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Autore: Venus80    13/03/2017    2 recensioni
Evelyn è una giovane strega forte e determinata amante delle avventure. Quando suo zio Gandalf le propone di raggiungerlo nella Terra di Mezzo per unirsi a lui e ad un gruppo di nani in un viaggio verso la Montagna Solitaria, non si lascia sfuggire l'occasione. Parte desiderosa di sperimentare questa nuova esperienza che la renderà ancora più forte, grazie anche ad un potere che finora non aveva mai conosciuto: il potere dell'amore.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 17: Pontelagolungo
 
Il gruppo salì sulla chiatta dell’uomo che si mise al timone a poppa mentre i nani, Evelyn e Bilbo andarono a prua; discesero il fiume che sfociava nel lago inghiottito da una cupa e fitta nebbia. Evelyn si appoggiò alla balaustra e guardò l’acqua nella quale galleggiavano delle piccole e sottili lastre di ghiaccio a testimonianza del fatto che la temperatura era notevolmente bassa. In effetti, Evelyn iniziò a sentire freddo anche perché non si era ancora completamente asciutta dopo la folle corsa sulle rapide del fiume. Allora, tirò fuori dalla sua bisaccia la mantella che fortunatamente non si era bagnata in modo eccessivo, se la mise addosso e si sedette. Thorin le si avvicinò, appoggiò la mano sulla sua spalla e le disse dolcemente sorridendo, “Tra un po’ sarà tutto finito e poi potrai rilassarti!”. Evelyn annuì ricambiando il sorriso.
All’improvviso apparve ciò che restava della vecchia città di Pontelagolungo distrutta da Smaug, cioè un gruppo di enormi colonne, alcune delle quali erano ancora provviste di volte.  “Attenzione!”, urlò con timore Bofur. Guardarono tutti con apprensione le colonne tra le quali l’uomo condusse la chiatta con maestria. Thorin si girò verso l’uomo e domandò con severità, “Che stai cercando di fare, affogarci?”. “Sono nato e cresciuto in queste acque, Mastro Nano! Se volessi affogarvi, non lo farei qui”, rispose l’uomo con fermezza. “E basta con questo sfrontato uomo di lago! Gettiamolo dalla barca e facciamola finita!”, dichiarò Dwalin irritato. “Oh, Bard! Il suo nome è Bard!”, replicò Bilbo con tono risoluto. “Come lo sai?”, chiese Bofur con curiosità. “Ah…gliel’ho chiesto!”, esclamò lo hobbit. “Non mi interessa come si chiama! Quello non mi piace!”, affermò Dwalin con inflessibilità. “Non ci deve piacere per forza. Dobbiamo solo pagarlo”, asserì con posatezza Balin mentre stava contando i soldi che ogni componente della compagnia aveva dato per raggiungere la somma da corrispondere a Bard. “Su forza ragazzi, svuotate le tasche!”, disse Balin dopo aver finito di contare il denaro. A quell’affermazione, i nani sospirarono e si guardarono tra di loro contrariati. “Come sappiamo che non ci tradirà?”, domandò Dwalin sottovoce. “Non lo sappiamo!”, rispose Thorin con apprensione. “C’è solo un piccolo problema…ci mancano dieci monete”, dichiarò Balin mentre stava nuovamente contando i soldi. Thorin passò avanti a Dwalin, si appoggiò alla balaustra, incrociò le braccia al petto e assunse un’espressione seria. “Gloin!”, esclamò poi voltandosi verso il nano. “Avanti! Dacci quello che hai!”, intimò fermamente Thorin. Gloin fissò il re con aria allibita e replicò con risolutezza, “Non guardate me! Io sono stato dissssanguato da questa avventura! Che ho ottenuto del mio investimento? Nient’altro che miseria e dolore…”. Intanto che Gloin si lamentava, ad un certo punto, l’attenzione di Thorin e di tutti i nani fu attirata da qualcosa. Evelyn guardò verso il punto dove stavano guardando tutti e vide comparire tra la nebbia la Montagna Solitaria; la osservarono tutti ammutoliti. Ad un tratto Gloin esclamò, “Per la mia barba!”. Poi porgendo a Balin un sacchetto con dentro il denaro dichiarò commosso, “Prendi! Prendi tutto quanto!”.
All'improvviso, Bilbo si schiarì la voce e fece un cenno con la testa verso Bard; si voltarono tutti in quella direzione e videro che l’uomo si stava avvicinando. “Il denaro, presto, datemelo!”, intimò Bard con premura. “Ti pagheremo quando avremo le nostre provviste, non prima!”, rispose Thorin con decisione. “Se apprezzate la libertà, farete come vi dico! Ci sono guardie più avanti!”, affermò l’uomo con risolutezza. Allora tutti controllarono per verificare la situazione e intravidero i pontili all’ingresso della città sui quali stavano effettivamente transitando delle guardie.
Thorin osservò Balin e gli fece un cenno; a quel punto il nano prese i soldi e li diede a Bard che disse, “Entrate tutti nei barili!”. I nani fecero come ordinato dall’uomo e anche Evelyn stava per fare ciò che richiesto, quando Bard dichiarò, “No! Voi no! Potete rimanere fuori. La presenza di una donna di solito non desta troppi timori e sospetti”. Evelyn fissò l’uomo poco convinta e poi guardò Thorin la cui espressione infastidita fece intendere che non fosse molto d’accordo con la decisione di Bard. “Ah, basta che non usiate né la magia né le vostre armi che vi converrà nascondere!”, aggiunse poi l’uomo abbozzando un sorriso beffardo. Evelyn avanzò verso il nano e asserì con tono quieto sorridendo, “Non ti preoccupare! Sono comunque qui. Non vado di certo da nessuna parte”. Allora Thorin, seppur controvoglia, acconsentì ed entrò nella botte e, dopodiché, Evelyn gli passò le sue armi.
           
Bard diresse la chiatta verso uno dei pontili e attraccò; scese a terra e andò da un uomo con il quale si mise a parlare. Ad un certo punto, mentre confabulava con quell’uomo, Bard indicò verso la chiatta e ad Evelyn iniziò a venire il sospetto che li stesse tradendo. Cosa si staranno dicendo? Non ci vorrà tradire? Se solo ci prova…, pensò con fermezza. Poi sentì i nani e Bilbo mormorare tra di loro, allora si avvicinò alle botti e intimò loro, “Fate silenzio!”, e tutti si zittirono. Ad un tratto, vide l’uomo con cui aveva parlato Bard avvicinarsi con delle cassette piene di pesci e si chiese perplessa, Cosa vuole fare? L’uomo si diresse verso i barili dentro i quali vi rovesciò i pesci. Evelyn guardò sbalordita prima l’uomo e poi Bard che, notando il suo sbigottimento, le disse, “E’ l’unico modo per evitare che li scoprano”. Evelyn sospirò e affermò rassegnata, “Poverini!”.
           
