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Autore: Michan_Valentine    12/03/2017    2 recensioni
Noctis è alle prese con i problemi di Prompto, ma se dimostrarsi dei veri uomini è solitamente impresa ardua, alle volte è addirittura... impossibile! (ft. Ignis e Gladio)
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Noctis Lucis Caelum, Prompto Argentum
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mentre abbandonavano l’accampamento e s’inoltravano fra la sterpaglia, in un moto di profonda rassegnazione il principe andò a coprirsi il viso con la mano libera.
“Guarda che non siamo all’asilo!” precisò, riappropriandosi dell’arto preso in prestito con un movimento brusco. “E ti decidi a dirmi dove stiamo andando a seppellire le ultime vestigia della nostra mascolinità?”
Prompto l’adocchiò da sopra la spalla, continuando a fargli strada tra la polvere e gli arbusti rinsecchiti di Leide. Sullo sfondo s’intravedeva invece una lunga e aspra cresta rocciosa su cui a occhio e croce s’aprivano diversi anfratti – e i crepacci di cui parlava Ignis, naturalmente.
“Adesso chi è che fa il melodrammatico?” domandò intanto Prompto, retorico. “Non c’è niente di più virile del cameratismo, del mutuo sodalizio di due giovani e ardimentosi uomini che combattono contro il destino avverso – e le convenzioni – per dimostrare il proprio valore e accaparrarsi così il favore della dama! Capisci? Anche questa è una lotta mortale: il cuore innamorato di un giovane colmo di speranze…”
“…e la dura e tragica realtà, sì,” concluse Noctis per lui. “E comunque non mi stai convincendo.”
“Innanzi tutto sei cattivo,” ribatté l’amico. “E poi stiamo per infilarci in un posto sperduto, una grotta buia e profonda dove saremo lontani da occhi, orecchi e Gladio indiscreti. Ciò che accade nelle viscere della terra resta nelle viscere della terra. Un sordido e innominabile segreto fra me, te e la muta roccia,” soggiunse, adoperando nuovamente il tono roco e basso da hot line.
Noctis evitò di far notare all’amico che posta in quella maniera la faccenda diventava ancora più inquietante – e da maniaco, di nuovo. Perlomeno non ci sarebbero stati testimoni.
Sospirò e scosse la testa, appena rassicurato da quella consapevolezza, e ripercorse rapidamente i fatti accaduti fino a quel momento per ricordarsi di come, quando e perché si fosse lasciato coinvolgere negli strampalati piani dell’altro. Così impacciato con le donne da aver bisogno di aiuto solo per trovare la forza d’invitare a cena la sua bella – e che avesse chiesto a lui dimostrava solo quanto disperato fosse, ma farlo presente sarebbe equivalso ad ammettere di essere altrettanto imbranato.
“Non credevo che Cindy ti spaventasse così tanto,” commentò infine. “Insomma, di certo è un tipo particolare con degli interessi particolari, ma i preparativi minuziosi, le prove, la grotta… la danza. Non ti sembra di esagerare?”
Prompto chinò appena il capo e andò a toccarsi nervosamente la punta del naso con l’indice, ridacchiando fra sé. Il lieve rossore sulle guance faceva sembrare le piccole lentiggini sparse sul suo naso come una manciata di scintille. E il viso del suo ex compagno di scuola stava, in effetti, andando a fuoco per l’imbarazzo.
“Beh,” fece, “un po’ come per il buio e gli spazi ristretti, no? Mi mette in soggezione,” spiegò. “Sarà che è talmente bella, come la principessa di una fiaba… mentre io sono una specie di ranocchio. Meglio essere pronti a tutto, almeno limiterò i danni. E poi sarà dura fare colpo! Lei è così… così… coraggiosa, forte e indipendente…”
“Già,” convenne Noctis, seguendo l’amico da presso in direzione della cresta. “Chissà che ceffoni, quando si arrabbia, ma essendo la nipote di Cid è più probabile che usi direttamente una chiave inglese come arma impropria… sempre ammesso che non ci pensi direttamente il nonno a tenere in riga gli sprovveduti spasimanti. Pensa se l’investisse tutti con un tir a trazione integrale, al grido di ‘stai dritto con la schiena e soffri in silenzio, ragazzo’!”
A quelle parole l’amico arrestò il passo, si voltò di scatto e l’agguantò con ambo le mani, sopracciglia grevi e carnagione livida. E tutta una serie di sospette goccioline che gli si addensavano sulla fronte e gli scivolavano lungo le tempie.
