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Autore: Shade Owl    13/03/2017    0 recensioni
In una città del nord del Montana vivono tre ragazzi delle superiori: Xander, gracile e anemico; Jo, appassionato di fumetti; Alis, secchiona e occhialuta.
Tre nullità da due soldi, buoni solo per gli scherzi e poco altro.
Tre nullità a cui il destino ha riservato una svolta totalmente inaspettata.
Genere: Avventura, Dark, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Xander Donovan non era mai stato imponente o minaccioso. Anzi, era quanto di più lontano si potesse sperare: mingherlino per i suoi (quasi) quindici anni, leggermente basso, ma soprattutto pallido a causa dell'anemia.
Questo suo tratto distintivo, unito ai capelli corvini che, sul pallore della sua pelle, risaltavano come un fuoco d'artificio nel cielo notturno, gli era valso il soprannome di “Vampiro”.
Non passava quasi giorno senza che qualcuno lo chiamasse in quel modo, lo spintonasse, lo prendesse in giro in qualsiasi modo possibile. Ormai aveva imparato che le superiori erano una giungla, e solo il più forte sopravviveva.
Così, consapevole di non essere forte, aveva adottato un'altra strategia: l'apatia.
La lontananza dalle emozioni, o almeno da quelle più forti, era l'ideale: se non si fosse arrabbiato non avrebbe risposto, se non avesse risposto non avrebbe spinto i bulli a insistere, se non li avesse spinti a insistere non avrebbe preso botte.
Si era esercitato a lungo per ottenere questo risultato, e ne andava piuttosto fiero: evitava accuratamente i film horror, ai parchi divertimenti non saliva mai sulle montagne russe, ad Halloween non si mascherava più dall’età di cinque anni e via discorrendo. Ogni volta che sentiva di essere vicino a provare emozioni troppo intense si estraniava, pensava a qualcos'altro, come al manuale di chimica o alla cena. A lungo andare era diventato un maestro.
Non considerava se stesso un vigliacco, intendiamoci: voleva soltanto starsene tranquillo, e quello era il modo migliore.
D'altra parte Alis continuava a dirgli di ignorare le provocazioni facendo il superiore, piuttosto che l'apatico: il suo motto era “aspetta sulla sponda del fiume”. Una strategia teoricamente giusta ma, in pratica, inapplicabile: quasi ogni giorno doveva fare i conti con il nomignolo “Vampiro”, con l'armadietto imbrattato di vernice spray, i petardi nel vassoio del pranzo, la colla o tempera sulla sedia e varie altre trovate.
L'indifferenza era impossibile.
L’altro suo migliore amico, Jonathan “Jo” Paige, invece, era un tipo più irruento, che sognava sempre di diventare un grande avventuriero o un esploratore come Indiana Jones o Flynn Carsen. Era lui, più di chiunque altro, a meditare tremende vendette contro i bulli. Idee divertenti, a volte, ma generalmente… come dire… stupide.
Per farla breve lui, Alis Heter e Jo Paige formavano da sempre il classico gruppetto di emarginati che poteva essere scovato in ogni scuola americana, osteggiati dai “popolari” e ignorati da tutti gli altri o quasi.
Il loro legame aveva origini antiche: Xander e Jo si erano conosciuti ai tempi delle elementari, durante uno dei primi pestaggi della loro vita, e per quanto diversi potessero essere avevano deciso di fare squadra. Alis era arrivata qualche tempo dopo. All'inizio avevano fatto gruppo per ragioni accademiche: Jo non era mai stato un tipo studioso, e Xander non era mai stato il massimo in matematica e scienze, così un bel giorno si erano decisi a chiedere l’aiuto di quella secchiona occhialuta e fanatica di computer seduta in fondo all’aula.
Dopo qualche tempo ci si erano affezionati, e alla fine erano diventati amici.
Tutti e tre facevano squadra da molti anni, fin da prima delle superiori, ed erano ormai praticamente inseparabili. Se qualcuno vedeva uno di loro da solo nei corridoi, subito tutti si chiedevano che fine avessero fatto gli altri.
Perché in fondo si sa: i deboli, da sempre, fanno gruppo.
Specialmente nella giungla.

