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Autore: queenjane    10/03/2017    2 recensioni
Alessio Romanov, erede al trono di Russia, vive alla Stavka, ovvero il quartier generale delle truppe con suo padre, lo Zar. E' il 1915, ha 11 anni, soffre di emofilia, ogni urto può essere fatale ma è curioso, avido di vita. Nonostante o forse per la prima guerra mondiale. Un suo incontro, un suo inopinato amico, il principe Andres Fuentes dal misterioso passato, più grande di lui, che racconterà storie, avventure e molto altro. Collegato a The Phoenix. Buona lettura. Dal capitolo 9;" In quella notte del luglio 1918, mentre il buio lo sommergeva, Alessio si trovò d’un tratto sopra un baio, a cavalcare il vento, come un antico guerriero, in una valle piena di luci e suoni e profumi, il vento portava il rombo delle onde, diede di sprone e il suo ultimo sospiro fu lieve come il mare quando muore a riva. ."
Genere: Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Periodo Zarista, Guerre mondiali
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Dragon, the Phoenix and the Rose'
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Nel novembre 1915, lo Zar aveva passato in rivista le truppe del Generale Tcherbatchev. Dopo la  cerimonia, il sovrano desiderando conoscere le perdite sofferte dalle truppe chiese ai comandanti di ordinare ai tutti gli uomini che avevano combattuto fin dal principio delle ostilità di alzare le mani
L’ordine venne impartito ma solo poche braccia si alzarono rispetto a centinaia di teste, in intere compagnie non si alzò neanche un pollice.
 L’episodio fece una grande impressione a Alessio, per la prima volta realizzava gli orrori della guerra in modo così crudo e diretto.
Tanti  partivano, magari pochi tornavano rifletteva nel mese di gennaio 1916, mentre Catherine, la prediletta amica di Olga, la sua principessa cantastorie (quando era a Spala, mezzo moribondo se non morituro per un urto ricordava come si fosse prodigata, raccontando le gesta del grande eroe Achille) passava a salutarlo, una breve sosta, anche Andres lo era passato a trovare.
Con la scusa di avere portato dei report a Nicola II, che li doveva studiare per dare subito una risposta, Andrej aveva passato del tempo con lui, raccontandogli buffi episodi, rispondendo alle sue domande più svagate, omettendo di rilevare quanto ancora apparisse magro e fragile dopo il recente attacco di emofilia.
“Così partite presto”
“Sì, voi pensate a rimettervi, al Quartiere Generale si sente la vostra mancanza”
“Anche delle mie chiacchiere e di quando faccio le osservazioni se qualche divisa non è in ordine?”
“Anche. Siete il nostro portafortuna, in un certo senso”Alessio sorrise, osservando che Andres vestiva l’uniforme degli ussari a cavallo, perfetto e senza affanni.
“Ci credo. Solo una cosa..state attento”
“Certo. Un soldato fa così”Aveva sollevato un soldatino di piombo che il bambino aveva portato con sé per giocare. “E questo? Mi pare dell’esercito spagnolo” La Spagna era rimasta neutrale, fino ad allora, saggia mossa, nulla impediva che avrebbe partecipato.
“Sì” Andrej gli aveva stretto la mano, come un ragazzo grande, quello che gli piaceva , in fondo, era come lo trattasse in modo normale, come una persona, non come un malato o un bambino piccolo, come faceva sua madre.

Nelle lunghe settimane di convalescenza, aveva ripreso a studiare il più possibile, appassionandosi  alla storia e  alla geografia, in particolare, come a migliorare nell’uso di inglese e francese.
Le sue maniere divennero più posate, bizze e capricci meno frequenti.


Aspettava la primavera per tornare al Quartiere Generale, mentre lo Zar continuava con i suoi peripli, le perdite erano state ripianate grazie alle riserve e il 1916 prometteva di essere fulgido, vittorioso.
 
Andres appoggiò la schiena al tronco dell’albero, godendosi il semplice piacere della stagione, il tepore del sole sul viso, dopo i peripli degli ingaggi compiuti con Catherine nel corso di quel lungo inverno. Era mancato poco che fossero morti, altro che stare attenti, cercò di non pensarci, non troppo almeno, gustando la delizia di quei momenti sospesi.
“Gli farà piacere?”Alessio girò il viso contro la spalla della ragazza, parlando sottovoce. Catherine gli passò le braccia intorno alla vita, accoccolata sui talloni, gli sguardi erano allo stesso livello, quelli di lei scuri, come miele, quelli dello zarevic di un limpido color zaffiro, il sole accendeva le ciocche castane di entrambi di riflessi color mogano..
“ Certo, sarà contento. Che sei diventato timido tutto insieme?” sorrise, senza rispondere, con lei era in confidenza, da sempre, la adorava anche se ora portava i capelli corti come quelli di un paggio irriverente, vestita da ragazzo (.. diciamo che sono un soldato, Alessio, se ne è mai visto uno con la  gonna e il busto?).
“Vai . Perché scuoti la testa, avesse mai mangiato bambini.. Eh.. ottima strategia”
 
Andres percepì la mani di Catherine davanti agli occhi, le conosceva bene, quindi si prestò al gioco, badando a restare fermo, come se dormisse, poi sentì una piccola risatina e un altro paio di palmi, una misura più piccola, che provvide a bloccare.
“Chi è?” Elencò una serie di nomi, dicendo infine che si arrendeva.
“Sono IO!”
“Io chi?! Magari lo zarevic?”
“Certo..”  e via con una risata. Il bambino gli buttò le braccia al collo.
 Lo zar e R-R osservavano, in disparte.  Commossi, una piccola parentesi di serenità, quindi Nicola II, che si fidava di Catherine come di sé stesso, decise di tornare indietro, Alessio meritava di stare tranquillo con loro, senza affanni o guardie.
 
My  life has been like Yours, in a certain way” Andres  usò l’inglese, la mia vita è stata come la vostra, in un certo senso. “ Games and rules.. Some fancy, not only duties” Giochi e regole, del divertimento, non solo doveri.
“Sì, ma .. Ci siamo divertiti” lo aveva riportato a pesca, pro forma, che tanto non avrebbero preso nulla, era in vena di chiacchiere. Di sicuro lui non aveva giocato con un erede al trono, Catherine era un discorso a parte.

“ Ieri vi è caduto questo, alla fine dovevo andarmene e te lo restituisco oggi” Estrasse un piccolo portafoglio di cuoio, logoro per l’uso, ove era incisa una A, in alfabeto latino. Andres si toccò il collo, il medaglione era sempre là.
“Lo hai aperto?” Era scivolato al Tu senza badarvi, per lo sorpresa e lo sgomento.
“No. Fidati..Anche se ero curioso. Posso?“
“Tanto non vi sarebbe nulla di male, guarda pure, ma se fai delle domande le risposte potrebbero non piacerti. Vado?”  Un cenno di assenso e lo aprì, estraendo il frammento di una conchiglia, scheggiata, e una foto, il contenuto era quello.

Alessio osservò un giovane Andres, portava la barba, tranne che si vedeva che era un ragazzo, che giocava a fare l’uomo, come succede ai ragazzi quando sono giovani,  accanto a lui una splendida fanciulla, la cui testa gli giungeva appena alla spalla, dai chiari capelli, per quanto si intuiva, con lineamenti regolari e armoniosi. Si tenevano sottobraccio, intimi, teneri e sorridenti.
“ E’ molto carina, come si chiama?”
“Isabel. Mia moglie”.
 
   
 
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