“Noct, tu sei dalla mia parte, ricordi? Perciò smettila d’impressionarmi,” fece, scuotendo il principe per le spalle. “Posso già sentire il rombo del motore e il morso del catrame sulla pelle.”
“Colpa del risveglio improvviso e dello sformato di carciofi, chiedo venia,” si schermì il diretto interessato. “Ma tranquillo, nessuno ti asfalterà, non finché ci sono io. E tu non sei un ranocchio, sei un cavaliere in training, ok? Perciò ora resta concentrato e non farti venire un attacco di panico. Su, respira. Respira!”
Prompto annuì nervosamente e prese dei lunghi, profondi respiri come da ordini, finché riacquistò almeno un po’ di calma e di colorito – e smise di artigliargli le spalle, soprattutto, dacché Noctis poteva già sentire la circolazione venirgli meno in favore di un fastidioso formicolio alle braccia.
Il principe assestò due decise pacche d’incoraggiamento sulla schiena dell’amico che finalmente sollevò anche il capo e ricambiò con un accenno di sorriso.
“Ed ora… alla Prompt-caverna!” esclamò il principe, indicando un punto impreciso della cresta che li aspettava lì dinanzi, in tutta la sua scabrosità.
Come da intenti, al semplice proclama Prompto s’illuminò a festa e, sollevando il pugno per aria, si concesse persino un balzo eccitato.
“Oh, yeah!” ribatté, nuovamente pieno di energie – e per questo incapace di stare fermo per più di due secondi consecutivi. “Il qui presente dark knight è pronto per affrontare qualsiasi prova! Non conosco né fatica né paura – anche se non giurerei per il dolore! Praticamente siamo come il protagonista di un videogioco e il suo fido assistente di nome, chessò, Alfred magari, e…”
“Assistente solo per oggi,” puntualizzò Noctis. “E non azzardarti a chiamarmi così.”
“…per una volta il five star character sono io, alla facciaccia di Gladio!”
“Anche questo solo per oggi, perché il raro è il sottoscritto, checché ne dica il suddetto tough guy,” puntualizzò ancora il principe; ma Prompto sembrò non ascoltarlo affatto, ormai esaltato all’idea di essere una specie di oscuro e invincibile antieroe.
Tant’è che l’agguantò nuovamente per mano – a dispetto delle continue diffide e della loro rispettiva e presunta virilità – e lo trascinò di corsa e senza ulteriori indugi presso la cresta e le sue viscere, le uniche testimoni di quanto sarebbe accaduto di lì a breve.
Noctis arrancò dietro l’amico per almeno cento metri e quasi restò accecato quando passarono dalla luminosità esterna di Leide alla penombra interna della Prompt-caverna.
Accompagnati dal chiarore delle torce elettriche percorsero il cunicolo per un po’, inoltrandosi nel sottosuolo, finché giunsero a un comodo slargo dove l’altro arrestò il cammino – lasciandogli finalmente la mano. 
“Eccoci qua,” annunciò Prompto, allargando le braccia e ruotando col torso prima a destra e poi a sinistra, mostrandogli così la grotta in tutto il suo cupo e rude splendore. “Che ti dicevo? Io, te e la nuda roccia. Allora… da che si comincia? Salsa, bachata, merengue? Ah, ce l’ho, la macarena!”
Noctis assottigliò con biasimo le palpebre e scosse drammaticamente la testa, sopracciglia aggrottate.
“Punto numero uno: per chi mi hai preso? Io non sculetto. Punto numero due: la macarena, seriamente? Punto numero tre: si tratta di un appuntamento romantico, non di una gara di ballo. Ci vuole qualcosa che crei la giusta atmosfera, la giusta… intimità,” elencò il principe, con tanto di spiegazione tecnica sul perché la macarena non fosse sufficientemente acclimatante.
Prompto batté le mani e saltò sul posto.
“Il tango!” esordì quindi, con gli occhi luminosi e il sorriso grande. “È il ballo più passionale e intimo che conosco! In più è suuuuuper sexy! Oh-miei-dei, ma te l’immagini Cindy con una rosa rossa fra le labbra? Con quel corpo, quel viso, quelle…” Prompto esitò, umettandosi le labbra, ma anche se le parole gli erano rimaste incastrate in gola le mani poste a coppa in prossimità del petto lasciarono perfettamente intendere ciò cui stava riferendosi. “I nostri corpi saranno vicinissimi e si toccheranno, si sfregheranno accompagnati dalla musica… in uno scambio di voluttuosi sensi,” soggiunse, abbassando nuovamente il tono di voce in una scadente imitazione di una hot line.
