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Autore: LeAmantiDiBillKaulitz    09/03/2017    0 recensioni
Prendete Chelsea e Alexandria, due migliori amiche particolarmente male assortite: una, rumorosa, casinista, molto oca e morbosamente ossessionata dal cinema, l'altra acida, nervosa, arrabbiata e decisamente pronta a picchiare tutti. Poi aggiungete Bill, antipatico, isterico, viziato ma terribilmente sexy. Mescolate con un'intervista ai Tokio Hotel per il giornalino universitario, con un Tom molto scemo, un Georg molto martire e un Gustav molto affamato. Il piatto è pronto: tra gaffes, incomprensioni, tacchi alti, litigi e romanticismo-fai-da-te, riusciranno le due ragazze a conquistare l'algido cuore del cantante?
Genere: Comico, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, FemSlash | Personaggi: Bill Kaulitz, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Threesome, Triangolo
Capitoli:
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Nessuno ha di preciso idea di che cosa sia successo. Almeno, a giudicare dagli sguardi pieni di scandalo e semi-orrore che ci lanciano da tutto il pub da quando Bill è volato via urlando come una sirena oltraggiata, sembra che qui dentro sia appena successo qualcosa di tremendamente impensabile e innominabile, come se qualche stupido metallaro satanista avesse commesso in ordine tutti e sette i peccati capitali mentre gridava che Ziggy Stardust è etero.
Beh, la verità è che sappiamo benissimo cosa è appena successo, e cavolo, tutte queste troie gay non hanno nessun diritto di fissarci in quel modo, perché se iniziassi a fare una lista di tutte le porcherie che ho visto nella scarsa mezz’ora in cui la mia persona è rimasta qua dentro, interverrebbero dieci corpi di polizia, qualche plotone di marines e Mastro Lindo in persona. Voglio dire, l’abbiamo solo baciato.
Sì, abbiamo baciato Bill e lui ha pure ricambiato. Quei tre secondi, lunghissimi e troppo brevi in cui il nostro trio di labbra è rimasto unito in un bacio appiccicoso di lucidalabbra e che niente aveva a che vedere con il romanticismo, anzi bisognerebbe classificarlo tra i peggiori crimini mondiali, potrebbe sembrare quasi una parvenza di stupro se, non fosse che Dio, Jimi Hendrix e tutti i santi, quella sporca troia ha ricambiato; eh no caro, non mi freghi, perché a te è piaciuto, ti è piaciuto un casino, è stata la cosa più eccitante che hai fatto nei tuoi ultimi vent’anni di vita, questo non puoi nasconderlo. Non puoi nasconderti dietro la tua facciata da gay patentato con onorificenza al Valore Frocio, dietro alla tua maschera di fondotinta e ombretto e sotto tutti quei capelli; che tanto ormai l’abbiamo capito che non regge più. Ti hanno fotografato nudo, e ora non sai più come coprirti. Ti hanno distrutto l’argine, e ora non sai più come bloccare l’acqua che ti travolge. Ti hanno spinto giù dalla limousine, e ora gli unici che possono darti un passaggio, anzi, le uniche, sono due provincialotte senza arte né parte che sanno al massimo mettersi lo smalto nero e sputare insulti addosso alle camicie inamidate di sfigatissimi direttori di università. Ti tocca appenderti alla bandiera dell’Anarchia, e questa cosa non ti piace per niente.
Certo che sei proprio una gran zoccola.
Perché nemmeno il caro alieno Polvere di Stelle sarebbe stato tanto cafone da mollarci qua, in mezzo a questa mischia di uomini che non sono uomini e donne che cercano qualcosa di meglio che il loro ruolo inferiore datogli dalla società tagliandosi i capelli e sparandoli in aria, con una brutta aria da camionisti che masticano chewing-gum. Lo so, era un piano organizzato, il tuo. Trascinare il nemico in trappola, poi lasciarlo in pasto al tuo esercito appostato dietro l’erba alta delle steppe, e portare il culo al riparo dove poterti godere lo spettacolo. Non posso fare a meno di ammirarti, perché la tua bravura come stratega è disarmante, e io non so più cosa inventarmi. Mi hai battuto, Morticia. Hai abbattuto la corazzata Herder-Spiegelmann, e non posso che riconoscertene il merito. Ma non sperare che per questo ci vedrai sparire per sempre, anzi. È un motivo in più per sbrigarci a raccogliere le armi e i brandelli della tuta mimetica, rinfilarci i caschetti e ripassare le due dita di grasso sulle guance. Ti faremo il culo, Morticia. Ti faremo il culo e sarà molto, molto doloroso per la tua bella reputazione e la tua splendida immagine pubblica. Vedrai, non riuscirai più a fare a meno di averci tra i piedi. Sarà divertente per entrambi.
-Chess.
Il mio secondo mi risponde con un mugolio che il vecchio cane di mia nonna Ersenbelle avrebbe fatto risultare più allegro e vitale.
