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Autore: Farawayeyes    15/03/2017    1 recensioni
Sono tanti i punti di vista che servono per fare la realtà. Questa è una di quelle verità che Los Ageles mi ha insegnato.
Los Angeles. Sono dieci anni che abito qui, scattano proprio oggi. E' l'anniversario della mia pazzia, della mia vita, è quasi il mio compleanno. Questa ormai è più mia madre che la mia città. Mi ha visto crescere, perdermi, innamorarmi, impazzire (di gioia o di dolore), mi ha visto vivere. E sta notte, seduto nel divano di questa camera d'albergo tutti i ricordi sembrano spingere per venire a galla. Non riesco proprio a dormire, ho solo voglia di ricordare.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Axl Rose, Izzy Stradlin
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Sobborgo di Fullerton

“Cristo!”
Fu la prima cosa che mi disse dopo tanto tempo, poi mi abbracciò.
“Sei bagnato fradicio! Non è stata una gran bell'accoglienza, vero?”.
Non riuscivo a parlare, ero vittima di una strana forma di emozione. Commozione. Come quando ti ricordi di essere vivo.
“È stato un viaggio allucinante” dissi.
“Ci credo. Non pensavo arrivassi sta notte”
“E io non ci speravo di riuscire ad arrivare stanotte. Ho avuto fortuna”
“Già, è una stronza la vecchia LA, ma qui la fortuna non manca di certo”

Jeffrey. Quante volte mi ha salvato la vita? Quante volte mi ha salvato da me stesso?

“Accomodati William, non farmi sentire a disagio. Vuoi una birra? Al momento non ho niente di più alcolico”
“Va benissimo” Mi sedetti sul divano, la stanchezza me la sentivo nelle gambe. Se fossi stato a casa mia le avrei distese sul tavolino di fronte, avrei lanciato via gli scarponi e acceso la TV. Ma non ero a casa mia, non c'era nessuna televisione e per di più il tavolino era sommerso di cose. Libri, per lo più. Non mi venne in mente di indagare sul motivo. Non mancavano tuttavia bottiglie di birra vuote, tazze da caffè con una pesante macchia nera sul fondo e un posacenere in cui sarebbe stato difficile trovare spazio per un altro mozzicone.
“Spero non ti disturbi il casino”
Scossi la testa ridendo e afferrai la birra. Poi tornando serio, lo guardai negli occhi.
“Jeff, senti, io sono senza un soldo”
Fu il suo turno di ridere.
“Siamo tutti nella stessa barca amico: squattrinati che vanno avanti alla giornata”
“Mi metterò subito a cercare un lavoretto”
“Certo. Vedrai che qualcosa troverai, per i primi giorni posso aiutarti io”.
Non ebbi il coraggio di chiederglielo, fu lui a dirmelo.
“Puoi restare qui finché non trovi una sistemazione”
“Non voglio disturbare”
“Tranquillo, nessun disturbo”

Rimanemmo seduti fino a tardi aggiornandoci dei mesi passati a distanza. Gli chiesi come stava e come si trovava a vivere lì, se i suoi progetti si stavano realizzando. Mi disse che andava tutto alla grande, aveva un gruppo, nuovi amici ed era soddisfatto. Tutto era diverso da Lafayette, lì la gente poteva veramente essere ciò che voleva e non doveva andare a marcire in una fabbrica già a diciassette anni. Non gli mancava niente, era felice così.
Sapevo che non era vero, lo dicevano i suoi occhi e la sua faccia. Jeffrey bramava già di meglio e lo meritava. Gli raccontai di me, di come ero svanito nel nulla, tre giorni senza sentire nessuno. Mi chiese di Gina e gli spiegai che aveva deciso di non seguirmi, gli spiegai anche perché non potevo più restare a Lafayette.
“Vuoi trasferirti definitivamente qui allora?”
“È quello che vorrei provare a fare”.
Sembró capire veramente quello che dicevo, era il mio primo confidente da giorni. Poteva sembrare un confidente casuale, usato perché in giro non c'era niente di meglio, ma non era così. Non avevo semplicemente bisogno di parlare con qualcuno, mi faceva piacere parlare con lui. Avrei continuato in eterno, ma qualcuno aprì la porta di casa di Jeffry e salutó.
Me la ritrovai davanti all'improvviso.
Deglutí. Fu certamente un incontro inaspettato. 
“William Isabel, Isabel William” disse Jeffrey, ma lei si era già messa ad urlare.
“Tu?!” fu la parola che le uscì dalla bocca.
Mi alzai in piedi di scatto e le vomitai addosso una serie di scuse.
“Scusami, davvero. Sarei tornato domani a pagare tutto!”
“Figlio di puttana!”
“Oddio, che situazione. Perdonami, davvero. Io...io non volevo”
“Oh, ma vaffanculo!”
“Te li restituirò tutti, ok?”
La vidi girarsi verso Jeffrey, indemoniata.
“Sarebbe lui il nostro ospite?”
“Temo di sí” rispose senza troppe cerimonie. 
Mi squadrò un momento.
“Jefrey. In camera mia. Subito”.