Noctis batté le palpebre e fissò l’altro arrossire e consumarsi d’imbarazzo da solo, ormai disperso in sogni a occhi aperti che a stento riusciva a sostenere. Il principe si passò la mano sul viso e si concesse un sospiro.
Ammesso e non concesso che Prompto potesse sopportare tutta – e tutta in una volta – la… procacità di Cindy, c’erano altre questioni tecniche che rendevano la scelta del ballo ancora una volta errata. Anzi, no, a dir poco inopportuna.
Solitamente erano Ignis e Gladio a spegnere col gelo della ragione o con la pungente ironia le farneticazioni dell’amico, ma nel silenzio della grotta non c’era altri che lui.
“Prompto,” fece quindi, tono serio, “hai pensato al fatto che durante le prove sarebbero i nostri corpi a toccarsi e sfregarsi in uno scambio di… voluttuosi sensi?” domandò, usando le esatte parole dell’altro per rendere meglio il concetto; e nel farlo Noctis sentì un brivido scivolargli lungo la schiena.
Prompto, posizionato dirimpetto, deglutì rumorosamente, gli occhi grandi e le labbra dischiuse in un’espressione sgomenta che poco aveva a che vedere con quanto gli aveva scaldato e ammorbidito i tratti – e non solo quelli – pocanzi, quando immagini lascive di tutt’altro tipo gli si erano delineate nella mente.
“Ah,” fece.
“Eh,” sottolineò il principe, incrociando le braccia al petto.  
I due si guardarono ancora per un po’, in silenzio; poi un brivido congiunto li fece fremere da capo e piedi, accompagnando la realizzazione sommamente fatale. Tant’è che si ritrovarono a scrollarsi le sordide sensazioni di dosso come due cani bagnati avrebbero fatto con dell’acqua.
“Bene,” affermò infine Prompto, battendo il pugno destro sul palmo sinistro, “e tango NON sia! Cosa suggerisce l’esperto? Non sia mai detto che rubi a Lady Lunafreya la possibilità di strusciarsi per prima sul suo promesso sposo, già, già.”
“L’esperto dice che non devi nominare Luna con la stessa bocca che usi per dire simili assurdità,” sputò il promesso sposo in questione, suo malgrado cadendo nello stesso trabocchetto in cui era finito l’amico poco prima e immaginandosi le armoniose curve dell’Oracolo, rigorosamente fasciate di bianco, che premevano contro di lui. Suo malgrado, il principe abbassò il capo e il tono di voce e cominciò perfino a balbettare, disperatamente bisognoso di dissimulare. “In più abbiamo s-solo una giornata a disposizione e i miracoli non rientrano nelle mie capacità, dovrai accontentarti di qualcosa di m-meno complesso e... che c’è?” sbottò infine, dacché l’amico lo fissava dall’altra parte con sguardo sornione e sorrisino compiaciuto stampato in faccia.
Come risposta Prompto compì un rapido e fluido balzo, gli passò il braccio sulle spalle e l’intrappolò nuovamente nella piega del gomito, arruffandogli la chioma con l’altra mano.
“Ebbravo Noct,” fece l’ex compagno di superiori, strattonandolo da una parte all’altra, “a che stavi pensando, eh, brutto sporcaccione! Dillo al buon, vecchio Prompto che ti sei lasciato suggestionare anche tu, sei diventato tutto rosso in faccia!”
“Non è vero, lasciami andare!” protestò il principe, cercando di liberarsi dalla presa e di mettere in salvo la preziosa chioma – oltre che di cavarsi d’impaccio; e le guance sembravano addirittura ardergli, sotto le accuse nient’affatto arbitrarie dell’altro.
“Ah-ha, certo, e ora ti sono diventate rosse perfino le orecchie,” soggiunse Prompto, peraltro senza accennare a liberarlo – o a fargli il sommo favore di soprassedere. “Negare l’evidenza non serve, amico, io sono un vero esperto in queste cose, balbettii e sudori freddi sono all’ordine del giorno, e so che sotto sotto sei un timidone. Ti-mi-do-ne! Perciò…”
Con un gesto brusco Noctis scansò via l’altro e, tutto arruffato – forse anche peggio di come si era alzato quella mattina, tornò a puntarlo con occhi di brace.