-Chess!- ripeto, dandole una pacca sulle spalle, che però non sembra riscuoterla dalla sua posizione di assoluto abbandono corporale. Precisamente, se vi va una descrizione dettagliata, è semi-accasciata sul divanetto bianco, nel punto in cui fino a un attimo fa c’era Bill, le mani appese al tavolo per la punta delle dita e gli occhi viola da Pixie che spuntano da sotto i dread malmessi, fissando con rimorso la porta da cui è uscito. Sta ancora dondolando.
E ora che ci penso, i froci ci stanno ancora fissando.
Per carità, non che abbia nulla contro di loro, anzi sono praticamente una loro grande fan e quasi appartenente al gruppo. Però mi sento i loro occhi addosso da troppi secondi. E questo mi rompe altamente le palle.
-CHE CAZZO AVETE DA GUARDARE?!- sbotto, salendo in piedi sul tavolo e rovesciando il Bloody Mary lasciato a metà sopra a Chelsea, che si riscuote con un sussulto. –TORNATE A DISCUTERE SU QUANTO SIA FIGO IL VICINO DI CASA E FATEVI I CAZZI VOSTRI- scandisco, in fondo le maratone di Full Metal Jacket con il Sergente Hartman sono servite a qualcosa.
Detto questo, i clienti del locale tornano beatamente a farsi i fatti loro, spero di non averli offesi con il discorso del vicino di casa ma sinceramente non me ne frega niente.
-Coraggio, portiamo via il culo di qui- ringhio a Chelsea, prendendola per un braccio e dirigendomi a passo di carica verso l’uscita, e uscirei anche se non fosse che la barista-boscaiolo di prima mi si piazza davanti con tutta la sua mole muscolare, mugugna qualcosa a proposito del conto e allunga una manona verso di noi. Io la guardo un attimo con sospetto, poi allungo un bigliettone da venti euro e me la filo, con la rasta moscia al mio seguito, circumnavigando l’enorme donna e infilando la porta senza aspettare il resto.
#
-Cosa abbiamo sbagliato?! Cosa?- strilla Chelsea, lanciando pop corn imburrati contro un thriller degli anni cinquanta sullo schermo della tv.
-Smettila. Stai ungendo lo schermo- dico, strappandole la ciotola di mano. Me ne infilo una manciata in bocca, poi la rovescio nel cestino dell’umido in cucina, sotto lo sguardo scandalizzato della mia pseudo-coinquilina. –Efano scafuti da tfe mefi- bofonchio masticando. Poi prendo la poltrona a sacco rattoppata abbandonata dietro al divano, la trascino al centro del salotto e mi ci piazzo sopra, proprio fra Chess e la tv.
-Non è questo il problema. Non è ciò che abbiamo fatto- dico, fissando tetra la rasta che continua a muoversi a destra e a sinistra per vedere il suo film. –E’ come ha reagito. Non si sentiva preparato a questo- continuo, mentre lei continua a non calcolarmi. -Non se l’asp… mi ascolti?!- sbotto dopo un po’, prendendola saldamente per le spalle. Dalla smorfia di dolore che si dipinge sul suo viso lentigginoso credo di averle incrinato qualche ossicino.
-S…sì Alex, ti ascolto- miagola, spegnendo a malincuore la tv e lanciando via il telecomando, che atterra con un ‘pof’ sul cuscino morbido del divano. –Puoi anche mollarmi adesso- le stacco le mani di dosso, e mi affloscio sulla poltrona a sacco con le braccia conserte.
-Hai capito quello che ho detto?- chiedo guardandola di sottecchi.
-No- fa lei, iniziando a rosicchiarsi un’unghia.
-Ho detto- inizio, guardando male quei grossi incisivi che frantumano quel pezzo di pseudo-osso semi coperto di smalto nero di due mesi fa. –Che il problema non siamo state noi. Il problema è stato lui.
-Non ti feguo- fa lei, continuando a scorticarsi il pollice.
-Intendo dire che non se l’aspettava. Uffa, come dire…- inizio a girarmi a destra e sinistra, nervosamente. –Non è scappato perché gli siamo saltate addosso. È scappato perché … arghhh- non so come spiegare quello che sto pensando, e questo cric-crac di unghie non è d’aiuto. –Smettila di mangiarti quel cazzo di pollice!- urlo.
-Scusa!- urla lei.
-Ma tiralo via dalla bocca!- urlo io.
-AAAAGH!- urla lei, togliendosi finalmente quelle mani dalla faccia e sedendocisi letteralmente sopra. Poi mi fissa, con gli occhi sbarrati e un dread sul naso. –Intendi dire che … non voleva che accadesse?
-No, non intendo questo. Beh, sì, anche.
-Ok, aspetta, ho capito. Tu intendi dire che è scappato non perché gli siamo saltate addosso e l’abbiamo quasi stuprato in mezzo al locale, né perché non voleva che lo baciassimo ma bensì, perché … era semplicemente spaventato dopo essersi reso conto che stava … ricambiando?- conclude il suo monologo d’intelligenza, assottigliando i mega-occhi viola da manga giapponese.
-Sssì. Più o meno. Sì, intendevo questo.
