In una Novel si vede che Belphegor, da poco nei Varia, è andato a nascondersi da Dino per paura del dottore che doveva visitarlo.
Dino incontra Belphegor
Dino
entrò nella propria stanza, assottigliò gli occhi
vedendo la finestra aperta.
<
L'avevo lasciata chiusa > pensò, socchiudendo gli
occhi.
Sgranò
gli occhi vedendo che nel suo letto c'era un bozzo sotto le coperte.
Portò
la mano all'impugnatura della frusta, lanciò un'occhiata
alle proprie spalle e avanzò cautamente verso il letto.
<
Ci sono i miei ragazzi in casa, devo assicurarmi non sia niente di
pericoloso >.
Deglutì
mentre una gocciolina di sudore gli scendeva lungo la guancia,
tirò via la coperta sganciando la frusta dalla vita.
Un
bambino dai corti capelli biondi alzò il capo, il viso era
coperto per metà da una frangetta.
Era
accucciato su se stesso, con le braccia strette intorno al petto.
Dino
lasciò cadere la frusta sgranando gli occhi, fece un passo
avanti e addolcì lo sguardo con un sorriso.
"Ehi?"
chiamò, con tono basso.
Il
labbro inferiore del bambino tremò.
Dino
mise una mano in avanti con il palmo sporto, si piegò
leggermente in avanti chinando il capo.
"Ti
sei perso, piccolo? Come sei entrato?" domandò.
Il
bambino si mise seduto sul letto e negò con il capo.
Si
voltò e indicò la finestra con l'indice.
Dino
guardò la finestra, si umettò nervosamente le
labbra e fece un altro passo avanti calpestandosi il piede.
Urlò, cadde all'indietro sbattendo la schiena in terra e
mugolò di dolore massaggiandosi il fondoschiena.
Ridacchiò grattandosi una guancia sudata, alzò il
capo e sorrise amichevole.
"Beh,
come vedi qui è sicuro. Puoi parlare" lo invitò.
"Shishi"
ridacchiò il piccolo, indicandolo con l'indice.
Dino
si passò la mano tra i capelli oro rimettendosi in piedi,
barcollò e sorrise.
"Oh,
certo, ridi pure. Lo sai che qualcuno dei miei uomini poteva farti del
male?" chiese.
Sospirò,
si mise seduto sul materasso e si arcuò verso il bambino.
"Qualcuno
vuole farti del male?" domandò, gentile.
Il
bambino annuì, raccolse le ginocchia al petto e vi
appoggiò il mento.
"Dottore"
sussurrò piano con accento inglese.
Dino
storse il labbro, incrociò le braccia e annuì
più volte.
"Anche
a me fanno davvero paura. Quando ero piccolo come te, mi nascondevo
sempre sotto il letto e facevo fare la guardia al mio migliore amico
per impedire mi prendessero" disse.
Sorrise
dolcemente, gli scompigliò i capelli biondi e lo
guardò.
"Questi
dottori li hanno chiamati i tuoi genitori?" chiese.
Si
mordicchiò il labbro, cercò la frusta al proprio
fianco e guardò l'oggetto in terra, sospirò.
<
Sembra solo il capriccio di un bambino, ma visto che si è
venuto a nascondere da un Boss mafioso potrebbe essere davvero in
pericolo ... sempre che sappia che sono un mafioso, ovviamente >.
Il
bambino abbassò il capo seguendo il tuo sguardo.
"Li ho
uccisi" bisbigliò.
Dino
sgranò gli occhi oro, deglutì e lanciò
un'altra occhiata alla propria arma sul pavimento.
"Quindi
... sei scappato da casa dei tuoi?".
Belphegor
negò con il capo e strofinò il naso contro il
ginocchio,
"Da
Squalo" rispose con voce rauca.
Dino
dilatò gli occhi, annuì piano ed
infilò la mano nella tasca del lungo cappotto.
"Va
bene. Adesso mi occupo io di tutto, ok?" chiese.
Si
alzò, si piegò a raccogliere la frusta e la
agganciò alla vita. Indietreggiò lentamente e
sollevò il cellulare, toccando il tasto della chiamata
rapida.
<
E se il bambino fosse una preda di Squalo? Forse non dovrei chiamarlo.
Magari vuole ucciderlo > si disse.
Negò
con il capo, allontanò il telefono dall'orecchio e fece per
attaccare.
"Vooooi!
Pronto!" si sentì gridare dall'altra parte. Squalo respirava
affannosamente.
Dino
incassò il capo tra le spalle, sospirò.
"Ehi,
Squalo" salutò.
Accostò
il cellulare all'orecchio, guardò il bambino e
indietreggiò.
"Uh,
volevo solo sapere come stavi, come andava dai Varia ...".
Sentì
Squalo sospirare pesantemente.
"Malissimo,
ca**o, va malissimo" gemette.
Dino
aggrottò la fronte, tenendo lo sguardo fisso sul bambino
rannicchiato sul suo letto.
"Per
caso ti è sfuggita una preda? Girano voci...".
Squalo
digrignò i denti.
"Mer*a,
non ho il tempo per le missioni adesso! Mi è sparito il
bambino!" tuonò.
Dino
sospirò di sollievo passandosi la mano tra i capelli.
"E'
qui. Biondo, circa otto anni, terrorizzato dai dottori. L'ho trovato
nel mio letto. Avevo paura fosse una vostra vittima".
"Sei a
casa?!" gridò Squalo. Si sentirono dei ticchettii.
Dino
annuì.
"Ce
l'ho davanti, tranquillo. Gli darò della cioccolata e lo
tratterrò qui finché non arrivi" promise.
