Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: lost in books    11/03/2017    1 recensioni
Una maga dal misterioso passato, un giovane con una missione, un re assetato di potere. Le loro vite si intrecceranno mentre un'antica minaccia incombe sul loro mondo.
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
5
 
I tre non fecero molta strada prima che Ilia li fermasse.
“ Voi due, venite qui” disse chiamandoli vicino a lei. Sandir la sentì mormorare qualcosa ma non riuscì a capire le parole che stava pronunciando.
“Che cosa hai fatto?” le chiese una volta che lei ebbe finito.
“Un incantesimo di schermatura, così i maghi di Anthemis non potranno localizzarci” rispose lei seccata “ora proseguiamo” e fece cenno al cavaliere di guidarli.
L’uomo ricominciò a camminare e Sandir, visto l’umore della maga, decise di camminare al fianco del cavaliere, con Ilia a debita distanza, avendo appurato che la donna preferiva stare lontana dall’uomo.
“Posso sapere qual è il nome della persona che mi ha salvato la vita?” gli chiese il giovane.
“Leon. E il tuo? Non era tra le informazioni che mi hanno dato…” rispose l’uomo.
“Sandir…” replicò il ragazzo guardando Leon di sfuggita per vedere la sua reazione. Nulla. Sandir si sentì sollevato, non lo stava guardando male come la maggior parte della gente faceva e questo lo rassicurò.
“E la tua accompagnatrice come si chiama, se non sono indiscreto?” chiese Leon.
Sandir guardò la maga, che li seguiva tenendosi ad una certa distanza, evidentemente persa nei suoi pensieri, poi tornò a rivolgersi al cavaliere “Ilia. Eravamo entrambi nelle prigioni del castello di Anthemis ed è solo grazie a lei ed al suo piano se siamo riusciti a scappare”
Al sentire il nome della maga, Sandir vide che per un secondo l’uomo aveva avuto una reazione particolare, come se gli avesse dato conferma di qualcosa; o forse se l’era solo immaginato, si disse tra sé.
Il gruppo procedette senza particolari inconvenienti fino a che non cominciò a calare la notte, quando trovarono un piccolo spiazzo nella foresta per accamparsi.
Sandir si diede da fare per raccogliere della legna per un falò, che Ilia accese tramite la magia, rendendo il fumo rilasciato dal fuoco completamente trasparente e la luce che faceva la fiamma non visibile a distanza, impedendo la sua localizzazione.
Leon invece aveva tirato fuori da una sacca che aveva con sé delle razioni di cibo che distribuì ai suoi due compagni.
Si sedettero intorno al fuoco a mangiare, Sandir e il cavaliere seduti su un tronco trovato lì vicino e spostato lì dall’uomo, mentre Ilia aveva preferito sedersi a terra, dall’altro lato del falò rispetto ai due, ancora non disposta a parlare con loro. Leon aveva tirato fuori dalla sua sacca un libricino su cui cominciò a scrivere. Quello che scriveva scompariva poco dopo, quindi Sandir dedusse che l’uomo stesse comunicando con la Resistenza tramite quel libro; era un metodo sicuro ideato dai maghi, dato che solo chi aveva il libro collegato a quello del cavaliere poteva leggere il messaggio, non era intercettabile.
“Quando arriveremo alla base della Resistenza?” chiese Sandir al cavaliere quando ebbe finito di scrivere, per fare un po’ di conversazione.
“Se procediamo allo stesso ritmo di oggi dovremmo arrivare domani prima del tramonto. La base si trova all’interno della foresta ma si tratta di una base mobile. Ci spostiamo da un luogo all’altro per non farci individuare e allo stesso tempo per mettere in salvo tutte quelle persone che non hanno più niente a causa della guerra o che vogliono unirsi a noi. Ovviamente  abbiamo altre basi fisse e ben nascoste dedite all’addestramento e alla protezione dei profughi, io stesso mi sono addestrato in una di quelle” rispose Leon.
“Da dove vieni, Leon?” gli chiese Sandir incuriosito.
“Dall’ormai caduto regno di Dahlia” gli rispose lui, guardando il falò.
