trovavano solo loro; due piccole finestre ai lati, e nessuna verso il guidatore.
Sentì Michelangelo rannicchiarsi accanto a lui, nonostante non riuscissero a rimanere fermi, essendo bloccati e non avendo oggetti a cui aggrapparsi, dovevano per forza rimanere seduti e cercare di mantenere l'equilibrio.
-Sono piombati nell'appartamento all'improvviso, hanno iniziato a distruggere tutto e poi ci hanno tramortiti... Ci siamo svegliati poco fa anche noi..- mormorò il più piccolo, rilassandosi appena quando sentì un bacio posarsi sulla sua fronte.
-Dove ci stanno portando?- nonostante non vedesse nulla, Donatello provò a voltarsi nella direzione in cui aveva sentito la voce del rosso.
-A fare una gita in Amazzonia... Dove vuoi che ci stiano portando?! A morire, ecco dove. Meno male che sei quello intelligente tra noi!- sbottò improvvisamente il rosso, tirando un calcio al metallo che li separava dal guidatore.
A quel colpo il più piccolo si rannicchiò ancora di più contro il castano, che cercò di rassicurarlo come poteva. Erano davvero in grossi guai, e pensare che sarebbero bastate solo un paio di ore in più per terminare quella brutta storia. Aveva sempre creduto nelle azioni della Resistenza, sapeva che erano in grado di farcela e aveva sperato in quel piano, era pronto a riavere vicina tutta la sua famiglia, ma in quel momento si sentiva terrorizzato. Cosa ne sarebbe stato di loro? Li avrebbero torturati? O li avrebbero uccisi subito a sangue freddo? O ancor peggio, sarebbero stati costretti a morire come il loro amato padre?
Donatello non voleva pensare a nessuna di quelle opzioni, Leonardo probabilmente aveva scoperto il loro "rapimento", doveva per forza essere così. Il loro fratellone sarebbe presto arrivato a salvarli.
-Leo ci salverà... Ne sono sicuro.- fu Michelangelo a dar voce ai suoi pensieri, ma quel nome non fece altro che irritare ancor di più Raphael, che ringhiò frustrato.
Iniziò così a urlare contro i fratelli -Voi ancora ci sperate?! Sperate che quel bastardo si scomodi per salvarci? Ci ha abbandonato una volta, svegliatevi, lo farà di nuovo, Leonardo ci tradirà di nuovo!-
-Smettila Raph! Leonardo non ha tradito nessuno!- lo riprese severamente Donatello, sperando di terminare lì quella conversazione, cosa che avvenne solo a causa del furgone, doveva aver colpito qualcosa, una sorta di dosso che causò la perdita di equilibrio dei tre fratelli. Rimasero in silenzio a lungo quando il furgone fermo la sua corsa, solo dopo qualche minuto ripartì.
-Avete sentito?- parlò il biondo, a bassa voce.
-Sentito cosa, Mikey?-
-... Mi sembravano spari...-
Raphael scoppiò in una risata amara, totalmente falsa -Ancora che ti illudi, pulce?-
Donatello individuò la figura del fratello, grazie alla luce proveniente da un lampione in strada. Velocemente gli assestò un calcio sulla gamba, come per intimarlo a tacere, ma ciò aumentò solo la rabbia del rosso.
-Scusa tanto D, non credevo ti importasse di proteggere Mikey ora.-
-Non voglio litigare con te, Raphael.-
-Oh certo, perché sai benissimo che le prendi.- ammise sicuro il ragazzo, per poi appoggiarsi con la schiena contro il divisore.
Rimasero a lungo in silenzio, quasi una decina di minuti, e solamente il biondo Hamato ebbe il coraggio di parlare -Che facciamo?-
-Niente.- si sentì rispondere, ma la sua attenzione era totalmente per Donatello, aspettava una risposta da lui, dall'unico a cui sarebbe potuta venire un'idea per salvarli. Fino all'arrivo di Leo, doveva attenersi ai piani del suo fratello genio. Ma contro ogni sua aspettativa, quando un lampione illuminò il viso di Donnie, Michelangelo poté scorgere delle lacrime, e allora capì che non avrebbero potuto fare nulla se non sperare. Lentamente si avvicinò a lui, il viso poggiato contro l'incavo del suo collo, una sorta di abbraccio; sentì i singhiozzi del fratello sfuggire al suo controllo, e si strinse maggiormente a lui.
Raphael dal canto suo, preferì far finta di non vedere quella scena, credeva davvero che per loro sarebbe finita, eppure, in profondità, sperava davvero che Leonardo corresse a salvarli, a salvare i suoi fratellini e a farsi perdonare. Ovviamente lo avrebbe perdonato, Raphael perdonava sempre, aveva solo bisogno di tempo per cancellare l'idea dell'abbandono, ma sarebbero tornati una famiglia, ne era più che certo. Eppure quando le parole di Donatello gli arrivarono alle orecchie, non poté fare a meno di sentire che la loro vita sarebbe presto giunta al termine.



"Perdonatemi ragazzi... Questa volta non so come salvarvi..."



Come back home
Can you come back home, eh
Don't leave me wasting all my time,
Don't leave me helpless in this cold world
Come back home
Can you come back home, eh
Let's put the pain we feel away,
'Cause I'm still waiting for you everyday
Now you gotta do, what you gotta do




Quando le porte del furgone si aprirono di colpo, Michelangelo sobbalzò spaventato, rannicchiandosi ancor più vicino al fratello. Raphael ringhiò frustrato all'ordine di scendere dal veicolo, guardò anche lui il più grande, non sapendo cosa fare.
Donatello semplicemente annuì, convincendo i fratelli che la cosa migliore, almeno per il momento, era seguire le guardie e non fare mosse avventate. Aiutò, come poteva, Michelangelo ad alzarsi, dirigendosi per primo verso l'uscita, seguito a ruota dal biondo e dal rosso, che aveva iniziato a osservare l'ambiente circostante alla ricerca di una via d'uscita: attorno a loro c'erano meno di una decina di guardie, di fronte l'enorme portone dalla quale erano entrati, almeno supponeva, e loro unica via di fuga. Poteva cercare di metterne fuori gioco qualcuna e almeno assicurare un tentativo ai suoi fratelli, nel peggiore dei casi magari ci avrebbe rimesso solo lui. Non si sentiva così sicuro a rischiare la vita per un piano elaborato in pochi minuti, ma non voleva neanche morire senza provare a sopravvivere.
Tre delle guardie li afferrarono e portarono verso un lungo corridoio, senza una parola, solo con il fucile puntato dietro la schiena.
Raphael, quando furono abbastanza lontani da quella specie di garage, decise che era il momento di agire, dovevano almeno tentare, non erano nemmeno sicuri che Leonardo sarebbe arrivato in tempo a salvarli, non potevano permettersi di aspettare in eterno. Lanciò un'occhiata preoccupata ai due fratelli, e alle guardie dietro di loro: solo una era più alta di lui, quella dietro Donatello, le altre più basse; poteva benissimo farcela, ne era in grado, avrebbe attirato l'attenzione su di se è forse i fratelli avrebbero reagito di conseguenza come lui.
Con una semplice spinta all'indietro sorprese il soldato, il quale si lasciò sfuggire di mano il fucile, si voltò velocemente pronto a combattere, per quanto gli fosse possibile con le mani bloccate dietro la schiena, ma subito un'altro fucile gli fu puntato contro. La guardia che teneva Donatello ora lo stava minacciando, senza neanche parlare.

