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Autore: Sameko    08/03/2017    0 recensioni
Una Genocide rimasta incompleta.
Una Pacifist che si prospetta essere quella definitiva, quella che assicurerà il lieto fine a lungo sperato.
Ma gli ingranaggi erano già stati messi in moto da tempo. Fili che dal passato tendono verso il presente aspettano di intrecciarsi con un futuro ancora incerto. Ed è ora che iniziano le sfide più difficili, in cui anche una mano amica in più può fare la differenza.
L’importante è non perdere mai la propria determinazione.
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Chara, Frisk, Sans, Un po' tutti
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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Capitolo 15: Contatto
 



 
Non sapeva cosa, sfuggevole come un sussurro, la aveva fatta svegliare nel cuore della notte. Un presentimento, forse. Una percezione, possibile anche quello. Tuttavia, nessuna di quelle supposizioni le permise di identificare la causa dietro al suo mancato riposo. Sapeva solo che, una volta sveglia, non importava quanto ci avesse provato, non era più riuscita a riaddormentarsi, a calmare la rigidità che le stava intirizzendo le braccia sin da quando il sonno le era venuto a mancare.
Fu dopo non aveva idea quanto che a quella rigidità si aggiunse una nuova sensazione di pesantezza a livello del suo petto, una pesantezza dentro di lei, eppure tanto distante, non sua. Non si agitò dapprima, qualcosa di simile lo aveva già sperimentato, ma fu l’implicazione che quella sensazione portava con sé che la fece agitare: forse… era Sans a non stare bene? Non era certo la sensazione di strappante panico e dolore che aveva percepito due sere prima, era qualcosa di più tenue, più arrancante, meno invasivo, ma questa evidente differenza non fu sufficiente a tranquillizzarla. Un malessere c’era comunque e lei non poteva ignorarne l'esistenza.
Un lieve, inaspettato tocco sulla schiena la costrinse a sollevare le palpebre e guardare oltre la propria spalla.
Le luci bianche che brillavano negli occhi di Chara la fissarono di rimando per un breve istante, prima di svanire nel momento in cui l’altra ragazzina aveva ritratto rapidamente la mano, in chiaro timore della sua reazione.
« Scusa… non volevo to- »
« Tranquilla. » Le sorrise leggermente Frisk, girandosi dal suo lato del letto per guardarla in viso. « Ero già sveglia. »
Nella penombra, scorse di sfuggita l’assottigliarsi degli occhi dell’amica mentre abbassava lo sguardo.
« Lo so… » Confessò Chara, in un lieve mormorare, un accenno di appena esile bianco riapparso sotto le sue ciglia. « Volevo solo assicurarmi che stessi… bene… »
Frisk sbatté lentamente le palpebre, prima di distendere le labbra in un morbido sorriso, piacevolmente sorpresa ed intenerita dalla preoccupazione dimostratele dall’amica.
« Grazie per il pensiero. Sto bene, però… » Si interruppe, ma la sua esitazione non fu di lunga durata. Era a Papyrus che Sans le aveva chiesto di non dire nulla, non a Chara. « Sans… credo abbia qualcosa che non va. »
« In che senso? » Le domandò la maggiore, alzando vagamente un sopracciglio.
« Non so spiegarlo di preciso… non so cosa sia… » Replicò Frisk e lo sguardo le cadde più o meno involontariamente sul proprio petto. « Lo sento… qui… »
Fece correre le dita sopra la maglia, sotto i polpastrelli percepiva l’eco dei battiti della sua anima, concitati e non quieti come era abituata a sentirli. Era l’ansia che li stava facendo susseguire ad un ritmo tanto sostenuto e, sovrappensiero, si chiese se persino Chara poteva sentirli pur senza posarle la mano sul petto.
« La Sintonia? » Le chiese la maggiore, dopo aver osservato pensierosa i suoi movimenti.
Frisk annuì, abbassando la mano contro il cuscino.
Quando rialzò la testa, vide gli occhi di Chara velarsi di una leggera apprensione.
« Ti fa male? »
La ragazzina scosse la testa, mettendosi gradualmente a sedere mentre Chara seguiva il suo esempio, scostando le lenzuola per ora ingombranti.
« No, non fa male… non è una mia sensazione, penso sia per questo che non ne sono influenzata negativamente… ma riesco a capire ciò che Sans sta provando e… mi preoccupa sentirlo così. » Rispose la più piccola, gettando una breve occhiata alla porta della camera. Doveva andare a rassicurarsi delle sue condizioni, o sarebbe verosimilmente rimasta in piedi tutta la notte per la preoccupazione che quelle percezioni continuavano a suscitarle. « Devo scendere da lui. »
« Io vengo con te. » Sentenziò prontamente Chara, in tono freddo e irremovibile.
Frisk, tuttavia, si vide costretta a scuotere piano la testa in risposta alla decisione dell’amica, una mano che stringeva nervosamente l’altra all’altezza del polso.