Si allontanarono, sparendo in una stanza in fondo al corridoio. Chiusero la porta, ma fu un gesto inutile. Le urla arrivarono in salotto.

“Mi spieghi che diavolo ti è saltato in mente? Quel tipo è venuto a rubare nel mio locale”
“Stava morendo di fare”
“Non mi sembra una scusa credibile e comunque avresti dovuto parlarmene”
“Te ne ho parlato. Qualche giorno fa, mi avevi detto che per te era ok”
“Me l'hai accentato l'altra sera da strafatti! Perdonami se non ti ho preso sul serio”
“Non ero ancora certo che venisse, ok? Da quello che ne sapevo poteva anche aver cambiato idea” 
“Un provincialotto che deve trasferirsi in paradiso secondo te cambia idea? Sicuro di conoscerlo bene questo tipo?” 
“Insomma”
“Appunto”
“È un disadattato come noi e io sono la sola persona che conosce a Los Angeles! Che dovrei fare?”
“È un ladro e sembra anche un mezzo sfigato!”
“Cristo, parla piano! Non urlare”
Abbassarono la voce.
“Per un hamburger Isabel, quante storie. Te li ridaró io due fottuti dollari”
“Non spostarla su questo piano, Jeff. Sai che non è questione di soldi”
“Ragiona, per favore. Non ha dove altro andare”
“Beh, qui non può stare! Non a scrocco almeno”
“Dagli una possibilità, starà qui lo stretto necessario, poi troverà un'altra sistemazione"
“Una settimana Jeff. Non di più. Questa casa è piccola anche per due persone”
“Lo so, tranquilla”
“E dormirà in camera con te. Non voglio gente sul divano”
“Come vuoi”.
Sentì una porta sbattere e dopo poco Jeff tornò in salotto.
“Vieni” mi disse “vediamo di costruire un nuovo letto”.
Due coperte sul pavimento per attutire il freddo delle mattonelle, un cuscino e un lenzuolo per coprirsi. Dopotutto poteva andarmi peggio, ero certo che avrei dormito sotto un ponte quella notte. Mi tolsi gli scarponi e mi stranai per terra.
“Alzati Will” mi disse severamente. “Sta notte tu hai bisogno di riposare, sono giorni che sei in viaggio. Dormo io lì”
“Non se ne parla”
“Non era era domanda, alzati su. E vedi di dormire come si deve”.
Fu da quella sera che iniziai ad essere in debito con lui. Debiti che aumentarono giorno dopo giorno e che, anche tutt'ora, non ho nemmeno lontanamente ripagato.
Ero certo che non avrei avuto problemi ad addormentarmi. Il letto odorava di tabacco e spezie, un odore che imparai velocemente a riconoscere come familiare.
“Lasciala perdere, sai”
Mi girai verso di lui.
“Isabel, dico. È una tipa ok. Sono certo che andrete d'accordo, è l'alcool a renderla strana”
“Posso capirla, non mi sono presentato al meglio. Non vorrei approfittare di voi, ma veramente ad ora non so che altro fare”
“Tranquillo. Ci sono passato anch'io, so cosa si prova. Per me è un piacere aiutarti”
"Grazie Jeff. Sei un amico".

Feci sogni agitati come ogni notte da quando ero bambino. 
   
 
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