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Autore: Red_Coat    14/03/2017    2 recensioni
Questa è la storia di un soldato, un rinnegato da due mondi. È la storia del viaggio ultimo del pianeta verso la sua terra promessa.
Questa è la storia di quando Cloud Strife fu sconfitto, e vennero le tenebre. E il silenzio.
Genere: Angst, Guerra, Horror | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cloud Strife, Kadaj, Nuovo personaggio, Sephiroth
Note: Lime, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Più contesti
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'L'allievo di Sephiroth'
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Che cosa sono gli spettri, se non semplici memorie?
Eterne e intangibili ma solide, importanti, perché ci parlano di noi e del mondo che ci gira intorno.
Filmini, scatole piene di fotografie, attimi impressi nel tempo e divenuti così immortali.
E come in una scatola polverosa riposta al sicuro, in essi sono conservati indelebili il nostro io più profondo, gli attimi più belli della nostra vita e quelli che vorremmo dimenticare, ma non solo.
I nostri sentimenti, i nostri modi di fare, i nostri pensieri più inascoltabili e le lacrime, i sorrisi. Tutto questo, fa parte di loro, e di noi.
Non appena quegli attimi finiscono, anche loro si trasformano, acquistando valore e diventando ricordi indelebili, punti fissi nella linea del nostro tempo.
Ed è per questo che sono così importanti, così essenziali per la nostra esistenza.
Sono il nostro passato, ci consentono di costruire il nostro futuro e, soprattutto, senza di esse non avremmo alcun tipo di presente.
Perché ogni giorno trascorso è un mattone in più verso ciò che saremo, e i ricordi sono ciò che contraddistingue l'uomo.
Per ognuno diversi, ma sempre specchio del nostro cuore, e delle verità taciute della nostra anima.
Innegabili.

***

ELABORAZIONE DATI IN CORSO ...
CONNESSIONE ...

Era un giorno come tanti, al quartier generale della Shinra, uno di quelli in cui non riesci neanche a renderti conto del tempo che fa, dei minuti che scorrono, e di quanti già tu ne abbia spesi a fare il tuo dovere.
Il giovane Sephiroth, da pochissimo tempo promosso a first class e in lizza per la carica di Generale, aveva trascorso esattamente così tutta la sua giornata, tra doveri, allenamenti e altri impegni vari, senza riuscire a tirare respiro neanche per un solo secondo.
Era stressante, e chiunque altro al suo posto avrebbe dato di matto. Ma lui era abituato a quei ritmi fin da piccolo, era una vita che Hojo lo tartassava chiedendogli sempre il meglio del meglio e alla fine aveva iniziato a ricercarlo anche lui, più da sé stesso che dagli altri.
Solo che ... qualche volta, non gli sarebbe spiaciuto un attimo di tregua in più, giusto il tempo per potersi "godere la vita", come aveva preso a stuzzicarlo Genesis di recente.
Più volte, in quei giorni, si era ritrovato a dovergli dare ragione, quando diceva che lui la vita vera non sapeva neppure cosa fosse.
Angeal lo rimproverava, ma quella testa fulva aveva davvero ragione.
Aveva trascorso la sua infanzia in un laboratorio, trattato come una cavia per un futuro in SOLDIER.
In pratica, poteva ben dire di essere cresciuto per quella vita, diversamente da loro che avevano trascorso la loro infanzia nel loro paese d'origine, da bambini normali.
Per questo, da quando loro due erano arrivati ad aprirgli gli occhi sul mondo, si era reso conto di avere una conoscenza vastissima sulla sua geografia, ma di non sapere assolutamente nulla sulla vita che conducevano le persone che lo abitavano, per quanto durante le tantissime e difficili missioni ne avesse conosciute tante e tutte diverse.
Non sapeva cosa volesse dire il calore di una famiglia, il quieto silenzio di una casa al mattino o tutti quegli altri piccoli, quasi insignificanti attimi quotidiani che facevano parte della vita dei civili.
L'amicizia poi, stava imparando adesso a conoscerla, e contro ogni aspettativa doveva ammettere ch'era molto più ... stupefacente di quanto si sarebbe potuto aspettare.
Amicizia: L'unica cosa intangibile al mondo capace di unire una o più persone, anche completamente diverse tra di loro, in un legame talmente stretto da risultare quasi simile a quello filiale.
Era stupefacente! E il più delle volte anche imprevedibile, proprio come gli amici che si era ritrovato ad avere. Due ragazzi di campagna cresciuti come fratelli uno completamente diverso dall'altro, e che da quando lo avevano incontrato avevano deciso di renderlo parte della loro indissolubile famiglia.
E, a proposito di questo, stava camminando verso la sala delle materie quando all'improvviso una voce autoritaria e leggermente nasale lo indusse a bloccarsi di colpo trattenendo il respiro.

<< Fermo lì! >> disse, alle sue spalle << SOLDIER 1st class, Sephiroth. >>

La riconobbe subito. Era quella di Genesis, che subito dopo gli si avvicinò e pose quello che doveva essere un fazzoletto bianco a coprirgli gli occhi.

<< Preso! >> sghignazzò infine, vittorioso, legandogli nel frattempo la benda con un nodo appena sopra la nuca
<< G-Genesis. >> mormorò a quel punto lui, spaesato e anche un pò preoccupato << Che stai facendo? >>

Non è che non si fidava, era che ... era abituato ad avere sempre tutto sotto controllo, e il non poterlo fare un po' lo impauriva.
E poi con uno imprevedibile come il rosso era meglio non abbassare mai la guardia.
Difatti, le sentì sghignazzare.

<< Rilassati, Capitano. >> lo scherni, per poi cambiare tono in uno più suadente e avvicinando la bocca al suo orecchio destro mormorare << Voglio solo fare un gioco con te. >>

L'albino si ritrovò a trattenere il fiato. Ma non ebbe neanche il tempo di dire altro, che un'altra voce entrò in campo.

<< Smettila Genesis! >>

Sephiroth trasse un respiro.
Angeal ammonì il compagno che continuò a sghignazzare alle sue spalle, e nel frattempo avvolse un braccio attorno al suo.

<< Tranquillo, lo tengo d'occhio io. >> scherzò, e anche se non riusciva a vedere nulla l'albino riuscì quasi a immaginare il rapido scambio di sguardi divertiti tra i due, mentre ricominciavano insieme a camminare
<< Te l'ho detto, Sephy. >> riprese Genesis, continuando a ridersela << Rilassati. Vogliamo solo che tu faccia questo per stasera. E poi ... >> aggiunse malizioso << A me piacciono le ragazze. Perciò nulla di fatto, non impensierirti troppo. >>
<< Genesis ... >> lo ammonì nuovamente Angeal, e all'albino sembrò quasi di vederlo scuotere la testa contrariato.

Lui invece se la rise, increspando anche le labbra in un leggero sorriso divertito per poi subito dopo tornare a chiedere, più curioso che preoccupato stavolta.

<< Quindi, dove stiamo andando? >>

A rispondere, o meglio a non rispondere, ancora una volta fu Genesis, sempre al suo fianco.

<< Oh, cosa sono tutte queste domande? Seguici e non fare storie. >> lo ammonì.

Proprio pochi attimi prima che una ventata di aria fredda e anche un po' pesante da respirare lo investisse, segno che avevano finalmente raggiunto l'esterno.

<< Sarebbe molto più facile se non fossi bendato. >> replicò allora lui, con la solita calma e mantenendo il sorriso sulle labbra
<< Non ha tutti i torti. >> lo sostenne Angeal
<< Tsè, e ti pareva. >> ribatté stufo Rhapsodos << Sempre la risposta pronta, eh? Si era detto o no che avremmo dovuto mantenere l'effetto sorpresa? >>

Angeal sospirò, e Sephiroth tornò a sorridere.
Ecco, era esattamente questo quello che amava di quel suo nuovo, piccolo gruppo di amici.
Già di per sé stessi loro due erano una forza della natura, il fuoco e la terra, perfettamente equilibrati. Riuscivano sempre ad accendere in lui quei sentimenti e quelle emozioni che con una vita e un trascorso come i suoi aveva già dato per scontato di non poter mai più avere occasione di provare.
Loro due ci riuscivano sempre, ogni santa volta. E riuscivano a fargli capire anche che in fin dei conti, almeno nei sentimenti, era solo un po' più forte degli altri, non completamente invincibile.