Sandir si pentì della sua domanda, sapeva che la sorte toccata al regno di Dahlia era stata peggiore di quella di altri regni; così si mise a guardare davanti a sé in silenzio e notò che Ilia aveva assunto uno sguardo ancora più cupo di quello che già aveva e stava mormorando qualcosa.
Riuscì solo a sentire una parola: Dahlia…
Evidentemente quel regno doveva significare qualcosa per lei, pensò Sandir, ma non voleva tentare la sorte. Era sicuro che se avesse voluto, Ilia avrebbe potuto mettere facilmente fuori gioco entrambi i suoi compagni di viaggio, e visto il suo già pessimo umore era meglio per lui stare zitto.
Si ritrovò a mangiare in silenzio, i suoi due compagni persi nei loro ricordi.
 
Il mattino seguente i tre ripresero il cammino senza perdersi in chiacchere, a meno che non fossero indicazioni sul cammino date da Leon.
Finalmente, nel pomeriggio, il gruppo raggiunse una zona della foresta in cui Leon si fermò e disse “Siamo arrivati”
Sandir non vedeva altro che alberi davanti a sé e, commentando il suo sguardo confuso, Ilia gli disse in tono di scherno “Ma tu non viaggiavi con un mago? Non dirmi che non hai capito. Devo dire che è un’ottima barriera schermante ma avresti dovuto arrivarci lo stesso”
In imbarazzo, Sandir vide Leon tirare fuori da una tasca della sacca una pietra e tendere la mano con essa davanti a sé. Lentamente vide gli alberi scomparire e uno scenario completamente diverso prendere forma.
Davanti a lui ora c’erano tende da campo in file ordinate, uomini e donne intenti a diversi lavori e bambini che correvano qua e là.
“Seguitemi” disse Leon ai suoi compagni cominciando a farsi strada tra la gente dell’accampamento. Tutti sembravano riconoscerlo, alcuni lo salutavano, ma erano anche incuriositi dai nuovi arrivati, cosa che, notò Sandir, rendeva Ilia irrequieta.
Leon li guidò davanti alla tenda più grande di tutte quelle presenti e gli chiese di aspettare fuori fino al suo ritorno.
Non ci volle molto perché l’uomo riemergesse e facesse loro segno di entrare.
All’interno della tenda si trovava un uomo di mezza età, aveva l’aspetto di chi aveva visto parecchie cose nella sua vita e un portamento elegante. Capelli e barba castano scuro e occhi blu, era seduto dietro una scrivania con sopra una mappa su cui probabilmente stava studiando la situazione dei regni prima della loro visita.
L’uomo si alzò e Leon si affrettò a fare le presentazioni.
“Vi presento re Tyberius del regno di Calendula, capo della Resistenza”
Sandir subito si prodigò in un inchino mentre Ilia restò indifferente.
Il re si rivolse al giovane “Le formalità non sono necessarie, ragazzo. Leon mi ha detto quello che hai passato per portare a noi la pietra, ma dimmi cosa è successo al tuo accompagnatore originario, il Maestro Bog?”
Sandir rispose, cercando di non far trapelare ciò che la menzione dell’ amico caduto gli faceva provare “È caduto per difendere la pietra dai soldati di Anthemis, affidandomi essa e la missione”
Il re parve rattristarsi “Capisco. È una grave perdita per l’ordine dei maghi e per la Resistenza”
Poi si rivolse ad Ilia, che sembrava volesse essere da tutt’altra parte.
“Per fortuna hai incontrato una persona in grado di aiutarti. Ilia, dico bene?”
La maga guardò il re senza dire niente e lui continuò sicuro “O forse dovrei dire Iliana, la maga maledetta”
Sandir si sentì sollevato, qualcuno aveva avuto la sua stessa impressione ma lui non aveva avuto il coraggio di esprimersi. Di certo lei non avrebbe fatto del male al re, o almeno così sperava.
“Vedo che qualcuno ha fatto la spia” disse Iliana guardando di traverso Leon, che di rimando fissò il pavimento.
“Vi prego di non prendervela con Leon, ha fatto solo ciò che riteneva giusto. Non capita tutti i giorni di incontrare una persona come lei. Per noi della Resistenza è un evento” si intromise il re.