“Stai zitto!” stabilì, passandosi furiosamente le dita tra i capelli, nel disperato tentativo di riacquistare un contegno – e il controllo della situazione, “io e Luna non c’entriamo qui. Perciò… niente! Resta focalizzato sul perché mi hai trascinato in questa grotta contro la mia volontà a quest’ora insulsa del mattino!”
“Ti si è alzato il tono di almeno due ottave. Ancora un po’ andrai in falsetto,” commentò Prompto.
“Cindy, è per questo che siamo qui, e se ancora non l’avessi ricordato… CINDY! CIN-DY!” scandì il principe di rimando, mani sui fianchi e sopracciglia inarcate.
“Sssssh!” fece Prompto, ingobbendosi tutto e portandosi l’indice davanti alla bocca. Allo stesso modo cominciò a guardarsi sospettosamente attorno, nemmeno si trovassero in piena Lestallum durante i giorni di sagra. “Non urlare così o qualcuno ti sentirà! E questo è giocare sporco, Noctis Lucis Caelum!”
“Che c’è? Hai paura che spunti Gladio da qualche cunicolo laterale?” continuò il principe, pungolandolo ancora un po’; e alla sola prospettiva Prompto deglutì, immobile e finalmente zitto nella vastità della caverna. “Adesso smettiamola di perdere tempo e arriviamo al sodo. Innanzi tutto fammi vedere come le proporrai di uscire,” stabilì infine Noctis.
Prompto si spostò da un piede all’altro e si strinse nelle spalle.
“Beh,” cominciò, “sinceramente non ci ho pensato, ma che vuoi che sia? È facile. Andrò ad Hammerhead, passerò dall’officina – nascondendomi con un ladro da Cid e dai suoi tir – e le chiederò se le va di cenare con me sotto le stelle!”  
Noctis assottigliò le palpebre e lo fissò con scetticismo crescente. La semplicità con cui aveva illustrato i suoi intenti strideva con l’immagine del ragazzo pronto a nascondersi sottoterra così che nessuno potesse sentire il nome di Cindy uscire dalle sue labbra.
“Facciamo una prova,” propose quindi. “Io sono Cindy, chiedimi di uscire.”
“Ok, ehm, ciao Cindy, mi trovavo nei paraggi e mi chiedevo se ti andrebbe di passare una serata con me, ci saranno le stelle, la musica e del buon cibo,” recitò Prompto come da copione. Poi incurvò le labbra, si strinse nuovamente nelle spalle ed espose i palmi. “Visto? Non è stato così male, non ho nemmeno balbettato, né sono arrossito.”
“Riprova, ma stavolta specifica che ci sarà anche la Regalia e, soprattutto, chiedilo a lei, non a me,” ribatté Noctis. “Usa l’immaginazione, un po’ come hai fatto prima a proposito del tango.”
Prompto inarcò il sopracciglio e accennò una smorfia, squadrandolo da capo a piedi come si trattasse di un ranocchio e non di un principe.
Embé? azzardò.
“Mi sto impegnando, amico, dico davvero, ma devi impegnarti anche tu. Se te ne stai lì come uno stoccafisso mezzo addormentato non ci riesco,” spiegò l’ex compagno di superiori. “Sii più partecipativo, più disinvolto… più Cindy.”
“Più… cosa?”
“Hai capito benissimo,” ribatté Prompto, accantonando le lamentele con uno svolazzo della mano, “e poi sei sicuro che Iggy darà il suo benestare e mi lascerà le chiavi della Regalia?”
“O così o puoi dire addio all’appuntamento,” commentò spiccio il principe, facendo spallucce. “E ti sconsiglio di vendermi nuovamente per accaparrarti i suoi favori,” specificò poi, tanto per essere chiaro – e il sapore di carciofi ancora gli importunava il palato, con suo sommo disappunto e tormento.
“Eddai, buddy, non guardarmi così, è storia passata,” fece l’altro, stavolta accantonando le accuse implicite lasciando svolazzare entrambe le mani, “hai promesso di aiutarmi perciò non pensarci più e andiamo avanti. Su, immedesimazione! IMMEDESIMAZIONE.”
Noctis mandò gli occhi al cielo. Ma perché si era lasciato convincere, in primo luogo?
Si concesse anche un profondo sospiro, giusto per prendere tempo, darsi una calmata e prepararsi psicologicamente al proseguo di quell’impresa – prima almeno che il disagio avesse la meglio costringendolo a una fuga istantanea.