« Chara, mi dispiace, ma… non si comporterebbe con naturalezza se ci fossi anche tu… »
« Allora, ascolterò da qua sopra. » Replicò l’altra ragazzina, con tono non meno inflessibile, ma la durezza del suo sguardo venne meno con le parole che sussurrò in seguito. « Non vietarmi anche questo, Frisk... »
Frisk si sentì goffamente in difficoltà davanti alla richiesta quasi sconsolata dell’amica. Capiva quanto era ancora difficile per Chara accettare che non potevano sempre fare tutto assieme, vivendo quasi in simbiosi l’una con l’altra, ma capiva anche che la più grande si stava sforzando come poteva per migliorare questo aspetto del suo carattere e non voleva assolutamente far intendere a Chara che non apprezzava gli sforzi che, finora, aveva fatto ( tutto il contrario, in realtà ).
« Non ti voglio vietare nulla, sai che per me non ci sarebbe alcun problema… ma ho bisogno che si apra, ho bisogno di capire cosa non va e… non posso farlo se non siamo solo io e lui, ok? » Le spiegò la minore. « Se vuoi proprio ascoltare, per favore, sta attenta, non farti scoprire… »
« Starò attenta. Non si accorgerà di me. » Le assicurò la maggiore, stringendo leggermente gli occhi in profondo disappunto, come se una breve memoria fosse appena tornata a galla nella sua testa. « Una volta sola mi è già bastata… »
Frisk aggrottò le sopracciglia udendo quel sottile bisbiglio e Chara, accorgendosi della sua espressione stranita, scrollò leggermente il capo, come a chiederle implicitamente di tralasciare quell’ultimo pezzo di conversazione. E Frisk, seppur restia, lo fece comunque, perché voleva confidare nel giudizio e nella buona fede di Chara come aveva sempre fatto con chiunque altro voleva esserle amico – ed esattamente come Chara, anche senza darlo a vedere, stava facendo con lei.
Scesero entrambe dal letto-automobile di Papyrus, ma solo Frisk si diresse al piano di sotto, in salotto, lasciando Chara in ascolto dal corridoio del primo piano.
Il senso di déjà vu fu forte in lei quando vide che Sans era sveglio, esattamente come due notti prima e come lei aveva sospettato. Fu allora che pensò di star magari ingigantendo troppo la cosa, ma allontanò quasi immediatamente quei suoi dubbi. Era praticamente certa che qualcosa non quadrava con lui, quelle percezioni non la stavano ingannando.
Sans, voltata la testa in sua direzione, fu più rapido di lei a porre la fatidica domanda.
« Piccola… che ci fai sveglia a quest’ora? »
« Non riuscivo a dormire… Però, anche tu sei sveglio… » Rispose lei, lasciando sottinteso il suo voler rigirargli il medesimo interrogativo.
Lo stupore scomparve velocemente dal volto di Sans, mentre accennava un vago sorriso.
« Neanche io, piccola... »
Frisk gli sorrise brevemente, accettando per il momento quella risposta.
« Posso farti compagnia? » Gli chiese, cercando di sorridere nel modo più convincente possibile. Poteva ottenere la verità da Sans, doveva solo metterlo figurativamente all’angolo e spingerlo a dire una parola di troppo. Per il suo bene, lei doveva sapere, e se il semplice dialogo con lui non funzionava, allora non restava che provare con metodi alternativi, sicuramente meno ortodossi, ma che almeno sarebbero serviti al loro scopo. Non le piaceva comportarsi slealmente, né forzare qualcun altro a fare qualcosa che gli risultava sgradito, ma quelle sensazioni le stavano comunicando che Sans non stava bene e lei non poteva girarsi dall’altra parte solo perché lui avrebbe cercato di sminuire la cosa o, peggio, tentato di nasconderla.
Sans, all’insaputa di Frisk, aveva già notato la natura non così spontanea del sorriso della ragazzina, ma non vide ragioni per cui non avrebbe dovuto soddisfare quella richiesta. Era comunque fin troppo esausto per pensare ad una scusa valida per dirle di no, quando poteva percepire già da sé che ogni suo pensiero stava diventando sempre più nebuloso e fugace, ora dopo ora. Quanto avrebbe potuto resistere ancora con solo la sua magia, per quanto i suoi pensieri sarebbero rimasti coerenti? Un giorno? Due? Non oltre questa nottata? Non il genere di previsioni confortanti di cui, ora, aveva bisogno.
Acconsentì con un movimento fiacco della testa alla richiesta di Frisk, prima di tornare ad appoggiare il cranio contro lo schienale del divano, cercando di assumere una posizione adatta a rilassare almeno le articolazioni. Non voleva nemmeno pensare a quando, arrivata la mattina, si sarebbe dovuto per forza alzare per andare a lavorare. Davvero, non voleva pensarci.
Percepì lo strusciare dei vestiti e il lieve affondare del divano sotto il peso della piccola, in contemporanea con il lieve respiro che lasciò gli svuotasse la cassa toracica, in quel momento pesante come una gabbia intorno alla sua anima.
« Da quanto sei sveglio? » Gli venne chiesto con gentilezza a distanza di qualche secondo, forse proprio a causa di quel sospiro.
« Da un bel po’, c-credo... » Rispose lui, quasi strascicando le parole, ma sforzandosi con tutto sé stesso di suonare il meno svogliato possibile.
« Soffri d’insonnia? »
Sans socchiuse a quel punto un occhio, rivolgendole una breve ma intesa occhiata prima di riabbassare la palpebra.
