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Autore: thewise    08/03/2017    2 recensioni
Lottano, la flebile luce e l'oscurità. E' notte, ci sono troppe ombre, è troppo buio. La fiamma è sempre meno luminosa, debole. Anakin non è forte abbastanza per riaccenderla, per guardare quello che le tenebre ora coprono, ciò che ha fatto. Non vuole vedere... deve spegnere la luce, spegnerla tutta.
" Sta in guardia, potresti non vedere mai il tuo futuro se rimani sua allieva. "
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ahsoka Tano, Anakin Skywalker/Darth Vader
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Angolo dell’autrice.
Hello, it's me! 
Dunque, non so esattamente come sia nata l'idea di questa One Shot... diciamo che è stato un flash improvviso in cui mi sono chiesta " E se...? " tante domande, tante versioni diverse. Insomma, se Ahsoka non avesse lasciato l'Ordine dei Jedi, le cose sarebbero andate diversamente? 
Di sicuro qualcosa sarebbe cambiato, in meglio o in peggio. Comunque, al di là delle varie possibili alternative, ho avuto il flash di questo episodio del percorso di Anakin, quando viene lanciato l'Ordine 66 e viene mandato al Tempio ad uccidere i Jedi, e ho provato a scrivere qualcosa. 
Non so cosa ne sia venuto fuori... spero qualcosa di buono? 
Buona lettura!

p.s. il quinto capitolo di " Rise of the Fulcrum " verrà pubblicato tra sabato 11 e domenica 12 marzo. Mi scuso del ritardo con chi sta seguendo la storia ( e vi ringrazio moltissimo, davvero davvero ) ma con la ripresa delle lezioni sono diventata una tartarughina. Prometto che non scomparirò e mi sbrigherò ad aggiornare. 

 

Checkmate

 
" be warned.
You may never see your future
if you remain his student. " 
 
 
La camera è avvolta nel silenzio, immersa nel velo d’ombra notturno strappato solamente da un flebile puntino luminoso. Ahsoka è stesa nel letto, i gomiti puntati contro la superficie troppo dura e scomoda per reggere l’holopad tra le dite minute.
Da quando i suoi occhi sono immersi nella lettura ha perso la cognizione del tempo, forse sono passate alcune ore, magari solamente una manciata di minuti troppo lunghi. Non lo sa, Ahsoka. L’unica cosa di cui è certa è che la sua mente si è lasciata avvolgere da quella storia avvincente in profondità e non importa se dovrà perdere una notte di sonno per arrivare all’ultima pagina digitale. Ha bisogno di sapere.
L’indice si muove per scorrere sullo schermo. Una vibrazione lontana come un eco giunge alla sua attenzione, oscilla tra le sue percezioni di togruta, riesce a distoglierla dalla lettura.
Ora che solleva lo sguardo, si rende conto che non è così distante come appare ed è addirittura familiare. Ahsoka ha già sentito qualcosa di simile prima, non molto tempo fa: un tremito nella Forza, un’onda oscura, inspiegabile. È stato proprio un paio di giorni addietro, una sensazione sgradevole che le ha tolto il respiro per qualche attimo e l’ha catapultata in un fugace stato di assenza.
La sente di nuovo, Ahsoka, viene sfiorata da quella spiacevole mano nera che pizzica maldestra le corde della Forza. È vicina, qualunque cosa sia, molto vicina… vicina al Tempio, vicina ai Jedi, vicina a lei. Cos’è?
Improvvisamente spogliata d’interesse per la storia, abbandona l’holopad sul letto e raggiunge la porta della piccola stanza con un balzo. Prima di uscire si premura di agganciare le spade laser alla cintura, nonostante il Tempio Jedi sia il posto più sicuro della galassia: le parole del suo Maestro sono impresse a fuoco nella sua mente, la spada laser è la sua vita.
