Anime & Manga > Lady Oscar
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Autore: mgrandier    13/03/2017    15 recensioni
"Se in quell’istante avessi avuto il coraggio di abbassare lo sguardo,
evitando quegli occhi trasparenti come cristallo e taglienti come il filo di una lama,
allora, forse, avrei avuto la libertà.
La libertà di obbedire."
Genere: Introspettivo, Romantico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Una cosa sola
 
Si lasciò alle spalle il cuore del rumoroso e variopinto mercato che affollava la larga via fino a lambire la banchina del porto, per poi prendere a farsi strada in mezzo alla moltitudine di gente che affollava la rue come una densa fiumana dalle mille voci. Un uomo alto, con il viso bruciato dal sole e dal vento sotto un ampio cappellaccio scuro, gli cozzò contro, incurante dello scossone dato e ricevuto, per poi scomparire inghiottito dalla calca; una donna che stringeva un neonato al seno inveì nella sua direzione, farneticando qualcosa in merito ad un passo non ceduto. Tuttavia André proseguì guadagnando terreno e allontanandosi dal porto e dal suo intenso odore di legno marcio e di pesce, di cordame e di pece, fino ad addentrarsi verso la parte interna della città.
Avanzando, si accorse che l’affollamento sulla via stava scemando, lasciando luogo ad un vivace via vai animoso, ma ordinato, in grado di restituirgli un minimo di tranquillità e di far sì che il suo passo tornasse più lento e cadenzato.
Strinse al petto il grosso involto, tastando distrattamente le forme rigide del suo contenuto e maledicendo per l’ennesima volta se stesso e la imperdonabile irruenza di Oscar, prima di svoltare in una via traversa, per riprendere il cammino cercando di non dare nell’occhio.
Riconoscendo lo stabile presso cui avevano stabilito di trascorrere la notte, l’ultima in programma prima dell’incontro fissato con il Conte di Fersen, si fermò giusto davanti all’ingresso, ascoltando oltre il battente e i rumori della via, le voci sommesse provenienti dall’interno della taverna. Era stato Guy a indirizzarlo a quella locanda gestita, a quanto aveva potuto comprendere, da un suo lontano parente; un posto tranquillo, ai margini dei giri loschi del porto, in cui avrebbero trovato un alloggio degno di due viaggiatori onorevoli. In effetti, constatò, il ragazzo aveva detto il vero e la locanda si era rivelata ordinata, assolutamente dignitosa e davvero un ambiente piacevole … se solo André fosse stato nella condizione d’animo per godere di tutto ciò.
Con un sospiro, si mosse dalla strada e si infilò rapido oltre il battente dell’entrata; rivolto un cenno di saluto all’uomo al bancone, intento a servire vino ad un paio di avventori, si avviò a grandi passi verso la scala in legno che conduceva al livello superiore, superando i gradini a due a due. Giunto in cima alla rampa raggiunse rapido il fondo del corridoio, arrestando i propri passi giusto davanti alla penultima porta.
Dinnanzi a quel legno scuro, coperto dai segni di chissà quali colpi, André emise un nuovo profondo sospiro, recuperando quel poco di calma che gli parve possibile ritrovare e stringendo ancora una volta le dita sul pacco che aveva recato con sé; infine, allungò la mano sul pomolo consumato, spingendo il battente per varcare la soglia della camera.
Come aveva immaginato, Oscar non si mosse al suo ingresso in camera e, anzi, pareva non essersi proprio nemmeno levata dal letto, da che lui era uscito per recarsi al porto. La sua sagoma scura si stagliava netta nella luce tenue della stanza, rischiarata solamente dalla piccola finestra posta accanto al letto; lei stava ancora seduta sul lato opposto del materasso rispetto a quello che fronteggiava la porta di ingresso, dandogli le spalle, con il volto diretto verso il cortile, appena intuibile oltre il vetro opaco.
André si mosse di un passo, avvicinandosi, senza parlare, ma schiarendosi la voce, come se avesse avuto ragione per prepararsi ad un grande discorso; attese qualche istante, spostando nervosamente il proprio peso da un piede all’altro, e poi aggirò il letto, portandosi accanto alla sponda di fondo e posando l’involto accanto ad Oscar; quindi sollevò lentamente lo sguardo, seguendo il profilo della sua schiena, fino alla base del collo, appena al di sopra del quale con uno stacco netto rispetto alla sagoma delle spalle, ritrovò la massa arruffata dei suoi capelli.
