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Autore: Horse_    13/03/2017    4 recensioni
{Sequel Una vita senza di te significa non vivere per niente.}
(Per capire qualcosa consiglio di leggere anche l’altra storia)
Ian e Nina hanno appena capito cosa provano veramente l’un per l’altra e, dopo una notte d’amore e passione, si preparano per tornare a casa. Sono entrambi decisi ad iniziare una nuova vita insieme con i loro figli, perché sono stati separati fin troppo, ma, una volta tornati a casa, dovranno fari i conti con la cruda realtà. Ian è sposato con Nikki, che è ancora sua moglie, mentre Nina sta, quasi in modo fisso, con Eric. Una notizia sconvolgente porterà i due a separarsi definitivamente, ma sarà per sempre? Riusciranno a lottare contro tutto e tutti per stare finalmente insieme con i loro bambini e con il loro vero amore?
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ian Somerhalder, Nina Dobrev, Nuovo personaggio, Paul Wesley
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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                                                                                      Happiness is everywhere.



Pov Ian. 

Mi passo una mano tra i capelli agitato mentre varchiamo la soglia della clinica. Nina, alla fine, è riuscita ad avere una visita per oggi dalla sua ginecologa, la stessa che l’ha seguita con i gemelli da quello che ho capito. Io sono agitato, ho sempre paura che possa succedere qualcosa -e addirittura arrivo a pensare che il test possa essere un falso positivo- e voglio solo che sia tutto apposto. La donna che amo, invece, non sembra agitata quanto me, ma posso comunque percepire che cosa le passi per la testa. La sua mano è intrecciata alla mia mentre varchiamo la soglia e, apparentemente, sembra come sempre, ma so che è agitata anche lei. 

 

“Stai bene?”- mi chiede lei mentre camminiamo lungo i corridoi della clinica.

“Si, sono solo un po’… Agitato…”- le confesso guardandola negli occhi.

 

Lei mi guarda e mi sorride comprensiva.

 

“Anche io un po’.”- mi risponde e mi accarezza il dorso della mano con il pollice. -“Ma andrà tutto bene, deve andare bene.”

 

Ci sediamo su delle seggiole blu a qualche metro dalla porta dello studio. Nina appoggia la testa sulla mia spalla mentre allaccio un braccio attorno alla sua vita.

 

“Controlleranno come vanno le cose, giusto?”- le chiedo cercando di capire, perché non ho mai propriamente vissuto queste cose, in quanto non ho mai seguito veramente Nikki nel suo percorso. Percorso finto, per quanto riguarda me, ma a cui non mi sono mai presentato. -“Se stai bene e se…”

“E se?”- mi incalza lei.

“E se… Insomma… Non è un falso positivo, vero? Ne ho sentito parlare e… Non lo so…”- mormoro.

 

Nina si stacca da me e mi guarda negli occhi.

 

“Sei diventato tu quello pessimista?”- mi domanda accarezzandomi delicatamente una guancia. -“Quello che ho preso è praticamente impeccabile e i sintomi ci sono…”

“Quindi controlleranno che stiate bene, tutti e due.”- concludo io.

“Si, sicuramente.”- mi dice lei appoggiando una mano sulla mia gamba. -“Dovresti essere tu a rassicurarmi, sai?”

 

L’ha detto in tono ironico, scherzoso, ma effettivamente ha ragione. E’ solo che sono agitato, emozionato, forse anche un po’ nervoso. Ho sempre avuto difficoltà a controllare tutto e molto spesso mi faccio prendere dal panico.

 

“Lo so, è solo che… Non sono nemmeno cosa dire, penso che rimarrò così fino a quando non saprò che state bene.”- le dico sorridendole leggermente. -“E andrà tutto bene.”

“E’ pessimo il modo in cui cerchi di rassicurami, ma lo apprezzo comunque.”- mi sorride lei.

 

Una donna, che avrà all’incirca trent’anni, dopo aver rimesso al proprio posto il telefono, ci avvisa che possiamo entrare nello studio in quanto è il nostro turno. Nina si alza prima di me, poi io la seguo respirando a fondo. La donna che amo bussa prima di entrare e, dopo aver sentito Avanti, ci dirigiamo all’interno. 

 

“Nina?”

 

La voce di una donna mi riscuote dai miei pensieri. Non mi accorgo nemmeno che Nina sta abbracciando un’altra donna, a occhio e croce di qualche anno più grande di lei. E’ questa la sua ginecologa?

 

“Quando mi hai detto di essere tu non potevo crederci.”- le dice la donna. -“Come stai? E i gemelli? Me li farai vedere qualche volta, vero?”

 

Sembrano in confidenza, mentre io mi sento un po’ in imbarazzo.

 

“Stanno bene e stanno crescendo alla grande.”- le sorride complice Nina. -“Magari potrei portarli qui un giorno.”

“Ci conto, non li vedo da anni ormai.”- le dice la donna, poi volta la testa verso di me e mi tende la mano. -“Non mi sono presentata, cattiva cosa. Piacere, sono Layla.”

 

Si, è lei.

Le stringo la mano sorridendole leggermente. 

 

“Sono Ian.”- le dico quindi.

 

Le sue sopracciglia si aggrottano, poi mi guarda leggermente sorpresa, forse capendo chi io sia veramente -penso abbia collegato il fatto che io sia il padre dei gemelli-, ma non chiede nulla, forse per rispetto o per altro. Ci fa accomodare sulle poltrone in pelle di fronte alla sua scrivania.

Tira fuori da un cassetto una cartella dove c’è stampato sopra Nina Dobrev e l’appoggia sopra la scrivania.

 

“Hai detto di aver fatto il test ieri, giusto?”- Layla domanda a Nina professionalmente. 

 

Nina annuisce e poi le spiega perché ha deciso di fare il test. Le racconta dei sintomi, quali nausea, stanchezza, mal di schiena e mal di testa, e poi di aver avuto un ritardo. La ginecologa annuisce più volte e di tanto in tanto segna qualcosa, mentre io rimango attento e accarezzo la gamba di Nina.

 

“Ed è quindi risultato positivo. I sintomi ci sono e il test ha confermato il tutto, quindi possiamo fare un’ecografia per avere un’ulteriore conferma.”- ci spiega la ginecologa. -“Prima di fare questo di solito dovrei fare alla madre alcune domande riguardo alla storia della sua famiglia, se ha alcune patologie, ma ho tutto nella cartella qui dentro, visto che non è la prima gravidanza, e non c’è nulla che non va.”

