Videogiochi > Dragon Age
Segui la storia  |      
Autore: Josephine98    14/03/2017    2 recensioni
Josephine Montilyet è intelligente e sicura di sé. La ragazza più invidiata di Barcellona lascia la sua madrepatria per inseguire i suoi sogni. Viene accettata come professoressa in una prestigiosa scuola superiore di Firenze. Fino a quando nella sua vita non irrompe l' attraente archeologo e non che il professore più figo della scuola. Grazie al suo carisma riuscirà a farsi molti amici, ma non lui, la sua presenza la rende insicura e timidà. I loro amici faranno di tutto pur di farli innamorare, ma alcune circostanze rallenterano i loro progetti. Il loro amore sarà abbastanza forte per fiorire?
Genere: Azione, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi, Yuri | Personaggi: Cassandra Pentaghast, Cullen, Dorian Pavus, Josephine Montilyet, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: Spoiler!
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
12 Settembre
Firenze 06:30
Caro diario,
Ti scrivo dalla nuova casa. Qui non è male: abito al quarto piano di un vecchio palazzo, risalente al 1800 e da poco ristrutturato. L' appartamento è abbastanza grande e ben illuminato. La cosa che adoro di più sono gli interni, realizzati in legno di albicocco “ Come piace a me “ . Tra poche ore dovrò recarmi a scuola: sarà la mia prima lezione da insegnante. Devo assolutamente ricordarmi di passare in dirigenza dalla signora Cassandra Penthagast per ritirare gli orari delle lezioni.Riceve lei stessa,  i nuovi professori. Leliana mi ha detto che è una persona molto dura, spero di starle simpatica. Sento che succederà qualcosa.... 


La sveglia suonò con il suo insopportabile Driiin. Josephine si voltò, e sul display vide che erano le sette di mattina. Con velocità chiuse il diario dalla copertina di velluto color smeraldo e lo appoggiò sul comodino, sopra gli appunti che le sarebbero serviti per la lezione. Si alzò dal letto e si diresse in cucina, sbadigliando, per fare la sua solita colazione veloce: latte caldo con cacao, sempre e solo nella sua tazza preferita,  decorata con la frase “ Niceness before knives “ .

Si diresse nella cabina armadio. Bevve un altro sorso e, con fare annoiato, passò in rassegna i soliti abiti. Oggi pomeriggio, se avrò tempo, vado a comprare qualcosa di nuovo, pensò. Alla fine optò per una camicetta di seta dalla leggera trasparenza blu e una gonna a tubino nera.

 All' improviso risuonò per tutta la casa la dolce melodia dell'orologio a pendolo che si era portata dalla Spagna. Cavolo!, pensò. 
Prese sotto mano la camicia e la gonna e corse in cucina per mettere nella lavastoglie i piatti sporchi della cena della sera prima e la tazza.  Indossò i vestiti, gli occhiali e si guardò allo specchio non soddisfatta del proprio aspetto. I capelli sciolti o legati?, pensò. Indecisa riguardò l' acconciatura e decise di legarsi i capelli marroni scuro in una morbida crocchia, lasciando libere alcune ciocche ricce, in modo da incorniciarle il suo viso .

Uscì dal bagno e la dolce melodia dell'orologio a pendolo suonò di nuovo. Mi devo sbrigare, pensò. Volò in camera, prendendo al volo la sua immancabile valigetta di cuoio, indossò il giachetto di pelle e uscì correndo dalla stanza per avvicinarsi alla porta quando si bloccò. Corse nella cabina armadio e indossò al volo le decoltè nere. 
Uscì dall'appartamento con il fiatone andando verso la fermata del tram per raggiungere la scuola. Il viaggio durò all'incirca 38 minuti.
 
Posso farcela, pensò. Si fece coraggio, ed entrò. 
Il corridoio principale era deserto, a parte qualche docente che prendeva il caffè alle machinette o i bidelli che si affrettavano a sistemare le grandi aule. Con passo svelto si diresse verso l'ufficio del preside. L'ambiente era molto tranquillo e ben illuminato, si respirava il profumo di detersivo alla lavanda.

