Crossover
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Autore: AlekHiwatari14    08/03/2017    1 recensioni
Questa è la storia di Rita, una ragazza di 24 anni che vi racconterà la sua vita passo dopo passo nell'universo cross-over, dove Anime, Manga, Giochi e quant'altro è reale, affrontando contemporaneamente una nuova avventura chiamata realtà.
[Tratto dalla storia]
Tutto questo mondo, questo intero universo chiamato Cross-over esiste ed ho intenzione di raccontarvelo poco a poco, passo dopo passo, ogni mia avventura sia piccola che grande.
Sono stufa di tacere perché probabilmente ci saranno milioni di persone fuori da questo mondo con le mie stesse esperienze e voglio condividerlo da adesso in poi. Inoltre non vedo perché non dovrei farlo visto che sono la chiave e potrei portarvi con me in questo mondo, proprio come ha fatto Sora del mondo di Kingdom Hearts.
Genere: Avventura, Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Anime/Manga, Cartoni, Film, Fumetti, Videogiochi
Note: AU, Cross-over, Lime | Avvertimenti: nessuno
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Prologo.
 

 
Eccomi qui, nel mondo che nessuno è a conoscenza.
Queste ampie pianure e il profumo d’erba bagnata nell’aria è qualcosa di incredibilmente inspiegabile.
Sono arrivata qui vent'anni fa. Ricordo ancora quel giorno.
Avevo all'incirca quattro anni quando accadde.
Ero a casa e avevo l'influenza. La mia salute non è mai stata delle migliori e quel giorno successe l'irreparabile.
Ebbi una convulsione febbrile dove fu seguito un arresto cardiaco di qualche secondo.
Quei secondi per me furono eterni e riuscii a vedere qualcosa che nessuno avrebbe visto almeno che non si fosse ritrovato nella mia stessa condizione, ovviamente. Il tempo che noi definiamo, in realtà non esiste. In quello spazio dove mi ritrovai, passarono ore eppure nella realtà quotidiana sono stati solamente pochi attimi.
Rammento ancora il viale che c’era dinanzi a me. Era qualcosa di celestiale. Alberi di ciliegi in fiore, salici e quant'altri che ancora non so dare nome. L'erba che sentivo sotto i piedi era bagnata, ma caldamente confortante. Ero in pace. I cinguettii seguiti da cori angelici e ruscelli che battevano le loro acque così chiare e limpide.
Non sapevo dov'ero, ma l'unica cosa che ricordo ancora vivamente erano le porte nascoste.
Ce n'erano ovunque, ma erano difficili da trovare.
Erano come arcate e la prima che trovai fu dentro ad un lago.
Ricordo che per entrare dovetti nuotare e superare una creatura che spaventosa, ma che stranamente mi lasciò passare. Solo dopo intuii che quel mostro non era altro che un drago marino, guardiano della porta acquatica che poco dopo attraversai. Per me, all'epoca, era tutto un gioco e non mi meravigliavo affatto se sotto quell'acqua, invece di affogare, respiravo tranquillamente.
L'unica cosa che mi sorprese fu che non vedevo cosa ci fosse al di là della porta che avevo dinanzi a me.
Vedevo semplicemente le profondità marine ed i pesci con le tartarughe che nuotavano pacificamente all'altra parte, ma una volta nell'arcata, mi resi conto che era qualcosa di speciale. Quelle arcate, come porte, erano dei portali che teletrasportavano in altri mondi e universi uguali e contrari al nostro.
Era strano, ma quella porta mi condusse sulla terra ferma. C'era erba ovunque, ma intuivo che non ero nello stesso posto di prima.
Si respirava un'atmosfera diversa e il coro angelico era scomparso nel nulla.
Lì c'erano molte più porte ed erano molto più facili da trovare, ma difficili da raggiungere.
Gli unici che potevano avvicinarsi a quei portali erano gli abitanti di quella terra, ovvero i draghi.