Era mattina presto, e Xander, Alis e Jo si stavano recando a scuola. Siccome abitavano nelle vicinanze, a soli due o tre isolati di distanza dall’istituto, andavano a piedi quasi tutti i giorni, incrociandosi circa a metà strada, come in effetti successe quella mattina.
- Ciao, ragazzi.- li salutò Alis, arrivando, mentre puliva le lenti degli occhiali nella maglietta.
Era poco più bassa di Xander, e aveva lunghi capelli rossi e ricci, quel giorno raccolti dietro la testa in una coda. Non era una brutta ragazza, ma gli enormi occhialoni rotondi, simili a fondi di bottiglia, sciupavano un po’ il suo aspetto. Come l'anemia per Xander, quelli erano il suo tratto caratteristico: senza non vedeva niente.
- ‘Iorno.- rispose Jo, sbadigliando immensamente - Ah, che sonno…- borbottò poi - Chi vota per tornare a casa?- borbottò, alzando una mano.
Lui era leggermente più alto e robusto di Xander, e aveva i capelli biondi un po’ lunghi. Come Alis, anche lui li teneva stretti in una coda, ma molto più corta di quella dell'amica. A differenza degli altri due non aveva nessun tratto fisico che lo caratterizzasse come “sfigato”. In realtà, a emarginarlo era la sua passione smodata per fumetti, mostri e compagnia bella.
In pratica, era un nerd.
- Nessuno, Jo.- lo rimproverò Alis, scoccandogli uno sguardo di rimprovero da dietro le lenti - Ciao, Xander.-
- Ciao. Dormito bene?- chiese questi, mentre tutti e tre riprendevano a camminare.
- Oh, sì… bene…- disse Jo, quasi in catalessi per il sonno che aveva - … tenendo conto del fatto che oggi c’è il compito di algebra, un’interrogazione di storia e due ore di geografia…-
- Finiscila!- lo redarguì Alis - La colpa è tua, e lo sai. Se non avessi passato la notte a leggere Ratman, ora saresti stato pronto.-
- Certo…- rispose lui, insofferente - Pronto al suicidio…-
Xander ignorò i suoi amici che bisticciavano, ormai abituato a scene del genere, ben deciso a non immischiarsi.

