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Autore: Crilu_98    11/03/2017    5 recensioni
Secondo capitolo de "The Walker Series" - non è necessario aver letto la prima storia.
Mark ed Elizabeth Walker sono fratelli ma non si vedono da dieci anni, da quando un terribile incidente ha cambiato per sempre le loro vite. Elizabeth è una ragazza insicura e tormentata dai sensi di colpa che all'improvviso è costretta a lasciare la cittadina di campagna dove ha sempre vissuto e a raggiungere San Francisco per salvare il fratello. Aiutata da uno scontroso gentiluomo dalle origini misteriose, da una risoluta ereditiera poco convenzionale e da un impacciato pescatore italiano, Elizabeth dovrà fronteggiare un intrigo molto più grande di lei. Un complotto che potrebbe diventare la miccia di un'incontrollabile rivolta operaia...
Genere: Azione, Romantico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo | Contesto: Il Novecento
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'THE WALKER SERIES '
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I rumori all’interno dell’appartamento si interruppero per un breve momento, poi le risate ripresero, mentre dei passi pesanti si fermavano al di là della porta chiusa. Ero talmente nervosa che stringevo il manico in cuoio della borsa fino a deformarlo e il battito affannoso del cuore mi rimbombava nelle orecchie; la nausea che mi aveva assalito appena arrivata in quel quartiere tornò più pressante di prima, facendomi vacillare. Non sapevo se fosse una reazione dettata dalla paura che covavo nei confronti di tutto il genere maschile o una semplice espressione della mia timidezza.
Quando finalmente la porta si aprì, il nervosismo prese il sopravvento e dopo aver lasciato cadere la borsa ai piedi dell’uomo che si era affacciato sul pianerottolo barcollai all’indietro, aggrappandomi al corrimano in ferro battuto delle scale. Chiusi gli occhi e chinai la testa nel vuoto, sperando così che la mia vista appannata tornasse normale. Fui anche sul punto di rimettere, ma riuscii a controllare in maniera ferrea le reazioni del mio corpo.
-Beh, di solito non faccio questo effetto alle donne!-
La voce dietro di me era roca e divertita, ma vi lessi anche una punta di risentimento: Connor Price era molto sicuro del proprio fascino. Girandomi ad osservarlo, sollevata per l’attenuarsi della nausea, compresi facilmente perché.
L’uomo si era appoggiato con le braccia incrociate ad uno stipite della porta, facendo sì che la bianca camicia stropicciata che indossava si tendesse sui bicipiti e lasciasse intravedere la peluria del petto dal colletto sbottonato; risalii con lo sguardo sui muscoli tesi del collo e sulla mascella squadrata coperta da una corta barba bionda, fino ad incontrare un paio di occhi castani che ammiccavano trionfanti. Arrossii, capendo che Price aveva letto nel mio sguardo esattamente quello che vedeva negli occhi di tutte le donne. Pura e sincera ammirazione.
La stanchezza ed il nervosismo si stemperarono in un’irritazione altezzosa.
-Sto parlando con Connor Price?-
-In persona!- sorrise lui, mettendo in mostra dei denti incredibilmente candidi e dritti. Serrai le labbra, quasi vergognandomi dei miei incisivi storti e un po’ scheggiati.
-Ho bisogno del suo aiuto!- esclamai, raccogliendo la borsa da terra e avvicinandomi all’uomo, che per tutta risposta allargò il sorriso.
-E’ sempre un piacere poter aiutare una ragazza così graziosa!-
Accolsi il suo commento inarcando le sopracciglia, scettica. La sua vicinanza non era sgradevole come quella degli altri uomini, ma neanche rassicurante come quella di Tony: come un predatore in attesa di lanciarsi sulla preda in trappola, Connor Price mi fissava con malcelata soddisfazione.
D’improvviso mi sentii infiammare d’indignazione e con un improvviso quanto bizzarro cambiamento d’umore persi tutta la timidezza e la ritrosia che mi avevano sfiancato durante il viaggio. Puntai il dito contro il petto dell’uomo e anche se gli arrivavo a malapena alle spalle, qualcosa nel mio sguardo lo costrinse a fare un passo indietro.