Restiamo a fissarci per qualche secondo, ognuna persa nei suoi pensieri contorti. Almeno, io sono persa nei miei pensieri contorti. Quanto a lei, non saprei definire esattamente cosa stia succedendo nel suo cervello a nocciolina, ma giurerei di vedere quella luce strana e molto inquietante che si accende quando c’è un’idea in fase di produzione.
-Quindi … ora cercherà di starci il più lontano possibile ma nello stesso tempo non riuscirà a non pensare a noi. Cercherà di uscire dalla fossa ma ormai ci è completamente impantanato dentro- riflette, mettendo teatralmente un indice sotto il mento. –Ommioddio. Alex!- esclama allarmata, dopo un po’.
-Cosa c’è?- chiedo, alzando un sopracciglio. Eccola.
-Ma … potrebbe cercare di toglierci di mezzo! E sai cosa intendo! Manderà un suo sicario russo a prenderci sotto con la sua Volkswagen, mentre ci troviamo in un vicolo buio di notte! Oppure ci metterà una bomba sotto casa! Il veleno nell’acqua! O peggio ancora, si farà portare qui con la Volkswagen del suo sicario russo, poi entrerà dentro casa, ci ammalierà con qualche mossa sexy, ci avvelenerà con un lucidalabbra tossico, e ci lascerà agonizzanti sul letto, dentro il quale piazzerà una bomba, per poi scivolare elegantemente via e far esplodere tutto, eliminando cadaveri e prove!
…ora, non so se sia peggio l’enorme sega mentale che mi ha appena sciorinato in questo momento, il modo in cui gesticolava e mimava il fatto di ‘scivolare elegantemente via e far esplodere tutto’, o il semplice fatto che io mi aspettavo un’idea malvagia e geniale mentre mi è arrivato questo monologo nonsense nemmeno degno dei più scrausi shonen del pianeta Terra. è chiaro che qui tocca allo stratega, ovvero la sottoscritta, arrangiarsi a creare il piano d’attacco. Che poi l’idea del mercenario russo è mia. Puoi entrare nella mia testa fino ad un certo punto, cara.
-Sì, e sicuramente compirà il tutto indossando un’aderente tutina nera e un bel paio di occhiali da spia- dico piatta, mentre lei annuisce convinta, totalmente sicura della sua teoria. Sospiro coprendomi gli occhi con una mano, che poi l’immagine di Bill vestito da spia con la tutina aderente non è poi così oscena. Anzi. Oooh, se è una bella immagine. Meglio pensare a qualcos’altro, prima che mi arrestino per pornografia mentale. questa cosa non ha senso MAA anyway
-Però non è un’idea del tutto sbagliata … -rimugino, fissando un’asse di quercia fuori sede sul pavimento. –Potrebbe cercare di liberarsi di noi. Sicuramente non entrando in casa nostra e piazzandoci una bomba, ma…- alzo la testa, percorrendo con lo sguardo la fila di vinili degli Oasis appesi al muro sopra il divano. –Potrebbe, per esempio, trasferirsi in una città tipo Berlino, e non mettere mai più piede qui. O molto più semplicemente denunciarci per qualcosa, e lasciarci a marcire dietro le sbarre oppure sul lastrico dopo qualche multa divoratrice mentre lui gira felicemente il mondo al sicuro da noi.
-E perché ci dovrebbe denunciare?- chiede scandalizzata Chelsea.
-Mah, vuoi una lista di tutte le cose “diversamente legali” che girano nella nostra miserabile vita?! Ad esempio i freni del Motorino, morti e sepolti diversi anni fa? O le pile di fumetti comprati in nero da negozi online cinesi imbucati nella rete?- abbaio, pensando che in effetti se qualche poliziotto dovesse entrare in questa sorta di appartamento, non girerebbe troppo a lungo prima di trovare qualcosa per cui si potesse denunciare una persona. O molto più semplicemente, ci arresterebbe direttamente alla prima occhiata, per precauzione, come si fa coi messicani baffuti e tatuati in America. Il nostro aspetto non ispira molta legalità e fiducia. Anzi, si può dire che siamo totalmente illegali. Come è illegale studiare i concetti di filosofia cantandoli come ritornelli dei The Who, o guadagnare spiccioli pasticciando tele ai bordi delle strade al ritmo di una canzone dei Placebo, o sprecare il tempo della propria vita a contorcersi in varie postazioni sul divano più scassato del mondo mentre si segue un telefilm muto sottotitolato in russo, avere il colesterolo messo peggio degli ottantenni a causa dei chili di burro che si versano sui pop corn, sputare sul fondo del boccale di una birra rossa da pochi soldi per poi buttarsi in una rissa a caso in un bar legale quanto il resto citato sopra e uscirne con un rivolo di sangue che scende dal naso e un altro dalla bocca, ondeggiando invece di camminare e tutto ciò perché non c’era nient’altro di meglio da fare. Siamo illegali com’è illegale farsi film mentali in ogni momento, bloccare la fila dei paganti ritardatari alle poste perché la luce è esattamente quella che cercavi di creare da giorni, e un’inquadratura in quel punto sarebbe talmente perfetta che non puoi farti sfuggire un’occasione del genere. Com’è illegale rincorrere bambinetti con un nome doppio e lunghissimo in giro per una casa enorme e piena di irlandesi lentigginosi per farsi ridare indietro la spada di alluminio che hai impiegato anni a trovare per completare quel benedetto cosplay che sai che ti varrà la vittoria nella prossima fiera. Com’è illegale innamorarsi dell’uomo più sbagliato del mondo e meno uomo del Sistema Solare, e iniziare un circolo vizioso fatto di soffitte, biglietti, baci rubati e fughe in mezzo ai locali pieni di gente poco raccomandabile. Se cerchiamo bene nella Costituzione tedesca, almeno credo che esista una Costituzione tedesca, visto che durante le lezioni di diritto alle superiori ero troppo impegnata a spotacciare le gomme dei miei vicini di banco con vari ‘fuck the rules!’ e simboli dell’Anarchia per stare attenta a cosa dicevano quegli sfigati universali dei prof; sono sicura che troviamo, in qualche articolo messo fra le righe, qualcosa come “Chelsea Sienna Spiegelmann e Alexandria Herder sono severamente vietate e contro la legge. La loro esistenza è punibile con l’ergastolo e una multa fino a dodicimila euro”.
