Fanfic su artisti musicali > 5 Seconds of Summer
Segui la storia  |       
Autore: Hood not my hoodie    13/03/2017    0 recensioni
"-Le persone ti illudono e dicono cose cattive su di te senza conoscerti. I libri invece non lo fanno-"
"-E' questo che alla gente piace fare: giudicare senza conoscere la tua storia, sapendo solo il tuo nome e niente di più, loro si permettono di giudicare, di chiamarti sfigata, strana, noiosa, disgustosa-"
Raquel è una ragazza brasiliana trasferitasi in Australia. I libri sono la sua compagnia ma tutto cambierà quando Aleisha la introdurrà ai suoi amici. Tra lei e Michael è subito scintilla. Riuscirà lui a farla uscire dal suo mondo da ragazza invisibile?
"Supporterò il tuo cuore, ti aiuterò nei tuoi momenti difficili. Di me puoi fidarti, non ti lacerò mai cadere"
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Michael Clifford
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Raquel odiava attirare l'attenzione su di sé, cercava sempre un modo per far si che gli altri non si concentrassero troppo su di lei.

Pensate che preferisce lasciare i suoi bellissimi capelli mori sciolti apposta per non farsi vedere. Loro le coprono il viso e lei si sente più sicura. La mamma insiste sempre nel dirle che ha un bellissimo volto e che è un peccato non farlo vedere, così ogni volta cerca di portarle i capelli dietro alle orecchie in modo che la scoprono un po' ma, puntualmente, la ragazza le fermava la mano con dolcezza "mamma ti prego, sai che odio lasciar vedere il mio volto", le diceva. E la mamma le rispondeva per l'ennesima volta " ma Raquel perché? Lascialo scoperto, è un peccato coprirlo in questo modo". Ma lei non le dava retta, era una cosa che odiava tenerli dietro le orecchie e soprattutto legarli. Non ci poteva fare niente.

Oggi durante lezione di francese Aleisha giocava con i suoi capelli scoprendole un po' il viso, lei proprio non lo sopportava però non le disse niente per paura che anche lei dopo non le avrebbe più parlato.

Ritornando al punto di partenza, riguardante l'attenzione su di lei, nemmeno a farlo apposta oggi la professoressa di matematica attirò l'attenzione su Raquel così che tutti i suoi compagni si girarono verso di lei, la quale si sentiva troppo osservata, e quello non le piaceva per niente. Però era stata un po' colpa sua perché durante la lezione stava leggendo Shadowhunters, non proprio adatto in una lezione di matematica, quindi la professoressa Williams l'aveva richiamata, cosa che non era mai successa prima d'ora. Solo che oggi si sentiva annoiata e aveva pensato bene di leggere.

Fortunatamente la campanella suonò subito, salvandola. Ed ora, durante la ricreazione di quindici minuti, mangiava la sua merendina nel suo solito angolo e leggeva con la musica nelle orecchie.

---

Nell'ultima ora di lezione stava seduta, come sempre, vicino ad Aleisha. Lei parlava di quanto fosse orgogliosa del suo ragazzo e dei suoi amici. Continuava a parlare delle canzoni della band che finora nessuno aveva mai sentito e, al suono della campanella le aveva chiesto una cosa, però non era sicura di aver capito bene.

-Ti andrebbe di venire a casa di Michael oggi per vedere le prove della band?-

Era scioccata. Nessuno l'aveva mai invitata da qualche parte. Era felice che glielo avesse chiesto ma no, rispose che non si sentiva bene e che preferiva andare a casa.

E voi inizierete a dire "ma come? Lei non era la ragazza che aveva voglia di amici?". Si lo è, ma come potrete capire, per una persona che non ne ha mai avuti è un po' difficile accettare di andare a casa di un ragazzo che non l'aveva mai calcolata, e che lei non conosceva, mentre lui suonava con i suoi amici.

Potrete anche insultarla dicendo cose tipo "ma allora te la vai a cercare" o "così non troverai mai amici" o altre frasi ma, finché non siete nella sua posizione non potete davvero capire il perché del suo 'no'.

Così si ritrovava a salutare Aleisha e a percorrere la strada di casa da sola.

Sola finché quando una moto rosso fuoco l'accostò. Il motociclista aveva un casco nero con una fiamma al lato e, da quello, Raquel poteva capire che il ragazzo era suo fratello.

-Alexander- disse felice di vederlo.

Dal suo solo 'ciao' di ieri penserete che non vanno molto d'accordo come fratelli, ma a dire il vero è tutto il contrario.

-Bimba salta su- le disse lui facendole spazio sulla moto.

Una volta salita il fratello partì a tutta velocità stando però attento alla sorella e accertandosi che per lei andasse bene.

A lei piaceva sentire il vento in faccia, correre in moto con il fratello. Sapeva che lui non avrebbe fatto cavolate e che sarebbe stata al sicuro. Alexander aveva 18 anni, due in più a lei. Frequentavano lo stesso college ma lui era tutto il contrario della sorella: aveva tanti amici ed era considerato tra i 'popolari' della scuola.

Questo però non voleva dire che trattava male Raquel davanti a tutti appunto perché lui era 'popolare' e lei era 'invisibile'. No, lui non faceva finta che la sorella non esistesse, a lui non importava di 'rovinarsi' la reputazione parlando con lei solo perché nessuno le parlava. Anzi, qualche volta passava la ricreazione seduto insieme a lei nel suo angolo e parlavano, parlavano tanto, avevano tante cose da raccontarsi. Insieme erano un po' strambi e occasionalmente parlavano di cose senza senso.