I passi di Ahsoka sono silenziosi nei corridoi del Tempio, la sua ombra si staglia sulle pareti spoglie. La percezione si fa più nitida, Ahsoka si ferma. Non è la percezione, non è solo quella… il suo udito si scontra violentemente con il fragore di passi numerosi, in marcia, colpi di blaster, fendenti di spade laser, urla. Qualcosa ha varcato le porte del Tempio.
La consapevolezza dell’attacco fa battere il cuore di Ahsoka all’impazzata, spezza il suo respiro – e viene ricacciata via. La togruta afferra saldamente l’impugnatura delle due spade, stringe tra le mani la sua vita, e corre incontro al pericolo ignoto senza preoccuparsi delle conseguenze.
I proiettili laser la costringono subito ad appiattirsi alle pareti del Tempio, giungendo solamente all’inizio del grande salone. Ci sono cloni ovunque, che abbattono senza pietà i Jedi colti alla sprovvista che cercano di opporsi a quel tradimento.
Com’è possibile? Com’è possibile che fedeli soldati che hanno combattuto battaglie su battaglie accanto ai Cavalieri ora siano i loro stessi carnefici? Che cosa sta succedendo?
Ahsoka rotola, corre da una colonna all’altra, usa le sue spade laser per deviare i colpi e far sì che tornino indietro contro chi li ha scagliati. Pensa al Capitano Rex, a Cody, a tanti altri compagni… e non capisce.
Corre verso il corridoio opposto, volgendosi solo per parare i colpi dei blaster. L’immagine dei corpi senza vita dei Jedi si ripropone come una tortura nella sua mente, che rimpiange amaramente le parole sullo schermo di solo pochi minuti prima. Nel suo cuore, Ahsoka vorrebbe fuggire in un angolo della sua stanza e nascondersi dentro la lettura pur di scappare da quella devastazione. E non capisce…
Sente il dolore dei suoi fratelli, della sua famiglia che cade, e piccoli pezzi di lei cadono con essa. Cadono lacrime sottili sui segni bianchi che le contraddistinguono il bel volto, cadono altre certezze già messe in dubbio, cade il Tempio. Cadrà anche lei, lo sa. Loro sono troppi e se molti Maestri non sono stati in grado di far fronte a quella minaccia come potrebbe lei da sola?
Procede senza pensare fin quando non interrompe la corsa bruscamente, barcollando di fronte all’entrata della stanza in cui Yoda è solito allenare i piccoli Jedi. È buio, ma le luci della città oltre le vetrate creano un triangolo perfetto lungo la porta, mostrano agli occhi sgranati di Ahsoka forse lo spettacolo più orrorifico che abbia mai visto.
Le spade laser sono spente, quando varca la soglia. Muove passi pesanti, pesanti quanto l’aria fetida di morte che respira spostando lo sguardo sui corpi senza vita dei giovani padawan. Le mani le tremano di fronte a quella dimostrazione di crudeltà, di brutalità mostruosa che nessun essere umano avrebbe mai potuto commettere. Chi ha potuto fare questo? Com’è accaduto..? Perché?
Ahsoka sente una morsa allo stomaco, la nausea sale e preme contro l’urgente bisogno di vomitare anche il dolore che prova. Probabilmente il sangue ha smesso di scorrere nelle vene del braccio sinistro, perché non lo sente più. Non sente più niente, i suoi sensi sono annebbiati dalla sofferenza. Sta per svenire, il che è quasi un sollievo. Sta per svenire, la vista si puntella di nero, il respiro rallenta, il cuore rimbomba… e poi la vede.
Una figura è immobile davanti a lei, di spalle, ad un paio di metri di distanza. Ahsoka non riesce a distinguerla bene, è coperta da un lungo mantello scuro, il cappuccio sul capo, ed è rivolta verso le finestre su Coruscant. Non l’ha notata subito e non l’ha percepita, ma non ha bisogno di avvicinarsi o di attingere alle sue capacità per cercare di capire chi sia, perché lo sa già. In fondo, Ahsoka lo sa. Riconoscerebbe quella presenza dovunque, persino nascosta tra altre cento, persino quando non vorrebbe, come in questo momento. Ma lo sa. E sapere fa male.
