FRATELLI
La grande guerra svoltasi nell’anno 1999 tra angeli e demoni era ormai terminata. Decretare la vittoria dei demoni sarebbe stato errato, perché effettivamente era stata una guerra che aveva come scopo quello di sconfiggere gli spietati assassini che si erano posti sul trono del cielo. Angeli e demoni si erano coalizzati per scacciare Sevoftarta e Rosiel dal cielo e ne erano usciti vittoriosi. Nonostante questo, però, cielo e inferi erano stati distrutti durante la guerra ed i pochi sopravvissuti s’impegnavano nella ricostruzione dei loro mondi. Tra angeli e demoni vennero stipulati patti di alleanza, secondo i quali avrebbero smesso di attaccarsi. Ed insieme avrebbero collaborato per annientare coloro che non si fossero attenuti ai patti. La Tana era il posto ridotto peggio e Cry, come principessa e sovrana, aveva il dovere di sorvegliare i lavori svolti per la sua ricostruzione. Al termine della guerra Setsuna e Sara, desiderosi di un periodo di pace senza dover affrontare le accuse della gente si erano recati assieme a Cry alla Tana e trascorrevano le loro giornate aiutando i pochi demoni sopravvissuti a ricostruire la loro terra. Nonostante il grande amore che continuava a provare per Setsuna, Cry era stata felice di accogliere anche Sara. Subito avevano stretto amicizia ed alla principessa era risultato impossibile odiare la ragazza. Cry ricordava perfettamente come si erano svolti i fatti quando Setsuna le aveva chiesto il permesso di fermarsi da loro e le aveva presentato Sara. La ragazza aveva sorriso e si era avvicinata a Cry con la mano protesa in avanti.
“Io e lei ci siamo già conosciute,
quando ancora doveva accadere il peggio. Prima ancora che Sara Mudo morisse per
la prima volta. Però allora ignoravo il tuo nome. Ed anche se ora lo so, è solo
perché l’ho sentito pronunciare da Setsuna. Quindi ora vorrei ricominciare da
capo con le presentazioni. Io sono Sara Mudo. Piacere.”
Cry aveva subito avuto uno slancio
di simpatia verso quella ragazza. Aveva dovuto affrontare prove orribili, come
tutti loro. E quando una qualsiasi altra persona avrebbe desiderato
esclusivamente passare del tempo con la persona amata, lei aveva preferito
fermarsi a parlare con lei e a farsi presentare gli altri demoni. La
principessa aveva stretto la mano di Sara e aveva ricambiato il sorriso.
“Io sono Cry, la quattordicesima
principessa della famiglia reale di Gehenna. L’erede al trono di questa terra
devastata. Sono felice di rivederti sana e salva, Sara.”
“Ti ringrazio. Anch’io sono felice
che tu ti sia salvata. E sono anche convinta che diverremo ottime amiche!”
E così, sotto lo sguardo incredulo
di Setsuna, che aveva temuto una lite furibonda tra le due, si erano
allontanate in direzione delle rovine del castello chiacchierando
amichevolmente.
Così come aveva previsto Sara tra
loro era nata una salda amicizia e Cry era felice di vedere lei e Setsuna
finalmente sereni. I sentimenti che provava verso di lui non si erano ancora
spenti, ma durante la guerra era molto maturata e riusciva ad accettare la
realtà senza soffrirne troppo. Così alla Tana i giorni si susseguivano
tranquilli, senza particolari problemi. Ognuno si dedicava anima e corpo alla
ricostruzione del casello, innanzitutto, e successivamente dei villaggi. Si era
data priorità al castello, perché avrebbe ospitato tutti i sopravvissuti fino a
quando non avessero avuto una casa. Quel giorno, come al solito, Cry stava
dando udienza ai vari demoni che si recavano a chiederle consigli e
approvazioni per le opere di ricostruzione. Tra tutti coloro che non erano
morti durante la guerra, Noise era il demone più vicino, in senso affettivo,
alla principessa. Così Cry l’aveva nominata suo consigliere e braccio destro.
Questo compito le comportava moltissimi impegni, quindi non poteva stare spesso
vicino a lei. Setsuna si dedicava ai lavori manuali ed era benvoluto da tutti.
Anche Sara era molto apprezzata dai demoni. Si occupava della medicazione dei
feriti e dei più bisognosi. Inoltre si prendeva cura dei bambini rimasti orfani
e di quelli che rimanevano soli mentre i genitori lavoravano. Nessuno dei suoi
tre migliori amici poteva starle accanto molto spesso e Cry cominciava a
sentirsi piuttosto sola. Sentiva la mancanza di qualcosa di fondamentale. Si
sentiva quasi…incompleta. Come se dentro di lei mancasse una parte della sua
anima. Per schiarirsi un po’ le idee, terminate le udienze decise di fare un
giretto e di andare a vedere come se la cavavano i suoi amici. La sala
destinata alle udienze si trovava al piano inferiore del castello, ossia la parte
meno danneggiata. Allo stesso piano si trovava anche la zona dedicata al
divertimento dei bambini. Mentre camminava per il corridoio, Cry udì un vociare
di bambini proveniente dal giardino interno del castello. Uscendo scorse Sara
in mezzo ad una ventina circa di bambini che correvano, saltavano, gridavano e
ridevano. La ragazza cercava di tenerli calmi per farli giocare tutti insieme.
Cry si avvicinò a loro sorridendo. Scorgendola, Sara fece un gran sorriso nella
sua direzione, si alzò e cercò di attirare l’attenzione dei bambini.
“Bambini! Smettetela di fare
baccano e guardate chi è venuto a trovarci. La principessa Cry in persona!”
I bambini smisero di saltare da
tutte le parti e si voltarono a fissare Cry. Immediatamente dopo le corsero
tutti intorno, gridando senza sosta:
“La principessa Cry! La
principessa Cry!”
Anche lei li fece giocare un po’,
poi, quando finalmente si furono calmati un po’ e si furono messi a disegnare,
si sedette su una panchina al fianco di Sara.
“Certo che devi averne di pazienza
e di energia, per occuparti di queste pesti ogni giorno!”
“Ah ah! Hai ragione, è un po’ faticoso. Però, in fondo, ti confesso che mi
diverto anch’io. Fin da piccola ho sempre desiderato di fare un lavoro come
questo, una volta cresciuta. Nel mondo degli uomini, l’Assiah, come lo chiamate
voi, non ne avrò la possibilità, quindi mi conviene farlo qui, finché posso.”
“Perché non potrai farlo?”
“Perché ho interrotto gli studi e
per fare la maestra bisogna avere per lo meno il diploma. Però non rimpiango la
scelta che ho fatto. Se non avessi seguito Setsuna, avrei dovuto sposarmi con
un giovane imprenditore di buona famiglia e non avrei comunque potuto fare
questo lavoro. Inoltre, grazie a tutto ciò che è accaduto, ho avuto la
possibilità di conoscere tanti nuovi amici. Michael, Raphael, Uriel, Rasiel…e
ovviamente anche te. Ne sono davvero felice.”
“Già…fortunatamente questa
orribile guerra non ha portato solo distruzione e disperazione. In fondo, ora
angeli e demoni possono coesistere senza farsi la guerra. E, incredibilmente,
angeli, demoni ed umani si sono uniti per combattere le ingiustizie. E poi,
grazie a questa guerra, abbiamo fatto tante nuove conoscenze!”
Sara fissò Cry mentre parlava. La
principessa sembrava sincera, ma dalla sua espressione si capiva che in realtà
portava dentro di sé un’amarezza ed una frustrazione immense. La ragazza posò
una mano sulla spalla della diavoletta. Poi le fece un sorriso, un sorriso
immensamente triste, tanto che Cry temette che scoppiasse a piangere da un
momento all’altro.
“Cry…io posso parlare così perché,
anche se ho vissuto esperienze terribili, non ho perso persone che mi stavano
accanto da molto. L’unica persona che conoscevo da anni era Setsuna e lui ora è
qui con me. Ma tu, non solo hai perso gran parte degli abitanti del tuo regno,
ma anche i tuoi migliori amici. Io non so nulla di cosa sia successo mentre
Setsuna si trovava qui. Però ho capito che hai visto morire anche la persona
che ti era rimasta vicina in tutti questi anni. Che era sempre stata al tuo fianco.
E’ naturale che tu non possa trovare nulla di positivo in questa guerra.”
Cry sussultò. Da quando era
accaduto, si era sforzata di pensare il meno possibile ad Arakune ed a Voice.
Non poteva ancora credere che fosse stato proprio suo cugino ad uccidere il
giovane vampiro. Anche Voice e sua sorella Noise le erano rimasti vicini fin da
quando li aveva incontrati, parecchi anni prima. E sapeva che Voice nutriva dei
sentimenti speciali per lei. Aveva fatto di tutto per aiutarla e lei gliene era
immensamente grata. Quindi il pensiero che a ucciderlo fosse stata proprio la
persona più preziosa per lei era inconcepibile. Arakune…o qualunque fosse stato
il suo vero nome…era stato sempre al suo fianco. L’aveva consolata quando si
sentiva triste, aveva riso con lei quando era felice, si era arrabbiato con chi
la faceva arrabbiare. Con lui aveva condiviso tutti i migliori momenti della
sua vita. Con Arakune al suo fianco, Cry sentiva di poter andare in qualunque
luogo, di poter affrontare qualsiasi nemico. Eppure, alla fine aveva scoperto
che lui l’aveva tradita. L’aveva venduta al Re degli Inferi, aveva ucciso
Voice, aveva tentato di eliminare Setsuna. Ancora non riusciva a comprendere
totalmente la ragione del suo odio nei suoi confronti. Dal suo racconto aveva compreso
che in realtà non era suo cugino, bensì suo fratello maggiore. Il terzo
principe della famiglia reale. Sacrificato affinché lei potesse un giorno
regnare. Cry aveva sempre voluto molto bene a suo padre e gli portava un enorme
rispetto. Ma quando aveva scoperto cosa aveva fatto ad Arakune aveva provato
solo disprezzo per quell’uomo. E si era vergognata di essere sua figlia. Lei
avrebbe ceduto più che volentieri il suo posto ad Arakune. Avrebbe dato
qualsiasi cosa pur che restasse al suo fianco per tutta la vita. E invece lui
era morto per salvarla. Tutto l’odio coltivato per anni era svanito, cancellato
dall’amore che era nato nel suo cuore.