Stranamente, non avevo paura di loro. Sembravano buoni e non come quelli dei libri di fiabe e racconti dove tutti sono malvagi. Piuttosto, l'unica cosa che notai fu la diffidenza. Avevano gli occhi puntati su di me che ero completamente diversa da loro.
Un'altra particolarità che nessuno ha mai detto su di loro è che sono in grado di parlare in modi completamente diversi.
Sembravano conoscere tutte le lingue esistenti, ma sopratutto  parlare telepaticamente con l'interessato.
A me, si avvicinò uno di loro. Aveva le scaglie della pelle grigie, grezze e logore, il volto stanco di chi ha vissuto anni a difendere ciò che ama e gli artigli consumati dalle numerose battaglie. Le corna erano anch'esse consumate, tra cui quella destra spezzata. Era enorme ed io potevo essere un bocconcino perfetto per lui, ma non sembrava volermi mangiare.
"Chi sei, piccola aliena? Che ci fai nel nostro mondo?"
Quelle domande, chieste telepaticamente, mi lasciavano perplessa. In fondo ero solo una bambina e tutto ciò che volevo era giocare e ritornare nella natura dov'ero stata, ma poi udii quella voce.
Era come un sussurro, ma la intuii benissimo di chi fosse.
"Mamma..."
Mormorai con le lacrime agli occhi e a guardarmi intorno.
"Voglio la mia mamma..."
Incominciai a piangere e a tornare indietro, ma non comprendevo dov'era la porta per ritornare indietro.
Vedendomi disperata, quell'anziano drago chiamò uno di loro facendolo avvicinare a me.
Era facilmente distinguibile che fosse più giovane sia per le scaglie d'oro e rosse lucenti che ricoprivano il suo corpo, sia per le ali spianate, cosa che l'altro drago non possedeva. Era molto più piccolo dell'altro, ma comunque più grande di altri che avevo notato. Chinò il capo, mostrando le sue corna oro forti e luminosi per poi dire:
"Sali sulla mia groppa. Ti porto io."
Quelle parole mi rassicurarono, così feci semplicemente come mi diceva.
Ricordo che iniziammo a volare e quella sensazione di pace e libertà sembrava eterna.
Arrivai a destinazione, nel luogo in cui mi ero trovata inizialmente, ma non riuscivo a trovare mia madre.
"Mamma..." Sussurrai nuovamente cercando in lungo e in largo.
Il drago non mi lasciò un attimo sola.
Sembrava che sarei rimasta lì bloccata, ma la realtà era semplicemente diversa.
Vidi qualcuno venirmi incontro. Era un ragazzo o forse un uomo.
 

 
Era alto, bello, dai capelli castani e ciuffo lungo che copriva uno dei suoi occhi, quello destro. Aveva una cicatrice sul volto e l'occhio che copriva con il ciuffo era bendato, mentre l'altro era di un color cioccolato intenso, a forma di mandorla.
Aveva un abbigliamento terrificante, formato da maglie di con teschi e completamente in nero.
Semplicemente si fermò e mi guardò dall'alto verso il basso.
"E tu... chi sei?"
Gli chiesi sperando in una risposta, ma quell'uomo non aprì bocca. Si limitò a prendermi in braccio e portarmi via di lì.
Mentre camminava, mi accorsi che era diverso da me. La consistenza di quell'uomo, non era la stessa della mia.
Pur avendo la stessa struttura, le stesse mani, la stessa formazione degli esseri umani, lui era diverso. Oggi lo potrei classificare come essere ‘indipendentemente etereo’, ovvero colui che cambia sostanza e composizione del suo corpo adattandolo a chi gli sta accanto o con cui parla, ma stranamente con me lui non cambiò. Rimase come un essere ‘virtualmente reale’ potrei dire, ma non so spiegare come fosse possibile tutto ciò.
Allora non esisteva neanche la realtà virtuale e le programmazioni in 3D dove il personaggio preso sembra essere vero.
Mi è ancora difficile spiegare questa cosa, ma ciò nonostante quel tipo mi portò via di lì.
Mi ritrovai a varcare una porta, un'altra ancora. Non sapevo dove stavo andando, ma sentivo che ero al sicuro.
