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Autore: Tenue    09/03/2017    0 recensioni
"E' un mese e poco più di caduta nella più totale disperazione.
Non appena l'ultimo giorno dell'anno giungerà al termine, qualcosa si schianterà al suolo fatto di vetro e ghiaccio... "Sarà forse la tua vita?""
Genere: Sentimentale, Song-fic, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago
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f a l l    b e t w e e n    t h e    p i e c e s    o f    g l a s s    a n d   i c e

6^ capitolo - Bitter taste


03-04  dicembre

Kelly non aveva idea di che ore fossero, era solo certa che fosse notte fonda ormai. Aveva molto sonno, tuttavia non riusciva a dormire. Stare contro il muro per ore ed ore era dannatamente scomodo, i muscoli le dolevano e alcune parti del corpo si erano addormentate; era perciò costretta ad una veglia sofferente ed inoltre, noiosa. La notte sembrava non passare mai.
Dopo alcuni interminabili minuti si decise a farsi forza e si alzò, cominciando a girovagare per lo scantinato, o almeno fino a dove le catene glielo permettevano. C'erano degli scaffali enormi, pieni di scatoloni e cianfrusaglie varie, che le ricordavano un po' la cantina disordinatissima di casa sua. Non vedeva molto, ma dalle finestrelle in alto filtrava la pallida luce della luna. Mossa dalla noia e dalla curiosità si mise ad aprire alcuni scatoloni, giusto per trovare qualcosa che avrebbe potuto distrarla per un po', per non farla pensare ad Emmanuel, ma non trovò quasi nulla. Tornò a sedersi sconfortata, quando notò che sotto lo scaffale alla sua destra c'erano dei sacchi neri, probabilmente dell'immondizia.
Kelly si chiese cosa ci facesse l'immondizia lì, anziché essere nei cestini fuori di casa.
Sentì gli occhi farsi pesanti a causa del mancato sonno.
“sembrano morbidi” pensò “potrei dormirci sopra”.
Il pensiero di dormire sopra ai dei sacchi dell’immondizia non l’allettava granché, ma sarebbe comunque stato meglio che dormire contro il muro.
-Che schifo…- mormorò afferrando uno dei sacchi. In qualsiasi altra situazione non l’avrebbe mai toccato, ma il sonno le impediva di ragionare lucidamente. Inoltre, dopo tutto quel tempo passato nello scantinato, molte cose avevano perso d’importanza. Allungò lentamente una mano verso il sacco, e lo tirò a sé. Appoggiò la testa, ma si sentì comunque scomoda. Non era affatto morbido come credeva e aveva un odore strano. Si rimise seduta sbuffando.
Un rumore improvviso proveniente dal piano di sopra la fece sobbalzare, e con un gesto involontario spinse via il sacco. Questo cadde  per terra strappandosi. Kelly lanciò un urlò strozzato, quando vide scivolare fuori dal sacco dell'immondizia quella che sembrava essere una testa.
Forse era solo uno scherzo della sua mente, un'allucinazione, probabilmente dovuto alla disidratazione, ma Kelly avrebbe giurato di aver appena visto il cadavere di Zoe Withingale, sua madre.


-Sembri piuttosto tranquilla ultimamente.- Constatò Dylan.
Kelly era seduta sul suo divano mentre controllava di aver messo il portafoglio nella borsa, visto che di lì a un'ora sarebbe uscita per andare a fare un giro con una sua vecchia amica.
Lasciando stare la borsa, Kelly si girò verso il suo fidanzato che si sedeva accanto a lei.
-Posso confessarti una cosa Dylan?-
-Dimmi.-
-Credo che l'unica cosa che mi impedisca di crollare, sia il fatto che non sia del tutto consapevole della morte della... mamma.- disse con apparente difficoltà.
Dylan la guardò stranito.
-Cioè...so bene che lei non c'è più, ma è come se avessi ancora una minima possibilità che sia tutto un malinteso e che lei sia ancora viva... Io ti credo, davvero, e mi fido di te e di ciò che hai detto ma...è come se il mio cervello non avesse ancora compreso che lei è morta.-
-Infondo non la vedevi spesso, quindi la tua vita non ha subito grossi cambiamenti...- rifletté Dylan, che si stava sforzando di capire tutti i ragionamenti di Kelly.
Kelly annuì -Credo sia meglio così infondo, no? Anche se ho paura che da un momento a l'altro io realizzi cosa è veramente successo e crolli definitivamente.-
Dylan le accarezzò un spalla piano. -Sarò qui con te, sempre.-
Lei portò una mano a stringere la sua. -Grazie...-


Ma Dylan non era lì con lei.
Kelly gridava terrorizzata, con gli occhi spalancati pieni di lacrime e le braccia strette al petto.
Il corpo della era completamente bianca, stesa sul pavimento.
Immobile.
Inanimata.
Sua madre era morta, ed ora era a terra con due occhi vuoti che la fissavano seppur non vedendo niente. Foster non aveva avuto nemmeno la decenza di abbassarle le palpebre.
Appena la vide così, crollò ogni cosa. Adesso ne era consapevole, adesso ne era certa.
La sua mamma era morta davvero, non c'era più alcuna speranza. Lo aveva visto coi suoi stessi occhi.

