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Autore: Knuckster    15/03/2017    3 recensioni
Evento Argus. Il fenomeno che ha sradicato dal suolo di Mobius un'intera civilizzazione, che ha intrappolato il Clan di Nocturnus nei meandri di Twilight Cage, che ha sconvolto il mondo come lo si conosceva in maniera del tutto imprevista. Ma è davvero solo questo? Sonic the Hedgehog e i suoi compagni, per la prima volta, si ritrovano ad affrontare forze universali ed eterne molto più grandi di loro. Un gruppo di membri eletti di un pericoloso Cenacolo sta preparando il terreno per l'arrivo della misteriosa entità Argus... ed una cosa è sicura: dopo il suo avvento, nulla sarà più come prima.
Sonic e il suo gruppo hanno davvero quello che ci vuole per fermare questa nuova immortale minaccia?
01/03/2019 - STORIA COMPLETATA. A partire da adesso, ci sarà una revisione completa, capitolo per capitolo, con correzioni al contenuto e al layout, riassunte volta per volta in note a piè pagina. Grazie di cuore a tutti coloro che hanno seguito questa storia gigantesca per tutti questi cinque anni!
Genere: Avventura, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Sonic the Hedgehog: A Blue Bolt Saga'
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La legge della giungla (Seconda parte)

     Il tempo che Amy Rose trascorreva davanti al televisore era, normalmente, davvero molto esiguo, considerando che preferiva di gran lunga impiegarlo fuori casa a dare la caccia a Sonic. Quella mattina, però, mentre faceva colazione e si vestiva, qualcosa le aveva suggerito che sarebbe stato meglio accenderlo, persuasa da una vocina preoccupata dentro di sé. Probabilmente il motivo di questa sua sensazione era da attribuirsi al costante viavai di ambulanze e autopattuglie che scorgeva fuori dalla finestra del suo appartamento. Era vero che Central City era una città caotica, ma dacché vi abitava non ricordava un simile trambusto di sirene, con la cadenza di almeno una ogni dieci minuti.

    Sulle prime non ci aveva fatto caso, presa com’era dal pensiero di tutti gli avvenimenti degli ultimi tempi (e da un certo appuntamento con un certo riccio blu ancora in sospeso). Tuttavia, quando si era resa conto che le sirene non smettevano di squillare per strada insistentemente si era decisa ad informarsi sulle cause del trambusto. Che fosse successo qualcosa di grave in città? Uno dei nemici con cui avevano avuto a che fare si era deciso a scagliare un attacco? Se c’era qualche problema in agguato, doveva saperlo e tenersi pronta.

    Dopo aver terminato di pettinarsi e di sistemarsi il frontino, si sintonizzò in tempo sul telegiornale locale. Il mezzobusto, con aria ancora più seria del solito, stava raccontando di episodi di violenza in città e di diversi feriti trasportati in ospedale a seguito di improvvise ed inspiegabili aggressioni. Proprio mentre stava ascoltando la testimonianza di un uomo di mezz’età attaccato per strada da un mobiano lontra impazzito, sentì suonare il campanello.

    Amy sussultò leggermente, presa com’era dal telegiornale quasi come da un incantesimo ipnotico. Si avvicinò alla porta e guardò dallo spioncino. Non lo faceva quasi mai ed infatti, dentro di sé, si stupì di quel comportamento istintivo. Probabilmente era rimasta così suggestionata dalle notizie alla tv da sentirsi istintivamente in pericolo. Tuttavia, quando si rese conto che era soltanto Geoffrey, si sentì abbastanza stupida. Gli aprì la porta e notò immediatamente che aveva un’aria stanca e preoccupata. Del suo solito sorriso cordiale e rassicurante neanche l’ombra.

    - Ciao - lo salutò lei, un po’ spiazzata - Va tutto bene? -

    - Sono venuto a vedere come stai - rispose lui, chiudendosi la porta alle spalle frettolosamente.

    - Sto bene ovviamente. Perché non dovrebbe essere così? -

    - In città si sta scatenando il panico - le comunicò Geoffrey, serio - Forse è meglio che rimani in casa oggi. Ho approfittato del fatto che passavo di pattuglia da queste parti per venire ad avvertirti -

    - Ha a che fare con quello che stavano dicendo al TG? - ribatté Amy - Le misteriose aggressioni? -

    - Non sono tanto misteriose dato che sappiamo chi sono i responsabili. Quello che non sappiamo è il perché. In centrale è un pandemonio, stiamo ricevendo decine di segnalazioni di comportamenti violenti in tutta la città -

    - La gente è impazzita di punto in bianco? - si chiese Amy, con lo stupore scolpito sul viso.

