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Autore: obidoia    15/03/2017    1 recensioni
Ares è un ragazzo normale come qualsiasi altro. Famoso a scuola, un prodigio nel tiro con l'arco eun rapporto col padre meraviglioso. Ma tutta questa quotidiana serenità verrà cancellata dall'improvviso arrivo di un nuovo individuo, Eros, il quale si rivela essere fratello, per giunta gemello, di Ares. E' subito odio quello che prova Ares nei confronti di suo fratello. Ma questa burrascosa relazione è destinata a cambiare portando i due ragazzi verso il punto di non ritorno.
Genere: Erotico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi, Slash
Note: Lime | Avvertimenti: Incest | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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Si dice che i gemelli siano in qualche modo collegati, non solo fisicamente, ma si crede infatti che uno provi addirittura le stesse emozioni dell'altro. Sono come due facce della stessa medaglia, uno complementare dell'altro. Nati come essere singolo e fatti per diventare una cosa sola. Ares non concepiva queste parole o più precisamente non le aveva volute concepire. Perché in fondo aveva sempre avvertito una certa mancanza, vuoto che si riempì quando aveva appena tredici anni, colmandolo all'improvviso e lasciandolo senza respiro, la sua altra metà.

Ma quando era piccolo ignorava tutto ciò che poteva comportare quella mancanza, la considerava una situazione momentanea che si sarebbe risolta senza tanti sforzi, forse sarebbe scomparsa da sola, col tempo, dimenticata nell'angolo più remoto del subconscio. Ma per quanto piccola e insignificante possa sembrare è impossibile dimenticare una parte di noi stessi, e Ares lo aveva compreso. Lo aveva accettato, era sbagliato, ma lo aveva accettato.

Dopo quel giorno Ares non ebbe più notizie dal fratello. Non rispondeva alle chiamate e non visualizzava i messaggi. Gli aveva lasciato non sapeva quanti messaggi vocali nella segreteria telefonica, ma dall'altra parte niente, solo un silenzio ostinato. Solo dopo alcuni giorni, quando il padre tornò finalmente a casa, seppe da lui che Eros si trovava a casa dei nonni paterni, i quali abitavano a circa due ore di macchina da loro.

Non lo biasimava per essere scappato. In fondo capiva perché lo aveva fatto, e se all'inizio aveva cercato di fermare il fratello ora era felice di non esserci riuscito. Anche lui aveva bisogno di pensare e la sua vicinanza non gli era d'aiuto, anzi era una grande distrazione. E gli mancava, doveva ammetterlo, quella distrazione.

A scuola chiedevano di lui, tutti era meravigliati da quel comportamento. Per nessuna ragione al mondo il famoso e diligente rappresentante d'istituto aveva mai saltato dei giorni di scuola. La sua assenza era tanto sconvolgente quanto lo erano lo strano silenzio e la mansuetudine di Ares. Sembrava essere stato finalmente domato. Tutti a scuola l'osservavano di sottecchi, come fossero impauriti da una possibile e improvvisa esplosione di collera da parte sua. Solo Jocelynn lo guardava altezzosa con un sorrisetto divertito stampato sulle labbra, ma Ares non aveva neanche voglia di litigare.

Quando quel giorno tornò a casa notò che qualcosa era cambiato. Sapeva che Eros era tornato. Perché la presenza di qualcun altro in casa si nota dai più piccoli cambiamenti, anche se questa persona rimane invisibile agli altri. Per questo Ares aveva percepito la presenza del fratello appena varcata la soglia. Era ora di porre fine a quell'assurda situazione. Era ora di parlare. Ormai era chiaro a tutti, o perlomeno a loro due, che ci fosse una sorta di attrazione tra di loro. Quegli sguardi non mentivano. Il corpo di Ares reagiva involontariamente e istintivamente a ogni pensiero e tocco di Eros. Non c'erano più scuse. Dovevano affrontare le loro paure, anche a costo di perdere sé stessi. Sarebbe stato o il tutto o il niente.