Il tempo parve come cambiare.
Adesso scorreva più veloce, o meglio, Kelly non si rendeva conto del tempo che passava e l'alba arrivò presto.
Ma allo stesso tempo, il tempo si era fermato. Ogni secondo era uguale a quello precedente, nulla cambiava.
Kelly restava immobile contro il muro, il cadavere restava immobile contro il pavimento.
Ogni attimo che passava, era uguale a quello in cui aveva visto sua madre cadere a terra senza vita.


Kelly non aveva la più pallida idea di quando Emmanuel fosse entrato nello scantinato.
Forse per lei non aveva neanche importanza, perché comunque, anche quando lui non c’era, la sua presenza era costantemente accanto a lei.
Quando non c’era, Kelly aveva paura che tornasse, ogni minimo rumore la faceva sobbalzare.
La paura non la abbandonava mai, fino a quando un altro sentimento non cominciò a prendere possesso della sua mente fino a quasi annullare l’inquietudine.
L’odio.
E la rabbia. Una rabbia che cresceva ogni secondo di più.
Kelly stava impazzendo. Non aveva più idea di chi fosse. Quando era diventata una pazza rabbiosa che medita vendetta?
Lei non era sempre stata una dolce ragazza che ama la musica e stare con i suoi amici?
Non era sempre stata quella ragazza tranquilla e sempre così timida, di cui Dylan si era perdutamente innamorato?
Chi era quella pazza, che sbraitava contro Foster, che istericamente rideva contro il suo riflesso nello specchio e che gridava vendetta, pensando ai più disperati modi di torturare Emmanuel?
Chi era?
Chi era la persona che stava inerme ed indifferente mentre Emmanuel la baciava appassionatamente?
Lui la baciava ed accarezzava praticamente ogni giorno. Scendeva al mattino presto e poi di nuovo alla sera, a volte per toccarla a volte per sbraitarle contro. Dipendeva dal suo stato d’animo.
Lei non reagiva, forse si era rassegnata, forse aveva troppa paura di lui.
Forse non se ne accorgeva neanche, magari era entrata in trans. Era troppo presa dai suoi ragionamenti.
Chi sono, chi sono…
Parole che si formavano da sole nei suoi pensieri…
Prese a mormorare parole sottovoce senza essere udita.
Erano le parole di una canzone, a volte cantare la faceva stare meglio.
Lo faceva spesso da quando era stata rinchiusa nello scantinato, le ricordava Dylan, senza accorgersene iniziò a canticchiare pianissimo, anche con Emmanuel a pochi centimetri dalle sue labbra.


Just let me say one thing
I’ve had enough


Emmanuel non le prestava attenzione, che fossero suppliche o deliri non aveva importanza.
Le baciò il collo, mentre con gli occhi socchiusi Kelly continuava a mormorare le parole di quella canzone che aveva sentito cantare da Dylan così tante volte.

You’re selfish and sorry
You’ll never learn how to love
As your world disassembles
Better keep your head up

Lasciami dire solo una cosa
Ne ho abbastanza
Sei egoista e dispiaciuto
Non imparerai mai ad amare
Mentre il tuo mondo crolla
Meglio che tu tenga la testa alta


Lei aggrottò le sopracciglia. La canzone esprimeva odio per una persona, tanto meglio.
Ogni frase che gli usciva dalla bocca alimentava di più la sua ira, ed era soddisfatta perché la canzone si addiceva perfettamente ai suoi pensieri.

You’ve been erased…

Sei stato cancellato…


Sussurrò, inclinando la testa all’indietro e poggiandosi al muro, lasciando il proprio corpo nelle mani di Emmanuel.
Le sarebbe piaciuto cancellarlo completamente…

So long, so long
I have erased you
So long, so long
I’ve wanted to waste you
So long, so long
I have erased you
I have escaped
The bitter taste of you

Da tempo, molto tempo
Ti ho cancellato
Da tempo, molto tempo
Avrei voluto scaricarti
Da tempo, molto tempo
Ti ho cancellato
Sono sfuggita
Dal sapore amaro che hai


Sarebbe voluta fuggire da molto tempo.

