Fanfic su attori > Chris Evans
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Autore: Candy11    12/03/2017    0 recensioni
Febbraio 1988, nasce Martin Arnaud.
Ho deciso di inserire la storia di questa ragazza, che, in un universo diverso dal nostro, è qualcuno. Qualcuno che tutti conoscono e amano. Martin è una ragazza arrivata dal basso e diventata una persona realizzata, che è riuscita ad inseguire e raggiungere il suo sogno: diventare attrice.
Durante la narrazione presenterò Martin a 360°, una personalità amabile e in continuo mutamento. I suoi amori, le sue passioni, le sue fatiche, i suoi momenti di difficoltà.
Nella storia sono presenti vari cross-over e personaggi quali Chris Evans, James Franco, Wes Anderson, Ryan Reynolds, Blake Lively ...
E' solo la storia di una ragazza, ma forse vale la pena leggerla.
*** vorrei precisare che il contesto è quello di un "universo parallelo" in cui la nostra Martin esiste e col tempo diventerà una stella del cinema... Le situazioni che la circondando, le date etc. sono il più possibile attinenti a quelle reali 🙂 ***
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Cross-over | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Triangolo
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CAPITOLO 27 – A PICCOLI PASSI
 
“Ecco a te”, dissi porgendo a Chris un terribile caffè delle macchinette.
Si era appena svegliato ed era ancora un po’ intontito.
“Grazie bambi” mi rispose buttando giù la bevanda amara. Lanciò uno sguardo a suo padre che stava ancora riposando. Il soprannome “Bambi” era ormai di pubblico dominio, da James, a Chris, da Vanessa a Blake… ero diventata Bambi per tutti per via del mio sguardo da cerbiatto abbagliato dai fari… credo.
“Tutto ok?” chiesi sedendomi affianco a lui.
Chris si appoggiò alla mia spalla e mise una mano sul mio ginocchio. È sempre stato una persona “fisica”, non che toccasse chissà dove, ma era normale per lui dare un abbraccio in più piuttosto che un braccio attorno alla spalla. Ma in queste circostanze era decisamente strano. M’imbarazzava ma mi piaceva allo stesso tempo.
“Comincio a tranquillizzarmi” disse sorridendo, “ieri ho parlato col medico e ha detto che domani lo dimetteranno” guardò l’orologio.
“È fantastico” dissi guardando suo padre.
“Lo è… tra qualche ora arriverà mia madre a darci il cambio” rise, “volevo aspettare si svegliasse”
“Sarà imbarazzante” dissi.
“Che cosa?”
“La mia presenza… è meglio se aspetto fuori”
“Ma che cavolo dici” mi rispose alzandosi.
“Nemmeno li conosco… sono venuta qua per te, non per i tuoi genitori… non sono la tua ragazza, che dovrebbero pensare?” dissi.
Chris indugiò, titubante. “Devi essere per forza la mia ragazza per poter tenere a me?”
“Beh… no…” risposi un po’ abbattuta, cercando di non darglielo a vedere, “Lascia almeno che rimanga fuori, così potrete fare le vostre cose con comodo”
“Però accetta di dormire da noi” concluse.
Io annuii, “e sia”, dissi alzandomi, “ora esco, tu vedi di svegliarlo, è un pigrone come te” risi.
Lui mi sorrise e mi prese una mano.
“Grazie Martin”
“Non ringraziarmi”, avvicinai la sua mano alla mia bocca e gli diedi un leggero bacio.
Lui mi guardò, col suo sguardo impenetrabile e austero, incorniciato da folte sopracciglia chiare, che addolcivano il viso.
Uscii dalla stanza e andai a sedermi in una delle sedie da sala d’attesa. Dopo un’ora passò una donna che entrò nella stanza del padre di Chris, doveva essere sua madre. Gli assomigliava leggermente ma la statura era medio-bassa, nulla a che vedere con lui.
Dopo altre due ore uscì Chris, che mi cercava con lo sguardo. Io mi alzai e lo raggiunsi. Dietro di lui, uscì sua madre.
“Martin, lei è mia madre” mi presentò.
Le mie guance andarono a fuoco e mi sentii avvampare mentre desideravo fervidamente di sparire.
“Lisa” disse la donna tendendomi una mano, accompagnando il gesto con uno splendido sorriso, uguale a quello di Chris, rassicurante e sincero.
Io le strinsi la mano “Martin”, sorrisi.
“Grazie per quello che hai fatto per mio figlio, ci vorrebbero più persone premurose come te” mi disse, “accetta l’offerta di restare almeno una notte da noi, è il minimo”.
“Lisa sei gentilissima, m’imbarazza accettare, volevo solo passare per assicurarmi che Chris stesse bene e poi scappare, nulla di prolungato” risposi.
“Non t’imbarazzare, gli amici di Chris sono amici della sua famiglia, non permetto che tu ti sorbisca ore e ore di volo nell’arco di due giorni” rise. Era molto tenera e gentile.
“Ti ringrazio tanto” risposi abbassando lo sguardo e cercando, fallendo, di sembrare disinvolta.
Vidi Chris sorridere, come se gli avessero appena dato una delle notizie più belle del mondo.
“Ci voleva lo charme della mamma”, disse dandole un bacio sulla fronte, “ora andiamo a casa, papà è nelle tue mani” rise.
Sua madre lo salutò ridendo. Avevano lo stesso tipo di comicità, pensai lasciandomi sfuggire un sorriso.
 