Ares rimase impietrito all'ingresso della sala da pranzo per qualche secondo quando, sceso per andare a cenare, trovò seduti al tavolo sia suo padre che suo fratello, il quale ricambiò lo sguardo esitante di Ares. Quest'ultimo si sedette a tavola esortato dal padre, ma in quel momento avrebbe volentieri vomitato tutta la bile che aveva in corpo, tant'era l'agitazione che lo attanagliava. Avrebbe avuto il coraggio necessario? Mandò giù un boccone di carne senza neanche masticarla, chiuso in un muto silenzio. Sentiva lo sguardo perforante di Eros guardarlo dentro, come se davanti ai suoi occhi fosse stato nudo. Arrossì imbarazzato dai suoi stessi pensieri. Una sensazione calda e piacevole invase tutte le sue membra. Quegli occhi verdi sarebbero stati la sua rovina. Assorto da questi pensieri si riprese solo quando il padre incominciò a parlare.

<< Sono stato via tanto, non avete niente da raccontarmi? >>

Ares non rispose, in quel momento non aveva voglia di instaurare alcuna conversazione. Al suo posto ci pensò Eros.

<< Mah, niente di che. È stato tutto come al solito. >> Anche lui sembrava essere di poche parole.

<< E Michael? Come sta, vi siete divertiti insieme? >>

<< Simpatico. >>

“Simpatico” sarebbe stata l'ultima parola che in realtà avrebbe usato Eros per descrivere suo cugino, ma non voleva discutere con suo padre per quello così preferì mentire. A tavola tornò sovrano il silenzio fino a quando dopo qualche minuto non fu Eros stesso a romperlo.

<< Ho una comunicazione da farvi. >>

Il padre lo guardò curioso ma aspettò in silenzio che continuasse. Dal tono che aveva usato doveva essere qualcosa d'importante. Ares non lo guardò affatto ma smise di mangiare aspettando ciò che aveva da dire suo fratello. Le mani gli tremavano visibilmente.

<< Mi sono fidanzato con Jocelynn. >>

E mentre il padre lo riempiva di elogi per la splendida notizia, ad Ares sembrò di sentire qualcosa spezzarsi. Si alzò da tavola per uscire da quella stanza. E tra le lamentele del padre non sentì la voce di suo fratello. Eros non lo inseguì, né lo richiamò.

Aveva scelto per entrambi. Aveva scelto il niente.

 

La mattina dopo, in un paio d'ore, tutti gli alunni sapevano del “fidanzamento dell'anno”. Si, era stato battezzato esattamente così. Anzi Ares giurava di aver sentito in giro qualcuno parlarne addirittura come il gossip “del secolo”. In fondo loro erano LA coppia. Tutti trovarono solo più che naturale e lecito quel lieto fine. Eros era intelligente, serio e sexy, Jocelynn non eguagliava la sua bellezza ma aveva il suo bel caratterino, anche se Ares la trovava più una troietta in calore con la faccia da cavallo... ma quelli erano solo dettagli del tutto insulsi.

A scuola erano ormai diventati il golden boy e la golden girl per eccezione, mentre Ares continuava ad essere il solito teppistello di turno, il cui unico scopo era quello di rovinare la reputazione del fratello. Ovviamente questo a detta di tutti quelli che sostenevano i “Jocero” o i “Lynnos”. Ad Ares veniva il voltastomaco ogni volta che sentiva quei nomignoli. Gli sembrava di essere dentro una fottuta fanfiction.

Per sua fortuna, delle volte aveva delle piccole distrazioni, e una di quelle era il gruppo di amici con cui era andato a festeggiare il compleanno. Ares si meravigliò di quanto potesse essere duratura un'amicizia. Fino ad ora loro erano stati i suoi amici più longevi e a quanto pare, i più propensi a sopportare il suo caratteraccio. Con tutto quello che era successo col fratello si era ritrovato involontariamente ad evitare quel gruppo, ma forse in quel momento fu felice che loro non l'avessero abbandonato.