« Abbastanza… sì. » Replicò, infine.      
Per un istante, aveva sentito un seme di irritazione germogliare nel suo animo, ma era stato per fortuna facile da sopprimere. Quella di Frisk era solo lecita curiosità, non aveva senso irritarsi. Colpa della stanchezza probabilmente, che avrebbe reso incline chiunque a perdere la calma per un nonnulla.
« Prendi qualcosa per… questo problema? » Venne la nuova domanda della piccola, a cui dovette ancora una volta rispondere con un Mai preso niente biascicato.
Da una parte, era grato che Frisk lo stesse inconsapevolmente aiutando a tenersi sveglio, ma dall’altra quelle domande stavano cominciando a stargli incredibilmente scomode. La conversazione sembrava, tuttavia, essere giunta davanti ad un punto morto, perché ulteriori interrogativi non si fecero sentire per una manciata di secondi.
« Potremmo chiedere a Toriel, allora. Sono sicura che lei saprà come aiutarti, non pensi anche tu? » Riprese tuttavia la ragazzina, imperterrita nel continuare a farlo parlare a quanto pareva.
« No, lei non potrà aiutarmi. »
« Perché non può aiutarti? »
Oh, andiamo
« Non… devo dormire. »
 « Perché non devi dormire? »
« Perché… »
Un secondo. Cosa… cosa aveva risposto alla domanda precedente?
. . .
Oh no.
Sbarrò gli occhi, un velo di sudore freddo gli ricoprì la fronte, le luci bianche che andarono istintivamente a puntarsi nelle iridi di Frisk. Non doveva essere riuscito a nascondere la sua espressione allarmata perché, nonostante la spossatezza, vide chiaramente in quegli occhi ambrati la scintilla vittoriosa di chi aveva appena ottenuto ciò che voleva: un’apertura in cui scavare.
Lei lo… aveva fatto apposta?
Passarono alcuni secondi in cui la mente del mostro andò completamente in bianco, svuotata di ogni pensiero davanti all’improvvisa realizzazione. Lei lo aveva fatto apposta – e lui era cascato dritto nella sua rete.
« Sans, cosa ti sta succedendo? È… è davvero così grave? »
Sans uscì da quella sua situazione di stallo mentale nell’istante in cui udì la voce della piccola. Non era tutto perduto, poteva ancora rimediare, rimodellare la sua precedente dichiarazione, correggersi, qualunque cosa.
« No, piccola, non preoccuparti, ho solo esagerato… » Tentò in questo modo di salvarsi, costringendo il suo solito sorriso di facciata a riprendere forma.
« Da quanto non dormi? D-da quanto? » Gli domandò Frisk, come sorda davanti alle sua recente rassicurazione, l’apprensione talmente palpabile nella sua voce che Sans si sentì male per quel suo tentativo di autosalvataggio.
« Solo poche ore, piccola, tranquilla… »
« Non mentire! » Quasi gridò Frisk, contenendo solo all’ultimo la forza dell’urlo irritato che le era salito in gola ( c’era chi stava dormendo al piano di sopra, dopotutto ). Ma il messaggio era, comunque, arrivato chiaro e tondo allo scheletro affaticato, che aveva allargato gli occhi con un lieve sussulto.
Frisk distolse lo sguardo dopo pochi secondi di teso fissarsi, il nervosismo di prima dissipato, sostituito nuovamente dalla pazienza di chiedere e accettare la risposta che sarebbe venuta.
« Scusami, non v-volevo… » Le mani le si strinsero in due pugni tremanti intorno ad un lembo del suo maglione, due pugni che si rilassarono solo quando tornò a guardare lo scheletro con sguardo implorante. « Sans, per favore, dimmelo… io posso aiutarti, davvero, te lo assicuro... »
Sans distolse gradualmente il suo, sopprimendo il proprio tremore con un breve sospiro.
« Più di due giorni... » Si arrese infine, quella confessione era scivolata fuori della sua bocca come una sussurrata dichiarazione di sconfitta.
Non intravide nessuna traccia di vittoria nemmeno negli occhi di Frisk, pieni di preoccupazione ben più di prima. Che cosa aveva fatto… perché non era stato più attento? Perché…?
Un frusciare rassegnato di capelli gli indicò che Frisk aveva spostato la testa di lato.
« Non mi dirai altro, vero? » Parlò lei, il sorriso triste sulle sue labbra largamente intuibile e una domanda a cui rispondere sarebbe risultato superfluo.
Sans non ebbe infatti idea di come replicare, tanto si sentiva desolato per la sua incapacità di continuare a tenere un profilo basso con quella piccola. C’era riuscito per tanti anni con Papyrus, ma lo scivolone lo aveva fatto con una ragazzina umana che conosceva da molto meno tempo di suo fratello. L’amara ironia, che aveva sempre giocato un ruolo fondamentale nella sua vita, gli stava ridendo in faccia un’altra volta, con il volto deturpato dal compiacimento e la voce stridente di Gaster.
Giù la prima maschera, ragazzo.
Non seppe quanto tempo ciascuno dei due trascorse immerso nei rispettivi, torbidi pensieri, e fu solo quando Frisk riprese parola che il loro silenzio sconfortato si spezzò.