-Comunque credo che abbia di meglio da fare che sprecare il suo tempo a denunciarci- mugugno, mentre Chess inizia a battere il tempo di un qualche ritornello dei Bullet For My Valentine con le dita sul bracciolo del divano.
-Quindi? Soluzione geniale?- chiede, mentre i suoi indici si esibiscono in una rullata su quelli su e giù per i quadrettoni della stoffa.
-Non lo so. Non ne ho idea. Non ne abbiamo idea.
Per un attimo nella stanza cala una sorta di silenzio, interrotto dal rumore attutito del ritmo di You want a Battle sullo schienale.
-Dobbiamo chiedere un consiglio a qualcuno- fa Chess dopo un po’.
-E a chi, sentiamo? I tuoi vivono a venti chilometri da qui, e in questo periodo in Irlanda piove l’oceano e il segnale telefonico non raggiunge casa di tua zia. E scordatelo che chiedo qualcosa a quel tuo fratello gay di dubbia mascolinità perché sono ancora arrabbiata con lui da quando mi ha fregato il lucidalabbra nero.
Lei interrompe il suo rullìo, si gira verso di me e mi fissa con un dito fra le labbra. Giuro che se ricominci a mangiarti l’unghia…
-A Tom!
-Cosa?- no, aspetta. Questo è peggio di lei che si mangia le unghie. A Tom? –Cioè, aspetta, spiegami. Vuoi rivolgerti a quella sorta di caprone bollito per chiedergli un consiglio su come comportarci con suo fratello?
-Beh, l’hai detto, è suo fratello. Hanno trascorso nove mesi nella stessa pancia e vent’anni appiccicati come due sardine sott’olio. Sarà pure un’infame battona incomprensibile, ma lo conoscerà un minimo più di noi- dice, con la sua espressione da pesce lesso sapiente.
A me viene voglia di tirarglielo in faccia, un pesce lesso. –E’ la peggiore idea che ti sia mai venuta in assoluto. E ne hai avute tu, di belle pensate- commento.
-Sparane una migliore!- fa, incrociando le braccia in tono di sfida.
In questo momento, se gli sguardi avessero capacità di bruciare, i suoi bellissimi rasta rosa chewing-gum starebbero fumando come lo spiedo che abbiamo mangiato l’estate scorsa, a casa di una delle sue molteplici zie con i capelli rossi in pieno stile Famiglia Wesley, sotto un albero senza foglie cercando di ripararci da una pioggia torrenziale.
-No, non ho un’idea migliore. Ma la tua non mi piace per niente. E lo sai benissimo, meglio del nome di tutti i tuoi benedetti fratelli, che non mi piace per niente- mugugno, arrotolandomi un ricciolo sul dito.
-Bene- gongola, soddisfatta. –Allora alzati, giovine fanciulla, e dirigiamoci verso il porto della nostra salvezza!- declama, alzandosi con un’altra ciotola di popcorn comparsi dal nulla in mano e la coperta dell’Ape Maia nell’altra.
-Adesso?!
-Sì, proprio adesso- conferma, ballonzolando fino alla cucina, per rimpinguare la ciotola di popcorn. Un attimo dopo, di fronte alla pentola che scoppietta, di blocca. –No, aspetta, non adesso.
Alzo un sopracciglio. E adesso cosa c’è?
-Adesso c’è Grey’s Anatomy!
-Ma tu detesti Grey’s Anatomy.
-Non importa!- gira di duecentosettanta gradi, fa quattro lunghissimi passi e torna sul divano, mentre la pentola sta per esplodere. Ma io mi chiedo, con tutte le macchinette per popcorn che ti ho comprato, devi sprecare le mie bellissime pentole? …
-Spiegami qual è la sua utilità in questo momento.