« Maestro, cosa stai facendo? », sibila Ahsoka con un filo di voce.
Silenzio.
Il respiro difficoltoso di Ahsoka diventa rarefatto, scompare. Lo trattiene con forza, mentre le energie sembrano averla tradita. Gli occhi bruciano come lava.
« Non dovresti essere qui, furbetta. »
La voce infranta di Anakin spezza il cuore di Ahsoka con facilità. Il modo in cui pronuncia quel soprannome che ha sempre trovato irritante non somiglia a nulla che faccia parte di Anakin, non sembra provenire da lui. Non è lui, si dice da sciocca, frenando l’impulso di versare lacrime amare. È lui, il suo Maestro, la persona a cui tiene di più al mondo. Sa che è lui e sapere fa ancora troppo male.
Anakin si volta lentamente, in parte oscurato dal mantello e dalla sua stessa ombra. Nella mano destra regge la spada laser spenta. Ahsoka riesce a distinguerne i lineamenti con difficoltà, cerca di vederli attraverso la Forza. Il volto teso, arrabbiato e distrutto, le iridi gialle, una scia di lacrime incandescenti. Sente la sua paura, la sua rabbia, il suo odio, il suo dolore. Anche lui è caduto assieme a tutti loro.
« Dobbiamo andare, sono troppi », emette Ahsoka con esitazione, prima di rendersi conto d’aver parlato davvero. Il suo sguardo è fisso su Anakin, non vuole e non può credere a ciò che il suo istinto le sta gridando. Il suo Maestro non sarebbe capace di una mostruosità simile; la sua paura è figlia dell’attacco, la sua rabbia dell’impotenza, l’odio della morte dei piccoli allievi, il dolore della consapevolezza di non poter cambiare il passato.
No, Ahsoka. Menti a te stessa.
« Maestro? », sussurra con voce spezzata, una lacrima scivola. « Cosa sta succedendo? »
Tu sai che cos’è, Ahsoka. Lo hai sentito, lo hai sognato. Lo sai da tempo, se solo non avessi permesso ai tuoi sentimenti di offuscare il tuo legame con la Forza…
Per questo ai Jedi è proibito l’attaccamento. Saresti dovuta andare via dall’Ordine quando ne hai avuta tutta l’intenzione, quando ti hanno espulsa e poi riammessa. Tu non sei un Jedi, Ahsoka. Sei solo un misero riflesso di un Jedi, sei una lacrima, una pedina nel posto sbagliato sulla scacchiera del Lato Oscuro.
Anakin non parla, la sua spada laser si accende lentamente.
Scacco.
Il bagliore blu riempie gli occhi di Ahsoka, che tenta di non incrociare quelli del suo Maestro. Se lo fa, non riuscirà più a fare altro. Lo guarda e deglutisce a fatica. Non ha paura, anche se percepisce ogni emozione di Anakin come fosse propria. Non ha paura, non retrocederà, non fuggirà, non piangerà. Sta già piangendo…
« Hai fatto questo... perché? »
Lo sai perché, piccola Ahsoka. Lui non è come gli altri, non lo è mai stato.
La tristezza di Anakin la colpisce come un’onda anomala, ma solo per un istante. Presto si dissolve nel buio della stanza e rimangono a galla la rabbia e l’odio.
« I Jedi non capiscono », dice Anakin con quasi più esitazione di Ahsoka, come se la sua anima stesse tremando. « Loro non vedono. Sono egoisti e deboli… ma io posso cambiare le cose, posso mettere fine a questa guerra infinita. Salvare vite innocenti, salvarle da loro stesse, dalla morte. »
Ahsoka guarda Anakin immobile. Capisce, da un lato; rifiuta, dall’altro. È terribilmente confusa. Solo qualche ora prima era tutto normale, e adesso… adesso che cos’è?
« Io posso farlo… »
« Ma non hai salvato nessuno. Hai preso le loro vite. »
« I Jedi sono la causa di questa sofferenza, non meritano di essere salvati », replica Anakin con improvvisa austerità, la voce marcata e cupa.
