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Autore: AnnVicious    15/03/2017    0 recensioni
Lana è una ragazza di ventisette anni che fa ritorno a Woodville, il suo paese di nascita, a causa di una recente perdita in famiglia che l'ha parecchio scossa. Essendo stata sempre una ragazza insicura, incapace di osare e trasgredire anche alla minima cosa, si sente persa, ancora più debole ed insicura, per giunta in quel paese che ora le sembra totalmente diverso, privo dell'energia che emanava una volta.
Ma proprio quando è al laghetto, il luogo dove da ragazzina andava a giocare, a distanza di dieci anni, rivede Alex.
Per lei è stato il primo amico, la prima cotta, il primo amore, il primo a lasciarla sola.
Alexander è a sua volta in un periodo difficile della sua vita: con un lavoro che non soddisfa le sue ambizioni, una delicata situazione in famiglia e la relazione con la sua ragazza in bilico ma riesce comunque ad avere coraggio e a vivere appieno la propria vita, nonostante sia solito indossare delle maschere pur di non mostrarsi per la persona che è nel profondo.
Entrambi sono cambiati molto, in alcune cose in meglio ed in altre in peggio, ma il ricordo della loro spensieratezza e del loro primo amore vive nelle loro menti.
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon, Lime, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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Lana si era completamente dimenticata dell'esistenza del vecchio ponte di Woodville.
Molti anni addietro, a seguito di una frana, il vecchio ponte di legno era diventato inagibile ma ai tempi esisteva già l'autostrada che permetteva ai paesani di andare in città, quindi quel ponte era stato dimenticato da praticamente chiunque dal momento in cui non aveva più uno scopo da ormai troppi anni, ma non era stato dimenticato da Alex il quale aveva portato Lana proprio davanti ad esso: nonostante fosse chiaro che quel piccolo ponte di legno avesse ormai una certa età dal colore scuro che avevano assunto le assi, rimaneva comunque bellissimo, tanto da incantare la ragazza.
La flora circostante in tutti quegli anni, era cresciuta senza sosta e concedeva a quel ponte uno strano fascino, come se fosse in qualche modo fatato: sotto di esso vi era quello che sembrava uno stagno ed agli estremi opposti di esso, si ergevano due grossi salici, dei quali le chiome ricadevano nello specchio d'acqua decorato da numerosi fiori marini, di un delicato rosa che andava dal pastello fino a diventare più acceso dove l'acqua si faceva più profonda. Le rane non attendevano nel farsi sentire e lo stesso valeva per il resto della fauna intorno: proprio dietro al ponte, dove fiiva lo stagno, si poteva ammirare un bellissimo e piccolo bosco composto da olmi, aceri e qualche pioppo, maestosi e splendenti dove i raggi del sole riuscivano ad accarezzarli. Era possibile vedere tantissime specie di volatili variopinti, che andavano dai fagiani, tordi e picchi di diversi colori e chissà quante altre numerose specie alle quali Lana non sapeva dare un nome preciso ma che erano più che sufficienti per incantarla.
Si strinse appea nella propria giacca di jeans mentre si avvicinavano al ponte di legno: data la presenza dello stagno in quella piccola pianura dimenticata da dio, l'aria era più umida rispetto a quella del centro del paese ma a lei non importava perché per stare in un luogo del genere, valeva certamente la pena stare al fresco.
Lei dopo essere salita sul ponticello costruito a forma di mezzaluna, si sedette in una estremità, facendo attenzione che le vecchie assi di legno potessero ancora sorreggere una cinquantina di chili.
"Come mai siamo qui?". Chiese poi Lana, senza alcuna traccia di acidità o cattiveria nella voce: quel luogo era stato capace in un brevissimo lasso di tempo, di trasmetterle una strana pace interiore che aveva intenzione di godersi.
Alex sostava di fianco a lei, appoggiato coi fianchi alla ringhiera di legno del ponte e dopo essersi tolto gli occhiali da sole che si infilò nella maglietta che portava sotto alla giacca nera e lucida, disse: "siamo qui per vedere il vero Alex, no?". Disse lui a bassa voce, anch'esso senza alcuna sfumatura di ostilità nella voce.
"Sai, venivo spesso qui da ragazzo, quando i miei genitori litigavano. La mia famiglia non era pacifica come la tua: da me c'era guerra quasi ogni sera ed io pur di cercare di far riappacificare i miei, ricordo che fingevo di scappare via, venendo a rintanarmi qui".