Continuarono imperterriti a beccarsi per tutto il tragitto, mentre Xander li precedeva di alcuni passi, ignorandoli come faceva ormai da anni. Il copione lo conosceva: Jo ammetteva di non avere studiato, Alis lo riprendeva e lui si giustificava dicendo che la materia era troppo difficile.
D'altra parte quel giorno, per la prima volta in assoluto, Jo si interruppe all'improvviso, a metà dell'ennesima replica, troncando di netto la discussione.
- Che c’è, ti ho lasciato senza parole?- chiese allegra la ragazza.
Lui scosse la testa e fece un cenno col capo, indicando qualcosa. Xander ed Alis si voltarono in quella direzione e videro che c’era qualcuno, appoggiato ad una moto blu, che leggeva un giornale dall’aspetto un po’ spiegazzato. Era un ragazzo, un tipo che non avevano mai visto prima. Dall'aspetto che aveva sembrava un cosplayer.
Era vestito con una maglietta di un verde così pallido che sembrava scolorita, e sopra indossava una specie di gilet bianco e di stoffa leggera, talmente tanto lungo che l’orlo gli arrivava quasi alle caviglie. Le gambe erano infilate in un paio di jeans altrettanto consunti, dai bordi rovinati e sfilacciati, tenuti su da una vecchia cintura di cuoio. Le sue mani, infine, calzavano un paio di mitene di un acceso verde acido.
Quell’abbigliamento strano, un po' trascurato e ribelle, assolutamente fuori luogo in quella strada, ma sopratutto nel bel mezzo dell'autunno del Montana, lo identificava inequivocabilmente come uno squinternato.
Anche esteticamente non aveva un’aria amichevole: il suo volto, leggermente spigoloso e dall’aria fin troppo matura, era aggrottato in un'espressione seria e decisa, quasi… minacciosa, come se fosse arrabbiato per qualcosa. Eppure, stava solo leggendo la pagina sportiva del giornale. I suoi piccoli, acuti occhi neri, brillavano di una luce sveglia ed attenta, quasi fosse pronto a scattare al minimo segnale, come un animale da preda appostato per la caccia, una cosa che Xander trovò alquanto inquietante.
Ad attirare la loro attenzione però, prima della sua espressione o dell’aura tutt'altro che invitante evocata da quello strano ragazzo furono i suoi capelli: erano dello stesso colore della maglietta, di un verde pallido e senza sfumature, incredibilmente ispidi. Dalla nuca partiva un lunghissimo e sottilissimo codino di capelli che arrivava quasi fino a terra, avvolto con molta cura in una benda bianca che lasciava fuori appena un ciuffo in fondo.
- Chi è quello?- chiese sottovoce Jo, guardando il ragazzo - E perché cavolo è vestito come il personaggio di un manga?-
Non sembrava essere molto più vecchio di loro, pur essendo decisamente più alto. Doveva avere al massimo diciassette, forse diciotto anni, ma sicuramente non frequentava la Orenthal High, o l’avrebbero già visto.
- Non lo so.- rispose Xander, scrollando le spalle.
- È lì da una settimana.- disse una voce dietro di loro.
I tre si voltarono, e videro una ragazza avvicinarsi, staccandosi dalla piccola folla di studenti appena scesi dallo scuolabus, che già si allontanava lungo la strada.
Era alta quanto Jo, e aveva i capelli biondi, un po' arruffati, e grandi occhi verdi. Il suo bel volto ovale, dai tratti dolci, era aggrottato in un’espressione di sincera curiosità. Si chiamava Nadine Wilson, e aveva un anno in più di loro. Strano che gli rivolgesse la parola, di solito si limitava a qualche “ciao” di passaggio.
- È lì da una settimana, dici?- chiese Alis.
Nadine annuì, senza staccare gli occhi dal ragazzo.
- Sì. È da un po' che si aggira da queste parti, ma non ci ho mai parlato.- lo guardò per qualche altro istante, come se lo stesse studiando - Ha iniziato ad appostarsi qui davanti in questi ultimi giorni. Forse non ve ne siete accorti, ma c'è quando entriamo e c'è ancora quando usciamo. È la prima volta, però, che si mette così in vista.-
- E cosa fa?- chiese Jo, scrutandolo con sospetto.
- Niente, è questa la cosa strana: non rivolge mai la parola a nessuno, e una volta ho visto due ragazzi chiedergli se aveva un accendino.-
- E lui che ha fatto?- chiese Jo.
Nadine si strinse nelle spalle.
- Ha detto che non fuma e che non devono… ecco… rompergli i… quelli lì.- rispose - E non è l'unica rispostaccia che ha dato. C’è un sacco di gente che non vede l’ora di prenderlo a pugni.-
I quattro rimasero a fissare il ragazzo in silenzio per circa un minuto. Poi, siccome la campanella suonò dall’interno della scuola, si affrettarono a entrare.

Solo per questa volta, pubblico di nuovo a distanza piuttosto ravvicinata. Ogni nuovo capitolo lo inserirò di lunedì, salvo occasioni particolari.
I miei ringraziamenti vanno subito a diversi lettori: NemoTheNameless è subito corso a recensirmi il prologo, nonostante abbia già letto ben più della versione originale e mi stia seguendo da più tempo di quanto riesca a ricordare; anche Easter_huit va ringraziata, che si è persino riletta tutta la serie ascoltando "Demons". Ringrazio anche Elgul1, che mi ha persino chiesto dove poteva trovare l'intera storia già rieditata, e infine anche NEON GENESIS KURAMA, che dopo aver conosciuto Timmi con le storie più recenti è corso a leggere anche questa.
Saluti, a lunedì!

   
 
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