Come un padre che difende la propria figlia, quell'uomo mi portò dinanzi ad una scena struggente.
Non comprendevo cosa stesse succedendo. Non potevo. Quel tipo mi mise a terra. Ero in una stanza piena zeppa di medici, dove notai il mio corpo su quel letto d'ospedale e loro che continuavano a dire:
"La stiamo perdendo!"
Li vedevo prendere i defibrillatori e non capivo cosa stesse succedendo.
Sentivo solo che ero di fronte ad una scelta: ‘rimanere e vivere o tornare indietro e abbandonare tutto e tutti’.
Quel mondo mi tentava e dire che scelsi di rimanere e vivere per mia spontanea volontà, sarebbe una bugia.
"Cosa scegli?"
Sentii pronunciare dalle labbra del tipo che mi aveva condotto lì. Aveva un tono stranamente dolce. Mi voltai e sentii le parole che già avevo compreso:"Libertà o schiavitù?"
Sapevo che rimanere sarebbe stata una schiavitù. Non avrei potuto dire a nessuno di quel posto ne tanto meno tornarci, così scelsi di abbandonare tutto ed essere libera, ma proprio in quel momento qualcosa accadde.
Dietro quell'uomo c'era una luce abbagliante. Sembrava aver vita propria e si avvicinava sempre più a me. Sapeva benissimo cosa avevo scelto e da lì una voce femminile calda e rassicurante uscì:"Davvero vuoi tutto questo?"
Alzai gli occhi accorgendomi che quella voce era nella mia mente.
Mi voltai verso il mio corpo. Ero decisa, ma solo allora sentii nuovamente le urla di mia madre.
"Rita!"
La vidi entrare di prepotenza nella sala rianimazione dove alcuni medici cercavano di farla uscire. Era disperata e si vedeva che stava male per causa mia.
Le lacrime e le sue urla mi facevano sentire in colpa.
Già la nostra situazione non era delle migliori e faceva di tutto per non farmela pesare.
Prevedevo che senza di me sarebbe stato tutto più difficile. Ero nata per aiutare e non per diffondere sofferenza.
Le mie lacrime incominciarono ad uscire. Non volevo abbandonarla.
"Mamma..." Chiamai dispiaciuta.
Guardai quella scena straziante, per poi voltarmi verso la luce e dire:"Non voglio andarmene, ma non voglio neanche abbandonarla..."
"Rita..."Mi chiamò la luce facendomi alzare il volto per poi continuare:"Tu sei speciale. Hai un dono che nessuno è in grado di avere. Non hai notato la voglia sulla tua gamba destra?"
Abbassai gli occhi e la vidi per la prima volta. È come una foglia, facilmente distinguibile perché è più scura rispetto alla mia pelle chiara. Avevo sempre pensato che fosse un marchio comune o, come diceva mia madre, fosse una voglia di caffè.
"Quella è la chiave per ritornare qui."
"Cosa?"
Domandai incredula alzando gli occhi verso i due.
L'uomo che era lì, si avvicinò guardandomi da vicino e osservando quella voglia.
Mi scompigliò i capelli e senza aggiungere parola accennò un sorriso.
"Rita!!!"
Nuovamente sbraitò mia madre, per poi mettersi una mano al cuore e svenire dinanzi a me.
"Mamma!"
Urlai vedendola cadere a terra.
Stavo correndo da lei, ma quell'uomo mi afferrò, per poi spingermi verso il mio corpo.
Non so cosa accadde, ma mi ritrovai lì dentro ad urlare:"Mamma..."
Fortunatamente, tutto andò per il meglio.
Quel brutto momento passò e ritornai alla vita di sempre, ma dentro avevo qualcosa di speciale.
Ero cambiata realmente. Quell'esperienza mi ha permesso di essere ciò che sono ora.
Mi ha fatto guardare il mondo con occhi diversi, ma sopratutto mi ha fatto scoprire un potere che ancora non sapevo di avere.