<< D'accordo, sto zitto. >> decise finalmente, senza riuscire a trattenere una risatina
<< Sia lodata Minerva! >> esclamò sollevato Genesis, mentre invece Angeal, stringendogli di più il braccio e avvicinandosi al suo orecchio mormorò, grato e complice
<< Grazie per la comprensione. >>

Ricevendo un

<< Ti ho sentito! >>

Contrariato in risposta dal rosso, e un altro sorriso divertito da parte dell'albino.
Due minuti dopo, finalmente, raggiunsero insieme la meta, e lui fu libero di levarsi la benda dagli occhi e godersi la sorpresa ch'era stata preparata per lui.
Una così preziosa e inaspettata, che non avrebbe mai più potuto dimenticarla.

\\\

Una torta al cioccolato.
Questa era la fatidica sorpresa. Una gustosa torta al cioccolato nero con su accese una, due, tre, quattro ... diciotto candeline bianche che aspettavano solo di essere spente.
Si trovavano nella sua camerata, e il dolce si trovava appoggiato sul tavolo di metallo dove di solito pranzava, almeno prima del loro arrivo.
Sephiroth si ritrovò a guardarle incredulo per qualche istante. Poi, confuso, guardò i suoi due amici che attendevano in silenzio una sua reazione.
Il primo a rompere il silenzio fu Genesis, che stringeva ancora in mano la benda con cui gli aveva coperto gli occhi.

<< Bhe? >> disse << Le spegni o no? >>

Lo fissò a bocca spalancata, e lo vide scoccargli un occhiolino complice. Infine rivolse uno sguardo anche ad Angeal, che lo osservava con un leggero sorriso sulle labbra.

<< Non chiedere come l'abbiamo avuta. >> disse, lanciando un'occhiata divertita al rosso, che con un ghigno furbo replicò, con anche un pizzico di orgoglio << Merito del mio fascino. Fosse stato per Angeal avremmo anche dovuto pagarla. >> per poi rivelargli, sussurrandogli in un orecchio << Anche la commessa di quel forno ha un debole per me. Come vedi anche io ho il mio da fare, qui. >>

Angeal sbruffò.

<< Come se gli dispiacesse. >> commentò, per poi infine ribadire, incoraggiandolo con un gesto delle mani << Ti piace il cioccolato, no? >>

Sephiroth si affrettò ad annuire.

<< Si >> rispose << Solo quello fondente però. Ma ... cosa significa tutto questo? >> si decise poi a chiedere, scaturendo nei due una reazione dapprima di stupore e poi divertita.

<< Non è oggi il tuo compleanno? >> replicò Genesis, incrociando le braccia sul petto e scrutandolo bene, spostando il peso da una gamba all'altra.

L'albino annuì di nuovi, guardando entrambi.

<< Si ma ... voi come facevate a saperlo? >>

Rhapsodos sorrise.

<< Abbiamo chiesto un po' in giro. >> risolse
<< È stato davvero difficile! >> aggiunse Angeal << Ci credi che nessuno sapeva quando sei nato? >>

Sephiroth si sciolse in un sorriso, annuendo appena e abbassando gli occhi anche un po' imbarazzato.

<< Non è esattamente la prima cosa che dico di me. >> rispose vago.

Anche perché erano così pochi quelli che davano importanza a quella ricorrenza, che quasi quasi stava iniziando a dimenticarla anche lui.

<< Ah! >> commentò sarcastico Genesis, memore come loro del fatto che erano stati proprio lui ed Angeal ad avvicinarlo e iniziare quell'amicizia sorprendente << Ma davvero? >>

Fosse stato per lui, non li avrebbe mai neanche interpellati.
Se ne stava sempre sulle sue, concentrato sul suo dovere, ma negli occhi gli si leggeva chiaramente quel senso di solitudine angosciante e quella voglia di scoprire cosa avessero in comune, quei due, da riuscire ad essere così uniti.
Fino a che un giorno loro non avevano deciso di risolvere i suoi dubbi una volta per tutte.
Angeal tossì, in un muto segnale di rimprovero.

<< Alla fine un collaboratore del professor Hojo ci ha saputo rispondere, e ci ha dato qualche "dritta" sui tuoi gusti in fatto di torte. >> gli spiegò quindi, e al giovane first sembrò quasi di vedere il sorriso complice di Jim Parson, dall'altra parte del vetro del laboratorio scientifico

Sorrise di nuovo, annuendo.

<< Ci avrei scommesso che il tuo gusto preferito fosse il fondente. >> aggiunse quindi il moro, soddisfatto
<< Sul serio? >> chiese lui, incuriosito.

Angeal annuì e apri la bocca per spiegarsi, ma Genesis interruppe il momento riportando l'attenzione su di sé e sul motivo per cui erano lì.

<< Già, hai proprio la faccia di uno a cui piace il cioccolato. >> risolse sbrigativo << Ora però dovremmo dare inizio alla festa, non trovi? >>

Sephiroth sorrise di nuovo.

<< Perché? >> scherzò << Hai paura che si freddi? >>

Per poi infine chinarsi appena verso la torta, reggendosi con entrambe le mani i fili bianchi dei suoi capelli che ora arrivavano lunghi a coprirgli la schiena e a sfiorargli gli zigomi dolci del viso, e dopo aver preso fiato spegnere finalmente quelle diciassette candeline in un colpo solo, mentre ad occhi chiusi esprimeva il suo secondo desiderio, ora come ora ben consapevole di quanto fosse irrealizzabile.
"Vorrei che questo attimo non finisse mai." sperò
"O, in alternativa ... viverne ancora altri cento, uguali o simili a questo."

\\\

Trascorsero il resto della serata in allegria, tra scherzi, spumante e ottimo cibo.
Dopo che ebbe scartato i regali (un portafoto con dentro una foto di loro tre da parte di Angeal e, neanche a dirlo, un libro anche molto interessante, da parte di Genesis), a loro si unì Jim, che aveva appena finito di lavorare.
Fu lui a portare la cena, a base di sushi e altre leccornie varie, e rimase con loro fino a pochi minuti dopo la mezzanotte, quando fu ora di ritirarsi in preparazione della nuova giornata lavorativa che avrebbe dovuto affrontare tra qualche ora appena.
Loro invece andarono a dormire molto più tardi, verso le tre del mattino visto che l'indomani non avevano per il momento nulla da fare in agenda.
Rimasero svegli a raccontarsi aneddoti divertenti sulla loro nuova vita in SOLDIER, seduti ai bordi dello stesso letto e bevendo dalla stessa bottiglia di spumante fino a che, esausti, non crollarono a dormire sullo stesso materasso, lui ed Angeal sullo stesso cuscino, e Genesis dall'altro lato, ai piedi del letto. A dire il vero, il rosso fu il primo a crollare, dando la colpa alla difficoltà dell'ultima missione che aveva dovuto affrontare.

<< Avrebbero dovuto assegnarla a un first. >> si era lamentato orgogliosamente << Io non lo sono ancora, no? Allora per quale motivo ho dovuto farla? >>

Attirandosi così facendo i sorrisi divertiti degli altri due e la risposta divertita di Sephiroth stesso.

<< Ti stai sottovalutando, Genesis. >> gli aveva detto, attirandosi un altro sguardo sarcastico dell'altro
<< Sephiroth ha ragione, Genesis. >> aveva replicato Angeal, stando al gioco << Magari ti stanno mettendo alla prova, tu che ne sai? >>

Genesis li aveva guardati serio negli occhi.

<< La finite di coalizzarvi contro di me, voi due? >> aveva replicato, vedendoli sorridere sotto i baffi, poi strappando la bottiglia dalle mani dell'amico d'infanzia aveva concluso, accusatorio << E poi ti ricordo che tu dovresti stare dalla mia parte, o sbaglio? >>

E tutti e tre erano scoppiati a ridere, divertiti, per poi tornare a parlare del più e del meno fino a che il sonno non aveva preso il sopravvento.