Si guardò attorno così come aveva fatto l’amico solo poco tempo prima e si assicurò che nei paraggi non ci fosse effettivamente nessuno – nemmeno qualche verme della terra che passava di lì per caso. Si rilassò appena solo quando captò il silenzio assoluto, se si escludeva Prompto che tamburellava nervosamente col piede a terra e si spostava continuamente da una parte all’altra, fisiologicamente incapace di starsene buono; e i cunicoli che si inoltravano più giù nella grotta si aprivano sullo slargo roccioso come oscure e silenti bocche. Cosa che lo rassicurò ancor di più.
Perciò, con una scrollata di capo che ebbe l’effetto di fargli ondeggiare i capelli da una parte all’altra, entrò nel personaggio.
Hey, there, Prompto! E come sta la regina? Spero che voi ragazzi l’abbiate trattata bene! Perché non vai a salutare Paw-paw? Lo conosci, ha un mucchio di cose da dire e farlo aspettare non conviene,” esordì, rilasciando il braccio sinistro lungo il fianco e puntellando invece la mano destra su di esso. Il tutto lasciando fluidamente ondeggiare il corpo da quel lato e inclinando l’anca così che disegnasse una curva nient’affatto ignorabile – non quando a farlo era la vera Cindy, almeno – mano a mano che spostava il peso da una gamba all’altra.
Prompto s’irrigidì per direttissima e deglutì, seguendo il movimento con occhi grandi e a dir poco increduli.
The grease-monkey goddess…” stridette Prompto a denti stretti; e quasi sembrò accartocciarsi su se stesso tanta la suggestione, con la schiena incurvata e le gambe piegate. “Cioè, ehm, Cindy. È il tuo nome, no?” rise, teso come la corda di un violino. “A dire il vero, ecco… sono qui. Cioè, sono passato di qui e volevo te, cioè, volevo parlare con te, no accidenti, non è che io non ti voglia, è che in questo specifico momento…”
“Non ti seguo, potresti essere più chiaro e meno inquietante?” ribatté Noctis, imitando per quanto possibile il tono femminile e l’accento secco di Cindy.
Contemporaneamente si sporse in avanti, inclinò il capo e l’osservò di sottecchi, flettendo le labbra in un sorriso dalle morbide e sensuali sfumature. Una posa che, nel caso della vera Cindy, avrebbe messo in evidenza il prosperoso davanzale senza lasciare scampo – soprattutto se si considerava che la diretta interessata non faceva poi granché per nasconderlo.
Allora?”
Il principe non si stupì quando l’altro divenne paonazzo, distolse lo sguardo ed esitò a bocca aperta, emettendo dei confusi e striduli balbettii di cui a stento si poteva intuire la natura. E dondolando sui piedi come stava facendo, più che uno spasimante sembrava un bambino di due anni alle prese con la poesiola di Natale.
“Sì, ecco, insomma,” continuò Prompto, arrabattandosi, “perché, vedi, mi domandavo… tu mangi?” sputò infine, le dita nervosamente intrecciate ai capelli e il sorriso più tirato del mondo stampato sulle labbra; alla faccia delle stelle, della musica e del buon cibo così spavaldamente decantati soltanto qualche battuta prima.
Noctis lasciò ricadere le braccia, esasperato, e si profuse nel sospiro più profondo e mesto mai realizzato. Scosse anche il capo e si prese qualche istante di contemplazione in un epico facepalm.
“È ovvio che mangia, altrimenti sarebbe morta,” puntualizzò con rassegnazione. “Facciamo che le scrivi un biglietto, un invito, dove potrai sembrare un vero uomo – e più in generale un essere umano – e io stasera passo a consegnarglielo,” stabilì infine. “Magari prendo la Regalia, così non resisterà alla tentazione di fare un giro e accetterà di cenare con te.”
“Oh, accidenti!” si lamentò Prompto, battendo i piedi a terra. “C’ero quasi!”
“Proprio no,” sottolineò Noctis, “nemmeno con tutta l’immaginazione e la pazienza e la comprensione del mondo. E te lo dico con affetto, da amico.”
“Tante grazie, eh,” rimbeccò Prompto, “la colpa è solo tua che fai la gattamorta, altroché! Peccato non aver scattato una foto ricordo…”
“Ehi,” s’accigliò il principe, “gattamorta a chi? E tieni a mente che ho scarificato il mio orgoglio per la tua causa, perciò se questa storia esce da qui sei un fotografo stecchito.”
