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Autore: lady lina 77    12/03/2017    2 recensioni
Cosa sarebbe successo se Demelza, dopo il tradimento di Ross, se ne fosse andata di casa?
Dopo la lite furiosa fra i due in cui ha rovesciato ogni cosa dal tavolo, urlando al marito tutta la sua rabbia, Demelza decide che non ha più senso rimanere a Nampara, con un uomo che non la desidera più e che sogna una vita con un'altra donna.
Prende Jeremy e Garrick, parte per Londra e fa perdere le sue tracce al marito, ricominciando una nuova vita lontana da lui e dalla Cornovaglia.
Come vivrà? E come la prenderà Ross quando, al suo ritorno da Truro, non la troverà più a casa?
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Isabella-Rose Poldark decise saggiamente di nascere una settimana dopo il compleanno della sorella. All'alba del tre dicembre Demelza si sentì strana e ormai sapeva bene a cosa avrebbero portato quelle sensazioni fisiche sempre più pressanti.

Svegliò Ross, scuotendolo lievemente per non fare rumore.

"Che c'è?".

Sorrise. Il tre dicembre non era un giorno come gli altri, era la data che, tre anni prima, aveva segnato la rinascita della sua storia d'amore con Ross. Ricordava ancora quel giorno, il suo sgomento e il suo terrore quando aveva visto suo marito ferito, senza sensi in mezzo a una trafficata strada di Londra. Era ricominciato tutto così, un po' per caso, un po' grazie all'aiuto provvidenziale di Caroline e Dwight che testardamente avevano lottato perché si ritrovassero. Ecco, pensandoci non c'era giornata migliore per lei per mettere al mondo quel bambino che tanto avevano desiderato lei e Ross dopo essersi ritrovati, amati ed essere ripartiti insieme. "Ross, il bambino".

Suo marito spalancò gli occhi. "Adesso? Ma è ancora buio, nevica! Gli altri son nati di giorno, perché ora...".

Lo guardò storto, non aveva né la forza né la voglia di spiegargli che i bambini nascono quando ne hanno voglia, infischiandosene dell'orologio. "Va a chiamare Dwight!".

"Si, giusto!". Impacciato, inciampando negli stivali sotto il letto e rischiando di finire con la testa spiaccicata contro l'anta dell'armadio, Ross si vestì, le diede un veloce bacio e poi corse fuori alla velocità della luce.

Lo guardò uscire, cercando di non scoppiare a ridere. Sembrava davvero emozionato, terrorizzato ed impacciato. Difficilmente l'aveva visto così! Si massaggiò il ventre, cercando di stabilizzare il suo respiro, mentre le fitte iniziavano a farsi incessanti. Conosceva bene i dolori del parto, ci era passata già tre volte, di cui una da sola, lontana da casa e senza nessuno accanto a darle forza e ad accogliere il suo bambino. Ora era diverso, era a Nampara, c'era Ross ed erano una famiglia felice. Pensò ai suoi primi tre figli, nati tutti in modi tanto differenti: Julia era nata in un attimo in una giornata primaverile in cui era andata a vedere uno spettacolo teatrale di una compagnia errante. Jeremy aveva deciso di annunciarsi al mondo mentre era in barca a pescare e, se Ross non fosse arrivato a prenderla di peso e a riportarla a casa, urlandole contro durante tutto il tragitto per quanto fosse stata irresponsabile, il suo bambino sarebbe nato in mare. Clowance era nata a Londra, in un momento difficilissimo della sua vita, quando credeva che il suo matrimonio e l'uomo che amava fossero perduti per sempre. E ora invece era a casa, nella sua camera, nel suo letto. Un parto banale forse, ma proprio per questo più prezioso per lei e Ross.

Dopo mezz'ora Ross tornò nella stanza, seguito da un Dwight buttato giù dal letto e ancora spettinato.

Il dottore le sorrise, avvicinandosi e accarezzandole i capelli. "Ci siamo e sai già cosa fare, vero?".

"Già".

Dwight si voltò verso Ross. "Su, è ora che i padri escano dalla stanza, ci vediamo fra un po'".

Ross sospirò, non troppo felice di quell'allontanamento. "In realtà, vorrei restare...".

"No!". Demelza si mise a sedere sul letto, a fatica. "Non voglio che tu mi veda così, ti prego! Va dai bambini, magari si svegliano e potrebbero spaventarsi".

"Ma io...".

"Ti prego".

"Sei sicura?".

"Sicura".

Ross le si avvicinò, sedendosi sul letto. Le accarezzò la guancia e la baciò sulle labbra, dolcemente. "Andrà tutto bene, vero?".

"Certo, sta tranquillo. C'è Dwight, sono in buone mani".

"Già". Ross si alzò in piedi, poggiando la mano sulla spalla del medico. "Te la affido, mi raccomando".