 

Layla si alza dalla poltrona e fa cenno a Nina di andarsi a sdraiare nel lettino affianco al muro. Lei fa quanto detto e io le vado accanto.

 

“Ian, hai qualche patologia grave che devo segnare o che magari colpisce qualche tuo familiare?”- mi domanda la donna mentre fa cenno a Nina di sollevarsi la maglietta. -“So che Joseph è celiaco e, da quanto ricordo, so che anche tu lo sei.”

“Si, sono anche io celiaco, ma non ho nient’altro e nessun mio familiare ha qualche patologia grave.”- le spiego.

 

In famiglia nessuno ha patologie strane, me lo ricordo perché ne ho parlato un po’ di tempo fa, non troppo lontano, con mia madre. Sono celiaco e l’ho trasmesso a Joseph, spero che questo bambino non lo sia. Se lo fosse non sarebbe un dramma comunque, perché è una cosa che si può affrontare benissimo. 

Guardo Nina che mi sorride rassicurante e decido di tenerle la mano. La ginecologa afferra uno strano strumento, che non so cosa sia, e una specie di bottiglietta che contiene un liquido gelatinoso. Penso sia il fantomatico gel che si vede sui film.

E ne ho la prova quando la ginecologa lo versa sulla pancia di Nina e questa rabbrividisce, molto probabilmente di freddo. Nina volta la testa verso lo schermo ed lo faccio anche io, perché non voglio perdermi nulla di quello che sta accadendo e sta per accadere, voglio ricordarlo per sempre. Layla inizia a muovere l’arnese sulla pancia di Nina, poi, all’improvviso, lo ferma e vedo la mia donna sorridere emozionata. Mi avvicino di qualche passo per vedere meglio, ma non riesco a capirci poi così tanto. Vedo tutto nero e un minuscolo puntino grigio, grande quanto un fagiolo, tra tutto quel nero.

E’ quello nostro figlio?

 

“Ed ecco qui vostro figlio…”- ci dice la ginecologa indicando proprio quel fagiolino grigio sullo schermo. -“E’ piccolino, ma c’è.”

 

E mi sono fermato alla parola figlio perché le gambe iniziano a tremare mentre sento la presa di Nina rafforzarsi sulla mia mano. 

Sto vedendo mio figlio, quel fagiolino nello schermo, dentro la pancia di Nina, è mio figlio. Un sorriso emozionato mi affiora nelle labbra e sono sicuro di avere anche gli occhi leggermente lucidi, ma non mi importa, perché sto vedendo mio figlio per la prima volta.

E’ piccolissimo, ma c’è, quel puntino mi fa capire -ci fa capire- che lui c’è e che l’abbiamo creato noi. Mi volto verso Nina che mi regala un sorriso bellissimo, che sa di emozione, gioia, sollievo e felicità. Lo so perché è quello che ho anche io stampato in faccia.

Ora ne abbiamo la conferma -anche se ne eravamo sicuri anche prima, sebbene il mio dubbio all’ultimo momento- che nostro figlio c’è, che diventeremo genitori, che presto avremo un bambino, nostro figlio, di cui prenderci cura.

Presto diventerò papà un’altra volta.

Poche volte sono stato felice in questo modo, ma quelle poche volte hanno sempre contato, e questa è una delle più belle, delle più emozionanti.

 

“Sta bene, vero?”- sento la voce di Nina chiedere.

 

Sbatto le palpebre leggermente obbligandomi a ritornare tra i vivi. 

L’ho dato per scontato, ma è la domanda più importante.

 

“Si, insomma… Sta bene?”- chiedo anche io.

 

La ginecologa ci sorride e annuisce.

 

“Sta bene e sta già cominciando a formarsi. Le misure sono normali per essere a questo periodo della gravidanza. Posso confermare, con certezza, che il feto abbia circa cinque settimane.”- ci spiega Layla.

 

Cinque settimane. Guardo Nina e ritorno indietro con i ricordi, poi sorrido. Ho capito a che periodo risale e che ricordi rievoca. Anche Nina mi guarda e capisco perfettamente che sta pensando alle stesse cose a cui sto pensando io.

Il concepimento risale sicuramente al giorno in cui, dopo la “litigata” per il film, abbiamo fatto pace e Candice ha tenuto i bambini con lei anche per la notte. Effettivamente abbiamo dato il meglio di noi stessi quella volta.

 

“Il cuore si è già formato, ma possiamo ascoltarlo solo tra qualche settimana, perché è ancora presto.”- continua Layla porgendo una salvietta a Nina. -“Ne vuoi una anche tu?”

 

L’ultima domanda è rivolta a me. Sulle prime non capisco, ma poi quando Nina mi fa notare, a metà tra il divertito e l’intenerito, di avere gli occhi lucidi, declino, un po’ imbarazzato, l’offerta.

Aiuto Nina a scendere dal lettino, sebbene lei abbia ribattuto di non averne bisogno, e le sorrido euforico. Lei ricambia sorridendomi dolcemente.

Ci risediamo di nuovo perché a quanto pare dobbiamo discutere ancora di alcune cose.

 

“Vi ho segnato una visita tra due settimane per un controllo veloce e un’altra tra un mese, nella quale sicuramente riusciremo ad ascoltare il cuore del bambino.”- ci spiega Layla annotando le date su un foglio, nella quale vedo scritto anche altre cose. -“Qui ci sono scritti anche gli esami che bisogna fare per escludere determinati fattori e che ci permetteranno di capire qualcosa in più sull’andamento della gravidanza. Sono esami di routine, niente di cui preoccuparsi.”

 

Leggo velocemente la lista e tra gli esami ci sono anche quelli del sangue. Nina, una volta letto gli esami, rabbrividisce e penso proprio che si sia accorta anche lei di quelli del sangue, che odia con tutto il cuore, ma li farà. Non mi farò abbindolare, farà qualsiasi cosa necessaria per far star bene lei e il bambino, non voglio che accada loro qualcosa. 

 

“Questa, invece, è una specie di dieta e di consigli su come affrontare al meglio la gravidanza, che sicuramente Nina conoscerà già.”- ci dice Layla porgendoci un altro foglio. -“Qui ci sono scritti gli alimenti da evitare in gravidanza, come pesce crudo, fegato, pesce e carne non ben cotta, paté e altro. Qui, invece, ci sono scritte le cose che puoi mangiare e che fanno sicuramente bene, come frutta e verdura, riso, farro, mais e ci sono segnate anche alcune vitamine con alcuni integratori. Mi raccomando è molto importante il pesce, almeno due volte a settimana.”