Una lacrima le scivolò sulla
guancia. Seguita da un’altra e da un’altra ancora. Un fiume di lacrime cominciò
a sgorgarle dagli occhi. Fortunatamente i bambini erano tutti presi dai loro
disegni e non ci fecero caso. Cry poggiò il volto sulla spalla di Sara e
cominciò a singhiozzare silenziosamente, senza riuscire a fermarsi. La ragazza,
dopo un primo istante di stupore, comprese la situazione. Abbracciò l’amica e
iniziò a consolarla, sussurrandole dolcemente.
“Sfogati pure, Cry. Ti farà bene.
Hai passato troppo tempo a comportarti da principessa. Ora comportati da
ragazza. Hai tutto il diritto di piangere finché vuoi. Sono sicura che dopo ti
sentirai meglio.”
“I- io…io gli volevo moltissimo
bene! Se me l’avesse chiesto non avrei esitato a dargli l’orecchino, il
trono…gli avrei dato anche la mia vita, se solo me l’avesse chiesto! Eppure ha
voluto sacrificarsi per me. Nonostante avesse avuto tutte le ragioni per
odiarmi e volermi morta! Arakune era tutto per me! Era il mio migliore amico,
la mia famiglia, il mio consigliere…ormai davo per scontata la sua presenza al
mio fianco. Ed ora che non c’è più mi sembra di impazzire, non riesco a fare
nulla. Ma ciò che più mi fa stare male è che è morto senza che io abbia avuto
la possibilità di chiedergli perdono. Per ciò che nostro padre gli aveva fatto
passare, per ciò che IO gli avevo fatto passare! E’ morto pensando che gli portassi
rancore per avermi tradita. Ed invece non è affatto vero!”
Sara continuava a tenerla tra le
braccia e ad accarezzarle la testa.
“Io non so tutta la storia. Ma
sono convinta che lui ti conoscesse più di chiunque altro. E che sapesse che tu
sei più persona da sentirsi in colpa piuttosto che da portare rancore.”
“No, non è possibile. Come poteva
pensare a me con dolcezza dopo tutto ciò che gli ho provocato?”
Per un po’ rimasero in silenzio.
Non conoscendo la situazione, Sara non era in grado di consolare la
principessa. L’unica cosa che poteva fare per aiutarla era spronarla a
sfogarsi. La ragazza vide che un paio delle donne che si occupavano dei bambini
assieme a lei si stavano avvicinando. Fece loro cenno di occuparsi dei bambini
e le due li portarono dentro. Quando le due amiche furono rimaste sole, disse:
“Ascolta. Perché non provi a
raccontarmi tutta la storia fin dal principio? Sono convinta che parlarne ti
aiuterà a mettere un po’ d’ordine nei tuoi sentimenti. Inoltre, conoscendo i
fatti potrei provare a darti dei consigli, non credi?”
Cry si calmò un po’. Poi iniziò a
raccontare a Sara tutto quanto. Del fatto che colui che aveva creduto suo
cugino era in realtà suo fratello e che per tutti quegli anni gli era stato
vicino perché desiderava impossessarsi del titolo di Dragon Master e ottenere
il potere di controllare i draghi divini. E che, alla fine, dopo averla tradita
ed aver ucciso un suo carissimo amico, si era suicidato per permetterle di
continuare a vivere.
“Se non fosse stata sacrificata un’ultima
vergine, l’intera struttura dell’inferno sarebbe crollata e tutti saremmo
morti. Io ero pronta a buttarmi, ma lui mi ha fermato, buttandosi a sua volta
nel foro sacrificale. Prima di morire mi ha detto parole allo stesso tempo dure
e dolcissime. Ha detto che la sua era stata tutta una recita, che non era mio
cugino. Che aveva finto di amarmi solo per prendere il mio posto. Ma poi ha
anche detto che a volte era giunto a mentire a se stesso, sperando che si fosse
trattato solo di un incubo. Nel momento in cui si è gettato, ho avvertito nella
mia mente le sue ultime parole. Le sue ultime parole sono state…per me. Ha…ha
detto…che desiderava essere davvero mio cugino. E mi ha raccomandato di far
innamorare un uomo che si prendesse cura di me al posto suo. E di farlo
disperare…come lui…anche se non è nella mia indole…e poi, nella mia mente e
nella sua…c’è stato solo il silenzio.”
Sara rimase per un po’ in
silenzio, mentre continuava ad accarezzare con dolcezza i capelli di Cry. Poi,
quando stava per aprire nuovamente bocca, arrivò Setsuna. Scorgendolo in
lontananza, la ragazza si affretto ad asciugare le lacrime della diavoletta.
“Ehilà, Sara, Cry! Che fate qui,
oziate?”
“Come ti permetti, Setsuna?!”
“Scusa, scusa!”
Quando fu più vicino, il ragazzo
si rese conto che Cry non stava bene. Guardò Sara con aria preoccupata, ma lei
scosse la testa, per fargli capire che non era il caso di parlarne.
“Ehi, Cry! Oggi hai finito presto
con il lavoro! Che ne dici di mangiare tutti insieme, allora? Sono convinto che
anche Noise ne sarà felice!”
La giovane principessa cercò di
scuotersi un po’. Effettivamente ora si sentiva un po’ meglio.
“Certo, mi sembra un’ottima idea!
Ora però devo finire di sbrigare un paio di faccende. Ci vediamo più tardi, ok?
Pensateci voi ad avvertire Noise!”
Detto questo corse via, facendo un
cenno di ringraziamento in direzione di Sara.
“Che cosa le è successo? Aveva
tutti gli occhi gonfi, sembrava aver pianto parecchio.”
“Ne parliamo dopo, ok? Ora andiamo
a chiamare Noise. Stasera Cry ha bisogno di avere accanto più amici possibili.”
“Va bene.”
Così quella sera mangiarono tutti
e quattro assieme, divertendosi molto. Però tutti si accorsero che l’allegria
della principessa era finta. Si sforzava di mostrarsi sorridente, ma non
riusciva a ingannarli. Comunque nessuno disse niente, per non farla stare
peggio. Quella sera, quando si furono ritirati nella loro camera, Sara e
Setsuna parlarono un po’ della cena. Poi Setsuna disse:
“Il motivo per cui era triste
stasera è lo stesso per cui ha pianto oggi pomeriggio, vero?”
Sara annuì. Era tutto il giorno
che continuava a rimuginare sulle parole di Cry. Nel racconto che lei le aveva
fatto c’era qualcosa che non le tornava, ma non capiva cosa.
“Senti, Setsuna…”
“Dimmi.”
“Potresti parlarmi un po’ di
Arakune, il cugino di Cry?”
Setsuna si stupì molto per quella
domanda. Quando si erano stabiliti alla Tana, Sara gli aveva chiesto che fine
avesse fatto il demone che era sulla Terra con Cry e lui le aveva detto solo
che era morto. Lei non aveva voluto sapere altro e la storia si era conclusa
lì.
“Perché vuoi sapere di Arakune? E’
per questo che oggi Cry è così giù?”
“Sì, in parte. Dai, parlami un po’
di lui!”
Così Setsuna raccontò a Sara tutto
ciò che sapeva del defunto demone. Disse che, al momento della sua morte, aveva
avvertito quanto forti e profondi fossero in realtà i sentimenti che lo
legavano a Cry. Si era convinto che in realtà lui volesse moltissimo bene alla
sorella, come aveva sempre dimostrato. E che in quel momento, in cui gli era
sembrato di entrare per un istante nel cuore di Arakune, aveva avvertito una
sensazione familiare. Però non avrebbe saputo spiegare di cosa si trattasse.
Ascoltando quelle parole improvvisamente Sara si illuminò con un sorriso.
Finalmente le era chiaro ciò che prima non le tornava. L’indomani avrebbe
dovuto assolutamente parlarne con Cry. Forse sarebbe stato doloroso per la
giovane principessa, ma l’avrebbe aiutata a far ordine nei suoi sentimenti.
Quindi chiuse gli occhi e si addormentò abbracciata a Setsuna, quel fratello che
amava così tanto.
Per i successivi cinque giorni a
Sara fu impossibile parlare con Cry di Arakune. Entrambe erano molto impegnate
e gli unici istanti in cui si vedevano erano circondate da moltissime altre
persone. Finalmente, un giorno, Sara riuscì a scorgere Cry sola nella sala
delle udienze. Bussò alla porta ed entrò. Vedendo di chi si trattava, Cry si
alzò in piedi e le andò incontro sorridendole.
“Sara! Che ci fai qui? Sembrano
secoli che non ci vediamo!”
“Già, nell’ultima settimana non ci
siamo praticamente viste. E dire che viviamo nello stesso castello!”
“Sì. Come mai sei qui? Hai bisogno
di qualcosa o è solo una visita di cortesia?”
“Diciamo entrambe. Avevo voglia di
vederti e sono passata di qua. Piuttosto…avrei bisogno di parlarti un po’ in privato.
Più tardi sei libera?”
“In privato? E’ forse successo
qualcosa?”
“No, non preoccuparti. Va tutto bene. Però devo parlarti.”
“Capisco…beh, oggi pomeriggio devo
incontrare alcune persone, però…stasera sono libera. Possiamo cenare insieme e
poi parlare. Ti va bene?”
“Perfetto. Però è importante che non ci sia nessun altro. Dobbiamo riuscire a
parlare faccia a faccia.”
“Certo, sta tranquilla. Allora, a
più tardi.”
“Sì, a più tardi.”
Così uscì e tornò ai suoi impegni.
Avvisò Setsuna che quella sera avrebbe cenato con Cry e che lui avrebbe dovuto
arrangiarsi e poi si occupò dei bambini.
Quando bussò alla porta della
stanza di Cry, Sara stava rimuginando su ciò che le doveva dire. Non sarebbe
stato facile e la principessa avrebbe anche potuto offendersi. Però era
necessario farle sapere ciò che aveva intuito dal racconto di Setsuna.
Inizialmente Cry si sarebbe sentita confusa e forse anche un po’ spaventata.
Però a lungo andare avrebbe compreso e sarebbe stata meglio. Il diavoletto le
aprì la porta e la fece accomodare. Mangiarono chiacchierando del più e del
meno e Sara notò che era più rilassata di sei giorni prima. Un po’ le
dispiaceva farle tornare in mente quei tristi ricordi, ma era necessario.
Terminata la cena rimasero sedute al tavolo a parlare.
“Beh, abbiamo parlato di un sacco
di cose, stasera, ma penso che tu non abbia ancora tirato fuori l’argomento per
cui sei venuta, vero?”