Raphael indietreggiò appena, decisamente era stata l'idea più stupida che avesse mai avuto in vita sua. E sgranò gli occhi quando sentì lo sparo, i fratelli urlarono il suo nome e d'istinto chiuse gli occhi.

-Sappi che non ti ho mancato.- la voce bassa della guardia glieli fece riaprire, e si rese conto di essere ancora vivo e vegeto. L'unica ferita che aveva riportato era un taglio sulla guancia, causato dal proiettile. Portò il suo sguardo in quello del soldato, l'unica cosa che riusciva a vedergli erano gli occhi: metà del viso era coperto da una maschera nera, e l'altra metà nascosta da un cappello.
-Ho sbagliato di proposito.- decisamente quella frase gli fece gelare il sangue nelle vene, capì di aver rischiato troppo, di aver messo in pericolo sia se stesso che i suoi fratelli, e che doveva decisamente ringraziare che quella guardia non fosse uno spietato assassino, o l'avrebbe fatto fuori senza pensarci. Quella che aveva disarmato recuperò il fucile, lo afferrò per un braccio e lo spinse con forza, intimandogli di proseguire.
Michelangelo riprese a respirare, lasciando che qualche lacrima sfuggisse al suo controllo, non aveva mai avuto così tanta paura in tutta la sua vita. Cercò lo sguardo di Donatello per ottenere un po' di conforto, ma il fratello era impegnato ad esaminare a occhio la ferita di Raphael. Niente di preoccupante a giudicare dalla "tranquillità" nei suoi occhi. Ma riuscì a tranquillizzarsi solo quando il fratello lo guardò e gli rivolse un dolce sorriso.
Sorrise anche lui, poi si voltò appena verso la guardia dietro Donatello, la quale gli lanciò solo un'occhiata veloce, abbassandosi subito la visiera del cappello in modo da coprirsi.
Michelangelo avrebbe volute reagire, ma arrivarono presto nella sala principale,  e rimase a bocca aperta.
La sala era totalmente bianca, i muri terminavano verso l'alto con un soffitto in vetro, un lungo ed enorme tavolo si trovava al centro della stanza, a un capo di esso c'era una sorta di trono, circa sei guardie lo circondavano. E lì lo vide, Don Vizioso.
L'essere contro cui la Resistenza si stava ribellando, la fonte dei problemi di tutta la città, la causa della morte di suo padre e di tutte le altre perdite. La ragione per cui Leonardo se n'era andato. Era lì davanti ai suoi occhi, si ingozzava, mandava giù tonnellate di cibo senza nemmeno ingoiare. A Michelangelo tutta quell'ingordigia disgustò e fece infuriare allo stesso tempo. Strinse i pugni cercando di trattenersi dal commentare, osservando che Raphael era nella sua stessa situazione. Donatello tuttavia sembrava abbastanza calmo, nonostante la rabbia con cui osservava quell'essere.

Don Vizioso alzò poco dopo lo sguardo su di loro e, senza nemmeno preoccuparsi di pulirsi il viso, scoppiò in una risata di pura soddisfazione.
Ricominciò poi a mangiare con ancor più voracità, parlando e rivolgendosi ai ragazzi con la bocca piena di cibo, al che Raphael dovette voltarsi schifato.
-Non è fantastico?- domandò l'uomo voltandosi verso i propri soldati -Finalmente, grazie a questi ragazzi potrò eliminare la Resistenza una volta per tutte.-  si voltò nuovamente verso i tre, ghignando e battendo le mani -Dovreste essere fieri di voi, il vostro sacrificio permetterà di salvare questa città dalla feccia.-
Michelangelo tentò subito di liberarsi, osservando con rabbia la figura di quell'uomo -L'unica feccia in questa città siete voi!- quel suo gesto fece si che le guardie accanto al "sovrano" puntassero i fucili contro di loro, ma l'uomo fece un semplice gesto con la mano e le armi vennero abbassate.
-Non ora, Leonardo deve assistere alla loro morte. Ma dimmi Donatello, credevi davvero di ingannarci in questo modo? Oltre due anni fa abbiamo scoperto cosa combinavi con le pillole M.-
Il castano sobbalzò appena e si morse l'interno della guancia, per non commentare. La consapevolezza che avrebbero potuto ucciderli quando volevano, lo pietrificò completamente. Sentiva tutto quello che aveva protetto per anni, scivolare via dalle sue mani, senza che potesse fare nulla per impedirlo: erano spacciati, li avrebbero uccisi, con o senza Leonardo, ma non poteva permettere che succedesse qualcosa ai suoi fratelli, doveva per lo meno, come Raph, tentare di salvare qualcuno.
-È stata colpa mia! Io ho creato le pillole alternative! Loro non sapevano nulla, ti prego se devi uccidere qualcuno uccidi me!- la sua voce risultò alle sue stesse orecchie patetica, come mai lo era stata in tutta la sua vita. L'ultima volta si era sentito in quel modo alla morte di April, quando stava praticamente implorando il perdono di Casey, che non aveva retto ed era arrivato a tagliare totalmente i ponti con loro.
Raphael era stato vicino a seguirlo, solamente Michelangelo lo aveva convinto a rimanere, lo stesso fratellino che ora lo stava riprendendo, tra le lacrime, chiedendogli di non fare stupidaggini.
Donatello alzò lentamente lo sguardo, vide solo l'uomo schioccare le dita, in modo che una figura con un mantello bianco e una maschera sul viso, si avvicinasse a versargli ancora del vino. Quando ebbe finito di dissetarsi, Don Vizioso guardò il ragazzo, per poi lasciarsi sulla sedia, forse ormai sazio.
-Donatello... Una così brillante mente che elabora un piano così stupido, forse dopotutto non sei quel genio che avevo pensato. Voi tre...- detto questo fece un altro gesto con la mano.
Le guardie dietro di lui si avvicinarono di pochi passi, puntando i fucili contro il più grande dei fratelli presenti.
-Mi ha scocciato, uccid-...- Don Vizioso non riuscì nemmeno a terminare la frase, una fredda lama fu poggiata con rapidità contro il suo collo, bloccandogli ogni possibilità, e volontà, di terminare la frase.
-Io non lo farei se fossi in voi.- la voce proveniva dalla stessa figura che aveva versato il vino, cercò di avvertire le guardie armate, ma furono prontamente uccise da altre tre figure e Michelangelo scoppiò in lacrime non appena le riconobbe: Usagi, Slash e Casey, e mai si sentì più felice di vederli. Non ci mise molto a capire chi si nascondeva dietro quella maschera, solamente i suoi fratelli sembravano sorpresi, anche di vedere la figura di Casey, armata, dietro le spalle dell'uomo che stava per ucciderli.
-Cosa aspettate voi tre, ammazzatelo!- urlò allora il mafioso, rivolgendosi ai soldati dietro i fratelli, ma questi semplicemente fecero un passo indietro, ed estraendo dei tanto distrussero le manette degli Hamato.
Michelangelo subito si voltò felice, cercando di rassicurare i due fratelli che avevano invece iniziato a indietreggiare per precauzione.
-Va tutto bene, sono con noi!-
Una voce femminile ridacchiò da dietro la maschera, togliendo sia essa che il cappello nero e rivelando la figura di Miwa -Raphael, ammetto che quel colpo è stato inaspettato, avrei dovuto prevederlo.- disse la giovane giapponese, osservando divertita le espressioni dei suoi fratellini, specie quella del rosso, gli sarebbe scoppiata a ridere in faccia se la situazione non fosse stata delicata.
Da dietro le altre maschere si rivelarono poi Takeshi e Shinigami, che velocemente raggiunsero i lati del tavolo e puntarono dei fucili contro l'italiano.