    - Non la gente qualunque - precisò Geoffrey - I mobiani… o almeno finora abbiamo ricevuto notizie solo relative a loro -

    Amy non rispose subito perché, onestamente, non sapeva cosa dire. Non le era mai capitato di sentire di mobiani che perdessero la testa e, da un momento all’altro, si mettessero ad aggredire persone a caso. Inconsciamente, la sua mente volò al periodo immediatamente successivo all’Evento X, quando gli esseri umani si ritrovarono ad avere a che fare con i mobiani e ne erano profondamente spaventati. “Animali” li chiamavano, con tutte le implicazioni più selvatiche del termine.

    - Non c’è niente che posso fare per aiutare? - domandò Amy - Forse se chiamassimo Sonic e Tails… -

    - Spero sinceramente che stiano bene anche loro - disse Geoffrey, massaggiandosi stancamente le tempie - Non sappiamo che pesci prendere ora come ora. Abbiamo catturato alcuni dei soggetti aggressivi e si comportano come belve furiose. Ringhiano, scalciano e graffiano e non si riesce neanche a comunicare, perché non rispondono alle domande più elementari -

    - E’ una cosa assurda! - esclamò Amy, inorridita.

    - In ospedale stanno eseguendo dei test su alcuni di loro, ma finché non avremo i risultati non… -

    Geoffrey si interruppe di colpo. I suoi occhi si spalancarono, quasi come se avesse visto un fantasma. Crollò a terra come un sacco di patate, sotto allo sguardo spaventato di Amy. La riccia rosa si chinò subito su di lui.

    - Geoffrey! Che ti prende? Ti senti male? -

    La lince non rispose. Pareva quasi essere piombato in un sonno profondo e istantaneo. Poi il suo corpo fu scosso dalle convulsioni e un’agitatissima Amy lo sentì rantolare e mugugnare. Lo prese per le spalle e lo scosse, chiamandolo ad alta voce, ma non servì a nulla. Geoffrey si rannicchiò in posizione fetale e cominciò visibilmente a sudare. La sua coda si irrigidì come uno stoccafisso e le sue dita, gonfiatesi in un istante come un palloncino, strapparono il tessuto dei guanti.

    Completamente spaventata, Amy mise subito mano al martello, appoggiato provvidenzialmente accanto alla porta. Geoffrey si ritrovò a camminare a quattro zampe, ringhiando e soffiando, con gli occhi privi di qualunque scintilla di ragione. Si avvicinò lentamente ad Amy, come un predatore che già pregusta la sua preda.

    - Stai lontano da me! - lo avvertì lei, con voce resa acuta dalla paura - Non voglio farti del male! -

    Avrebbe ottenuto maggiori risultati parlando direttamente ad un muro. Geoffrey continuò ad avvicinarsi lentamente. Anche la sua struttura ossea, incredibilmente, sembrava di colpo essersi adattata alle quattro zampe. Le spalle erano più larghe e i gomiti più sporgenti.

    Amy arretrò cautamente, ben consapevole che lo spazio di manovra era poco e che di quel passo si sarebbe trovata letteralmente con le spalle al muro. Agitò il martello, nel vano tentativo di intimidire quella che ormai era una bestia selvaggia.

    - Geoffrey, riesci a sentirmi? - provò ancora - Sei ancora tu lì dentro? -

    Niente da fare. Amy si rendeva conto, ormai, di essere davvero in grave pericolo. Strinse il manico del martello con ancora più forza e convinzione. Proprio nel momento in cui Geoffrey spiccò un balzo felino per avventarsi su di lei, sferrò una potente mazzata che lo colpì proprio sulla testa. Il corpo della lince, con un guaito animalesco, si afflosciò sul pavimento, dove rimase immobile. Un rivolo di sangue proveniente dalla sua tempia sinistra bagnò il pelo rossiccio.

    Assolutamente sconvolta, e senza riuscire a soffocare un lieve senso di colpa, Amy si precipitò fuori dall’appartamento come una furia e si richiuse la porta alle spalle.