Rivedere quello scempio gli provocò un moto di rabbia, un colpo tirato all’altezza dello stomaco e impossibile da evitare. Strinse i denti e chiuse le dita sui palmi, serrando i pugni per qualche istante, avvertendo la costrizione della fasciatura con cui si era dovuto fare per proteggere le dita ferite nel tentativo di fermare Oscar nel suo gesto solo la sera precedente.
Chiuse gli occhi, deglutendo in silenzio e inspirando a fondo, cercando ancora una volta di controllarsi, di dominare il proprio istinto impedendosi di tornare sull’argomento.
Allora, si avvicinò ancora un passo a lei, chinandosi sul letto per svolgere l’involto e liberarne il contenuto; sollevò i due cappelli scuri, sfilandoli l’uno dall’altro e poi trattenendo tra le dita quello che gli parve appena più piccolo. Lo osservò alla luce lattiginosa della finestra, percorrendo con le dita le falde ripiegate del tricorno e valutando il proprio acquisto, prima di allungare le braccia per deporlo sulle ginocchia di Oscar.
- Questo è per te. – le annunciò cercando di mostrarsi calmo – Ti proteggerà dal sole e dal vento, che in mare possono risultare particolarmente fastidiosi, e distoglierà l’attenzione dal  … resto. -
Oscar rimase ferma, osservando accigliata il copricapo con il volto basso, limitandosi a muovere un braccio per allargare le dita sull’oggetto, trattenendolo; dopo qualche istante si alzò dal letto, andando a fermarsi di fronte al piccolo specchio sistemato sulla cassettiera, per accomodarsi il cappello sul capo.
- Copre a mala pena la testa … - osservò con tono freddo, lanciando un’occhiata ad André attraverso lo specchio – Non mi sembra affatto risolutivo. –
Lui le si avvicinò, fermandosi alle sue spalle e portandole le mani alla nuca – Sarebbe stato sufficiente legarli e sollevarli, infilandoli sotto il tricorno … - spiegò, mentre con le mani mimava il gesto di raccogliere i capelli in una coda immaginaria, per poi ripiegarla all’insù - … o anche intrecciarli per poi … -
- Certamente! – lo interruppe lei voltandosi e fissarlo con aria torva – Così mi avrebbero notata pure per la acconciatura bizzarra, oltre che per il colore dei capelli! In questo modo, almeno – proseguì puntando un dito teso verso il proprio capo – potrò sembrare semplicemente un biondo che tiene i capelli comodamente tagliati. O forse un tizio del nord, che non si cura della sua acconciatura. – aggiunse infine, levandosi il tricorno.
André avanzò verso di lei, le sopracciglia basse sopra gli occhi e un desiderio bruciante di riversare su di lei tutta la propria frustrazione – Terrai il capo coperto, invece, – ribadì lui afferrando il cappello e calcandolo ancora sulla sua testa – perché anche il tuo viso resterà più nascosto e darai comunque meno nell’occhio. –
- Tu dici che così darò meno nell’occhio … - lo riprese allora Oscar, provocandolo deliberatamente - … adesso ti preoccupa che io sia troppo eccentrica? Non ti sembrava che lo fossi con i capelli che mi cadevano sulla schiena? –
A quelle parole, André sentì gonfiarsi il petto – Non avresti dovuto tagliarli: questo è il punto! – ribadì allora alzando il tono della voce, stringendo i pugni, nervoso, e vedendo lo sguardo di Oscar farsi furente.
- Ma tu stesso hai sempre detto che i miei capelli … - lo riprese allora lei, ugualmente irosa.
- Posso anche averlo detto, in passato; ma ora è … diverso! Non avresti dovuto fare una cosa del genere senza … senza … - le parole rimasero strette tra le labbra e André si sentì smarrito comprendendo ciò che avrebbe detto, se avesse proseguito nel suo sfogo.