 

Nina fa una smorfia disgustata al solo pensiero del pesce, ma dovrà mangiare anche quello, è per il suo bene e per quello di nostro figlio.

 

“Di solito le mamme seguono questa lista in maniera non proprio ligia, per questo aspetta ai papà fargliela seguire. Una cosa importante è il riposo, se ti senti stanca, se ti gira la testa o altro fermati e riposati, nel primo trimestre è veramente molto importante.”- mi dice guardandomi.

“Me ne occuperò io.”- le dico, ma è più una promessa fatta a Nina.

 

Nina, infatti, scuote la testa quasi sconsolata perché sa che gliela farò rispettare al massimo.

 

“Per il lavoro? Potrò lavorare, vero?”- domanda Nina e io avevo già dato per scontato che si fermasse.

“Puoi lavorare, certo, non possiamo legarti ad un letto e non è un problema per le donne in gravidanza, l’importante è quello che ti ho detto prima sul riposo e di non lavorare troppo. So il lavoro che fai, lo comprendo, ma cerca di riposarti il più possibile tra una pausa e l’altra e non trascurare nessun sintomo. Al minimo accenno di cedimento fermati.”- le dice la ginecologa seria.

 

Nina annuisce. Lavorerà, anche se io non ne sono molto d’accordo, ma la controllerò io.

 

“E non abuso di dolciumi. Va bene ogni tanto, ma non devono diventare un pasto. Non posso evitarli perché sono una delle peggiori voglie, ma non troppi.”- conclude lei e Nina la guarda come se le avessero appena ucciso il cane.

“Non mi ricordavo tutte queste cose…”- mormora lei abbatuta.

“E invece bisogna rispettarle.”- conclude lei seriamente. -“Hai già le nausee?”

 

Nina annuisce sospirando. E’ da qualche settimana che le ha e più passa il tempo più sono più forti e più deve correre in bagno a vomitare. Mi dispiace vederla così e sapere di non poter fare praticamente nulla, perché è una cosa naturale, mi rattrista ancora di più.

 

“Sono frequenti?”- le domanda.

“Parecchio.”- le risponde Nina. -“Anche se mangiare qualcosa o bere qualcosa mi aiuta.”

“Purtroppo non possono sparire, ma mangiare qualcosa di asciutto e bere un po’, sempre a piccoli sorsi, di coca-cola o soda aiuta certamente.”- ci dice ed, effettivamente, Nina mi ha chiesto spesso, durante il suo malessere o dopo, di portarle qualcosa di gasato da bere o qualche snack, preferibilmente cracker o del pane. -“Bere molta acqua, mi raccomando. Un’ultima cosa, ed è la più importante. Sei a cinque settimane e, facendo alcuni conti, se andrà come tutto deve andare, il bambino dovrebbe arrivare a metà giugno, ma avremo tempo per parlare di questo.”

 

Il bambino quindi dovrebbe nascere a metà giugno. I gemelli in ottobre e lui -o lei- in giugno. Layla ci lascia anche due copie dell’ecografia, così potrò sempre vedere con i miei occhi quello che ci sta accadendo. Ne terrò una sempre con me. 

Dopo le ultime raccomandazioni la visita finisce e, dopo aver salutato la ginecologa, usciamo dallo studio. La prima cosa che faccio, incurante se ci siano persone o meno, quando usciamo, è quella di prendere Nina tra le braccia e baciarla.

Sono felice, tremendamente felice. Nina ride divertita e mi getta le braccia al collo.

 

“Ora è tutto vero.”- le sussurro sulle labbra e con il braccio libero le tocco la pancia con le dita. -“Qui dentro c’è nostro figlio.”

“Lo sapevo anche prima, ne abbiamo avuto solo una conferma.”- mi fa notare lei, ma mi sorride felice.

“E sta bene, state entrambi bene.”- le dico sollevato. 

“Stiamo bene, non devi preoccuparti.”- mi dice lei accarezzandomi una teneramente una guancia.

“Mi preoccuperò sempre.”- le dico dandole un bacio sul naso. -“A cominciare da quello che ha detto di farti e non farti fare.”

“Sei un dittatore, lo sai?”- mi dice lei.

“Dittatore o meno seguirai quella dieta.”- le dico facendola scendere dalle mie braccia.

“Ma non ho mai mangiato male, dai. Mangio frutta e verdura, lo sai anche tu, altrimenti non la mangerebbero nemmeno i nostri figli.”- mi fa notare lei.

“Lo so, ma la mangerai più spesso.”- le dico mentre iniziamo a camminare verso la macchina. 

“Uhm, va bene, però ora potresti portarmi a prendere un gelato.”- mi dice lei facendomi gli occhi dolci, ai quali non so resistere.

 

Un gelato in questo periodo?

 

“Non è un po’ troppo freddo per il gelato? Siamo quasi a novembre.”- le faccio notare.

 

Ma poi mi ricordo che è incinta e che potrebbe avere voglia di una cioccolata calda anche in estate.

 

“Dai, solo un po’ di gelato.”- mi prega lei continuando a guardarmi in quel modo irresistibile e con voce da bambina. 

“Siamo sicuri di trovare una gelateria aperta in questo periodo?”- le chiedo titubante.

“C’è sempre il supermercato.”- mi sorride mestamente lei.

 

Le sorrido divertito e le faccio cenno di salire in macchina. Come posso dirle di no?

Lei tutta felice entra in macchina e, dopo esserci sistemati, metto in moto. Sorrido felice perché ora ho proprio tutto dalla vita, ho tutto quello che ho sempre desiderato di avere.

 

 

Pov Nina.

E’ passato qualche giorno dalla visita e le cose stanno andando normalmente, come dovrebbero andare per qualsiasi donna incinta. Ho nausee per quasi tutto il giorno e sta diventando sempre più difficile mascherare il tutto, ma fortunatamente metà cast è andato in Messico per una Convention quindi le persone si sono notevolmente ridotte e in più stiamo girando alcune scene in più così, quando torneranno gli altri, avremo qualche giorno libero, o comunque qualche pomeriggio, per permettere agli altri di recuperare. I bambini, l’altro giorno, mi hanno chiesto preoccupati che cosa avessi, ma ho detto loro che non è niente e che sono solo un po’ influenzata e di non dire niente a nessuno su questo perché altrimenti mia madre o Edna capirebbero. Io e Ian abbiamo deciso di non dire niente a nessuno fino ai tre mesi, un po’ per scaramanzia -perché tutti sanno la regola dei tre mesi e di come porti sfortuna dirlo prima- e un po’ perché vogliamo tenere questa cosa per noi un altro po’. Le prime persone a cui lo diremo saranno i bambini, poi alla nostra famiglia e poi al resto dei nostri amici.