“E’ così. Volevo aspettare che la
cena fosse finita. Prima di cominciare, Cry, voglio che tu sappia che l’ultima
cosa che desidero è farti stare male. Ciò che sto per dirti potrebbe farti
arrabbiare, ma cerca di capire che lo faccio solo per il tuo bene. Perché mi
sono molto affezionata a te e ti considero una mia ottima amica.”
“Mi stai spaventando, Sara. Di
cosa si tratta?”
“Si tratta del discorso che
abbiamo cominciato sei giorni fa.”
Cry ebbe un lieve sussulto. Si
rabbuiò un po’.
“Sì…quando mi hai detto che
dovevamo parlarne in privato ho immaginato che si trattasse di questo. E,
effettivamente, non abbiamo mai finito quella conversazione. Dimmi pure, Sara.
E non preoccuparti per me.”
“Bene. Vedi, l’altro giorno,
quando mi hai raccontato tutta la storia, ho capito che Arakune in realtà ti
aveva voluto molto bene. Se inizialmente aveva accettato di stare al tuo fianco
solo per potersi vendicare, dopo aver passato molto tempo con te aveva finito
con l’affezionarsi. Però non aveva potuto tirarsi indietro, in quanto era
legata a quei demoni da un giuramento. Però, alla fine, ha comunque sacrificato
la sua vita perché ha compreso che i sentimenti che provava per te erano più
forti di qualsiasi giuramento o desiderio di vendetta. Quindi mi era abbastanza
chiaro che in realtà ti volesse moltissimo bene. Però, anche se avevo capito
questo, c’era qualcosa che non mi tornava. Un particolare che mi sfuggiva, ma
non riuscivo a capire di cosa si trattasse. Allora quella sera ho chiesto a
Setsuna di dirmi tutto ciò che sapeva su tuo cugino. E alla fine del racconto
ho compreso anche l’ultima cosa che mi sfuggiva.”
“E di cosa si trattava?”
“Beh, Setsuna mi ha detto che
mentre Arakune si buttava, per un istante era come entrato nella sua mente, nel
suo cuore, ed aveva avvertito i sentimenti che provava per te. Ed ha anche
detto che quella era una sensazione familiare.”
“Un giorno Setsuna mi disse che mi
voleva bene come ad una sorellina. Probabilmente era per questo, dato che
Arakune era mio fratello, in realtà.”
“No. Se si fosse trattato di
questo, l’avrebbe capito. Invece non ci è riuscito. Ad ogni modo è stato
proprio questo particolare a farmi capire cosa mi sfuggiva. Questo particolare
assieme alle ultime parole di Arakune.”
“Le ultime parole?”
“Esatto. Se non ricordo male,
prima di morire ti ha detto che avresti dovuto far innamorare di te un uomo che
ti potesse proteggere al suo posto, vero? E di farlo soffrire come lui.”
“Sì. Il senso delle sue parole non
l’ho mai capito del tutto, però era una cosa del genere.”
“Già…sono convinta che l’abbia
fatto apposta. Ha voluto rivelare i suoi sentimenti, ma senza scoprirsi troppo.
E’ stato molto astuto, non c’è che dire.”
“Scusa, ma di cosa stai parlando?
I suoi sentimenti? Che sentimenti?”
“I sentimenti che provava per te. Insomma, anche tu avevi capito che in realtà
ti voleva bene, no?”
“Sì, però ho sempre cercato di non illudermi. Temevo che, credendo al suo
affetto per me, avrei finito con l’essere ingannata un’altra volta. Se poi
qualcuno mi avesse detto che in realtà non mi voleva bene, avrei sofferto
troppo.”
“Però c’è una cosa che tu non hai
capito. Ed è la natura dei suoi sentimenti.”
Cry fissò Sara con occhi sorpresi.
“La natura…dei suoi sentimenti?
Che intendi dire, Sara? Non capisco.”
“Anche prima tu hai detto di aver
capito che lui ti voleva bene come un fratello o un cugino, giusto?”
“Sì, esatto. A dire il vero mi
sono chiesta a lungo se lui si sentisse legato a me come fratello o cugino.
Però, dopo un po’, questo ha smesso di avere importanza. Perché fratello o
cugino che fosse, non toglie che io lo considerassi la persona più importante,
per me.”
“Certo, il tuo ragionamento è
giusto. Però…io sono convinta che lui non provasse nessuno dei due tipi
d’affetto che hai detto. Credo che, anche se a lungo ti ha considerata solo una
sorellina o una cugina, nell’ultimo periodo avesse cominciato a vederti sotto
un nuovo aspetto. Cry, tu pensi che Arakune fosse un uomo o una donna?”
Questa domanda colse di sorpresa
Cry. Anche lei se l’era posta, milioni di volte, da quando era morto.
“Non lo so. Un tempo, quando
eravamo sempre insieme, lo consideravo una donna. Parlavo sempre di lui al
femminile. Eppure, da quando è morto, non so perché ma mi è sempre risultato
naturale parlarne al maschile. Forse perché ho scoperto che in realtà era un
semplice uomo, e non una donna nel corpo di un uomo.”
“Uhm…io sono convinta che in
realtà fosse un uomo e che si vestisse da donna sì perché gli piaceva, ma
soprattutto per nasconderti. E poi, come donna, ti capiva meglio e poteva
starti più vicino, non credi?”
“Sì, penso che tu abbia ragione. Però cosa c’entra questo con la vera natura
dei suoi sentimenti?”
Per un po’ Sara rimase in
silenzio, senza rispondere alla domanda postale. Si alzò dalla sedia e cominciò
a camminare nervosamente per la stanza. Quella era la cosa più difficile da
dirle. Non sapeva come Cry avrebbe reagito e questo la spaventava. Poi si
decise. Si voltò verso Cry, le si avvicinò e la fissò negli occhi. Con voce
titubante disse:
“Cry. Ti prego, non prendertela
per ciò che ti sto per dire. E’ vero, si tratta solo di una mia supposizione,
non ho prove di ciò che sto per dirti, però sono fermamente convinta che si
tratti del vero. E posso affermarlo perché anch’io sono stata nella stessa
situazione. Quindi ti scongiuro di non odiarmi.”
“Sara, ma di che diavolo parli?
Perché mai dovrei odiarti solo per una supposizione che stai per fare su un
defunto? Hai già detto che secondo te mi voleva bene. L’unica cosa che potrebbe
farmi stare male è sentirti dire che in realtà mi odiava. Ma non credo proprio
si tratti di questo. Quindi dimmi tranquillamente, senza alcun timore, qual è
questa tua supposizione.”
“Va bene. E’ solo che io ho avuto
molta paura, quando mi è capitato, e non voglio che ti capiti lo stesso. Le sue
parole…quelle finali…aggiunte alla strana sensazione di familiarità provata da
Setsuna…mi hanno suggerito che…magari…Arakune poteva provare un sentimento che
andava al di là dell’affetto fraterno o familiare.”
Man mano che Sara proseguiva il
discorso, Cry sgranava sempre più gli occhi. Quando Sara pronunciò le parole
finali, ossia la sua convinzione, la principessa trattenne il respiro.
“Cry, io sono convinta che
Arakune, in realtà, fosse innamorato di te. Non ti considerava più né una
sorella né una cugina. Lui ti amava come si ama una donna.”
Il silenzio piombò nella stanza.
Un silenzio assoluto, innaturale. Sara non aveva il coraggio di fiatare, mentre
Cry sembrava quasi paralizzata. Fissava il vuoto intorno a sé. Per qualche
minuto la situazione rimase invariata. Sara si sedette sulla sedia, incapace di
continuare a fissare l’amica in quello stato. Poi, dopo un po’, Cry sembrò
riprendersi. Lentamente si alzò dalla sedia e si diresse nella stanza attigua,
dove si trovava la zona da notte. Vicino al letto c’era un piccolo comodino. La
diavoletta aprì un cassetto e ne estrasse una foto. Ritraeva Arakune che
l’abbracciava ridendo. Anche lei stava ridendo, con le guance leggermente
arrossate per l’imbarazzo. Inizialmente era stato sempre così. Il fatto che ad
abbracciarla ed a coccolarla fosse un uomo, anche se suo cugino, la
imbarazzava. Ma ben presto ci aveva fatto l’abitudine e considerava Arakune una
donna a tutti gli effetti. Eppure, da quel giorno, non era più riuscita a
parlare di lui al femminile. Anche sforzandosi, riusciva a vederlo solo come
uomo. Era possibile che avesse provato davvero quei sentimenti? Le sembrava
impossibile. Arakune…la sua migliore amica e cugina…che appena vedeva un uomo
che le interessava ci provava…che si preoccupava se le sue calze avevano una
smagliatura…che le diceva di essere un po’ più femminile, che avrebbe dovuto
sfruttare il corpo che aveva. Cry posò nuovamente la fotografia all’interno del
cassetto. Poi, dopo un istante di indecisione, la estrasse nuovamente e la
poggiò sopra al comodino. Un tempo era quello il suo posto. L’aveva nascosta
dopo la morte, per non essere costretta a ricordare quei terribili istanti. Gli
istanti in cui Arakune l’aveva attaccata. Le prime volte che guardava quella
foto, dopo la sua morte, il volto sorridente ritrattovi si sovrapponeva al
volto che Arakune aveva mentre le raccontava del suo terribile passato. Uno
sguardo gelido si sovrapponeva ad uno sguardo sorridente ed affettuoso. Era
impensabile che entrambi gli sguardi fossero rivolti alla stessa persona. Lei.
Guardò nella direzione di Sara. La ragazza era rimasta immobile sulla sedia.
Non si era nemmeno voltata a guardarla. Probabilmente si sentiva in colpa per
ciò che le aveva detto. Temeva di averla ferita. No, non doveva dimostrare di
essere rimasta shockata, altrimenti Sara ci sarebbe stata male. Si avvicinò a
lei e le posò una mano sulla spalla, sorridendo. Un sorriso molto tirato, Sara
lo notò immediatamente.
“Ti ringrazio. Per avermi detto
tutto questo.”
“Cry…ovviamente le mie sono solo
delle supposizioni. Potrebbe non essere assolutamente così. E, dato che lui è
morto, non potremo mai sapere la verità. Comunque di almeno una cosa sono
sicura. Lui non ti odiava. Al contrario, ti amava moltissimo. Non so se come
fratello, come cugino, come amico o come amante, ma comunque ti amava. Non
dubitarne e non dimenticartene mai.”
“Sì, lo so. Comunque grazie. Ora
mi sento un po’ meglio.”