Lana ascoltava Alex con attenzione, curiosa di sapere dove sarebbe arrivato con quel discorso che aveva iniziato.
"Da ragazzino avevo la convinzione che, anche se i miei genitori si detestassero a vicenda, scappando di casa avrei potuto far riscoprire loro il piacere di fare squadra, di essere uniti sotto un unico scopo e magari riscoprire i sentimenti che tanti anni prima li avevano uniti nel matrimonio".
Lana fece una piccola smorfia: non aveva mai avuto la minima idea, da piccola che Alex avesse dovuto passare una situazione del genere.
"Avevi un cuore grande". Commentò Lana in un sussurro, lasciando poi che Alexander continuasse il proprio viaggio nel passato che aveva deciso di condividere con lei.
"Hai detto bene. Lo avevo. Ricordo di aver provato almeno fino al compimento dei miei diciott'anni a far riconciliare in qualche modo i miei genitori che non facevano altro che pestarsi i piedi a vicenda. Addirittura un gioro, mia madre stanca di avermi attorno, mi disse che era a causa mia se lei era costretta a stare con mio padre e ciò mi ferì al punto da scegliere di mettere da parte i sentimentalismi e pensare ad un modo per fare soldi ed andarmene da casa".
Alex sospirò, sendendosi accanto a Lana, a qualche centimetro di distanza. La ragazza poteva vedere chiaramente la fatica che stava facendo nel tirare fuori quei ricordi tumultuosi e silenziosamente, gliene era grata.
"Mio padre, invece è sempre stato espressivo come un sasso nei miei confronti. Più cercavo di aprirmi a lui, anche solo per raccontargli come era andata la mia giornata, più lui si chiudeva a guscio, rispondendomi solo a monosillabi. Solo da ubriaco era capace di farsi una risata ed io ero stanco di cercare affetto dove evidentemente non ne avrei mai ricevuto se non in piccolissime dosi nelle festività. Per non parlare del fatto che, una volta maggiorenne, iniziarono a farmi pesare anche il fatto che dovevano pagarmi cibo, cure ed un tetto sulla testa. Così decisi di andarmene a Dartmoor che dista cinque ore da qui. Volevo stare il più lontano possibile da loro, ma anche se mi ero trasferito così lontano appositamente, loro non si degnavano nemmeno di chiamarmi e spesso dovevo ricordare io loro della mia esistenza".
Alex posò lo sguardo sulle proprie scarpe, con rassegnazione, poi scattò qualcosa in lui e volse lo sguardo al cielo, inspirando l'aria pulita che gli donava quel posto.
"Come mai hanno tutta questa indifferenza e severità nei confronti del loro unico figlio?". Chiese Lana mantenendo la voce bassa. In un primo momento fu tentata ad avvicinarsi appena ad Alex, ma restò ferma, rendendosi conto del fatto che a lui non serviva affatto una spalla su cui piangere o cose simili.
Lui nell'udire quella domanda, portò gli occhi sulle scarpe di Lana: "chi lo sa. Preferisco pensare che siano stati così freddi ed indifferenti con me perché volevano che io diventassi autosufficiente e spiccassi il volo. Le altre soluzioni sulle quali ho riflettuto mi deprimono troppo e preferisco pensare a questa soluzione, anche se si tratta di una illusione".
Lana, in risposta sospirò, sperando con tutto il cuore che si fosse trattato davvero di ciò a cui aveva pensato Alex in tutto quel tempo.
"Quando sono arrivato a Dartmoor, ho iniziato a seguire dei corsi di recitazione all'uiversità che ho poi abbandonato al secondo anno. Mi ero reso conto del fatto che non mi serviva per farmi strada perché dalla mia parte avevo già il mio potenziale per entrare nel mondo dello spettacolo, ovvero fascino e carisma. E lo so, ti sembrerò un presuntuoso, ma non ci vedo nulla di male nel conoscere le proprie qualità".
Lana accennò un debole sorriso e senza riuscire a levargli gli occhi di dosso, disse: "io non ho detto nulla. Anzi, vorrei avere anche io questo tuo pregio, non sai quanto".
Alex abbozzò un sorriso e restando in disparte, le rispose: hai solo bisogno di persone che ti mettano alla prova e che ti facciano capire quanto tu valga davvero".
Lana abbassò lo sguardo, sospirando. "Spero di non incontrare queste persone quando ormai sarò vecchia e decrepita".
"Ehi, non è mai troppo tardi per iniziare ad amare sè stessi". Rispose subito Alex, al quale dispiaceva vedere la ragazza così abbattuta.
