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Autore: maryjay    15/03/2017    2 recensioni
Correva il mese di febbraio del 1785. La regina di Francia, Maria Antonietta, ha deciso di organizzare in occasione del Carnevale, una settimana di feste e di balli di corte, rigorosamente in maschera, ispirate al... Carnevale di Venezia! (Per chi avesse letto la mia storia precedente, tranquille), stavolta Oscar è la vera protagonista della storia! Quali insidie si nasconderanno fra maschere, pizzi, merletti e champagne? Buona lettura!
Genere: Mistero, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, André Grandier, Axel von Fersen, Hans Axel von Fersen, Oscar François de Jarjayes, Victor Clemente Girodelle
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Ciao a tutte! Mi dispiace per il ritardo con cui aggiorno la storia, ma sono alquanto sommersa da impegni e stanchezza. E senza lucidità mentale, scrivere, correggere e creare non è  scontato. Un grazie speciale va a voi che mi seguite sempre e che mi ralleggrate con le vostre splendide recensioni (alle quali risponderò appena avrò modo e tempo). Avevamo lasciato la storia in un punto delicato, pare stia nascendo un complotto pericoloso. Cosa accadrà? Buona lettura.



"Certo Arielle. Vuoi ascoltare la mia proposta?"

"Si."

"Allora, come ben saprai siamo in pieno Carnevale. Dovrai spacciarti per una persona in particolare, e creare uno scandalo talmente assurdo, da mettere fuori gioco questa persona."

"Ma... non è un'azione cattiva?"- bisbigliò lei.

"Arielle... questa persona si comporta continuamente in modo irrispettoso nei nostri confronti. È per il bene nostro, e di sua maestà. Allora? Ovviamente riceverai degli onori. Oltre a una ricompensa in denaro, sia chiaro."

Arielle pensò a suo padre e alla famiglia. Se avesse portato a termine quel compito che il duca voleva assegnarle e a cui sembrava tenere particolarmente ne avrebbe giovato l'intera famiglia.

"Va bene."- annuì.

"Sicura Arielle? Dal momento in cui ti rivelerò certe informazioni mi dovrai fedeltà assoluta, altrimenti... ne pagherai con la vita."

"Va bene."

"Bene. Prendi una sieda e siedi qui con noi."

La ragazza obbedì.

Il duca Luigi Filippo esordì- "Sia io che il mio amico abbiamo notato una straordinaria somiglianza fra te e il comandante delle Guardie Reali, Oscar Francois De Jarjayes. La conosci?"

"La conoscono tutti a corte" – rispose lei.

"Bene."

"Tu dovrai mascherarti da lei e creare non uno scandalo, ma Lo scandalo. Te la senti?"

Arielle rimase sovrappensiero. In fondo, non la conosceva, e in fondo, stava agendo per il bene del suo benefattore, quindi...

"Certamente. Ma cosa dovrei fare esattamente?"

Questo non lo sappiamo ancora, ma qualcosa ci verrà in mente. Dovremmo colpirla negli affetti suoi più cari, ovvero il suo attendente, il suo amico il conte di Fersen...

"Intendete il conte svedese?"

"Vedo che sei ben informata, bene. Al momento è tutto. Puoi andare Arielle, ti farò sapere di più quanto prima"- concluse il duca bruscamente.

"Agli ordini"- si congedò, rimettendosi la cuffia e lasciando la stanza.

 

"Filippo, non hai dimenticato di menzionare, fra gli affetti più cari di Oscar, la nostra cara... regina?"

L'uomo guardò il compare, e ammiccando- "Henry, come potete anche solo pensare che io, Duca d'Orleans, cugino dei Reali, possa anche solo immaginare di arrecare un danno alla nostra amata delfina?"

"Ahahahahaha! Quanto siete teatrale, Filippo!"- sghignazzò il duca di Germaine.

"Aah. troppo gentile Henry."- minimizzò vanitosamente.