Arrivati a destinazione Alex scese e aiutò Raquel a togliere il casco.

Poi andò sul retro della moto e aprì il bauletto uscendo una coperta. Quella di topolino che da bambini usavano quando andavano al mare. Era la loro preferita in quanto gli ricordava di quel giorno quando il loro papà tornò dall'America. Era stato lì per un mese per sbrigare affari di lavoro e quando tornò li sorprese facendosi trovare in spiaggia dove loro erano precedentemente andati e gli aveva regalato questa coperta.

Alexander stese il telo sull'erba mentre sua sorella lo guardava ancora non capendo.

-Perché siamo qui e non a casa?-

-Pensavo di passare un po' di tempo insieme. Non vuoi?- La guardò di sottecchi e, quando la guardava in questo modo, lei sapeva che era in partenza una battaglia di solletico a meno che lei non rispondeva nel giusto modo.

E infatti: -si si certo che voglio. Ti pare che io non voglia passare un po' di tempo con il mio fratellone?!-

-Perché mi sa un po' di presa in giro?- chiese lui che si era accorto del tono ironico di Raquel.

-Perché senti cose che non esistono- disse lei anche sapendo di rischiare un po'.

-Ah si?- ecco che lui si avvicinò un po' a lei facendola indietreggiare.

Annuì convinta prendendolo in giro.

-Allora puoi anche iniziare a correre- disse lui alludendo al fatto che le avrebbe fatto il solletico.

Lei iniziò a correre lontano da lui ma, essendo più alto e quindi avendo le gambe più lunghe, il ragazzo la raggiunse in un secondo.

Urla uscirono dalla bocca di Raquel, la quale si stava contorcendo sotto le mani del fratello. -Alex lasciami andare- disse lei balbettando tra le risate.

-Non finché non dici che sei contenta di essere qui con me- rispose il fratello continuando a farle il solletico. Lei però continuava a ridere. Lo soffriva tantissimo, era una di quelle cose che non riusciva a sopportare.

-Si si sono contenta- cercò di dire.

-Davvero?-

-Si-

-Oh sorellina sei così dolce. Anche io sono contentissimo di passare del tempo con te- disse Alexander lasciandole un bacio sulla guancia.

Il pomeriggio lo passarono così, sull'erba fresca a parlare e prendersi in giro.

Ad entrambi piaceva passare giornate con l'altro in questo modo. Non facevano niente di speciale ma stavano insieme e Alex la faceva ridere molto con le stupidaggini che diceva.

Tornati a casa ognuno andò nella propria camera.

Raquel indossò il suo pigiama con unicorni disegnati sopra. Si, era infantile ma glielo regalò suo fratello il giorno del suo quindicesimo compleanno.

E tanto non lo avrebbe visto nessuno se non la sua famiglia.

Prese 'Shadowhunters' e iniziò a leggere seduta sul davanzale della finestra. Le piaceva quel posto: fuori si vedeva il parco e lei poteva osservare i bambini divertirsi.

Quando la mamma la chiamò a cena scese e si scontrò con il fratello che usciva dalla sua camera.

-Hey bimba, sei tornata a quando avevi cinque anni?- scherzò lui alludendo al pigiama.

-Ti ricordo che me l'hai regalato tu. E anche che tu hai mutande con gli orsacchiotti disegnati sopra-

Si, Alexander il ragazzo più popolare del Norwest Christian College, indossava mutande con gli orsacchiotti.

Era un regalo che gli aveva fatto Raquel insieme a Tomás, il suo fratellino di sei anni.

Quel giorno era il diciottesimo compleanno di Alex e Raquel e il suo fratellino erano usciti per fare una passeggiata così che la mamma avrebbe potuto aiutare il figlio a fare i preparativi per il compleanno senza che il piccolino le rubasse tempo.

Tomás voleva entrare in un negozio perché dalla vetrina aveva visto magliette con i Pokémon disegnati e voleva comprarla. Mentre facevano un giro per il negozio hanno visto queste mutande e lui voleva comprarle per fare un regalo ad Alex.

Ed ecco come quelle mutande erano finite nel suo cassetto. -Ti ricordo che me le hai regalate tu insieme alla peste- le fece il verso Alexander. Lei gli fece la linguaccia e insieme scesero a cena.

-Raquel come va a scuola?- le chiese il papà.

-Tutto bene perché?-

La sua famiglia sapeva dei suoi 'problemi' nel fare amicizia e ogni tanto chiedevano informazioni al fratello su di lei in modo da non 'stressarla' ancora di più con questo problema.

-Hai fatto amicizia quest'anno?-

-Uhmm- lei si sentì imbarazzata a parlare di questo perché non voleva risultare asociale.

Ma non era colpa sua se per gli altri era invisibile.

-Parlo con una ragazza che siede vicino a me durante alcune lezioni-

La mamma sorrise contenta e iniziò a farle domande su come si chiamava questa ragazza, se era simpatica e...

-Perché qualche giorno non la inviti a pranzo?-

E adesso? Raquel non poteva certo dire che non erano amiche altrimenti suo papà avrebbe iniziato a chiederle cosa significasse e altre domande e affermazioni a cui lei non voleva né rispondere né voleva sentire.

-Uhm....si certo- finse un sorriso.

E pensò che ne fingeva fin troppi di sorrisi con Aleshia e ci rimaneva male perché lei sembrava davvero una brava ragazza.

Dopo cena vide un film con Tomás, Alex e suo padre sul divano ma Morfeo la prese tra le sue braccia prima della fine di 'Independece day'.
   
 
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > 5 Seconds of Summer / Vai alla pagina dell'autore: Hood not my hoodie