La figura in bianco saltò agilmente sul tavolo, senza spostare la lama dal collo dell'uomo, liberandosi di quella maschera e del mantello bianco, usato per nascondere la tuta nera e le armi che portava.
Raphael sgranò gli occhi all'inverosimile, rimanendo sbalordito, se positivamente o negativamente non sapeva dirlo, ma vedere finalmente il fratello maggiore gli provocò non poche emozioni. Donatello dal canto suo si lasciò andare a terra, tutta la tensione che lo aveva accompagnato in quelle ore era improvvisamente svanita, Leonardo era lì, Leonardo li aveva appena salvati e li avrebbe portati fuori da quel luogo.
Il più piccolo degli Hamato, si limitò a dare un forte abbraccio alla sorella, togliendole di mano la pistola e raggiungendo i due amici, per puntare l'arma insieme a loro. I fratelli cercarono di fermarlo ma Miwa riuscì a trattenerli, iniziando a spostarsi con loro, allontanandosi dalle finestre.
Leonardo dal canto suo, iniziò a sorridere soddisfatto e a ghignare furbamente, accucciandosi di fronte all'uomo, pressando appena con la katana sulla pelle, provocando la fuoriuscita di qualche goccia di sangue. -Sai quali sono le opzioni, vero? Vinci o muori.-
Don Vizioso non rispose, si limitò a ghignare a sua volta, e a schioccare le dita, ma Leonardo scoppiò in una risata -Ah, non te l'ho detto? I nostri abili ninja hanno ucciso tutti i tuoi soldati e tu sei l'unico rimasto ancora in vita.- il leader alzò un braccio e uno dopo l'altro i ragazzi presenti, a cui presto si unirono Foot Ninja provenienti dai corridoi, si sparpagliarono, iniziando a distruggere la stanza: dalle sedie, alle finestre, alle statue... La Resistenza distrusse ogni cosa, poi uno alla volta iniziarono a uscire, lanciandosi giù dalle finestre.
-Un capitano affonda sempre con la nave, spero tu sia pronto.- furono le ultime parole che Michelangelo sentì, prima di esser afferrato di peso da Takeshi e portato verso una delle finestre che affacciavano sull'enorme cortile.
Subito iniziò a protestare -Non possiamo lasciarlo qui da solo!- ma ribellarsi fu inutile, l'amico era fisicamente il doppio di lui.
-Non uscirà finché non saremo tutti fuori.- gli spiegò il giapponese, e il biondino poté solo lanciare un'ultima occhiata al fratello, prima di precipitare nel vuoto per qualche secondo e poi ritrovarsi su un camion, ben presto vide che anche Miwa e Donatello e Casey e Raph si erano lanciati, i fratelli atterrarono su altri due camion. Vide soldati del Foot lanciare dentro la villa delle molotov, e allora tentò nuovamente di liberarsi dalla presa del compagno per raggiungere il fratello, ma tutto inutile. Ben presto i camion e i furgoni iniziarono velocemente ad allontanarsi dalla casa, solo un elicottero rimase nei pressi di essa.


-E così Shredder vi ha fornito i ninja.- commentò Vizioso con un sorriso amaro, trasformatosi poi in una sorta di ghigno -Chi immaginava si unisse alla feccia.-
Leonardo con un rapido gesto ripose la spada, rimanendo in piedi su quella tavola bianca, che solo pochi minuti prima era imbandita. Allargò le braccia e sorrise -Ti piacciono questi colori? Ho pensato fossero perfetti per la tua tomba.- disse riferendosi alla moltitudine di simboli del suo clan, disegnati dai compagni, nei loro soliti e sgargianti colori. Gli diede le spalle, ghignando nuovamente -Avresti dovuto aspettartelo, Shredder non avrebbe mai accettato un altro "padrone" a New York, è lui a dover governare, non ti avrebbe permesso di fare i tuoi comodi.-
Il mafioso unì le mani e guardò il ragazzo, fintamente sorpreso -Sono stato ingannato quindi.-
Leonardo estrasse nuovamente la spada, infilzando il tavolo di legno per poi poggiarsi al manico di essa -Per Hamato Yoshi.- pronunciò quel nome con serietà, in quello stesso momento tutti i ricordi del suo amato padre tornarono a galla: il momento dell'adozione, la prima vacanza insieme, le prime lezioni di giapponese e arti marziali. Tutti quei ricordi ritornarono prepotentemente, proprio nel momento in cui lui, Leonardo Hamato, stava per vendicare il defunto padre.
Una pioggia di molotov iniziò ad avvolgere i due nemici, le bombe erano state lanciate sia dai ninja a terra che da quelli presenti sull'aereo, infrangendo i vetri del soffitto. Leonardo si trovò improvvisamente circondato dal fuoco ma la cosa non lo turbò affatto, doveva prima terminare la sua vendetta.
-Oggi con orgoglio spero nella tua morte Don Vizioso, che sia lenta e dolorosa, come lo è stata per mio padre.- puntò la katana nuovamente contro di lui -Vendico l'uomo che tu hai ucciso anni fa.-
-Non sei nessuno per vendicare quell'uomo.-
Una prima esplosione, sotto di loro, fece tremare l'enorme palazzo, ma il leader non si scompose.
-Io sono suo figlio, io sono Leonardo Hamato.-
All'ennesima molotov lanciata, ripose la katana, fece un inchino e poi con velocità corse verso la finestra pronto ad andarsene da quel posto, pronto a tornare dai suoi fratelli.

-Non sarò l'unico a morire quest'oggi, Leonardo Hamato.- Don vizioso, seppur a fatica sollevò una pistola, nascosta in precedenza nella giacca, e la punto verso il ragazzo, per poi sparare.

Leonardo poggiando un piede sul davanzale, si diede lo slancio per afferrare la scaletta in metallo dell'aereo, il secondo dopo, l'edificio subì un'altra esplosione. E un'altra.
E un'altra ancora.







Michelangelo si lasciò scappare un urlo  di terrore quando vide la prima esplosione, lanciò un'occhiata ai fratelli negli altri veicoli, preoccupati quanto lui per la sorte di Leonardo, ma quando vide l'elicottero volare nella loro direzione, riconobbe la figura del fratello sulla scaletta, che mal concia, muoveva un braccio per farsi notare dalla squadra.
Il più piccolo non seppe dove Leonardo trovò la forza per farlo, ma sentirlo urlare quelle parole, ebbe un effetto positivo anche su di lui. Si voltò emozionato a guardare Takeshi, il quale lasciò che un piccolo sorriso sfuggisse al suo controllo, per poi poggiare una mano tra i capelli del biondino -Cerca di non esplodere di gioia.-


-Clan Hamato!! Foot Clan!! La Resistenza ha vinto la guerra!!- il secondo dopo, decine di clacson di furgoni e camion iniziarono a suonare.