Io e Ian l’altro giorno abbiamo parlato di come potrebbero prenderla i bambini e speriamo che tutto vada per il meglio. Sono dei bambini intelligenti e capiranno, inoltre sono veramente molto attenti e premurosi con i bambini più piccoli -basta vedere con Daniel o con Damon. La nostra più grande preoccupazione, più mia a dire la verità, è che si possano sentire messi da parte con l’arrivo di un nuovo bambino e non voglio assolutamente questo, anche se capisco che sia una cosa normale per un bambino sentirsi così con l’arrivo di una sorellina o di un fratellino, ma io e Ian ci impegneremo per evitare che questo accada. Avremo un bambino di cui prenderci cura, ma anche Joseph e Stefan sono i nostri bambini e hanno bisogno di cure e attenzioni. 

Finisco di rileggere le ultime battute del mio copione, poi decido di appoggiare quest’ultimo sul tavolino e di sgranchirmi un po’. La porta del camerino si apre rivelando la figura di Ian con una mela nella mano destra e una bottiglietta d’acqua nella mano sinistra e, ad occhio e croce, deduco che quelle cose siano proprio per me.

 

 

“Hai fatto lo spuntino di metà mattinata?”- mi domanda lui chiudendosi la porta alle spalle.

 

Se l’ho fatto? Certo, ho mangiato due ciambelle, ma forse posso dirgli di averne mangiata solo una perché sicuramente mi dirà che mangio troppe schifezze, ma non è colpa mia, avevo fame.

 

“Si, l’ho fatto.”- gli dico prendendo la bottiglietta d’acqua che mi sta porgendo. 

“E cos’hai mangiato?”- mi domanda lui sedendosi accanto a me.

Una ciambella.”- gli dico sperando che non capisca subito della mia piccola bugia.

 

Ian, in tutta risposta, aggrotta le sopracciglia e mi guarda attentamente.

 

“Siamo sicuri che sia stata solo una?”- mi domanda lui. -“Dal modo in cui l’hai detto sembra proprio che tu ne abbia mangiata più di una.”

 

Beccata.

 

“Okay, ne ho mangiate due, ma perché avevo fame.”- gli rispondo guardandolo in modo da farlo sciogliere. -“Lo giuro, erano due.”

“Questa è molto più salutare.”- ribatte lui porgendomi la mela, mentre mi sottrae la bottiglietta d’acqua dalle mani. -“Dovresti mangiarla.”

“Va bene, va bene, la mangio.”- alzo le mani in segno di resa e do un morso alla mela.

 

Non è che la frutta e la verdura non mi piacciono, ma ho la netta sensazione che ne farò una vera e propria indigestione se continueremo così -se Ian continuerà così.

Però è anche bello ricevere tutte queste attenzioni, cosa che prima non ho avuto. Certo, anni fa accanto a me ci sono stati i miei genitori, Alex, le mie amiche, Candice, Julie e qualcun altro, ma avere Ian al mio fianco è tutta un’altra cosa, anche se si comporta come un dittatore ed ha paura che anche con un semplice passo mi possa sentire male, ma non lo biasimo. Per lui è tutto nuovo e non posso nemmeno arrabbiarmi con lui per questo, solo che è un po’ opprimente, figuriamoci con il passare dei mesi. 

 

“Julie mi ha detto di avvertirti per una cosa.”- inizia lui mentre io continuo, sotto il suo sguardo, a mangiare la mela.

 

Lo invito a parlare con un cenno del capo.

 

“Sabato sera c’è un evento, sai… Gli eventi privati a cui partecipano i personaggi principali delle serie TV, quegli eventi che servono soprattutto per beneficenza.”- mi spiega e ricordo a che cosa si riferisce. -“Julie ci andrà e ci andranno anche Paul e Phoebe da quello che ho capito, forse Candice.”

“Ha chiesto se ci andremo?”- gli domando.

“Esatto, si.”- conferma lui.

 

Non c’è nessun problema, se andranno anche gli altri potremo andarci anche noi. E’ da un po’ che non andiamo a qualche evento e penso ci possa far bene.

 

“Potremo andarci, non ci vedo nulla di male.”- concludo io guardandolo negli occhi.

“Lo so, ma non vorrei che ti stancassi troppo.”- mi dice lui.

“Sono incinta, non malata, starò bene. Ci farà bene fare qualcosa di diverso, no?”- gli rispondo.

“Si, forse hai ragione, ci farà bene.”- sorride lui contro le mie labbra.

“Parlerò con i miei genitori per sapere se possono tenere i bambini sabato sera allora.”- gli dico.

 

Ian mi guarda e noto un leggero cambiamento nei suoi occhi.

 

“Paul e Phoebe hanno detto che porteranno anche Rachel con loro, ovviamente Damon, essendo ancora piccolo, rimarrà con i genitori di Phoebe. E’ un evento privato e ci sono anche altri bambini, potremo portare anche Stefan e Joseph.”- mi dice Ian.

 

Joseph e Stefan?

Sta parlando sul serio? Dopo tutto quello che abbiamo fatto per tenerli al sicuro vuole portarli direttamente sotto i riflettori?

No, non se ne parla. 

O forse riflettendoci non è una brutta idea, potrebbero divertirsi e ne sarebbero sicuramente felici visto che ci hanno sempre chiesto di partecipare a qualche evento con noi.

O forse no. Non lo so.

E non so nemmeno perché sono appena scoppiata a ridere e non lo sa nemmeno Ian visto che mi sta guardando come se fosse indeciso se portarmi dallo psichiatra o meno.

 

“Nina, stavo dicendo una cosa seria e tu… Ridi… Se non vuoi basta dirlo, insomma, lo capirei.”- mi dice lui turbato.

 

E smetto di ridere, ma non perché ho deciso di farlo, ma perché ora sto piagnucolando.

Ormoni.

Ecco cosa sono. 

Gli ormoni che mi fanno cambiare repentinamente umore e stanno cominciando già a presentarsi.