Lo sguardo di Oscar, in quell’istante, si fece bruciante – Non avrei dovuto cosa? – insinuò allora, sfogando la propria rabbia - Avrei dovuto forse chiederti il permesso? Avrei dovuto implorare il consenso di mio marito, prima di tagliarmi i capelli con l’unico scopo di rendere più sicuro il nostro viaggio? –
Ascoltando quelle parole, André rimase senza fiato per qualche istante, ferito nell’animo e pur colpito, in un certo modo, nel proprio orgoglio; vide il suo viso livido e tremante di rabbia, le labbra strette vibrare appena e lo sguardo farsi sottile, nell’espressione ferita. Allora dentro di sé si fece largo una sensazione strana e nuova, mentre il nodo che da ore gli aveva stretto le viscere pareva sciogliersi, lento, lasciando la presa e restituendogli, lentamente, la propria pacatezza. Scosse lento il capo, sollevando la mano per portarla al suo viso, fermandosi ad un soffio da lei, evitando di toccarla davvero, e rimanendo invece sospeso, eppure in grado di percepire il suo calore.
- No, Oscar. – mormorò a mezza voce – Non avevi nessun bisogno del consenso di nessun marito. Solo … -
Il suo tono tranquillo, la sua voce pacata parvero spegnere il fuoco che aveva animato per ore lo sguardo severo e poi furioso di Oscar; André vide la sua fronte distendersi e l’espressione farsi quasi sorpresa, all’udire le sue parole. Allora, vedendo il suo sguardo sollevarsi, cercandolo, ebbe il coraggio di proseguire.
- Solo … non hai considerato che tuo marito aveva bisogno che tu ne parlassi con lui, prima di farlo. –
Oscar strinse le labbra, mordendole nervosa e socchiudendo lo sguardo, pensierosa, ma sempre rivolta al suo viso; André celò lo sguardo a terra, deglutendo, l’animo vibrante di emozione e la gola chiusa da un nodo serrato.
- Siamo due, Oscar … - riprese poi, quasi mormorando tra sé, dando voce alle proprie riflessioni - … ma ora più che mai, per ciò che conta, siamo soprattutto una cosa sola. –
Allora, nella mano avvertì il posarsi leggero e caldo del viso di Oscar; sul proprio petto, il tocco delle sue mani aperte si fece presenza viva, prima di arrivare alle labbra.
- Per ciò che conta, hai detto. Ecco, André … - lo chiamò allora lei, con un sussurro appena udibile – Io non avevo immaginato che anche questo, per te, fosse così importante. – ammise semplicemente.
- Oscar … - le rispose allora - … Io amo tutto di te e di ciò che ti riguarda, e non c’ mai stato nulla della tua vita che io non abbia sentito come parte della mia. Per questo, ora più di prima, vorrei che tu creda che io non voglio impedirti nulla, ma piuttosto  desidero che tu sappia che sono con te in ogni aspetto della tua vita, semplicemente perché sei parte di me, da sempre. – concluse infine, ad un soffio dalle sue labbra.
- Hai detto che siamo una cosa sola … - ripeté lei in un bacio leggero, sospirando appena - … e anche questa volta, hai ragione, Amore. Allora aiutami … perché io impari ad esserlo davvero, insieme a te, André. –
Non fu necessario altro, perché André si muovesse per stringerla a sé, oltre il bacio in cui si erano sciolte le parole di Oscar. Comprese quanto la tensione e la preoccupazione avessero reso difficile, per lei, affrontare la situazione nella consapevolezza di doverlo fare in un modo del tutto nuovo; la cullò, trattenendola a sé, accarezzando la sua schiena e godendo del suo profumo, del tocco gentile del suo viso affondato sul proprio collo e poi allentò la stretta, sentendola muoversi tra le proprie braccia.
- Ricresceranno, André … e saranno come prima … li lascerò come ti piacerà che siano. - gli disse lei, nascondendo in un sorriso le scie lucide delle lacrime che le avevano percorso il viso, e lui le sorrise, portando le mani alla sua nuca e affondando le dita nei riccioli disordinati.