 Si fermò davanti alla porta della preside e fece un respiro profondo per scacciare via i brutti pensieri. Bussò due volte.
 << Prego! Avanti! >> disse una voce molto decisa.
Entrò chiudendo la porta  alle sue spalle con delicatezza.
<< Salve, sono Josephine Montilyet la nuova professoresa. Mi avevate detto di passare qui prima dell'inizio delle lezioni. >> disse entusiasta.
La donna le fece segno di sedersi. Josephine si sedette sulla scomoda sedia e, con imbarazzo, sistemò la gonna che si era alzata un po' troppo. La donna si alzò dall'elegante poltrona e iniziò a camminare avanti e indietro per la stanza con fare pensoso, mentre con curiosità Josephine la osservava nei minimi particolari. Era molto alta, portava i pantaloni stretti e la camicia bianca con i primi tre bottoni aperti e le maniche arrotolate fino al gomito che lasciava in vista le braccia muscolose. I lineamenti del viso erano marcati e definiti, dovuti dal poco uso del trucco, e inoltre portava i capelli corti che erano neri come il carbone.
Ma la cosa che colpì di più Josephine furono le cicatrici che correvano lungo il suo viso.
Come se le sarà procurate?, pensò.
La donna si voltò e la squadrò con sguardo duro. 
<< Benvenuta sono Cassandra Penthagast. Questi sono i suoi orari. >>disse, porgendole il foglio sulla scrivania. 
Josephine prese il foglio e controllò gli orari. 
<< Grazie mille. >>  disse con entusiasmo.
<> .  
Josephine si avvicinò alla porta, ringraziandola più volte, per poi uscire. Cassandra non rispose, ma prima di uscire dalla stanza, a Josephine parve di vedere sul viso della donna un sorriso appena accennato. 

La campanella squillò fastidiosamente pochi istanti dopo. Sono già in ritardo per la lezione, pensò con nervosismo. 
Con passo veloce inziò a seguire in fila le aule numerate, cercando la propria. Il corridoio principale si era trasformato in un mercato, gli studenti si affrettavano a raggiungere i compagni, il profumo si detersivo alla lavanda si era sostituito con quello di gomma da masticare e clementina. Era impossibile respirare. La campanella le ricordò per un'ultima volta che le lezioni erano cominciate.
Incominciò a correre quando andò a sbattere contro una figura alta e massiccia. Il ragazzo la osservò per qualche secondo.
<< Tutto apposto? >> chiese. 
 Josephine cominciò a tastare fra i libri e gli appunti che erano sparsi sul pavimento, alla ricerca dei suoi occhiali.
<< Maldita mi vista! >> sussurò infastidita. 
<< Penso che questi siano tuoi. >> disse, porgendole gli occhiali neri marcati Vogue dalla forma tonda. 
<> disse con sollievo.
Mentre si sistemava con cura gli occhiali intravide che il ragazzo le stava riordinando le sue cose. Trattenne il respiro. I capelli erano ricci e biondi come il grano, pettinati ordinatamente all'indietro. Una ciocca gli ricadeva davanti la fronte.
Gli dona, quel ciuffo ribelle, pensò.
Josephine abbassò di colpo il viso per non mostrare il rossore che aveva sulle guance. Il biondino le passò gli appunti e i quaderni in ordine.
 << Ecco qui. >> mormorò, accennando un sorriso che metteva in risalto la cicatrice che aveva sul labbro superiore, e le porse i libri. Josephine rimase incantata alla vista dei suoi occhi color ambra. Non ho mai visto qualcosa del genere, pensò. Il biondino la osservò.
 << Tutto apposto? >> disse imbarazzato grattandosi la nuca con il braccio sinistro. Josephine scosse la testa disorientata.
<< Sono in ritardo! >> disse.
Prese le sue cose e corse via lasciando il ragazzo di stucco.
Riprese a correre verso la sua classe. Prima di entrare si bloccò davanti all' enorme porta di legno. Fece un profondo respiro, cercando di pensare ad altre cose, ma il ricordo di quei occhi color ambra era così intenso che non se ne voleva andare. Entrò a testa alta, con il sorriso stampato sulle labbra. Calò in silenzio quando gli alunni la videro camminare verso la cattedra.
 Nonostante la stagione molto fredda, l'aula era riscaldata molto bene e il sole filtrava dalle grandi finestre rendendo tutto ancora più accogliente. Il profumo di detersivo alla lavanda, si era sostitutito con quello dei profumi costosi.
<< Questa è la nuova professoressa? >> sussurò una ragazza bionda, al suo compagno in prima fila. Josephine guardò nella direzione della ragazza <> disse con ironia. La ragazza dai capelli biondi rimase di stucco, non avrebbe mai pensato che da una distanza del genere fosse in grado di sentirla. Appoggiò la valigetta sulla cattedra per scrivere alla lavagna con la sua elegante grafia il suo nome “ Josephine Montilyet. “ . Si voltò con il suo solito sorriso e attese la reazione dei studenti. Il silenzio tornò ad essere il padrone della scena.
<< Sono Josephine Montilyet, la vostra nuova professoressa di Letteratura e Storia dell'Arte. Vorrei che vi presentaste anche voi! >> disse indicando i ragazzi dell'ultima fila. La mezz'ora successiva passò velocemente e quasi tutti gli studenti si presentarono. Ora era il turno del gruppetto in prima fila. << Io sono Sera! >> esclamò la ragazza bionda dai capelli corti. Dopo di lei si alzò il ragazzo pelato con le orecchie a sventola << Io sono Solas! >> mormorò con fare misterioso. L'ultimo ragazzo si presentò << Io sono Blackwall! >>.

