Fanfic su attori > Cast Supernatural
Segui la storia  |       
Autore: cin75    08/03/2017    4 recensioni
Quando la musica è la colonna sonora di un grande amore. Un sottofondo dalle note più gioiose a quelle più drammatiche.
E Jared e Jensen ne sono l'ispirazione e ne vengono ispirati al tempo stesso.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Jared Padalecki, Jensen Ackles, Misha Collins
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
“Ehi!! come ti senti?!” chiese  premuroso mentre lo abbracciava forte.  Jared sapeva che era la cosa più sbagliata da fare, ma il suo corpo agì prima del suo cervello e si ritrovò ad abbracciare stretto a lui Jensen.
Nel cuore ancora il terrore di ciò che era successo e di come poteva finire. Tra le braccia , il corpo di Jensen che tremava.
 
Jensen non rispose, anche perché non sapeva che cosa poteva rispondergli, che cosa poteva avere senso rispondergli. “Sì. Sto bene grazie!”?, “No, mi sento ancora uno schifo!”?, “Mi sento come uno che ha tentato il suicidio!”?
Così non rispose nulla e lasciò al silenzio e all’abbraccio di Jared ogni risposta.
 
Poi, il pianista, alzò di poco lo sguardo e i suoi occhi prima di trovare quelli di Jared, si incrociarono con quelli di Misha. Il blu degli occhi dell’amico brillava ma di rabbia , di frustrazione, di rimprovero, e di quella che faceva più male. La delusione.
Jensen si scostò appena dal corpo di Jared e quasi timidamente chiamò il nome di Misha.
Sapeva che doveva delle spiegazioni. Su tutto. A tutti. Sapeva che le doveva anche e soprattutto a Jared, ma era consapevole che Jared gli sarebbe stato accanto, che lo avrebbe ascoltato e gli avrebbe parlato con la voce dell’amore.
Quello che adesso temeva di più era il modo in cui Misha lo stava fissando. Quello che lo atterrì definitivamente fu il modo in cui l’amico gettò nel lavandino lo straccio con cui si stava asciugando le mani e usciva dal suo appartamento.
“Misha, nooo!!” sussurrò il ragazzo vedendo la porta di casa sua che si chiudeva con un tonfo secco.
Jared gli andò vicino e lo abbracciò e poi lo costrinse a guardarlo.
“Ascoltami, non credere che con me te la caverai tanto facilmente. Ne dovremo parlare. E tanto. E dovremo trovare una qualche soluzione a tutto ciò che è successo.” preambolò serio. “Mi hai fatto prendere un infarto ieri sera e ti farò pagare ogni minuto che mi hai fatto passare su quel terrazzo ma io ci sarò…ci sarò sempre per te. Ti ho fatto una promessa: ti terrò stretto a me.” gli ricordò amorevole. “E io sono uno che mantiene le promesse. Risolveremo tutto, insieme. Io non ti lascio Jensen. Ti amo troppo e non intendo andare da nessuna parte. Ma ora….ora credo che tu debba andare da lui. Credo che tu gli debba delle scuse. E credo che tu debba prepararti anche a non ricevere un immediato perdono.” e questa ipotesi gli occhi di Jensen si fecero liquidi e spaventati.
“Non posso perderlo. Lui…lui è il mio migliore amico!” rispose facendo forza sulla sua voce perché uscisse dalle sua labbra.
“Lo so, amore mio. Lo so. Ma quello che hai fatto stasera….il punto fino a cui ti sei spinto, gli ha spezzato il cuore. Ha creduto di aver sbagliato, di averti in qualche modo  abbandonato. Va’ da lui. Parla con lui. Io ti aspetto qui!” lo rassicurò Jared, abbracciandolo ancora. Abbracciandolo forte.
“Ti amo, Jared. E non riesco a spiegarmi come fai tu ad amare me. Non ti merito, non mi merito il tuo amore, io…” sussurrò nascosto in quell’abbraccio.
“Smettila, Jensen. Smettila. Se ti sentirò dire ancora una volta che non meriti la vita che hai, giuro che ti prendo a pugni!”
 