Lei si voltò verso di lui e dandogli un piccolo colpo sulla spalla, disse: "dai, continua. Stavi narrando la tua storia".
Lui sorrise a quella spinta, felice del fatto che poco alla volta si stesse ristabilendo una leggera sintonia tra loro e prese un enorme respiro.
"A Dartmoor, non riuscendo ad ottenere visibilità, mi trovai qualche lavoretto come monta palchi, addetto al montaggio delle luci, schiavo personale di attori e registi... Le provavo di tutte pur di farmi notare e finalmente a vent'anni, un manager sottopagato decise di darmi una possibilità, facendomi fare piccole comparse in alcuni film fino ad apparire negli spot pubblicitari in tv. A ventiquattro anni ero controllato dai miei direttori: dovevo portare vestiti di una certa marca, sponsorizzare un marchio preciso e addirittura avere una ragazza fantasma che in pratica vedevo solo negli eventi pubblici. In tutto questo erano passati almeno sei anni ed io e i miei genitori ci eravamo visti solo per le feste. Naturalmente, anche in quelle rare occasioni, non mancavano di farmi sapere con poco tatto che a loro non piaceva affatto la mia ambizione e che forse era il caso di smetterla di fare il 'pagliaccio' in televisione".
Alex riprese fiato e si sdraiò per terra, sulla superficie semi ovale del ponte di legno, con le mani dietro la nuca e gli occhi rivolti verso il cielo sereno.
"Degli anni a venire fino ad ora, non c'è molto che mi venga in mente da raccontare: sono diventato dipendente dalla cocaina, mi sono trasferito ad Iron Valley, lavoro per uno show televisivo ed ho avuto una cosa come venti relazioni. Non ricordo se Taylor fosse la ventesima o la ventunesima". Fece una smorfia, come se non gli importasse molto di sapere quella informazione e Lana disse: "hai avuto una vita piuttosto movimentata".
"Ho sempre un pensiero fisso in testa: "stare fermi è molto peggio di correre e rischiare di farsi male".
Lana sentì un brivido correrle lungo la schiena nel sentirlo pronunciare quella frase e si strinse di nuovo nella giacca in denim, sospirando malinconica.
"Io sono campionessa nello stare ferma a guardare le occasioni ballarmi davanti per poi svanire nel nulla".
Alex roteò gli occhi sui suoi. "Prima o poi troverai il coraggio di liberarti dalle catene immaginarie che credi di avere. Una volta che avrai spiccato il volo, la vista dall'alto sarà così bella da dimenticarti di chi ti dirà che avresti potuto prendere un'altra scelta o aspettare la prossima occasione".
Lana si sentì toccare nel profondo da quelle parole. Sentiva di nuovo quella strana sintonia che legava i due e decise di sdraiarsi accanto al ragazzo, anch'essa con gli occhi puntati sulle nuvole ed il cielo azzurro pastello.
"Come ci si sente a stare lassù?". Chiese, indicando appena con il mento il cielo illuminato dal sole.
Alex rispose, rilassato e con un mezzo sorriso tra le labbra: "hai la sensazione che tutti ti stiano ad osservarare, in attesa che tu faccia quella mossa sbagliata che ti farà capitombolare giù, sulla crudele terra. Ma la verità è che basta saper stare per bene in equilibrio, senza lasciarsi distrarre dagli sguardi cattivi ed invidiosi di quelli che non ce l'hanno fatta, tenendo sempre ben in mente il tuo obbiettivo. Nessuno sarà in grado di fermarti se tu sarai la prima a crederti invincibile".
Quelle parole erano di grande ispirazione per Lana, la quale aveva una improvvisa voglia di mettersi in gioco, di prendersi finalmente ciò che le spettava.
Vedendo con la coda dell'occhio Alex stiracchiare le braccia, ne approfittò subito per unire la propria mano con la sua, tiepida e sottile.
Il proprio sguardo si incrociò con il suo e Lana seppe immediatamente cosa dire e cosa fare.
"Ora voglio spiccare il volo". Sussurrò, facendo nascere un sorriso tra le labbra di Alex che con la mano libera, andò ad accarezzare il viso della dolce Lana.
"Ti insegnerò io a volare". Disse in risposta Alex.
Entrambi avvicinarono le loro labbra ed iniziarono a baciarsi, sdraiati su quel vecchio ponte che inspiegabilmente, aveva fatto ritrovare loro ciò che avevano lasciato in sospeso tempo prima.
  
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