“Ne sei sicura?”
“Certamente. Dai, non
preoccuparti. Allora, vuoi bere qualcosa?”
Sara non rispose alla domanda.
Continuava a tenere gli occhi fissi sull’amica, che cercava in tutti i modi di
mostrarsi serena e disinvolta. Ma in realtà si capiva benissimo che era rimasta
sconvolta da ciò che aveva sentito. Si rese conto che la principessa aveva
bisogno di rimanere sola. A riflettere ed a ricordare. Si alzò in piedi.
“No, ti ringrazio. Sono parecchio
stanca quindi, se non ti dispiace, vorrei andare in camera mia a dormire.”
“Oh, capisco. Certo, va pure. In
fondo, qui tutti dobbiamo lavorare molto sodo dalla mattina alla sera, senza un
attimo di tregua. E’ giusto che tu vada a riposare. Allora, ti ringrazio per la
bella serata e per la chiacchierata.”
“Grazie a te per la cena.
Buonanotte, Cry. Ci vediamo domani.”
“Sì, certo.”
Sara aprì la porta e fece per
uscire. Si bloccò un istante prima di andarsene.
“Scusa se ciò che ti ho detto ti
fa soffrire. Ma io sono convinta che fosse giusto dirtelo. Sia per te che per
lui. E’ brutto che una persona muoia senza poter rivelare ad un’altra che
l’amava. E’ la cosa più triste che io possa immaginare…”
E così dicendo si chiuse la porta
alle spalle e se ne andò verso la camera che divideva con Setsuna.
Cry, rimasta sola, si buttò di
peso sul letto. Incrociò le braccia dietro alla nuca e prese a fissare il
soffitto. Ripensava alle ultime parole di Sara. Aveva ragione. Morire senza che
i propri cari sappiano ciò che si provava per loro dev’essere terribile. Una
cosa ingiusta. Però è anche peggio morire senza sapere quanto chi ti stava
vicino ti amava. Cry aveva sempre voluto un mondo di bene ad Arakune. Eppure,
ripensandoci, si rese conto che glielo aveva detto pochissime volte. Forse una
o due volte in tutta la sua vita. Voltò la testa verso il comodino e rimase a
fissare la foto. In quel momento le venivano in mente solo bei ricordi. Tutte
le volte che Arakune l’aveva abbracciata per consolarla o per sostenerla…quando
si era battuto contro decine di demoni che non volevano accettarla come
sovrana…quando l’aveva aiutata in battaglia, salvandola in più occasioni…piano
piano l’immagine della foto iniziò a svanire dietro ad una nube opaca. Cry
sentì le prime lacrime cadere sul cuscino. Prima di andarsene…l’ultima volta
che le aveva parlato, prima di tradire…le aveva detto che quel giorno, quando
aveva saputo che era viva, aveva provato una gioia immensa. La stessa che Cry
aveva provato vedendo lui. Ogni volta che si sentiva sola o disperata, Arakune
compariva come per magia. Con una parola gentile, uno sguardo dolce, una
carezza, un abbraccio. A lui bastava un niente per farla sentire meglio. Era
sufficiente la sua presenza e Cry si sentiva sollevata.
“E allora perché?”
Cry pronunciò quella frase ad alta
voce. Un po’ per soffocare la solitudine che provava in quel momento. Un po’,
forse, perché sperava che lui potesse sentirla.
“Sei sempre stato al mio fianco.
Ogni volta che stavo male per un qualsiasi motivo tu arrivavi e mi facevi
tornare il buon umore. Però ora non ci sei. Ed io non ho mai sofferto così
tanto prima d’ora. Nemmeno quando mi sono resa conto che tutta la mia famiglia
era stata sterminata. Nemmeno quando mi sono resa conto che Setsuna non avrebbe
mai potuto provare nulla per me. Non sono mai stata così male. E allora perché
non sei qui a consolarmi? Ti prego…ho bisogno di te. Tu sei…sei la persona più
importante di tutta la mia vita. La persona che vorrei sempre al mio fianco, in
ogni istante, in ogni luogo, in ogni situazione…Arakune…o chiunque tu fossi…non
me ne importa nulla. A me basta che tu torni da me. Ti prego! Torna da me!
TORNA DA ME! ARAKUNE!”
Le urla della principessa si
diffusero per l’intera stanza. Urla disperate, cariche di dolore. Le lacrime
ormai scorrevano copiose ed il suo corpo, ranicchiato come per proteggersi dal
dolore, era scosso dai singhiozzi.
“Ti prego…torna da me…torna da
me…io…io ti…”
E la stanchezza ebbe il
sopravvento. Il respiro si regolarizzò, anche se, ogni tanto, un singulto le
scuoteva il corpo. E Cry piombò in un profondo sonno.
In quell’istante, in un luogo
celato dall’oscurità, risuonavano ancora le parole della principessina. Nel
buio, una sagoma si mosse. La figura di una persona apparve nella penombra.
Sulle labbra di quella persona si dipinse un sorriso. E quel volto, truccato da
pagliaccio, per un istante si illuminò. Poi, tutto fu nuovamente inghiottito
dall’oscurità.
Il giorno seguente, Sara si alzò
di buon’ora. Non era riuscita a dormire molto, quella notte, perché troppo
preoccupata per Cry. Nonostante fosse ancora molto presto, decise di andare a
vedere come stava. Arrivata davanti alla sua porta bussò piano, senza ottenere
risposta. Riprovò un altro paio di volte, poi rinunciò, convinta che stesse
ancora dormendo. Decise che avrebbe riprovato più tardi. Ma per il resto della
mattinata fu troppo impegnata per andare a trovare la sua amica. Verso
mezzogiorno, stava giocando assieme ai bambini, quando vide Noise correrle
incontro. Sembrava piuttosto agitata e Sara si allarmò. Lasciò i bambini alle
cure delle sue “colleghe” e si avvicinò alla giovane vampira.
“Noise, che succede?”
“Sara, finalmente ti ho trovata! La principessa Cry…è ammalata!”
“Ammalata?”
“Sì. Ha la febbre molto alta e delira. Ora un medico la sta visitando.”
“Ho capito, vengo subito.”
La ragazza avvertì che si sarebbe
allontanata, poi corse, assieme a Noise, verso le stanze di Cry. Mentre
correvano Noise le spiegò che quella mattina nessuno aveva visto Cry così era
andata a cercarla in camera. L’aveva trovata stesa a terra, priva di sensi.
“Si è stancata troppo. E’ troppo
giovane per riuscire a regnare da sola un regno devastato dalla guerra. Abbiamo
preteso troppo da lei.”
“Ma lei è forte, prima d’ora non
aveva avuto problemi, vero?”
“No. Però prima c’era il signor Arakune, al suo fianco. Lui l’aiutava sempre a
fare tutto.”
Arakune. Di nuovo lui. Chi eri, in realtà? Cosa volevi da Cry? E cosa continui a volere? Anche lei ti vuole bene, perché la torturi in questo modo? Non l’amavi, forse? Non era la cosa più importante, per te? Se davvero è così, aiutala, ti prego!
Arrivarono nelle stanze di Cry. All’interno vi erano un medico ed un’infermiera. Stavano visitando la giovane principessa. Noise e Sara aspettarono nella stanza attigua. Quando i due ebbero finito, il medico decretò:
“Eccessivo affaticamento. Sia fisico
che mentale. La nostra sovrana ha i nervi a pezzi. Non ce la fa più. Andando
avanti così potrebbe anche morire.”
Noise e Sara rimasero a bocca
spalancata per lo stupore.
“Dottore, cosa si può fare per
lei?”
“Rimanerle accanto. E’ l’unica
cosa da fare. Ha bisogno dell’affetto dei suoi migliori amici. Solo sentendosi
amata potrà riprendersi.”
“Capisco. La ringrazio, dottore.
Le devo però chiedere un piacere. Ciò che è avvenuto deve rimanere segreto.
Nessuno deve sapere la gravità della situazione, altrimenti nel regno si
diffonderebbe il panico. Per favore, non dica a nessuno che la principessa è
così grave.”
“Certamente. Allora, mi
raccomando. Statele vicino. E fatele prendere i medicinali che ho posato sul
tavolo.”
“Grazie. Arrivederci.”
Rimaste sole le due ragazze
stettero in silenzio per un po’. Si recarono nella stanza dove Cry stava
riposando e si sedettero ognuna ad un lato del letto. Cry ora dormiva
tranquilla, grazie ai farmaci che il dottore le aveva somministrato. Dopo
qualche minuto Sara aprì bocca.
“Per caso hai avvertito Setsuna?”
“Sì, gliel’ho detto. Si sta occupando delle faccende che avrebbe dovuto
sbrigare la principessa.”
“Bene. E tu? Ce la fai con tutto
il lavoro che hai?”
“Sì. E comunque la sua salute è più importante. Ora come ora dobbiamo pensare
solo a starle vicino, come ha detto il dottore.”
“Certo, mi sembra più che giusto.
Senti…prima hai detto che delirava. In che senso?”
“Quando l’ho trovata svenuta mi sono spaventata. Sono corsa verso di lei e l’ho
chiamata più volte, perché si risvegliasse. Ad un certo punto ha socchiuso gli
occhi, mi ha guardata, poi ha iniziato a chiamarmi Arakune, a ringraziarmi per
aver esaudito la sua preghiera ed a scusarsi per ciò che gli aveva fatto. Ho
cercato di parlarle e di dirle chi ero, ma subito è svenuta nuovamente. E dopo
che l’ho messa a letto, mentre aspettavo l’arrivo del dottore, l’ho sentita
gridare molte volte il nome di Arakune.”
Sara rimase in silenzio. Si
sentiva sempre più in colpa. Era a causa sua se ora Cry era in quelle
condizioni. Tutto per colpa della sua curiosità e della sua mania di voler
sapere tutto. Se fosse stata zitta e non le avesse parlato di quelle cose Cry
non avrebbe avuto quel collasso. Per le successive due ore Sara e Noise
rimasero a vegliare sulla principessa, che continuava a riposare tranquilla. A
metà pomeriggio circa, Setsuna entrò nella stanza. Si avvicinò con cautela ed a
voce molto bassa chiese come stava. Sara gli spiegò la situazione. Anche Noise
si unì alla conversazione e chiese a Setsuna di occuparsi delle udienze, fino a
quando Cry non si fosse ripresa. Al resto avrebbe pensato lei. Per quel giorno,
però, i tre rimasero seduti nella camera della diavoletta a osservarla dormire.
