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Autore: Feili2PM    13/03/2017    0 recensioni
Se potessi creare io la mia vita, il mio mondo e la mia realtà, non sarebbe sicuramente così.
Ci sarebbero avventure, persone meravigliose con ottimi valori e morali, ci sarebbe una storia d’amore seria, amici onesti e fedeli, un mondo perfetto.
Riposi il bicchiere vuoto e andai in camera mia, raccogliendo dalla scrivania l’ultimo libro della saga che avevo appena concluso. Un’altra di quelle che raccontava di mondi avventurosi dove la protagonista è sempre qualcuno di speciale… d’importante.
Mentre io vivevo una vita comune, senza molti colpi di scena.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kairi, Nuovo personaggio, Riku, Sora, Vanitas
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
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Buongiorno a tutti, mi chiamo Feili e questa è la primissima volta che pubblico un mio racconto da qualche parte o anche solo trovo il coraggio per far leggere le mie follie a qualcuno all'infuori di me.
Sono molto agitata e imbarazzata, ma spero di riuscire a continuare questa pubblicazione senza paura! 

Premetto alcune cose: in questo racconto ci troviamo a tanti anni più avanti dalle vicende dei vari KH e le varie avventure di Sora non saranno raccontate alla perfezione o identiche alle trame reali dei videogiochi. Sono un pò rielaborate da me, come anche alcuni personaggi che trovarete un pò ...modificati XD
Questo potrebbe dare un pò fastidio, se così fosse, scrivetelo tranquillamente : sono ancora alle prime armi e questa è una mia rappresentazione di qualcosa che avevo in testa.
Consigli assolutamente sì, insulti no per favore.

Detto questo, vi auguro buona lettura! :)  (p.s. scusatemi per eventuali errori di battitura)


Prologo

  Inchiostro e pergamena
Dopo l’ultima notizia, pensi la televisione e andai verso il lavandino della cucina per prendere un bicchiere d’acqua.
Ogni giorno la solita storia, le stesse notizie. In un mondo perfetto non ci sarebbero guerre, violenze, e nessuna supremazia comporterebbe danni a qualcuno. In un mondo perfetto, le cose spiacevoli meriterebbero di essere discusse e risolte per evitare che in futuro accadano di nuovo. In un mondo perfetto, tutti sarebbero soddisfatti e felici, con il proprio lavoro, con la propria famiglia, amici. Facendo leva sulla perfezione creata si troverebbe la soluzione a tutto ciò che la minaccia, cercando metodi morali e giuridici onesti.
Ma noi non viviamo in un mondo perfetto, viviamo invece in un mondo di gente che si comporta come se vivesse in un mondo perfetto ma in realtà è solo una maschera in cui l’uomo si nasconde per non svelare la realtà, troppo cruda e amara da poter accettare. La realtà è che l’uomo non vuole migliorare il proprio mondo e rendere veramente perfetto il luogo in cui vive: implicherebbe che non esistano più imperfezioni e quindi renderebbe l’esistenza dell’uomo ancor più poco interessante per gli altri. Non ci sarebbero pettegolezzi, gente depressa o triste, gente che vuole raccontare i suoi problemi per farli raccontare in giro o che narra di avventure clamorose per essere ricordata.
Viviamo in una società falsa e maligna, legata soltanto alle cose materiali. E allora tenetevi le vostre scarpe chic, le borse firmate, i foulard e i vestitini da “brave ragazze”! Tutti sono competitivi e vogliono essere più ricchi, più belli, più popolari e più stronzi.
Questa situazione mi fa schifo, ecco perché preferisco buttarmi sui libri, isolarmi e viaggiare lontano, visitando luoghi selvaggi e fantastici, navigando sugli oceani o addentrandomi sulle montagne innevate. 
Non voglio amici con pochi argomenti, che non escono, non parlano non conoscono libri, film, musica, che non amano viaggiare, non amano cantare, suonare…non voglio un ragazzo che mi dice che ha sempre ragione lui, con il quale non posso parlare sennò si finisce a litigare, che mi critica pure quando facciamo sesso, che non mi ammira, non mi apprezza, non mi stimola…non voglio neanche questa famiglia assente, un padre che viaggia da paese in paese e una madre in carriera nel campo della moda. Peccato che sua figa giri per casa con pantaloni tre volte più grandi, che spazzano il pavimento e magliette strappate.
Se potessi creare io la mia vita, il mio mondo e la mia realtà, non sarebbe sicuramente così.
Ci sarebbero avventure, persone meravigliose con ottimi valori e morali, ci sarebbe una storia d’amore seria, amici onesti e fedeli, un mondo perfetto.
Riposi il bicchiere vuoto e andai in camera mia, raccogliendo dalla scrivania l’ultimo libro della saga che avevo appena concluso. Un’altra di quelle che raccontava di mondi avventurosi dove la protagonista è sempre qualcuno di speciale… d’importante.
Mentre io vivevo una vita comune, senza molti colpi di scena.
Sfogliai di nuovo il libro, ricordando le scene salienti della storia.
Ovviamente i protagonisti delle mie saghe sono sempre diversi, ma hanno il particolare distintivo del protagonista sempre invincibile, sempre coraggioso che non si ferma difronte a nulla…poi, oltre alla protagonista, c’è Lui.  Il suo lui è qualcuno di estremamente sexy, come sempre. Il bello che esiste solo nei film e nei libri. Il perfetto, il coraggioso, l’intelligente.
Nella realtà ti accontenti di quello che trovi. Lui è innamoratissimo di lei, ma nella realtà ti ritrovi a sentirti dire “non provo nessun sentimento per nessuno”, ergo “se crepi, sto già bene dopo un’ora”.
Nelle storie dei libri non è così: quando c’è l’amore è sempre perfetto: c’è lui, c’è lei, si amano e non si vergognano a dirlo davanti agli altri. C’è la trama contro di loro, c’è la missione da compiere ma l’amore rimane.
Posai il libro sullo scaffale, accanto ai suoi successori e poi decisi che era ora di andare a cercare qualche altro racconto in cui immergermi.
 