« Posso… posso sapere almeno se è per cause naturali o no? » Gli domandò la piccola, con una cautela evidente nella voce.
Un altro sospiro da parte dello scheletro, più incerto di quello che lo aveva preceduto.
« Non è per cause naturali... » Come se confermarlo avrebbe potuto renderlo più lampante di prima.
La giovane annuì lentamente, la sua mente già all’opera nel tentare di costruire la spiegazione completa che Sans non sembrava, per ora, disposto a darle. Ma doveva sapere ancora una cosa di vitale importanza.
« Hai già trovato una soluzione? »
« No… » Mormorò lo scheletro, scuotendo leggermente la testa, le palpebre che erano rimaste chiuse per un secondo di troppo quando le aveva sbattute.
« Ma… se non dormi, come fai a recuperare le forze? Ti… ti farai del male a lungo andare… » Sussurrò lei, con una stretta al cuore.
Sans restò in silenzio. La risposta era abbastanza ovvia in fondo e Frisk si pentì di aver espresso quella riflessione ad alta voce. Anche Sans sapeva perfettamente che ciò che stava facendo non era per nulla salutare e lei aveva inopportunamente girato il coltello nella piaga con quell’affermazione.
Doveva aiutarlo. Anche se non aveva ben chiara in testa la situazione, doveva aiutarlo, non poteva sedersi con le mani in mano se lui stava così male.
Si mise a pensare febbrilmente ad una soluzione a quel problema così enorme, un’opzione alternativa al sonno che potesse rimetterlo in forze. Il cibo non sarebbe stato sufficiente, non era esperta di erbe o medicinali miracolosi e non era, certamente, una scienziata che poteva sfornare invenzioni rivoluzionarie come Alphys – e dubitava, in ogni caso, che Sans avrebbe acconsentito a coinvolgere anche lei. Forse, Chara avrebbe potuto aiutarla, con l’acutezza mentale che la sua amica possedeva arrivare a qualche risultato sarebbe stato più semplice… avrebbe insospettito Sans se fosse tornata al piano di sopra, il tempo per parlare con Chara, e poi riscendere giù da lui?
Si morse leggermente il labbro, concludendo che sarebbe risultato troppo sospetto da parte sua. Ma come sarebbe potuta arrivare ad una soluzione senza un aiuto esterno? Non aveva assolutamente nulla da cui partire… no… aspetta… se meglio ci pensava, qualcosa da cui partire lo aveva. Ed era stato quel singolo pensiero rivolto all’altra ragazzina a darle l’idea.
« Sans, la Sintonia può essere usata anche per trasferire qualcos’altro, oltre che ricordi? » Gli domandò, speranzosa in una conferma.
« Non… so di preciso… » Replicò lui, sbattendo le palpebre. « Cosa vorresti trasferire? »
« Tutto quello che potrebbe tenerti in forze, qualsiasi cosa ti serva. » Gli rispose Frisk, con uno dei suoi sguardi più risolutamente volenterosi.
Sans sospirò profondamente, strofinandosi un occhio, cercando di schiarirsi i pensieri sempre più nebulosi di minuto in minuto.
« Magia… la sto esaurendo, la mia anima ne ha bisogno di altra…  » Disse, le parole che cercò di mantenere quanto meno storpiate possibile. « Sto… diventando lentamente un fantoccio senza, eh… »
Frisk annuì, un tassello importante che andava ad unirsi agli altri che aveva già accumulato. Mancava poco, poteva inventarsi qualcosa.
« Ho già provato a fare una cosa simile… ti ricordi come ho fatto a salvare Chara? »
« Sì... avevi usato… la mia magia in quell’occasione… no? » Rispose Sans, con un accenno di perplessità. Cosa… c’entrava ora quello con tutto il resto? C’era qualcosa che gli sfuggiva…?
« Non solo. Avevo usato anche la mia Determinazione per rimettere insieme la sua anima e la tua magia per creare il suo corpo. La sua anima credo tragga la sua forza da Determinazione e magia assieme… » Frisk si prese due secondi per ricontrollare nuovamente il suo ragionamento e vedere se filava prima di proseguire. « Forse, anche la tua potrebbe riuscire a fare una cosa del genere…? »
Sans, alla luce di quanto Frisk era riuscita a mettere insieme, si fermò anche lui a riflettere. L’idea di Frisk non era male, era fantasiosa, certo, ma non irrealizzabile. Sapeva che era in qualche modo possibile trasferire magia e Determinazione assieme tramite la Sintonia, ma solo Determinazione? A quali rischi avrebbero potuto andare incontro?
« Non so, piccola… c’è il pericolo che la mia anima non riesca a sopportare il peso della tua Determinazione… o neanche riuscire a trarre energia da essa… le anime dei mostri… si comportano in modo differente da quelle umane… »
Una lieve sconsolazione si fece allora strada sul viso di Frisk.