Nei successivi tre giorni, Cry si risvegliò molte volte, ma non era mai sufficientemente
lucida per parlare con i suoi amici. Loro si davano il cambio e a turno
rimanevano al suo fianco, mentre la sera la passavano tutti e tre lì. Il quarto
giorno la febbre cominciò a scendere ed il sesto giorno ne rimanevano solo
poche linee. Anche se era molto debole, ora Cry era in grado di parlare
tranquillamente con i suoi amici. Il dottore la visitò nuovamente e le ordinò
di stare a letto minimo per un'altra settimana. Era troppo debole per alzarsi.
Un giorno, Cry e Sara erano rimaste sole, mentre Setsuna e Noise si occupavano
dei lavori al castello. Cry si stava riprendendo bene, ora scherzava, rideva,
partecipava attivamente a tutte le conversazioni. Così stava facendo con la
ragazza umana, quando quest’ultima, all’improvviso, disse:
“Cry, ti chiedo scusa.”
“Per che cosa?”
“So che è soprattutto colpa mia se tu sei stata male. Se io non ti avessi
parlato di quelle cose tu non avresti avuto quel crollo emotivo. Mi dispiace
moltissimo.”
“Ma non devi nemmeno pensarlo! Se
sono stata male è solo perché ho lavorato troppo. Tu non c’entri assolutamente
nulla, te l’assicuro. Anzi, ciò che mi hai detto mi ha fatto piacere. Davvero.
Non so come ringraziarti.”
“Spero tu lo pensi davvero.
Comunque sono davvero felice di vedere che ora stai decisamente meglio. Qui ne
siamo tutti molto contenti.”
“Grazie. Allora, dimmi. Raccontami
gli ultimi pettegolezzi del castello!”
Così ripresero a chiacchierare
allegramente ed animatamente. Passarono altri due giorni ed ormai Cry si era
quasi ristabilita. Però passava ancora parte della giornata stesa a letto, per
ordine del dottore. Quel giorno Setsuna stava dando udienza a coloro che
desideravano parlare con la principessa. Anche se non si trattava di lei, a
riceverli era il “Salvatore”, colui che li aveva aiutati nella grande guerra
appena conclusasi. Per tutti era un grande onore essere ricevuti da lui. Così,
anche se ormai era risaputo che non era la principessa a dare udienza in quei
giorni, moltissime persone si presentavano al suo cospetto. E quel giorno non
era da meno. Setsuna aveva ascoltato già quindici persone ed era ormai pronto
per andare a trovare Cry, quando un ultimo demone chiese di poter essere
ricevuto. Setsuna disse che ormai era tardi, che sarebbe stato meglio se fosse
tornato l’indomani. Però il demone insistette, affermando che si trattava di
una questione urgente. Così Setsuna diede ordine alle guardie di farlo entrare.
Si trattava di un demone abbastanza giovane, di bell’aspetto, accompagnato da
un servitore. Doveva trattarsi di uno importante, pensò Setsuna. Il giovane
sorrise al ragazzo e fece un lieve inchino nella sua direzione.
“Allora, dicevi che si trattava di
una questione urgente. Dimmi tutto.”
“Salvatore, io sono un lontano
parente della principessina Cry. Sono venuto a conoscenza della sua malattia e
sono venuto fin qui per accertarmi personalmente delle sue condizioni di
salute.”
“Un parente? Da quel che ne so io,
tutta la famiglia di Cry è stata uccisa moltissimo tempo fa dagli angeli. Non
mi ha mai parlato di altri parenti.”
“Questo perché non siamo parenti
molto stretti. Io sono un suo lontano cugino. E’ possibile vederla?”
“Cry si trova nelle sue stanze, a
nessuno è permesso di entrare. Nemmeno a chi afferma di essere suo parente. Mi
dispiace.”
“Ma ti posso assicurare,
Salvatore, che io sono veramente parente della principessa e desidero soltanto
porgerle i miei saluti. Se vuoi, puoi venire con me accompagnato dalle guardie
del castello, così se dovessi fare mosse avventate potreste intervenire
immediatamente.”
Setsuna stette un po’ a pensare.
In fin dei conti, quel ragazzo sembrava sincero. E se fossero stati presenti
lui e i guerrieri, non ci sarebbero stati problemi. Se Cry avesse affermato di
non conoscerlo, l’avrebbero immediatamente sbattuto fuori.
“E sia. Ti accompagnerò da lei. Ma,
mi raccomando. Niente scherzi.”
“Certamente.”
Così Setsuna, il misterioso
demone, il suo accompagnatore e i cinque uomini più fidati di guardia al
castello si recarono verso la stanza di Cry. Setsuna bussò. Dall’interno
provenne la voce di Sara che lo invitava ad entrare. Così fece e non appena fu
entrato si recò da Cry, chiedendole se davvero aveva qualche parente ancora in
vita. Cry rispose di non saperne nulla, ma di farlo comunque accomodare. I suoi
genitori avevano moltissimi fratelli, quindi non era da escludere che esistesse
davvero una parentela tra loro. Anche Sara fu d’accordo con Cry e rimase in
piedi accanto al suo letto. Il giovane entrò seguito dal suo accompagnatore e
dalle cinque guardie. Fece un cenno di saluto in direzione di Sara e poi posò
gli occhi su Cry. Guardandogli gli occhi mentre compiva quel gesto, Sara
trasalì.
Mamma mia…credo di non aver mai visto prima d’ora uno sguardo più dolce e carico d’affetto di questo. Forse Cry non l’ha mai visto, ma sicuramente questo ragazzo è profondamente legato a lei. La guarda nel modo in cui Setsuna ha guardato me quando ci siamo rivisti dopo un bel po’ di tempo. Lo sguardo che Setsuna mi ha rivolto spesso, durante quella guerra. Cry…per quel ragazzo rappresenta tutto. Tutto.
Anche Cry era rimasta sorpresa, dopo averlo visto. Non sapeva di nessun parente, però in quel ragazzo distingueva perfettamente i tratti caratteristici della famigli di Gehenna. Indubbiamente era suo parente. Non aveva nessunissimo dubbio.
Sono sicura di non sbagliarmi. Questo ragazzo è un membro della famiglia di Gehenna. Se non ricordo male, mio padre aveva sette sorelle ed un fratello. Potrebbe essere figlio di uno di loro. Questo spiegherebbe anche questo senso di familiarità che provo. Io non l’ho mai conosciuto, eppure ho la netta impressione di averlo già visto, in passato. Soprattutto quegli occhi…sono profondi e dolci ma velati di una infinita tristezza. Ne sono sicura, io ho già visto quegli occhi. Ma dove…?
“Principessa Cry. Sono felice di constatare che stai bene. Quando ho saputo che eri stata male mi sono preoccupato e mi sono recato qui al castello per verificare con i miei occhi le tue condizioni di salute. Mi fa piacere vederti in forma.”
“Ti ringrazio, cugino. Dimmi, sei
forse figlio di una delle sorelle di mio padre? O forse del suo unico fratello
maschio?”
“Di sua sorella minore. Sai, tu le
somigli molto.”
“Davvero? Purtroppo ho conosciuto
solo alcune delle mie zie e credo che tua madre non sia una di quelle. Ma
dimmi, come sta la tua famiglia?”
“Purtroppo sono tutti morti durante la guerra. E non solo i miei genitori e i
miei fratelli, ma anche tutti gli altri nostri familiari. Io sono l’unico tuo
parente ancora in vita, principessa Cry. Mi dispiace.”
“Ti chiedo scusa. Non
immaginavo…mi dispiace. Visto che sei rimasto solo anche tu, sarò lieta di
averti mio ospite qui al castello. Anzi, sarei felice se tu venissi a vivere
qui. Sai, non sono rimasti molti demoni e c’è molto bisogno di aiuto.”
“Grazie, cugina. Sei davvero
gentile come un tempo. Non sei cambiata affatto.”
“Come un tempo? Vuoi dire che ci siamo già incontrati?”
“Sì, cugina. Un tempo molto
lontano…io e te ci siamo incontrati…e tu sei sempre uguale ad allora…dolce e
gentile…e ben disposta nei confronti di chiunque…”
Lo sguardo del giovane si addolcì
ulteriormente in un espressione che sembrava quasi esprimere un dolore sordo. I
suoi occhi esprimevano un affetto talmente profondo che sia Cry che Sara
rimasero scosse nel profondo dei loro cuori. Soprattutto Cry. Sentì il battito
cardiaco accelerare sempre più. Si stava perdendo in quegli occhi così
profondi. Infinitamente dolci ed allo stesso tempo immensamente tristi.
Quegli occhi…mi sento come ipnotizzata. Non riesco a staccare gli occhi dal suo sguardo. Io…li ho già visti, ne sono sicura. Era un momento in particolare…Ma quando? Quando…? “Cry…”.
Un immagine improvvisa attraversò la mente di Cry. Un frammento di ricordo. Un ricordo però non troppo lontano.
“Cry…Quello che abbiamo vissuto insieme…” No, non è possibile. “…è stato un periodo molto felice.” Non può essere vero, no. “A volte ho mentito anche a me stessa. Speravo che quello che stavo vivendo fosse un incubo.” Sto ancora delirando, non può davvero essere altrimenti. “Non sai quanto ho desiderato essere realmente tuo cugino.” Tu sei… “Non immagini quanto l’ho desiderato.” Tu sei… “Ora non ti farò più da balia. Da oggi dovrai farti proteggere da quell’uomo.” Tu sei… “Diventa una bella donna e fallo disperare…come me…” Tu sei… “Anche se credo che ciò non sia nella tua indole…” TU SEI… “Sono stata davvero felice di averti incontrato, Cry…” TU SEI…
“Arakune…”
Tutti si voltarono verso
la principessina. Una lacrima le scivolò sulla guancia. Lo sguardo di tutti
passò da Cry al misterioso ragazzo. Stava sorridendo, con gli occhi lucidi di
lacrime. Cry scosse la testa, mentre un’altra lacrima cadeva sul lenzuolo.
“Tu sei morto…non puoi
trovarti qui…”
Una risata si levò nella
stanza. Proveniva dall’accompagnatore del giovane demone. Improvvisamente il
suo aspetto cambiò, rivelando un viso truccato da pagliaccio, con una lacrima
disegnata sotto ad ogni occhio. Setsuna lo riconobbe all’istante, così come Cry
e Noise.
“Ca- cappellaio Matto…?”
“In persona, mia principessina.”