Ripresero a navigare dirigendosi verso la città; durante il tragitto i nani continuarono ad esprimere il loro disappunto mormorando lamenti. Quando arrivarono in prossimità di Pontelagolungo, Bard diede un colpo col piede ad una botte e asserì, “Silenzio! Siamo alla barriera per il pedaggio”. Man mano che si avvicinavano, Evelyn osservava attentamente la città che sorgeva su delle palafitte. Giunsero ad un passaggio chiuso da un enorme cancello a grate e, mentre si approssimavano, un uomo ordinò loro, “Alt! Ispezione merci! Documenti per favore!”. L’uomo si avvicinò con una lanterna in mano e riconobbe Bard. “Ah, sei tu, Bard?!”, esclamò l’uomo. “Buongiorno Persey!”, rispose Bard. “Niente da dichiarare?”, domandò Persey. “Niente, se non che sono intirizzito e stanco e ho voglia di casa”, replicò Bard scendendo dalla chiatta e consegnando a Persey un foglio. L’uomo prese il foglio e dichiarò, “Io uguale a te!”. Poi notò la presenza di Evelyn sulla chiatta e, rivolgendosi a Bard, chiese incuriosito, “Bard! Ma lei chi è?”. Bard guardò Evelyn e poi voltandosi verso Percey rispose maliziosamente, “Lei è la mia fidanzata!”. “Ah! E bravo Bard!”, affermò l’uomo con un sorriso malandrino dando una pacca sulla spalla a Bard. Evelyn intuì che l’uomo aveva chiesto di lei a Bard, ma non riuscì a sentire che scusa avesse addotto per giustificare la sua presenza. Speriamo che abbia trovato una buona scusa!, pensò con apprensione.
Percey andò nel suo piccolo ufficio e appose un timbro sul foglio datogli da Bard. Dopo andò verso Bard porgendogli il foglio per restituirglielo dichiarando, “Ecco fatto! Tutto in ordine!”. Ma non fece in tempo a finire di parlare che alle sue spalle arrivò un uomo vestito tutto di nero, dall’aspetto sciatto e dall’atteggiamento subdolo, il quale, prendendo il foglio dalle mani di Percey, affermò con rigore, “Non così in fretta!”. Bard guardò Percey con preoccupazione mentre l’uomo vestito di nero lesse ciò che era scritto sul foglio, “Consegna di barili vuoti dal Reame Boscoso”. Poi fissò Bard e, avvicinandosi alla chiatta, aggiunse con severità, “Solo che…non sono vuoti”. Dopo il suo sguardo andò su Evelyn e la osservò con diffidenza. “E lei chi è?”, chiese l’uomo con un tono arcigno mentre continuava a fissare Evelyn con un’aria circospetta. “Oh beh, lei è la mia fidanzata! Vero, tesoro?!”, asserì Bard rivolgendosi ad Evelyn con un sorriso. La sua fidanzata?! Questa è la scusa che ha trovato?!, esclamò tra sé Evelyn stizzita. Dopodiché, nonostante la rabbia che provava, annuì abbozzando un sorriso. “E come ti chiami?”, domandò l’uomo fermamente. “Evelyn!”, rispose Evelyn mantenendo un atteggiamento pacato. “E da dove vieni?”, chiese ancora l’uomo con inflessibilità. Evelyn esitò poiché non sapeva quale luogo poter utilizzare come sua provenienza fittizia. Non posso dirgli che vengo dall’Haradwaith! Si insospettirà! E in questa zona non so che città ci siano!, rifletté con ansia. “Ah…io…io vengo…”, disse Evelyn titubante. “Lei viene da un piccolo villaggio ai piedi delle Montagne Grigie”, dichiarò all’improvviso Bard ed Evelyn annuì sorridendo sollevata. L’uomo a quel punto si girò verso Bard con un’espressione accigliata e questionò, “L’avevo chiesto a lei!”. Poi fissò ancora una volta Evelyn con la sua solita aria sospettosa e dopo, rivolgendosi a Bard, sentenziò, “Comunque, tornando a te, se mi rammento bene tu hai la licenza di chiattaiolo!”. In seguito, prendendo in mano uno dei pesci dai barili e mettendolo davanti alla faccia di Bard, aggiunse con fermezza, “Non di pescatore!”. “Non sono affari tuoi!”, replicò con severità Bard. “Sbagliato! Sono affari del Governatore pertanto sono affari miei”, rispose l’uomo con arroganza. “Oh, avanti Alfrid! Abbi cuore! La gente deve mangiare!”, protestò Bard con decisione. “Questo pesce è illegale!”, esclamò Alfrid con insolenza buttando il pesce in acqua. Poi si rivolse alle guardie che erano con lui e intimò, “Svuotate i barili fuori dalla barca!”. A quelle parole Evelyn si allarmò, Così li scopriranno! “Avete sentito! Nel canale! Forza, sbrigatevi!”, ribadì il capo delle guardie. Mentre le guardie stavano per eseguire l’ordine impartito da Alfrid, Bard si voltò verso Evelyn che era in procinto di avanzare verso le guardie con un’espressione di sfida, ma le fece cenno con la mano di fermarsi. Allora Evelyn si fermò e Bard si rivolse ad Alfrid dichiarando, “La gente in questa città fa fatica, i tempi sono duri, il cibo scarseggia”. Bard ed Evelyn guardarono con apprensione le guardie che stavano per rovesciare i pesci in acqua. “Non è un problema mio!”, affermò Alfrid con indifferenza. “Ma quando la gente sentirà che il Governatore gli butta i pesci nel lago, quando inizierà la rivolta, sarà un problema tuo allora!”, replicò Bard con tono minaccioso. Alfrid fissò Bard con inquietudine e poi, facendo un cenno con la mano, intimò, “Fermi!”. Allora le guardie si fermarono e scesero dalla chiatta; questo fece tirare un sospiro di sollievo ad Evelyn. “Sempre il campione del popolo, eh, Bard?! Il protettore della gente comune! Avrai anche il loro favore come chiattaiolo, ma non durerà!”, questionò Alfrid con fare intimidatorio e dopo si allontanò da Bard che risalì sulla chiatta passando davanti a Percey il quale ordinò, “Alza la chiusa!”. Il cancello fu sollevato e Bard guidò la chiatta attraverso la barriera. Mentre transitava, Alfrid si voltò e minacciò, “Il Governatore ti tiene sott’occhio! Farai bene a ricordartelo! Noi sappiamo dove vivi!”. “E’ una piccola città Alfrid! Tutti sanno dove vivono tutti”, replicò Bard con impassibilità.  
           