Josephine dopo aver annotato il nome dei presenti, chiuse la sua agenda blu e oro glitterata.
<< Bene, direi che possiamo cominciare la lezione. Oggi inizieremo la nostra lezione analizando i movimenti del Romanticismo e Neoclassicismo. >>  disse con lo sguardo sognante.
Le successive due ore passarono senza interruzioni⁠⁠⁠. Dopo aver congedato tutti gli alunni, uscì dall'enorme aula soddisfatta della sua prima lezione, ma qualcosa la turbava ancora. Mise la pesante valigietta sulla spalla e si diresse verso l'uscita. Con difficoltà prese il telefono e, dalla cover verde mela dalla tasca anteriore della valigietta, vide che sul display c'era un messaggio.

Leliana:

Hai da fare domani pomeriggio? 

Con entrambi le mani prese il telefono, forse un pò troppo grande per le sue e digitò con lentezza la risposta.

No, hai voglia di accompagnarmi a fare delle compere?

Passati pochi secondi il telefono vibrò di nuovo.

Leliana: 

Certo che sì, conosco anche il posto giusto.

A soli cinquanta metri dall'uscita si bloccò alla vista di una sagoma di un ragazzo, alto e biondo, appoggiato alla machinetta del caffè. Con fretta ripose il telefono nella tasca anteriore della valigetta e si voltò per ritornare nell'aula che ormai era deserta. Chiuse la porta con delicatezza e si avviò verso la cattedra. Rimase seduta sulla comoda sedia, rivestita di velluto, a contemplare il silenzio innocente  che c'era fra quelle pareti. Cosa le stava accadendo? Non era mai fuggita da nessuno. Eppure lo sguardo di quel ragazzo era così diverso. Si alzò e ripose la sedia al proprio posto. Con passi incerti avanzò verso la finestra e l'aprí per far circolare dell'aria pulita. Guardò il suo riflesso nella finestra, ma non vide la ragazza insicura che era stata qualche minuto prima. Perchè sono così insicura alla vista di quei occhi, pensò. La porta si aprì emettendo un orribile suono, rompendo il silenzio che l'aveva tranquillizzata fino a quel momento. Josephine chiuse d'istinto la finestra. Il biondo entrò a testa bassa non notando la presenza della ragazza, appoggiò la valigietta sulla cattedra. Guardò nella direzione delle finestre e vide la ragazza di qualche ora prima.  Josephine non si sarebbe mai aspettata che il ragazzo dagli occhi color ambra fosse un professore. Il biondo si grattò la nuca con la mano sinistra per imbarazzo. << S-Scusami pensavo che aula fosse vuota. >> disse.
Josephine in imbarazzo si concentrò sulla sua valigetta.
 << Non ti preoccupare, vado via subito. Scusami per il disastro di prima. >> .
Lui si fece avanti porgendole la mano e si presentò <<  Piacere, Cullen Rutherford. >>  . 
<< Josephine Montilyet, il piacere è tutto mio. Sono la nuova professoressa di Letteratura e Storia dell' Arte. >> .
L'imbarazzo stava svanendo, ma il pensiero di incontrare di nuovo i suoi occhi la tormentava. Si mosse verso la cattedra come se danzasse, il ragazzo rimase a fissarla attirato da quei movimenti leggiadri e coordinati. Josephine prese la pesante valigetta e guardò il ragazzo che la fissava con gli occhi sgranati. Nella grande aula calò un silenzio imbarazzante. Cullen si accorse che la stava mettendo a disagio e si grattò la nuca facendo un sorrisetto.