Ahsoka capisce che la sofferenza è quella di Anakin, non quella della galassia. L’ha sempre saputo, in un certo senso, e ha sempre capito. Perché lei è esattamente come lui, è una faccia della sua stessa medaglia. Ricorda nitidamente quando il Consiglio l’ha accusata e cacciata, ricorda la loro diffidenza. Nessuno ha creduto nella sua innocenza, nessuno tranne Anakin. Lui l’ha salvata, allora, perché adesso dovrebbe essere diverso? Non può credere che tutto questo sia reale, è solo un altro incubo. Solo un altro maledetto incubo. Il suo Maestro non sarebbe mai così spregevole.
« E io? », emette in un sospiro affranto la togruta.
La severità di Anakin si dissolve, si carica di dolore e tristezza. Anche lui sta piangendo, le lacrime solcano i muscoli tesi e contorti del suo volto, ardono nella pelle. Piange. « Non saresti dovuta essere qui… »
Le labbra di Ahsoka si schiudono, ne ha bisogno per respirare, anche se ha smesso di farlo da un pezzo. Riempire i polmoni fa troppo male, pensare fa male, muoversi e spostare lo sguardo nella stanza piena di morte fa male. Quella visione di Anakin fa male. L’uomo che l’ha salvata, che non poteva perderla, che ha promesso di non permettere a nessuno di ferirla, sta per ucciderla? Il cuore di Ahsoka è spezzato, ha già smesso di battere. Qualunque azione di Anakin non può essere peggiore di questo.
Reprimendo ulteriori lacrime, Ahsoka afferra lentamente le spade laser dalla cintura, le accende, lo sguardo a terra. Non vuole combatterlo, ma se si lasciasse morire senza lottare e disarmata le conseguenze su Anakin sarebbero ancor più devastanti di quanto già non siano. Dopotutto, ha ucciso bambini che non avevano alcuna speranza di poter competere con la sua esperienza e la sua forza, è già troppo tardi.
No, non lo è. Non è mai tardi. Speranze di una sciocca ragazza ostinata.
Quando rialza lo sguardo, una scintilla scatta dentro Ahsoka, che con un balzo in avanti attacca per prima. Anakin blocca con facilità estrema il suo impeto, frena ogni fendente e contiene l’avanzata dell’apprendista senza alcuna fatica.
Presto guadagna terreno, nonostante non abbia cercato una sola volta di contrattaccare. Ahsoka cerca di metterlo alle strette, di attingere persino alle emozioni che provengono da lui, ma Anakin non attacca. Subisce passivamente, come se fosse esausto. O come se non volesse ucciderla… come se stesse bombardando di colpi qualcosa dentro di sé e non fosse concentrato abbastanza per lottare anche con Ahsoka. Come se fosse dilaniato da un conflitto non previsto e non sapesse come risolverlo.
La spada laser blu blocca entrambe le scie verdi, maestro e apprendista riescono a guardarsi negli occhi per la prima volta.
« Vieni con me », dice Anakin.
Ahsoka stringe i denti ancora di più, cerca di forzare le braccia di Anakin, di far scendere maggiormente le sue spade laser contro di lui. Non è esattamente questo che pensava di ottenere costringendolo a guardare in faccia la vera possibilità di ucciderla, di affrontarla. Non è questo il bivio giusto, non è questa la scelta.
« Ahsoka… »
« No! »
Mollano la presa all’unisono, allungano di scatto una mano per attingere alla Forza. Il potere si annulla, per un istante, ma ben presto Ahsoka perde terreno, percepisce briciole di energia abbandonare il suo corpo, che non è abbastanza per resistere ad Anakin.
Indietreggia, una smorfia di fatica e un accenno di dolore sul volto, mentre persiste nel voler fronteggiare la Forza con la Forza. Sa che non ce la fa più, ma non si arrende. È Anakin a lasciar andare per primo, visibilmente arrabbiato.