-Sta zitta!- Emmanuel si staccò dal su collo, guardandola negli occhi per alcuni attimi.
A Kelly si gelò il sangue, e rimase in silenzio, cercando disperatamente di ricordare la voce di Dylan.



 
05 dicembre

Vincent stava distrattamente pizzicando le corde della sua chitarra, mentre Nathan gli si era addormentato addosso. Erano circa le sei del mattino, Vincent e Dylan non riuscivano a dormire ed erano rimasti svegli, mentre Zack riposava nella sua stanza.
Nathan aveva preso una coperta e si era accoccolato contro Vince, quando sentirono il campanello suonare al piano di sopra e poco dopo dei passi che andavano velocemente alla porta.
Alcuni attimi dopo videro Zack scendere le scale della taverna seguito da una ragazzina stretta in un pesante cappotto bianco. Dylan si voltò e salutò sorridendo lievemente, seguito poi da Vince che nel frattempo scosse Nathan per svegliarlo.
-Sono arrivati.-
Nathan  sbadigliò, stiracchiandosi contro il corpo di Vince. –Buongiorno.-
La ragazza fece un largo sorriso. Da sotto il berretto spuntava un folto ciuffo di capelli rossissimi, probabilmente tinti. Aveva tanti piccoli orecchini che le contornavano le orecchie e due grandi occhi azzurri cerchiati di nero.
-Ragazzi, questa è Nell! Una mia vecchia amica d’infanzia. Ci darà una mano a trovare Foster.-
-Molto piacere!- cinguettò lei.
-Piacere Nell.- Fece Dylan tranquillamente. Ultimamente non dormiva, e la stanchezza lo rendeva stranamente calmo.
Nell si accomodò sul divano, e gli altri le si avvicinarono.
Tirò fuori dalla tasca il suo telefono, sul quale si annotava ogni cosa. –Okay, questo è l’indirizzo dei Foster…si trova dall’altra parte della città. Ho già ispezionato la zona, potrei essere d’aiuto se mi lasciaste venire con voi.- Disse con leggero entusiasmo nella voce.
-Certamente Nell.- Le accarezzò la testa Zack.
-Si, mi sembra giusto…- concordò Dylan –Senti…come hai trovato l’indirizzo di Foster?-
-Oh…- Nell si grattò la guancia imbarazzata –Bhe, ho fatto delle ricerche. Diciamo che avevo avuto già modo di conoscere il figlio di Foster, Emmanuel. Sono partita da lì.-
-Dici davvero?-
-Si… ai tempi andavo tre volte a settimane da uno psicologo. L’ho visto lì per la prima volta, nella clinica psichiatrica dove andavo. Ho cominciato le mie ricerche da lì e… bhe si, ho corrotto un paio di persone… ne ho picchiate altre due…e le informazioni sono venute fuori…- Disse vagamente, mentre Zack la fissava stranito.
-Tu sei un genio…- borbottò Zack.
-Lo so, lo so…- Fece Nell sorridendo distrattamente.
-Oi Zack- fece Vincent -Ma i tuoi amici sono tutti così fuori di testa?- Chiese, guadagnandosi uno scappellotto da Nell.
-Bene- Disse la ragazza lisciandosi il ciuffo –Riposatevi, partiremo tra qualche ora, quando sarete pronti. Ah! Ci serve un’auto, possiamo contare su di te Zack?-
-Certo!-
-Bene- ripetè –Okay, come vedo hai già le pistole pronte… ci sarà da divertirsi, eh Zack? Come ai vecchi tempi…- Sorrise.
Zack annuì ridendo, buttandosi con la schiena sul divano e perdendosi nei ricordi.
Dylan si alzò e si diresse nella stanza degli ospiti per cercare di riposare. –Svegliatemi quando partiamo.-
Vince prese a parlare con Nell e Nathan si accasciò contro Zack cadendo nuovamente in un sonno profondo. Zack prese ad accarezzargli i capelli sorridendo.
–Già… ci divertiremo…- Mormorò sentendo una strana forza cominciare a scorrere dentro di lui.
Aveva una voglia matta di picchiare qualcuno, voleva far fuori uscire la sua rabbia.
Avrebbe sfoderato le pistole e sentito di nuovo quel brivido e quell’adrenalina che provava durante le risse che faceva una volta nella sua città con Nell.
Probabilmente avrebbe fatto a gara con Dylan per chi avrebbe ucciso i Foster.
 
Fine VI capitolo

Canzone: Bitter taste dei Three days grace
  
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