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Autore: Eppol    15/03/2017    1 recensioni
E’ possibile che due mondi totalmente opposti, contrari e inversi possano mostrarsi invece più che compatibili?
C’è chi dice che chi si assomiglia si piglia, ma c’è anche chi dice che gli opposti si attraggano.
A questo punto, le domande sono molteplici, i dubbi infiniti, e quindi non ci resta che guardare.
Sederci, metterci comodi e aspettare che tutto abbia inizio, sperando che niente abbia mai una fine.
Melanie ha 18 anni appena, e frequenta l’ultimo anno di liceo classico. E’ una ragazza attenta e perspicace, sempre pronta ad affrontare qualsiasi situazione.
A mettere in dubbio le sue scelte future è Cameron, 27 anni, insegnante di Storia dell’arte alle prime armi e alle prese con una classe più che numerosa e con il fin troppo ricorrente profumo di cannella.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico, Universitario
Capitoli:
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CAPITOLO 7 - DOV’E’ FINITA LA CANNELLA?


Da quell'ultimo bacio, i due non si erano più sentiti. Avevano creato, con la classe e il professore, un gruppo chat su un applicazione di messaggistica dove si tenevano aggiornati su eventuali cambi di programma, compiti e eventi. In realtà i ragazzi scrivevano solo cazzate, parlavano dei loro affari e mandavano foto di modelle mezze nude, prendendo in giro le loro compagne molto meno dotate e molto meno di plastica. Lui aveva il suo numero, quindi, ma non si azzardò mai a cercarla.
Durante quel mese che trascorse tra il bacio e quella sera, Cameron si limitò a fissarla, a chiederle come stesse e a fissarla ancora. Melanie invece lo guardava di meno, ma s
i faceva interrogare più spesso. Era un agonia per entrambi, quella situazione. Ma non potevano fare altrimenti. Cameron aveva tutta l'intenzione di aspettare che lei si diplomasse, prima di riprendere a cercarla. Melanie aspettava il momento giusto.
E questo arriv
ò, quel sabato sera, due giorni prima della scadenza delle consegne delle mappe concettuali.

Cameron era in bagno, appena uscito da una doccia e pronto a prepararsi per una birretta in centro. Aveva il cellulare sulla mensola del lavandino, incurante del vapore acqueo che si sarebbe insinuato nell'ageggio elettronico.
Si stava guardando allo specchio e stava pensando di spuntare un po' i capelli, quando il suo cellulare squillò. Era il suono di un messaggio, ma non del gruppo. Per quello aveva impostato una suoneria predefinita. Non aveva salvato nessun numero dei ragazzi di classe, capiva subito chi fosse a scrivere anche perché ognuno di loro aveva un nickname a distinguerlo dagli altri. Per questo quando si trovò una chat aperta, un numero sconosciuto, un panorama come immagine del profilo, Cameron sobbalzò.
Quando apr
ì la chat lesse. "Salve professore! Volevo mostrarle la mia mappa concettuale prima di consegnarla, solo per dei chiarimenti riguardo la sua materia. Mi scusi per l'ora, appena può mi risponda. Grazie!" Troppo troppo formale. E lui odiava quelle formalità.
Si decide allora ad andare sul gruppo, e quando cap
ì che quello era il suo numero, impazzì. L'aveva contattato.
L'aveva cercato in una chat privata, quando l'avrebbe tranquillamente potuto fare sul gruppo. Ancora in accappatoio, i capelli bagnati e i vetri d
ello specchio appannati rispose. "Nessun disturbo, mi dica pure Mrs. Turner." voleva sembrare quanto più freddo possibile, e sperò di averne dato l'impressione.
Dopo nemmeno due minuti, gli arriv
ò una foto. Era un foglio di carta strappato magari di fretta, su cui con una scrittura molto tonda e precisa c'erano segnate delle cose. In alto, al centro del foglio c'era l'argomento.
 La perfezione dei corpi. Che argomento azzeccato, pensò, per una come lei.
Scacci
ò quel pensiero e ingrandì di poco la foto per permettersi di riuscire a leggere gli argomenti per ogni materia. Il fulcro era l'estetismo, che inserì in filosofia, nella seconda lingua e in letteratura. Il periodo storico era quello del 900, con i linguaggi del corpo dei dittatori del secolo.
E infine, arriv
ò alla storia dell'arte. Notò che questa era quella più ricca di informazioni, e pensò che era solo perché in effetti la stava mandando al professore specifico della materia. Inserì l'uomo vitruviano e gli studi anatomici di Leonardo, il maestoso David di Michelangelo, le statue greche e la loro idea di bellezza e Canova e le sue sculture. Infine aggiunse una piccola postilla sul Body paint.
Cameron rimase a bocca asciutta, quella ragazza sapeva quel che faceva e amava farlo.
Per questo non poteva permetterle di fare l'avvocato, di sprecarsi cos
ì. Nonostante lo stupore, finse apatia.
"Perfetto, ci sono cose da correggere qui e l
ì, ma lo faremo con il tempo. Buona serata signorina." Detto ciò spense la connessione e iniziò a prepararsi.