“Capisco. La pietra è la portata principale ed io sono il dessert…” rispose lei “bene, appurato questo, vado a procurarmi un cambio d’abiti, non credo che mi tratterrò per molto. I miei ossequi, re Tyberius” Fece una specie di inchino e si incamminò verso l’ingresso della tenda.
Sandir si mosse per fermarla ma il re lo fermò “Non ti preoccupare, lascia che faccia ciò che vuole. Sandir, giusto? Leon mi ha detto che hai tu la pietra, posso vederla?”
“Certamente, sire” e si sfilò il pendente che portava al collo porgendolo al re che, esaminata la pietra, la ripose in uno scrigno che teneva sulla sua scrivania.
“Sei libero di andare. Immagino che anche tu voglia ripulirti e cambiarti, ma non metterci troppo. Vorrei che assistessi al discorso che terrò al tramonto alla presenza di tutti. Lo stesso vale per te, Leon” disse il re congedandoli.
I due, porgendo i loro ossequi al re, uscirono dalla sua tenda.
“Vieni con me. Ti faccio vedere dove starai questa notte. Lì potrai anche rimetterti in sesto” disse Leon a Sandir e lo condusse davanti ad una tenda modesta in cui al momento non c’era nessuno. Sandir si chiese se c’erano altri inquilini o se avrebbe passato la notte lì da solo. Sapeva che era molto probabile che se qualcuno avesse saputo cos’era o il suo nome, i possibili coinquilini della tenda avrebbero chiesto di essere trasferiti ma per il momento decise di attenersi alle istruzioni ricevute.
“All’interno troverai quello di cui hai bisogno. Dovrebbe esserci qualcosa della tua taglia. Ora devo andare, ho delle faccende da sbrigare prima del discorso. A più tardi” Leon si congedò e Sandir entrò nella tenda. All’interno c’erano dei semplici giacigli e, come aveva detto l’uomo, separata grazie ad un divisorio, c’era una tinozza dove si sarebbe potuto lavare e un panno per asciugarsi appoggiato sopra un baule che, appurò poco dopo, conteneva dei vestiti puliti.
L’acqua era fredda ma visto quello che aveva passato non poteva lamentarsi, e compiere gesti semplici e della vita quotidiana come quello gli faceva sembrare quasi di essere tornato ad una vita tranquilla, come quella che conduceva con Bog prima che i maghi della torre gli affidassero la missione della pietra, privandolo per sempre della vita che aveva.
Una volta pulito riuscì a trovare un cambio d’abiti che fosse più o meno della sua taglia e decise di uscire dalla tenda. Il sole stava calando e vide che ormai in molti nell’accampamento si erano recati nella zona centrale dove sorgeva una sorta di palco, dove il re avrebbe fatto il suo discorso, così decise di avvicinarsi anche lui.
Poco dopo praticamente tutte le persone dell’accampamento, tranne chi aveva compiti dai quali non si potevano assentare, si ritrovarono davanti al palco. Sandir riuscì a scorgere tra la folla in un angolo Leon, che risaltava per via della sua altezza; accanto a lui si trovava una giovane donna dalle vesti color crema con cui lui stava parlando. Riuscì anche a scorgere, tra gli ultimi arrivati, Iliana che si era procurata un vestito pulito ed era sempre seria come ormai era abituato a vederla.
Improvvisamente la folla, che fino ad un attimo prima era immersa in un chiacchiericcio continuo, si zittì. Re Tyberius era salito sul palco, lo scrigno contenente il frammento tra le mani, ed era pronto a rivolgersi alle persone davanti a lui.
“Grazie a tutti per esservi riuniti qui con poco preavviso. Oggi è un giorno felice per la Resistenza, una vittoria si può dire, ma lasciatemi ricordare come è cominciato tutto.
Come ben sapete, quando Sol e Umbra hanno abbandonato il nostro mondo hanno lasciato dietro di loro l’Oscurità e il Talismano.