 << S-scusami... , non volevo.>> . Il silenzio imbarazzante calò con l'entrata trionfale di una ragazza dalla carnagione scura e dai cortissimi capelli che si avvicinava a Cullen. Josephine vide che c'era dell' aria di sfida nello sguardo della ragazza che si avvicinava come una pantera alla sua preda. Appoggiò gelososamente la mano sulla spalla di Cullen. 
 << Fammi indovinare, è una delle tue tante studentesse che prova ad attirare la tua attenzione? >> disse con acidità.
 Cullen le tolse la mano dalla spalla e la guardò con disprezzo. La ragazza dalle unghie laccate lo guardò in cagnesco. Cullen si allontano di due passi dalla ragazza.
<< Lei è Vivienne la mia asistente. >> disse con tono scocciato.
 Si voltò verso la sua nuova collega, accennò un sorriso. << Lei è la signorina Montilyet, la nuova professoresa di Letteratura e Storia dell' Arte. >> disse.
Lei annuì soddistatta, ricambiando lo sguardo di sfida di Vivienne, la quale si avvicinò di nuovo a Cullen. << Professore, i studenti stanno per arrivare, e abbiamo molto da fare. Andiamo! >> disse.  Josephine abbassò lo sguardo e uscì dalla stanza con il suo solito passo leggiadro. Cullen la guardò uscire di nuovo, catturato dai movimenti così delicati. Vivienne lo scosse, parecchio infastidita. <<  Cosa ti prende? >> . 
<< Nulla! >> .

Josephine rientrò a casa. Era scossa, ma felice. Non sapeva per cosa. Erano successe troppe cose, in così poco tempo. La sua mente era annebbiata, non riusciva a pensare nel modo giusto. Quei occhi color ambra ritornavano sempre a farsi vivi nei suoi ricordi.
Appoggiò delicatamente la valigetta sulla poltrona bianca e uscì dalla camera da letto. 
Mangerò più tardì, pensò. Spense la lavastoviglie e mise i piatti e le posate al loro posto. Ritornò nella stanza da letto. Prese dalla tasca anteriore della valigetta il telefono. Indossò le cuffiette e digitò sul lettore musicale scorrendo fra i vari album, Loud era il suo preferito. 

Li ha tutti, non c' è un giorno che non passì ad ascoltare le canzoni di Rihanna. La sua guida. La sua stanza in Spagna non aveva un centimetro di muro libero per via dei numerosi poster di Riri e ne sente molto la mancaza. Si è promessa di farsi incorniciare il poster a cui tiene di più e che ora fa da capolino con la sua cornice di legno abbinata al resto degli interni sopra il divano bianco nel salotto.

Partì S&M. Saltò sul letto e iniziò a cantare  << Na na na, camon. Na na na, camon.... Feels so good being bad. There's no way I'm turning back. Now the pain is for pleasure....  >> . Scese dal letto e si diresse ballando in cucina. Aprì il frigo e le venne un idea << Perché non ci ho pensato prima? >> .
   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Dragon Age / Vai alla pagina dell'autore: Josephine98