 
Jensen, fuori dal suo appartamento, sentiva le gambe tremargli. Non si sentiva ancora a pieno regime, ma ormai la “follia temporanea” gli aveva lasciato addosso solo un gran spossamento.
Contrasse la mascella e deglutì per trovare coraggio. Il coraggio di bussare alla porta di Misha.
Strinse il pugno e costrinse la sua mano e il suo braccio ad alzarsi. Lo appoggiò al legno e poi , quasi a forza,  battè sulla porta.
Una volta….due….tre volte.
Stava per andarsene amareggiato, quando la porta dell’amico si aprì.
Misha era lì, in piedi. Che lo fissava con i suoi dannatissimi occhi di ghiaccio. E Jensen si sentì gelare dalla testa ai piedi perché Misha non lo aveva mai guardato così.
Anzi, in quei suoi momenti di crisi, lo sguardo comprensivo dell’amico era l’unica cosa che riusciva a scaldarlo e a rassicurarlo. A guidarlo fuori dal buio dell’ennesimo tunnel che lo avvolgeva.
Ora invece era quello stesso sguardo che sembrava l’unico accusatore del suo peccato.
“Mish….”
“Che cosa vuoi Jensen?” chiese con astio.
Misha sapeva che , anche se faceva male, doveva comportarsi così con Jensen. Sapeva che data la presenza di Jared, ora doveva essere lui il poliziotto cattivo. Sapeva che Jensen doveva aver paura di perdere qualcuno, di nuovo, e capire che c’era il modo per evitarlo.
Ma Jared lo amava troppo e non ci sarebbe riuscito, non in un modo così drastico e forse crudele.
Così doveva essere lui e quindi , facendosi forza, portò avanti quella terapia tutta sua.
“Io vorrei….”
“Se vuoi la chiave del terrazzo è lì sul tavolo. Anzi!! Facciamo una cosa, te ne faccio fare una copia così l’avrai sempre a tua disposizione!” ironizzò dolorosamente mentre rientrava in casa lasciando Jensen sulla soglia di casa.
Sapeva che Jensen l’avrebbe seguito. Infatti.
Il biondo entrò. Sapeva di meritare quella sorta di sarcastico rimprovero. Aveva oltrepassato il segno. Il sarcasmo di Misha era il meno che doveva aspettarsi.
“Misha , ti prego…”
“Ti prego cosa, Jensen?!” gli inveì contro.
“Scusa!” sussurrò.
“Come ?!” fece , mentre la sua voce si alzava sempre di più.
“Scusa!”
“Scusarti di cosa, Jensen?...di aver tentato il suicidio?...di aver ritenuto che fosse l’unica soluzione?...” e ormai Misha stava tirando fuori tutta la sua frustrazione.
“Scusa!”
“…di aver pensato che non ci fosse altro da fare?...di non aver pensato che c’ero io?”
“Scusa!” e la sua voce ormai era rotta dall’emozione e dal senso di colpa e più lui cedeva e più Misha si infuriava.
“…di non aver pensato a Jared? …allo strazio che gli avresti lasciato addosso?” e a questo punto gli gridava letteralmente contro.
“Scusa!!” sempre più disperato.
“…alla disperazione con cui ci avresti dannato la vita??!” gridò al limite dell’esasperazione.
“Perdonami!” e ora era davvero una richiesta disperata che lo costrinse a cadere sulle ginocchia, piegato dall’errore commesso e dalle drastiche conseguenze che quell’errore avrebbe causato.
 
Nell’altro appartamento, Jared che era stato di nuovo raggiunto da Vicky, non poteva non sentire ciò che accadeva dall’altro lato.
Era scalpitante, quasi furente, per il modo in cui Misha stava infierendo. Pensava che l’amico lo avrebbe, sì, rimproverato ma così era come …sparare sulla Croce Rossa!!
Vicky lo guardò, vide il luccichio di rabbia nei suoi occhi e pensò di dover intervenire in qualche modo o Jared di certo, da un momento all’altro, si sarebbe scaraventato nell’altro appartamento.
“Sai, Jared. Ho studiato psicologia e in tutta quella matassa di parole e in quei labirinti di concetti astratti, l’unica cosa sensata che ho trovato concreta e applicabile alla semplice vita umana è: devi essere a terra per poterti rialzare!”
“Sì, ma a me sembra che Misha gli stia scavando la fossa!” ironizzò nervosamente.
“No, credimi non è così. Jensen ora è a terra…” e non sapeva che lo era anche fisicamente oltre che moralmente. “…e Misha gli sta mettendo davanti, lo ammetto in modo brusco, ma sincero, quello che effettivamente ha fatto. Jensen deve capire che non ci sarebbe stato modo di rimediare a quel suo gesto. Deve capire che, arrivato al punto in cui è arrivato, non può più permettersi di credere di stare bene e di potersi aiutare da solo!”
“Non lo farà. Io ci sarò. Sempre! Troverò qualcuno che lo aiuti e affronterò tutto con lui.” si fece garante il giovane.
“Ottimo!, ma per il momento una sonora….ramanzina…non può fargli che bene!”
 