“Ma tu cosa…insomma,
posso sapere cosa sta succedendo? Chi è questo ragazzo? Perché si trova qui?
Lui non è un mio cugino rimasto senza famiglia, vero?”
“Ricorda, principessina?
Un giorno le dissi che in qualsiasi momento, di qualunque cosa lei avesse avuto
bisogno, sarebbe bastato chiedere ed io sarei accorso. E così ho fatto. Ho
udito indistintamente la sua voce, qualche sera fa. E, come promesso, ho
esaudito la sua richiesta. No, questo non è suo cugino. Questo è suo fratello
maggiore. Gliel’ho riportato, proprio come desiderava.”
Il silenzio più assoluto
piombò nella sala. Nessuno osava fiatare. Sara non capiva nulla, Setsuna non
credeva ai propri occhi, Noise credeva di stare sognando, mentre Cry non voleva
illudersi. Se poi le cose non fossero state come le stavano dicendo, la
delusione sarebbe stata troppo grande. Improvvisamente il ragazzo si
inginocchiò a terra, al fianco di Cry. La guardò dritta negli occhi e poi
disse:
“Cry…il Cappellaio Matto
mi ha fatto notare che me n’ero andato senza fare una cosa importantissima.
Perdonami per ciò che ti ho fatto passare. Per un lungo periodo ti ho odiata
con tutte le mie forze. Ma poi, restando al tuo fianco, giorno dopo giorno, ho
imparato a conoscerti e ad amarti. Permettimi di ricominciare da capo, come tuo
fratello. Non m’interessa il trono, non m’interessa l’orecchino, non
m’interessa più niente. Mi basta restare al tuo fianco, adorata sorella mia.”
In due secondi il viso di
Cry era inondato di lacrime. Scostò le lenzuola che le avvolgevano le gambe,
scese dal letto e si inginocchiò al suo fianco. Gli prese il volto tra le mani
e lo guardò fisso negli occhi.
“Sei davvero tu? Tu vuoi
davvero restare qui con me? Al mio fianco, per il resto dei nostri giorni?”
“Sono io. Ed è questo
l’unico motivo per cui sono tornato da te. Non ti abbandonerò mai più, Cry. Tu
sei…mia cugina…mia sorella…la mia migliore amica. Tu sei tutta la mia vita.”
A queste parole Cry gettò
le braccia al collo del fratello, abbracciandolo, e scoppiò in singhiozzi.
“Arakune! Arakune!”
Arakune l’abbracciò a sua
volta, stringendola a sé più forte che poteva, come per non lasciarsela
scappare mai più. Ed anche sul suo viso iniziarono a luccicare le lacrime che
gli scendevano dagli occhi.
“Sono qui, Cry.”
Il giorno dopo, Cry era
pronta per tornare al suo lavoro. Il ritorno di Arakune le aveva dato la forza
necessaria per ricominciare. Ancora non riusciva a crederci. Lui era tornato e
questa volta sarebbe rimasto. La giovane sovrana provava tanti sentimenti
nuovi, nel suo cuore. L’amicizia per Sara, l’affetto, ora solo fraterno, per
Setsuna, e l’immensa gioia di aver rivisto suo fratello. Non riusciva bene a
definire ciò che provava per lui. Quando l’aveva rivisto aveva sentito qualcosa
di diverso rispetto a ciò che aveva sempre provato in sua presenza. Le
tornarono alla mente le parole di Sara:
“Lui non ti considerava
più né una sorella né una cugina. Lui era innamorato di te.”
Chissà se Sara aveva
ragione…Cry decise che l’avrebbe scoperto. Ad ogni costo. Finì di prepararsi e
si recò nella sala delle udienze. Entrando, vi trovò Setsuna.
“Ehi, diavoletto! Che ci
fai qui?”
“Come? Questo dovrei essere io a chiederlo!”
“Pensavo che saresti
rimasta a letto anche oggi. Il medico ti aveva detto di rimanere a letto fino a
dopodomani.”
“Ormai sto bene, non c’è
nessun motivo per cui dovrei stare a letto. Non voglio che i miei sudditi
pensino che io sia una buona a nulla. Dai, cedimi il posto. Tu pensa a
ricostruire ciò che è stato distrutto.”
“Ok. Comunque sono
contento di vederti di nuovo in forma. E scommetto anche si sapere di chi è il
merito!”
Cry arrossì
violentemente.
Ma che diavolo mi prende? Perché mi sono sentita così imbarazzata a quelle parole? In fondo è la verità, sono felice perché mio fratello è tornato. Non c’è motivo di arrossire. Stupida, vedi di farti passare subito questo rossore, altrimenti Setsuna se ne accorgerà!
Ma Setsuna non era
stupido e se ne accorse immediatamente.
“Ehi, che ti prende? Non
dirmi che ti senti di nuovo male.”
“No, sto benissimo.
Piuttosto, dì…dov’è Sara?”
“E’ dai bambini, come al
solito. Perché?”
“Per favore, resta qui un
altro po’ al mio posto. Devo parlare un momento con lei.”
E corse via, lasciando
Setsuna di sasso.
Intanto, Sara si stava
occupando dei bambini. In quel momento stavano ancora tutti dormendo, quindi
uscì per prendere una boccata d’aria. Nel giardino interno del castello notò,
seduto su una panchina, Arakune, intento a osservare il cielo. Non aveva ancora
avuto modo di parlargli, da quando era arrivato, così si avvicinò a lui.
Vedendolo così assorto, alzò anche lei la testa per capire cosa lo affascinasse
tanto. Ed anche lei si perse nell’immenso splendore del cielo azzurro.
“Che spettacolo
incredibile, eh?”
Arakune non si era
accorto della sua presenza e sobbalzò, udendo la sua voce. Dopo un istante di
stupore, riprese a fissare il cielo.
“Sì, è vero. Viene da
chiedersi com’è possibile che in quel cielo siano esistiti esseri tanto
crudeli.”
“Già…Se non ricordo male,
noi due non abbiamo mai avuto l’occasione di presentarci come si deve.”
“Hai ragione. Ci siamo
solo visti di sfuggita, prima che tu…che tu…”
“Che io morissi. Non ti
preoccupare. Per quanto suoni strano, ormai ci sono abituata. Io sono Sara
Mudo.”
“Io sono Arakune. Terzo
figlio della famiglia reale di Gehenna. Ho saputo che in questo periodo sei
stata molto vicina a Cry.”
“Sì, è vero. Siamo
diventate ottime amiche. Lei si sentiva piuttosto sola, per questo abbiamo
legato così tanto.”
“Come suo fratello
maggiore e come causa della sua solitudine, di ringrazio. Mi fa piacere che i
suoi sentimenti per Setsuna non siano stati un problema.”
“Oh, non avrebbero mai
potuto. Ormai Cry non ama più Setsuna come un tempo. Ora prova solo un grande
affetto, per lui.”
“Come fai ad esserne così
sicura?”
“Non ho il minimo dubbio. Lo so perché è facile intuirlo. Invece…sono felice di
averti incontrato. Sai, vorrei scambiare due parole con te. A proposito di
Cry.”
“…? C’è forse qualche
problema?”
“No, assolutamente niente
del genere. Però…Vedi, giusto qualche settimana fa, Cry era parecchio giù. Io
le ho chiesto il motivo ed abbiamo finito col parlare di te. Non appena sei
saltato fuori, lei si è messa a piangere, così, per cercare di calmarla, le ho
chiesto di raccontarmi qualcosa di te. E lei ha esaudito la mia richiesta. Al
termine del racconto, mi sono resa conto che c’era qualcosa che non quadrava.
Però ancora non riuscivo a capire di cosa si trattasse. Allora, quella sera, ho
chiesto a Setsuna di dirmi ciò che lui sapeva di te. E la conversazione avuta
con lui mi ha schiarito le idee. Vedi, Arakune…dal racconto che mi hanno fatto
Cry e Setsuna sono giunta alla conclusione che tu voglia o volessi davvero
moltissimo bene a Cry. Però io sono convinta che il tuo sentimento vada al di
là dell’amore fraterno.”
Lo sguardo di Arakune era
sorpreso. Non si aspettava che quella ragazza avrebbe capito i suoi pensieri
meglio di lui.
“Vai avanti.”
“Arakune…tu ami Cry, non
è vero? La ami come una donna.”
Sul volto del demone si
dipinse un sorriso. Era un sorriso molto dolce, rivolto più a se stesso che
alla ragazza.
“Posso chiederti come sei
arrivata a questa conclusione?”
“E’ semplice. Cry e Setsuna mi hanno riferito le tue ultime parole. E Setsuna
ha detto che per un momento gli è sembrato di entrare nel tuo cuore e di
provare una sensazione familiare. E’ stato da questo che ho dedotto la vera
natura dei tuoi sentimenti per Cry.”
“Sei una ragazza molto
intelligente, Sara. E, effettivamente, è naturale che tu l’abbia capito subito.
Anche tu sei passata per la mia stessa situazione.”
“Esatto. Anch’io mi sono
innamorata di mio fratello. E per questo posso capire come tu debba sentirti.
Però io ti consiglierei di dirlo a Cry. Tenendotelo dentro, rischieresti di
commettere lo stesso errore che stavamo per commettere io e Setsuna. Se non
fosse stato per Cry, io sarei partita per l’Inghilterra, e mi sarei sposata con
un altro uomo che non amavo. Tenendosi per sé i propri sentimenti si rischia
solo di combinare dei casini.”
“Però le possibilità che
Cry mi ricambi sono meno del 1%. Rischierei di rovinare il nostro rapporto.”
“No. Cry non è una
sciocca. Accetterebbe la situazione e ti risponderebbe a modo suo. Ma non
manderebbe mai al diavolo il vostro rapporto. Puoi starne certo.”
I due si guardarono per
un po’ in silenzio. Intanto Cry stava giungendo nei pressi del giardino.
Scorgendo la figura di Sara, fece per avvicinarsi, quando sentì pronunciare il
suo nome. Si bloccò ad ascoltare ciò che stava dicendo.
“Senza contare che tra
breve io e Setsuna ce ne andremo da qui.”
La giovane principessa
rimase sconvolta. Ormai era passato quasi un anno da quando era terminata la
guerra e si stava convincendo che i suoi due amici sarebbero rimasti per sempre
alla Tana.
“Perché?”