La chiatta avanzò dentro la città composta da edifici in legno molto compatti e disposti su più piani; ai bordi vi erano delle larghe banchine con delle scale che scendevano nel lago. Mentre procedevano, Evelyn fissò con rancore Bard e questionò, “La vostra fidanzata, eh?!”. Bard, intento a guidare la chiatta, continuò a guardare davanti a sé e, intanto, replicò con tono disinteressato, “Voi avevate una scusa migliore?!”. “Potevate anche dire che ero una vostra lontana parente!”, dichiarò con tono risentito Evelyn. A quel punto Bard guardò Evelyn e con un sorriso malandrino rispose, “Non mi è venuto in mente!”. Evelyn osservò con severità Bard che proseguì dicendo, “Comunque, bel nome Evelyn!”. Evelyn assunse un espressione contrariata e poi distolse lo sguardo da Bard.
Dopo qualche minuto Bard attraccò la chiatta ad una banchina, controllò che non ci fossero guardie nei dintorni e poi rovesciò i barili in modo che i nani e Bilbo potessero uscire. Si avvicinò alla botte con dentro Dwalin per aiutarlo, quando il nano uscì ed esclamò stizzito, “Non t’azzardare a toccarmi!”, allora Bard indietreggiò. Uno ad uno i nani uscirono dai barili e nel momento in cui uscì Thorin, Evelyn gli andò incontrò chiedendogli con apprensione, “Thorin, tutto bene?”. Il nano la guardò con un’espressione severa e sentenziò, “La sua fidanzata?! E poi, bel nome Evelyn?!”. Evelyn lo fissò sbigottita e poi replicò risentita, “Oh, non incominciare! Non è il momento!”, e dopo aver preso con irruenza e collera le sue armi dalle mani di Thorin, si allontanò da lui il quale si voltò verso Bard e lo osservò con collera. Intanto Bard si avvicinò ad uno uomo che aveva assistito a tutta la scena esterrefatto e, dandogli una moneta, gli mormorò, “Tu non gli hai visti! Non sono mai stati qui!”. Poi fece per allontanarsi, ma si voltò di nuovo verso l’uomo e gli disse, “Il pesce puoi averlo gratis”.
I nani, Bilbo ed Evelyn scesero dalla chiatta e aspettarono Bard che, passando davanti al gruppo, intimò loro, “Statemi vicino!”. Bard si incamminò e la compagnia lo seguì percorrendo le stradine della città con circospezione. Ad un certo punto, lo hobbit chiese incuriosito, “Cos’è questo posto?”. “Questo, Mastro Baggins, è il mondo degli uomini”, replicò Thorin con un tono serio mentre passava davanti al mezz’uomo. Proseguirono procedendo in mezzo alla folla che gremiva le vie. “Testa basta e muovetevi! Fate presto!”, ordinò Bard intanto che continuava a guardarsi attorno con accortezza. Ma nonostante l’attenzione con la quale si muovevano, non passarono inosservati all’occhio di alcune persone che li osservarono con curiosità.  
Ad un tratto, una delle guardia che pattugliavano la zona li notò e intimò loro, “Alt! Ehi!”. A quel punto guardarono tutti la guardia e, dopodiché, Thorin esclamò con apprensione, “Forza! Muoviamoci!”. I nani e Bilbo si misero a correre, seguendo il loro re, cercando una via di fuga mentre la guardia dichiarò, “In nome del Governatore, vi ho detto alt!”. Poiché i nani non obbedirono all’ordine, la guardia ribadì mettendosi a correre per raggiungerli, “Alt! Fermateli!”. A quel punto Bard ed Evelyn si precipitarono ad aiutare il gruppo il quale stava cercando di evitare altre guardie che si unirono all’inseguimento attirati dalle urla del loro collega. Ad ogni modo, i nani se la cavarono da soli riuscendo a mettere fuori gioco tre guardie che nascosero dietro a delle bancarelle. La gente interruppe ogni attività che stava svolgendo e guardò con interesse le guardie a terra prive di conoscenza, ma quando arrivò il capo delle guardie, tornarono tutti alle loro occupazioni come se niente fosse.
Il capo delle guardie osservò attorno a sé perplesso e domandò con tono austero, “Che succede qui?”. Intanto i nani e Bilbo rimasero nascosti dietro le bancarelle. Il capo delle guardie intimò avanzando, “Restate dove siete! Nessuno se ne va!”. Bard fece cenno con la testa ad Evelyn di seguirlo. Evelyn si voltò verso i nani e con un gesto della mano gli fece capire che avrebbero dovuto restare dov’erano e prima di avviarsi lasciò loro le sue armi. Bard uscì allo scoperto e avanzò verso il capo delle guardie con noncuranza ed Evelyn lo seguì. “Braga!”, esclamò Bard trovandosi faccia a faccia con il capo delle guardie. “Tu?! Che combini Bard?”, asserì Braga con tono rigoroso fissando Bard con sospetto. “Io?! Niente, non faccio niente! Stavo solo portando la mia fidanzata a fare un giro per la città”, dichiarò Bard con impassibilità indicando Evelyn che si trovava appena dietro di lui. Evelyn guardò Braga abbozzando un sorriso mentre lui la osservò con diffidenza.
Poi, sentendo un rumore, Braga si precipitò verso il punto dal quale provenne, passando accanto a Bard ed Evelyn con furia; Evelyn guardò con apprensione Bard e dopo nella direzione in cui si trovavano i nani. Ma alcune persone del popolo intervennero posando delle cassette in modo da nascondere le guardie a terra così che Braga non vide nulla. Dopodiché, Bard prese da una bancarella un corpetto da donna con del pizzo; lo sollevò e chiamò Braga che si voltò verso di lui. “A tua moglie starebbe benissimo!”, affermò Bard con tono beffardo. Braga avanzò verso Bard e, guardandolo con stupore, chiese, “Che ne sai tu di mia moglie?”. “La conosco bene, come gli altri uomini di qui!”, replicò Bard con noncuranza. Evelyn si trattenne a fatica dal ridere mentre Braga strappò il corpetto dalla mani di Bard, lo gettò con rabbia sulla bancarella e poi se ne andò; a quel punto sia Bard che Evelyn tirarono un sospirò di sollievo.
Scampato il pericolo, il gruppo riprese a percorrere le vie della città guidati da Bard. Ad un tratto, un ragazzino dai capelli ricci e castani corse loro incontro e rivolgendosi a Bard affermò con apprensione, “Pa! La nostra casa…è sorvegliata!”. Bard si voltò verso il gruppo e li fissò con preoccupazione; anche i nani, Bilbo ed Evelyn guardarono Bard con la stessa aria inquieta. Bard rifletté un attimo e poi disse, “Venite! Ho un’idea!”. Il gruppo seguì l’uomo che li condusse ad una banchina laterale che si prolungava nella parte posteriore dell’agglomerato di abitazioni. “Percorrete questa banchina e giungete a quell’edificio”, intimò loro indicando l’abitazione. “Quella è casa mia. Quando arriverete lì, entrate in acqua e dirigetevi sotto l’edificio…troverete dei pioli dai quali potrete salire e passare attraverso…ehm…un’apertura”, aggiunse Bard. I nani si incamminarono e fecero come gli fu detto; intanto Bard, suo figlio ed Evelyn, prima di avviarsi verso la casa dell’uomo, si fermarono ad una bancarella ad acquistare frutta e verdura per depistare chi li stava sorvegliando. Nel tragitto, Evelyn domandò incuriosita a Bard, “Da dove di preciso dovranno passare per entrare in casa vostra?”. Bard guardò Evelyn e con impassibilità rispose, “Dal gabinetto”. Evelyn strabuzzò gli occhi e urlò, “Che cosa? Dal gabinetto?!”. Bard mise una mano sulla bocca di Evelyn e la rimproverò con tono severo, “Non urlate! Volete farci scoprire?!”. Evelyn si calmò e Bard tolse la mano dalla sua bocca, però lei continuò a fissarlo con aria di rimprovero e allora Bard dichiarò pacatamente, “Non c’era altro modo per farli passare inosservati”.