“Ok, ok,” convenne l’altro a braccia sollevate, in segno di resa, “balliamo adesso?”
“Wow,” ribatté Noctis, guardandolo in cagnesco ancora per un po’. “Che pathos, che galantuomo, mi sto praticamente sciogliendo al solo pensiero.”
Prompto s’imbronciò. Noctis invece sbuffò, sciolse i muscoli di braccia e gambe, si schiarì la voce e si preparò ad assecondarlo ancora una volta: in fondo prima gli insegnava uno o due passi, prima se ne poteva tornare all’accampamento con quel poco che gli restava della sua virilità. E dopo l’imitazione di Cindy gliene restava davvero poca.
“Dunque,” disse, “per prima cosa concentriamoci sull’approccio, devi scegliere il momento giusto, il lento è un ballo semplice ma particolarmente romantico, quasi intimo. Da questo dipenderà l’esito della serata, ricordalo.”
Dall’altra parte, Prompto annuì vigorosamente, con gli occhi grandi e la bocca serrata ermeticamente in una linea tesa, tanta la concentrazione.
“Devi essere cortese,” disse il principe, assumendo una posa elegante, il capo eretto, le spalle diritte, “trasmettere il giusto intento, il resto è questione di alchimia e verrà naturale,” soggiunse; e con un fluido movimento del braccio allungò la mano da quella parte, il polso esposto e le dita protese. In attesa.
Istintivamente Prompto afferrò la mano del principe, che ricambiò con un piccolo cenno del capo, a mo’ d’inchino.
“Non devi essere nervoso, sii naturale, sicuro di te,” continuò Noctis, in tono tranquillo, accorciando le distanze e portandosi lentamente innanzi all’amico, “non c’è fretta, non c’è timore, bisogna assaporare l’attimo.”
Prompto annuì ancora, mentre le dita del principe si chiudevano sulle sue in una stretta e un invito al contempo; e l’altra mano scivolava giù, lungo la sua vita, soffermandosi in un tocco deciso ma nient’affatto invadente.
“Le distanze e la posizione delle braccia sono importanti,” precisò Noctis, gli occhi fissi sul viso di Prompto, in quel momento completamente assorto dalla spiegazione e intento a fissare ora questo, ora quel punto. “La mano della dama va sulla spalla del cavaliere,” suggerì; e l’amico agì di conseguenza, spostando l’arto nel luogo indicato. “Quella del cavaliere resta sollevata, in linea con la spalla. I piedi si posizionano sfalsati,” continuò il principe, avvicinandosi ancora un po’ e piazzando il piede tra quelli dell’altro. “I corpi non si toccano fra loro, ma la distanza può variare a seconda del grado d’intimità. Ricorda, non bisogna mai essere inopportuni, né affrettare i tempi, verrà da sé.”
Roger,” comunicò Prompto, adocchiando ancora i punti di contatto, probabilmente cercando di memorizzare al meglio ciascuna spiegazione.
Noctis si spostò lentamente nella vastità della caverna, cominciando così a illustrare l’atto pratico della danza sulle note di una melodia silenziosa che gli risuonava unicamente nella testa. Di rimando infuse la giusta pressione nei punti di contatto, suggerì la direzione compiendo abili e leggeri passi sulla pietra e lasciò che alla sicurezza dei movimenti l’altro rispondesse con altrettanta naturalezza, assecondando gli imput impliciti.
“Uooooh-oh! Funziona, funziona!” esultò Prompto, lasciandosi guidare senza irrigidirsi o farsi prendere dall’agitazione, talora guardando come Noctis manteneva la posizione, talora puntando il basso e studiandone i passi.
“È molto semplice, i movimenti sono lenti e fluidi, devi solo oscillare avanti e indietro, variando di tanto in tanto, magari a destra e sinistra mentre ti sposti in circolo,” spiegò Noctis, sottolineando il concetto compiendo una leggera rotazione e spostandosi effettivamente in quella direzione, “devi dimostrarti fermo e sicuro, ma gentile, solo così lei si lascerà guidare. È una questione di fiducia, di sintonia… sarà il suo corpo a dirti se le piace e fino a che punto puoi osare…”
Ciò detto il principe ondeggiò un’ultima volta a destra, poi indugiò a sinistra e si fermò lentamente, accorciando così la distanza fra sé e l’amico in maniera graduale e del tutto lecita. Fintanto che i rispettivi visi furono a pochi centimetri l’uno dall’altro.