<< Angeal ... >> erano state le ultime parole dell'albino, prima di addormentarsi << Sono sempre stato uno di poche parole ma ... Grazie ... Questa dovevo proprio dirvela. >>

Ed Hewley, con gli occhi chiusi da un pezzo e già sulla via del sonno profondo, aveva sorriso e scuotendo le spalle aveva concluso, serenamente.

<< Dovere, Sephiroth. Siamo amici del resto, no? >>

Strappandogli un ultimo sorriso, prima di addormentarsi insieme.

... INTERRUZIONE DATI ...

***

Il giorno del ventisettesimo compleanno di Victor arrivò senza troppi ulteriori problemi, o almeno non per quanto riguardava lui.
Di giorno con la sua famiglia e di notte, quasi tutte le sere, impegnato in brevi e sempre più intensi faccia a faccia con quello che aveva deciso essere il suo nemico giurato, Cloud Strife.
Già dalla seconda volta, successiva a quella in cui si erano incontrati in quel bar, gli era stato chiaro che il "piccolo pidocchio" stava cercando d'impegnarsi per essere all'altezza.
Aveva acquistato un guanto di Mithril che gli proteggeva il braccio destro, quello con cui principalmente reggeva la Buster Sword quando non la teneva a due mani, e sembrava essere molto più allenato delle prima volte in cui si erano scontrati. " Si sta dando da fare. " aveva pensato, con una punta di orgoglio misto a curiosità.
Cosa stava facendo, nel frattempo? Possibile che fosse solo merito della sua nuova personalità?
Oppure ... no, impossibile. Evidentemente lo scontro con un vero first gli aveva fatto rendere conto delle sue carenze, e aveva deciso di darsi da fare con un serio allenamento, anche se gli sarebbe tanto piaciuto scoprire in che modo aveva deciso addestrarsi.
Aveva così deciso di trovare il modo per scoprirlo, ma non era affatto facile per lui, farlo senza trascurare la sua famiglia e i nuovi impegni che nel frattempo erano succeduti subito dopo le nozze.
Non poteva rischiare di metterli in mezzo, ne voleva finire per fare il padre e il marito assente.
Perciò alla fine il tempo a disposizione per quei pedinamenti si riduceva solo a poche ore la sera, e massimo qualcuna al mattino presto, prima dell'alba, comunque
troppo poche per poterci ricavare qualcosa d'interessante.
Ad ogni modo, nonostante l'ansia a causa di questo ogni tanto aumentasse (sapeva di non star facendo quello che Sephiroth gli aveva chiesto, ma solo il minimo indispensabile), erano anche altri i problemi che lo attanagliavano.
C'erano i lavori di ristrutturazione del locale per la galleria d'arte da pagare, i soldi di Manimi servivano per pagare altre eventuali spese extra e quelli ricevuti in dono da suo padre Yoshi erano sufficienti a coprire solo la metà dei costi.
Ciò significava che lui ed Hikari avrebbero dovuto lavorare sodo e fare in modo che quell'impresa andasse bene, se non volevano ritrovarsi alla fine con le tasche vuote e nuovamente senza nessun lavoro.
In più c'erano le tasse da pagare, le spese scolastiche e sanitarie di Keiichi e le altre varie, come quelle sul vestiario e sui piccoli svizi che ogni tanto si concedevano, come colazioni o pranzi fuori.
Per il momento, Victor aveva accettato la proposta di suo padre di aiutarlo all'officina, vista la sua innata dote nel condurre trattative e la seppur basica esperienza nel trattare con i motori, acquisita nel corso della sua permanenza a Junon.
Non era male, doveva ammetterlo.
La convivenza con suo padre non era affatto così difficile, anzi, e la paga che aveva pattuito di dargli era sufficiente a farli vivere bene.
Aveva anche deciso di smettere di fumare, grazie a questa ritrovata pseudo stabilità e per non dare il cattivo esempio a Keiichi, solo che ... non era affatto facile, con lo stress che ad altalena faceva su e giù in picchi che non erano mai regolar, e suo padre che continuava a fumare anche più di lui.
Quella sera perciò, quella del suo compleanno, subito dopo il lavoro si era diretto in un negozio di sigarette elettroniche, determinato ad acquistarne una così da provare una volta per tutte se fosse vero o no, quello che dicevano, che facessero meno male e che in alcuni casi aiutassero addirittura a smettere. Farlo così di botto non gli era mai sembrata una buona idea, soprattutto ora che il suo corpo si era riabituato a tutta quella nicotina.
Poi, subito dopo, aveva fatto un salto da un robivecchi vicino casa per comprare un regalo a suo figlio, dimentico completamente che per quel giorno i regali avrebbero dovuto farli a lui.
In realtà, la sosta dal robivecchi non era prevista all'inizio ma ... quel regalo era così prezioso che davvero sarebbe stato un peccato, lasciarlo lì nascosto dalla vetrina colma di giocattoli e cianfrusaglie, a prendere polvere.
Comunque sia, dopo averlo comprato non fece neanche in tempo ad uscire dalla porta del negozio, che una vocina vispa lo chiamò da lontano, inducendolo a fermarsi di botto e guardare di fronte a sé.
Keiichi, seguito dal dottor Fujita, gli corse incontro tutto eccitato.
Lo osservò sorpreso, e rimanendo ancor più incuriosito quando, avvicinatosi, il bambino lo salutò con un

<< Finalmente ti ho trovato! >>

S'inginocchiò alla sua altezza, e portandosi dietro la schiena la busta bianca di plastica che reggeva nella sinistra chiese, con un sorriso intenerito sulle labbra

<< E tu che ci fai qui? Non dovresti essere a casa dalla mamma? >>

Il bimbo annuì, felice

<< Mh. >> rispose soltanto

Poi estrasse dalla tasca un fazzoletto di stoffa bianca, e con sua grande sorpresa glielo mise sugli occhi, legandoglielo sopra la nuca.
Colto alla sprovvista, Victor si ritrovò a trattenere il fiato per qualche secondo mentre il piccolo se la rideva

<< Ci vedi, papi? >> gli chiese quindi, raccomandandosi << Sii sincero, è impottan ... imporrrtante. >>
<< No che non ci vedo. >> rispose lui, chiedendo poi confuso e preoccupato << Ma dove mi vuoi portare, Keiichi? >>

Il bambino rise di nuovo.

<< Fidati. >> disse semplicemente << Però dobbiamo sbriga...rrci. >> continuando a combattere con le erre per farle venire bene all'interno della frase
<< Keiichi ha ragione. >> disse il dottor Fujita, prendendo Victor per un braccio e aiutandolo ad alzarsi.

Ma, proprio allora, il giovane ex SOLDIER sentì un forte dolore alla tempia, sempre dal lato della ciocca bianca, talmente forte da procurargli un lunghissimo capogiro e farlo vacillare, rischiando di cadere.
Fortunatamente, aveva già salda la presa sulla mano di Fujita, così che questi dovette affrettarsi a sorreggerlo. Lo spavento però non fu poco.

<< Victor! Tutto bene? >> gli chiese subito dopo, preoccupato

Victor Osaka però dovette attendere più di qualche istante, prima di ritrovare la lucidità mentale che gli serviva per rispondere.
Stava bene si, fisicamente. Ma la fronte pulsava e ... stava avvenendo una cosa strana, inaspettata.
Nella sua mente, erano riemerse delle immagini e delle voci, confuse e disconnesso ma ... non del tutto al lui sconosciute.
Erano ... ricordi. Le memorie di Sephiroth.
Quella situazione che stava vivendo ... gliene aveva ricordata un'altra, che il suo Generale aveva vissuto molto tempo prima che loro si conoscessero, quando ancora Genesis ed Angeal ... non erano che semplici 2nd class.
Rimase senza fiato, immobile mentre quei piccoli flashback disordinati continuavano e il mal di testa pian piano si attenuata.
Quindi, la voce di Keiichi tornò a chiamarlo, e l'attimo fini, portandosi via anche il resto di quegli attimi ormai da tempo diventati passato.