-Mi stia a sentire, Price, ma prima si tolga quel sorriso strafottente dalla faccia: non le è venuto in mente che potessi essere qui per un motivo ben più grave di una squallida unione con lei? Dunque è vero ciò che si dice in giro, lei non sa fare di meglio nella sua vita che ubriacarsi e sedurre fanciulle?-
L’allegria scomparve dal suo viso, sostituita da un lampo di rabbia e poi da un’espressione neutra e vagamente annoiata:
-Un’altra moralista che bussa alla mia porta… Non credevo che ce ne fossero di così coraggiose da infilarsi nella tana del lupo una vola calato il buio!- ghignò -E quali sarebbero i motivi che l’hanno portata da me, così gravi ed urgenti da interrompere la mia festicciola privata?-
Fui intimamente soddisfatta dello sconcerto che dimostrò quando dissi:
-Sono la sorella di Mark Walker. Credo che lei abbia delle informazioni su mio fratello.-
Senza alcun preavviso, l’uomo mi afferrò per il mento e mi osservò attentamente con gli occhi socchiusi, voltandomi il capo da una parte e dall’altra, poi sospirò:
-Gli assomigli in qualche cosa, sì… Ma come faccio ad essere sicuro di ciò che dici?-
Gli sventolai la lettera funesta davanti agli occhi.
-E’ una garanzia sufficiente?- sibilai. Prima che Price potesse rispondere fu raggiunto da una donna alta e longilinea che indossava un elegante abito da sera nero, su cui ricadevano delle ciocche biondo miele. Mi studiò per qualche istante, poi aprì le labbra in un sorriso pieno di affettazione:
-Ma cher, chi è questa donna?-
-Non sono affari tuoi, Monique!- sbottò l’uomo in maniera brusca, senza staccare gli occhi dalla lettera che tenevo ancora in mano. La bionda sembrò offendersi per quel tono poco cortese e si aggrappò al suo braccio con fare insistente:
-Connor, siamo in ritardo!- si lamentò, mettendo il broncio. A me sembrava una bambina, ma potevo scommettere tutto ciò che avevo sul fatto che gli uomini la ritenessero una smorfia seducente. Monique aveva pronunciato il nome di Connor con un accento strano, roco e graffiante: potevo scommettere anche sul fatto che i due fossero amanti.
-Faremo sicuramente tardi, se non ci sbrighiamo!- riprese la bionda.
“Dove dovranno mai andare a quest’ora, con tutta questa fretta?”
Price sembrò ridestarsi da una meditazione profonda, perché all’improvviso mi chiese:
-Hai un posto dove stare?-
Scossi la testa:
-No, sono arrivata oggi in città.-
-Da dove vieni?-
-Rosenville, Wyoming.-
Monique arricciò le labbra in un’espressione di evidente disgusto; dietro di lei, potei vedere che altre due ragazze e un uomo, tutti vestiti in modo impeccabile, si erano affacciati da una delle stanze illuminate. L’unico apparentemente fuori luogo, con i suoi abiti trasandati, era il padrone di casa.
-La sorella di Mark…- borbottò, passandosi una mano tra i capelli biondi, lasciati leggermente più lunghi di quanto imponesse la moda. -Tu non dovresti essere qui. Mark mi ha ordinato di scrivere quella lettera proprio affinché vi metteste l’animo in pace!-
-Cosa è successo a mio fratello?- chiesi con il cuore in gola -Dov’è? Perché ha chiamato proprio lei? Cosa c’entra lei con Mark?-
Come se non mi avesse sentito, Price si liberò dalla stretta di Monique:
-Come hai detto che ti chiami?-
Sospirai:
-Non l’ho detto. Il mio nome è Elizabeth, comunque.-
-Elizabeth, che nome comune!- sbuffò Monique, ansiosa di riottenere l’attenzione dell’uomo.
“Monique, che nome volgare!” avrei voluto rispondere, ma mi trattenni.
-Bene, Elizabeth, allora è deciso!- sentenziò Connor, facendo un cenno agli altri ospiti ed afferrando una giacca nera appesa chissà dove per indossarla. -Starai qui e quando tornerò parleremo di tuo fratello!-
-Che cosa?- strillai, incredula -Senta, Price, noi parleremo adesso! Non mi sono fatta tutta questa strada dal Wyoming alla California per sentirmi dire di aspettare chiusa in casa mentre mio fratello potrebbe essere già stato giustiziato!-
Di nuovo, Connor Price parve non sentirmi e con uno strattone mi tirò in casa, mentre i suoi ospiti uscivano, lanciandomi occhiate divertite. La stretta dell’uomo era salda mentre mi guidava tra i vari ambienti dell’appartamento, fino a farmi cadere su un divano dalla stoffa costosa, ma rovinata dal tempo.
-Ecco, stai qui, da brava!- esclamò bonario, come se stesse accarezzando la testa del suo cane da compagnia preferito. Mi chiesi come potesse avere successo con le donne, se le trattava con così ostentata condiscendenza.