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Arrivammo a casa e Chris mi portò in una piccola camera degli ospiti dove lasciai la mia valigia. Era ormai mezzogiorno. Eravamo in cucina, seduti al tavolo da pranzo.
“Hai fame?” disse.
“Abbastanza”
“Cinese?” indicò il menù da asporto sul frigo.
“Temevo non me lo avresti mai chiesto”, scherzai. Lui rise e prese il telefono per ordinare. Dopo poco arrivò il nostro pranzo che decidemmo di mangiare in camera, tra una birra e un po’ di riso alla cantonese, ci mettemmo a guardare la tv.
Mentre alla televisione davano qualche programma stupido e io m’ingozzavo di riso notai che Chris era leggermente distratto, pensieroso.
“Ehi, sei ancora preoccupato?” dissi.
“Oh, no, no” alzò lo sguardo dal suo cibo e mi guardò “ho solo un po’ la testa altrove”, rispose.
“E dove ce l’hai, di preciso?”
Lui si avvicinò a me e mi mise un braccio sulle spalle, sospirando.
“Minka mi ha mollato con una telefonata stamattina”
“Ah, Chris mi dispiace” mi dispiaceva?
“La cosa che mi fa incazzare, oltre al modo, è il momento…”, riuscivo a sentire il suo nervosismo attraverso i muscoli leggermente contratti e a vederlo dalla mascella serrata, “sai, quando credi che qualcuno tiene a te e vedi che te lo dimostra mollandoti proprio nel momento del bisogno, non puoi fare a meno di sentirti preso per il culo”, mi disse, “sono felice che tu sia qui”.
Io mi sentii le guance e la punta delle orecchie riscaldarsi, e le gambe tremare. Ringraziai di essere seduta, in quel momento.
“Per te, sempre” dissi sorridendogli.
In quel momento, Chris mi guardò negli occhi. Eravamo a pochi centimetri di distanza, il mio naso quasi sfiorava il suo. La stanza s’impregnò di un’atmosfera surreale, carica di aspettative (da parte mia, ovviamente), di speranze e di sogni.
*driiiiiiiiiiiin* *driiiiiiiiiiiiiin*
Il campanello suonò e il rumore giunse alle nostre orecchie dal salotto. Chris si allontanò di scatto e si alzò. Io mi ritrassi e mi sedetti con le ginocchia al petto. Mentre Chris era ad aprire la porta, probabilmente alla madre, rimasi seduta, confusa ed emozionata.
Cosa stava succedendo?
Sentii la voce di Lisa dal salotto e pensai sarebbe stato maleducato rimanere in camera, così, uscii.

“E a che ora?”
“Il dottore mi ha detto di poter andare lì alle 10 del mattino”, Lisa stava scrivendo qualcosa su un foglietto, che attaccò con un magnete al frigo. Era una donna molto elegante, si vedeva fosse stata una ballerina, come si vedeva dai tratti dolci del viso e la carnagione mediterranea, le sue origini italiane.
“Andiamo io e te?” chiese Chris appoggiandosi al mobile della cucina e guardandomi di sfuggita.
“Certo, la tua amica Martin?” chiese Lisa notandomi.
Chris, rivolgendosi a me “Vuoi venire a prendere Bob?”
“Oh no, se non è un problema… posso rimanere e cucinare qualcosa, così quando tornate non dovete lavorare” dissi imbarazzata.
“Sei dolcissima, è una bella idea, però mi raccomando, poco sale, poco burro… poco tutto… Bob non deve mangiare cose troppo grasse e tutto il resto, il colesterolo è una vera e propria piaga” disse Lisa.
Io annuii. Chris sorrise e si scostò dal mobile.
“Andiamo a comprare qualcosa?” chiese guardandomi.
“La lista della spesa è lì”, disse Lisa indicando un post-it.
“Oh, certo, sistemo in camera prima” dissi. Chris mi seguì, “Ti aiuto”.
 
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Riordinato in camera, uscimmo e, con la Ford nera dei genitori di Chris, andammo all’alimentari della città.
La lista della spesa era abbastanza breve e nel giro di venti minuti avevamo preso tutto. Andando verso la cassa, mi fermai davanti ad un espositore di cartoline e biglietti.
“Ne vuoi prendere uno a tuo padre?” dissi.
Chris aveva in mano il cestino della spesa e camminava vicino a me quando mi fermai all’improvviso. Si arrestò e si voltò. Iniziai a girare l’espositore alla ricerca di qualche biglietto di bentornato o di pronta guarigione. Ne tirai fuori uno con il disegno di una Ferrari in pista e con in mezzo scritto “Rimettiti in corsa!”. Glielo feci vedere ridendo “allora?”.
Lui rise, “glielo dai tu però!” disse prendendomelo dalle mani per osservarlo.
“Sei tu suo figlio, il mio ero un suggerimento”, risposi.
“E’ un suggerimento carino” mise il biglietto nel cestino che nel frattempo aveva poggiato a terra.
Io stavo continuando a girare l’espositore per vedere se c’erano altri biglietti carini. Chris si mise davanti a me, per vedere dall’altro lato dell’espositore. Notai, però, che non stava guardando i biglietti, ma me. 
   
 
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