<< Papà! >> ripeté Keiichi, più preoccupato << Stai bene? >>
<< Forse è meglio se la togliamo la benda, Keiichi. >> si preoccupò a quel punto Yukio, ma stavolta fu Victor a non volere
<< No. >> si affrettò a rispondere, tornando in sé

Quindi prese un respiro, e sorridendo anche un po'commosso decise, drizzando la schiena

<< Non fa niente. Va bene così. >>

Il medico lo guardò ancora un po' incerto

<< Sicuro? >> domandò ancora una volta

Victor annuì di nuovo, con più decisione

<< Questa però tienila tu. >> concluse, dandogli la busta che reggeva in mano.

Yukio la prese senza farsi troppe domande, anche se non riuscì a non notare le due piccole scatole che conteneva, e subito Victor cercò e trovò la mano di suo figlio, stringendola forte. Quindi insieme si avviarono verso casa, a solo un paio di minuti da li.
E, a quel punto, finalmente, poté essere libero di guardare e vivere la sorpresa che il destino e le tante persone che nonostante tutto gli volevano bene avevano preparato per lui.
Una di quelle memorie che non avrebbe mai più potuto e voluto cancellare dalla sua mente e dal suo passato. Preziosa come un gioiello, il più bello di tutti.

\\\

C'erano proprio tutti.
Sua madre Erriet, Hikari con indosso il suo kimono più bello, quello verde acceso che aveva indossato il giorno del loro primo incontro, e in un angolo anche suo padre Yoshi che, quando tutti esplosero in un applauso augurandogli buon compleanno, si limitò a sorridere abbassando gli occhi, unendosi a loro per battere le mani.
Victor, che si era inginocchiato per permettere a Keiichi di levargli la benda, si era allora rialzato, e aveva guardato emozionato i loro volti raggianti, e la casa addobbata a festa con palloncini bianchi e neri, musica pop rock in sottofondo e leccornie che occupavano sia il tavolo in sala da pranzo che il tavolino in salotto, e il cui delizioso aroma riusciva a riempire tutta la casa.

<< Io ... >> aveva esordito, titubante ed emozionato, rendendosi conto di averli lasciati tutti in sospeso in attesa di una sua reazione << I-io ... non so che dire ... >> aveva quindi provato a giustificarsi, mentre tratteneva il fiato
<< Perché sei così sorpreso? >> gli aveva fatto giustamente notare suo padre, col suo solito tono imbronciato e gli occhi che brillavano di una luce bonaria, quasi intenerita << Abbiamo forse mai saltato un tuo compleanno, da quando sei nato? >>

Tutti avevano sorriso, anche lui, rilassando nuovamente i muscoli e gettando via l'aria intrappolata nei polmoni.
Poi aveva scosso la testa, arrossendo imbarazzato

<< No, è vero. Non l'avete mai fatto ... >> aveva iniziato quindi a quel punto, fermandosi un momento a guardarli e facendosi improvvisamente serio, gli occhi lucidi e lo sguardo pieno di gratitudine << È che ... sono successe tante di quelle cose, in questi ultimi tempi ... >> un'altra pausa, lasciando ricadere lo sguardo dapprima su sua moglie, e poi sul piccolo Keiichi, che lo stava ascoltando attento e gli sorrise, quando incrocio i suoi occhi color Mako << Stavolta ero io ad averlo dimenticato. >> finì per risolvere, abbassando nuovamente il viso imporporato d'improvviso imbarazzo.

<< Allora meno male che ci siamo noi. >> aveva ribattuto Yukio, battendogli una pacca sulla spalla e invitandolo così a mettersi a proprio agio.

Lo fece, anche grazie ad Hikari che iniziò offrendogli da bere un bicchiere del suo liquore preferito.
"Già..." pensò, ringraziandola con un bacio e stringendola a sé avvolgendogli i fianchi con un braccio per poi sedersi sul divano in pelle nera con lei vicino e il piccolo sulle gambe.
"Meno male che ci siete ... non so proprio se sarebbe stato possibile tutto questo, senza di voi. Anzi, forse lo so".

È così avevano dato inizio ai festeggiamenti. Ma le sorprese non erano ancora finite, anzi.
Quella vera, doveva ancora arrivare.

\\\

Alle 21.00 della sera, circa un'ora dopo dall'inizio della festa, mentre loro erano intenti a cenare, il campanello della porta suonò.

<< Vado io! >> esclamò allegra Erriet, alzandosi e affrettandosi alla porta

Victor guardò dapprima suo figlio e poi Yoshi, improvvisamente un pò sulle spine, e il dottor Fujita, che al contrario sembrava fare fatica a trattenere tra le labbra un sorriso anche un pò eccitato.

<< Cos'altro avete organizzato, voialtri? >> chiese, sogghignando appena

Suo padre scosse le spalle.

<< È stata un'idea di Keiichi a dire il vero. >> rispose vago e serio, indicando con un cenno del capo il bimbo che, all'improvviso, non appena udì il nuovo vociare proveniente dal salotto balzò in piedi ed esclamò, correndo di là

<< Sono arrivati! Sono arrivati! Vieni papà, sbrigati! >>

E Victor, non potendo più resistere alla curiosità, accettò benevolmente il consiglio.

\\\

Nigel Newell e Shin Nishimura, il fratello più piccolo del SOLDIER 2nd per cui Osaka era stato disposto a uccidere Genesis Rhapsodos, colpevole di averlo assassinato e trasformato in una sua copia.
Erano loro due, la sorpresa per quella serata.
Keiichi aveva chiesto a sua nonna se sapesse come rintracciare qualche recluta di suo padre, per capire se ce ne fosse qualcuna ancora ... disponibile per accettare quell'invito, e lei aveva subito pensato a quel giovane a cui, durante la sua lunga assenza, Victor si era raccomandato affidandogli la loro protezione.
Ovviamente, una volta ricevuto l'invito non aveva potuto esimersi dal proporre di espanderlo anche al suo collega, ch'era ancora molto toccato dalla lettera e dal dono ricevuto, e non vedeva l'ora di rincontrare l'uomo che aveva contribuito al suo successo in SOLDIER e aveva permesso alla memoria di suo fratello di riposare in pace.
Per questo, adesso, era nervoso.
Era diventato un first, è vero, coraggioso, onesto ed abile in battaglia. Ma di fronte a lui continuava sempre a sentirsi come una delle sue reclute, anzi come la più piccola di tutte visto i cinque anni di differenza che per lui pesavano più di un macigno.
Dopo tutto quello che aveva ricevuto da lui, si sentiva un bambino riconoscente al suo cospetto, nonostante non lo fosse più già da un pezzo.
Si era preparato bene, aveva fatto una doccia e indossato la divisa tirata a lucido, assieme alla sua piastrina e a quella di suo fratello, tra i pochi oggetti personali che gli erano stati riconsegnati.
Nigel se n'era accorto, ma non aveva detto nulla.
Al momento di bussare alla porta però, non aveva potuto non lanciargli una rapida occhiata, sussurrandogli con un sorriso sincero