Una parte di noi uomini e gli spiriti si schierarono dalla parte della luce mentre una parte degli uomini si schierò dalla parte di Umbra, cercando di liberare l’Oscurità dalla sua prigione. Dichiaravano che l’Oscurità fosse una degna punizione di Umbra nei confronti delle sue creazioni ma la verità che venne a galla successivamente era che volevano sfruttare il suo immenso potere a loro favore. Portavano il nome di adepti di Umbra.
La guerra che ne scaturì fu devastante, forse la più distruttiva conosciuta a noi fino ad oggi.
Ben presto l’Oscurità cominciò a risvegliarsi e con essa il Talismano. L’ultima battaglia di quella guerra portò incredibile morte e distruzione ma alla fine coloro che erano dalla parte della luce riuscirono a sigillare nuovamente l’Oscurità usando il Talismano di Sol.
Quello che accadde dopo venne considerata una punizione data da Sol stesso. Ci aveva avvertiti di quello che sarebbe potuto succedere ma, nonostante tutto eravamo stati in guerra l’uno contro l’altro, fratello contro fratello; così, dopo che il Talismano ebbe adempiuto al suo compito, la pietra che lo componeva si divise in quattro parti uguali che sparirono in quattro direzioni diverse, impossibili da trovare fino ad una futura minaccia da parte dell’Oscurità…”
Quella era la parte della storia che piaceva meno a Sandir, ed apprezzò il fatto che il re avesse omesso i particolari più odiosi, come anche il resto della sua gente.
“Così passarono secoli ma infine gli adepti di Umbra ancora una volta cominciarono a disseminare disperazione nel mondo, con l’obiettivo di liberare l’Oscurità ancora saldo in loro.
Fu allora che i frammenti del Talismano cominciarono a brillare, riattivando il loro potere.
Cominciò una corsa contro il tempo, adepti contro guardiani della luce, per impossessarsi dei frammenti: gli adepti per prevenire il sigillo sull’Oscurità, gli altri per riunirli e riformare il Talismano. Spuntarono quattro eroi, incaricati di trovare i frammenti e fermare l’Oscurità: uno spirito, un cavaliere, un Darman e una maga, della cui presenza siamo onorati qui oggi…” disse il re spostando lo sguardo su Iliana. Un brusio generale si alzò tra la folla e tutti seguirono lo sguardo del re; la maga non avrebbe avuto un attimo di pace ora che la sua identità era nota a tutti, pensò Sandir vedendo lo sguardo truce che lei rivolse al re.
Era di certo un evento straordinario per quella gente avere lì Iliana, una dei quattro eroi che avevano scacciato l’Oscurità e sconfitto gli adepti di Umbra,
Una volta che la folla si calmò il re continuò il suo discorso.
“ I quattro eroi riuscirono nel loro intento nonostante il loro viaggio fosse irto di pericoli. Il Talismano si divise ancora in quattro parti ma questa volta i pezzi rimasero nel luogo dove l’Oscurità venne sigillata. Senza il suo potere il talismano non si poteva riunire, così gli eroi decisero di affidare la custodia dei frammenti a persone che ritenevano affidabili, visto il pericolo che essi potevano ancora presentare se fossero finiti in mano agli adepti di Umbra. Erano tornati una volta, potevano farlo ancora.
Sono passati ormai mille anni da allora e l’oscurità ci minaccia nuovamente. Le guerre che stanno sconvolgendo il nostro mondo e la disperazione creatasi sono a causa di questo.
I frammenti si stanno risvegliando e oggi, grazie alle persone inviate dai maghi della Torre, il frammento in loro possesso ora si trova qui, in attesa di riunirsi alle sue altre parti. So che la nostra vittoria sembra difficile; ogni giorno le forze di Anthemis si fanno più forti e sempre più regni si stanno piegando al suo volere; molti sono rimasti senza una casa, io stesso ho perso il mio regno, ma non disperate, riusciremo a sconfiggere chi ci ha tolto tutto e a fermare l’Oscurità. La speranza è tornata” e dallo scrigno che aveva tra le mani tirò fuori il pendente  con il frammento, che brillò, rischiarando la folla.