Raphael vide Casey urlare di gioia per poi iniziare a battere il cinque a qualsiasi membro del foot clan in quel furgone. Preso dall'euforia il suo ex migliore amico abbracciò anche lui, per poi staccarsi immediatamente non appena se ne rese conto. Raphael gli sorrise e gli mise il braccio attorno alle spalle -Mi era mancato questo, Jones.-
Il compagno ghignò semplicemente, ridacchiando.

Miwa strinse immediatamente in un abbraccio Shinigami e Usagi, per poi lanciarsi tra le braccia di Donatello, il quale per poco non rischiò di cadere, iniziando subito dopo a rimproverarla -Hai idea di quanti danni ci saremmo potuti fare cadendo in questo modo? Sei forse impazzita?!-
-E tu sei forse rilassato?-
In quel momento il castano si rese conto che tutte le preoccupazioni sempre presenti nella sua mente, erano improvvisamente sparite. Si sentiva di nuovo se stesso, e questo Miwa lo aveva notato subito, per questo si limitò a stringerlo nuovamente a sé -Il gran cervello è tornato tra noi.-

I cinque Hamato, lanciarono un'ultima occhiata al palazzo bianco, ora totalmente prigioniero delle fiamme; sulla facciata principale, il simbolo del clan bruciava con esso.




***



Leonardo guidò per un'ultima volta la sua squadra, ma questa volta per tornare finalmente a casa. Controllò che ogni membro della Resistenza fosse al sicuro, prima di tirare la leva in modo da far abbassare il muro di mattoni che li teneva quasi separati dal mondo.
Scosse velocemente la testa per scacciare un giramento, raggiungendo i compagni nella sala principale. Sin da quando si era seduto sull’elicottero aveva iniziato a sentire varie fitte per quasi tutto il corpo, ma immaginava fosse causato dal fatto che era scampato per poco ad ogni esplosione, di conseguenza non ci si soffermò a pensarci più di tanto, aveva altro a cui pensare in quel momento.
Rockwell e Leatherhead avevano già iniziato a occuparsi dei feriti, i quali presentavano solo un paio di graffi, chi più profondi e chi no. Miwa gli corse incontro e lo abbracciò, una piccola fitta di dolore sfuggì al suo controllo e lei lo osservò, preoccupata.
-Sei ferito?-
Il moro scosse la testa, sorridendole per rassicurarla -È solo un graffio, tranquilla. Dove sono gli altri?-
Lei lo squadrò per bene, per poi indicargli il dojo nel quale erano soliti allenarsi, e seguirlo verso quella stanza.

Leonardo si lasciò sfuggire un sorriso quando vide Michelangelo iniziare a saltellare contento per l’enorme stanza, abbracciando chiunque capitasse, disgraziatamente, nel suo spazio personale. Si fermò soltanto quando notò i presenti voltarsi e fare un piccolo inchino, e a sua volta si girò per osservare chi era entrato.
Fece per lanciarsi sul fratello ma Donatello lo trattenne per un braccio, osservando con attenzione la stanza in cui si trovavano -Sei già stato qui, vero?-
I due Hamato più grandi avanzarono, ma solo Miwa prese parola -Era sempre qui a distruggerci le camere. Ragazzi...- disse poi voltandosi verso Shinigami, Casey, Usagi, Takeshi e Jason -Potreste lasciarci soli per un po'?-

I compagni eseguirono subito quel semplice ordine, tranne Takeshi, il quale rimase fermo dov'era con le braccia incrociate al petto.
Miwa guardò Leonardo, comunicandogli con lo sguardo di convincerlo, ma l'assassino era irremovibile, non aveva intenzione di uscire da quella stanza e lasciare solo il leader, in fondo l'unico di cui si fidava tra i presenti "estranei" era il piccolo Hamato.
Leonardo allora lasciò perdere, sospirando appena, sconsolato, per poi rivolgersi ai fratelli -Riuscirete mai a non cacciarvi nei guai?- quella che doveva essere una battuta, fece semplicemente infuriare Raphael, il quale si mosse in avanti e fronteggiò il maggiore.
-In questi anni non ce ne sarebbero stati, se tu fossi rimasto con noi.-
Leonardo indurì lo sguardo, stringendo appena i pugni, si aspettava il confronto e probabilmente ci sarebbe stata anche una scazzottata tra loro, eppure non seppe per quale motivo ma iniziò a sentire le forze venir meno, nonostante questo cercò di rimanere in piedi.
Il biondo Hamato, si aggrappò al braccio del focoso, cercando di calmarlo e tirarlo indietro. Guardando Donatello quasi a implorarlo di aiutarlo.
Lo sguardo del genio però era concentrato solo su Leonardo: continuava a diventare sempre più pallido, respirava a fatica e sudava. Qualcosa in lui chiaramente non andava.

Miwa guardò Raphael con sfida, avvicinandosi a lui quando Leonardo si allontanò, dirigendosi verso l'unico scaffale della stanza, su cui erano posizionate un paio di foto.
-Dovevamo vendicare nostro padre. Non potevamo permettere che quell'uomo continuasse a uccidere persone innocenti.-
Raphael si infuriò ancora di più e si liberò dalla presa -Quindi vi importava più degli estranei che di noi?!-
-Raphael sai benissimo che non è così.- si intromise finalmente il leader, voltandosi verso di lui -Abbiamo passato mesi a capire come organizzarci, una volta confermato che sareste stati al sicuro per un po' di tempo abbiamo iniziato ad agire. Non nego di aver commesso un errore, e imploro il vostro perdono per questo, ma non accetto di sentir dire che consideriamo più importanti degli estranei. Perché non è così.-
Raphael ringhiò frustrato, avvicinandosi nuovamente a lui -Siete spariti per anni, ad un certo punto pensavamo foste morti. Sai quando abbiamo capito che eravate vivi? Solo quando avete ucciso quelle guardie per strada, solo allora abbiamo ricominciato a sperare nel vostro ritorno.- con rabbia gli afferrò la stoffa della tuta all’altezza del petto, ignorando la pistola che Takeshi aveva puntato su di lui, intimandogli nel frattempo di lasciar andare Leonardo -Ma non siete mai tornati.-
Michelangelo, per quanto cercasse di non pensarci, dovette dare ragione al fratello. In quel momento provava dei sentimenti contrastanti, da una parte era felice che si fossero riuniti, ma dall'altra non riusciva a non dar ragione al focoso, per anni inutilmente avevano sperato in un ritorno di Leonardo. Nuovamente cercò con lo sguardo l'approvazione di Donatello, ma ancora una volta lo trovò a fissare con insistenza il maggiore, confuso si voltò e capì anche lui che qualcosa non andava.
Leonardo abbassò appena il viso, mordendosi un labbro per trattenere nuovamente una fitta di dolore -... Ti ho appena chiesto scusa..-
-Mi ci pulisco il culo con le tue scuse!!-

-Raph no! Leo è...!!- Donatello cercò di fermarlo correndo nella sua direzione, ma il fratello già aveva spinto il leader contro lo scaffale dietro di loro, utilizzando un po' troppa forza per i gusti di tutti i presenti.
Il silenzio regno per interminabili secondi, interrotti solo dai gemiti di dolore del leader.