 

Neens? Sei sicura di stare bene?”- mi domanda Ian preoccupato mettendomi una mano sulla spalla. -“Basta dire che non lo vuoi e… Aspetta… Non saranno mica gli ormoni?”

 

Annuisco tra le lacrime e mi getto sul suo petto. Ian mi accoglie senza nessun problema e mi tiene stretta a se accarezzandomi di tanto in tanto la schiena.

 

“Ne parliamo dopo, okay? Shh, tranquilla, va tutto bene…”- mi sussurra all’orecchio mentre io continuo a tenere la testa sul suo petto cercando di frenare le mie lacrime. 








































 

 

                                                                      * * *

 












































 

“Verrete alla fine?”- mi chiede Julie mentre finisce di sistemare le ultime cose.

 

Abbiamo finito di girare dieci minuti fa e finalmente possiamo andare a casa. Non vedo l’ora di fare una bella vasca rilassante, perché ho la schiena a pezzi, e di passare una serata con i bambini.

 

“Si, alla fine veniamo.”- le rispondo. -“E’ vero che Paul e Phoebe porteranno anche Rachel?”

“Si ed è davvero una bella idea.”- mi dice lei prendendo in mano dei fogli. -“Insomma… E’ una festa, simile a una cena, privata e non corre nessun pericolo… Ci saranno tanti bambini, niente paparazzi…”

“Stavamo pensando di portare anche Joseph e Stefan.”- le dico passandole due copioni.

“E’ un’idea fantastica!”- esclama lei rivolgendomi un sorriso. -“Si divertiranno un sacco e fidati… Nessun rischio. Sai anche tu come vanno queste cose e per loro sarebbe un’esperienza nuova.”

“Anche Ian lo pensa, speriamo sia così.”- le dico passandomi una mano tra i capelli.

“Andrà tutto bene, vedrai.”- mi dice rassicurante, poi mi osserva, curiosa. -“Con questa influenza? Stai prendendo qualcosa visto che sei perennemente ammalata?”

 

Rimango un attimo spaesata alla domanda, poi mi ricordo che è la scusa che utilizziamo io e Ian per mascherare la gravidanza e vorrei tirarmi un pugno per non avere ancora risposto.

 

“Oh, si, certo… Si, sto prendendo qualcosa…”- rispondo.

“Sicura?”- mi chiede lei. -“E’ da qualche settimana che vai avanti così.”

“Magari è di quelle influenze che durano di più.”- mi salvo così, poi afferro il giubbotto sopra la sedia. -“Ora devo andare, ci vediamo domani.”

 

Ed esco dalla sala prima che possa dire qualcos’altro perché, se fossi rimasta qualche minuto di più, glielo avrei sicuramente detto -involontariamente, ma glielo avrei detto.

Esco fuori dal set e mi stringo le braccia al corpo. Fa veramente freddo e non siamo ancora entrati nel pieno dell’inverno. Ian, non appena mi vede, fa il giro della macchina e mi apre la porta.

Non appena entro in macchina tiro un sospiro di sollievo nel sapere che ha acceso l’aria calda e trovo subito conforto.

 

“Hai le guance tutte rosse per il freddo.”- mi fa notare lui mentre alza ancora di più l’aria calda, ma non troppo. -“Va meglio?”

“Molto…”- mormoro appoggiando la testa al sedile. -“Non vedo l’ora di andare a casa a fare una bella vasca calda.”

“Prima dobbiamo passare a prendere i bambini da tua madre.”- mi ricorda lui.

“Si, mi ricordo.”- gli dico facendogli una linguaccia e lui, in tutta risposta, ridacchia divertito. -“Julie mi ha chiesto per sabato.”

“E cosa le hai detto?”- mi domanda lui cauto.

“Che ci andiamo. Ci andiamo tutti.”- gli rispondo. -“E mi dispiace per prima…”

“Hey, sono stati gli ormoni, non tu.”- mi difende e mi accarezza la gamba coperta dai pantaloni. -“Lo sai tu e lo so io, non preoccuparti… Dovrò farci l’abitudine per altri otto mesi, no?”

“Si, anche dopo… Anche dopo la nascita del bambino ci vorrà un po’ perché si stabilizzino.”- gli spiego e lui scuote la testa divertito. -“Che cosa c’è di così tanto divertente?”

“E’ divertente il tuo cambiamento d’umore.”- ridacchia lui.

“Oh, per me no, per niente. Un attimo prima sono felice e poi… E poi no… Potrei arrabbiarmi per qualsiasi cosa, come adesso.”- gli dico fintamente arrabbiata.

 

Ma Ian sembra cascarci e mi guarda spaventato scusandosi nell’immediato, mentre io, invece, scoppio a ridere prendendolo in giro. 

A quanto pare mi ha creduto davvero e non penso che sia stato tanto divertente ora.

Arriviamo a casa di mia madre qualche minuto dopo e, dopo aver suonato, mia madre ci accoglie con entusiasmo facendoci entrare in casa. Anche qui, fortunatamente, si sta al caldo. 

I bambini, una volta che si accorgono di noi, ci corrono incontro e ci gettano le braccia al collo. Joseph è un po’ troppo irruente con me e Ian lo riprende spaventato. 

 

“Ho solo abbracciato la mamma.”- gli fa notare lui leggermente turbato. 

“Lo so, tesoro, ma hai rischiato di farla cadere.”- gli spiega Ian ancora preoccupato.

“Sto bene.”- dico ad entrambi, sotto lo sguardo un po’ sorpreso di mia madre.

 

So bene a cosa si riferisce Ian. Si, si è preoccupato anche per quello, ma soprattutto ha avuto paura che mi arrivasse un colpo alla pancia, ma deve stare tranquillo, Joseph non mi avrebbe mai fatto del male.

 

“Non preoccuparti, amore, va tutto bene, puoi ancora abbracciarmi.”- dico a mio figlio dandogli un bacio sulla testa.

 

Mio figlio annuisce un po’ più sereno, poi tocca a Stefan e, ricordando qualche istante prima, mi abbraccia più delicatamente. Ian accompagna i bambini a prendere i giubbotti e a mettersi le scarpe, mentre io rimango sola con mia madre -mio padre, dopo averci salutati, è ritornato in cucina a finire di preparare qualcosa e ci ha anche chiesto se fossimo voluti rimanere, ma sono stanca e ho bisogno di una vasca rilassante.