Si alzò un grido di esultanza collettivo dalle persone lì riunite, il re era riuscito a rincuorare gli animi di tutti. Solo una persona sembrava non condividere la gioia di tutti, notò Sandir, e ovviamente si trattava di una certa maga di sua conoscenza. Vide Ilia approfittare della distrazione della gente per allontanarsi non vista ed entrare in una tenda. Per un attimo aveva avuto paura che se ne volesse andare senza preavviso ma, per fortuna, non era quello il caso.
Era certo solo di una cosa: non riusciva proprio a capirla e probabilmente non ci sarebbe mai riuscito.
 
Quando la folla si disperse Sandir decise di fare un giro per l’accampamento. I membri della Resistenza erano tornati alle loro usuali occupazioni: c’era chi stava pensando alla messa a punto di armi, chi alle riserve di cibo e stava preparando la cena per il campo, e chi stava seguendo una certa maga dappertutto. Era il caso di un gruppetto di bambini che doveva aver trovato la tenda dove Ilia si era rifugiata e aveva iniziato a seguirla ovunque. Non poteva biasimarli. In fondo erano al cospetto di una leggenda vivente e non dubitava che fra quei bambini ci fosse qualche Ilia. Dopotutto era un nome che da mille anni non passava di moda tra gli umani ed era anche il motivo per cui non si era fatto domande quando Iliana gli aveva detto di chiamarsi così. Erano in molti i genitori che volevano rendere omaggio alla maga e che speravano in un futuro brillante per i figli, dandogli un nome illustre come portafortuna.
Per quanto riguardava lui invece si accorse che ora erano in molti a guardarlo con diffidenza, mentre altri facevano finta di non averlo visto. Evidentemente quando era arrivato con Leon e Ilia ed i suoi vestiti erano ridotti male, qualcuno doveva aver notato il marchio sulla sua pelle oppure qualcuno doveva aver scoperto il suo nome, probabilmente da Leon o dal re, anche se sapeva che non avevano cattive intenzioni.
Così trovò una panca lontana da sguardi indiscreti, un posto tranquillo dove poteva godersi il tramonto da solo e ripensò al discorso del re.
Era stato un gesto accorto nei suoi confronti non parlare di tutto quello che era successo la prima volta che l’Oscurità si era risvegliata, ma inutile, visto come la maggior parte della gente trattava quelli come lui. Qui al campo almeno non cercavano di fargli del male, ma ora non poteva non ripensare all’origine della sua gente.
La verità era che durante la battaglia finale, prima della vittoria della luce, nella radura al centro del mondo dove sorgeva la pietra da cui sarebbe potuta fuoriuscire l’Oscurità, dove niente cresceva, nemmeno un filo d’erba, erano sbocciati dei fiori mai visti prima. Neri, con dei puntini luminosi come il cielo stellato e con i bordi dei petali cremisi. Una battaglia tremenda aveva avuto luogo in quella radura: uomini e spiriti dalla parte della luce, e gli adepti di Umbra ed i loro alleati dalla parte dell’oscurità. Nessuno dei due lati sembrava in grado di prevalere sull’altro ma all’improvviso la terra si era messa a tremare e subito dopo i fiori, prima chiusi, si erano aperti, rilasciando delle spore. Chiunque si trovava nella radura venne colpito dalle spore e cadde a terra, in preda a dolori insopportabili. Tutti gli spiriti colpiti dalle spore morirono pochi istanti dopo, per quanto riguardava gli uomini invece, alcuni di loro ebbero la stessa sorte degli spiriti mentre altri, dopo il dolore iniziale, vennero colti da violenti spasmi. I loro corpi cominciarono a cambiare, a mutare: chi non era stato colpito dalle spore si trovò davanti non più i propri compagni, ma delle belve simili ad animali, ma più grandi, o per meglio dire, forme aberranti degli animali a cui erano abituati. Quelle belve cominciarono ad attaccare indiscriminatamente chiunque si trovava nelle loro vicinanze fino a che qualcuno non riuscì a porre il Talismano sulla roccia e fermare l’ascesa dell’Oscurità.