Leonardo reggendosi su un gomito, si teneva il fianco cercando di alzarsi da terra, sotto di lui aveva iniziato a formarsi una macchia di sangue fresco, a stento tratteneva quei versi che alle orecchie di Raphael suonarono angoscianti. Cosa diavolo stava succedendo?
Takeshi corse immediatamente nella loro direzione, spingendo il rosso lontano, abbassandosi poi verso il ragazzo sanguinante.

-Raph che hai fatto!!- lo rimproverò Michelangelo, guardandolo furioso e sentendosi anche ferito, ma il rosso sembrava totalmente sconvolto da ciò che stava succedendo, balbettava semplicemente delle scuse sconnesse.
-Miwa, chiama Rockwell, Leonardo è ferito gravemente.- ordinò Takeshi, cercando di aiutare il ragazzo a sollevarsi.
Donatello subito si avvicinò a loro, slacciando la cinghia della katana e togliendo la fascia protettiva dal fianco del fratello, dando immediatamente una diagnosi -Gli hanno sparato, il proiettile deve essere ancora dentro, non ci sono fori di uscita. Bisogna estrarlo immediatamente.-
Leonardo perse i sensi subito dopo, per impedirgli di cadere dovettero reggerlo in due, e per fare prima Takeshi lo prese in braccio e corse fuori dalla stanza dirigendosi verso il laboratorio, lasciando soli, nel dojo, i tre fratelli Hamato.

Donatello si voltò verso Raphael, il quale teneva il viso basso e i pugni stretti. Gli mise una mano sulla spalla nel tentativo di consolarlo -Non potevi saperlo...-
Si sentì una sorta di ringhiò provenire dal rosso, che sussurrò -Se solo sapessi controllare la rabbia.-
Michelangelo, ancora leggermente furioso, sospirò per calmarsi, dirigendosi verso l'uscita -Se tu non lo avessi spinto non ci saremmo resi conto del problema... Questa volta ci è stata utile...- sussurrò prima di correre fuori, volendo aiutare in qualche modo. Donatello lanciò un ultima occhiata a Raphael, prima di iniziare a dirigersi anche lui verso l'uscita -Vedo se posso aiutare... Ciao...- esitante lasciò il fratello e corse dietro Leonardo.

Raphael sentì l'agitazione provenire dalle altre stanze, gente urlare di portare subito il materiale adatto all'operazione. Dopo qualche minuto si mosse e chiuse lentamente la porta del dojo, dirigendosi poi verso le foto che aveva fatto cadere in precedenza. Lentamente le prese tra le mani, lasciandosi scivolare contro il muro, e si limitò a osservarle, se per minuti oppure ore non se ne rese conto. Solo dopo molto si rese subito conto della figura di Miwa al suo fianco.
-Lo abbiamo salvato in tempo...- Raphael quasi sobbalzò al sentire quella voce, alzò appena lo sguardo e incrociò gli occhi dorati di sua sorella; allora doveva essere passata almeno un’ora, da quando era rimasto solo.
La giovane Hamato, si sedette accanto a lui, e gli prese una delle foto dalle mani, accarezzando lentamente il volto  del padre -Non so se sarebbe fiero di noi oppure no, ma avergli dato giustizia mi fa stare molto meglio... Tu cosa avresti fatto?-
Raphael la ascoltò in silenzio, decise che quella conversazione era necessaria al loro rapporto se volevano ricominciare ad essere una famiglia, ma per lui la salute di Leonardo era più importante in quel momento -Sta bene?-
-Dorme.- rispose la giapponese con un sorriso -Donnie ha aiutato a estrarre il proiettile e fermare l'emorragia, fortunatamente non ci sono stati danni agli organi interni, ci metterà comunque parecchio a recuperare.-
Raphael abbassò il viso, sentendosi in colpa.
-Raph, Leo probabilmente non si è nemmeno accorto di quella ferita, sarebbe stato male ma non ne avrebbe parlato e questo lo avrebbe ucciso... Gli hai salvato la vita, ok?- a quelle parole il rosso alzò subito lo sguardo, decisamente non aveva pensato a quel lato del carattere di Leonardo. Si tranquillizzò e annuì alle parole di Miwa, sospirando finalmente rilassato e poggiando la testa contro la parete.
-Avrei agito subito...- rispose poi alla precedente domanda -Avrei eliminato Don Vizioso immediatamente, senza aspettare di organizzarmi... Ora che ci penso però, non sarebbe stata la scelta giusta, vero?-
Miwa si lasciò sfuggire una risata divertita -Era la mia stessa idea, ma conosci Leonardo.-
-Immagino non volesse vittime.-
-Bingo, Hothead ha diritto a un piattone di pizza gyouza!- ridacchiò lei, soddisfatta nel vedere un sorriso sul volto del fratello -Essendo in pochissimi, non voleva che nessuno rischiasse la vita. Ma da quando ha convinto Shredder ad aiutarci, si è tranquillizzato, credeva nelle capacità di tutti e per questo ha voluto agire. Nonostante il vostro "rapimento" non fosse programmato, per sicurezza avevamo un piano B, e fortunatamente niente vittime anche in questo.-
Raphael osservò la foto tra le sue mani, una delle ultime che i cinque fratelli avevano scattato con Casey ed April, Leonardo le teneva sempre accanto al letto nella loro vecchia casa -Mi avrebbe detto che sono troppo impulsivo, che non potevamo muoverci senza un piano. E aveva ragione.-
Miwa si sollevò agilmente per poi stiracchiarsi, voltandosi con un ghigno verso il fratello, non prima d'aver posato la foto sullo scaffale -Ci prendiamo un po' a botte?-
Raphael, confuso,  la guardò prima senza capire, per poi prendere consapevolezza di quella frase, sorrise a sua volta e si sollevò, posò la foto sul mobile e scrocchiò le dita -Non vedevo l'ora che me lo chiedessi, Neechan.-
-Attento a come parli, Hothead.-