Demelza lo guardò uscire e in un certo senso le spiaceva. Lo avrebbe voluto accanto, però odiava anche farsi vedere dal suo uomo in quello stato. Avrebbe pianto, urlato, sarebbe stata sporca, sudata e spettinata e sapeva che lui sarebbe morto dalla paura e dalla preoccupazione. Era meglio che aspettasse fuori e che stesse con i bambini. Lei e Dwight se la sarebbero cavati da soli.

A differenza degli altri parti, quello fu più lungo e difficile. I suoi figli erano sempre nati in fretta ma stavolta il travaglio fu lungo, doloroso e il parto complicato e terribilmente faticoso, tanto che a un certo punto anche la calma di Dwight parve vacillare.

Cercò di non urlare, di non lamentarsi troppo per non far spaventare Clowance e Jeremy, ma in certi frangenti era difficilissimo rimanere lucida.

Prudie faceva avanti e indietro portando acqua calda e pezze pulite, cercando di aitare Dwight a darle sollievo, ma in quel momento tutto le sembrava lontano, ovattato, coperto dal dolore fortissimo del travaglio.

Immaginava che Ross fosse molto preoccupato e in un certo senso questo la divertiva, nonostante tutto. Tre anni prima lui l'aveva quasi fatta morire di paura, ora lei si stava prendendo in un certo senso la rivincita...

Finalmente, dopo terribili sforzi, un travaglio infinito e tanta preoccupazione, alle quattro in punto del pomeriggio la piccola Isabella-Rose nacque, annunciandosi al mondo con un pianto acuto e vigoroso.

Dwight sorrise, prendendo la piccola e mettendogliela sul petto. "E' una bambina forte e in salute. E molto pesante, per questo abbiamo tribulato tanto".

Demelza, sfinita, strinse a se la piccolina. Lacrime di gioia le solcarono il viso. Era nata, dopo un'attesa infinita la piccola era fra loro... Quel giorno avrebbe potuto non arrivare mai, lo sapeva... Se lei c'era, era per merito del meraviglioso dottore che aveva accanto e della testa dura sua e di suo marito che in fondo non si erano mai arresi all'essersi persi. La guardò, era bellissima e aveva le guance rosse e piene, era il ritratto della salute quella piccolina. Era mora, come Ross. E aveva gli occhi azzurri come lei... "Dwight, grazie" – sussurrò, commossa.

Il dottore sorrise. "E' il mio mestiere, non devi ringraziarmi".

Demelza scosse la testa. "Non sto parlando solo di oggi... Grazie per quello che tu e Caroline avete fatto per me e Ross tre anni fa. Se non fosse stato per voi, io non sarei qui, felice. E non ci sarebbe nemmeno lei" – concluse, baciando la fronte della piccolina che, incurante dei loro discorsi, continuava a strillare.

Dwight rise. "Che caratterino! E che voce. La bambina mia e di Caroline è sempre debole e piange in modo così sommesso, questa piccola Poldark invece potrebbe rompere i vetri di casa".

Demelza accarezzò il visino della bimba, baciandola ancora sulla punta del nasino. "Sì, credo che da grande potrebbe fare la cantante".

Dwight rise, mentre Prudie si affaccendava a sistemare Demelza e la bambina.

"Come la chiamerete?" - chiese Dwight.

"Isabella-Rose Poldark".

"Nome doppio? Perché?".

"Perché abbiamo chiesto ai bambini di scegliere il nome e non sapevano decidersi, continuavano a litigare e alla fine abbiamo deciso che era giusto accontentare entrambi. Isabella, come desiderava Jeremy. E Rose, come ha chiesto Clowance".

"Politicamente corretto!" - disse Dwight, strizzandole l'occhio. Le si avvicinò ed aiutò Prudie a lavare lei e la piccola, a vestirle con abiti puliti e a sistemare il letto. "Ora vado da Ross, sarà in preda all'ansia, lo conosco! Tu, mi raccomando, riposati! E' stato un parto lungo e difficile, non voglio vederti in piedi prima di settimana prossima, d'accordo?".

"D'accordo" – rispose Demelza, abbracciando nuovamente la piccolina.

Prudie si intromise fra loro. "State tranquillo, starà in questa stanza piantonata! A costo di legarla al letto!".

Demelza si rannicchiò sotto le coperte, con la piccola sul suo petto che si era addormentata.

Rimase sola con lei per alcuni minuti, studiando ogni minimo particolare di quella nuova bambina. Era sfinita ma sapeva che per quella notte non avrebbe dormito e sarebbe rimasta ore a fissare sua figlia. Era un amore potente quello che, sentiva, la legava da subito ai suoi figli, qualcosa di diverso persino da quello che provava per Ross. Per un fugace momento pensò ad Elizabeth e a quello che poteva aver provato nel momento in cui si era accorta di essere destinata a morire e sentì una fitta al cuore per lei e per la piccola Ursula che, come Isabella-Rose, sicuramente aveva avuto bisogno di sentire la sua mamma vicino. Da donna a donna, da madre a madre, tralasciando tutto il resto, sentiva empatia con lei in quel momento. E un'infinita pena.