-Farà anche pena ai pappagalli, ma è pieno di intrighi amorosi. Può esserci d’aiuto- bofonchia, mentre zappa in cerca del canale. Ecco spiegato, perché da quando è iniziata questa benedetta storia vedo comparire ovunque cassette con le vecchie puntate di Beautiful e cd di Centovetrine.
-E allora quando avresti intenzione di andare da Tom?- domando, mentre mi alzo a spegnere il fornello prima che si incendi casa a causa dei suoi dannati popcorn.
-Quando è finito- risponde lei dal salotto.
-Cioè…- controllo l’orologio sulla parete. –A mezzanotte meno venti? Direi che è un orario adattissimo. Chi non va a casa degli altri a chiedere stupidi consigli d’amore a mezzanotte meno venti!
-Appunto, chi?- oh mio Dio, Kurt Cobain, Dee Dee e tutti i Ramones, Sid Vicious e Freddie Mercury. Sapevo che sei tonta, sapevo che non capisci le battute da intelligentoni e il sarcasmo triste non fa per te, ma ti prego, Chelsea ti prego, non mi fare queste cose, perché il mio povero cuore ne soffre.
Rovescio il contenuto della pentola mezzo bruciato in un gigantesco bicchiere da frullato, era lì vicino e non mi andava di cercare una terrina più decente; poi torno in cucina e mi posiziono vicino alla coinquilina a sgranocchiare popcorn carbonizzati e seguire le vicende di un gruppo di dottori inutili che scopano invece di fare il loro lavoro, mentre dovrei fare qualcosa di utile a risolvere la brutta situazione in cui si siamo cacciate, conquistare il vocalist più gnocco del mondo e studiare per il test di filosofia che c’è fra un mese scarso di cui come al solito mi sto sbattendo altamente le cosiddette palle.
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-Secondo me resta un’idea di merda- mormoro, mentre Chelsea suona il citofono.
-Ma non abbiamo altra scelta- risponde lei, mentre un Tom piuttosto accaldato e credo completamente nudo si affaccia alla finestra.
-Chi cazzo è a quest’ora?- urla nella nostra direzione. È buio, è palese che non ci abbia riconosciuto. Perché se ci avesse riconosciuto credo che avrebbe detto qualcosa di diverso, tipo “Se non ve ne andate chiamo la polizia”, o sarebbe semplicemente sceso a prenderci a randellate con un aspirapolvere.
-Siamo noi, Toooom- urla di rimando Chelsea. Ma il citofono a che cazzo serve? …
In base a quanto posso stabilire vedendo la sua faccia con la scarsa luce che esce dalla finestra, sembra che si sia fermato a decodificare l’informazione. Oppure sta solo pensando a cosa rovesciarci addosso di bollente e molto appiccicoso per farci soffrire di più.
-Oh, ma certo! Aspettate un secondo che scendo ad aprire.
Ma come?! Niente mitra? Niente calderone di pece e schiera di arcieri? Niente olio bollente e gas lacrimogeno? Ma che razza di combattente è? … o forse è una strategia, vuole finirci all’interno del suo salotto dove nessuno può fare da testimone, a parte forse la battona che si stava molto probabilmente scopando.
-Su, muovetevi, che fa freddo qua fuori- dice una volta sbucato (in mutande) dal portoncino d’ingresso.
Chess saltella allegramente verso l’entrata, io mi dirigo un po’ meno allegramente dietro di lei.
-Non c’è mica tuo fratello in casa, vero?- chiede lei, quando siamo dentro al salone asburgico all’ingresso.
-Uh, credo di no. Almeno, mi aveva detto per telefono che andava da… da…- il chitarrista si pianta, come fa la nostra connessione internet ogni tanto, magari sta pensando con chi doveva andare Bill, magari ha visto la Madonna, magari sta crepando sul posto. Spero la terza.
-Ok, ok, abbiamo capito non c’è, non affaticare troppo il tuo cervello che ci serve- borbotto, spalancando il portone del salotto e buttandomi sulla prima poltrona così schifosamente bianca che capita a tiro.
-E in cosa posso servirvi, dolci madamigelle?- chiede, chiudendo la porta dietro a Chess.
-Intanto dolce non me lo dici nemmeno se vuoi- chiarisco. – E poi c’è una questione importante. C’entra la checca di tuo fratello- faccio finta di spulciare alcuni cd impilati sul tavolino di vetro, Chess che non sarà poi la persona più intelligente del mondo ma di sicuro è più intelligente della capra qui presente in biancheria, afferra che non mi va di esplicare la questione e inizia a blaterare.
-Ecco, il fatto è che … ci piace tuo fratello. Cioè, no, non è che ci piace. È che siamo completamente cotte. Fuse. Bruciate. Incenerite. Come quando ti imbamboli a fissare le foglie che cadono e ti si consuma tutta la sigaretta. Capito no? Ecco, sì. E vorremmo riuscire a … conquistarlo? Boh, credo sia la parola giusta. Spero. Comunque. Fatto sta che…
-Nononono, aspetta- la interrompe lui, mettendo le mani avanti. –Non ho capito bene, vai più piano.
