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Autore: hexleviosa    13/03/2017    1 recensioni
[Arrow, post 1x23]
Il terremoto sta colpendo il The Glades, Felicity resta al covo per aiutare il team. E' sola e crede di essere al sicuro, ma quando si rende conto che le scosse si stanno facendo più forti e il Verdant sta crollando su se stesso è ormai troppo tardi per scappare. Ferita e senza alcuna possibilità di comunicazione, si crede spacciata. Capiranno Oliver e Diggle che lei è ancora là sotto? Riusciranno a salvarla o sarà già troppo tardi?
Genere: Drammatico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dinah 'Laurel' Lance, Felicity Smoak, John Diggle, Oliver Queen, Quentin Lance
Note: Missing Moments, Traduzione, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Titolo originale: The Cavalry

Di: lilgizzy1983

Tradotto da: Hexleviosa

 

 

 

 

The Cavalry

parte II

 


 

<< Non riuscirà a stare cosciente ancora per molto con tutta quella pressione sul suo corpo. Dobbiamo farla uscire in fretta, prima che svenga di nuovo. Non riusciresti a sollevarla a peso morto, abbiamo bisogno anche del suo aiuto >> constatò Dig.

Lance era d’accordo.

<< E se scendessi, la liberassi e poi pensiamo al da farsi? Non dovrebbe essere lasciata sola per altro tempo >> propose.

Dig annuì mentre Oliver stava già tornando da loro.

I due calarono Lance fino al masso più vicino. Poi lui cominciò a farsi strada verso Felicity, mentre Laurel gli faceva luce con la torcia. Nel frattempo Dig e Oliver si davano da fare per aprire la porta di più, così da riuscire ad afferrarli al meglio dopo.

Lance si arrampicò su un pezzo di cemento e quello che era rimasto delle scale attentamente: non sarebbe stato di alcun aiuto se si fosse fatto male. La raggiunse abbastanza in fretta, i detriti erano stati più facili da superare di quanto aveva pensato.

Non appena la raggiunse, capì perché aveva avuto tanta difficoltà a respirare. L’aria era impregnata di polvere, l’unico aiuto era un filo di aria pulita proveniente dalla porta aperta. Non sapeva come fosse riuscita a stare cosciente tanto a lungo.

Le afferrò una mano, sporgendosi poi lentamente sul suo volto.

<< Ehi, di sei messa di nuovo nei guai, vedo >>

<< Oh mio Dio, detective Lance… cosa… come…? Sa cosa? Non mi importa, sono felice di vederla. Grazie per essere venuto a salvarmi. Ahi! >> si lamentò perché presa dall’eccitazione aveva mosso la spalla ferita.

<< Ehi, fai piano. Ti fai fatta piuttosto male, sai >>.

<< Sì, non scherzi. Non c’è dubbio che sei un detective >>.

<< Ok, ora basta scherzare. Ho bisogno che tu respiri profondamente mentre provo a tirarti fuori da questo casino. Abbiamo bisogno che tu sia sveglia per farti uscire, e non che sia svenuta. Puoi farlo per me, ragazza? >>

<< Farò del mio meglio, detective >>.

<< Bene >>.

Usò il raggio di luce che arrivava da sopra per guardare meglio il cemento sulla sua gamba. Era in grado di spostarlo, ma sarebbe stato doloroso.

<< Ehi, come va la gamba? Non troppo bene, presumo >> disse, provando ad accertarsi del danno.

<< Beh… la cosa è… prima quando sono stata colpita alla scrivania, il dolore era atroce. Sono riuscita a venire qui. Ma poi quando è caduto il muro, sono svenuta. E da quando mi sono svegliata non riesco quasi più a sentirla. Penso che questo grosso masso mi abbia bloccato la circolazione o qualcosa del genere >> spiegò, mordicchiandosi le labbra, non vedeva l’ora di muoversi ma sapeva che avrebbe dovuto tenere duro.

<< Ok, sì, è probabilmente così. Dobbiamo spostarlo ADESSO, prima che tu sviluppi la sindrome da schiacciamento, o prima che il tessuto muscolare muoia. Farà male da morire. Sei pronta? >>

<< Immagino di doverlo essere. La gamba mi serve, no? >>

<< Brava ragazza. Prendi qualcosa da stringere. EHI RAGAZZI, STO PER SPOSTARE IL MASSO DALLA SUA GAMBA. LA SENTIRETE URLARE, VI AVVISO >>.