L'ultimo messaggio fu quello di Melanie, ma il professore sembrava non averlo nemmeno letto. Per questo pensò di doverla smettere di continuare a chiedersi se aveva sbagliato o meno, con quell'ultima frase.
Era sabato, doveva pensare a divertirsi. Non era il tipo da discoteca o da locali, ma adorava uscire il sabato, indossare qualcosa di pi
ù particolare e andare in giro in macchina o per le strade della città. Quella sera si organizzò con alcuni suoi amici, esterni alla scuola, con i quali andava più che d'accordo.
C'erano Summer e Jennifer che conosceva da piccole, e poi c'erano Barney e Steven che si erano uniti da poco alle ragazze. Le loro uscire erano sempre molto semplici. A
lle volte si vedevano dopo cena per andare al cinema e poi in un bar all'aperto. Altre volte andavo a mangiare qualcosa in un pub e ci restavano fino all'ora di andare. Non aveva alcun coprifuoco, i genitori le lasciavano le chiavi e avrebbe potuto tornare anche alle sei.
Ma proprio per una questione di rispetto nella fiducia che loro riponevano in lei, Melanie tornava massimo per le 02:30. Ora in cui gli altri quattro della comitiva iniziavano a darci dentro con l'alcool. Quella sera optarono per una pizza anziché il solito panino iper calorico.
Mel si sedette di fianco a Stev.

"Come va con Loreline?" Chiese lei, ricordando l'ultima litigata dell'amico con la fidanzata. "Oh, ci siamo lasciati. Non ne potevo più. " Sorrise a denti stretti, "Mi sono liberato."
"Adesso ci pu
ò provare con te quanto vuole!" disse fin troppo ad alta voce l'altro ragazzo del gruppo, ammiccando nella direzione dei due.

Jennifer gli diede uno scappellotto in testa e tutti loro scoppiarono in una risata. Stava davvero bene con loro.
Conosceva i due ragazzi da qualche anno, e di recente aveva preso a frequentarli.
Erano due donnaioli di prima categoria, ma era evidentissimo che Barney morisse per Jennifer. Si unirono a loro una sera al pub, erano con delle ragazze a cena e si stavano annoiando da matti.
Non erano i tipo da smancerie, cene romantiche o altro, a differenza delle ragazze che avevano conquistato.
Per questo quando si accorsero che in quel locale c'era
no loro, conosciute grazie ad un amica di Jenny, si scusarono e le raggiunsero al tavolo.
Un diversivo, in pratica.
Da allora il gruppo divenne inseparabile, avevano creato una chat in cui si sentivano spesso per organizzarsi e non.
Le ragazze invece le conosceva dai tempi delle scuole medie, erano le uniche con le quali era rimasta in contatto e con le quali usciva almeno una volta a settimana. Le aveva conosciute anche Gilda, che aveva da subito legato con Summer.
Entrambe avevano la passione per lo sport e questo fece si che le due diventassero amiche in pochissimo tempo.
Inizialmente Mel fu gelosissima di quel rapporto. Odiava vedere la sua migliore amica così legata ad un'altra sua amica, e per un po' le due si allontanarono.