Noctis staccò la mano dal fianco di Prompto soltanto per sfiorargli il mento e sollevargli il viso, così che l’altro smettesse di fissare il basso e sollevasse i suoi occhi azzurri su di lui.
“Soprattutto,” disse il principe, “non dimenticare mai, mai di guardarla negli occhi, specie quando la distanza sarà così effimera che basterà un soffio per strapparle il bacio che desideri.”
Ciò detto Noctis ritrasse la mano e abbozzò un sorriso. D’altro canto Prompto ingollò a vuoto e arrossì.
“Cavolo, Noctis Lucis Caelum, mi hai fatto venire i brividi, sei un principe da sposare,” commentò l’amico. “Peccato che sei già impegnato!”
“Ora sei tu che mi fai venire i brividi,” ribatté Noctis, mentre l’altro ridacchiava allegramente.
“Beh,” esordì improvvisamente una terza voce, “a dire il vero l’unico che ha il diritto di dirlo è il sottoscritto. Mi si è accapponato l’accapponabile. E non perché qui sotto fa freschetto.”
Prompto s’irrigidì e si aggobbì. Noctis invece saltò sul posto come un gatto, ristabilendo immediatamente le distanze in maniera così impacciata da risultare addirittura innaturale, il cuore che sembrava essergli schizzato direttamente in gola – specie perché il tono profondo e ruvido di quella voce non gli era propriamente sconosciuto.
Si girò e puntò lì da dove era venuta. Ad attenderlo, appoggiato con nonchalance alla parete rocciosa di uno dei cunicoli che si addentravano nelle remote profondità della grotta, se ne stava il Big guy che avevano disperatamente cercato di evitare da quella mattina, sorriso sornione stampato in faccia e braccia incrociate al petto – quel petto così possente da far sembrare entrambi loro massicci come mazze di scopa.
“Che carini,” commentò lo scudo del re, non richiesto, lasciando andare le iridi dall’uno all’altro, “la principessa e il ranocchio. Ma oggi mi sento buono: potete scegliere voi chi è chi.”
“G-Gladio?” strepitò di rimando Prompto. “C-c-c-c-che ci fai qui?”
Il diretto interpellato fece spallucce, senza muoversi di un millimetro dalla posa figa in cui si era messo.
“Iggy mi aveva detto che sareste venuti qui a giocare,” disse, “così ho pensato che fosse opportuno dare una seconda controllatina, tanto per essere certi che il luogo fosse sicuro. Prima, almeno, che qualcuno di voi due finisse in un crepaccio e l’altro si gettasse di sotto nel tentativo di salvarlo.”
Gladio inclinò il capo e mandò lo sguardo in alto, come se stesse valutando questo o quello fra sé.
“Beh,” soggiunse infatti, “certo non potevo immaginare che si trattasse di un appuntamento romantico e che avrei interrotto qualcosa...”
“Non ci stavamo baciando!” intervenne tempestivamente Prompto, agitando freneticamente le mani innanzi a sé. “Mi stava insegnando a danzare perché, ecco, non è importante il perché, ma era una simulazione, solo una simulazione molto, molto realistica e, sì, le facce erano vicine vicine, ma il nostro bell’addormentato quando vuole ha fascino ed è un galantuomo, perciò,” s’interruppe e, prossimo alle lacrime, si girò verso il principe, “perciò spiegaglielo tu, Noct, prima che gli dica che mi hai fatto pure battere forte il cuore, perché io proprio non ci riesco!”
Gladio scoppiò direttamente a ridere, piegandosi addirittura in due; e il suo vocione rimbombò per tutta la caverna e fin dentro le orecchie di Noctis. Nulla di cui stupirsi, dacché Prompto aveva la facoltà di peggiorare quadri di per sé disastrosi con spiegazioni a dir poco agghiaccianti, ma il principe sentì inevitabilmente una venuzza prendere posto sulla fronte e pulsare subdolamente.
Quella era soltanto la classica ciliegina sulla torta, nel caso specifico un dolce a tre strati fatto di frustrazione, imbarazzo ed esasperazione. E da quella mattina all’alba era stato svegliato prematuramente, sfamato con carciofi contro la sua volontà, rimproverato e preso in giro per mille motivi diversi e, sopra ogni altra cosa, svirilizzato in pensieri, parole, opere e omissioni.