<< Sarà felicissimo di vederti, Shin. Rilassati. >>

Lui annuì, e ci provò a seguire il consiglio.
Davvero, con tutto sé stesso. Strinse la piccola scatola di cartone che reggeva tra le mani e si disse che doveva essere forte, che stavolta era un'occasione felice e non c'era motivo per piangere.
Era la festa di compleanno del suo Capitano, e lui aveva un regalo speciale da fargli. Non doveva rovinare tutto con stupidi sentimentalismi!
Ma nell'attimo in cui si ritrovarono l'uno di fronte all'altro, tutto crollò, e lui si accorse solo di star tremando solo quando Nigel, nel tentativo di aiutarlo a mascherare quell'attimo, prese dalle sue mani la scatola e gli scoccò un occhiolino, annuendo come per fargli coraggio.
Senza sapere che Victor Osaka, nel frattempo, stesse attraversando lo stesso momento di turbamento interiore.
Shin Nishimura, la sua recluta più giovane, e anche quella a cui aveva dovuto di più.
Non era riuscito a trovare il coraggio per incontrarlo, quando aveva dovuto consegnargli la lettera.
E ora il destino aveva deciso che invece quello doveva essere un incontro obbligato, anche se ... non gli spiaceva.
No, non gli dispiaceva affatto.
Rimase lì, sotto l'arco d'ingresso alla cucina, il cuore che batteva all'impazzata, il respiro fermo e la testa improvvisamente piena di ricordi, frasi non dette e immagini di momenti ormai trascorsi, fantasmi del passato che improvvisamente ritornarono di nuovo da lui, come era successo con Nigel, anche se stavolta non gli parlavano solo di quel ragazzo ma anche di suo fratello.
Jiro.
Era la fotocopia sputata di quel soldato, il primo amico che non era riuscito a salvare, la vittima che più di tutte lo aveva spinto ad agire, e che col suo sacrificio gli aveva donato nuova forza per affrontare le sfide che da lì a poco sarebbero arrivate, una dopo l'altra travolgendolo.
Ora, Jiro era tornato a trovarlo il giorno del suo compleanno, attraverso gli occhi del suo amato fratellino minore, che aveva scelto la sua stessa vita pur di ritrovarlo, e ... aveva finito per diventare ciò che lui aveva sempre sognato di essere.
Un first class. Gli fu impossibile non vedere quella divisa, così come gli fu impossibile non pensare che ... l'aveva ottenuta solo grazie all'addestramento che lui gli aveva impartito.

" Tu puoi essere la realizzazione del loro sogno.
E diventare ciò che loro avevano sempre sognato di essere. "

Queste erano state le parole di Zack.
Ma, ora che finalmente riusciva ad incrociare lo sguardo grato di quel ragazzo, l'ex SOLDIER 1st Victor Osaka si rese conto all'improvviso di aver fatto anche molto di più.

<< Shin ... >> mormorò, incredulo, senza riuscire a staccare gli occhi dai suoi

L'altro lasciò che Nigel gli tirasse via la scatola dalle mani, e con gli occhi e la bocca sgranati per la sorpresa e l'emozione lo guardò, senza riuscire a dire nulla per una manciata di secondi che parvero durare molto, molto di più, mentre ne scrutava la figura.
Era alto, aitante e anche bello come lo ricordava. Con quei suoi modi di fare decisi e la sua schiena dritta, inspirava ancora tanta fiducia e tanto carisma.
Ma ... era cambiato. Si vedeva.
Al di la dei vestiti che indossava, così diversi dalla divisa a cui era abituato e che erano costituiti da una semplice camicia nera i cui primi due bottoni erano sbottonati, un pantalone classico a sigaretta del medesimo colore e mocassini di pelle in tinta con il tutto, e delle cose che mancavano come i guanti, non presenti su nessuna delle due mani e che, proprio per questo, lasciavano scoperta la spaventosa e bitorzoluta cicatrice sul dorso di quella destra.
Era qualcosa li, in fondo a quello sguardo, in quegli occhi, prima cerulei e ora in tutto e per tutto uguali a quelli di ... Sephiroth. Il Generale a cui era sempre stato fedele e per cui era stato disposto a partire e lasciare tutto, pur di ritrovarlo o riuscire a ritrovare almeno un briciolo di quella verità che sentiva di voler conoscere.
Sua, anche se Shin non sapeva propriamente fino a che punto, era anche la ciocca bianca che scendeva dalla parte destra della fronte a sfiorargli quel lato del viso, fin oltre lo zigomo e fermandosi a pochi centimetri sotto il mento, e il nuovo taglio di capelli che aveva assunto.
La somiglianza ... era impressionante.
Ma la sua anima era molto più in pena e tormentata, di quanto non riuscisse a comunicare a parole.
E all'improvviso all'emozione si aggiunse anche un po' di sconcerto, la consapevolezza improvvisa di trovarsi esattamente lì dove il suo capitano era già stato, e la voglia di voler sapere ancora una volta da lui, la sua guida, come avesse fatto a sopravvivere, anche se qualcosa gli diceva che forse neanche lui ce l'aveva realmente fatta, o almeno non senza un minimo di fortunata incoscienza, seppur inconsapevole.
Erano due reduci, con la sola differenza che lui, sfortunatamente, si trovava ancora al centro del campo di battaglia. Ed era orribile, cercare di andare avanti lo stesso con la morte dentro al cuore, e la paura che faceva capolino dietro la faccia di ogni nemico.

<< C - Capitano ... >> mormorò appena, in risposta.

Victor lo fissò ancora per qualche istante in preda ai ricordi. Poi, gli occhi lucidi e un nodo in gola, si sforzò di sorridere accorgendosi del motivo del suo improvviso mutismo e di avere gli occhi di tutti ancora puntati addosso

<< Così ... >> iniziò, puntando i suoi occhi in quelli emozionati di Shin già sull'orlo delle lacrime << Sei diventato un first class? >> squadrando la sua divisa e fingendo una fierezza che in realtà non riusciva proprio a provare.

Nishimura sembrò ridestarsi.
Si guardò, dapprima anche un po' confuso, per poi tornare a sorridere abbassando gli occhi con modestia e imbarazzo.
Aveva ventidue anni, e tante erano state le battaglie che aveva combattuto e vinto da solo, trasformandosi così in un esperto uomo di battaglia. Eppure di fronte agli sguardi del suo ex capitano che lo scrutavano con la solita attenzione, tornò improvvisamente a sentirsi come un bimbo di fronte al suo papà, più grande, severo ma amorevole. Perché era questo l'effetto inconsapevole che Victor Osaka aveva trasmesso loro con la sua presenza, e continuava ad essere così.
Anche se ora le cose, soprattutto per lui, erano cambiate parecchio.

<< Ah. >> rispose quindi, sforzandosi invano di apparire il meno possibile inetto e impacciato << I-io ... >> infine, confortato dal sorriso del capitano e da quello di Nigel che continuava a supportarlo in silenzio, si rilassò, e riuscì a rispondere

<< Si. Da un paio d'anni. >> per poi fermarsi, e guardandolo supplicante e sincero chiedere, quasi come fosse l'unico vero motivo per cui lo aveva raggiunto li, a casa sua, senza neanche aver ricevuto un invito diretto << Io ... posso abbracciarla, Capitano? >>

Un invito che non rimase inascoltato. Perché, dopo un breve attimo di sorpresa, anche Victor si rese conto che aveva una voglia matta di farlo, e con un altro sorriso spalancò le braccia, accogliendolo in quello che fu, senza ombra di dubbio, l'abbraccio più intenso e lungo nella loro storia di amicizia, ed il momento più commovente tra quelli avvenuti fino a quel momento, quella sera.
Ad entrambi sfuggirono delle lacrime, neanche poi così involontariamente mentre gli altri lo osservavano in silenzio, rispettando il loro momento.
Anche Nigel, non poté non sentire un groppo stringerglisi in gola mentre osservava le reazioni degli astanti, come il sorriso felice del piccolo Keiichi, quello commosso di Erriet e Hikari e il leggero annuire col capo di Fujita, contento.
Lo sguardo che più di tutti lo colpì, però, fu quello di Yoshi Osaka.
Serio, scrutava a distanza la scena alle spalle del figlio, e sembrava quasi affranto dal vederli così, ma non dispiaciuto. Era come se ... fosse rammaricato e commosso assieme, e si vergognasse di essere lì, a turbare quel momento.
Anche perché, quando l'abbraccio si sciolse ed Erriet si permise così d'invitare anche loro due a tavola a mangiare, fu il primo a distogliere lo sguardo, e voltare loro le spalle torvo per ritornare subito in sala da pranzo.
Continuò ad osservarli per tutta la durata della cena, in silenzio e muovendosi il più discretamente possibile, quasi come se temesse di essere di troppo con la sua presenza, eppure volesse ad ogni modo provare a capire di più, solo attraverso quei semplici gesti.
E ciò che capì alla fine, fu che di sicuro in quel breve tempo che era stato con loro, Victor era stato per loro un padre e un amico migliore di quanto fosse riuscito ad esserlo lui stesso, con quel bambino speciale che alla fine aveva reso le sue paure meno di nulla, e i suoi errori ancora una volta evidenti come fuochi nella notte.
Anche se, almeno per quella sera, forse avrebbe potuto spegnerne qualcuno, o almeno provare nuovamente a rimediarvi, sperando che stavolta fosse quella buona.