Si riavvicinarono quando il padre di Gilda partì, dopo la separazione con la moglie, e la più grande si sentì totalmente persa.
Era sempre stata forte, piena di responsabilit
à. La classica sorella maggiore che si sveglia un po' prima per preparare la colazione si fratellini, buttare la spazzatura e andare poi a scuola. Invece, dopo che i genitori chiesero il divorzio, le cadde il mondo addosso.

Suo padre frequentava una donna, più piccola di lui da quasi sei anni. E quella notizia devastò la, a quei tempi, quindicenne. Dopo un po' le due divennero più unite che mai, Melanie non era più gelosa della sua amica; Sapeva che Gilda la amava come una vera sorella e che il loro rapporto non poteva finire per un capriccio da bambine.

Erano le quattro del mattino, più o meno, quando Cameron fece ritorno.
La casa sapeva di vuoto ed era silenziosa, fredda. Si sedette sul divano, la testa tra le mani, le gambe divaricate. Era stanco, annoiato. Sarebbe rimasto volentieri altro tempo con i ragazzi, pur di non tornare in quella casa, ma era tardi. Si alzò avviandosi in cucina, aprì il frigo e si accorse che era vuoto. Prese così una manciata di cereali forse scaduti e se la portò alle labbra. Non aveva mangiato nulla, avevano solo bevuto qualche birra e sgranocchiato patatine stantie tipiche dei bar.
Si svestì e senza nemmeno indossare un pigiama o altro si portò lentamente il letto. Si sentiva distrutto. Prese il cellulare tra le mani intenzionato a mettere la sveglia e scorrere un po' la bacheca del social sul quale era iscritto. Quando aprì i messaggi per inviarne uno a Tony, notò che aveva lasciato quella conversazione ancora aperta. Ricordava che l'ultimo messaggio fosse il suo, ma il suo cellulare lo avvisava che ne aveva uno ancora non letto. "Potrebbe aiutarmi domani? È domenica e la mattina io sono al Poseidon. Spero che dica di si, ci tengo molto. Grazie ancora e buona serata." con tanto di smile. Il Poseidon era il caffè in cui l'aveva incontrata quella mattina, quella mattina in cui la portò a casa sua e quella mattina in cui si baciarono. Solo a pensarci Cameron sentì di desiderarla di nuovo, ed istintivamente rispose "Si, ci vediamo per le dieci." Senza uno smile, un punto in più, una buonanotte o chissà cosa.
L'indomani sarebbe stato solo un incontro formale di approfondimento, nulla di più e nulla di meno, proprio come si fa con i professori universitari. Eppure lui fremeva dalla voglia, sperava che l'indomani arrivasse in fretta, che la notte passasse veloce. Sperava che venisse a piovere di nuovo, che facesse una tempesta, che lei si bagnasse nuovamente e che la portasse da lui. Sperava che le loro labbra si incontrassero come quella volta.

Quando la sveglia suonò, Cameron pensò di mandarle un messaggio per posticipare l'appuntamento. Era stanchissimo ed aveva un sonno tremendo. Ma il suo dovere di insegnante fece si che si alzasse dal letto e i fiondasse in doccia. I realtà era la voglia di vederla che gli diede la scarica per svegliarsi. Indossò dei jeans semplici chiari ed una maglia blu a maniche lunghe. Mancavano pochi minuti alle dieci, ma si rassicurò pensando che avrebbe raggiunto il caffè in dieci minuti. Quando uscì di casa si accorse che faceva un freddo pazzesco anche se c'era un sole grande e lucente. Alzò lo sguardo: Non c'era una nuvola in cielo. Sorrise quando la notò fuori l'entrata del bar. Era così piccola. Non solo d'età, ma in tutto. Aveva lo sguardo sulle sue scarpe, le mani in avanti a reggere lo zainetto, i capelli legati in una coda sfatta ed era avvolta da una sciarpa e una giacca verdastra. Era così carina e naturale. Molto diversa, molto distante da quella neo donna che incontrò in quel ristorante con quel vestito pazzesco. Per un attimo pensò che la preferiva così; Senza un filo di trucco, bassa e magrolina, con i capelli in disordine e la punta del naso rossa.
Senza che nemmeno lui se ne potesse rendere conto, lei alzò lo sguardo, forse sentendosi osservata, e dopo un breve momento di stupore sorrise e salutò energica il suo insegnante. "Buongiorno. Fa davvero freddo oggi, vero?" Le sorrise lui cordiale, parandosi di fronte a lei e riuscendo a guardarla meglio in volto.
"Vogliamo entrare?" Chiese semplicemente lei dopo aver annuito in risposta. Il calore del bar e il profumo dei dolcetti appena sfornati colpirono i due in pieno viso. Quando si sedettero, infatti, entrambi si spogliarono di cappotti e sciarpe e Cameron non potè non notare lo scollo poco profondo che copriva invano un seno non piccolo.