Subito le belve tornarono ad essere uomini ma non sarebbero più stati quelli che erano un tempo: sui loro corpi ora c’era un marchio indelebile, un fiore, come quelli che li avevano resi ciò che erano. Quei fiori vennero etichettati come fiori di Umbra e considerati come un’ulteriore punizione, oltre alla rottura del Talismano.
Gli uomini maledetti assunsero quindi la capacità di trasformarsi ognuno in un differente animale, o per meglio dire una creatura con sembianze di un animale ma decisamente più grossa e spaventosa, e ,per via di quello che era successo, nessuno si fidò più di loro. Avevano tutti paura che potessero perdere nuovamente il controllo. I compagni di battaglia, prima loro amici, gli voltarono le spalle e così loro si isolarono dando vita ad una popolazione nomade. Non si sentivano più come gli altri uomini ma non erano neanche completamente diversi da loro, così decisero di assumere un nome tutto loro: i Darman, gli uomini maledetti.
Ancora oggi chi nasceva da un Darman era un Darman a sua volta, non c’era scampo alla maledizione. Ma Sandir era diverso: tra la sua gente si assumeva la capacità di mutare quando si era bambini e si scopriva allora quale fosse la propria forma animale e, a seconda delle caratteristiche possedute, si otteneva un nome.
C’erano però casi come il suo in cui si era troppo deboli per sopravvivere al primo cambiamento. Quelli come lui venivano definiti sandir, senza nome, e abbandonati al loro destino. Per qualche motivo i suoi genitori, forse per pietà, lo avevano abbandonato davanti alla Torre dei maghi, dove Bog lo aveva trovato e in qualche modo era riuscito a sopravvivere. Era l’unico senza nome rimasto in vita: in passato c’erano già stati dei tentativi per salvare la vita dei bambini come lui, ma nessuno con esito positivo.
Lui era un Darman, ma allo stesso tempo non lo era. Un abominio per la sua gente, vista la sua incapacità di essere come gli altri;  e neanche un uomo normale, con il marchio sulla pelle a ricordargli ogni momento della sua esistenza ciò che era.
Seduto su quella panca era talmente perso a rivivere il suo passato che non si accorse di una bambina dalla pelle chiarissima, tratti delicati e capelli e occhi neri che si era avvicinata a lui.
“Scusa, tu sei un Darman vero?” chiese la piccola, facendolo sobbalzare.
Lei fece un passo indietro sorpresa dalla sua reazione e Sandir si affrettò a risponderle cercando di non spaventarla.
“Sì, lo sono”
“Ti chiami Sandir, giusto? Ho sentito qualcuno chiamarti così” disse lei. Quindi il suo nome era già di dominio pubblico.
“Già” si ritrovò a rispondere, ormai certo che tutti sapessero ciò che era.
La bambina, ritrovata la fiducia, gli sorrise.
“La mia mamma mi ha detto che se un Darman ha quel nome non è pericoloso, quindi non devo aver paura…” fece una pausa ed era in evidente imbarazzo, così Sandir le chiese
“Volevi qualcosa da me?”
“Ecco…, veramente mi chiedevo se potevo vedere il marchio sulla tua pelle. È vero che è un fiore?” chiese ardita lei.
Sandir non aveva mai ricevuto una richiesta simile e mai se la sarebbe aspettata, ma decise comunque di accontentarla, almeno lei non lo trattava con diffidenza come tutti gli altri.
Slacciò i lacci della sua camicia e la bambina si avvicinò a lui per vedere il marchio.
Lei guardò con estremo interesse il marchio a forma di fiore sulla sua pelle ma non si limitò solo a quello, addirittura tese la manina fino a toccare il marchio. Nessuno lo aveva mai fatto prima e questo lo sorprese al punto da farlo sobbalzare. Vedendo che era a disagio la piccola indietreggiò ma prima di allontanarsi gli disse “ Lo sai, anche se tutti dicono che è qualcosa di cattivo, è veramente bello” e se ne andò.
Era la prima volta che qualcuno definiva il marchio che aveva sulla pelle in quel modo. Era stato uno strano incontro ma nonostante tutto ora non era più triste come prima e tutto grazie a quella bambina di cui non sapeva neanche il nome.
 
 
 
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: lost in books