Michelangelo li trovò ancora nel dojo qualche ora dopo, entrambi stesi a terra e sfiniti, ma soddisfatti di ciò che avevano fatto.
I due si guardarono ansimando, prima di battere il pugno, una sorta di segno di pace tra di loro.
Il biondo semplicemente sorrise e chiuse la porta, appoggiandosi contro di essa per poi sospirare sollevato: mancava un ultimo passo solo, bisognava far riavvicinare Raphael e Leonardo e tutto sarebbe tornato come prima. Ne era sicuro, sarebbero stati nuovamente una famiglia.
E nonostante la sua preoccupazione sulla salute di Leonardo, era fiducioso sul fatto che l'avrebbero salvato, Shinigami gli aveva detto che le migliori attrezzature erano state messe a disposizione da Oroku Saki, e sicuramente Rockwell e Leatherhead avrebbero fatto di tutto per salvare il loro Leader.
Vide Donatello uscire da quella stanza e subito gli corse incontro, implorandolo con lo sguardo di dargli una bella notizia. Il fratello gli appoggiò una mano tra i capelli, accarezzandoli con estrema dolcezza, prima di parlare.
-Siamo riusciti a salvarlo in tempo, non so come... Ma lo abbiamo salvato.- Donatello si era reso conto che l’armatura e la tuta di Leonardo, unite all’esplosione, avevano impedito al ragazzo di rendersi conto dello sparo; molto probabilmente doveva aver pensato che il dolore avvertito poco dopo esser saltato fuori, proveniva con molta probabilità dall’esplosione.
Michelangelo sorrise felice, saltellando appena sul posto -Leo ha la corazza dura.- disse ridacchiando e scatenando l'ilarità anche nel fratello, il quale però smise di sorridere non appena incrociò lo sguardo di qualcuno.
Lentamente abbassò la mano e Michelangelo si voltò in quel momento, incontrando il volto serio e impassibile di Casey Jones, capì che avrebbe fatto meglio a togliersi di torno, ma la presa di Donatello sul suo polso lo fece desistere dall'abbandonarlo.
Solo lui sapeva quando aveva sofferto alla morte di April e nessun altro lo aveva mai visto in quello stato.
-Allora riesci anche a salvare qualcuno.- iniziò a stuzzicarlo, con un finto sorriso il moro -Temevo sapessi solo ammazzare, cosa triste per una mente come la tua.-
Il più piccolo degli Hamato guardò Casey come a intimargli di smetterla, erano tutti abbastanza provati da quella giornata e forse non era il momento adatto per affrontare un tale argomento.
-Non avrei mai voluto farle questo, lo sai bene.- Donatello rispose, contro ogni aspettativa dei presenti, ma il tono faceva comunque trasparire il dolore che aveva mascherato in quegli anni -Avrei davvero voluto rendermi conto di tutto in tempo... Evidentemente non sono così intelligente come pensano tutti.-
Casey a quella frase rimase in silenzio, presto però gli uscì una mezza risata e lo guardò duramente -Probabilmente è così. Voglio che tu sappia una cosa Donatello, solo perché April non lo avrebbe accettato smetterò di incolparti della sua morte.-
Donatello alzò il viso di scatto e lo osservò, forse dopotutto non era finita per la loro amicizia.
-Ma ho bisogno di essere arrabbiato con te, ancora per un po'.-
-Un po' a quanto equivale in quel tuo piccolo cervello, Jones?- provò a stuzzicarlo il castano, soddisfatto nel vedere la reazione del compagno.
Casey ghignò a sua volta, avvicinandosi e puntandogli contro la mazza da baseball -Sicuramente più di quanto dureresti tu in un corpo a corpo.-

Michelangelo vide Miwa e Raphael uscire in quel momento dal Dojo e avvicinarsi a loro, la giapponese subito abbassò la mazza di Casey, nonostante avesse intuito lo scherzo preferiva non avere nessuno con le ossa rotte.
-Leo?- domandò in contemporanea col rosso fratello, spostando lo sguardo prima su di lui e poi rivolgendosi a Donatello, il quale ridacchiò leggermente.
-È fuori pericolo per fortuna, ma rimarrà incosciente per molto.-
-Basta che sia fuori pericolo...- i presenti si voltarono verso Raphael, il quale, imbarazzato, cercò di cambiare argomento -Cioè insomma, deve riprendersi al più presto o non potrò dargli una lezione come si deve.-
-Noi staremo comunque qui ad aspettarlo... Vero?- domandò infine Michelangelo, ottenendo un sorriso da tutti i presenti e sentendosi finalmente a casa, dopo tanti anni.

"Certo Mikey, non si libererà più di noi."


Quando Rockwell e Leatherhead uscirono dalla stanza, per dare la buona notizia, Raphael si precipitò immediatamente al fianco del fratello ferito, seguito da Michelangelo, abbastanza divertito da quella scena. Miwa propose a Donatello di andarsi a riposare, almeno per il momento nella stanza di Leonardo, lasciando poi soli i fratelli nell'infermeria.

Michelangelo si mosse per la stanza velocemente, andandosi a prendere una bottiglietta d'acqua dal mini frigo presente nella stanza, decidendo di portarne una anche al focoso fratello, che subito lo ringraziò per poi bere avidamente.
Il biondo si sedette accanto al lettino su cui stava Leonardo, osservandolo con un sorriso e tenendogli la mano.
-Sembra che tu conosca bene questo posto...-
Alzò lo sguardo sul rosso e gli sorrise -Negli ultimi anni ho cercato di stare con Leonardo il più possibile, sapevo che al colpo finale non mancava molto e lui aveva bisogno dei suoi fratelli... O per lo meno, di uno che non fosse infuriato con lui.-
Raphael sbuffò, incrociando le braccia al petto infastidito -Se ci avesse proposto di andarcene tutti insieme, i rapporti non si sarebbero incrinati.-
-Sai com'è Leo!- lo rimproverò amorevolmente -È una testa calda, quasi peggio di te, credeva che trascinarci con lui ci avrebbe solo causato problemi.-
-Preferivo essere nei guai con tutti i miei fratelli piuttosto che vedere uno andarsene di punto in bianco!- Raphael alzò un po' troppo la voce e si zittì solo quando sentì un verso di dolore provenire dal fratello. -Gli hanno pure sparato, se fossimo stati accanto a lui in quel momento non sarebbe successo.- disse poi, abbassando sia la voce che la testa, stringendo i pugni per trattenere la rabbia.
Michelangelo rimase in silenzio, tornando a osservare il moro, in fondo tutte quelle cose Raphael non aveva bisogno di dirle a lui, ma a Leonardo.
Sospirò e strinse la mano del maggiore -Riprenditi presto fratellone, manchi a qualcuno.- concluse infine ridacchiando per poi fuggire fuori dalla stanza inseguito dal rosso.
Erano anni che non lo stuzzicava in quel modo, e alla reazione di Raphael non poté che sentirsi pervadere da pura gioia.

La loro corsa finì quando vennero rimproverati da Takeshi per tutto il rumore che stavano facendo nella covo. Il giapponese, con tutto il footclan, stava andando a fare rapporto a Shredder, e nonostante la sua fretta non ebbe problemi a fermarsi per fare una bella ramanzina ai due quindicenni.
Il tutto con le risate di Miwa e Shinigami in sottofondo. Michelangelo scoppiò a ridere a sua volta quando Takeshi lasciò la stanza, mentre Raphael incrociò nuovamente le braccia al petto, fingendosi offeso.