\\\

Avvenne sul finire della serata, al momento dei regali e prima dello spegnimento delle candeline, che come da tradizione stavolta avrebbe chiuso la festa.
Si ritrovarono tutti nuovamente seduti attorno al tavolino in salotto, su cui erano posati i pacchetti contenenti i regali.
Victor sempre con in braccio Keiichi mentre stringeva la mano alla sua amata Hikari, Erriet di fianco a lui, Fujita seduto alla poltrona che dava le spalle alla porta e Yoshi ed i due ragazzi in piedi.
Il primo dietro tutti, quasi come se volesse restarsene in disparte, con le mani sprofondate nelle tasche dei vecchi jeans chiari e la schiena appoggiata allo stipite destro dell'arco divisorio tra soggiorno e corridoio, e gli ultimi vicino alla finestra alla destra del camino, dall'altro lato della stanza e di fronte al loro capitano.

<< Allora? >> chiese quindi Victor, guardando con un sorrisetto prima i pacchi e poi chi gli stava intorno << Quale apro per primo? >>
<< Oh. >> rispose allora sua madre, guardando entusiasta Yukio che annuì con un sorriso << Questo è ... beh, diciamo che ci abbiamo pensato io e Yukio ma ... potrebbe benissimo essere da parte di papà, tuo nonno. >> prendendo dal tavolo una bella scatola marroncino scuro decorata con rilievi dorati e disegni di foglie secche, porgendogliela con un sorriso.

Keiichi, ansioso di scoprirne assieme a lui il contenuto, si levò dalle gambe del padre e si spostò a sedere in attesa su quelle di sua madre, che lo accolse staccando la mano da quella del consorte e stringendolo con lo stesso sorriso felice ed eccitato
L'ex SOLDIER prese tra le mani la scatola, prevedibilmente emozionato e improvvisamente serio, e se la pose sulle gambe fissandola senza il coraggio di alzarne il coperchio.

<< Dai papà! >> lo spronò il suo bambino battendo le mani << Aprila! >>

Lo guardò, tornando a sorridere e incrociando anche gli occhi vispi e rassicuranti di Hikari.
" Lo farei. " pensò " Se fossi sicuro di non stare di nuovo tremando. "
Tuttavia, proprio grazie a loro due, e al coraggio che furono grado di infondergli con la loro sola partecipazione, riuscì a superare l'imbarazzo e nonostante tutto sollevare quel maledetto coperchio, che aveva custodito un album fotografico di quelli pregiati, con la copertina in rilievo che pareva essere fatta di Mithril, decorata da foto scelte appositamente per colpirgli il cuore e risvegliare in lui mille sensazioni contrastanti. Erano tutte diverse, ma in ognuna i soggetti erano sempre e solo due: Lui da piccolo, e suo nonno Yukio. E all'istante si ritrovò di nuovo a trattenere il fiato, mentre iniziò a sentirsi vacillare ma non abbastanza da mettersi a piangere.
Non voleva farlo, non davanti a Nigel e Shin almeno.
Così, mentre prendeva coraggio ed iniziava a sfogliarlo, ingoiando più volte il nodo sempre più grosso e stretto in gola, si concentrò sulle parole di Yukio e grazie a queste parve avere successo, almeno per il momento.

<< Queste erano tutte foto che tuo nonno aveva scelto per un secondo album su di te. >> spiegò, col suo solito toni cauto e calmo << Voleva farne un album, che però purtroppo ... >> si fermò, cercando di trovare parole migliori di quelle a cui tutti stavano pensando

Quindi, non riuscendoci e temendo di peggiorare la situazione, decise che era meglio non concludere il concetto e, con grande gioia e sollievo da parte di Victor, lo invitò a saltare direttamente all'ultima pagina, dove quest'ultimo fu molto sorpreso di trovare una busta per lettera bianca, in cui erano conservati dei documenti per quello che a tutti gli effetti sarebbe stato il suo primo

<< Corso professionale di fotografia? >>

La sua domanda stupita suscitò in tutti una reazione altrettanto sorpresa, ma in Erriet e Yukio un sorriso sereno.

<< Ooooh. >> esclamò Keiichi, ammirato meravigliato
<< Si può dire che questo sia il mio vero regalo. >> gli spiegò quindi Fujita << Ho pensato che, vista la tua passione per la pittura approfondire l'argomento sarebbe potuto tornarti utile. >>
<< E a tal proposito ... >> aggiunse Yoshi, facendosi finalmente avanti e prendendo a parlare << La scatola grigia col fiocco rosso, a destra. >>

Victor posò la busta per lettera nella scatola e richiuse con essa all'interno l'album, per poi posare il tutto nuovamente sul tavolino e prendere in mano quella che gli aveva suggerito suo padre.
Un altro colpo al cuore.
Perché aprendola, fu colto all'improvviso da un'altra ondata di ricordi quando vide la vecchia macchina fotografica di suo nonno, perfettamente conservata e funzionante, nonostante ricordasse molto bene il momento in cui era stata irrimediabilmente rotta, per sbaglio durante uno dei litigi tra genero e suocero a cui lui aveva assistito di nascosto.
Ricordava bene anche la reazione intristita di suo nonno, e le lacrime che aveva versato lui, più che per il dolore di aver perso quell'oggetto per quello che vedere quella scena gli aveva provocato.
Tutto tornò a galla in quel preciso istante, e sollevando piano lo sguardo serio verso suo padre riuscì a capire dal suo, affranto, quanto anche per lui fosse la stessa cosa.

<< Era rotta. >> ammise, abbassando gli occhi << Lo so. >> poi però li rialzò di nuovo, spiando cautamente la sua reazione e aggiungendo, dopo un sospiro << Ma tuo nonno l'ha comunque conservata, e quando ho saputo del regalo di Yukio ... >> sospirò di nuovo, e scuotendo le spalle tornò ad appoggiarsi al muro distogliendo lo sguardo come se volesse dimostrare che, in fondo, non gliene fregava nulla di quello che avrebbe pensato alla fine

<< L'ho fatta riparare, in fondo non ci è voluto molto. >> concluse

Victor restò ad ascoltare in silenzio, con la macchina fotografica tra le mani, fino a quando suo il momento di tensione non raggiunse il suo apice, e suo padre scontroso risolse, tornando a guardarlo e scacciando con una mano l'aria

<< Ho pagato il mio piccolo debito, ora siamo pari. >>

Solo a quel punto, Victor sorrise. Un sorriso commosso, pacifico, e anche un po' divertito. Annuì, sereno.

<< Grazie ... >> rispose soltanto, sincero, aspettando che suo padre tornasse a guardarlo e si sciogliesse in un'espressione anche un po' stupita, prima di aggiungere concludendo << Grazie davvero. >>

Un po' impacciato, Yoshi apri la bocca per aggiungere qualcosa, ma poi la richiuse, limitandosi ad annuire più volte scuotendo di nuovo le spalle.
Erriet sorrise, seguita da Yukio che le scoccò un occhiolino complice e contento.

<< Ora c'è il nostro! >>

La vocina vispa di Keiichi interruppe sul finale quel momento, riscuotendo un pò tutti.
Eccitato il bimbo si rialzò in piedi e afferrata la scatola marroncina che Shin aveva portato con sé gliela porse, in trepidante attesa, sorridendo.
Victor sospirò divertito ed annuì, posando quindi la scatola con la macchina fotografica sul tavolo e prendendo tra le mani quella che aveva tutta l'aria di essere solo una vecchia scatola di scarpe piena di ... cosa?
Spinto dalla curiosità la aprì, e fu solo allora, quando scrutando il suo interno vi trovò una fotografia sopra un mucchio di altre varie carte e cianfrusaglie, che capì.
E ogni suo tentativo di resistere alle lacrime s'infranse miserevolmente contro quella, che prese tra le mani mordendosi la lingua fino a sanguinare.