<< Fai quello che devi, Lance, ma stai attento >> gli urlò Dig di risposta.

Oliver si morse la lingua e provò a non far sì che il suo pensiero razionale venisse sopraffatto dalla rabbia per quella situazione.

Lance si mise in posizione.

<< Al mio tre >>.

Felicity annuì ansiosa, trasalendo al minimo movimento.

<< Uno… due… >> e fece scivolare di lato il masso il più velocemente possibile, come se avesse strappato via un cerotto.

L’urlo che provenne da Felicity a quel punto fu tale da spezzare il cuore di tutti i presenti. Era così disperatamente e puramente impregnato di agonia che nessuno di loro aveva mai sentito nulla del genere.

Laurel fece quasi cadere la torcia mentre si portava una mano alla bocca. Ma Oliver riuscì ad afferrarla all’ultimo momento.


 

Subito dopo aver spostato il blocco, tornò accanto a Felicity e le strinse forte la mano. La presa era così forte, mentre urlava ancora un paio di volte, che pensava che gli avrebbe rotto le dita. Le accarezzò la guancia con l’altra mano e le sussurrò parole di conforto per calmarla. Le lacrime le rigavano il volto. Poi cominciò a tossire di nuovo, un po’ per lo stress e un po’ per tutta la polvere che si era alzata quando il masso era ricaduto sulle altre macerie. Lance le fece fare dei respiri profondi, per farla restare cosciente. Aveva bisogno che superasse quel momento così poi l’avrebbe fatta uscire da lì. Quando il suo respiro si regolarizzò, un paio di minuti dopo, lui le asciugò le ultime lacrime.

<< Stai bene? Sei di nuovo con noi? >> Lance chiese.

<< Sì >> annuì di rimando, con la voce arsa dal dolore. Era terribile, il dolore più forte che aveva provato, moltiplicato per cento, ma nonostante tutto riusciva ancora a respirare.

Ringraziando Dio, tenendole la mano Lance le aveva impedito di muovere la spalla ferita. Quello avrebbe solo peggiorato il tutto.

<< Ok, brava ragazza. Stai andando benissimo. Il peggio è passato. Ancora un paio di ostacoli. Pronta? >>

<< Sì… >> rispose di nuovo debolmente. Aveva paura ora, non era sicura di quanto potesse resistere senza svenire, e se l’avrebbe fatto, sarebbe potuta morire là sotto, o se non altro rischiare di perdere la gamba.

<< Ok, questa sbarra, devo tirarla via dalla tua spalla. La cosa positiva è che non ti ha trapassata e non sembra neanche troppo profonda. Probabilmente fa più male ora che è dentro che non quando sarà fuori. Ma toglierla farà comunque male. Ok? >>

<< Fa quello che devi. Sono pronta >> grugnì tra i denti determinata.

Aveva il volto rosso, come se fosse arrabbiata, poteva andare contro il Vigilante e vincere. Si stava facendo forza: ci sarebbe riuscita o sarebbe morta provandoci.

<< Wow… ok… sei un po’ spaventosa quando sei così determinata. Facciamolo… >>

<< Niente conto alla rovescia, fallo e basta. Vai, Lance >>.

Fece come gli aveva detto, immediatamente la assicurò contro il suo corpo e velocemente e attentamente le estrasse la sbarra.

Questa volta lei non urlò, si lasciò solo scappare un sospiro affannoso e grugnì digrignando i denti e strizzando gli occhi.

Dopo qualche secondo, Lance decise di ricordarle di respirare, perché aveva smesso senza neanche accorgersene. Fece un po’ di respiri brevi e veloci prima di essere in grado di inspirare più profondamente. Si sentiva di nuovo i polmoni in fiamme, ma il dolore che provava in tutto il resto del corpo era troppo intenso perché le potesse importare realmente. Respirare era una necessità. Doveva farlo per uscire da lì e salvarsi. Il suo cervello infine processò le parole di Lance.

<< Inspira… espira… inspira… e espira… andiamo, ragazza >>.