Strinse a se la piccola e in quel momento nella stanza entrarono Ross e i bambini. Suo marito era pallido, preoccupato. A grandi passi le andò vicino, sedendosi poi lentamente sul letto. "Amore mio..." - sussurrò, prendendole una mano fra le sue.

Lo guardò negli occhi. Quel suo uomo così coraggioso, incosciente, gentile, bello e assolutamente fuori dagli schemi... Sembrava sfinito come se avesse partorito lui! Lo amava da impazzire, lo avrebbe sempre amato e nessun altro posto sarebbe stato giusto per lei, se non accanto a lui. "Sto bene, stiamo bene".

Jeremy e Clowance si avvicinarono al letto. Il bimbo la abbracciò, delicatamente, quasi avesse timore di farle male. "Mamma, ti ho sentita piangere prima".

"Ma ora è passato. Mi faceva solo male la pancia, sta tranquillo".

Clowance si appoggiò coi gomiti al letto, sbirciando il fagottino che teneva fra le mani. "Dwight dice che è una sorellina!".

Demelza annuì. "E' vero, una sorellina. E, come ti ho promesso, non è nata nel giorno del tuo compleanno". Si sedette sul letto, a fatica, mostrando ai due bambini la piccola che dormiva fra le sue braccia.

Ross si inginocchiò, mettendo le mani sulle spalle dei due figli. I suoi occhi si inumidirono, sorrise e rimase semplicemente così, in silenzio, a guardare la nuova arrivata.

Clowance toccò la piccola sulla guancia. "E' abbastanza bella! Ma per fortuna non è bella come me, quindi va bene, possiamo tenerla. In fondo non mi ha nemmeno rubato il compleanno!".

Ross e Demelza si guardarono negli occhi e scoppiarono a ridere, mentre Jeremy scuoteva la testa, esasperato.

Ross strinse a se i figli, baciandoli sulla nuca. "Coraggio, salutate la mamma e la sorellina, visto che abbiamo deciso che puo' restare in questa casa. E andate da Prudie ad aiutarla a preparare la cena".

"Ma voglio stare qui" – si lamentò Clowance.

"Mamma deve riposare, è stanca".

I bimbi si guardarono negli occhi, annuirono non troppo felici e poi, dopo aver baciato la madre e averla abbracciata, corsero fuori dalla stanza.

E finalmente soli, Ross si chinò su di lei. La abbracciò forte e allo stesso tempo con una delicatezza che la intenerì. La baciò sulle labbra e poi appoggiò la fronte su quella della piccolina. "E' bellissima, amore mio".

"Già. Somiglia ad entrambi, è così perfetta...".

"Ho avuto paura sai? Ti sentivo piangere e urlare e, se non ci fossero stati i bambini, sarei corso da te. Odio saperti qui da sola e sapere che stai male".

Demelza gli accarezzò i capelli. "I parti sono così, poi passa".

"Ma sei pallida, sembri così stanca".

"Lo sono, infatti. Ma come ti dicevo, passerà".

Ross si sedette accanto a lei, le cinse le spalle con le braccia e la attirò a se, in un modo quasi uguale a come aveva fatto anni prima quando era nata Julia. La baciò sulla fronte, sulle labbra e la abbracciò ancora più forte. "Sono un uomo fortunato e ora, forse grazie anche ai miei errori e alla sofferenza che ne è derivata, ne sono pienamente consapevole. Ho una moglie che amo, dei figli stupendi ed è tutto quasi perfetto".

Demelza annuì, capendo cosa volesse dire. "Già... Sarebbe completamente perfetto se ci fosse anche Julia".

"Lei è con noi, vive nei suoi fratelli. Voglio pensarla così...".

"Anche io". Si rannicchiò fra le braccia di Ross, porgendogli la bambina. Lui la prese in braccio, quasi timoroso di romperla. Poi la abbracciò. "Benarrivata in questa pazza famiglia, Isabella-Rose. Siamo strani ma sai, difficilmente avresti trovato qualcuno che si vuole bene più di noi! E quindi, visto che sei nata in un giorno in cui cade un anniversario speciale per la tua mamma e il tuo papà, visto che sei stata tanto intelligente da non rubare a Clowance il compleanno e visto che tuo fratello e tua sorella han sentenziato che puoi rimanere... Benarrivata nella nostra vita, piccola" – disse, baciandola sulla fronte.

Cominciava una nuova vita, una nuova storia...

  
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