I tre proseguirono e giunti a destinazione, salirono due rampe di scale ed il figlio di Bard entrò in casa seguito da Evelyn, mentre Bard si attardò sulla soglia. Evelyn lo sentì fischiare e poi asserire, “Di’ al Governatore che per oggi ho finito”, e dopo entrò anche lui. Come fu dentro casa, una bambina gli andò incontro dicendogli con entusiasmo, “Pa! Dove sei stato?”, e lo abbracciò. Dopo di lei una ragazza si fece avanti e dichiarò con esultanza, “Padre! Eccoti qua! Ero preoccupata!”, e lo abbracciò anche lei.
Dopo aver salutato le figlie, Bard si affrettò ad andare alla finestra, controllò la situazione e dopodiché intimò a suo figlio, “Bain! Falli entrare!”, e il ragazzo si precipitò subito fuori dalla stanza recandosi al piano inferiore. Evelyn rimase ad aspettare con Bard e le sue figlie che la stavano guardando con curiosità. Quando Bard se ne rese conto disse, “Lei è Evelyn!”. Poi rivolgendosi ad Evelyn dichiarò, “Evelyn! Posso presentarvi le mie figlie?! Tilda, la piccola, e Sigrid, la più grande!”. “Molto piacere!”, replicò Evelyn cordialmente. Ad un tratto Tilda asserì, “Pa! Ma lei è la tua fidanzata?”. Evelyn fissò sbigottita prima la bambina e poi Bard il quale, dandole un’occhiata, affermò con compostezza, “No, Tilda! Non è la mia fidanzata”. Allora le figlie di Bard osservarono Evelyn con perplessità.
Intanto, uno ad uno, i nani salirono visibilmente irritati. Tilda e Sigrid li guardarono stupite e Sigrid chiese, “Pa! Perché i nani escono fuori dal nostro gabinetto?”. Invece Tilda affermò con euforia, “Ci porteranno fortuna?!”. Evelyn abbozzò un sorriso all’affermazione della bambina, ma quando vide che Dwalin la stava guardando con austerità, assunse un’espressione seria.
Bard accese un fuoco per permettere ai nani e a Bilbo di asciugarsi e poi prese alcuni suoi vestiti, aiutato da Tilda, e li diede loro. “Non vi staranno a pennello, ma vi terranno caldo”, asserì Bard. Dopo si rivolse a Sigrid, “Sigrid! Accompagna Evelyn nella tua stanza e dalle uno dei vestiti di tua madre”. Sigrid annuì e, rivolgendosi ad Evelyn, le disse, “Venite!”. Evelyn la seguì e Tilda si unì a loro.
Sigrid fece accomodare Evelyn nella sua stanza. “Aspettatemi qui! Vado a prendervi un vestito”, affermò la ragazza. Evelyn annuì e Sigrid uscì dalla stanza. Tilda rimase con Evelyn che si sedette sul letto, mentre la bambina continuava a guardarla con curiosità. Dopo un po’ Sigrid tornò con un abito composto da una camicia bianca di lino con le maniche lunghe drappeggiate all’altezza dei polsi, un corpetto rosso con delle righe gialle orizzontali nella parte superiore  e una gonna anch’essa rossa sempre di lino. Posò il vestito sul letto e poi si rivolse a sua sorella, “Tilda, prepara l’acqua per il bagno!”. Tilda annuì e stava per uscire dalla stanza, quando Evelyn le disse, “Non preoccupatevi di scaldarla…ci penso io”. Tilda e Sigrid la guardarono dubbiose, mentre Evelyn abbozzò un sorriso. Tilda uscì dalla stanza e, intanto, Sigrid aiutò Evelyn a svestirsi.
Tilda rientrò nella stanza con due secchi pieni d’acqua che rovesciò nella tinozza; a quel punto, Evelyn si avvicinò, protese le mani in avanti sopra l’acqua, si concentrò e fece defluire l’energia attraverso il suo corpo. Quando l’acqua fu alla temperatura perfetta, Evelyn finì di togliersi  i vestiti e si immerse nell’acqua. Nel frattempo, Tilda e Sigrid avevano assistito alla scena allibite. “Ma voi siete…siete una strega?!”, dichiarò con stupore Sigrid. Evelyn la guardò sorridendo e rispose, “Sì, sono una strega!”. “Non sapevo ci fossero streghe nella Terra di Mezzo!”, asserì stupefatta Tilda. “In effetti, non ce ne sono più da un bel po’ di tempo. Io vengo dall’Haradwaith”, affermò Evelyn intanto che si lavava con calma. “Ed è lontano?”, domandò con curiosità Tilda. “Abbastanza!”, replicò Evelyn. “Ma nella Terra di Mezzo ci sono cinque stregoni. Magari ne avete sentito parlare”, aggiunse in seguito. Tilda negò col capo, mentre Sigrid affermò, “Io ho sentito parlare di un certo Stregone Bianco”. Evelyn annuì e disse, “Sì, Saruman il Bianco! E’ lo zio di un ragazzo che conosco sin da bambina”. A quel punto Tilda la guardò maliziosamente e chiese, “E’ il vostro fidanzato?”. Evelyn fissò Tilda con disappunto e Sigrid intervenne rimproverando sua sorella, “Tilda! Non essere invadente!”. Tilda osservò mestamente prima Sigrid e poi Evelyn la quale, resasi conto del dispiacere della bambina, lasciò da parte la contrarietà, le sorrise e dichiarò, “Oh no, non fa niente! Non preoccupatevi!”. Tilda abbandonò l’aria mesta e ricambiò il sorriso. “Comunque, no, non è il mio fidanzato”, aggiunse Evelyn. “E come mai siete venuta fin qui?”, domandò Sigrid. “Sono venuta a trovare mio zio Gandalf il Grigio, uno dei cinque stregoni”, rispose Evelyn. “E allora perché siete in viaggio con questo gruppo di nani?”, chiese Tilda confusa. Evelyn esitò un momento per cercare di trovare una risposta adatta che le evitasse di dover raccontare il reale motivo e poi asserì pacatamente, “Beh, perché conoscono mio zio e mi stanno portando da lui. Aveva delle questioni urgenti da risolvere, perciò non ha potuto accogliermi al mio arrivo e, allora, mi ha affidata a loro”. Tilda e Sigrid annuirono sorridendo.
Evelyn terminò il bagno e uscì dall’acqua; Sigrid le porse un telo con il quale si asciugò e dopo indossò l’abito aiutata dalle due sorelle. Terminata la vestizione, Sigrid la guardò e dichiarò con tono sommesso, “Certo, il vestito non è dei migliori, ma è tutto ciò che abbiamo”. Evelyn le prese le mani e affermò sorridendole, “Va benissimo così! Vi ringrazio!”. Sigrid ricambiò il sorriso e poi disse, “Vediamo se i vostri compagni di viaggio hanno finito di lavarsi e cambiarsi”. Evelyn annuì e, insieme alle due sorelle, uscì dalla loro camera. Sigrid si affacciò lievemente alla stanza principale dove si trovavano i nani e domandò a Bard, “Padre, possiamo venire?”. “Sì, venite pure!”, rispose Bard. Le tre ragazze avanzarono e Tilda, andando incontro al padre, esclamò entusiasta, “Pa’! Lo sai che Evelyn è una strega?!”. Evelyn osservò la bambina abbozzando un sorriso. “Sì, ho avuto modo di constatarlo!”, replicò Bard con tono quieto. Evelyn e Bard si fissarono con un’espressione beffarda. Poco dopo Evelyn distolse lo sguardo dall’uomo e si accorse che Fili e Thorin stavano fissando sia lei che Bard con severità; Evelyn intuì subito quale fosse il motivo del loro disappunto. Ah no! Non incominceranno di nuovo con la loro assurda gelosia?!, protestò tra sé. Li guardò con aria di rimprovero sospirando intanto che si andò a sedere su una sedia posta in un angolo della stanza.
Sigrid si avvicinò ad Evelyn e le porse una tazza di brodo caldo. “Grazie!”, rispose Evelyn. Sigrid stava per allontanarsi quando Evelyn la fermò e le disse, “Aspetta! Avreste per caso carta e penna?”. “Sì!”, replicò la ragazza. “Bene! Potreste darmi due fogli, se non è di troppo disturbo?”, chiese cordialmente Evelyn. “Ma certo!”, esclamò Sigrid la quale poi si avviò a prendere ciò che le aveva chiesto Evelyn. Tornò poco dopo con due fogli, una penna e un calamaio e li posò sul tavolo.
Evelyn avvicinò la sedia al tavolo, prese uno dei fogli e si mise a pensare. Poi prese la penna, la intinse nel calamaio e iniziò a scrivere:
 