“Perdonami, Misha….ti prego….non odiarmi….non lo sopporterei…non da te!” biascicava Jensen, ormai sopraffatto dalla rabbia dell’amico che credeva di aver perso. “Non posso perderti. Non tu. Non tu. Non ne verrei fuori.”
“Odiarti? Mollarti???” esclamò l’altro. “E’ questo che pensi io provi per te, brutto figlio di puttana. Pensi che io ti odi? Pensi che io possa lasciarti col culo per terra? Adesso?” e così dicendo avanzò infuriato verso Jensen che era ancora e in effetti a terra e afferrandolo per il colletto della camicia lo issò in piedi. “Pensi davvero che io ti odi???” gli urlò in faccia e Jensen chiuse d’istinto gli occhi credendo seriamente che Misha lo avrebbe preso a pugni.
Il moro, strinse le mani intorno alle spalle dell’amico e con uno scatto esasperato se lo tirò addosso e lo strinse in un abbraccio  quasi disperato.
Gli occhi di Jensen si spalancarono sorpresi , colpiti da quel gesto e sentendo la presa forte delle braccia di Misha, cedette e pianse. Pianse tutte le lacrime che in quel momento poteva piangere. Tirò fuori tutta la frustrazione e il dolore che ancora si accampavano dentro di lui perché sapeva che, ora, doveva e poteva farlo.
Doveva tirare fuori tutto.
“Perdonami…perdonami…” ripeteva in quel pianto, mentre Misha, senza allontanarlo da lui, piano lo riportava verso il basso , ritrovandosi così entrambi seduti sul pavimento. Entrambi ancora abbracciati.
“Sei come un fratello per me Jensen e io non potrò mai odiare mio fratello!!” fece il moro, mentre anche lui si lasciava andare al conforto del pianto. “Ma devi farti aiutare, Jensen. Io , Jared, Vicki, ti staremo vicini, lo giuro. Ti staremo vicini. Ma tu , amico mio, devi farti aiutare. Perché io non ce la farei ad andare avanti se ti succedesse qualcosa di irrimediabile come quello che stava per accadere stanotte!”
“Lo farò….lo farò Misha. Lo prometto. Ma tu non abbandonarmi, ti prego!” promise Jensen. “Jared…Jared mi ama, ma tu …tu sei quello che mi prenderebbe anche a pugni se ce ne fosse bisogno!” cercò anche di scherzare.
“Tranquillo. Ho un bell’arretrato di pugni con il tuo nome sopra. Ogni cosa a suo tempo!” rispose a tono Misha , abbracciandolo di nuovo.
 
In quel momento, entrarono nell’appartamento anche Jared e Vicki e trovarono i due ancora abbracciati. Ancora seduti sul pavimento.
“Se non sapessi tutto l’assurdo che c’è dietro, dovreste darci decisamente delle spiegazioni, voi due!!” ironizzò Vicki, mentre Jared si passò una mano sul viso come per tirare via la tensione che era rimasta dalla sera prima.
 

Il giorno dopo, Jensen, accompagnato da Jared, parlò con il preside Beaver. Chiese un’aspettativa imprecisata e, senza rancore, disse all’anziano preside che doveva sentirsi pienamente libero di licenziarlo se ciò poteva significare il bene degli studenti.
“Per il bene degli studenti, Jensen, lei non perderà questo posto. Se fosse una donna le dovrei dare la maternità, ma dato che questo evento con lei non potrebbe mai accadere, si prenda la sua semplice aspettativa!” fu la risposta ironica da parte dell’uomo.
Quando i tre si congedarono, il preside , salutando anche Jared, in un abbraccio amichevole gli sussurrò un accorato: “Gli stia vicino!” e Jared, grato di quell’appoggio, ringraziò, anche se solo con lo sguardo.
 
Jensen iniziò gli incontri con un terapista, uno psicologo che lo avrebbe aiutato ad accettare finalmente la perdita dei suoi e a non farsene una colpa, poiché colpa non ce n’era. E come promesso, il giovane pianista aveva sempre l’appoggio e il sostegno incondizionato di Misha e anche di Vicki a cui si era fortemente affezionato.
E poi c’era lui. C’era Jared.
Costantemente presente nella sua vita. Ormai indispensabile alla sua vita.
Jared che gli baciava la fronte non appena Jensen apriva gli occhi al mattino. Jared che se lo stringeva vicino al cuore, quando la notte, il sonno li cullava dolcemente. Jared che manteneva, giorno dopo giorno, quella sua promessa: “Ti terrò stretto a me!”
 Jared che lo spronava a sedersi al pianoforte e a suonare una marcia o un’aria o un preludio in base a come si sentiva.
Jared che c’era. Che lo abbracciava. Che lo baciava ma che pazientemente non chiedeva di andare oltre. Jared che aspettava che fosse Jensen a sentirsi di nuovo pronto per quei loro momenti d’amore.
 