“Perché il nostro mondo
non è questo. E’ giusto che torniamo sulla terra ad affrontare nostra madre e
tutti coloro che ci reputano degli immorali. In realtà io ho molta paura, però
è giusto così. Se ci dovessimo accorgere che quel mondo non è assolutamente
adatto a noi, non escludo che potremmo tornare. Però, vogliamo provare a vivere
il nostro amore nel mondo dove siamo nati. Capisci?”
“Certo. E’ giusto. Però penso che qui tutti soffriranno molto per la vostra partenza.”
“Sì. Ma ora che sei
tornato tu, sono sicura che Cry non si sentirà più sola. Diciamo che posso
partire con il cuore in pace.”
Cry rimase shockata. Sara
aveva pensato a lei, per questo era rimasta alla Tana per tutto quel tempo. Non
voleva lasciarla sola. Una lacrima le scivolò sulla guancia. Uscì fuori dal suo
nascondiglio e disse:
“Non preoccuparti, Sara.
Voi due siete forti e sono sicura che riuscirete a vivere splendidamente anche
sulla terra. E non temere. D’ora in avanti non mi sentirò mai più sola. Perché
ci saranno non solo Arakune e Noise, ma anche tutti gli altri demoni, al mio
fianco. Non è forse così?”
Sara ed Arakune, inizialmente sorpresi dall’improvvisa apparizione, annuirono.
Poi Arakune disse:
“Bene. A questo punto
torno dentro. Noise mi ha chiesto di darle una mano con il suo lavoro. A più
tardi, Sara. A dopo, Cry.”
E se ne andò. Rimaste
sole, le due amiche si sedettero sulla panchina.
“Mi dispiace, Cry. Avrei
preferito dirtelo di persona, piuttosto che tu venissi a saperlo così.”
“Non ti preoccupare. Va
bene così. Piuttosto…Sara, io ho deciso di parlare seriamente con Arakune.
Voglio sapere se ciò che tu hai supposto, corrisponde alla realtà.”
“Ne sei sicura, Cry? E
come mai sei così decisa?”
“A dire il vero, lo faccio più per me che per altri. Io ho tanta confusione nel
mio cuore. Non riesco a capire cosa provo per lui. Forse, sentendomelo dire
direttamente da lui, farò luce sui miei sentimenti.”
“Mi sembra un’ottima
idea. E comunque, voglio che tu sappia che sei stata davvero una carissima
amica per me. E non ti dimenticherò mai, qualunque cosa accada. Senza contare
che spero di riuscire a tornare qui, qualche volta. Almeno per un saluto.”
“Certo. E io verrò sulla
terra. Così non dovremo mai dirci addio.”
Le due amiche si
fissarono per un po’, poi si strinsero la mano. Sara estrasse dalla tasca del
vestito una collanina e la posò sulla mano di Cry.
“Cosa significa?”
“Quando sono tornata nel
mio corpo l’ho trovata. E’ un vecchio ricordo. Ce l’ho da quando ero piccola.
Vorrei che la tenessi tu, Cry.”
“No, Sara, non posso
accettarla! Immagino sia un ricordo prezioso, per te!”
“Mai prezioso quanto la
tua amicizia. A dire il vero, mi sarebbe piaciuto donarti l’anello, ma è andato
in frantumi. Accettala come segno della mia amicizia, Cry. A me dispiace
davvero molto andarmene da qui, quindi vorrei che tenessi almeno quella per
ricordo.”
“Va bene, la terrò. Però
non parlare come se non dovessimo rivederci mai più. Sono sicura che ci
incontreremo ancora!”
“Certamente. E saremo
sempre ottime amiche.”
Cry indossò la catenina
con l’aiuto di Sara. Guardandola si commosse e cominciò a piangere. Sara cercò
di consolarla, ma non ci riuscì. Dopo un po’, Cry trovò la forza di chiedere:
“Quando ve ne andrete?”
“Questa notte ne ho
parlato con Setsuna. Siamo d’accordo di partire tra due giorni.”
“Cosa?! Così presto?!”
“Sì. Ora tu non hai più
bisogno di noi. E anche il castello è praticamente a posto, ormai. Ci siamo
rifugiati qui per non essere costretti a vedere nostra madre e coloro che
vorrebbero separarci. Ma adesso è arrivato il momento di affrontare le nostre
paure e di portare avanti la nostra relazione a testa alta e alla luce del
sole. Sarà molto meglio per entrambi, ne sono sicura.”
“Certo. Voi due ce la
farete. Fin quando resterete insieme, nulla sarà impossibile per te e Setsuna.
E anche se mi dispiace moltissimo che voi ve ne andiate, sono felice che
finalmente possiate vivere come meritate. Da qui io pregherò i Draghi Divini
affinché vi accompagnino e veglino si di voi.”
“Grazie, Cry. Ricorda che
sei l’amica più preziosa che ho e che ti voglio bene.”
“Anch’io te ne voglio,
Sara.”
Così le due amiche
rimasero a chiacchierare per qualche altro minuto, dopodiché entrambe tornarono
ai loro impegni. Il giorno successivo Setsuna e Sara annunciarono a tutti che
sarebbero tornati nell’Assiah. Le colleghe di Sara ci rimasero molto male così
come coloro che avevano collaborato con Setsuna. Noise scoppiò a piangere,
commossa. Abbracciò Sara e le disse che l’avrebbe ricordata per sempre e che,
di qualunque cosa avesse avuto bisogno, lei sarebbe accorsa in suo aiuto. Sara
la ringraziò, ed anche lei si commosse un po’. Poi, quella sera, venne
organizzata una festa in grande stile, per salutare coloro che avevano
contribuito maggiormente alla vittoria della guerra. Tutta la Tana festeggiò
per l’intera notte. Quando la maggior parte delle persone furono crollate
addormentate, Cry, Arakune, Noise, Setsuna e Sara si ritirarono per una festa
privata.
“Mi sembra incredibile
pensare che da domani non vi avremo più attorno…ormai eravate diventati membri
della Tana a tutti gli effetti.”
“Noise ha ragione. Se non
fosse stato per la carnagione vi si sarebbe potuti scambiare per demoni!”
“Ah ah! Dai, guardate il
lato positivo…vi si libera una stanza!”
“Come se qui fosse pieno
di persone che necessitano di una camera…vivono già tutti al castello!”
“Comunque torneremo
sicuramente a trovarvi. Unendo le mie capacità
a quelle di Setsuna non dovrebbe essere troppo difficile. Giusto?”
“Esatto. Ed anche voi potrete venire a trovarci in ogni momento. Basta che vi
camuffiate per bene da esseri umani, come facevate in passato. E questa volta
portiate anche Noise.”
“Già, così potrò
mostrarti come ci si diverte nel nostro mondo! E potremo andare a fare shopping
io, te e Cry, mentre gli uomini si divertiranno a modo loro.”
“Non so perché ma suona
come una cosa pericolosa…Se non ricordo male il massimo divertimento di Setsuna
era fare a botte, giusto?”
“Ehi, non è vero, Arakune! Io facevo a botte solo perché gli altri mi
attaccavano!”
“Ah ah ah! Allora siamo
d’accordo. Niente addii o cose simili. Tanto è certo che ci rivedremo. Domani,
al momento della partenza, solo un paio di saluti. Al massimo qualche
arrivederci. Ma niente addii. Assolutamente. Sono stato chiaro?”
“Cristallino, Setsuna. Quasi come un angelo!”
Alla battuta di Arakune
tutti esplosero in una fragorosa risata. Ormai potevano permettersi di
scherzare anche su quell’argomento. Andarono avanti a chiacchierare ed a ridere
per il resto della notte. Poi andarono tutti a schiacciare un pisolino, prima
della partenza. Nel primo pomeriggio, tutti si trovavano davanti ai cancelli
del castello per salutare i due amici. Nonostante le promesse fatte, Noise
piangeva ed anche Cry si tratteneva a stento, così come Sara.
“Dai, Noise…Te l’abbiamo
detto, torneremo a trovarvi! E voi verrete a trovare noi. Non c’è motivo per
piangere…”
“Ma io ormai vi
consideravo parte di noi…Oh, Sara, mi mancherete entrambi così tanto! Con te
potevo parlare di qualunque cosa, era così bello…”
“E lo potrai fare in qualunque
momento vorrai. Appena sentirai il bisogno di parlarmi basterà che tu prenda un
drago e ti diriga verso l’Assiah. Io sarò pronta ad accoglierti. Siamo intesi?
Dai, basta lacrime! Sorridi!”
La giovane vampira fece
un sorriso tra le lacrime. Abbracciò un’ultima volta Sara e Setsuna e si
allontanò per fare spazio ad Arakune.
“Setsuna…Grazie di tutto
ciò che hai fatto per la Tana e per Cry. Ti sarò grato per l’eternità.”
“Ehi, Arakune. Non dirlo
nemmeno. Siamo amici, no?”
“Certo. Sara…grazie anche a te. Per ciò che hai fatto e…per ciò che hai detto.
Se dovessi sentire il bisogno di parlare con qualcuno che mi capisce farò un
salto sulla Terra.”
“Sarai sempre il
benvenuto. Ma sono convita che non avrai bisogno di me. Ve la caverete
benissimo. Mi raccomando, stalle accanto.”
“Sì, lo farò. Stammi
bene. E tu, Setsuna…Mi raccomando, vedi di prenderti cura di Sara come si deve.
Altrimenti ti ritroverai tutti i demoni come nemici!”
“Sarò prudente. Anche
perché lei, da sola, è più pericolosa di tutti voi messi insieme! AHIA!”
Mentre Sara mollava un
pugno sulla testa di Setsuna, Cry mosse qualche passo verso di loro. Prima si
recò a salutare Setsuna. Lo abbracciò e gli augurò buona fortuna per tutto. Poi
si diresse da Sara. Teneva al collo la catenina che la ragazza le aveva
regalato due giorni prima. Le sorrise, mentre i suoi occhi cominciavano a
riempirsi di lacrime.
“Sara…Non esistono parole
per esprimere ciò che sento ora. L’unica cosa da dire è…abbi cura di te. Ti
voglio bene.”
“Anch’io te ne voglio,
Cry. Moltissimo. E ricorda che qualunque cosa accada, le persone che ti sono
accanto ti vorranno sempre bene. Io, Setsuna, Noise, i demoni della Tana…Ma
soprattutto Arakune. Non dimenticarlo mai.”
“Stai tranquilla. Me ne
ricorderò. E verrò presto a trovarti. Prima che tu parta, però, tieni questo.
Si tratta di un orecchino che dovrebbero possedere tutti i membri della mia
famiglia. Tutti i miei fratelli e sorelle ne avevano un paio. Ed anche Arakune.