Cari genitori,
 
il mio viaggio nella Terra di Mezzo prosegue alla grande.
 
Ho visitato il Reame Boscoso di re Thranduil. Carino, ma trovo che sia più bello Gran Burrone.
 
Poi re Thranduil non mi sta molto simpatico; mi sembra un tipo dispotico e arrogante. Invece re Elrond è molto più cortese ed ospitale.
 
Ad ogni modo, il mio viaggio non è ancora finito e avrete preso altre mie notizie.
 
Vi abbraccio,
 
Evelyn
 
Finito di scrivere inviò subito la lettera sotto lo sguardo stupefatto di Tilda e Sigrid. “E’ incredibile! Ma come avete fatto?”, chiese con stupore Tilda. “Magia!”, replicò Evelyn abbozzando un sorriso mentre le due sorelle continuarono a guardarla sbalordite.
Dopodiché, prese l’altro foglio e scrisse:
 
Cara Kaytria,
 
siamo arrivati a Pontelagolungo; manca poco e saremo ad Erebor e il viaggio sarà terminato.
 
Appena sarà tutto finito ti avviserò così potrai raggiungermi.
 
Con Thorin diciamo che va abbastanza bene, se non fosse per la sua esagerata gelosia.
 
Comunque, avremo modo di parlarne meglio quando ci vedremo.
 