-Ti fa schifo il triangolo?- chiedo io, e giurerei che la sua faccia si stia sciogliendo dall’acido che gli ho praticamente sputato addosso.
-Uh? Bah. È più alto il numero di triangoli che faccio io di quanto sia basso il pH di ciò che dici, Hannibal.
Entrambe restiamo un attimo a guardarlo, perplesse, cercando di sciogliere i nodi dell’intricatissimo discorso che ci ha appena fatto.
-Era una battuta, Kaulitz?- faccio io dopo un po’, fissandolo di sottecchi da dietro una copia mai aperta di Never Mind The Bollocks.
-Si dia il caso di sì, Herder, mi dispiace se il tuo piccolo cervellino acido non l’ha capita- lagna lui, facendo le smorfie.
A questo punto mi alzerei a prenderlo a pugni, ma forse è meglio limitarsi al potere della vista-sciogli-persone.
-Hei, hei, non incominciate adesso- interviene Chelsea. –Alex, basta con lo sguardo acido. Tom, ti prego, evita le provocazioni. È già di malumore perché ho bruciato i popcorn nella pentola dove cucina la pasta- wow, devo assegnare un punto al mio secondo. Complimenti, sergente Spiegelmann, potrei pensare di farla avanzare di grado.
-Allora aspetta … ripeti quello che hai detto prima. Hai detto che … siete fuse di mio fratello?
-Sì, esatto.
Tom rimane fermo un secondo a fissare Chelsea.
-Ma… come cavolo?...
-Ci piace e basta, coso. Meno domande ti fai, meno persone si faranno male- lo avviso, scorrendo la lista dei testi di una qualche Greatest Hits dei Guns ‘n’ Roses.
-Ok, ok, ho capito- borbotta guardandomi male. –E io cosa c’entro allora? Non chiedetemi di farvi da Cupido, quello bravo a unire le persone è Georg.
-No, no, non è questo- aiuto, la mia amica sta andando in crisi. I rasta iniziano a fumare. –Il fatto è che … beh, non sto a raccontarti tutta la storia. Poco fa, era tardo pomeriggio ed eravamo in un bar…
-…pieno di gay- aggiungo.
-…e stavamo parlando.
-Di cosa?- chiede Tom.
-Non te ne frega niente- dico io.
-Uffaaa, fatemi parlare!- lanciate l’SOS, Spiegelmann sta esplodendo. –E insomma, eravamo lì e… beh, eravamo vicini, però… lui ha detto… e noi…
-L’abbiamo baciato- intervengo, mentre sfoglio i testi di Back In Black.
Tom ci è rimasto di… merda. Ho contato, sono quasi venti secondi che è fermo, con gli occhi spalancati e la mascella per terra, che fissa Chelsea che nel frattempo sbatte la testa su una colonna di marmo. Te l’ho detto che era una pessima idea.
-Cioè ... voi … avete baciato mio fratello?
-A-ha- asserisco. Uh, sono finiti. Che collezione scarsa, Kaulitz. Dove sono gli altri?
-Oh mio Dio, non posso crederci. Io … non credevo che quell’essere fosse capace di manifestare sentimenti!- esclama scioccato puntando un pollice di lato verso di me.
-Come scusa?! Sono più sentimentale di te, io- ribatto, girando la testa.
-Sì, al massimo sai sorridere se ti pagano- ma vuole morire in modo doloroso, quest’uomo?
-Posso tirarti un sentimentalissimo cazzotto in un occhio, se vuoi!- ringhio, scendendo dal divano. Adesso il mio naso è più o meno a due centimetri dal suo, e ho tanta voglia di fare sul serio quello che ho detto.
-Bene, ottimo, basta, so che vi volete bene ma staccatevi- fa Chelsea, abbandonata la colonna, infilandosi fra i nostri nasi e distanziandoci di qualche metro. –Non è in questo modo che ho voglia di risolvere la situazione. Posso finire di parlare?
-Ma quanta roba devi dire?- domanda esasperato Tom.
-Se continui a interrompermi posso parlare fino a mezzanotte- ribatte lei.
-E’ l’una passata da un pezzo, e questa mi è sempre sembrata una pessima idea- abbaio, con l’acido che mi cola da tutte le parti.
-OK, ok. Siamo arrivati che tu e … lei avete limonato mio fratello in mezzo ad un gay bar. Ottimo. Poi?- si risiede e cerca di seguire Chelsea, anche se ogni due nanosecondi mi arriva una freccia infuocata sotto forma di occhiata.
-E poi lui è scappato in preda al terrore o al non so cosa, e ci ha mollate lì senza troppe scuse.
-Uhm. Poi?
-Poi basta, poi arriva lei con la sua pessima idea di venire a chiedere un consiglio a te perché noi non sappiamo cosa fare- mi lagno, perché a questo punto mi sto praticamente lagnando.
-Ma… a voi piace… e a lui piacete?
-CERTO, CHE DOMANDE!- esclamiamo in coro, come se fosse la cosa più palese del mondo, che in effetti è.