 

“Hai ancora male alle gambe? E’ per questo che Ian è così spaventato?”- mi domanda mia madre.

“Va tutto bene, sai che Ian si spaventa per nulla.”- cerco di rassicurare mia madre.

 

Ma mi conosce e conosce Ian e non sembra soddisfatta dalla mia risposta.

 

“Allora è qualcosa che ha a che fare con l’influenza di cui parlano i bambini? Hanno detto che sei stata male.”- continua imperterrita.

“E’ un po’ di influenza, nulla di grave.”- la rassicuro di nuovo.

“Che dura da settimane?”- mi domanda lei con un sopracciglio inarcato. -“I bambini hanno detto che dura da un bel po’, sono preoccupati.”

“Mamma, davvero, sto bene e passerà.”- le dico.

“Se ci fosse qualcosa me lo diresti… Vero? Se stessi male?”- mi chiede lei dolcemente.

“Si, mamma, ma sto bene, davvero.”- le dico abbracciandola.

 

Mia madre si stacca da me, poi mi guarda dall’alto verso, forse non credendo alla mia scusa. Mi guarda per qualche altro secondo, poi si porta entrambe le mani alla bocca per coprire un urletto di gioia ed inizia a tremare leggermente.

Oh oh.

 

“Oh mio Dio, ma tu sei…”- balbetta e questa volta è lei ad abbracciarmi. Credo l’abbia capito. -“Ma perché non me l’hai detto?”

 

Non mi da il tempo di parlare che mi riabbraccia di nuovo.

 

“Avrò un altro nipotino!”- esclama poi.

 

Ecco, l’ha scoperto, non so come, non so perché, ma l’ha scoperto. 

E mi rendo conto, forse un po’ troppo tardi, che è mia madre e le madri sanno capire i figli meglio di loro stessi.

 

“Da quanto?”- mi domanda emozionata. E’ euforica, vedo la gioia nei suoi occhi. -“E perché non me l’hai detto?”

 

La prima persona a cui avrei voluto dire del mio stato interessante, dopo averlo scoperto, sarebbe stata mia madre, ma mi ero imposta di non dire niente fino ai tre mesi. 

 

“Perché… Perché volevo aspettare i tre mesi e farvi una sorpresa e ora… E ora l’hai scoperto…”- le spiego. -“Come?”

“Tesoro mio, ho avuto due figli anche io, lo sai? Il malessere continuo, tutto questo appetito, la tua faccia leggermente più gonfia… Ian che è diventato il triplo più protettivo…”- mi spiega lei.

“Ho la faccia gonfia?”- le domando gonfiando le guance.

 

Mia madre mi sorride dolcemente accarezzandomi una guancia.

 

“E’ semplicemente il tuo corpo che sta cambiando e l’ho notato subito.”- mi spiega lei accarezzandomi un braccio. -“Hai già fatto una visita? Di quanto sei? Come state?”

 

Ecco che parte con le domande.

Ian, intanto, ritorna in sala con i bambini e capisce che c’è qualcosa di diverso, così decide di lasciarci qualche minuto da sole ed esce fuori con i bambini per andare in macchina. Mio padre, nel frattempo, dopo tutto il trambusto che ha fatto mia madre viene anche lui in sala, con tanto di mestolo in mano.

 

“Mi sono perso qualcosa?”- ci chiede lui inclinando la testa di lato.

 

Mia madre mi da un colpetto sul braccio invitandomi a parlare con tanto di Forza sussurrato all’orecchio.

 

“Avrei voluto dirtelo in un altro modo, ma mamma l’ha scoperto e beh… Se non te lo dicessi io te lo direbbe lei, almeno credo.”- inizio.

“Credi bene!”- esclama lei eccitata.

“E’ successo qualcosa di grave?”- mi domanda lui preoccupato avvicinandosi a me. -“Stai male?”

“No, papà, è il contrario.”- gli dico. -“Sono incinta.”

 

Mio padre spalanca la bocca e il mestolo cade a terra, facendo un rumore fastidioso. Rimane qualche secondo immobile, poi il suo volto s’illumina e un sorriso estasiato affiora sulle sue labbra.

 

“Vuoi dire che avrò un altro nipotino?”- mi chiede lui.

 

Annuisco e lui mi viene ad abbracciare.

 

“Sono così felice per te.”- mormora lui mentre mi stringo più forte al suo petto.

 

E mi diventano gli occhi lucidi, di nuovo. Un po’ per gli ormoni, un po’ per la situazione.

 

“Diventeremo nonni un’altra volta!”- esclama lui orgoglioso. -“E’ un altro maschietto o una femminuccia?”

“Non lo sappiamo, è ancora presto.”- gli rispondo e so di aver risposto anche a una delle domande di mia madre.

“Oh, peccato, ma lo scopriremo presto.”- mi risponde mio padre tutto felice. -“Ecco perché ultimamente non sei stata molto bene…”

“E’ normale, Kostantin.”- interviene mia madre. -“Di quanto sei? Hai già fatto la prima visita?”

 

Sorrido per come si stanno preoccupando i miei genitori.

 

“Quasi sei settimane… E si, abbiamo fatto la visita qualche giorno fa e stiamo bene.”- dico ad entrambi.

“Con Layla? Ti ha raccomandato riposo, vero?”- si preoccupa ancora mia madre.

“Si, da Layla e si… Mi ha raccomandato riposo, ma posso comunque continuare a lavorare.”- li rassicuro entrambi. -“Sto bene, non preoccupatevi.”

 

I miei genitori mi intrattengono ancora per qualche minuto facendomi altre domande e si fanno promettere di farmi portare la foto stampata dell’ecografia - Ian ne tiene una in portafoglio, la mia è a casa.

Cinque minuti dopo sono di nuovo in macchina con la cintura allacciata.

 

“L’hanno scoperto?”

 

E’ la prima cosa che mi domanda Ian.

Annuisco solo e lui mi guarda, tentando di capire se io ne sia felice o meno, perché sa quanto ci tenessi a svelare il fatto dopo il terzo mese. Gli sorrido rassicurante e lui mi sorride di ricambio, poi mette in moto.

 

“Cosa hanno scoperto i nonni?”- ci chiedono i bambini in coro.

“E’ una sorpresa.”- rispondo loro.

“Possiamo saperla?”- mi domanda Joseph.

“Non sarebbe più una sorpresa.”- gli rispondo.

“Ma è una bella sorpresa?”- mi domanda Stefan.

“Spero di si.”- concludo.