Per colpa di Gladio, colui che aveva indirettamente dato il via a tutto con i suoi atteggiamenti da superman! Tant’è si ritrovò a digrignare i denti e a scrocchiarsi le dita senza manco accorgersene, premendo il pugno sul palmo dell’altra mano a dispetto della diplomazia suggerita dall’ex compagno di superiori. Gli occhi, invece, puntavano dritti in quelli del bell’imbusto in questione, ardenti come tizzoni.
Di rimando Gladio batté le palpebre, raddrizzò la schiena e sfoderò un sogghigno sghembo.
“Che c’è, affascinante galantuomo? Ti è mancato l’allenamento mattutino, uh?” fece poi, abbandonando la parete solo per accettare la sfida implicita e lasciar scrocchiare a sua volta il collo con un secco e deciso movimento della testa.
Ehm,” intervenne Prompto, “ragazzi…?
“Poche storie, Blondie, qui ne va della nostra dignità, sii uomo,” ringhiò il principe, soprattutto perché al momento non vedeva modo migliore per cancellare il ricordo di quella giornata se non scaricando la tensione accumulata con una sana, sacrosanta e virilissima rissa – giusto per ricordare anche a Gladio che non era l’unico dotato di testosterone. “Soprattutto, c’è una cosa che mi fa davvero, ma davvero incazzare,” sottolineò ancora il principe, “si può sapere che problema avete tutti con ‘sti cavolo di crepacci!?”
 
Dieci anni dopo
 
“Ah,” esclamò Gladio, gettando un altro ciocco di legno fra le lingue di fuoco, “quante botte quel giorno, da non crederci,” soggiunse, scuotendo la testa e sorridendo bonariamente.
Il chiarore del focolare scolpiva nell’ombra della sera il viso segnato dalla battaglia dello scudo del re.
“Mi hanno letteralmente assalito. Immaginati la scena, Iggy, questi due mocciosi pelle e ossa che mi si gettando addosso come forsennati, strepitando assurdità a proposito di ristabilire i ruoli. Sembrava che fossi finito in un nido di zanzare.”
“Ehi,” fece Prompto, seduto lì di fianco attorno al fuoco, “le zanzare ti sentono e hanno un cuore. Vero, Noct?”
Noctis sorrise, ricordando quel periodo con affetto e nostalgia, lo sguardo perso sul mare di scintille che di tanto in tanto si levava dal focolare. E per qualcuno che era rimasto dieci anni rinchiuso in un cristallo sembrava che fosse accaduto solo ieri.
“Fa il duro, macho man, ma i pizzichi di zanzara prudono per giorni,” sottolineò il re. “Li ha sentiti, li ha sentiti eccome.”
“Sarà,” intervenne Ignis, “ma quella volta mi avete fatto sprecare un capolavoro di culinaria e siete tornati all’accampamento tutti e due pieni di lividi. E chi si è dovuto preoccupare dei cerotti e della laundry?”
Noctis rise assieme ai compagni di quella domanda la cui risposta era talmente ovvia da farli sentire in debito, oltre che dei perfetti idioti.
“Perdonaci, Iggy,” disse infine il re di Lucis, poggiando fraternamente la mano sulla spalla dell’altro, seduto compostamente sulla sedia accanto alla sua. Ignis ricambiò con un cenno del capo, gli occhiali opachi che riflettevano il chiarore delle fiamme e andavano a coprirne lo sguardo.
“A proposito, Prompto” fece improvvisamente il re, allorché la questione gli aveva riportato alla mente un ulteriore, più pregnante dilemma, “in questi ultimi dieci anni sono rimasto indietro, ho perso un bel po’ di cose, alla fine sei riuscito a conquistare Cindy?”  
Note: Finito! *w* Sì, lo so, è una boiata fuori misura, perciò mettete via randelli, fiaccole e forconi e non linciatemi! °A° Mi spiace, ma non riesco proprio a scrivere nulla di serio, perciò... niente! E lo so che ci sono dei momenti degni di "gay ingenui", lol, ma la storia nella sua idiozia è puro bromance, anche perché lo scopo era ironizzare su quanto Noct e Prompto siano sfigati col gentil sesso. Tant'è che l'ultima domanda si risponde da sé! Spero solo di non aver fatto una completa schifezza, ecco. Alla prossima! *w* *fugge dalla pioggia d'insalata e pomodori*
PS: Chi ha partecipato al Carnevale Kupòkuè, lol, adoro quando Noctis si presta e certe cose come il ballo del moguri! xD Per non parlare delle molestie subite da Kenny! xPP Ok, smammo davvero. ùù''''

CompaH
   
 
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