    - Tails, non voglio farti del male, ma se non la pianti con questa storia ne sarò costretto! -

    Sonic era assolutamente scioccato da quello che vedeva. Tails, il suo amico di sempre, una delle persone più miti che avesse mai conosciuto, si era messo a rincorrerlo in tondo per la sua officina, cercando di ghermirlo con le zampe e di azzannarlo. Ovviamente la minaccia era quasi inesistente; a Sonic era sufficiente un veloce scatto supersonico per evitare ogni possibile colpo.

    Avrebbe potuto renderlo inoffensivo molto facilmente, ma gli sembrava assurdo ricorrere alle maniere forti con lui. Non rispondeva più ad alcun richiamo, né tantomeno ad alcuna logica. Sembrava essere diventato, in tutto e per tutto, una bestia feroce. All’ennesima zampata evitata, Sonic si convinse che non si poteva andare avanti in quel modo. Decise di non farsi intenerire e si preparò al contrattacco.

    Individuò, con la coda dell’occhio, la corda da traino con gancio che Tails utilizzava di solito per sollevare materiali pesanti o per trascinare il Tornado. Con uno scatto repentino, la afferrò e, meno di un millesimo di secondo dopo, la avvolse attorno al busto del volpino, approfittando del suo essersi sollevato a due zampe per sferrare un nuovo attacco. Tails emise versi lamentosi, mentre la corda gli si stringeva addosso, bloccandogli le braccia al corpo e lasciandolo impalato ed inerme.

    Compiuto il lavoro, Sonic arretrò, quasi considerando contagioso il suo amico. Anche legato come un salame, continuava a guardarlo con aria feroce e uno sguardo inumano. Si divincolava con tutte le forze che possedeva per liberarsi e, Sonic ne era certo, dopo numerosi tentativi ci sarebbe anche riuscito. Nonostante tutto, il riccio aveva sufficiente tempo per trovare una soluzione, anche se prima era necessario chiedere aiuto a qualcuno.

    - Non preoccuparti, piccoletto - mormorò affettuosamente - Ti rimetterò in sesto in qualche modo -

    E trovare il modo era proprio il suo principale problema. A chi poteva chiedere aiuto quando, in casi del genere, la prima persona a cui gli veniva in mente di rivolgersi era proprio Tails? Probabilmente avrebbe dovuto pensarci strada facendo.

    Corse verso la porta d’ingresso e uscì di casa in un lampo. Aveva appena varcato la soglia quando, nella foga di uscire, si scontrò dolorosamente contro qualcuno che, invece, aveva fretta di entrare. Sonic, premendosi il naso dolorante, si accorse un attimo dopo che chi gli aveva dato una testata in faccia era Silver. Il riccio bianco era finito col sedere a terra, lacrimante dal dolore per la zuccata a sua volta ricevuta. Mighty era dietro di lui, affannato e preoccupato.

    - Ci voleva anche questa a migliorare la giornata! - commentò Sonic, irritato - Cos’è tutta questa fretta? -

    - Dobbiamo subito vedere Tails! - spiegò Mighty, tutto d’un fiato - E’ successo qualcosa di… -

    - Attenti! - gridò Sonic.

    Afferrò Silver e Mighty per le spalle e si tuffò con loro sull’erba, evitando per un soffio una furia scatenata che aveva percorso ad ampie falcate il vialetto e che si stava avventando su di loro. Sonic, con l’adrenalina in corpo, si rimise subito in piedi e quando si rese conto di chi li aveva attaccati cominciò a credere che il mondo fosse impazzito totalmente.

    Blaze, a quattro zampe sullo zerbino e con gli occhi iniettati di sangue, li guardava selvaggiamente come pregustando un sostanzioso pranzetto. I suoi artigli ricurvi ticchettavano sul pavimento come ansiosi di affondare nelle carni delle sue vittime.

    - Era quello che cercavo di dirti! - esclamò Mighty - Ci ha inseguito per tutta la strada. Non lo so, sembra impazzita di colpo! -

    L’espressione di Sonic si fece d’un tratto molto seria. Senza smettere di tenere fisso lo sguardo su Blaze, si rivolse dunque a Silver.

    - Fai i tuoi trucchetti di magia e bloccala - gli disse.