<< Sono gli oggetti personali di Zack Fair, Capitano. >> gli spiegò timidamente Shin, facendosi avanti << Li ho trovati chiusi a chiave nel comodino della mia camera e ... ho pensato che sarebbe stato giusto consegnarli a lei, se fosse tornato. >>

Ma Victor Osaka lo udii appena, troppo coinvolto emotivamente per smettere di guardare quella foto, che ritraeva lui e Zack, ai tempi del loro ingresso in SOLDIER.
Era stato proprio quest'ultimo a scattarla, col suo cellulare.
Aveva insistito così tanto...
A quella ne erano seguite altre, e ora scopriva che le aveva conservate tutte, riuscendo alla fine a trovare il modo di fargliele avere anche da lì, dal lifestream in cui si trovava.

" Io non ti lascerò mai solo, Vittorio. Promesso. "

Alla fine, stava riuscendo a convincerlo di non aver mai rinunciato a quel giuramento.
Ulteriore conferma di questo, fu la breve missiva che ricevette in consegna da Keiichi subito dopo, scritta su un foglio A3 di carta bianca con inchiostro nero.

<< Mi ha aiutato Nigel a scriverla. >> gli disse.

Victor vide la sua recluta annuire con un sorriso, e a quel punto cercò ancora una volta coraggio negli occhi sinceri di sua moglie, prima d'incominciarne la lettura in un silenzio assorto, col foglio che tremava stretto tra le sue mani.

"Caro papà,

Io ancora sono piccolo, e non posso farti un bel regalo di compleanno. Però, penso che questo possa lo stesso andare bene.
Lo so che di solito non ti piace parlare di questo argomento, che diventi triste e che ti fa male, però è davvero importante, perciò devo dirtelo lo stesso.
Zack Fair, il tuo amico di quando eri un SOLDIER, è venuto a trovarmi. Mi ha detto che gli dispiace di averti lasciato solo, e che ti capisce se ora sei arrabbiato con lui.
Però, ha detto anche che questo non cambierà le cose, che non ha scordato la promessa, e proverà ugualmente a starti vicino da dove si trova adesso.
Era questo che cercavo di dirti.
Adesso però devo aggiungere una cosa sola.
L'altra sera mi è venuto di nuovo in sogno, e mi ha detto di dirti queste testuali parole:

- Ho incontrato quella tua recluta, Vic.
Quel ragazzo, Adam.
Ci siamo ritrovati qui, insieme nella stessa sorte.
Abbiamo parlato tanto, ora che abbiamo il tempo per farlo. E ... ci siamo chiesti scusa a vicenda, perdonandoci.
Io ... sapevo che saresti stato capace di fare grandi cose, ma ... non immaginavo grandi fino a questo punto.
Hai fatto un lavoro splendido con quei ragazzi.
E mi spiace davvero tanto, per ciò che è successo, Vittorio.
Tantissimo, credimi.
Ma adesso, assieme a te, esiste un'altra persona che mi è amica, e anche lui voglio aiutare.
Siete le uniche persone che contano per me, dopo Aerith.
I miei unici veri amici.
Lo so, che potrai capire. Per questo ti prego, non odiarlo.
E non odiare neanche te stesso, non è tua la colpa.
Non ... non è di nessuno. Sono io, che ho scelto la mia strada.
Quindi per favore, adesso
libera il tuo cuore da tutto questo, e vivi bene amico mio.
Vivi libero.
Fallo anche per me.
Ti voglio bene davvero, Vic, non dimenticartelo. Io mantengo sempre quello che prometto.

Zack. - "

La lettera proseguiva, con le ultime parole di Keiichi che gli augurava buon compleanno sperando che il regalo gli fosse piaciuto.
Ma lui non riuscì a finire di leggerla, perché arrivato alle ultime righe delle parole di Fair tutti suoi tentativi di resistere vennero miseramente infranti, e le lacrime iniziarono a cadergli dagli occhi bagnando il foglio, e diventando singhiozzi quando Hikari e Keiichi capendo il momento si strinsero a lui, avvolgendolo in un abbraccio come a proteggerlo dagli sguardi indiscreti e dispiaciuti degli astanti.
Sua madre si limitò ad osservarli, assieme a Yukio e Yoshi, i cui occhi per la prima volta divennero lucidi, tanto che si vide costretto ad abbassarli e distogliere lo sguardo. Nigel e Shin invece, partecipi del dolore del loro superiore, finirono per unirsi commossi a quell'abbraccio che durò pochi minuti, giusto il tempo per permettergli di riaversi.
E quando finalmente riuscì a farlo, Victor si ritrovò con le braccia strette attorno al piccolo corpicino di suo figlio, il naso sprofondato nei suoi morbidi capelli il cui profumo ricordava così tanto quello di sua madre, mentre la donna che amava gli si era legata addosso con la testa appoggiata alla sua spalla, e le mani sprofondate nei suoi capelli che gli accarezzavano la nuca, dolci e delicate come solo loro sapevano fare.
Si sforzò di sorridere, riuscendo però solo a deformare le sue labbra di una smorfia triste mentre allargando le braccia accoglieva anche i suoi due ragazzi, mandando al diavolo anche quel briciolo di orgoglio che gli era rimasto.
Tanto ormai non gli sarebbe servito più a nulla, solo a peggiorare le cose.

\\\

Si dice che le candeline spente per il compleanno abbiano un potere speciale, quello di catturare il desiderio più grande del nostro cuore, e farne realtà, raggiungendo il centro del pianeta lì dove riposano le memorie di coloro che ci hanno voluto bene e avvalorandosi del loro aiuto, più di realizzarli.
Le mie ... sono ventisette, stavolta, e sono le prime che spengo dopo tre anni pessimi in cui non ho avuto proprio nulla da festeggiare, e nessuno con cui farlo.
Questa ... è la mia prima vera festa di compleanno, da quando sono partito per Nibelheim e ... ora che ci penso, non ho davvero proprio nulla da desiderare, non più adesso.
Hikari è qui con me, siamo sposati e abbiamo una casa nostra e un figlio che è il mio orgoglio e la mia gioia. Ho rivisto le mie reclute, almeno quelle a cui tenevo di più, o quasi tutte, e mio padre ed io non siamo mai andati così d'accordo come adesso.
Sto bene, non ho davvero proprio più nulla da chiedere ore che so che ... anche il sacrificio di Adam non è stato vano.
La lettera di Zack ... mi ha fatto male, è vero.
Un male benevolo.
Ma questo non cambierà le cose, dal momento che io sto già vivendo la vita da libero, o almeno ci sto provando.
Forse ... potrei provare a sentirmi meno arrabbiato con lui ... sarebbe anche logico, dopotutto.
Non fa più parte della mia vita, nonostante le ferite continuino a bruciare.
Tuttavia ... nemmeno questo sembra essere un desiderio abbastanza ambizioso per una torta di compleanno.
Ci vorrebbe qualcosa di davvero impossibile, qualcosa a cui tengo davvero con tutto me stesso e che, nonostante tutto, sia davvero così irrealizzabile o difficile da ottenere da richiedere l'intervento di forze divine, altamente superiori al mondo dei vivi e dei morti, capaci di tutto.
E ... pensandoci bene ... io ce l'ho in testa, qualcosa così.
Una mancanza che, anche in un'occasione felice come questa, continua a rimanere lì, pesante e laconica tra un battito e l'altro del mio cuore, ad appesantirlo e farmi sentire solo anche in mezzo a tutta la gente che mi ama, ch'è qui per me.
Quasi ... incompleto.
Si, è questo. È esattamente questo che voglio.
Perché, anche con Hikari e Keiichi al mio fianco, mi sento sempre come se mancasse qualcosa?
Sospiro, guardandomi intorno ed incontrando i volti raggianti dei miei amici e famigliari che aspettano di poter applaudire.
Lo so io perché, c'è qualcosa che manca a questa festa. O meglio, qualcuno, che non c'è mai stato davvero ma lo sento che c'è, con una parte inconsapevole e remota di sé.
Vive in me.
Solo che adesso, questo non basta più.
...
No che non basta.
Per questo, ho deciso. Se quella leggenda è vera, perché non sfruttare anche questa occasione, come quella volta a Nibelheim, con il cristallo di mako nella grotta?
Chiudo gli occhi, sorrido e mi concentro.
Voglio che ... Io desidero ... riavere quell'altra metà di me stesso.