Erica, la ragazza che lo aveva ospitato quando Eros lo aveva cacciato di casa, si era fidanzata e sembrava aver perdonato Ares per tutto quello che aveva fatto, disposta inoltre ad allacciare un rapporto di amicizia. Ares si sentì un po' in colpa. Non gli stava particolarmente antipatica, sempre meglio di Jocelynn comunque, solo che fin da subito per lui era stata solo un passatempo e non si era preoccupato affatto dei sentimenti di lei quando quella sera l'aveva abbandonata di punto in bianco. Si chiedeva se meritasse davvero tutta quella comprensione. Oltre a lei un altro ragazzo gli sembrò particolarmente affezionatogli. Non era un ragazzo che amava mettersi in mostra e infatti tra tutti quelli del suo gruppo forse era quello che conosceva meno.

Quella mattina Ares arrivò a scuola per l'ennesima volta giù di morale. Non aveva ancora ben elaborato le parole del gemello, tuttavia quella frase continuava a rimbombargli nella mente. E mentre rimuginava in disparte su quello vide da lontano una faccia conosciuta appena. Dei boccoli rosso porpora, due occhi verdi dorati e una pelle quasi troppo pallida per essere viva. Gli si avvicinò silenziosamente, salutandolo solo quando fu a pochi passi da lui. Ares non aveva la più pallida idea di che cosa volesse. Avevano lo stesso giro di amici ma non avevano mai avuto una vera e propria conversazione. Notò con spiacevole sorpresa di essere una decina di centimetri più basso di lui. Era stanco di sentirsi quasi un nanerottolo vicino agli altri, nonostante la sua altezza di un metro e settantatré. Il ragazzo si appoggiò alle sbarre del cancello della scuola di fianco a lui. Frugò con le mani nelle tasche tirandone fuori un qualcosa che offrì ad Ares. Era una caramella al miele. Ares accettò il regalo non capendo tuttavia il motivo di tale gesto. Il ragazzo sorrise facendo comparire due fossette ai lati delle labbra. Ares dovette ammettere che aveva un sorriso piuttosto bello e contagioso.

<< Su con la vita, i brutti momenti passano per tutti. >> detto questo se ne andò via sempre sorridendo.

Ares era allo stesso tempo sconvolto e meravigliato. Quel ragazzo era riuscito a metterlo di buon umore, manco fosse un bambino, con una caramella al miele e una frase che sembrava uscita dai biscotti cinesi della fortuna. Rise tra sé e sé. Quel ragazzo si chiamava Xavier.

A pausa pranzo Ares si ritrovò seduto al tavolo con Xavier e di fronte Erica con il suo ragazzo, un certo Mike mediocremente banale, ma sopportabile. Non era decisamente abituato a tutta quella gente vicina a lui. Prima non era affatto così. Ares era abituato a stare in un gruppo numeroso dove lui aveva una certa autorità. Era vicino a tanti ma allo stesso tempo riusciva a tenerli lontani. Invece lì si sentiva quasi soffocare nonostante fossero solo in quattro seduti a quel tavolo. Era come essere importanti ma al contempo non lo essere. Lo trovava strano.

Con Eros era diverso. Sapeva di essere l'unico oggetto dei suoi pensieri, e gli piaceva. Ares era consapevole di essere in parte un narcisista. Perché sapeva di essere attraente, se ne rendeva conto e ne approfittava. Fu anche per quello che quella notte quando Eros lo aveva guardato fare sesso si era sentito particolarmente eccitato. Era come se Eros lo adulasse. Era come un animale bramoso, famelico, desideroso di divorare la sua preda, che in tal caso era lui stesso. Con suo fratello nei paraggi si sentiva come se fosse sempre sotto a dei riflettori. Due riflettori verdi, passionali e puntati esclusivamente su di lui, o almeno lo erano.

Ares non sapeva spiegarsi dove suo fratello avesse trovato il coraggio di mettersi insieme a quella lì. Era convinto che in realtà Eros non provasse niente nei confronti di lei. Ma quando la sera prima lo aveva sentito pronunciare le parole “fidanzamento” e “Jocelynn” era come se gli fosse mancata la terra sotto ai piedi. Era rimasto ferito, perché per la prima volta dopo tanto tempo si era sentito unico, speciale per qualcun altro. E quel qualcun altro era suo fratello. Ora Eros lo aveva abbandonato e lui era di nuovo solo.