    - Credi che non ci abbia già provato? - lo rimbeccò Silver, agitato - Non riesco ad attivare i miei poteri e non capisco perché! -

    - Allora è meglio fare alla vecchia maniera -

    Tutto ciò che Mighty e Silver riuscirono a scorgere immediatamente dopo quell’affermazione fu una macchia sfocata di colore blu che zigzagava per il cortile, si impadroniva di un tubo di gomma per l’irrigazione afflosciato sul prato e lo stringeva attorno alla vita di una sempre più inferocita Blaze. A poco servivano i ringhi e i soffi della gatta mentre Sonic la immobilizzava quasi come aveva fatto con Tails per poi lasciarla distesa sull’erba a scalciare inerme.

    - Se non altro, qualunque cosa le sia successa - commentò poi il riccio - Non sembra averla resa più veloce del sottoscritto -

    - Non si tratta solo di lei - lo avvertì Mighty - L’intera città sembra aver perso la testa! E’ come se i mobiani fossero regrediti ad una specie di stadio… animalesco -

    - Anche Tails è in questo stato - disse Sonic, in tono grave - Noi, però, abbiamo ancora tutte le rotelle al loro posto. Perché a noi non è successo niente? -

    - Forse “niente” non è la parola giusta - replicò l’armadillo - Silver non è l’unico ad aver perso le proprie abilità. Anche la mia forza sembra essere scomparsa. Fino a ieri ero in grado di sollevare un macigno quasi con una sola mano. Adesso ho difficoltà persino a stappare una bottiglia di plastica sigillata -

    Nel frattempo, Silver si era avvicinato cautamente a Blaze, la quale lo squadrava con rabbia allo stato puro. Il riccio bianco le tese piano una mano, proprio come si farebbe con un animale irrequieto, ma lei, in tutta risposta, tentò di morderla con uno scatto improvviso. Perplesso e spaventato allo stesso tempo, Silver indietreggiò, incapace di sopportare oltre la vista di Blaze ridotta in quel modo.

    - Se neanche Tails è in grado di aiutarci, cosa possiamo fare? - domandò, a metà tra lo sconforto e una sincera determinazione di venire a capo della faccenda - A chi ci possiamo rivolgere? -

    - Avrei una mezza idea - rispose Sonic, in tono pensieroso - Anche se preferirei non arrivare a tanto. Prima di tutto, però, assicuriamoci che anche gli altri stiano bene. Provo a contattare Amy e Knuckles -


    - Quello che stai dicendo non ha un minimo di senso, te ne rendi conto? Sì, sì. Ho capito. Arrivo il prima possibile. Voi aspettatemi lì -

    Knuckles richiuse il vano del comunicatore da polso e si prese qualche secondo per cercare di trovare una spiegazione razionale a quanto gli aveva raccontato Sonic. Non ci riuscì. Com’era possibile, del resto? Come poteva essere che due dei loro amici si fossero improvvisamente trasformati in animali feroci a quattro zampe? Tra tutte le crisi che si erano ritrovati ad affrontare, questa era di sicuro la più assurda.

    - Ci sono problemi? -

    Una voce pacata alle sue spalle lo riportò alla realtà. Il guardiano si voltò ed incontrò lo sguardo penetrante di suo padre. Trasalì impercettibilmente, forse perché da tempo non era più abituato a quegli occhi così intensi e così familiari che per molto gli erano mancati. Tuttavia, nell’istante immediatamente successivo a quella reazione spontanea, tornò dentro di lui a far capolino l’orgoglio. Distolse lo sguardo e lo concentrò, invece, sul giaciglio in cui riposava sua madre, ancora profondamente addormentata, tuttavia composta e quasi regale nella sua posa.

    - Era Sonic - spiegò l’echidna, in tono asciutto - Sta succedendo qualcosa di strano in città e ha chiesto il mio aiuto. Devo raggiungerlo quanto prima -

    - Potrei venire anch’io - suggerì Locke, d’istinto - Magari posso dare una mano -

    - No! -

    La risposta del guardiano era stata più secca e immediata di quanto avrebbe voluto. Ci fu qualche attimo di silenzio imbarazzato. Dopodiché Knuckles adoperò il tono più conciliante di cui era capace.

    - No, è meglio che tu rimanga qui a tenere d’occhio la mamma e le altre echidna. Senza me o te non avrebbero nessuno a cui rivolgersi -

    - Per quanto ancora intendi tagliarmi fuori dalla tua vita? - gli domandò di getto Locke, con tono di rimprovero.