“E quando lo sapremo?”- mi domanda Joseph.

“Tra un po’.”- dice Ian.

 

Continuano per qualche altro minuto con le domande, ma alla fine si arrendono alla nostra segretezza. La serata passa così, tra il ritorno della domande relative alla sorpresa e un pezzo di pizza -la mia rigorosamente alla salsiccia e all’ananas, cosa che ha fatto storcere il naso e venire quasi il voltastomaco a Ian e ai bambini.

 

 

_____________________________________________

 

Buona sera a tutte, eccomi qui con il cinquantesimo capitolo ;)

Wow, già cinquanta capitoli, non avrei mai pensato di arrivare a così tanto sinceramente ahaha

Un grazie ovviamente va a tutte coloro che mi seguono, a tutte coloro che lo fanno silenziosamente, ma, in particolare, a tutte coloro che continuano a commentare la storia, sia con recensioni e sia in privato, invogliandomi a continuare.

Quindi grazie a tutti.

Ma passiamo al capitolo, altrimenti potrei diventare -quasi- sdolcinata.

Succedono parecchie cose e questo, sinceramente, è uno dei miei preferiti ;)

La prima parte penso sia quella più bella di tutte. Non sarà la migliore che ho scritto, ma mi sono emozionata troppo mentre la scrivevo. Ian e Nina alla prima visita ginecologica mentre vedono per la prima volta il/la loro bambino/a. Per Nina non è la prima volta, okay, ma è la prima volta che ha Ian al suo fianco e poi per ogni madre è sempre un’emozione uguale alla prima vedere un bambino (il tuo bambino) che cresce dentro di te. Per Ian, invece, è la prima volta in assoluto, e si commuove, arrivando ad impietosire la ginecologa (si, sempre quella è, così come nell’altra storia u.u) che gli offre una salvietta per asciugarsi le lacrime (di emozione e gioia, ovviamente). Il nostro bel Somerhalder inizia a bacchettare Nina, in senso buono, cominciando a tenerla sotto d’occhio per quanto riguarda la dieta, anche se lei sgarra con le ciambelle. Ma possiamo darle torto? ;)

Iniziano già a farsi prepotenti gli ormoni e Ian, povero cristo, sarà molto spesso vittima di ciò, ma comunque è tutto relativamente normale. 

I due decidono di tenerlo nascosto fino al terzo mese (si dice sia per scaramanzia, perché durante i primi tre mesi c’è il rischio che possa capitare qualcosa… Ovviamente anche durante gli altri, ma il rischio più alto rimane nel primo trimestre), ma alla fine Michaela, una volta vista la figlia, si accorge subito, complici i gemelli che hanno spifferato il malessere dalla madre, che sua figlia è incinta. Ovviamente i due coniugi Dobrev sono euforici, ma questo mi sembra ovvio.

Niente, sostanzialmente non ho nient’altro da dire su questo capitolo, se non che i nostri Nian stanno avendo, finalmente, la loro tanta agognata felicità.

Quello che voglio fare, e che scriverò qui sotto, è un breve (o forse no? Dipende da come mi prende) commento sull’ultima puntata di TVD, che ha chiuso definitivamente un’era storica per le serie TV, in quanto poche ce ne sono state per reggere il suo confronto (senza nulla togliere alle altre, ovvio). Se avete piacere di leggerlo volentieri, mentre, se non volete spoiler, passate oltre :)

(E, dopo aver postato ciò, e aver finito di deprimermi, mi metto a guardare lo speciale che non ho fatto in tempo a vedere da sabato).

 

PS: Lo so che il PS va alla fine, ma lo metto comunque qui perché alla fine il commento verrà sicuramente lungo e non so quante di voi lo leggeranno (se lo leggeranno), ma è per dirvi che sono rimasta delusa dal finale e sto meditando una one-shot Delena alternativa perché si. Devo immaginarmi un finale diverso, ragazze, non quello, capitemi :(

 

 

 

Sostanzialmente non riesco ancora a capacitarmi che TVD, la prima serie che ho seguito in assoluto, sia davvero finita e per come sia finita. Mi ricordo che nella scorsa storia (la parte 1 di questa) molto spesso e volentieri vi lasciavo qualche commento a caldo dei vari episodi e mi piaceva leggere i vostri pareri, cosa che mi farebbe piacere anche adesso, se voleste commentare la puntata insieme a me. 

Sono rimasta veramente delusa.

Ma andiamo per gradi. Una volta che ho scoperto che Nina se ne sarebbe andata via mi sono data un paletto, ovvero di non guardare più TVD finché non fosse ritornata. E ci sono riuscita, per la maggior parte. La settima stagione non l’ho guardata. O meglio, su tutti gli episodi ne ho guardati tre. Da quello che leggevo in giro (si, perché comunque mi tenevo informata) non mi ispirava assolutamente guardare le puntate (e ho guardato anche i promo e rare volte anche qualche spezzone che confermava la mia idea), ma ho deciso di dargli una chance, una maniera particolare perché mi intrigava la storia degli eretici, che son durati pochissimo. Nonostante ciò non ho continuato perché andare avanti con i minuti mi dava parecchia noia e, purtroppo, non era ai livelli del TVD che conoscevo. Così è stato anche per l’ottava stagione e anche amiche mi hanno riportato che abbia fatto bene a non vederla. Ho deciso, una volta spifferato il ritorno di Nina (avrei comunque guardato l’ultimo episodio, indipendentemente se il mio amore fosse tornata o meno), di guardare almeno gli ultimi due episodi, cosa che ho fatto. In se il penultimo non mi è piaciuto molto, se non il Defan. Defan che, con l’ultima puntata, ha confermato di essere -essere stato- il cuore dello show. Farò una breve rivisitazione di alcuni personaggi. Damon (per quanto Ian ultimamente mi sia sceso giù, ma proprio giù) è il personaggio che amo di più, per il cambiamento che ha fatto (tralascerò il discorso sirene perché Ariel lo lascerò a qualcun altro). Stefan è lui, lo amo alla pari di Damon, perché tra i due, ahimè, non posso fare preferenze. Ha ucciso Enzo (che figo che è, madonna santissima!), ma comunque non era in se e, per quanto sia, non ce l’ho mai avuta con lui. Care è un altro dei personaggi che amo di più perché lei beh… Lei è maturata in tutto, la amo, punto. Bonnie…E’ da tempo che non riesco a farmela piacere, ma forse sono influenzata dal fatto che ormai Katerina Graham ormai non la sopporto più (non linciatemi, è il mio parere). I Donovan, tralasciamo, che è meglio. 