« Perché non riesci a capire?! », grida, senza neppure rendersi conto. « Non voglio farlo, ma tu mi costringi! Non dobbiamo per forza essere nemici! Possiamo portare la pace, riportare l’ordine nella galassia insieme se rimani al mio fianco! I Jedi sono corrotti, sono la causa di questo male e tu dovresti saperlo meglio di chiunque altro! »
La rabbia incontrollata di Anakin la spaventa, in un certo senso. La spaventa e la ferisce, perché Ahsoka è in grado di capire. I Jedi non hanno fiducia in loro stessi, non credono più davvero, sono diffidenti, si tradiscono e hanno perduto ogni nozione di lealtà. Non sono più fratelli, non sono più una famiglia. Non c’è Ordine, solo caos.
« Non è questo il modo giusto, Anakin », dice Ahsoka, più come una supplica che come rimprovero. In fondo è sempre stato lui quello irascibile e autoritario, dei due.
« Non esiste un altro modo, Ahsoka! »
« Sei stato tu a insegnarmi che c’è sempre un’altra strada, un’altra via. Maestro… »
La mano di Anakin si alza di nuovo, stavolta senza intenzione. È solo una reazione spontanea alla rabbia che imperversa ed esplode dentro di lui, che non riesce più nemmeno a guardare Ahsoka. Il suo volto è contorto, porta quella stessa mano alla tempia, sperando che quel tocco basti a placare il dolore. Ma non è così. Fa troppo male.
« Non metterti in mezzo. Ahsoka, ti prego – non costringermi a fare qualcosa che non voglio. »
Ahsoka cerca di ergersi nella sua piccola statura, di mostrarsi ancora più forte davanti alla vulnerabilità del suo Maestro. Alza il mento e ripone le spade laser. « Non posso », sussurra.
Il respiro di Anakin è pesante, invade il brusio della sua spada nella stanza buia. La mano che regge l’impugnatura è preda di fremiti, le dita sono talmente salde che potrebbero disintegrare l’arma stessa. Lottano, la flebile luce e la crescente oscurità. È notte, ci sono troppe ombre, è troppo buio. La fiamma è sempre meno luminosa, debole. Non è forte abbastanza per riaccenderla, per guardare quello le tenebre ora coprono, quello che ha fatto. Non vuole vedere… deve spegnere la luce, spegnerla tutta.
Anakin si muove, si avvicina; Ahsoka resta immobile. Ha la spada in mano ed è vicino.
Un colpo di blaster tuona improvvisamente nella stanza, che subito ricala nel silenzio.
Nessuno dei due sembra capire, fin quando Anakin non vede Ahsoka oscillare piano in avanti e il tempo si ferma. Trattiene il respiro, trattiene tutte le emozioni, trattiene tutto, lascia che la spada laser si spenga e gli scivoli dalle dita. Basta un passo, solo uno e il corpo di Ahsoka gli cade tra le braccia.
« Sapevo che non mi avresti lasciata cadere, Skycoso », emette con un filo di voce, a pochi centimetri di distanza dal volto di Anakin.
Ahsoka è leggera, più del solito, anche se non dovrebbe esserlo. Ma forse è solo un’impressione di Anakin, che la guarda terribilmente confuso. Qualcosa non è andato come lui voleva che andasse, non è così che immaginava la fine del loro scontro e, se anche la sua allieva sarebbe dovuta perire, non è così che avrebbe dovuto reagire. Anakin Skywalker è ancora troppo debole, troppo confuso, troppo combattuto.
Guarda l’apprendista che ha cresciuto trattenendo il respiro, percependo quello di lei diminuire contro di sé. Riesce a sentire il cuore di Ahsoka indebolirsi, debole e vulnerabile come lo è lui. Eppure non ha il coraggio ne la forza di lasciarla andare, la stringe con la stessa possessività con cui ha sempre trattenuto ogni legame della sua vita, mai pronto a trascenderlo.
Le labbra di Ahsoka si stirano leggermente. Sorride. È a casa, con la sua famiglia, sorretta dal suo Maestro e sta morendo. Qualcosa si spezza anche in Anakin, qualcosa che si era già crepato da molto tempo ed ora cade in frantumi assieme alle lacrime ch’è incapace di trattenere.