***



Quando Leonardo riaprì gli occhi, erano già passati un paio di giorni dalla sua operazione, ma il ragazzo non ricordava assolutamente nulla. L'ultima scena nella sua mente riguardava lui e i fratelli nel dojo, ma poi?
Decise di non pensarci per il momento, qualcuno gli avrebbe detto cos'era successo, era più importante capire perché diavolo si trovava in un letto e si sentiva totalmente indolenzito; provò a sollevarsi ma una fitta al fianco glielo impedì, nel muoversi la sua mano urtò qualcosa, e allora abbassò il viso.
Suo fratello Raphael dormiva accanto a lui, la testa poggiata sulle braccia e il viso nascosto tra esse. A Leonardo sfuggì un sorriso, pensando alla loro infanzia: quando era solito ammalarsi Raphael rimaneva sempre accanto a lui, dormendo spesso anche nel suo letto in modo da prendersi cura del suo fratellone. Date le ultime circostanze però, doveva aver quasi rischiato la vita per avere il rosso accanto e in quella posizione. Decise che per il momento le sue condizioni fisiche non importavano, da quel piccolo e semplice gesto iniziò a sperare in una vera e propria riunione di famiglia.
Con una leggera fatica alzò la mano, quel che bastava per posarla sulla testa del fratello e iniziò ad accarezzargli i capelli, in quel momento vide entrare Donatello, il quale subito si agitò.
-Leo perché non mi hai chiamato! Accidenti devo farti subito delle visite ora che sei cosciente!-
-Donnie...- Leonardo lo sussurrò, mai la voce gli aveva fatto male a quel modo, sembrava quasi che la sua gola stesse prendendo fuoco.
Il fratello genio aveva iniziato a borbottare qualcosa in termini medici, i quali erano decisamente poco interessanti a detta del moro, ma non avrebbe potuto comunque farlo tacere in quel caso, il suo cervello ormai andava più veloce della sua bocca.
Donatello si zittì solo quando notò lo sguardo del fratello, e capì di doversi dare una calmata.
-Non fare casino... Raph dorme...- lo rimproverò amorevolmente, continuano ad accarezzare la testa del rosso.
Donatello annuì ridacchiando, iniziando a fare i suoi controlli cercando di essere il più silenzioso possibile, per poi aprire bocca solo dopo aver finito -Se te lo stai chiedendo, si ti hanno sparato, probabilmente mentre saltavi fuori dal palazzo. Ringrazia che Raph ti abbia spinto, sennò nessuno se ne sarebbe accorto e saresti morto...-
Leo sorrise -Lo farò quando si sveglierà...-
Donatello annuì sorridendo a sua volta, per poi lasciare la stanza, ma non prima di aver stretto la mano del fratello nella sua, tornò nella camera in cui Michelangelo riposava, per svegliarlo.

Raphael si svegliò qualche minuto dopo, con uno sguardo ancora assonnato alzò il viso e osservò il fratello. Tentò subito di ricomporsi non appena incontrò il suo sguardo, cercando di ignorare la sua risata -È divertente?-
-Sei adorabile... Quindi lo è.- lo stuzzicò Leonardo, per poi tornare a osservarlo e fu allora che Raph, sentendosi in soggezione iniziò a fare una sorta di monologo.
-Sappi che il fatto che io sia qui, non ti da il diritto di ridere e fare battute, sono ancora molto incazzato con te.- lo disse assumendo la sua classica posa da imbarazzo: braccia conserte e viso voltato di lato -Anzi ci vorrà molto prima che io ti perdoni, quindi non aspettarti chissà che cosa!-
-Raph...- provò a parlare il maggiore.
-Quindi non cercare di uscirtene con battute e cose del genere perché non attacca!-
-Torni a dormire o no?- disse infine Leonardo, spostandosi appena di lato. Raphael lo guardò, a lungo prima di salire sul letto e stendersi accanto al fratello -Questo non significa nulla, è solo perché il letto è più comodo dello sgabello.- cercò subito di giustificarsi, ma il moro fece finta di nulla e si accoccolò contro la sua spalla, chiudendo gli occhi.
-D'accordo, buonanotte.-
Raphael sbuffò infastidito per essere stato ignorato, ma a sua volta si strinse vicino al fratello, addormentandosi in poco tempo.



***



Sia Michelangelo che Donatello si lasciarono cadere a terra, sfiniti dalle lunghe ore di allenamenti ai quali Miwa e Leo, da più di un mese, avevano iniziato a sottoporli. Dovendo stare ancora a riposo, il fratello si era semplicemente limitato a scrivere una lista di esercizi da far svolgere ad ognuno, volta a migliorare i loro punti di forza e a rafforzare le debolezze. Con sua grande, ma non poi così grande, sorpresa, Donatello scoprì che il fratello oltre ad essere un ottimo Leader, era anche un ottimo sensei. Al contrario di Miwa, la quale non tollerava nemmeno un errore durante l'allenamento e sembrava soddisfatta solo dai risultati che otteneva Raphael.
-Per oggi basta così.- sbuffò la loro "aguzzina", rivolgendo poi un sorriso al rosso -Penso che Leonardo sarà molto orgoglioso nel vedere i tuoi risultati... Ah, Emh... Intendevo i vostri risultati.- si corresse per poi guardare le due figure, a terra ansimanti, e porgendo una mano per aiutarli ad alzarsi.
Raphael dal canto suo, aveva iniziato a sorridere soddisfatto per essere stato elogiato, correndo subito fuori dal dojo quando Casey entrò a chiedere un aiuto per portare alcuni scatoloni.
Michelangelo lanciò un'occhiata confusa alla sorella, mentre sistemava i nunchaku nella cintura.
-Leonardo preferisce trasferire il covo, Shredder è stato dalla nostra parte si, ma in futuro potrebbe non esserlo più, in quel caso meglio non sappia dove ci nascondiamo.-
-Certo, è logico. Meglio prevenire che curare.- disse infine il castano, per poi seguire la sorella fuori dal stanza e andare ad aiutare.

Una volta sistemata la maggior parte delle cose negli scatoloni, Michelangelo decise di andare a cercare il fratello maggiore per parlare un po', come si aspettava lo trovò nella sala riunioni, da solo, ad analizzare ed evidenziare le mappe della città.
-Che combini, Leo?- disse balzando alle sue spalle, dopo essere entrato silenziosamente.
Leonardo a stento trattenne un urlo di terrore, quando si sentì "aggredire", e subito dopo cercò di tranquillizzare i battiti del suo cuore impazzito, lanciando un'occhiataccia al fratellino.
-Controllo le ultime zone in cui non abbiamo ancora fatto esplodere nulla.-
-Quante ne mancano?- chiese innocentemente il biondo, abbracciando il fratello da dietro e sporgendosi oltre la sua spalla per vedere qualcosa, il tutto con non poche difficoltà, essendo più basso di Leonardo di qualche centimetro. Aveva sempre invidiato l'altezza di Donatello, soprattutto quando non riusciva ad afferrare le patatine nel mobile alto in cucina.
-Ormai sono rimaste solo China Town, e meno di una decina di case sparse attorno al quartiere, abbiamo quasi completato la missione.- lo informò il moro, voltando il viso verso quello del fratello per dargli una carezza sulla testa.
Michelangelo si staccò da quell'abbraccio e lo guardò, aveva ancora tante domande -Takeshi tornerà più a trovarci?-
-Non penso, stiamo per trasferirci e lui è pur sempre il braccio destro di Shredder, potremmo dover fermare loro in futuro.- Leonardo si stiracchiò leggermente, maledicendosi poi per la sua pessima idea, data la fitta al fianco che lo fece gemere di dolore. Con un semplice gesto impedì al fratello di avvicinarsi, facendogli capire che non fosse nulla di grave.
Il giovane Mikey sbuffò appena per la testaccia del maggiore, tornando poi a concentrarsi su ciò di cui stavano parlando -Dove andremo?-
-Casey aveva proposto la casa in campagna di sua nonna, ma penso sia troppo lontana e non riusciremo a tenere d'occhio la città in questo modo.- Leonardo iniziò ad uscire dalla stanza e invitò il fratellino a seguirlo -Ho optato per un palazzo abbandonato poco lontano dalla zona industriale, lì non va mai nessuno ma per sicurezza l'accesso avverrà sempre attraverso le fogne.-
-Ehi, se le signorine hanno finito di fare gossip, qui ci sarebbero degli scatoloni da riempire e spostare.- iniziò a brontolare Raphael infastidito, in fondo solamente lui, Casey, Slash e Usagi avevano iniziato a sistemare le cose.
Shinigami e Miwa se ne stavano tranquille a bere il thè, lasciando a loro tutto il lavoro.
-Arriviamo, Hothead, cerca di rilassarti.- lo riprese Leonardo, ridacchiando mentre faceva l'occhiolino verso il biondo, il quale rispose poi a sua volta al rimprovero.
-Cerca di rilassarti fratello, o la tua pelle prenderà lo stesso colore dei tuoi capelli!-
Quando Miwa vide volare qualsiasi tipo di oggetto, da una parte all'altra del soggiorno, si rese conto che lasciare i ragazzi a fare quel lavoro, era stata l'idea peggiore che avesse mai avuto.