    - Non ti sto tagliando fuori, padre - sbottò lui, vagamente irritato - E’ solo che… ho bisogno di un po’ di tempo, va bene? -

    - Credevo che fossimo a buon punto nel ricostruire il nostro rapporto. Eppure, ogni volta che tento di avvicinarmi a te, tu mi respingi… e non capisco perché -

    - Bè, forse perché non sai cosa si prova ad essere abbandonato -

    Quelle parole erano balzate fuori dalla sua bocca prima che riuscisse a trattenerle. Knuckles sentiva una rabbia sopita da tempo cominciare ad impossessarsi di lui, ma, contrariamente a quanto faceva di solito, cercò subito di tenerla a freno. Non voleva essere sgarbato con suo padre, non lo voleva davvero. Era solo quella maledetta situazione che era così complicata.

    Sonic gli aveva raccomandato di parlare con suo padre quanto prima e sapeva che era la cosa giusta da fare; solo non in quel momento, non era ancora pronto. Era praticamente cresciuto da solo, non aveva alcuna esperienza nelle conversazioni a cuore aperto con un genitore. Sarebbe stato difficile per chiunque nei suoi panni, si diceva.

    - Lo sai che mi dispiace per quello che è successo, non fare finta di non saperlo - disse saggiamente Locke, ammonendolo - Non è questo il tuo problema, secondo me. Comprendo la tua paura nell’aprirti con me e la rispetto -

    Fece una pausa e sospirò sonoramente. Knuckles poteva vedere la stanchezza incisa nelle rughe del padre, ma allo stesso tempo provava una grande ammirazione per la sua figura imponente e determinata.

    - Quando, poco tempo fa, pensavo che tu fossi morto mi sono sentito crollare, figliolo. Continuavo a rimpiangere il poco tempo che avevamo avuto a disposizione e poi sei ricomparso tutto intero, quasi come in risposta alle mie preghiere. C’è una lezione da imparare in tutto questo, Knuckles, ed è che se continuiamo a vivere nei rimpianti del passato non ci sarà niente che valga la pena vivere nel futuro -

    Knuckles sorrise. Vaghi ricordi di infanzia brillarono come lontani fuochi nella sua mente.

    - Mi sono sempre rimaste impresse le tue lezioni - confessò, con una nota di affetto nella voce - Te la sei sempre cavata alla grande come maestro -

    - Questo perché ho avuto il migliore degli studenti - ammise Locke.

    Ancora silenzio. Questa volta però era colmo di significato.

    - Ti prometto che al mio ritorno parleremo, padre - gli concesse Knuckles, guardandolo dritto negli occhi - So di essere sempre stato un orgoglioso testa dura, ma questa volta non voglio scappare. Ora lasciami andare a fare l’eroe… ancora una volta -

    Locke annuì piano con la testa.

    - Mi assicuri che stavolta tornerai a casa tutto intero? -

    Knuckles sogghignò, sicuro di sé.

    - Non è così facile liberarsi di me -

    Poi se ne andò.

    Nella stanza attigua, appena dietro l’angolo, se ne stava Shantal. Aveva ascoltato tutta la conversazione, sperando in cuor suo che padre e figlio sarebbero riusciti finalmente ad aprirsi l’uno con l’altro e a tendersi la mano. In fondo, dovevano essere tutti uniti per affrontare ciò che il destino aveva in serbo per loro… perché qualcosa di terribile stava per succedere, qualcosa che costituiva il motivo della sua rocambolesca nascita, qualcosa che ancora non riusciva a ricordare. Non mancava molto, però. Sentiva che i pezzi della sua memoria stavano per ricomporsi. Avrebbe ricordato il messaggio che era nata per portare. Presto… molto presto…


    Quando Knuckles, un paio d’ore dopo, aveva raggiunto casa Prower, trafelato per l’urgenza con cui era stato chiamato, aveva trovato Sonic, Mighty, Silver ed Amy ad attenderlo con delle facce che definire preoccupate era poco. Amy era stata costretta a raccontare nuovamente della brutta mattinata che aveva trascorso con Geoffrey, ancora chiuso nell’appartamento della riccia a Central City. Tails e Blaze, invece, erano ancora legati e chiusi in due stanze diverse della casa, sebbene si fossero calmati quel tanto che bastava a spostarli senza troppe difficoltà.