"Sephiroth, mi vedi?
Quante candeline hai spento tu, nella tua vita? I tuoi desideri, si sono avverati tutti?
Per quanto mi riguarda, io spero sia così, perchè ora ho io qualcosa da chiedere. Voglio il tuo ritorno, solo questo.
Lo desidero con tutto me stesso. Sotto qualunque forma, qualsiasi sia il motivo.
Non voglio mai più rimanere da solo, senza di te.
Illuminiamo insieme questa città, e mostriamo loro cos'è la perfezione.
Non voglio più sentirmi così, vuoto come solo la tua assenza sa farmi sentire.
Solo questo desidero. Perciò sbrigati ... o rischio d'impazzire davvero io qui, senza di te.
Sempre ammesso che non lo sia già diventato."

***

La festa era finita bene, con brindisi, champagne e un po' di svago come una partita a carte e qualche passo di valzer, sulle note di un lento pop.
Alla fine però, passata la mezzanotte, era giunto il momento di salutarsi, ed era stato allora che Victor, senza più riuscire a trattenersi dal farlo, glielo aveva detto.
Aveva stretto con un sorriso la mano a Shin, felice e allietato da quella bella serata in compagnia, e poi stringendolo lo aveva tratto a sé in un abbraccio e gli aveva sussurrato, serio.

<< Sono fiero di te, Shin, davvero. Ma se non vuoi più rimanere, non sei costretto.
Vattene da SOLDIER, fino a che sei in tempo. >>

Sciogliendolo e tornando quindi a guardarlo con un sorriso sereno, come se nulla fosse successo, mentre l'altro lo fissava improvvisamente quasi sconvolto.
Gli mise una mano sulla spalla, scoccandogli un occhiolino e concludendo soave

<< I morti non possono più parlare. Salvaguarda la tua vita, poi potrai farlo anche con le memorie di quelli che non ce l'hanno fatta. >>

Per poi, dopo averlo visto farsi serio ed annuire, come se avesse compreso il messaggio implicito in quel nuovo insegnamento, lasciarlo andare assieme a Nigel, sperando che anche stavolta entrambi facessero la scelta giusta, ho almeno lui decidesse di accettare il consiglio.
Poi, quando anche Yukio aveva deciso ch'era ora di rientrare, lui ed Erriet aveva aiutato Hikari a riordinare, e infine si erano salutati, dandosi appuntamento al più presto.
L'abbraccio a suo padre era durato molto più a lungo delle altre volte.

<< Non era una frase di circostanza ... >> gli aveva detto, con un sorriso << Quel 'grazie'. >>

Yoshi si era sciolto, aveva sorriso e annuito e infine, dopo avergli posato brevemente un braccio sulla spalla destra gli aveva salutato voltandogli le spalle con un coinciso e sbrigativo

<< Ci vediamo domani. >>

Strappandogli a sua volta un sorriso divertito, mentre lo osservava chiudersi la porta alle sue spalle.
" Tu e tuo padre siete uguali. " gli aveva detto una volta sua madre.
Ed ora, stava iniziando a pensare che in fondo avesse ragione anche su questo, come sempre. Del resto, chi meglio di lei poteva conoscere entrambi così bene da potersi permettere di emettere simili giudizi.
Ci stava ancora pensando, ora che si ritrovò a rimboccare le coperte al piccolo Keiichi.
Guardò l'orologio sul comodino, segnava mezzanotte e mezza, e il bambino era ancora lì che lo fissava vispo, in attesa.
Sorrise, l'animo in pace

<< Domani non andrai a scuola. >> lo informò, e lo vide rilassarsi in un sorriso all'istante << Informerò io le maestre, okkey? >>

Keiichi annuì felice, accoccolandosi sotto le coperte. Lui seguitò a sorridere, si chinò a lasciargli un bacio sulla fronte e fece per andarsene, poi però all'improvviso sembrò ricordarsi di qualcosa e, voltatosi, prese la busta che aveva lasciato sulla piccolo scrivania per poi inginocchiarsi al capezzale del letto, per poterlo guardare meglio negli occhi alla sua altezza

<< A proposito. >> esordì, felice << Grazie per il regalo. >>

Il piccolo si rizzò su dalle coperte, illuminandosi in viso.

<< Ti è piaciuto?? Davvero?? >> chiese speranzoso

Victor sorrise, annuendo

<< È stato il più bello di tutti. E adesso voglio fartene uno io. >> rispose consegnandogli la busta

Il bambino la prese appoggiandosela sulle gambe ed estraendo la piccola scatola grigia che le dava la forma, e non appena ne vide il contenuto, dalla finestrella di plastica trasparente ricavata sul davanti, tutto il suo viso fu invaso dalla gioia e dalla sorpresa.

<< Papà, ma è Sephiroth?? >> esclamò << È una statuetta di Sephiroth!! Uaoooo!! >> iniziando a tirarla fuori dal suo involucro

Victor lo vide orgoglioso stringerla tra le mani, e sorrise ancora di più quando, sempre più meravigliato tornò ad esclamare, scoprendone i dettagli

<< Posso muovergli le braccia, e le gambe, e anche la testa! Che capelli lunghi che ha. Erano davvero così? >>
<< Si. >>
<< Sono come i tuoi, papà. Anche gli occhi. Oh, e ha anche la spada!! Uaoooo, com'è lunga! Era affilata, papi? >>

Di nuovo un sorriso. Divertito da tanta curiosità, e senza neanche la minima voglia di fermarlo, Victor gli si sedette accanto e rispose, descrivendo le linee della Masamune con le mani

<< Era lunga, talmente affilata da essere letale anche con un solo colpo, e lucente, come la luce del sole di mezzogiorno che batte sui vetri. >> Quindi, mentre ancora Keiichi lo stava ad ascoltare riflettendo su quelle parole, lui decise che era giunto il momento e concluse, fiducioso << Da adesso in poi Keiichi, questa ti farà compagnia. >> prendendogli la bambola tra le mani e posandola sul comodino per poi rimetterlo a letto e rimboccargli di nuovo le coperte.

<< Potrai dormire sogni tranquilli, perché ci sarà lui a proteggerti Keiichi, il guerriero più forte che Midgar abbia mai conosciuto. >> ribadì, raccomandandosi infine, scoccandogli un occhiolino indicando la bambola << E abbine cura, perché di questa ormai non ne esistono più. È un pezzo unico, e starà qui a proteggerti dai tuoi incubi se io non ci sarò. Promesso? >>

Gli occhi del bimbo, che spuntavano da sotto le coperte fissandolo vispi e attenti, s'illuminarono ancor di più di determinazione, e lui annuì, sicuro.

<< Promesso, papi. >> disse << Lo tratterò bene, e luciderò la sua spada ogni giorno, così quando verrà il momento potrà proteggermi dai brutti sogni. >>

Victor sorrise fiero, quindi si rialzò, gli scompigliò con una mano i capelli in una tenera carezza, e paterno mormorò, stampandogli un altro bacio sulla fronte

<< Bravo il mio campione. >>

Prima di spegnere la luce, e lasciarlo finalmente al suo sonno, e alla pace dei suoi molteplici sogni che, da adesso in poi, non sarebbero mai più stati minacciati da paure, e spettri indesiderati.
Perché un eroe invincibile dalla spada lucente ed i lunghi capelli argentei era stato posto a loro tutela, e avrebbe portato a termine la missione costi quel che costi.
Così come aveva sempre fatto.
   
 
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