Decisi di andare in centro, allungare di un bel po’ la strada e arrivare ad una libreria in cui avevo sempre desiderato andare ma non ne avevo mai avuto il coraggio.
La piccola libreria, era in un angolo di una stradina secondaria, schiacciata da una parte da un negozio di biancheria intima e dall’altra da un centro cellulari di marca, tutto bianco con la grande mela dell’APPLE poco più sopra della porta ingresso.
Era quasi imbarazzante entrare in quel piccolo negozietto. Le vetrine saranno state larghe un metro e la porta non superava i cinquanta centimetri, un passaggio minimo per poterci entrare. Dal vetro si potevano osservare pochi libri consumati, vecchi e impolverati, quasi fosse passato un secolo dall’ultima volta che erano stati toccati. Guardandoli bene, il titolo e l’autore non si vedevano. Sembravano libri completamente bianchi.
Pur non nutrendo grandi speranze, entrai lo stesso, e ad accogliermi ci fu solo uno spazio esiguo in cui potevano starci al massimo due persone. Intorno a me, c’erano numerosi scaffali pieni di libri vecchi, alcuni logori e a brandelli, altri più nuovi ma avevano comunque un aspetto ingiallito e rovinato. Dietro alla piccola scrivania di mogano dal fare antico, davanti a me, ricoperta da libri e da fogli ingialliti, c’era una stretta scala, fatta da non più di dieci gradini, che dava ad una balconata di pietra che mostrava una porticina di legno aperta, dalla quale era possibile scorgere una stanza adiacente.
Passai davanti agli scaffali osservando i libri uno per uno, toccandone il dorso con delicatezza, come se toccarli avrebbe potuto distruggerli, inspirando il delicato profumo di carta vecchia e inchiostro.
Dal balconcino sentii uno scricchiolio e mi voltai di scatto. Una donna, anziana e rattrappita, si aggrappava ad un bastone come se fosse il suo unico sostengo nella vita. Mi guardava con aria confusa, indecisa se darmi ascolto o se ignorarmi e tornare alla sua attività precedente.
- buon giorno- salutati con rispetto. La signora non rispose subito ma mi scrutò con decisione prima di aprire bocca -stai cercando un libro- afferrò seria
Non sapevo bene che cosa risponderle ma fu lei a parlare di nuovo per prima -so che cosa vuoi- si appoggiò al balconcino e poi con la mano libera indicò uno scaffare alla mia sinistra con le dita scheletriche -è da quella parte, in fondo sul quinto scaffale, dorso scarlatto-
Confusa dallo strano comportamento della donna, mi avvicinai allo scaffale che mi aveva indicato e mi alzai in punta di piedi per raggiungere il ripiano. Toccai un libricino con la copertina rigida rossa e smangiata. Ci sfregai la mano sul dorso per vedere il titolo e l’autore ma non vi trovai scritto nulla. Quando feci per aprirlo la donna mi fermò -non puoi aprirlo ora!-
-ma per comprarlo…- qualcosa mi fermò. Era come se qualcuno avesse fermato le mie mani che aprivano il libro
-non ha valore- rispose la vecchietta mostrando un sorriso sdentato. Agitò i piedi verso la scala, probabilmente con l’idea di voler scendere ma poi cambiò idea –non posso più scendere, puoi venire tu?-