Un abbraccio,
 
Evelyn
 
Quando finì di scrivere, si accorse che Bofur stava cercando di sbirciare; allora Evelyn prese il foglio, lo girò di scatto e poi guardò il nano con aria di rimprovero. Bofur abbozzò un sorriso facendo finta di niente e poi le chiese con nonchalance, “A chi hai scritto?”. Evelyn lo fissò con severità e rispose con fermezza, “Alla mia amica, ma sono cose personali”. A quel punto Bofur si allontanò sommesso tra le risatine dei suoi compagni. Dopo che il nano se ne andò, Evelyn inviò la lettera a Kaytria.
Dopo aver provveduto alla sua corrispondenza, Evelyn finì di bere il brodo e posò la tazza sul tavolo. Alzò lo sguardo e si accorse che Thorin stava osservando fuori dalla finestra con un’espressione sbigottita e mormorò, “Una lancia del vento nanica!”. Evelyn e Bilbo gli si avvicinarono e lo hobbit gli disse, “Sembri uno che ha visto un fantasma!”, e dopo sorseggiò il brodo. Intanto Evelyn diede un’occhiata fuori dalla finestra e vide quella che il re dei nani aveva chiamato lancia del vento. “E’ così!”, esclamò Balin avvicinandosi. “L’ultima volta che abbiamo visto una tale arma una città andava a fuoco…fu il giorno in cui arrivò il drago”, dichiarò in seguito il nano. L’espressione di Thorin si fece seria e il suo sguardo era assente come se la sua mente fosse altrove. Evelyn lo fissò mestamente e capì a cosa stesse pensando il re dei nani, Sta rivivendo quei momenti! Balin proseguì col racconto, “Il giorno in cui Smaug distrusse Dale, Girion, il Signore della città, radunò i suoi arcieri per colpire la bestia. Ma la pelle del drago è dura, più dell’armatura più resistente. Solo una freccia nera partita da una lancia del vento poteva trafiggergli la pelle e poche di quelle frecce furono realizzate”. Il nano fece una pausa e poi continuò, “La scorta si andava riducendo quando Girion tentò l’ultima resistenza”. Thorin rinsavì dai suoi pensieri e alzò gli occhi verso la lancia del vento. “Se la mira degli uomini fosse andata a segno molte cose sarebbero cambiate”, asserì con tono malinconico voltandosi verso Balin, Bilbo ed Evelyn. Poi si girò di nuovo verso la finestra.
Intanto si avvicinò Bard che affermò pacatamente, “Parli come se ci fossi stato”. I quattro si voltarono verso l’uomo e Thorin replicò, “Tutti i nani conoscono il racconto”. A quel punto si approssimò anche Bain che dichiarò con fierezza, “Allora saprai che Girion colpì il drago…gli allentò una squama sotto l’ala destra. Ancora un colpo e avrebbe ucciso la bestia”. Dwalin, che si trovava alle loro spalle, si mise a ridere e poi disse con tono serio,”Quella è una favola, giovanotto! Niente di più!”. Bard e Bain rimasero ammutoliti.
Ad un certo punto, Thorin avanzò verso Bard ed esordì, “Hai preso il nostro denaro!”. Bard e Bain guardarono il re dei nani con impassibilità mentre lui proseguì chiedendo, “Dove sono le armi?”. Bard esitò un momento, continuando a mantenere lo sguardo su Thorin, e poi rispose, “Aspetta qui!”. Detto ciò, si avviò al piano inferiore sotto lo sguardo diffidente del re dei nani e di Dwalin che si lanciarono un’occhiata apprensiva.
Nel frattempo che aspettarono il ritorno di Bard, Thorin riunì Balin e i suoi nipoti attorno a sé e dichiarò con tono lieve, “Domani comincia l’ultimo giorno d’autunno!”. “E il Dì di Durin comincia dopodomani. Dobbiamo raggiungere la montagna prima di allora”, proseguì Balin sempre con tono tenue. “E se non ci riusciamo? Se falliamo a trovare la porta prima di quel momento? Allora…”, domandò Kili con apprensione. “L’impresa sarà stata inutile!”, aggiunse Fili a completare la frase di suo fratello.
In quel momento, Bard ritornò nella stanza dove si trovava la compagnia e appoggiò con decisione sul tavolo un grosso canovaccio arrotolato che provocò un rumore metallico; si avvicinarono tutti al tavolo mentre Bard srotolò il telo rivelando quelle che non erano propriamente armi. Dentro al canovaccio c’erano dei grossi martelli e degli arpioni di ogni tipo; i nani li presero in mano e li guardarono attoniti. “Cos’è questo?!”, chiese Thorin con severità indicando l’arpione che aveva in mano. “Una gaffa, fatta da un vecchio arpione”, rispose Bard con impassibilità. “E questo?”, domandò perplesso Kili mentre rigirava tra le mani un grosso martello. “Mazzapicchio lo chiamiamo. Forgiato dal martello di un fabbro”, replicò Bard. “Pesanti da maneggiare, lo ammetto, ma per difendere la vostra vita vi saranno più utili di niente”, aggiunse poi l’uomo. “Ti abbiamo pagato per delle armi, spade e asce forgiate in ferro!”, affermò Gloin con fermezza. “E’ uno scherzo!”, esclamò Bofur con rabbia gettando sul tavolo uno di quegli arnesi. E così, uno ad uno, i nani posarono gli attrezzi. “Di migliori ne troverete solo nell’armeria della città. Tutte le armi forgiate in ferro sono lì sotto chiave”, questionò Bard. Mentre l’uomo parlava, Dwalin e Thorin si lanciarono un’occhiata d’intesa. “Thorin, prendiamo quanto ci viene offerto e andiamo. Mi sono arrangiato con meno e anche tu”, asserì prontamente Balin. A quel punto Bard fissò il re dei nani con severità, ma nessuno se ne rese conto, tranne Evelyn. “Io dico di andarcene ora!”, continuò Balin. “Non andrete da nessuna parte!”, esclamò con decisione Bard. Thorin e Dwalin fecero un passo verso l’uomo guardandolo con ira e Dwalin domandò con collera, “Che cosa hai detto?”. “Spie sorvegliano questa casa e forse ogni molo e banchina della città. Attenderete il calare della notte”, dichiarò Bard con risolutezza mentre riavvolse nel telo quelle che lui considerava armi e, dopodiché, uscì fuori.
Evelyn si avvicinò a Thorin e gli disse, “Thorin, dobbiamo andarcene subito!”. La guardarono tutti perplessi, allora Evelyn spiegò, “Bard ha capito chi sei”. I nani si guardarono tra di loro con apprensione e poi rivolsero la loro attenzione verso Thorin che assunse un’espressione seria e preoccupata. Balin sospirò e con rammarico asserì, “Ah! Colpa mia! Ho detto il tuo nome Thorin”. Il re dei nani abbozzò un sorriso e gli diede una pacca sulla spalla per rassicurarlo. Evelyn riprese la parola e affermò con fermezza, “Se non ce ne andiamo, Brad tenterà di fermarci!”. “Ma dove andiamo senza armi? Quelle che ci ha dato Bard non ci saranno di nessuna utilità! Non possiamo affrontare un drago con mazze e arpioni!”, questionò severamente Dwalin. “No, infatti utilizzeremo le armi custodite nell’armeria”, replicò con convinzione Evelyn. “Oh, brava! Così si parla! Andiamocele a prendere!”, esclamò con decisione Dwalin. Evelyn abbozzò un sorriso e rispose con tono quieto, “Veramente io pensavo di chiederle direttamente al Governatore”. A quelle parole la guardarono tutti attoniti. Dwalin fece una risata e poi dichiarò con tono serio, “Non credo proprio che il Governatore sarà propenso ad aiutarci”. “No, a meno che gli si dia una buona motivazione”, asserì Evelyn. “E quale sarebbe?”, chiese con impassibilità Thorin. “Prima di tutto la possibilità di guadagno. Potresti offrirgli una parte del tesoro che c’è nella montagna?!”, propose Evelyn. Il re dei nani la fissò con severità, ma Evelyn non si scompose. “E se non dovesse convincersi così, ci penserà la mia magia a fargli cambiare idea!”, affermò ironicamente Evelyn.
A quel punto, i nani si misero a confabulare per decidere cosa fare. Evelyn li guardò contrariata e, mentre loro parlottavano, lei dichiarò con risolutezza, “Beh, intanto che voi vi decidete, io vado dal Governatore!”. Detto ciò, fece per incamminarsi, ma Bain le si piazzò davanti. “No, non potete andarvene! Ci sono spie che ci sorvegliano!”, esclamò con fermezza il ragazzo. “Credi che una strega si faccia spaventare per così poco?!”, ribatté con rigore Evelyn. Bain la osservò intimorito. “Adesso, per favore, spostati Bain! Vorrei evitare di farti del male!”, affermò Evelyn con un tono più calmo. Bain esitò un istante e poi si spostò; Evelyn si avvicinò alla porta e l’aprì. Si fermò sull’uscio, si voltò verso Sigrid e Tilda, che la stavano guardando attonite, e disse loro, “Mi dispiace, ma dobbiamo proprio andare! Grazie per l’ospitalità!”. In seguito uscì dalla casa di Bard e poco dopo i nani si apprestarono a seguirla.
Le spie che sorvegliavano la casa di Bard, non appena videro i nani, incominciarono a mandarsi segnali in codice. Appena scesa in strada, Evelyn fermò un signore e, sorridendo, chiese, “Scusi, mi saprebbe dire dove si trova la casa del Governatore?”. L’uomo la fissò incuriosito e replicò titubante indicando la direzione con la mano, “Ah…sì…la casa del Governatore è per di là!”. “Grazie!”, rispose Evelyn e, dopodiché, si incamminò sempre seguita dai nani. Non fecero in tempo a fare qualche passo che delle guardie gli andarono incontro intimandogli, “Fermi! Dove pensate di andare?”. I nani fecero per fuggire quando Evelyn pronunciò la formula, “Everte statim”, e le guardie volarono via lasciando la strada libera. La gente del popolo che assistette alla scena rimase sbalordita e, incuriosita, andò al seguito della compagnia. Evelyn avanzò con sicurezza a testa alta finché il suo cammino fu interrotto da Braga che sguainò la spada e le andò incontro con rabbia asserendo, “Voi?! Lo sapevo che non mi dovevo fidare!”. Non fece in tempo a finire di parlare che Evelyn enunciò la formula, “Vatos Expelliamus!”, e la spada volò via dalle mani del comandante delle guardie. Braga guardò attonito Evelyn che sollevo il braccio e rivolse il palmo della mano verso l’uomo; Braga provò a reagire, ma non riuscì a muovere un solo muscolo del suo corpo. Delle guardie arrivarono a soccorrere il loro comandante, ma Evelyn gli intimò, “Fermi dove siete o lui farà una brutta fine!”. Le guardie si fermarono incerti sul da farsi.
“C-che c-cosa vuoi?”, domandò Braga con la voce spezzata dall’ansia. “Parlare col Governatore! Adesso voi mi porterete da lui, però senza fare scherzi, altrimenti ve la farò pagare cara”, dichiarò Evelyn con tono pacato. Evelyn abbassò il braccio e il comandante delle guardie riuscì finalmente a muoversi; Evelyn gli si avvicinò lentamente, mentre lui la guardava con severità. Poi Braga si voltò verso una delle guardie e gli ordinò, “Vai ad avvisare il Governatore!”, e la guardia obbedì. Il comandante si mise in marcia seguito dalla compagnia e dalla gente del popolo.