- In realtà … mi piacciono così, sai? – le rispose allora lui quasi divertito – In fondo … sei identica alla ragazzina pestifera che ho conosciuto al mio arrivo a Palazzo Jarjayes, una vita fa … quella che ha tolto il riposo ad un povero ragazzino alle prime armi … che ha turbato le sue notti e i suoi primi sogni di uomo … -
 
Era uscito di nuovo, nel pomeriggio, per una ulteriore ispezione al porto e alla taverna dove avrebbero dovuto incontrare il Conte di Fersen il giorno seguente, e si era un poco sorpreso del fatto che Oscar non avesse voluto seguirlo, preferendo invece rimanere in camera dove, gli aveva detto, avrebbe risistemato i loro bagagli a dovere. Quando già André stava sulla soglia, pronto a lasciare la camera, lei però lo aveva chiamato e nella sua voce, lui aveva riconosciuto immediatamente un velo di incertezza, una sorta di timore. Così era tornato sui propri passi, l’aveva raggiunta proprio davanti alla finestra, dove il riflesso opaco della luce pomeridiana donava ad ogni forma, e a lei soprattutto, un bagliore opalescente e sfumato, rendendo la realtà simile al sogno. L’aveva ancora stretta a sé … e aveva chiuso le sue gote nei palmi, in una ennesima carezza calda, per chinarsi sulle sue labbra, saggiandone di nuovo la tenera morbidezza e il sapore dolce e amato, mentre le mani scivolavano sulla nuca, affondando le dita tra i ciuffi ribelli. Così si era perso, nel bacio che avrebbe dovuto essere un rapido saluto e invece era divenuto tenace come un nodo e pure liquido come solo quelle carezze proibite avrebbero potuto essere. Separandosi da lei, non era riuscito a impedirsi di ridere un poco, sbuffando sul suo sorriso, quando ancora le dita, che l’avevano percorsa avide, stavano strette sulla stoffa, all’altezza dei suoi fianchi.
-  Perdonami, Oscar … Ora vado davvero … - si era infine scusato, cercando di controllare il fremito che lo aveva scosso e ascoltando il frullare rapido dei battiti del proprio cuore – Io … -
Lei lo aveva salutato a sua volta e gli aveva semplicemente domandato di dare una occhiata tra le bancarelle del mercato per vedere di trovarle qualcosa da leggere durante il viaggio per mare, del quale nemmeno conoscevano ancora durata e destinazione precisa.
Nella folla inquieta che animava il mercato, notò un leggero mutamento, rispetto a ciò che aveva scorto al mattino: ora, tra spintoni, lamentele e imprecazioni, gli parve di riconoscere una netta predominanza di voci maschili, presenze nervose e prepotenti tra le quali non era difficile riconoscere i numerosi uomini di mare.
Si chinò sul banco coperto di cianfrusaglie, rimestando con le mani nel cercare di afferrare quella che gli era parsa la copertina di un libro, e poi riuscì nell’intento, scrutando perplesso un libretto malconcio e dalle pagine strappate, di cui non gli fu possibile nemmeno risalire al titolo. Dopo averlo rigirato per un poco tra le mani, lo depositò di nuovo tra le carabattole, scuotendo il capo con una smorfia.
- Se volete un libro vero, Monsieur, dovete chiedere alla bottega! –
Sentitosi chiamato in causa, André sollevò il capo, incrociando lo sguardo di un vecchio ingobbito, ma dal volto gioviale, vestito di una giacca color vinaccia che aveva vissuto certamente tempi migliori e di brache che in origine dovevano essere state nere. Sollevò le sopracciglia, rimanendo perplesso di fronte al sorriso sdentato che si accese sul viso rugoso e portandosi istintivamente una mano al tricorno, che, a contatto con la gente in movimento alle sue spalle, si era pericolosamente inclinato sul suo capo.
- Sì! Dico a voi, Monsieur! – riprese l’uomo dondolando sui talloni e piegando i gomiti per stringere le dita grassocce sui lembi della giacca – I libri che fanno per voi, sono laggiù … - spiegò con voce rauca sollevando il naso verso l’imbocco della via che si riusciva ad intuire verso l’interno, lontano dalle banchine – Cercate la bottega Martier … e dite a mio fratello che vi mando io, dal banco al porto. –
Incuriosito, Andrè lanciò un’occhiata nella direzione indicata dall’uomo, scorgendo un groviglio di banchi e, poco oltre, intuendo la presenza di numerose botteghe aperte sulla rue che, a prima vista, gli parve brulicante come fosse un formicaio in piena attività.
Incuriosito, si volse ancora all’uomo – Credo che vi darò ascolto: come riconosco la bottega?-
Quello sollevò le spalle drizzando appena il collo, sopra la schiena ricurva, dando segno di grande orgoglio.