Quella stessa sera Michelangelo entrò nella stanza di Leonardo, aveva voglia di stare con il suo fratellone ora che poteva ma non appena lo vide vicino all'armadio, intento a prepararsi, sentì quasi scattare un campanello d'allarme.
-Leo...?- mormorò appena mentre entrava nella stanza. Il moro si voltò e gli sorrise, mentre prendeva le katana, per poi avvicinarsi al fratello.
-Andiamo in missione, Mikey.- lo rassicurò, intuendo che forse il fratellino avesse frainteso la situazione, infatti vide l'espressione sul suo viso tranquillizzarsi -Volete venire?-
Gli occhi color del cielo si illuminarono e brillarono ancor di più se possibile, immediatamente abbracciò il fratello, il quale, nonostante la fitta alla ferita non si lamentò affatto.
Michelangelo si staccò da Leonardo e corse immediatamente verso il salone dove si trovavano Donatello e Raphael, per avvisarli della bella notizia. I due, entusiasti corsero a loro volta nelle camere a prepararsi e quando il giovane Hamato, vide il più grande raggiungerlo gli sorrise.
-Non vedevi l'ora, vero?- domandò il moro, trattenendo appena una risata divertita. Il suo fratellino saltellava da una parte all'altra della covo, emozionato come non lo aveva mai visto in vita sua, quando anche gli altri due fratelli li raggiunsero Leonardo temette che fossero un po' tutti, troppo, sovreccitati e cercò subito di tranquillizzarli, fallendo miseramente.
-Come al solito, nessuno mi ascolta.-
Miwa e Usagi raggiunsero il Leader in quel momento, avvisando che tutto era pronto e che sarebbero partiti a breve.
-Nessuno si dimentichi di indossare le maschere.- provò nuovamente a urlare il più grande, ma non ottenne risposta. Eppure, con sua sorpresa, all'uscita ogni membro del suo clan indossava la maschera nera, che copriva metà del viso e un sorriso, involontariamente, sfuggì al suo controllo.

 



***




I furgoni guidati da Casey e Slash, avanzavano lentamente attraverso la strada principale della città, che portava verso il quartiere di China Town. Dopo aver fatto saltare in aria il palazzo di Don Vizioso, Donatello era riuscito a elaborare una macchina per fornire un messaggio a tutti i cittadini, dal loro covo si erano collegati ad ogni televisione della città, avvisando i Newyorkesi del pericolo che correvano prendendo quelle pillole. In quel mese, tutti i negozi avevano riaperto, le strade aveva ricominciato a riempirsi di gente. Leonardo aveva sentito di qualcuno impazzito a causa della mancanza delle Pillole M, ma gli era anche stato riferito che si trattava di una cosa momentanea semplicemente, ben presto tutti stavano tornando alla loro vecchia vita.
Leonardo però provava un senso vuoto, sentiva che quella missione non sarebbe stata completa, finché anche un solo singolo palazzo bianco, che rappresentava l'idea di purezza di quell'uomo, sarebbe rimasto di quel colore. Quella sera, una volta completata sarebbe tornato tutto come un tempo, lui e i suoi fratelli avrebbero superato quella storia e sarebbero andati avanti, per la loro strada. 
Erano loro quattro ad avanzare gli uno accanto agli altri, a guidare la Resistenza. Una bandiera con lo stemma della famiglia Hamato, li seguiva subito dietro. Miwa li osservò e sorrise, alzando poi lo sguardo verso il cielo, un gesto silenzioso e semplice per salutare suo padre.
I quattro fratelli si lanciarono un'occhiata veloce, si sorrisero da dietro le maschere quando arrivarono davanti all'ultimo palazzo bianco.
Presero i fucili, si lanciarono nuovamente degli sguardi d'intesa.
-Pronti.- ordinò Leonardo, e dietro di lui sentì il resto del clan caricare i fucili e avvicinarsi a loro. Quando furono abbastanza vicini, diede il secondo ordine -Mirare.-

Michelangelo a stento riusciva a trattenersi dal saltellare, talmente tanta era l'emozione, finalmente era accanto ai suoi fratelli, erano tutti insieme e stavano per compiere l'ultimo passo, l'uno accanto all'altro. Donatello avrebbe voluto dirgli di fare attenzione e calcolare bene la giusta traiettoria se non voleva combinare un disastro, ma preferì limitarsi a sorridere e rimanere concentrato. Raphael fremeva dalla voglia di terminare la missione che Leonardo e Miwa avevano coraggiosamente iniziato da soli, avrebbe voluto partecipare anche lui a quella vendetta, sin dall'inizio ma per come si stavano svolgendo le cose in quell'ultimo periodo, andava bene così. Aspettava solo l'ultimo ordine, e finalmente avrebbe sentito anche lui, di aver fatto qualcosa, seppur in minima parte, per vendicare il padre.
Leonardo sentiva la vicinanza dei suoi fratelli, sentiva la loro energia e la forza che stavano mettendo nel compiere con lui quell'ultimo atto. Dopo anni erano finalmente tornati insieme, e questa volta niente li avrebbe divisi.
-Fuoco.-


Now you gotta do, what you gotta do


 


Note autrice
Era da parecchio tempo che quest’ideuzza aveva preso a vagare per la mia mente bacata, ma sentivo che mancava qualcosa che potesse darmi la giusta ispirazione e spingermi a scriverla. E poi, così dal nulla, la Nick se ne esce con “Broken Foot”, e da lì direi che ho iniziato subito a buttare giù qualcosa. Di fatti vado avanti, ovviamente a tratti a causa dell’uni, da circa Agosto. E solamente la settimana scorsa sono riuscita a finirla, sinceramente questa shot mi soddisfa molto più di ogni mia altra fan fiction pubblicata, diciamo che la sento la più “matura” delle mie storie. Oltre che ad essere ispirata a quell’episodio, la fic si ispira anche a un video musicale: “Come Back Home” delle 2NE1, le quali erano in assoluto il mio gruppo preferito.  Se vi va date pure un’occhiata all’mv, e per chi volesse ecco qui il link della versione inglese della canzone che ho inserito nella fic ( https://www.youtube.com/watch?v=b-sBxeXvnuc ), penso sia un sottofondo abbastanza carino da ascoltare mentre si legge, peccato che la fic sia un pochino più lunga rispetto la canzone, lol.
Detto questo, cosa ne pensate del finale della season ? Penso che abbia sconvolto un po’ tutti, purtroppo mi ero letta per sbaglio la trama della storia e già conoscevo tutto (da brava scema), eppure il pianto c’è stato lo stesso. Spero che la quinta stagione ci dia tante gioie per compensare questa brutta fine ;;
Alla prossima fandom, un bacio
_Bara No Yami_

  
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