Melanie era davvero brillante, aveva una spiegazione per ogni cosa che diceva, e per quanto Cameron provasse a metterla in difficoltà lei riusciva sempre a cavarsela.  
Alla fine non era servito a nulla il suo aiuto, aveva fatto da sola tutte le correzioni e gli aggiustamenti.  

A Cam diede l'impressione che Melanie non l'avesse chiamato per questo, che la tesina fosse solo una scusante.

Mentre mangiava la sua fetta di torta alla cannella, lui non smise di fissarla.  

Nemmeno quando lei se ne accorse e lo guardò a sua volta.  

Nemmeno quando passò Stephanie, la cameriera, a ritirare i piattini vuoti.

"Ho... Ho qualcosa sul viso?" Chiese in evidente imbarazzo.  

"No, scusa, ero sovrappensiero." si giustificò frettolosamente.  

Ma bravo Cameron, davvero molto furbo e convincente.  

Ed ecco che nuovamente si perdeva ad ammirarla.

Una ciocca di capelli le cadeva lenta sul viso, sfuggendo dalla coda sfatta, la mano sinistra teneva il foglio fermo, mentre la destra reggeva la matita che veniva nervosamente mordicchiata.

Si chiese come potesse una ragazza così intelligente e bella non essere fidanzata.  

Beh, in realtà non aveva nessun conferma, ma dall'ultimo bacio era chiaro che lei non fosse impegnata.  

"Non torna a pranzo?" Chiese lui, dando un veloce sguardo all'orologio da parete a forma di tortino.  

"Oh! Scusi, non avevo visto fosse già così tardi..
. Avrà sicuramente un mucchio di impegni ed io... Possiamo andare! Prenderò l'autobus, non ci metto molto." Disse tutto d'un fiato più agitata di prima.  
Cameron capì, la ragazzina aveva paura di restare da sola con lui.

"Che ne dice se pranziamo insieme?"
Melanie era totalmente presa dai vari collegamenti della mappa concettuale, che credette di aver immaginato la sua voce.  

Gli aveva chiesto un aiuto per la tesina, ma in realtà non gli aveva permesso di fare granché. Voleva solo trovare un modo per parlargli.  Per capire perché in quel mese nessuno dei due si fosse avvicinato all'altro anche solo per uno scambio innocente di parole.  

Voleva capire come mai quella sera lui l'avesse baciata; Come mai lei avesse ricambiato, ma soprattutto come mai non riusciva a toglierselo dalla testa.  

Per questo, quando lui le porse quella domanda, a lei brillarono gli occhi.  

Senza indugiare nemmeno per un istante annuì fingendosi poco interessata, senza staccare gli occhi dal figlio.  

"Non penso sia sicuro restare in giro... Vieni da me?" lo sentì deglutire.  

Quella non era proprio la domanda che
si aspettava. In effetti non aveva pensato a dove poter stare tranquilli e parlare, tantomeno le era mai venuta in
mente l'idea che potessero andare da lui.  

In quella casa che in effetti lei già conosceva, e le cui mura erano le uniche testimoni oculari del loro primo bacio.  

Melanie indugiò per qualche istante.

Era più che vero: Non potevano essere in giro.  

Per questo, a meno che non volesse rinunciare alle risposte che tanto cercava, doveva andare da lui.  

"Va bene"

Lui la guardò stupito. Evidentemente non si aspettava un si.


Quando furono da lui, Mel fu felice di costatare che nulla era cambiato, che tutto era rimasto al suo posto,  compresi la penna e il taccuino in ordine sul tavolino.  