– Non potete sbagliare! – esordì – E’ proprio quella accanto al laboratorio dove mio cugino lavora il rame, il pentolame e … - a quel punto, la voce vibrò per un istante, prima svanire in un sussurro, mentre l’uomo diveniva improvvisamente guardingo e il suo corpo si protendeva sul banco, restando come in attesa. Di rimando, André gli si fece più vicino, prestando attenzione e udendo infine l’ultima rivelazione - … anche l’argento, Monsieur. –
Piacevolmente colpito dall’intraprendenza commerciale dell’uomo, André annuì di rimando, mostrando di annotare mentalmente ogni dettaglio per farne tesoro.
– Vi ringrazio per le dritte, Monsieur! - si congedò rapido, cercando spazio tra la gente e cercando il modo di raggiungere le botteghe indicate dal venditore – Non mancherò di seguire le vostre indicazioni! –
Tagliò meglio che poté la grande piazza affacciata sul porto, sgattaiolando agile tra la folla, fino a trovarsi all’imbocco della rue, per inoltrarsi alla ricerca della bottega Martier, improvvisamente desideroso di risolvere rapidamente i suoi acquisti, per poi fare finalmente ritorno da Oscar.
 
Avanzando a passo rapido, raggiunse la via della locanda; aveva camminato velocemente, pur cercando di controllarsi, per non cedere all’istinto di muoversi con passo così spedito da suscitare sospetti e finire per dare nell’occhio. Giunse quindi a destinazione e gli fu immediatamente chiaro che, questa volta, la vista della locanda non gli provocò la sensazione di disagio che aveva stretto le sue viscere in mattinata.
Varcò la soglia della taverna, attraversando la sala e concedendosi di guardarsi attorno, per scoprire qualche nuovo dettaglio di quel locale semplice e piuttosto ordinato, dove ai tavoli, disposti in modo regolare su tutta la superficie dell’ambiente, stavano in quel momento accomodati solo una dozzina di uomini intenti a giocare a carte e a sorbire vino. Osservò il soffitto basso, sorretto da possenti travi nodose, e l’assito irregolare, oltre ai muri scuri di pietra ai quali, si accorse solo in quel momento, erano inchiodate come decorazioni delle vecchie reti da pesca annodate a lunghe corde ritorte che disegnavano onde brune lungo il perimetro della sala. Sorrise tra sé, sovrapponendo l’immagine di quelle decorazioni dal sapore marinaresco ai drappeggi dei pesanti tendaggi che ornavano le sale di Versailles. Tornò all’intreccio di cordame scuro, consumato dal tempo e dal mare, che gli parve affascinante e denso di una storia remota, pur nella sua silenziosa e immobile semplicità; venne affascinato dal pensiero di quante volte quelle matasse di lino e pece potessero aver attraversato i mari, a quante tempeste potessero aver vissuto, prima di giungere al riposo su quelle pareti, spettatrici di altre vite e di altri silenzi …
- Monsieur! –
Sobbalzò al richiamo inatteso, che rimbalzò rapido fino alla sua posizione, inspiegabilmente certo che fosse rivolto a lui; nel brusio di fondo della sala, ebbe certezza di aver riconosciuto quella voce limpida e d’istinto trattenne il fiato, stringendo a sé il pacco rigido con gli acquisti fatti per Oscar. Irrigidì le spalle e, voltandosi, riconobbe immediatamente la sagoma di chi lo aveva chiamato; venne attraversato da una moltitudine di pensieri, incapace di cogliere, nella penombra da cui era giunta la voce, qualsivoglia indizio che potesse fargli intuire cosa stesse accadendo.
Si avvicinò a grandi passi al fondo della sala, puntando lo sguardo sull’ombra snella … e avvicinandosi poté scorgere negli occhi azzurri e trasparenti il riflesso di ciò che aveva temuto, provando una fitta al petto, incapace di  rispondere a quello che, aveva compreso, non era un semplice saluto di cortesia.


Angolo dell'autrice: capitolo lungo, questa volta, oltre la mia consuetudine; eppure c'erano tante questioni da affrontare e risolvere. Tanta strada da fare, per i nostri due, o forse solo un passo vero.
Io torno a ringraziare tutte le lettrici... chi segue e ricorda, preferisce e commenta, facendomi sentire il suo pensiero. Dedico il capitolo a Queenjane che ha lasciato la recensione numero 1000, ma anche a tutte coloro che hanno recensito fino ad ora... costruendo passo dopo passo questo impressionante traguardo! Grazie a tutte... farò del mio meglio per tornare lunedì!
Bacioni!
  
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