Le lacrime scendono, l’odio sale. E per quanto sia confuso dalla rapidità con cui si sono susseguiti gli eventi dell’ultima ora, preme il corpo di Ahsoka contro di sé con un braccio, alzando lo sguardo su chi è stato tanto stupido da portargliela via. La mano libera scatta verso il clone sulla soglia, lo uccide con una facilità spaventosa. Cade, coprendo la misera parte indifesa di Anakin che sa di essere l’unico vero colpevole di tutto quanto, quella parte che non vuole guardare e si nasconde.
È colpa loro. Li odi tutti, tutti quanti.
Prova un moto di sollievo alla vista del clone a terra, uno dei suoi cloni, del suo nuovo Maestro. Riprende a respirare quasi normalmente e torna a guardare Ahsoka, che sta ancora stringendo a sé, contro il suo petto, come se potesse impedirle di lasciarlo, come se potesse tenerla così per sempre. Come ha fatto con sua madre quando ha fallito e non è stato forte abbastanza da salvarla.
Quella stessa sensazione si mescola all’odio, gli toglie il fiato un’altra volta ancora. Non percepisce più la presenza di Ahsoka, non sente il suo battito, le sue emozioni, i suoi pensieri. Non sente niente, se non il suo corpo freddo e inerme.
Sei così debole e inutile, Anakin. Vuoi salvare il mondo, ma non riesci nemmeno a mantenere la tua parola. Non riesci ad impedire che venga fatto del male alle persone che ami, le lasci morire.  
Non sei un eroe, sei un debole.
Debole.
Anakin si china piano, s’inginocchia portando Ahsoka con sé. Non vuole lasciarla, la tiene stretta tra le sue braccia, gli occhi umidi offuscano la vista del suo volto spento, del colpo che ha messo un punto alla sua vita troppo presto. Il colpo che lo tormenterà per sempre, lasciandolo nel dubbio: l’avrebbe uccisa davvero? L’avrebbe piegata al Lato Oscuro pur di averla con sé? O peggio… le avrebbe permesso di far dilagare la sua luce, mostrandogli cosa stava facendo?
Domande senza importanza. Riposte ancor più inutili. Ahsoka è morta, Anakin non l’ha mai vista così piccola e indifesa, nemmeno quando l’esercito dei cloni ha cercato in ogni modo di fermare la sua fuga di fuggitiva. Anakin non avrà mai quelle risposte e con sollievo smette di porsi domande. Lei è morta, lui ha sprecato i suoi ultimi respiri per uccidere un clone inutile. È tutto sbagliato.
Le sue emozioni sono così incontrollate ed esplosive che, se potesse, ucciderebbe chiunque sul suo cammino – se la stanza non fosse già disseminata di corpi privi di vita. Non riesce a placarsi, a riportare l’ordine dentro di sé. Regna il caos, la paura, l’ira, l’odio, il dolore. Il dolore.
Con la pelle del volto bruciata dalle lacrime, Anakin stringe compulsivamente Ahsoka e si rimette in piedi. La solleva con sé, stavolta reggendola più come un trofeo, come la dimostrazione di aver svolto fino alla fine il suo compito. La morte della sua apprendista è un passo attraverso la barriera, forse uno dei passi più importanti, da cui tornare indietro è impossibile.
La guarda con odio crescente, ora, per così tanti motivi che se non fosse deciso ad uscire dal Tempio con lei in braccio potrebbe addirittura farla a pezzi. Lei gli ha voltato le spalle, lei lo ha messo alle strette, non ha voluto ascoltarlo, lo ha fatto piangere, lo ha reso debole, ha cercato di ingannarlo, lo ha incatenato a qualcosa di cui non conosce la natura. Non è stato in grado di fare ciò che avrebbe dovuto, non l’ha uccisa, ha esitato. La odia quasi quanto odia se stesso. La odia da morire.

Scacco matto. 
 
 
 
   
 
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