“O forse si comporta così solo con te, povera e sprovveduta ragazza del Wyoming senza alcuna attrattiva!”
Fu quel pensiero a farmi lanciare degli improperi contro Price, mentre la porta di casa si chiudeva a chiave alle sue spalle.
Per un po’ continuai ad inveire, poi mi premetti le dita sulle tempie che pulsavano: ero esausta, non facevo un sonno degno di questo nome da due giorni a quella parte e lo stomaco brontolava per la fame. Nonostante questo, non intendevo darla vinta a quell’uomo odioso!
Girovagai per l’appartamento alla ricerca di una via di fuga, ma sembravano non esserci: le stanze erano spoglie e il mobilio, come il divano, era di buona fattura ma usurato. Sul tavolo del salotto c’erano dei bicchieri sporchi e una bottiglia del vino quasi vuota.
Udii dei rumori al di fuori della porta, come di qualcosa che grattasse sul legno.
“Ci saranno forse dei topi in questo palazzo?” pensai, disgustata e sempre più decisa ad andarmene. In quel momento non mi aveva ancora sfiorato il pensiero che non avessi la più pallida idea di dove fossero diretti Price e i suoi compagni.
Con un po’ di fatica spalancai le ante in legno della finestra del salotto: erano talmente incassate da farmi sorgere il dubbio che non venissero aperte da anni. Respirai l’aria fresca della notte, osservando ammirata le luci lontane della città, oltre la nebbia che aveva invaso Fisherman’s Wharf, poi mi affacciai, sporgendomi con tutto il busto:
“Va bene, troppo alto, da qui non si passa!”
Mi stavo per ritirare quando il davanzale in muratura su cui mi ero appoggiata si sbriciolò, facendomi oscillare nel vuoto per pochi, terribili secondi: ebbi giusto il tempo di spalancare gli occhi, poi mi sentii afferrare da dietro da un paio di braccia robuste che mi tirarono al sicuro con i piedi ben piantati sul pavimento dell’appartamento.
-Oh… Dio!- esclamai, sollevata, tremando violentemente.
-Cosa credeva di fare, signorina?- chiese la voce di Tony, severa. Incrociai il suo sguardo preoccupato e senza pensarci gli buttai le braccia attorno al collo, mentre lui tossicchiava imbarazzato.
-Grazie! Se non fosse arrivato…-
-Bah, si figuri, signorina!- mormorò il ragazzo, sciogliendo l’abbraccio. Sorrisi:
-Come è entrato?-
-Ho visto il signor Price uscire insieme ad un uomo e ad altre ragazze, ma lei non c’era e quindi ho pensato che fosse successo qualcosa di brutto. Perciò ho aspettato che si allontanassero, sono salito e ho forzato la serratura!-
Osservai con aria soddisfatta la porta spalancata dell’appartamento, pregustando il momento in cui Price sarebbe tornato.
-Non mi ha risposto: cosa intendeva fare, affacciandosi in quel modo dalla finestra?- riprese Tony, incrociando le braccia sul petto. Indossava una camicia leggera che un tempo, forse, era stata bianca ma adesso aveva assunto una triste tonalità grigia; mi chiesi come facesse a non sentire freddo.
-Cercavo un modo per andarmene di qui.- sospirai, poi d’impulso decisi di confidarmi con lui -Sono venuta a San Francisco per mio fratello, Mark, che è ricercato… Diciamo ingiustamente, dalle autorità. Price aveva scritto a mio padre affermando che era stato catturato, senza aggiungere altro e quando sono arrivata alla sua porta per chiedere maggiori spiegazioni se n’è andato con la sua combriccola, chiudendomi qui fino al suo ritorno. Quantomeno irritante…-
Tony rifletté per un po’ su quanto gli avevo detto, mentre io mi allacciavo il cappotto, pronta ad uscire e ad affrontare Price:
-Suo padre l’ha lasciata venire a San Francisco da sola?- chiese poi, la fronte corrugata nello sforzo di capire.
-Mio padre non sa nulla!- ridacchiai. Gli occhi scuri del ragazzo si accesero di ammirazione e mi seguì lungo le scale:
-Venga con me! So io dove si trova il suo signor Price adesso…-
 
 
 
Angolo Autrice:
Che ne dite del primo incontro con Price? Ci ho lavorato molto, perché ci tenevo a descrivere bene la sua arroganza… Oltre che il suo indiscutibile fascino! xD
Elizabeth ha rischiato una brutta caduta, ma per fortuna c'era Tony pronto a salvarla! Dove saranno diretti???
Grazie a tutti coloro che seguono questa storia,
A presto
 
Crilu 
   
 
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