« Pensi non funzionerà? »
« Potrebbe funzionare… » Ammise Sans. « Ma temo che, nel caso qualcosa andasse storto, non potremmo tornare indietro e disfare ciò che è stato fatto... la Determinazione e i suoi effetti sono difficili da cancellare… » Detto questo, tuttavia, Sans dovette riconoscere che rifiutare l’idea di Frisk sarebbe stato come gettarsi a braccia aperte nelle fauci di Gaster. Di alternative non ne aveva al momento e il suo tempo stava quasi per scadere. Anche se il pensiero non lo allettava particolarmente, doveva rischiare, andava fatto ad ogni costo. « Dobbiamo provarci comunque... »
Frisk lo aveva guardato con un accenno di nervosismo fino ad allora, resa probabilmente insicura dalle possibilità che lui le aveva indicato. Tuttavia, Sans vide una nascente positività negli occhi della piccola una volta che il suo benestare era stato dato, e quello sguardo fu in qualche modo capace di dargli il barlume di speranza di cui sentiva di aver bisogno. Doveva credere che avrebbe funzionato… altre opzioni che non prevedessero la resa non ne avrebbe avute.
« Ci proveremo subito! » Gli propose la giovane, nel chiaro tentativo di far sparire i suoi ultimi residui di riluttanza, di infondergli la sicurezza che rappresentava la chiave per aprire molte più porte di quante poteva chiuderne.
Un sorriso fece lentamente capolino sul suo volto stanco in risposta a quello di Frisk, naturale e spontaneo, così differente dai suoi soliti sorrisi plastici e forzati con cui aveva imparato a convivere. Come faceva quella piccola a sorridere in quel modo? Era quasi… disarmante per lui vedere una tale autenticità impressi in un viso con cui non era molto familiare.
« Qualche idea su come procedere, piccola? »
La ragazzina ci rimuginò sopra qualche secondo e il momento in cui Sans le aveva afferrato la mano e la aveva aiutata a scacciare Chara dal suo corpo spintonò tutti gli altri nel catturare la sua attenzione. Cogliendo lo spunto suggeritole dalla sua stessa mente, analizzò quel ricordo, ponendo la sua attenzione sui più minimi particolari… c’era stato contatto fisico tra di loro… e poi l’unirsi temporaneo delle loro anime… il resto era venuto da sé. Sì, doveva essere quello il modo giusto di procedere.
« Potremmo… ripetere le azioni con cui abbiamo instaurato il legame? » Gli chiese, sperando di essersi spiegata chiaramente.
« Intendi… come se dovessimo provare a ricrearlo, piccola? » Replicò con una domanda Sans, a cui la ragazzina annuì immediatamente. « Sarà abbastanza? »
« Credo di sì… possiamo farcela se ci sosteniamo a vicenda, no? » Replicò Frisk decisa… no, meglio, determinata – e non solo per sé stessa, ma per entrambi.
Con la determinazione potevano essere rese possibili molte cose, Sans lo sapeva bene… e chissà se la buona riuscita di quella trovata poteva essere fra quelle.
« Hai ragione, piccola… » Annuì lui, abbassando le palpebre, ben più convinto di prima. « Lascio a te le redini. »
Sfilata la propria mano dalla tasca della felpa, la estese verso Frisk, pronto a ricevere quella più piccola della ragazzina nella sua. Aveva sempre trovato strana la consistenza della pelle degli esseri umani, priva di scaglie o squame, non molle, ma non dura neanche. Ammise a sé stesso, però, che avrebbe potuto abituarsi a quella sensazione di morbido, liscio, calore se era accompagnata da una eguale sensazione di leggerezza con cui non sarebbe stata cosa da poco trovare una corrispondenza nei suoi ricordi che non coinvolgesse Papyrus.
Frisk gli prese la mano con quel cenno di timidezza che, normalmente, non si riservava di avere verso simili gesti; le piaceva stare vicino ad altre persone, avere un contatto con loro, di qualunque esso fosse… ma tutto quell’armonizzarsi con l’essenza di qualcun altro, ad un livello tanto profondo, era qualcosa di ancora fin troppo nuovo per lei per poter avere la giusta confidenza. In più, era a lei che toccava questa volta condurre entrambi e non sapeva se sarebbe stata all’altezza del compito, ma ciò non toglieva che avrebbe fatto ogni cosa in suo potere per esserlo.
Chiuse a sua volta gli occhi, liberando la mente grazie agli esercizi di respirazione e la procedura con cui stava pian piano familiarizzando.
Sentì la sua coscienza distanziarsi dal corpo, i collegamenti col reale cadere e c’era il nulla ora a farle compagnia, ma era un nulla sgradevole, freddo nel suo essere completamente vuoto e silenzioso. Qualcosa non stava andando come doveva.
Cercò di stringere con più fermezza la mano di Sans, riancorandosi per un attimo al reale, pensando che in questo modo qualche legame sarebbe divenuto visibile. Non ebbe successo neppure in questo modo e cominciò a chiedersi se non stessero sbagliando qualcosa – o, magari, se lei stesse sbagliando qualcosa.
« Non agitarti, piccola. Concentrati su ciò senti dentro di te… non su ciò che senti con i sensi. »
Frisk replicò con un cenno del capo all’indicazione di Sans. Fu in quel preciso istante che comprese: ogni volta che avevano fatto ricorso alla Sintonia, il contatto tra le mani era stato solo un punto di partenza, non un’asse portante dell’intero processo. La vera asse portante era il contatto tra anime ed essenze, molto più profondo e complicato del semplice contatto fisico. Altrimenti, se meglio ci rifletteva, la definizione ‘lo specchiarsi di due anime’ sarebbe stata priva di senso, se la Sintonia fosse stato un legame basato non sul contatto tra due anime, ma su altro genere di contatto. Aveva capito, finalmente.