Durante il pranzo Ares non prestò molta attenzione alla conversazione instaurata dagli altri tre. Si trattava per lo più di chiacchiere superficiali, sulle lezioni, sui professori, su un nuovo centro commerciale aperto in quei giorni e altre cose di scarsa rilevanza. Ad Ares non importava niente di tutto quello, non fingeva neanche di sembrare interessato. Il suo sguardo era fisso su un tavolo dall'altra parte della mensa.

Jocelynn se ne stava seduta sulle gambe di suo fratello con le braccia attorno al suo collo, neanche fosse stata un polpo, e totalmente incurante del contesto scolastico in cui si trovavano. Era il colmo, Ares che se n'era sempre fregato di rispettare le regole, che saltava la scuola e si faceva le canne nei bagni, lui che da tutti veniva definito come un delinquente si arrabbiava per il comportamento poco consono di suo fratello e la sua fidanzatina, che in realtà non stavano facendo poi niente di male. I due rappresentanti probabilmente si sentirono osservati poiché si voltarono verso di lui.

Ares affondò negli occhi di Eros, attratto da quei due pozzi magnetici come una falena dalla luce. Non si scambiarono parole ma quello scambio di sguardi bastò ad entrambi per fomentarli. Ares si sentì come un fuoco pronto a divampare. Suo fratello era l'eros in persona. Poi qualcosa cambiò. Jocelynn sussurrò qualcosa nell'orecchio del compagno ed Eros rise di rimando. Ares ebbe come la spiacevole sensazione che quella cosa riguardasse lui. Non sopportava quella situazione. Si sentiva ingannato, si sentiva come se fosse stato tradito da sé stesso. E si odiava per quello.

Non si accorse neanche di avere gli occhi lucidi fino a quando non sentì Xavier parlargli.

<< Tutto a posto? Hai gli occhi rossi. >>

Si sporse in avanti per osservarlo meglio e Ares constatò che gli era quasi fin troppo vicino.

<< Sto bene, sto bene. >> ripeté cercando di allontanarlo con una mano.

Mike riprese il filo del discorso abbassando la voce quasi a non volersi far sentire.

<< Avete sentito l'ultima bomba su quei due? >> chiese tutto esaltato. Ovviamente tutti sapevano chi erano “quei due”.

<< No, avanti spara. >> intervenne Erica tutto a un tratto curiosa. Le donne vivevano per i gossip.

Mike abbassò ancor di più il tono.

<< Pare che Jocelynn sia stata invitata a casa vostra questa notte... non so se mi spiego... >> e ridacchiò facendo l'occhiolino.

<< Wow subito il primo giorno? Che ragazzini precoci!! >> scherzò Xavier scoppiando poi a ridere seguito a ruota da Mike.

Erica sussultò facendo un'espressione disdegnosa, come se lei stessa fosse una santarellina, ovviamente non ricordandosi del piccolo “incidente” con Ares. Quest'ultimo d'altro canto sembrava perso nei suoi pensieri, come in trance. Xavier gli diede una gomitata.

<< Sta notte ti divertirai un sacco!! >>

Ares lo guardò storto.

<< Si infatti non vedo l'ora guarda. >>

<< Eddai almeno non avrai bisogno di video oggi, sarà tutto in diretta! >>

Ares lo fulminò con lo sguardo chiedendosi se al posto del cervello, Mike non avesse delle noccioline. Xavier invece sembrò capire in qualche modo il disagio che quella conversazione gli stava provocando, infatti fece cenno al compagno di smetterla con gli scherzi. Il rosso si girò sorridente verso di Ares, gli era venuta un'idea.

<< Senti Ares ma perché stasera non ti fermi da me? I miei non sono in casa al momento, e ho appena comprato il nuovo gioco di Assassin's Creed, stavo giusto aspettando qualcuno con cui provarlo. >>

Ares lo guardò titubante, indeciso se accettare o meno la proposta dell'amico.

<< In più – continuò Xavier – i piccioncini non ti infastidiranno... >>

Ares si voltò verso il fratello, ma questi era totalmente preso da Jocelynn. Bene, se Eros aveva preso la sua decisione anche lui aveva preso la sua.

E mentre Mike protestava per non essere stato invitato, Ares accettò l'invito di Xavier.

  
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