Io ho deciso di tenerne uno, mentre l’altro lo dono a te. Sarà la prova che io
e te saremo sempre unite dalla nostra amicizia.”
Sara prese tra le mani
l’orecchino e subito lo indossò.
“E’ stupendo. Grazie,
Cry. Non dimenticherò mai la nostra amicizia. Te lo giuro. Ora è tardi. Devo
partire. Mi raccomando, parla con Arakune. Chiedigli chiaramente cosa prova per
te. Ed allora leggi nel tuo cuore. Sono certa capirai cosa senti davvero per
lui.”
“Lo farò, Sara. Te lo
prometto. Abbiate cura di voi! E cercate di non dimenticare che qui tutti vi
vogliono bene e vi accettano per quello che siete! Ossia due persone
fantastiche!!”
Così, mentre il drago con
sopra i due umani si allontanava, Cry urlò queste frasi al cielo, sperando che
raggiungessero i suoi amici. Rimase per un altro paio di minuti a fissare il
cielo, mentre tutti gli altri rientravano. Solo Noise e Arakune erano rimasti
con lei. Poi Noise si rese conto che era meglio lasciarli soli ed entrò anche
lei. Arakune si avvicinò a Cry. Lei si passò una mano sugli occhi, per
asciugare le ultime lacrime.
“E così se ne sono andati.
Non mi sembra vero…Mi mancheranno moltissimo…”
Arakune la fissò con
espressione assorta. Poi sospirò.
“Cry…A me puoi dirlo
sinceramente. Lo ami ancora, vero?”
Cry si voltò di scatto verso il fratello, sorpresa per quell’inaspettata
domanda. Subito riprese un’aria tranquilla e gli sorrise, scuotendo la testa.
“No. Non più. Ora ne sono
davvero sicura. Sara è una ragazza straordinaria, fantastica. Proprio come lo è
Setsuna. Anzi, forse Sara lo è anche di più. Comunque è giusto che stiano
insieme. E poi, ora ho anche un’amica in più! E che amica! Ti ha degnamente
sostituito quando avevo bisogno di avere qualcuno accanto!”
Arakune fece uno sguardo
divertito, poi fece finta di offendersi.
“Ah, bene! Io manco per
un po’ e tu mi sostituisci così facilmente? Grazie davvero, Cry!”
Cry scoppiò a ridere, ed
anche suo fratello fece lo stesso.
“Ah ah! Non preoccuparti.
Mi sono molto affezionata a Sara, però nessuno potrà mai prendere il tuo posto
sul serio. Almeno non nel mio cuore.”
Arakune fissò Cry. Stava
parlando sul serio, lo si capiva dal suo sguardo. Allora lui le sorrise,
guardandola con uno sguardo dolcissimo. Cry, notando quello sguardo, arrossì.
Che espressione dolce! E’ ben più dolce di quella che aveva quando ci siamo rivisti. Ma sembra anche molto triste…Perché, Arakune? E’ forse per ciò che provi per me? Aveva ragione Sara, allora?
I due rimasero in
silenzio ancora un po’. Avevano smesso di fissarsi ed ora entrambi guardavano
da un’altra parte. Cry, come attratta da qualcosa, riprese a fissare il volto
di suo fratello.
Però…non mi ero mai accorta che Arakune avesse un volto così mascolino…A vederlo ora non potrei mai e poi mai scambiarlo per una donna…E poi…è sempre stato così…così…bello…? Sì. Il suo volto è stupendo. La persona al mio fianco è un vero uomo e per di più bellissimo. E io? Cosa ne penso? Mi chiedo anche come mi possa vedere lui…Ah, il cuore mi batte all’impazzata!! Devo cercare di calmarmi!
Dopo qualche altro
istante di silenzio Cry cercò di rompere il ghiaccio.
“Arakune…Posso chiederti
una cosa?”
“Certo.”
La diavoletta iniziò ad
agitarsi. Non era una domanda facile da porgli, sapeva che avrebbe potuto farlo
soffrire. Ma non poteva fare a meno di fargliela.
“Beh, ecco…Io volevo
sapere…Ehm, non vorrei che tu ti offendessi o ci rimanessi male…”
Arakune per un istante si
rabbuiò. Poi tornò quello di prima.
“Uhm…Riguarda il mio
passato, vero? Quello vero…”
“Sì.”
“Dimmi pure. Dopo ciò che
ti ho fatto, non ho certo il diritto di tenerti nascosto qualcosa.”
“Io vorrei sapere il tuo
vero nome.”
Il demone rimase
sbalordito.
“Il mio vero nome?”
“Esatto. Il nome del terzo principe della famiglia reale di Gehenna. Il nome di
mio fratello.”
Arakune rimase in
silenzio per qualche istante. Teneva la testa bassa, non osava alzarla, per non
essere costretto a vedere l’espressione di Cry.
“…Io ho cercato di
rimuovere quel periodo della mia vita. E’ stato proprio tuo fratello a volerti
morta, ricordi? Mentre tua cugina Arakune ti ha aiutata. Per questo preferisco
essere Arakune.”
Cry lo fissò assorta.
“Ma tu sei uomo o donna?
Io devo ancora capirlo. Come fratello sei un uomo mentre come cugina una donna?
Però ora sei uomo…ed io…non riesco proprio ad immaginarti come donna. Ormai,
per me, sei un uomo a tutti gli effetti.”
“Eh? Ma tu sei sempre
stata l’unica persona a considerarmi una donna! Hai sempre parlato di me al
femminile.”
“E’ vero. Però è dal
giorno in cui mi hai salvata che non riesco più ad immaginarti donna. E poi,
non devi necessariamente collegare il tuo ego maschile a cose negative. Se ci
pensi, eri un uomo quando sei tornato, qualche giorno fa. Quando mi hai
chiamata ‘adorata sorella’ mi sono sentita talmente felice che sono scoppiata a
piangere.”
Cry sorrise e si voltò a
guardare un punto lontano, verso l’orizzonte.
“Sai, da piccola…Da molto
piccola, prima che tu arrivassi come Arakune…Sentivo sempre parlare di mio
fratello maggiore, il designato Dragon Master. Tutti dicevano che grazie a lui
il nostro mondo sarebbe stato migliore. I nostri fratelli e sorelle mi
raccontavano episodi avvenuti prima che venissi isolato ed io li invidiavo
molto. Perché loro ti avevano conosciuto, mentre io no. E in qualche caso mi è
capitato di piangere, chiedendomi perché mi fosse proibito vedere mio fratello.
Però mi consolavo pensando che un giorno lui sarebbe tornato a castello per
regnare e io sarei rimasta al suo fianco. Comunque, il desiderio di incontrarlo
era sempre più forte, così un giorno, sapendo che nostro padre sarebbe venuto a
trovarti, lo seguii di nascosto. Quando arrivammo lui se ne accorse, ma non mi
rimproverò. Mi disse solo che avrei dovuto rimanere vicino a lui. Poi, mentre
parlava con i tuoi insegnanti, io mi spostai leggermente. E ti vidi. Eri
seminascosto e stavi parlando con qualcuno. Stavi sorridendo e ti trovai
bellissimo. Quando stavo per avvicinarmi, arrivò nostro padre, che mi prese in
braccio e mi allontanò. Però a me era rimasta nel cuore la speranza che un
giorno ti avrei rivisto. Sai, avevo dimenticato tutto questo. Ma vedendoti
nella tua ‘versione maschile’ ti ho riconosciuto. Io ho ammirato molto mio
fratello maggiore. Quindi non devi per forza essere Arakune.”
Dopo aver ascoltato
attentamente il discorso di Cry, Arakune rimase un po’ a pensare in silenzio.
Poi…
“…Kamal.”
“Eh?”
“E’ il mio vero nome.”
Cry rimase stupita. Poi
Arakune s’inginocchiò di fronte a lei e con voce formale disse:
“Principe Kamal della
famiglia reale di Gehenna al vostro servizio, principessa Cry.”
“Non fare lo sciocco!
Alzati, Kamal!”
“No. Io sono un vostro
suddito, principessa. E’ giusto che mi inchini di fronte alla vostra bontà ed
alla vostra dolcezza. Dopo ciò che ti ho fatto…come puoi essere così gentile?!
Io merito una punizione!”
Cry stette a fissare
Arakune. Si rese conto che non poteva fare nulla per convincerlo che non lo
considerava colpevole di niente, quindi si fece venire un’idea per poter vivere
al suo fianco con tranquillità. Gli si parò davanti, mentre lui si trovava
ancora inginocchiato. Guardandolo dall’alto in basso disse, in tono solenne:
“E sia. Allora, Kamal di
Gehenna. Ecco la tua punizione: da oggi tu sarai sempre chiamato Arakune. Non
dovrai più vestirti da donna e sarai presentato come mio fratello. Devi giurare
solennemente di rimanere per sempre al fianco della tua sovrana e di non
abbandonarla mai. E dovrai smettere di torturarti per colpe non tue. Allora,
accetti questa punizione?”
Arakune rimase a fissarla
in silenzio. Non sapeva che rispondere, era troppo sbalordito.
“…”
“Rispondi, principe
Kamal!”
Arakune, come
risvegliandosi dal torpore, abbassò la testa e rispose.
“Sì, mia Sovrana. Giuro
che rispetterò le tue volontà. Però ritengo che non sia una punizione
sufficientemente dura.”
Cry sorrise alla risposta
del fratello. Se l’aspettava. Per questo non fu colta di sorpresa. Si
inginocchiò di fronte a lui e, sempre sorridendo, allungò una mano fino a
sfiorargli il volto. Per qualche istante i due si fissarono negli occhi. Poi
Cry si sentì come trascinare da una forza interna e in quel preciso istante
comprese quali erano i suoi sentimenti per colui che le stava davanti. Si
avvicinò maggiormente al viso di Arakune e disse, a voce molto bassa:
“Allora questa sarà
l’altra punizione…”
Chiuse gli occhi e baciò
le labbra del fratello. Rimasero uniti per qualche secondo, poi lei si separò,
sorridendo un po’ imbarazzata. Arakune non riusciva a capacitarsene e
continuava a fissarla a bocca spalancata. Allora Cry, avvicinando le labbra
all’orecchio del demone sussurrò:
“Promettimi che
continuerai ad amarmi per il resto dei tuoi giorni…”
Allora Arakune capì,
sorrise a Cry, l’abbracciò stretta e, mentre avvicinava il volto al suo per
baciarla, affermò:
“Te lo prometto.”
THE END