Durante il tragitto, della compagnia nessuno proferì parola, invece i popolani continuarono a confabulare tra di loro; ad un certo punto, giunsero in una piazza dove si ergeva un edificio più grande di tutte le altre abitazioni. Nel frattempo, dei lievi fiocchi di neve avevano iniziato a cadere dal cielo sfiorando la pelle di Evelyn e provocandole dei brividi di freddo; solo allora si rese conto di non aver indossato alcun soprabito. Avanzando verso la scalinata d’ingresso, Evelyn notò Alfrid affacciato all’uscio con aria preoccupata. Rientrò subito e poco dopo due uomini di guarda al portone aprirono le ante ed uscì con decisione il Governatore, intento a sistemarsi il soprabito di pelliccia, che esclamò con severità, “Che cosa significa questo?”. Il Governatore era un uomo alto e corpulento, dall’aspetto sgraziato, con lunghi capelli rossi radi sulla fronte e pizzetto e baffi dello stesso colore dei capelli.
Il Governatore fece qualche passo in avanti fermandosi al limite della loggia ed Alfrid lo affiancò. Braga si avvicinò al Governatore e gli disse indicando Evelyn, “Quella ragazza dice che vuole parlare con voi”. Il Governatore spostò la sua attenzione su Evelyn e sul suo viso si delineò un sorriso malizioso, mentre si lisciava con le dita i baffi; invece Evelyn lo fissò con aria seria e impassibile. “Ma fate attenzione! E’ una strega!”, aggiunse poi il comandante delle guardie. Il sorriso sparì dal volto del Governatore per lasciare il posto ad un’espressione apprensiva. Alfrid osservò Evelyn e, dopodiché, dichiarò con fermezza, “Ma tu non sei la fidanzata di Bard?!”. A quelle parole, guardarono tutti stupiti Evelyn che replicò senza scomporsi, “E voi ci avete anche creduto?!”. Alfrid le lanciò un’occhiata risentita al quale Evelyn rispose abbozzando un sorriso.
Il Governatore si schiarì la voce e domandò a Evelyn con fare timoroso, “E di grazia, di cosa vorreste parlarmi?”. “Vorrei chiedervi di appoggiare la nostra causa!”, asserì Evelyn senza esitazione. “Sarebbe a dire?”, le chiese il Governatore perplesso. Evelyn si voltò nella direzione di Thorin il quale si fece avanti. Il Governatore lo guardò incuriosito e gli domandò, “E voi chi sareste?”. A quel punto avanzò anche Dwalin che replicò con tono fiero, “Lui è Thorin, figlio di Thrain, figlio di Thror!”. Il Governatore ed Alfrid lo guardarono sorpresi. “Noi siamo i nani di Erebor!”, dichiarò con contegno Thorin. Detto ciò, le persone che si erano accalcate attorno a loro si misero a mormorare guardando sbigottiti la compagnia. “Siamo venuti a reclamare la nostra terra natia!”, affermò il re dei nani. Il Governatore osservò attorno a sé con un’espressione sconcertata. Thorin, guardandosi intorno e poi rivolgendosi al popolo, asserì con pacatezza,  “Ricordo questa città al tempo della sua grandezza. Flotte di navi attraccate al porto colme di sete e gemme preziose. Questa non era una città abbandonata sul lago…”, fece una pausa e poi aggiunse con enfasi, “…questo era il centro di tutto il commercio del nord”.
A quella dichiarazione, i popolani ruppero il silenzio mettendosi a commentare tra di loro e tacquero solo quando il re dei nani riprese a parlare. “Io garantirei il ritorno di quei giorni, riaccenderei le grandi fornaci dei nani e farei fluire benessere e ricchezza di nuovo dalle sale di Erebor”, dichiarò con impeto e decisione degni di un re. A quelle parole la popolazione si esaltò e gioì, mentre Thorin si voltò verso il Governatore che apparve ancora un po’ dubbioso.
“Morte!”, esclamò una voce in mezzo alla folla che fece zittire tutti quanti. Thorin si girò con un’aria seria e vide farsi largo tra la gente Bard il quale asserì con fermezza, “Ecco che cosa ci porterai!”. Bard avanzò sotto lo sguardo contrariato di Evelyn e poi affermò con livore, “Fuoco di drago e rovina!”. Si fermò di fronte al re dei nani e dichiarò con un tono più calmo,” Se risveglierai quella bestia, distruggerà tutti noi”. Thorin non si scompose e replicò pacatamente “Potete dare ascolto a questo oppositore, ma io vi prometto una cosa…”, fece un passo avanti e poi continuò, “…se riusciremo, tutti condivideranno le ricchezze della montagna”. Il popolo si rallegrò nuovamente mentre il re dei nani aggiunse con veemenza, “Avrete abbastanza oro da ricostruire Esgaroth per dieci volte almeno!”. A quel punto la popolazione esultò e l’esultanza durò per un po’; Thorin guardò attorno sé finché non incrociò lo sguardo di Evelyn che lo stava fissando sorridente e lui ricambiò il sorriso.
“Perché dovremmo crederti sulla parola, eh?”, domandò all’improvviso Alfrid interrompendo quel momento di giubilo. Thorin si voltò, serio in volto, verso l’uomo che asserì con tono astioso, “Noi non sappiamo niente di te. Chi può garantire per la tua onestà?”. Ci fu un attimo nel quale nessuno disse niente e si sentiva solo la gente bisbigliare. “Io! Garantirò per lui!”, esclamò Evelyn lasciando tutti ammutoliti. “E anche io!”, aggiunse Bilbo. Evelyn guardò lo hobbit abbozzando un sorriso e poi spostò la sua attenzione su Thorin che stava guardando lei e il mezz’uomo con un’espressione dalla quale si intravedeva della commozione. “Abbiamo viaggiato a lungo con questi nani affrontando gravi pericoli e se Thorin Scudodiquercia da’ la sua parola, la manterrà!”, dichiarò con fermezza Bilbo mentre Evelyn annuì.
Il volto del nano assunse un’aria rilassata e appagata e il popolo si esaltò di nuovo. Quel momento fu interrotto da Bard che urlò rivolgendosi alla popolazione, “Tutti voi! Ascoltatemi! Dovete ascoltarmi!”. Calò il silenzio e l’uomo disse con fermezza, “Avete dimenticato quello che è successo a Dale? Dimenticato quelli che sono morti nella tempesta di fuoco? E per quale motivo?”. La gente si mise a mormorare mentre Bard si voltò verso Thorin, che non lo degnava di uno sguardo, e dichiarò con severità, “La cieca ambizione di un re della montagna così preso dall’avidità da non riuscire a vedere oltre il proprio desiderio!”. Il re dei nani si girò verso l’uomo e lo guardò con risentimento intanto che il popolo ricominciò a mormorare. Nel frattempo Dwalin cercò di avventarsi contro Bard gridando, “Io lo ammazzo!”, ma fu fermato dai suoi compagni.
“Suvvia, suvvia! Non dobbiamo, nessuno di noi, essere troppo frettolosi a dare la colpa”, si intromise il Governatore calmando gli animi. Bard diede un’occhiata furiosa a Thorin prima di alzare lo sguardo verso il Governatore che continuò, “Non dimentichiamo che è stato Girion, Signore di Dale, tuo antenato, che fallì nell’uccidere la bestia!”, terminando la frase con un tono derisorio e mettendosi a ridere. Mentre la folla riprese col suo solito mormorio, il re dei nani osservò Bard sbalordito così come Evelyn e il resto della compagnia. “E’ vero, Signore! Tutti conosciamo la storia…freccia dopo freccia ha scoccato, ognuna ha mancato il bersaglio!”, confermò Alfrid con un tono compiaciuto.
Bard assunse un’espressione mesta, con gli occhi lucidi per le lacrime trattenute a fatica, tra il vociferare della gente. Poi l’uomo fece qualche passo verso Thorin, lo guardò con un’aria risentita e affermò con ira, “Non hai alcun diritto! Alcun diritto ad entrare in quella montagna!”. Il re dei nani lo osservò con impassibilità e replicò sommessamente, “Io sono l’unico ad averlo!”. I due si fissarono per un po’, poi Thorin si voltò verso il Governatore e dichiarò, “Mi rivolgo al Governatore degli uomini del lago!”. Il Governatore guardò con serietà il re dei nani che salì qualche gradino della scalinata e dopo proseguì, “Vuoi vedere la profezia realizzata? Vuoi condividere la grande ricchezza del nostro popolo?”. Il Governatore esitò un momento, mentre il popolo lo fissava speranzoso. “Cosa rispondi?”, domandò Thorin. Il Governatore abbozzò un sorriso e rispose, “E io dico a te…”. Fece una pausa e poi esclamò con esaltazione, “Benvenuto!”, e la popolazione esultò. “Benvenuto! Tre volte benvenuto, Re sotto la Montagna!”, aggiunse il Governatore tra l’applauso generale della folla e le grida di elogio. Thorin guardò prima la folla con un’espressione fiera e poi Bard con impassibilità il quale rispose con uno sguardo carico di rabbia.
Intanto il Governatore si avvicinò ad Alfrid e gli disse, “Fai preparare la cena, le camere degli ospiti e fai portare degli abiti per il re”. Alfrid lo guardò dubbioso mentre il Governatore aggiunse con un sorriso malandrino, “E anche per la ragazza!”. A quel punto Alfrid abbozzò un sorriso e guardando Evelyn replicò, “Sarà fatto!”, e si avviò a svolgere il compito affidatogli. Poi il Governatore si approssimò a Thorin, che quando si accorse della sua presenza si voltò verso di lui, e asserì cordialmente, “Stasera sarete miei ospiti!”. “Bene! Vi ringrazio!”, esclamò il re dei nani con impassibilità.
A quel punto Thorin andò verso i suoi compagni e comunicò loro, “Saremo ospiti del Governatore!”. I nani e Bilbo annuirono contenti, tranne Evelyn che diede un’occhiata all’uomo con un’aria contrariata. Non mi piace quel tipo, ma almeno ci sarà utile per la fornitura di tutto ciò che ci occorre per raggiungere Erebor ed affrontare il drago!, pensò sagacemente. Mentre la folla si stava pian piano disperdendo, la compagnia si incamminò a seguito del Governatore che li condusse nella sua dimora.
Evelyn esitò un momento quando si rese conto che Bard era ancora lì ad osservare la scena impotente. Si avvicinò all’uomo e chiese, “Bard! Potreste farmi avere i miei vestiti e le mie armi che ho lasciato a casa vostra?”. Bard la fissò con uno sguardo apprensivo e replicò con un tono implorante, “Vi prego, convincete Thorin a rinunciare a questa impresa! Sembra che a voi dia retta!”. Evelyn lo guardò sconcertata e, titubante, rispose, “Io…io…no…no, assolutamente! Non gli impedirò di riprendersi casa sua!”. “Per favore!”, insistette Bard. Evelyn esitò un momento prima di dichiarare con tono affabile, “Se a voi portassero via la casa, immagino che fareste di tutto per riprendervela!”. Bard restò in silenzio con un’espressione mesta delineata sul suo volto. “Allora non ostacolatelo! Non distruggete il suo sogno!”, implorò Evelyn. Bard la osservò perplesso ed esclamò con stupore, “Siete innamorata di lui!”. A quelle parole, Evelyn trasalì e, dopo un primo momento di imbarazzo, replicò severamente, “Non credo che siano affari vostri! Adesso, se volete scusarmi, devo raggiungere gli altri!”. Detto ciò, si affrettò a raggiungere il gruppo e, mentre si allontanava da Bard, egli le diede conferma alla sua richiesta, “Vi farò avere i vostri effetti personali!”.
 