Come se avesse atteso per tutto questo tempo che lei arrivasse a quella realizzazione, l’energia che la aveva salvata dall’assalto di Chara le si rimostrò, visibilmente indebolita rispetto alla controparte presente nei suoi ricordi. Frisk si rattristò nel rivederla in quello stato tanto fragile, priva della luminosità e della potenza che lei perfettamente ricordava, e desiderò solo poterle restituire la forza che le era stata data in quell’occasione e magari anche di più, tutto purché quell’energia tornasse allo splendore di ciano e oro così folgorante nella sua memoria.
L’energia crepitò brevemente e parve rimpicciolirsi, come se si fosse appena resa conto di avere un piccolo visitatore lì con lei. A Frisk fu sufficiente il suo stesso desiderio di offrirle aiuto per avvicinarla, ma si vide respinta da quell’energia quand’essa crepitò ancora, forse in allarme per la troppa vicinanza.
Frisk, prendendo atto di quella ritrosia, si fermò.
“ Voglio aiutarti. ”
L’energia si distese e ridistese due volte, scoppiettando ancora.
La ragazzina provò ancora a comunicare con lei.
“ So che potrà sembrarti difficile, ma ti chiedo di fidarti di me. Non ti farò del male, lo giuro. ”
Ricevette un basso fischio in risposta: era un’altra domanda a cui lei doveva rispondere.
“ Sì. È una… promessa anche questa. E farò il possibile per mantenerla. ”
L’energia fischiò due volte, evidentemente soddisfatta di quella replica, prima di avvicinarsi leggiadra, scoppiettante come un piccolo fuoco di acqua e luce.
Frisk la accolse benevolmente dentro di sé, con la raggiunta e serena consapevolezza di essere lei anche pura energia, che crepitava, scoppiettava e fischiava, una manifestazione di vita unica e irripetibile, uguale ma differente da milioni di altre.
Rosso, azzurro, giallo, si unirono a formare una danza di intrecci, che durò finché i fili di azzurro e giallo non arrivarono ad eguagliare quelli rossi. Quando si separarono, fu il turno di Frisk di venire accolta dall’altra energia, come in un abbraccio, lo stesso con cui prima la ragazzina le aveva permesso di fondersi con lei, lo stesso che ora le stava venendo offerto come dolce, sentito ringraziamento.
Lentamente, i legami con la realtà si ristabilirono, e mentre quell’immagine si offuscava e spariva, la giovane sentì svanire con essa anche il suo equilibrio.
Si lasciò cadere in avanti, incapace di allungare anche solo le mani per frenare la propria caduta. Le sembrò di precipitare per un tempo inverosimilmente lungo, prima che due braccia – Sans – la prendessero con delicatezza, sorreggendola.
« Piccola? Mi senti? »
Frisk, incapace di orientarsi a causa dei giramenti che le stavano assaltando il cranio, mosse solamente la testa, bisbigliando un appena percettibile.
Sans le fece appoggiare il capo contro il proprio braccio, restio ad adagiarla sul divano e rischiare così di farle perdere conoscenza. Stava tremando malamente, al contrario di lui che, invece, si sentiva già rinvigorito con tutta la magia e l’energia che la Determinazione stava provvedendo a fornirgli. Ma perché Frisk era in un così pessimo stato?
Proprio quando stava cominciando a temere il peggio, quei tremori si appianarono, sostituiti da una calma ed esausta immobilità.
« Come ti senti? » Le chiese, con un tono di voce più disteso e pacato, ora che non sentiva più il preoccupante tremolio dei primi secondi scuoterle il corpo. Era stata solo una fase momentanea, per fortuna.
« A-andrà bene. » Replicò Frisk, cercando di muovere la bocca impastata dalla sensazione di nausea che le nasceva all’altezza dello stomaco. Le girava la testa e si sentiva incredibilmente spossata, ma non voleva far preoccupare Sans più del dovuto informandolo di quelle cose. « H-ha funzionato? »
« Sì, piccola. Ce l’hai fatta, sei stata bravissima. » Le sorrise Sans, mentre sussurrava quei complimenti.
« Ce l’abbiamo f-fatta assieme… » Lo corresse la ragazzina, con il sorriso a fior di labbra. « G-grazie per esserti fidato di me… »
« Sono io che ti devo ringraziare, Frisk. » Replicò lui, stringendola brevemente contro il suo petto in un abbraccio colmo di sollievo. « Ti… ti devo un enorme favore. »
Frisk riuscì a posare con qualche sforzo un braccio sulla schiena dello scheletro, desiderando fargli capire che non voleva solo accettare, ma anche ricambiare quella sincera dimostrazione di gratitudine, ma era così debole adesso che persino quel semplice movimento rappresentava per lei un ostacolo.
Doveva dormire, o era sicura che avrebbe solamente peggiorato le cose restando sveglia più a lungo, ma un pensiero in particolare la stava astenendo dal farlo, un pensiero che doveva esprimere ad alta voce finché ancora poteva.