-Ok. Su questa cosa avrei qualche dubbio, ma … sapete, mio fratello è etero come un tubo di brillantini arcobaleno con prevalenza di rosa. Non so se ve ne siete accorte.
-E noi ti sembriamo così etero?- chiede Chelsea, mettendosi in posa da io-non-sono-etero.
-Ok, ma cosa c’entr… ah. Ho capito- Dio solo sa cosa avrebbe capito, ma non importa. L’importante è che sia convinto. –Quindi cosa devo fare io?
-Devi darci una mano. Dobbiamo fare in modo che Bill non fugga appena spuntiamo dall’angolo.
-Bene. Come facciamo?
-HA, bella domanda! Ce lo siamo chiesto anche noi- dico ironica, iniziando a gesticolare a caso con le mani e girare nervosamente in questo salotto. Tutto questo mi sembra una grossa e grassa perdita di tempo.
Spiegatemi come può esserle venuto in mente. Venire a chiedere una cosa seria ad una persona come Tom Kaulitz, che l’unica cosa seria che sa fare è evitare di scopare la prima persona che gli capita a tiro sul marciapiede. Voglio capire qual è il problema che affligge questa donna. Credo di avere anche abbastanza prove per confermare che Chelsea Sienna Spiegelmann soffre di qualche grave mancanza di rotella: primo giorno di scuola. Primo giorno in cui abbiamo il diritto e il dovere di percorrere quel benedetto chilometro da sole. Qual è la geniale idea della suddetta donna? Andiamo in bici! Prendiamo la mia bellissima bici rosa con le rotelline, io salgo sul sellino e tu sul cestino. Dio solo sa quale strana forza della natura mi abbia fatto accettare questa cosa: quando siamo arrivate nella benedetta classe, quindici minuti in ritardo, metà del contenuto del mio zaino era stato perso per strada, le sue ginocchia erano ridotte in uno stato pietoso e sulla mia faccia era comparso un magnifico livido viola scuro dovuto allo scontro con un palo della luce, che mi fece sembrare ancora più incazzata e ancora più scontrosa agli occhi delle maestre di quanto già non fossi. E fu da quel giorno che Alexandria Herder fu maledetta dalla scuola. Ma ce n’è ancora: festa di Halloween. Vediamo il nostro duetto alla tenera età di sedici anni partecipare alla loro prima festa più o meno seria: un enorme posto, che ben non si è capito cosa fosse visto che l’unica illuminazione erano luci stroboscopiche di colori improbabili come il blu scuro e il verde bottiglia, pieno di gente vestita da vampiri sporcaccioni e infermiere sanguinanti che balla al ritmo di una canzone monocorde strusciandosi gli uni contro gli altri in balia di non si sa che sorta di pillola. Beh, sì, ci siamo anche noi, ovvio: un Johnny Rotten e un Marilyn Manson, incipriati fino alla morte, e inculati in un tavolino nel più remoto angolo della pseudo-discoteca, che si guardano intorno sorseggiando Coca-cola. Tutto bene, più o meno, finché non arriva il mona di turno che scambia me conciata da Marilyn Manson (a dire il vero i travestimenti dovevano essere al contrario, ma i capelli corti e rossi di Chelsea erano palesemente più adatti dei miei a interpretare la zazzera di Johnny. Così ho dovuto cederle l’onore) per Morticia Addams, e che sostiene di essere Gomez. Come è finita? Che io sono stata costretta a ballare con un idiota, entrambe siamo finite in mezzo alla mischia, qualcuno ci ha messo dei cocktail in mano (con svariate pillole dentro) e ci siamo ritrovate solo alle quattro del mattino, vomitando l’anima come due senzatetto incipriate dietro il cassonetto della spazzatura. Cosa c’entra Chelsea? Che fosse stato per me, quell’Halloween l’avremmo passato sul divano sotto la coperta a teschi nella soffitta di casa mia, a guardare per l’ennesima volta The Nightmare Before Christmas. Ma no, Alex, andiamo ad una festa! Mi hanno invitato quelli di quinta, dai, andiamo anche noi; su, muovi il culo Herder. Ne volete ancora? Parliamo di quella volta in cui stavo per venire iscritta al corso di geologia applicata invece di filosofia, perché la genia ha insistito per fare lei le iscrizioni all’università. Ringrazio Dio di vederci bene e di aver letto e riletto il documento prima di firmare. A proposito di documenti e firme! Estate 2005. Io volevo solo frequentare un corso estivo di fotografia … e beh, mi sono ritrovata in mezzo ai boyscout, perché Miss Faccio Io aveva preso il foglio sbagliato. E mi sono rotta un femore quell’estate, per colpa di un bambino coglione che voleva che gli prendessi la palla finita sopra l’albero. Stupido albero. Stupido bambino. Aspetta. Che cavolo stanno facendo. Stanno confabulando. Oh, Cristo. Se già c’è da aver paura delle idee di Chelsea, figuriamoci di quelle di Tom.