    - Se non l’avessi visto non ci crederei - commentò l’echidna, visibilmente sconcertato - Non sono né più né meno che bestie allo stato selvatico. Sembra di essere piombati nella giungla -

    - E la stessa cosa sta accadendo in tutta la città - ricordò Silver, amareggiato - Sia qui che a Central City -

    - Eppure ci dev’essere un nesso tra tutti questi avvenimenti! - esclamò Mighty, dando un pugno sulla corteccia dell’albero alla quale era appoggiato - Io e Silver abbiamo perso le nostre abilità caratteristiche, mentre Tails, Balze e Geoffrey si sono trasformati in animali selvaggi! -

    - Anche Sonic e Knuckles hanno delle abilità particolari - si ricordò Amy - Come mai a loro non è successo niente? -

    Era vero. Una delle prime domande che avevano fatto a Knuckles, non appena era arrivato, era di verificare se fosse successo qualcosa alla sua forza straordinaria. Era tutto in regola, però, come aveva avuto modo di dimostrare sollevando il divano del salotto senza alcuno sforzo.

    - Forse perché noi non abitiamo in città - suggerì Sonic, illuminato da un’idea - Pensateci! Testa dura, qui presente, vive su Angel Island, mentre io bazzico un po’ dappertutto. Tutti voi, bene o male, abitate da queste parti ed è proprio qui che tutti i mobiani stanno uscendo fuori di testa -

    - Sì, è un’ipotesi che ha senso - confermò Mighty, di buona lena - E c’è anche un altro particolare che stavo considerando. Tra di noi, solo Tails, Blaze e Geoffrey sono diventati feroci ed hanno una sola caratteristica principale in comune: hanno l’istinto dei predatori. Una volpe, un gatto e una lince… che sia una coincidenza che proprio loro siano diventati selvaggi e feroci all’improvviso? -

    Tutti gli altri si soffermarono in silenzio a riflettere, con l’unico sottofondo dello sgranocchiare di Silver. Effettivamente, come stava considerando Sonic, sembrava più di una banale coincidenza che proprio quelli, tra di loro, che avevano il sangue dei loro antenati predatori si erano trasformati in potenziali belve assassine.

    - Ma che attinenza avrebbe questa cosa con ciò che è successo a te e a Silver? - domandò Amy, poco convinta.

    - Non saprei proprio dire - confessò l’armadillo, cupo - Seguendo questa logica, qualunque cosa ci sia capitata, anche noi avremmo dovuto regredire ad uno stadio inferiore. Con l’unica differenza che le nostre specie non hanno l’istinto predatorio. Forse aver perso le nostre abilità è solo una specie di… di… prima fase di questo processo -

    - Stupidaggini! - sbottò Silver, seccato, ingoiando rumorosamente un boccone - Stando a quello che dici a quest’ora dovremmo ritrovarci a quattro zampe a caccia d’insetti - e tirò un altro morso.

    - Si può sapere che stai masticando? - lo interruppe Knuckles, irritato - Non si capisce metà di quello che dici. Piantala di mangiucchiare! -

    - Ma che dici? - replicò lui, offeso - Io non sto mangiucchian… -

    Di colpo, Silver si rese conto che gli altri lo stavano guardando con gli occhi spalancati e un’espressione di stupore quasi disgustato in viso. Amy sembrava quasi sul punto di voler vomitare.

    - Che vi prende? - chiese, prima di rendersi conto, con enorme orrore, di quanto stava facendo.

    Non avrebbe saputo dire da quanto, perché non se ne era minimamente accorto, ma stava mangiando dei lombrichi che aveva dissotterrato dal terreno con cui stava giocherellando con le dita. Pallido come un fantasma, trattenne un verso di disgusto e sputò immediatamente la viscida poltiglia che aveva in bocca.

    - Mighty, vecchio mio - intervenne Sonic, nauseato - Credo che tu abbia centrato il punto del problema -

L'inizio di un'inesorabile discesa nei meandri più primitivi della loro mente incombe su Sonic e i suoi compagni. Qual è la causa di questa tremenda involuzione? E ci sarà un modo per fermarla?

Non vorrete di certo perdervi la prossima parte, vero?

Legacy of Argus - La legge della giungla (Terza parte)

Data di pubblicazione: entro fine Marzo 2017

   
 
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