« Sans… »
« Sì, piccola? »
Cercando di muovere le labbra per un ultimo sforzo, Frisk proseguì.
« L’unico… f-favore che ti chiedo… appena ti sentirai pronto, non esitare a parlare con me, o con Papy… se hai un problema tanto grave, aspettare peggiorerà solamente le c-cose… »
Sans divenne immobile sotto le sue dita, non certo un buon segno, ma si sarebbe dovuto aspettare una richiesta simile da parte sua – e sperava di non dover attendere ancora per molto una risposta, perché mantenersi sveglia le stava costando una fatica insostenibile.
« Lo farò. » Le rispose lui e Frisk sorrise d’istinto, contenta di quel piccolo progresso.
Il sorriso non lasciò il suo viso nemmeno quando si addormentò lì, fra le braccia di Sans, sfinita dopo avergli passato quasi ogni grammo di Determinazione attualmente in suo possesso.
Sans, sentendo il respiro della piccola rallentare, sciolse l’abbraccio a distanza di qualche secondo e la adagiò delicatamente sul divano, di fianco a sé. Frisk mugugnò leggermente durante lo spostamento, ma non si svegliò, adattandosi inconsapevolmente alla sua nuova sistemazione.
Per precauzione, non la avrebbe riportata in camera di Papyrus, poiché la possibilità che qualche complicazione sopraggiungesse durante la notte non andava sottovalutata. Ciò non toglieva che la piccola avrebbe dovuto necessariamente imparare a calibrare la dose di Determinazione da cedere cosicché, se in futuro avessero dovuto ripetere quel processo, simili effetti disastrosi non sarebbero più capitati. E lui, da parte sua, avrebbe dovuto per forza recuperare i vecchi appunti di Gaster al più presto possibile; maggiori conoscenze avesse accumulato sulla Sintonia, meno rischi inutili avrebbero corso entrambi. Sperava, con tutto sé stesso, di riuscire ad estrapolare da quelle carte molte più informazioni di quante già ne possedesse, ma ben sapeva che non sarebbero state poi molte. Gaster era stato, dopotutto, parecchio frettoloso nel sospendere quelle ricerche, dato che non lo avrebbero certo aiutato a soddisfare le richieste che re Asgore, a quei tempi, gli aveva posto. E Sans, seppure la cosa lo seccava incredibilmente, concordava nel fatto che investire risorse ed energie in studi che non tenevano conto delle tue attuali priorità poteva rappresentare una perdita di tempo.
Sospirò frustrato, rendendosi conto che stava di nuovo pensando in modo fin troppo simile alla canaglia che lo aveva messo in una situazione tanto scomoda in primo luogo. Si costrinse, dunque, ad accantonare quei pensieri troppo divaganti per concentrarsi sull’ora.
Avrebbe potuto tirare avanti un altro giorno senza particolari intoppi grazie all’aiuto di Frisk, ma dopo un altro giorno ancora i primi segni di cedimento non avrebbero probabilmente tardato a rimostrarsi. Gaster lo aveva fregato per bene ma, con la brillante intuizione di Frisk, le carte in suo favore erano aumentate esponenzialmente. Trovare una soluzione permanente, adesso, sarebbe stato di gran lunga più semplice, se il tempo a sua disposizione poteva essere continuamente prolungato senza che nessuno dei due riportasse danni permanenti… ma questo, ovviamente, era ancora da accertare.
Distrattamente, sentì Frisk rannicchiarsi su sé stessa e contro la sua gamba. Dopo il primo attimo di incuriosita perplessità, non ci mise molto a capire che la piccola stava cercando di mantenere il suo corpo al caldo, esattamente come la aveva vista fare quello stesso pomeriggio alla sua stazione nei boschi, solamente con gesti un tantino differenti.
Si alzò e prese dal comodino a fianco del divano la coperta che Papyrus gli aveva dato ( un oggetto superfluo se sei uno scheletro e non puoi soffrire il freddo, ma di certo utile se sei un umano composto da pelle e organi, oltre che ossa ) e la usò per coprire l’intero corpicino di Frisk dopo essersi riseduto accanto a lei.
La piccola smorfia sul viso della giovane venne sostituita da un sorriso nuovamente sereno e Sans si rasserenò con lei, rilasciando un breve sospiro, al termine del quale la sua postura fino ad allora tesa poté finalmente rilassarsi. Aveva detto a Frisk che avrebbe parlato con lei o con Papyrus quando sarebbe stato pronto, ma osservando ora l’espressione distesa e le labbra dolcemente incurvate verso l’alto della piccola dormiente, si convinse con un certo rammarico che non avrebbe mai potuto soddisfare quella richiesta. Frisk era come suo fratello, innocente, piena di vita, solare e… e, come non voleva vedere la felicità di Papyrus rovinata a causa sua, non voleva nemmeno destinare la felicità di Frisk ad una sorte simile. Avrebbe cercato e trovato una soluzione per conto suo, chiedendole aiuto solo quando fosse stato estremamente indispensabile. Se l’era sempre cavata da solo fino ad ora… poteva farlo anche stavolta.