Mi avvicinai, facendo attenzione a non toccare nulla. Scivolai accanto ad una pila di libri barcollanti e poi, quando mi trovai proprio a pochi centimetri dalla base del balconcino, alzai la testa e tornai a guardare la signora.
Quel suo atteggiamento così mistico e strano m’inquietava ma allo stesso tempo m’incuriosiva -cosa devo fare? È un libro senza nome- replicai –a cosa mi potrebbe servire?- non ero sicura di voler spendere dei soldi per un libro senza titolo e senza nome
–sto cercando una collana di libri, una storia distopica del mondo, qualcosa che mi allontani dalla realtà-
-perché la realtà non è abbastanza distopica per te, cara?- mi chiese curiosa la signora appoggiandosi con la mano sul cornicione. Indicò il libro e poi continuò –la storia che leggerai sarà esattamente come vorrai tu-
-che genere di storia contiene questo libro?- chiesi –di cosa narra?-
-dammi il libro- allungò una mano rattrappita, ignorando completamente la mia domanda. Un po’ offesa per non aver ricevuto risposta, le consegnai il libro e lei lo aprì, stando bene attenta a non farmi vedere il contenuto.
Dalla trasparenza delle pagine quando incominciò a sfogliarle mi sembravano completamente vuote, poi la donna chiuse di scatto il libro, facendomi sobbalzare. Me lo riconsegnò e poi senza neanche salutare sparì di nuovo all’interno della stanza al piano di sopra. Restai esterrefatta per qualche secondo davanti alla scala, con il braccio che stringeva il libro ancora sospeso per aria.
Pensai di essermi ritrovata inclusa in uno scherzo, tuttavia, con leggero senso di colpa per non aver pagato, mi misi in borse il libro e mi avviai verso casa.
Durante il tragitto guardavo la copertina rossa priva di qualsiasi scritta e ogni tanto cercavo di aprirlo ma con scarso successo. Sembrava quasi che le pagine fossero incollate, così, dopo il terzo tentativo mi convinsi che ero sta bellamente presa in giro.
Quando tonai a casa, lanciai le chiavi nella ciotola all’ingresso
–sono a casa-
Mia madre non era ancora tornata e mio padre non si sarebbe visto ancora per qualche mese. Non c’era da stupirsi se poi non trovavo necessario andare a vivere da sola: lo facevo già. Ogni mese ricevevo da mio padre dei soldi e ogni tanto beccavo mia madre, di solito di mattina, che prendeva il caffè in cucina, già vestita di tutto punto che parlava al telefono. Neanche un saluto e usciva.
Spogliata e messa la mia tenuta da casa, mi sdraiai sul letto e presi il libro. Ancora mi sembrava di sentire la voce della signora che mi diceva “la storia che leggerai sarà esattamente come vorrai tu”.
Ma com’era possibile che un libro contenesse esattamente l’idea di realtà che volevo io?
La copertina al mio tocco sembrò più calda di prima come se fosse stata troppo al sole e mi accorsi che la copertina si era staccata dal resto delle pagine.
La sollevai di qualche millimetro per avere la certezza di non sbagliarmi, poi presa dall’emozione afferrai saldamente la copertina scarlatta e l’aprii.

 
   
 
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