Riuscii a trovare una porta anche nel nostro mondo, ma non potevo usufruirne. Era nel triangolo delle bermuda, un posto difficile da raggiungere per una bambina di soli quattro anni, ma ben presto mi resi conto che non ne avevo bisogno.
La chiave era nel mio marchio e con quello riuscivo a staccarmi facilmente dal mio corpo e andare in altri mondi. Ovviamente, ci volle qualche anno prima di scoprirlo, ma quando trovai il modo fu qualcosa di entusiasmante.
Così, da quel giorno, ogni notte, appena mi metto nel letto, immagino di staccare la mia anima da quel corpo e stranamente riesco.
Mi ritrovo a volare e a entrare in una dimensione dove c'è dell'erba e varie porte attorno a me.
Non so come, ma riesco sempre ad aprire quella giusta e iniziare viaggi stupendi.
Ho conosciuto molte persone grazie a questo metodo, diventando in qualche modo saggia per molti. Anche se è un po' strano essere definita così.
Inoltre ho fatto anche la conoscenza di colui che mi portò a casa quella volta e anche se all'epoca non ero d'accordo con i suoi principi, crescendo sono pienamente d'accordo con lui e credo che non appena ve l'ho descritto, molti di voi ha compreso che quel tipo, non è altro che il Capitan Harlock.
Lui ormai è una leggenda tra i mondi e naviga spesso in questo universo, nello spazio profondo.
Che altro dire?
Adoro i miei amici, anche se non sono del mio mondo e sono costretta a viaggiare ogni notte per vederli, non importa. Anche perché nel mio mondo non esistono nemmeno persone in grado di dare la vita e sostenerti nei momenti difficili. Più che altro, esistono solo persone pronte a pugnalarti alla spalle. Non metto in dubbio il fatto che ci siano persone buone, ma sicuramente ho trovato solo quel genere che si finge amico in questo mondo e non sopporto tanta falsità.
Preferisco essere sola e dedicarmi a coloro che mi amano realmente.
Fortunatamente, non sono sola. Ogni tanto mi vedo anche con qualche amico di questo mondo, ma di certo non posso raccontargli la mia storia così.
Loro mi prenderebbero per pazza ed io non voglio tutto questo.
Voglio essere compresa e loro non potrebbero mai capire, così come non capirebbero mai neanche i miei che questo mondo che amo così tanto più del mio è Cartoon World, un pianeta pacifico abitato solo ed esclusivamente di Anime. E quando parlo di Anime intendo quello che avete capito e anche comunemente chiamati cartoni animati giapponesi.
Sembrerà strano, perché anche per me è stato difficile da concepire, ma ogni Anime raccontata, ogni singolo personaggio creato, anche falso o una semplice fan art, entra in questa dimensione.
Non so come, ma è così.
Loro esistono non appena qualcuno crede in loro, quando qualcuno li vede e prova subito qualcosa per quel personaggio. E non ditemi che non è così, perché tutti noi abbiamo avuto un qualche sentimento per un personaggio in particolare, che sia odio, amore, ammirazione, quel sentimento realizza quell'immagine rendendolo reale, ma non solo. Già dalla mano del creatore, esso nasce. Non a caso viene creato con un carattere ben specifico e se solo il creatore lo comprendesse, capirebbe che quel che ha creato esiste e potrebbe considerarlo figlio concepito dalle sue mani.
Tutto questo mondo, questo intero universo chiamato Cross-over esiste ed ho intenzione di raccontarvelo poco a poco, passo dopo passo, ogni mia avventura sia piccola che grande.
Sono stufa di tacere perché probabilmente ci saranno milioni di persone fuori da questo mondo con le mie stesse esperienze e voglio condividerlo da adesso in poi. Inoltre non vedo perché non dovrei farlo visto che sono la chiave e potrei portarvi con me in questo mondo, proprio come ha fatto Sora del mondo di Kingdom Hearts. Chi non lo conosce?
Beh... con questo concludo, seduta su questi massi rocciosi, non posso far altro che attendere il prossimo ritrovo.
Dopotutto... una nuova avventura ci attende!!
 


 
   
 
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