I suoi sensi scattarono immediatamente sull’attenti quando udì una delle porte del primo piano aprirsi e richiudersi, un lieve rumore di passi che percorrevano il corridoio seguì subito dopo.
Chara.
Non appena vide quelle luci bianche gemelle alle sue brillare nel buio, il suo corpo si mise istintivamente in allerta, il riverbero sottile nell’aria di una magia diversa ma familiare lo raggiunse, più o meno, nello stesso lasso di tempo.
Quando Chara giunse davanti a lui, a due passi dal divano, nessuno dei due si mosse. Ma, mentre i suoi occhi non stavano lasciando il viso della marmocchia, quelli della ragazzina erano fissati altrove.
« Che cosa le hai fatto? » Gli venne lentamente chiesto, quelle iridi improvvisamente inchiodate nelle sue, un luccichio di rosso che brillava leggermente sul fondo dell’orbita destra.
« Non le ho fatto niente. È scesa giù da sola e si è addormentata mentre parlavamo. » Replicò con naturalezza Sans, sostenendo senza fatica quello sguardo che voleva essere palesemente intimidatorio.
Chara assottigliò ostilmente gli occhi mentre gettava un nuovo, rapido sguardo in direzione di Frisk, lo scetticismo impresso chiaramente nei suoi lineamenti in penombra.
« Lei torna su con me. » Decretò, con il tono di chi non avrebbe ammesso obiezioni per nessuna ragione al mondo.
Oh, ma l’obiezione ci sarebbe stata eccome.
« Vuoi spostarla e rischiare così di svegliarla? Non è molto educato da parte tua. » Ribatté Sans, con un leggero sorriso impertinente. Forse, non era poi così saggio calcare tanto la mano con lei, ma se quella ragazzina avesse deciso di continuare a vivere lì con loro, avrebbe dovuto imparare a mollare l’osso quando doveva.
Le labbra di Chara divennero una linea dura e inclemente e l’incrociarsi delle sue braccia contro il petto rese persino più evidente la sua irritazione.
« Bene. Vado a prendermi una sedia in cucina. »
Sans non seppe davvero se ridere, o sospirare esasperato quando la vide marciare stizzita verso la stanza attigua. Voleva seriamente restare in piedi tutta la notte per controllarlo? Un po’ di iperprotettività in meno non avrebbe certo fatto male a quella. Meglio non attirarsene le ire solo perché le aveva fatto quel piccolo ‘torto’.
« Aspetta, marmocchia. » La chiamò, nel frattempo che si era alzato per raggiungerla a metà strada. « Siediti pure al posto mio, se vuoi. »
Chara lo squadrò con quell’aria di perenne e pungente diffidenza che rendeva caratteristici praticamente ogni sguardo, smorfia, o espressione che aveva mai visto solcarle il viso e non fu quindi una sorpresa per lui ricevere quell’ispezione visiva prima della vera risposta.
« Non pensare che ti ringrazierò, commediante. » Disse freddamente, ma gli fece comunque la cortesia di spostarsi per lasciarlo entrare in cucina.
Sans fece spallucce, oltrepassandola.
« Non l’ho pensato, infatti. »
Come avevano fatto Toriel ed Asgore ad accogliere in casa loro una bambina tanto scorbutica era per lui un enigma… ma, chissà, magari con loro la ragazzina aveva sempre avuto un atteggiamento diverso – senza dubbio più rispettoso.
Chara non gli dedicò una seconda occhiata mentre andava ad occupare il posto che, a quanto pareva, pensava di aver diritto di tenere lei soltanto vicino a Frisk.
Sans sospirò internamente, accingendosi a prendere una delle sedie della cucina per lo schienale e portarla in salotto.
Beh, buona notte a lui.
 

 



 
Sameko’s side
Ok, avrei dovuto intitolare questo capitolo “Guida su come farla felicemente in barba a Sans e fregargli persino il posto per dormire by Frisk & Chara” ma, ehi, per evitare spoiler si devono fare sacrifici. ^^”
Buona sera a voi lettori e scusate per questo ennesimo ritardo… ormai la puntualità non è più di casa da queste parti, mi spiace. <.<
Nonostante sia rimasta un po’ bloccata a lungo in certi punti, certe parti di questo capitolo non vedevo l’ora di mostrarle al pubblico, adoro far fare le furbastre alle mie due bambine e mettere in difficoltà Sans ( non immagino il mal di schiena che avrà l’indomani mattina, poveraccio lol ).
Spero di aver reso chiare le parti più tecniche, rispiegherò da capo volentieri nel caso ci sia un po’ di confusione da queste parti. ^^”
E, ora, passiamo alle note dolenti… come avrete già avuto modo di notare, non riesco più a mantenere i ritmi di aggiornamento che avevo prima, di conseguenza non ci sarà più una scadenza entro il quale posterò il nuovo capitolo ( non farò passare un mese tra un capitolo e l’altro, tranquilli ). Quindi, niente, aggiornerò quando aggiornerò d’ora in poi.
Non mi resta che augurare buona festa della donna a tutte le donne ( meglio tardi che mai anche qui ) e, buh, ci risentiremo con il prossimo aggiornamento. :D
Baci!
 

Sameko
   
 
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