"Aspettami"
disse secco Squalo. La telefonata si chiuse con un click.
Dino
sospirò, infilò il cellulare in tasca e sorrise
al piccolo.
"Allora,
ti vanno dei dolci?".
Il
bambino abbassò le gambe e negò con il capo.
Dino
ridacchiò, chiuse la finestra e si mise seduto vicino a lui.
Indicò verso la televisione poggiata su un mobile a lato
della stanza, sorrise.
"E
quella? Ti piace?".
Il
bambino negò nuovamente con il capo.
Dino
sospirò passandosi la mano tra i capelli dorati.
Schioccò le dita, mise la mano sotto al cappotto e
tirò fuori una tartaruga grande un pugno. La porse al
piccolo.
"Lui
è Enzio. Che ne dici?".
"Shishishi"
ridacchiò il piccolo. Congiunse le mani dalle dita esili e
le porse verso l'animaletto congiungendole.
Dino
poggiò la tartaruga sulle mani del piccolo, la tartaruga
fece qualche passo e picchiettò con il capo contro le sue
dita.
Il
bambino si appoggiò l'animaletto sulle gambe e gli
accarezzò la testa con l'indice.
Dino
incrociò le gambe sul letto, osservando Ezio sporgere la
testolina.
"Se la
bagni poco poco, puoi salirci sopra e farci un giro per casa" propose.
Il
bambino rabbrividì e negò con il capo.
Indicò il becco aguzzo dell'animale.
Dino
lo guardò perplesso, sospirò e sorrise.
"Non
morde o altro. È innocuo, se non cresce troppo. E tu gli
piaci".
"It's
okay" bisbigliò con voce inudibile il piccolo. Si sporse,
facendo ondeggiare la frangetta e diede un bacio sulla testolina
dell'animale.
La
tartarughina gli strofinò il musetto sulle labbra. Dino
sorrise, sospirò e tirò fuori il cellulare.
<
Speriamo Squalo si sbrighi > pensò.
Il
bambino sorrise, mostrando i denti candidi.
"Voooooih!"
si sentirono delle urla provenire dal giardino. Le grida passavano
attraverso la finestra.
Il
bambino si girò e guardò verso di essa,
corrugando la fronte e indicò in quella direzione alla
tartarughina.
Dino
si alzò di scatto, raggiunse la finestra e la
spalancò.
"Squalo!
Qui!" chiamò.
"Arrivo!"
gridò l'assassino. Il vento gli faceva ondeggiare i corti
capelli grigi intorno al viso.
Il
bambino si voltò e appoggiò la tartarughina sul
letto.
Dino
annuì, tornò verso il letto e prese l'animaletto.
Ezio gli si attaccò al dito, Dino prese a strillare
saltellando e cadde in avanti facendo spalancare la porta della camera.
Squalo
afferrò con l'arto finto la tartaruga e se la
appoggiò sulla spalla. Con l'altra mano afferrò
Dino per il colletto e lo raddrizzò.
"Voi!
Tu mi hai fatto morire di paura!" gridò, guardando il
bambino.
La
porta sbatté alle sue spalle, richiudendosi.
Dino
sollevò il capo ridacchiando, alzò le mani e le
agitò di fronte a sé.
"Dai,
Squalo, calmati. Aveva solo paura del medico. È stato
fortunato a finire da me, poteva mettersi nei guai".
Squalo
fece una risata gelida. Si tolse la tartaruga dalla spalla e la
adagiò sulla spalla di Cavallone.
"L'unica
a rischio, qui, eri tu" ribatté.
Dino
si allontanò da Squalo, tremò appena e
deglutì mettendo Ezio in tasca.
"Beh,
ora puoi riportarlo a casa. Però tienilo lontano dai
dottori, ne ha paura. Se scappa di nuovo potresti perderlo".
Squalo
strinse i pugni e digrignò i denti.
"Dannazione.
SEI UN VARIA ADESSO!" rimproverò il piccolo.
Quest'ultimo
raggiunse Squalo e gli abbracciò la gamba.
Dino
scoppiò a ridere, scosse il capo e si sedette passando la
mano tra i capelli dorati.
"Credo
tu gli piaccia, Squalo" scherzò.
Squalo
schioccò la lingua sul palato. Si piegò in avanti
e lo prese in braccio.
"Ti
sei presentato, almeno?" domandò.
Il
bambino negò con il capo.
"Voi"
esalò Squalo, sospirando.
"Bel"
bisbigliò il piccolo.
Dino
incassò il capo tra le spalle e sorrise imbarazzato.
"Io
sono Dino. Avevo dimenticato anche io di presentarmi" ammise.
Alzò
il capo, indurì lo sguardo.
"Xanxus
non vorrà bambini nei Varia".
"Boss
lo vuole il nostro portentoso Prince the ripper" ribatté
Squalo.
Dino
ridacchiò, scrollò le spalle e fece un gesto con
la mano.
"Scommetto
che sarà ben felice di servire Xanxus, se gli insegnerete
questo".
Strinse
le labbra, negò con il capo e si passò la mano
tra i capelli.
"Cercate
solo di andarci piano. È piccolo, ed ha paura. Non ha
l'età del Varia".
Squalo
diede le spalle a Dino e scrollò le spalle.
"Grazie
di esserti occupato di Belphegor, ma ti ripeto che è un
ottimo Varia" ribatté.
Dino
sospirò, si alzò e alzò il capo,
guardò il bambino e gli sorrise.
"Torna
pure quando vuoi. Prometto che lascerò la finestra aperta e
potrai giocare con la tartaruga".
Belphegor
sorrise.