Compresa la foto sul mobiletto ad angolo.  

Scosse la testa, non era a questo che doveva pensare.  

"Non ho molto qui. Però credo possiamo arrangiare qualcosa." Sorrise leggermente a disagio, prendendo dalla credenza un po' di pasta e dal frigo quello che
sembrava essere un sugo alle noci.  

"Dove posso prendere le posate?" Chiese impacciata. Si sentiva così in imbarazzo ad armeggiare nella cucina del suo insegnante nonché uomo di cui era segretamente infatuata.  

"Terzo cassetto" Le indicò lui per poi prendere due bicchieri dal cola piatti.  

Quando Melanie finì di apparecchiare, decise bene di accomodarsi sul divano dalla quale aveva una visuale perfetta del suo insegnante.  

Con la scusa di mandare un messaggio alla madre, Mel scattò una foto di nascosto a Cameron che armeggiava con la padella e quello che si accorse essere non un sugo alle noci ma pesto bianco.  

Il problema fu che si dimenticò del solito inconveniente.  

La prima volta che le successe fu in autobus. Aveva una signora che aveva delle scarpe che cercava da secoli di spiegare come fossero a Jennifer, ma per sbaglio dimenticò di spegnere il flash.

Maledetti telefoni!

Quella volta fu uguale, l'unica differenza fu che Cameron non si arrabbiò come la vecchia signora, ma sorrise.  

E si avvicinò a lei.

Più si avvicinava e più il suo sorriso spariva, o meglio si trasformava in un sorriso estremamente maliziosi e poco raccomandabile.  

"Adesso ci mettiamo anche a scattare foto di nascosto?" Mel chiuse gli occhi d'istinto, ma sentì chiaramente che Cameron si era appoggiato con un ginocchio sul divano e che le era praticamente addosso.

"Volevo... Fare una foto... A.." diede una rapida occhiata alle spalle dell'insegnante e intravide un vaso in maioliche.  "quel vaso!"

A Cameron scappò una risata.. Non se l'era bevuta, vero?

Si certo, il vaso.

Un vaso da pochi dollari che le aveva regalato la madre qualche settimana prima, brutto un accidenti... E lei voleva fare una foto a quel coso?  
Finse di crederci, o meglio, diede tutta l'impressione di non crederci,  ma ci passò su.

Decise piuttosto di concentrarsi su qualcosa di estremamente più interessante.  

Come già aveva notato al bar, Melanie indossava una maglia panna semplice a maniche lunghe, con uno scollo davvero inesistente, ma attraverso cui lui intravedeva benissimo la forma del suo seno che si alzava e abbassava seguendo il ritmo del respiro.

Poi passò ad osservare le clavicole leggermente sporgenti, e pensò che avesse delle spalle davvero magre. Risalì con lo sguardo lungo tutto il collo.

Era certo che lei lo stesse guardando allo stesso modo, ma non era questo che gli importava.  Voleva le sue labbra, e quando arrivò con lo sguardo ad esse non potè fare a meno di avvicinarsi ancora di più. Pochi centimetri li separavano, Cameron sentiva il suo respiro sul suo naso, e uno strano calore gli pervase il
corpo e l'anima.  

La voleva, non sapeva perché né tantomeno se lei volesse lui, ma ancora una volta non gli importava.  

Più si avvicinava e più sentiva il respiro di lei bloccarsi e subito dopo appesantirsi.

Le loro labbra si sfiorarono impercettibilmente fino a quando qualcosa non interruppe quel contatto.  

Un odore nauseante gli invase le narici, sovrastando quel fantastico profumo di cannella.  

Cosa stava facendo prima di avvicinarsi così a lei?

"Cazzo, il sugo!"

 Melanie rimase interdetta per qualche istante.
Erano così vicini, stavano per baciarsi.. E lei era sicura che non si sarebbe mai scostata.  

E poi? Lui si era alzato di scatto, e non aveva capito nemmeno perché.  

Non appena lui si allontanò portando con sé il forte odore di dopobarba alla quale le sue narici non si sarebbero mai abituate, capì il motivo.  

Qualcosa si era bruciato.  