No. No, un attimo. So che parte della storia è questa. È quella in cui i due geni della situazione fanno un salto alto tre metri, urlano qualcosa come ‘MA CERTO!’ oppure ‘CI SONO!’, si girano verso l’emarginato del momento e vengono fuori con la loro stupida pensat…
-MA CERTO! CI SONO!
Uh. Appunto. Eccoli là che si guardano come Edison e il suo assistente che accendono la prima lampadina.
-Alexandria! Abbiamo un’idea stratosferica! Vieni qui!- urla Chess, fissandomi con una faccia che illuminerebbe l’intero emisfero boreale a giorno.
Mi avvicino cautamente, molto molto cautamente, mi metto comoda sul divano –perché so che potrei prendere un colpo di cuore e fare un patatrac per terra- e la guardo negli occhi.
-Ti ascolto.
I due Edison si scambiano un’occhiata entusiasta.
-Faremo un film!
U … un attimo. Che cavolo c’entra il film?
-E questa è la vostra soluzione per farci perdonare da Bill e fargli capire che anche lui è palesemente cotto di noi e non siamo assassine stupratici di cantanti che vogliamo solo abusare del suo cadavere?
-Beh, no. Cioè, sì. Più o meno. Aspetta, aspetta, non è tutto. Non faremo mica un film qualunque.
Oh. No. Questo tono sadico, malvagio e cospiratore non mi piace.
-E … cos’avrà di speciale?-chiedo. Credo di essere il ritratto della preoccupazione, anzi, del puro terrore.
-Parteciperemo tutti e sei: Georg, Gustav, Tom, Bill, io, tu- alla parola ‘tu’ mi cadono le braccia. No, no, no. È già successa una cosa del genere. Più di una volta. Non è mai stata una bella esperienza. A parte quando ho fatto il serial-killer con la maschera da hockey che inseguiva i suoi fratellini in giro per la casa abbandonata. –Aspetta, ti dico la trama! Anzi, no, te la dice Tom. L’abbiamo scritta.
Capra Bollita tira fuori un foglietto, lo alza bene davanti agli occhi e si schiarisce la voce. Hanno pure fatto in tempo a scriverlo. Mi stupiscono sempre di più. In negativo.
-Anno 1975. Due abili mercenari newyorkesi, meglio conosciuti come Chelsea McMurder e Tom Ripperson, vengono ingaggiati da una società segreta di criminali dalla lontana Berlino Est. Un grosso capitale, ricavato di anni di rapine e spaccio di stupefacenti, in cambio di una sola missione: uccidere Gustav Schafer, capo della STASI, il Ministero Per la Sicurezza di Stato della Germania Est. I due caricano le armi e affilano i coltelli: il bottino non arriverà che a lavoro terminato. Ma quello che sembra un facile compito, un lavoretto da nulla per due sicari come Chelsea e Tom; si complica quando sulla strada dei due irrompe Makhmud Kunanbaev, tassista fuggitivo del Kazakistan, che cerca un qualsiasi lavoro che gli permetta di mettere qualcosa sotto i denti. Per quanto i due possano essere spietati e senza cuore, non possono lasciare un uomo per strada in questo modo: inoltre si sono resi conto che la missione non è facile come sembra. Makhmud, sotto il falso nome di Georg Listing, diventerà essenziale, grazie alle sue abilità di spionaggio, per penetrare la densa coltre di protezioni che circondano Gustav Schafer. E ce l’hanno quasi fatta, sono quasi riusciti a trovare un buco dove infiltrarsi per raggiungere l’obiettivo, quando a rovinare i piani subentra Alexandria Nozewood, giornalista londinese infiltrata dal The Times per indagare sui complotti contro la STASI: cosa dovranno fare i due, per impedire alla perfida giornalista di spifferare tutto ai quattro venti? Come arriveranno al loro obiettivo? Incasseranno il bottino, o Georg fuggirà con i soldi in cerca di una realtà migliore? Ma soprattutto … cosa si cela realmente dietro la faccia da bambola di Bill Kaulitz, il misterioso amante di Schafer, che compare in una notte buia e piovosa, in mezzo alla strada, a pochi centimetri dall’auto in corsa dei due americani? Cosa sa Bill? Cosa vuole? Cosa è disposto a dare? Ma la vera domanda è … di chi bisogna fidarsi? “The Berlin Night” – un film di Thomas Kaulitz e Chelsea Sienna Spiegelmann, con la partecipazione esclusiva di Bill Kaulitz, Georg Listing, Gustav Schafer e Alexandria Herder. Nelle sale a gennaio 2011!


Mi stanno ancora fissando. Non so cosa rispondere.
Di tutte le pensate, Chelsea, di tutte le bici in prima elementare, delle feste di Halloween e dei campeggi di boyscout, ti giuro, sergente Spiegelmann, che questa è la peggiore in assoluto. HEY boys&gurls! Scusateci per il ritardo, eravamo occupate a sclerare perché INSOMMA E' USCITO DREAM MACHINE!!! Non siete in fibrillazione?... :)))
Beh, lasciateci qualche bel commentino... and stay punk! ;) TheTwoOfUs***
   
 
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