Cominciò ad ascoltarlo e a seguire i suoi suggerimenti. E lui era visibilmente sollevato dal fatto che lei pareva sentirlo di nuovo, e mostrò il pollice in su ai tre che stavano alla porta.

<< Brava, Felicity. Stai andando benissimo. Aspettiamo un minuto così ti riprendi e poi ci muoviamo, ok? >>

Lei si limitò ad annuire, consapevole di non essere in grado di muoversi al momento. Il dolore era ancora troppo fresco.

<< Ol… Oliver? >> disse così piano che solo Lance riuscì a sentirla.

<< E’ qui, è qui sopra, pronto a tirarti su e a correre in ospedale, se necessario >>.

<< La sua spalla… >> disse di nuovo, provando a pensare a altro che non fosse il dolore che provava.

<< Ho visto del sangue, se è quello che intendi. Non so cos’è successo, ma è per questo che non è sceso qui lui stesso >>.

<< Vuol dire che è grave, non ha mai… lui è un duro… >> provò a formare una frase di senso compiuto, ma era davvero difficile.

<< Sì, beh… deve esserlo per essere un vigilante. Non riesco a credere che tu e la tua bocca larga siate riuscite a mantenere il segreto per tutto questo tempo. Quand’è che voi tre avete fatto squadra? >> sapeva cosa stava facendo: stava cercando di schiarirsi la mente per un po’.

<< Lui… lui e Diggle… prima… quando è tornato… >> cominciò, ma si fermò per prendere un paio di respiri, lasciando che qualche lacrima le rigasse il volto.

<< Poi io… quando sua mamma… quando gli ha sparato… l’ho trovato… e aiutato. Beh… lui ha trovato… me >> a quel punto singhiozzò, e lui assunse che dovesse essere una risata soffocata.

<< Be’… te lo dico io, ci ha di sicuro ingannati tutti quanti >>.

<< Chi altro… chi altro c’è? >>

<< Laurel, era con me quando il signor Diggle ha chiamato per la cavalleria. Penso che avesse bisogno di qualcuno che ti aiutasse e di cui voi poteste fidarvi. Fortunatamente, ha chiamato la persona giusta. Sei una brava ragazza, Felicity Smoak, non ti avrei mai lasciata qua sotto. Non prima di oggi, e soprattutto non dopo. Hai salvato centinaia di vite, sai. Sei un eroe >>.

<< Tu hai aiutato >> ridacchio di nuovo. Ora respirava meglio.

<< Sì, be’… io sono solo stato il braccio. Sei stata tu a fare il grosso del lavoro >>.

<< Non è stato abbastanza… evidentemente… il secondo dispositivo… non me ne ero accorta >>.

<< Nessuno di noi se ne era accorto, non prenderti tutta la responsabilità. Hai salvato mezza città. La colpa è di Merlyn. Dovunque sia ora. Bastardo >>.

<< È morto >>.

<< Cosa? >>

<< Merlyn… è morto. Oliver… >>

<< Oh… >>

<< È così che si è fatto male. Lui li aveva feriti. Oliver voleva solo catturarlo… ma poi lui ha ferito loro e Oliver… >>

<< Ok, basta chiacchierare, mi farò raccontare tutta la storia quando saremo davanti a un drink. Non vuoi sfinirti. Sei pronta a scalare questa montagna o cosa? >> la incoraggiò.

<< Lascia stare. Mi servirà aiuto… tipo… molto aiuto >> ammise guardandolo negli occhi.

<< Ti tengo io, tu appoggiati a me e fai quello che riesci, ok? E soprattuto. Resta. Sveglia >> le intimò.

Annuì mentre lui la faceva appoggiare contro di sé. Aveva pensato che sarebbe stato più facile immobilizzare la sua spalla ferita contro il suo corpo, e non mantenere il peso senza gravare sulla gamba dall’altra parta.

Mentre si tiravano lentamente in piedi, Felicity constatò che Lance aveva ragione prima, quando le aveva detto che la sua spalla sarebbe stata meglio una volta tolta l’armatura. Il dolore era gestibile. A patto di non muovere troppo la gamba destra, poteva farcela.