Si alzò per andare in cucina, dal momento in cui dalla postazione in cui era vedeva ben poco.  

Appoggiò la testa allo stipite della porta e sorrise guardando il suo professore nero in viso, accigliato e in evidente disagio.  

"Si è bruciato tutto!" Sbottò appoggiandosi alla credenza.  

"Non si preoccupi, la pasta in bianco è ottima!" Rise, divertita dalla situazione.

"Non c'è da ridere, signorina. Non posso darle della misera pasta in bianco e... E niente, ho solo la pasta!"

"Oh, è sicuramente più di quanto avrei mangiato io a casa, mi creda" sorrise sincera.  

In effetti, Melanie mangiava davvero poco, a meno che non avesse davanti a sé una pizza. Quella divorava ed era capace anche di mangiarne due.  

Per il resto, non andava pazza per il cibo, odiava le verdure ed amava le carni rosse.

E quante volte per colpa del suo scarso appetito aveva litigato con i genitori che la definivano esageratamente magra.  

In parte avevano ragione, era molto asciutta, dal petto ai fianchi, i quali però
  compensavano tutta la magrezza del resto del corpo.  
Era semplicemente asciutta, non "magra".

"Sei magrissima, dovresti mangiare un po' di più." sentenziò lui, tornando a guardarla.  

Eh no, anche lui no!

"So come nascondere le rotondità. Si fidi, mangio anche troppo." rispose leggermente acida.  

Cam dovette accorgersene perché rispose anch'esso un po' stizzito "Le uniche "rotondità" sono quelle delle rotelle fuori posto che ha in testa, se si considera in carne o altro."

Melanie lo fulminò con lo sguardo ma pensò che forse era meglio cambiare discorso, perché di sicuro gli avrebbe risposto male o altro.  

Odiava quando si parlava di lei un quel modo, quando veniva etichettata come "magrissima" e quando le veniva detto che si prendeva poca cura della sua salute e di se stessa.  

Non era affatto così, semplicemente se aveva voglia mangiava, altrimenti no.  

"Per quanto riguarda la tesina... "

"Va bene." Rispose il professore intuendo già quale fosse la domanda.  "Va davvero bene. Credevo non mi avresti chiesto niente, sai?" sorrise.

Notando lo sguardo interrogativo della ragazza, Cam continuò. "Mi hai chiesto di vederci per controllare i vari collegamenti, ma... Non mi hai dato modo di parlare."
"Mi dispiace davvero tanto! È che sono così presa dagli argomenti che... " Mel non ebbe nemmeno il tempo di terminare la frase che si sentì afferrare il polso in una presa un po' troppo salda.
Cameron la fisso negli occhi per qualche istante, poi la ragazza notò un sorriso particolarmente strano farsi spazio sulle labbra delluomo.  
Il tempo di battere le ciglia che lui era attaccato alle sue labbra, una mano dietro la testa a spingerla verso di lui e un altra sul suo ginocchio. Melanie rabbrividì

Quel bacio non le piacque per niente. Era un bacio rude, irruento, niente a che vedere con i precedenti. Provò a staccarsi ma lui glielo impedì più volte e la ragazza si spaventò non poco.  

"Era questo ciò che volevi, no?" sputò acido con la voce roca Cameron.

Melanie inorridì e le fece letteralmente schifo l'uomo che aveva di fronte.  

Non era lo stesso con cui stava parlando fino a due minuti prima, era... Era mostruoso.  

Aveva gli occhi lucidi, un espressione in volto che Mel non seppe mai decifrare, lo sguardo cupo e le labbra umide.  

Si sentì sporca, chiusa, a disagio. Aveva paura.

"Portami a casa."


Angolino
~
Allora ragazze...questo capitolino lascia un po' con l'amaro in bocca.
Cosa ha combinato il nostro bel Cameron? Sembrava andare tutto così bene.
Avreste mai avuto il coraggio di Melanie a mandare il messaggio? Beh... io no! per niente! ahahahah
Comunque, ciancio alle bande!(?) Spero che il capitolo vi sia piaciuto, che vi abbia incuriosito e che soprattutto vi porti ad essere ansiose per il prosssimo ><
A presto, bacini baciotti :*

  
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