“Ehi!” fece il giovane violinista vedendo Jensen perso in qualche suo pensiero.
Non disse niente, ma si avvicinò a lui e gli prese la mano. Gliela baciò e con uno sguardo dolce lo invitò a seguirlo. Jensen lo fece e si ritrovò di fronte al suo pianoforte. Vide Jared prendere il suo violino e poi gli vide fargli cenno di sedersi al suo sgabello.
“Suona con me , Jensen. Come la prima volta che abbiamo suonato insieme. C’era gente, ma in qualche modo, c’eravamo solo noi!!” gli disse dolcemente e sorridendogli.
Jensen si sedette sulla panca, la sistemò per bene di fronte al piano e sospirò. Carezzò piano i tasti, quelli bianchi e quelli neri.
Salutò di nuovo la sua adorata musica.
“Salutala anche per me, amore mio!” fece Jared in piedi appena dietro di lui.
“L’ho fatto, Jared.” e piano, quasi con timore iniziò a suonare.
Jared riconobbe immediatamente le note di quello che non era un brano classico, ma una semplice canzone che tempo fa aveva scoperto su internet.
The things you are to me” dei Secret Garden, questo era il titolo del brano. Jared lo aveva sentito suonare qualche volta a Jensen e incuriosito, lo aveva cercato e ne era rimasto colpito.

https://www.youtube.com/watch?v=-XZ30SoRqVU  ( testo)
https://www.youtube.com/watch?v=-sWnEWpS_fA  ( violino e piano)
 
Jared e Jensen suonarono in completa simbiosi. Rapiti , l’uno dalla melodia dell’altro. L’uno dal trasporto e dai sentimenti dell’altro. L’uno dalla musica dell’altro.
Ispirati anche dalle parole che ricordavano di quella canzone:
Se potessi contare ogni granello di sabbia che mi riempie la mano, sarebbe poco paragonato alle cose che sei per me…..Tu sei il sole, il vento d’estate, ciò che porta l’autunno , sei la meraviglia e il mistero e in tutto ciò, io vedo ciò che sei per me…..A volte mi sveglio di notte pensando che sei solo una mia fantasia, ma poi tu ti stringi a me e ancora una volta io rivedo tutto ciò che sei per me…
E quando l’ultima nota risuonò nella stanza, Jared posò su una poltrona a lui vicina, il suo strumento e si avvicinò a Jensen e gli vide una timida lacrima solcargli il viso, che comunque però era sereno.
“Jensen..” lo richiamò piano, accarezzandogli dolcemente il profilo.
“Ho bisogno di te, Jared!” fece il compagno, mettendo la sua mano su quella dell’amato.
“Sono qui, amore mio.”
“Ho bisogno… di te!” disse ancora, guardandolo con una dolcezza e una profondità tale che Jared ebbe paura di perdersi in quello sguardo.
Capì che cosa gli stava chiedendo Jensen.
Allora lo prese per mano e in silenzio si spostarono verso la camera da letto di Jensen.
L’amore tornò a suonare con loro, ad essere la melodia che accompagnava i loro sospiri e i loro ansiti. Tornò ad essere la colonna sonora ai loro nomi sussurrati a fior di labbra. A suonare piano come lente erano le loro carezze, ad essere più vivace quando il desiderio lo diventava. A suonare più vigorosa quando la loro passione diventava più vigorosa, fino ad esplodere in un magnifico exploit quando l’amore che li aveva legati li lasciava stretti l’uno all’altro.
 
“Dio!! come ti amo!” esalò Jared mentre si stringeva a Jensen, che ancora, dolcemente imprigionato dal suo corpo, si lasciava coprire.
Il calore del corpo di Jared era rassicurante. Le sue braccia che lo cingevano erano la salvezza. La sua voce che gli diceva quanto lo amava, la vita stessa.
Jensen sapeva di dover ancora guarire, ma sapeva anche che Jared sarebbe stata la sua medicina più salvifica.
D’altro canto, Jared, era cosciente che Jensen doveva compiere ancora un cammino lungo per riprendere pieno possesso delle sue emozioni, accettando il suo passato e ponendo speranza nel suo futuro. E sapeva che lo amava e che mai, mai più, qualcosa li avrebbe separati.
“Ti terrò stretto a me!” gli sussurrò Jared poco prima di baciargli piano le labbra.
“Per sempre!?” chiese Jensen, sorridendo timidamente e ricambiando quel bacio.
“E anche oltre!” rispose Jared.
La musica li aveva uniti, li aveva fatti incontrare e innamorare.
Li aveva resi una cosa sola e in quella sua mirabile magia, li aveva resi una splendida melodia d’amore.






N.d.A.: Finita anche questa!!
Spero davvero che vi sia piaciuta. Che abbiate avuto trenta secondi per senitre le canzoni linkate e vi siano piaciute. Insomma che tutto vi sia servito per passare qualche minuto senza pensieri.
Un bacio grande e alla prossima storia ( Winchester , questa volta!!)

Cin.
   
 
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su attori > Cast Supernatural / Vai alla pagina dell'autore: cin75