La salita sui calcinacci fu dolorosamente lenta, e onerosa. E aveva pensato che arrivare dalla scrivania alle scale fosse stata dura… non sapeva ancora il vero significato di “dura”. Molte volte incespicarono, inciamparono, urlarono e caddero separandosi. Per fare la stessa strada che Lance da solo aveva percorso in cinque minuti, a loro insieme gliene vollero venti. Ma tutti erano semplicemente troppo grati del fatto che lei fosse in grado di farcela e di restare cosciente.

Quando finalmente raggiunsero il punto in cui i ragazzi da sopra avrebbero dovuto tirarla su, Lance afferrò la sua spalla buona e la sua vita e la sollevò, mentre lei si protendeva il più possibile. Il suo braccio buono si allungò verso la mano di Oliver.

Sfortunatamente, per evitare di farle uscire una spalla, avrebbe dovuto afferrarla per entrambe le braccia.

<< Felicity, mi servono entrambe le tue mani. So che fa male, ma non posso alzarti solo per un braccio. Sarebbe ancora peggio >>.

<< Oliver, non posso. Io… >>

<< Felicity, non ci credo, non dopo tutto quello che ti ho visto affrontare. È quasi finita. È l’ultimo ostacolo. E poi sarai quassù. Non avrai bisogno di muoverti. Ti porterò io per tutto il resto del tragitto. Ovunque bisogni andare. Mi serve solo l’altra mano. Fallo. FALLO ORA, Felicity! >> le urlò contro alla fine.

Sapeva che avrebbe risposto se fosse stata arrabbiata con lui, solo per mostrarli di non essere debole. Era così testarda e orgogliosa.

<< Ahhhhh! TI ODIO! >> strillò mentre allungava il braccio ferito e lui l’afferrava alzandola su.

Urlò di dolore per tutto il tempo, finché finalmente non raggiunse il piano terra e lui la fece stendere lentamente. Le bloccò nuovamente il braccio con un pezzo della camicetta che Laurel si era strappata affinché potesse essere usata come fasciatura. Mentre Dig e Oliver stavano tirando su Lance, Laurel si sedette accanto a lei, le asciugò le lacrime e provò a tranquillizzare la donna che le stava di fronte e che già le sembrava di conoscere. Non riusciva neanche a ricordare se si erano già incontrava, ma non importava al momento. Tutti quelli che erano sopravvissuti a quella notte nel The Glades dovevano la propria vita a lei. E ora, mentre questa piccola, forte donna giaceva piangente e sanguinante tra le sue braccia, Laurel si domandò a quante quel gruppo ne aveva dovute passare, e a quante ne avrebbe passate in futuro.

Una volta che Lance fu fuori, Oliver corse di nuovo da Felicity, come anche Diggle che si apprestò a stimare le sue ferite. Trovò una sbarra di metallo con sui bloccarle la gamba rotta, sembrava essere una rottura abbastanza netta, se non fosse stata poi danneggiata dai calcinacci. Avrebbe avuto bisogno di molta terapia per riprendersi da quella. Il suo braccio era già assicurato grazie alla fasciatura improvvisata. Diede l’okay a Oliver e lui la prese gentilmente tra le sue braccia, stando attento a non fare ulteriori danni alle sue ferite. Lei trasalì a malapena per il movimento e poi si sistemò sul suo petto.

<< Grazie per il passaggio >> disse guardandolo con un debole sorriso sul volto.

Lui le sorrise di rimando, grato di averla finalmente tra le sue braccia, al sicuro.

<< Sempre, Felicity >> rispose semplicemente, mentre le posava un bacio sulla fronte e lei ricadeva contro il suo petto, concedendosi finalmente di crollare per la stanchezza.





 

*** SPAZIO AUTRICE ***
Eccomi ritornata, anche se con un ritardo spaventoso.
Chiedo venia per questo!
Questa fanfiction finisce qui,
spero che vi sia piaciuto quanto è piaciuto a me tradurla.
Grazie a tutti per averla letta e, soprattutto, recensita!
Aggiornerò a breve brevissimo 
Ricordati che ti amo.
No, non me la sono scordata, sto solo lavorando per far rientrare nel capitolo
tutto quello che ho in mente e per collegarla allostesso tempo alla 4x11.
Non temete, sono a buon punto.
Un bacione a tutti e a presto,

Hexleviosa



 

   
 
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