Una volta entrati nell’abitazione del Governatore, furono accompagnati nelle rispettive stanze per potersi sistemare prima della cena. Evelyn si fece un bagno veloce e indossò il vestito che aveva trovato nella sua camera: un abito rosso scuro con motivi floreali ai lati della gonna e sulla fascia che le cingeva la vita, le maniche strette sull’avambraccio e ampie e lunghe sul braccio, e bordi dorati sulle maniche e all’altezza della scollatura dove vi erano anche altri due motivi floreali dorati.
Appena fu pronta, raggiunse gli altri nella sala da pranzo dove vi era un lungo tavolo imbandito con ogni prelibatezza di carne e pesce e birra e vino a fiumi. Evelyn cercò con lo sguardo Thorin e, quando lo trovò, andò subito da lui che, non appena notò la sua presenza, la fissò ammaliato. “Sei bellissima!”, esclamò Thorin senza esitazione. Evelyn sorrise con un pizzico di imbarazzo che si intravedeva sul suo volto che aveva assunto un colorito simile a quello del suo vestito.
Quel momento fu interrottò dal Governatore che si approssimò ai due. L’uomo scrutò Evelyn da capo a piedi con uno sguardo da depravato e poi dichiarò con nonchalance, “Vi sta proprio un incanto questo vestito!”. Evelyn rispose, forzando un sorriso, “Vi ringrazio!”. Intanto Thorin stava fissando il Governatore con un’espressione infastidita. Quando l’uomo se ne accorse, cercò di smorzare la tensione invitando tutti ad accomodarsi a tavola, “Beh, visto che ci siamo tutti, possiamo iniziare a cenare! Prego, accomodatevi!”. Detto ciò, si sedettero tutti a tavola; Thorin ed Evelyn si trovarono seduti di fronte al Governatore ed Alfrid.
Durante la cena il Governatore non mancò di lanciare qualche occhiata maliziosa ad Evelyn la quale lo ignorò per fargli capire chiaramente il suo disinteresse. Thorin notò l’atteggiamento dell’uomo, allora cercò di distogliere la sua attenzione da Evelyn, “Governatore! Colgo l’occasione per ringraziarvi nuovamente per la vostra collaborazione. Il vostro sostegno è di grande aiuto per noi”. L’uomo distolse lo sguardo da Evelyn e guardò il re dei nani con smarrimento. Dopo un attimo di esitazione, il Governatore dichiarò con enfasi e con un sorriso malandrino, spostando lo sguardo da Thorin ad Evelyn, “Oh, non c’è di che! E’ un vero piacere potervi aiutare”.
La cena proseguì tra l’allegria generale dei commensali che mangiavano e bevevano di gusto, mentre Evelyn non riusciva a rallegrarsi e mangiò poco. Il re dei nani si rese conto dello stato d’animo di Evelyn e le chiese con apprensione, “Eve! Cosa c’è?”. Evelyn lo guardò mestamente e replicò con tono sommesso, “No, niente!”, e poi si alzò e si diresse verso il portone d’ingresso. Uscì fuori, si affacciò alla balaustra della loggia e osservò la città; Thorin non perse tempo e la seguì. “Eve! Si può sapere cosa c’è? E non dirmi niente perché si vede chiaramente che non è così!”, affermò con fermezza il re dei nani. Evelyn sospirò, poi si voltò verso Thorin e replicò con tono accorato, “Noi siamo qui che banchettiamo col cibo comprato con le tasse pagate dalla popolazione che guarda in che condizioni vive! Il Governatore è un uomo avido ed egoista!”. Thorin prese le mani di Evelyn tra le sue e guardandola dritta negli occhi asserì, “Lo so! Ma quando avremo riconquistato Erebor, le cose cambieranno. Donerò una parte del tesoro a questa città per ricostruirla e permettere ai suoi abitanti di vivere meglio”. “Sì, ma siamo sicuri che il Governatore non si approprierà del tesoro che donerai?!”, rispose Evelyn con preoccupazione. “Farò in modo che non questo non accada. Lo farò tenere d’occhio da qualcuno di fiducia”, la rassicurò Thorin. “Magari da Dwalin?! Sono sicura che saprà come fargli passare la voglia di fare il furbo!”, dichiarò Evelyn abbozzando un sorriso e il nano annuì sorridendo.
Thorin ed Evelyn si persero l’uno nello sguardo dell’altro quando, all’improvviso, Evelyn chiese con decisione, “Che cos’è l’Arkengemma?”. Il re dei nani la guardò sorpreso, si distaccò da lei per avvicinarsi alla balaustra e osservò l’orizzonte nel punto in cui si intravedeva la montagna. “L’Arkengemma è una pietra di inestimabile valore che abbiamo trovato nelle miniere di Erebor ed è il simbolo del Re sotto la Montagna. L’Arkengemma ha il potere di riunire sotto l’unico Re tutte le sette famiglie naniche”, spiegò Thorin con calma. Poi si girò verso Evelyn e le domandò incuriosito, “Ma tu come fai a sapere dell’Arkengemma? Te ne ha accennato Gandalf?”. “No! L’ho sentita nominare da Thranduil”, replicò Evelyn. Il re dei nani la guardò perplesso, allora Evelyn dichiarò, “Ero presente alla chiacchierata tra te e lui”. Thorin la fissò sbalordito ed esclamò, “Ma com’è possibile?!”. “Incantesimo di occultamento!”, rispose Evelyn con fierezza.
Ad un certo punto, si sentirono delle forti risate provenire dall’interno e Thorin ed Evelyn si voltarono verso il portone d’ingresso. “Mi sa che là dentro si stanno divertendo!”, affermò Evelyn sorridendo. “Già! Ci uniamo anche noi?”, replicò Thorin. Evelyn lo guardò e asserì, “Veramente, sono un po’ stanca, perciò preferirei andare a dormire”. “Come vuoi! Ti accompagno!”, dichiarò Thorin porgendo la mano ad Evelyn che la accettò facendosi condurre all’interno dell’edificio. Quando furono dentro l’abitazione, andò loro incontro il Governatore seguito da Alfrid. “Oh, eccovi! Ci stavamo chiedendo dove foste finiti!”, asserì l’uomo abbozzando un sorriso e continuando a fissare Evelyn. Evelyn mantenne un atteggiamento impassibile e rispose, “Avevo voglia di prendere una boccata d’aria e Thorin ha ritenuto opportuno accompagnarmi, nel caso qualche persona molesta mi avesse importunato”. Il sorriso sparì dal volto del Governatore che assunse un’espressione seria, mentre Thorin trattenne a stento una risata. “Ora, se volete scusarmi, mi ritiro nella mia camera”, asserì poi Evelyn. Detto ciò, si congedò con un inchino e si diresse verso la scala seguita dal re dei nani.
Quando giunsero davanti alla stanza di Evelyn, Thorin le prese la mano e vi posò un bacio; dopo alzò lo sguardo su Evelyn e le disse soavemente, “Buonanotte Eve!”. Evelyn sorrise e replicò, “Buonanotte Thorin!”, e dopodiché entro in camera.
Evelyn rimase per un momento appoggiata alla porta, sentendo ancora la presenza del nano, il quale esitò davanti alla sua stanza, finché non la sentì affievolirsi sempre di più fino a sparire. A quel punto, un po’ delusa, si preparò per la notte e si coricò cedendo subito al sonno.
 
      
   
           
   
 
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