Dunque arriviamo alla puntata finale e dire che sono rimasta delusa è veramente dire poco. L’unica cosa che mi è piaciuta (oltre al ritorno di Nina, perché lei sarà al primo posto sempre su tutto, ovunque, dovunque, per sempre) tantissimo è stato il Defan. Oh e lo Steroline. Andiamo per gradi, prima che qualcuno strabuzzi gli occhi (sta venendo fuori un commento troppo lungo, shit!). I due che litigano su chi si debba sacrificare e le parole che si dicono sono state… Sinceramente non ho parole per descriverlo, soltanto infinite emozioni. Ne ho viste di serie TV, ma il senso fraterno e di amore, appunto, fraterno che trasmettono loro due non lo fa nessuno. 

“I Salvatore possono litigare come cani, ma morirebbero l’uno per l’altro” semicit. Ma quanto ragione aveva una delle nostre bionde preferite? Questa frase racchiude tutto. Racchiude chi sono Stefan e Damon e, nonostante tutto, loro si sono amati più di loro stessi. Stefan ha amato Damon più di se stesso e altrettanto ha fatto Damon.

Le lacrime, dunque, quando è morto Stefan, perché non meritava di morire. Non ho sopportato che morisse, assolutamente, ho trovato la scelta pessima. Non doveva morire nemmeno Damon, eh, nessuno dei due. In questa puntata gli Steroline mi sono piaciuti, eccome se mi sono piaciuti. Non li ho mai sopportati come coppia (perchè come personaggi ormai avrete capito che li amo), però diamine… Ho pianto pure per loro. Eccome se ho pianto. Ovviamente sono Klaroline, ma quello è un altro discorso, o forse no. Qui, con quella dannatissima (*__*) lettera hanno aperto le porte a Caroline per TO e se non succede parto per una spedizione punitiva in America. Che io sinceramente mi aspettavo almeno la comparsa di Klaus (quando la mano di Liz si è appoggiata a Caroline, mentre lei stava raccogliendo la lettera, ho veramente creduto che fosse lui, poi però, disperata, ho visto che era una donna). Bonnie? Bonnie stendiamo un velo pietoso, anche se mi dispiace tantissimo per come sia andata a finire con Enzo, altra scelta pessima degli autori, ma ormai hanno cominciato a fare un disastro e ovviamente hanno terminato con il disastro.

Ma non ti starai per caso dimenticando dei Delena, eh?

No, tranquille, non mi sto assolutamente dimenticando di loro. I Delena sono stati la mia prima ship (quando ho veramente capito cosa significasse) e hanno costituito una parte fondamentale della mia crescita (anche se, mannaggia a loro, continuano a farmi sognare una storia d’amore come la loro e questo significa che, non accontentandomi, morirò da sola), ma… MA… Io chiudo il ciclo Delena con la sesta stagione, perché quelli che ho visto sabato non erano i Delena (i nostri Delena), ma soltanto una brutta copia. Avremo avuto si e no quanto? Quaranta secondi se mettiamo insieme tutte le scene. Dopo due anni 40 secondi di loro dove si sono baciati e tenuti la mano due volte. Apro un altro dibattito, sperando che sappiate di cosa stia parlando riguardo al bacio Delena, ma se non lo sapete beh… Vi manderò la foto. Nina che bacia Ian sotto il naso e Ian che le bacia il mento? Ma dove sono finiti i limoni che si facevano fino alla sesta stagione? Nemmeno uno sfioramento di labbra, manco quello. Dopo aver fatto uno schifo (Ian e gli autori, perché Nina, e non lo dico perché la amo, ha recitato benissimo) nemmeno un bacino. 

Delena level scuola elementare. A questo punto era preferibile fare un foglietto con su scritto Mi ami? E le caselline si e no, forse sarebbe stato più emozionante. Mi hanno emozionato più Elena e Stefan che Damon ed Elena e questo non lo accetto. Cioè, mi sono emozionata, ma solo perché, secondo me, l’idea era del Delena, non per quello che ne è venuto fuori. E, va bene che Stefan era appena morto e ovviamente non poteva mandare all’aria la perdita del fratello per Elena, però cavolo… Non la vedi da una vita e un bacetto così? Comunque non ho apprezzato gli autori. Perché la scena in se ci stava (il bacio-non bacio fatto così no), ma potevano fare un degno salto temporale nel futuro mostrandoci i Delena felici e innamorati come non mai (non quella scena sul cimitero, perché le espressioni tirare di Ian mi han fatto morire), magari anche ricordando Stefan.

Un baby Stefan con i Delena no, eh?

Comunque… Delusa, al massimo. Adesso non voglio inneggiare Nina e smontare Ian, ma Nina mi è sembrata sciolta, o comunque molto di più rispetto a Ian. Non capisco perché nella sesta recitavano senza problemi mentre ora si. Certe, e mi sa che hanno ragione, hanno detto che forse è perché ci erano abituati e poi son passati due anni. Vero anche questo. Ma, dopo aver visto come li hanno ridotti, forzatissimi, avrei preferito che Elena fosse rimasta dentro la bara e magari si sarebbe potuto avverare il finale dei due Salvatore morti, ma insieme. Almeno avrei potuto correre con l’immaginazione sui Delena. Poco Delena e mal fatto.

Mi stavo dimenticando di Katherine… No, non è vero, è che mi sono dilungata troppo e volevo trattare anche di lei. Fenomenale l’interpretazione di Nina, è sembrato quasi che non se ne fosse mai andata, anche se hanno gestito malissimo questa parte perché sembrava che avesse dovuto uccidere tutti e dopo cinque minuti è morta.

[Nina sarà la protagonista assoluta della puntata, ve lo giuro, disse Julie. Quanto è comparsa? Tre minuti e mezzo in 43 minuti, bello vero?]

Dunque, termino qui perché altrimenti potrei andare all’infinito e so che nessuno avrà letto questo mega commento. Se l’avete fatto ditemelo che vi do una statua, veramente. Se voleste commentare anche voi l’episodio ne sarei felice e si per ripicca potete scrivere abbastanza (anche tanto) anche voi. 

Niente, basta, ho finito, penso di non aver dimenticato nulla, se non che nutro speranza per il Klaroline perché is real e… Finalmente inizia TO, quanto la amo!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  
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