 

Arielle era passata in un'altra stanza per accingersi a riassettarla. Immersa nei suoi pensieri. A dire il vero uno scandalo lo aveva già in mente... la donna che ebbe modo di udire l'altra notte in una delle camere riservate agli ospiti della regina... era lei! Era il comandante Jarjayes vestito da donna. Chiuse gli occhi e cercò di ricordare quanto aveva udito e veduto.

"Cos'è successo?" -le chiese preoccupato un bellissimo uomo dai capelli corvini dopo che ebbe chiuso la porta.

"Ecco io..."

"Oscar non farmi preoccupare. Ti ho vista lasciare la sala degli specchi insieme ad un uomo che somigliava al conte di"

"Fersen" - lo anticipò lei.

E quel giovane piombò nello sconforto.

"Devi aiutarmi a lasciare la festa senza che lui se ne accorga e senza che mi riconosca."

"Perchè?"

"Ti prego Andrè, è importante."-biascicò disperata.

"Voglio sapere perchè. Cosa ti ha fatto?" -incalzò agitato.

"Nulla!" - ribattè lei incerta.

"Oscar, c'è qualcosa che vuoi dirmi, ma non capisco cosa ti trattenga dal farlo."

"Andrè per favore - lo supplicò- voglio andare via da qui."

"No. Non mi muovo da qui finchè non mi dici cosa è successo." - affermò risoluto incrociando le braccia e fissandola imperterrito. Gli occhi di lei invece, fuggivano in ogni dove di quella stanza.

Arielle riuscì a intravedere buona parte di quella scena dal buco di una serratura.

"Andrè maledizione! -Imprecò lei con gli occhi lucidi- sei il mio attendente, e se ti dico di portarmi via da qui, tu devi farlo!"- gli urlò tremante mentre ormai non riusciva più a trattenere le lacrime con il capo rivolto di lato.

"Mi... mi dispiace Oscar."- bisbigliò il ragazzo mortificato.- Ma se il conte di Fersen ti ha fatto qualcosa dovrà vedersela con me."

E dopo che quel giovane aitante ebbe fatto indossare la maschera a quella bellissima dama bionda, uscirono silenziosamente dalla stanza, lasciando sul tavolo una splendida parrucca castana.

 

Arielle si sentì quasi sul punto di raccontare al suo benefattore quanto udito quella notte, ma poi si arrestò. Sarebbe stata pura cattiveria, un'azione meschina. No, non poteva farlo. Sfruttare una simile debolezza per compiacere degli uomini. Chissà cos'era successo a quella bella ragazza quale era il comandante delle guardie reali che aveva udito in lacrime e così fragile. Provò empatia per lei. Anche Arielle era stata vittima di un infimo vanesio; Jerard, un giovane avvocato che ogni tanto bazzicava nello studio del padre, uno che purtroppo, con le parole, ahimè, ci sapeva fare. L'aveva corteggiata nel più romantico dei modi, lui, di famiglia borghese altolocata e con lontane origini nobiliari. E anche suo padre, il notaio, sembrava approvare quella frequentazione. Arielle, grazie alle larghe vedute del padre, aveva avuto l'opportunità di studiare sui testi di legge, dimostrando di essere sveglia e spigliata oltre che meritevole. Erano proprio belli insieme; lei aggraziata e slanciata, lunghi boccoli biondo cenere e occhi celesti, lui, alto e prestante, lunghi capelli lisci castano chiaro legati in una coda bassa, lo sguardo furbo e i modi eleganti. Colti e istruiti, giovani ed entusiasti della vita.

Poi il misfatto. Una festa rionale, le danze, la spensieratezza, un luogo romantico, una promessa di matrimonio. Una proposta. Le lucciole, le stelle. Arielle divenne donna quella notte, sotto le abili mani e le moine di quell'uomo che le aveva proposto di sposarla.

Si sentiva al settimo cielo, quando fece ritorno a casa. Ma il giorno dopo lui non si fece vivo. E neanche il successivo. Le tornò vivido in mente il volto scuro di suo padre, la freddezza con cui la invitò ad accomodarsi nel suo studio, chiudendo le porte dietro di sè. Solo lui e lei là dentro. E un'atmosfera pesante.

"Arielle- esordì profondamente rammaricato il notaio- ho cercato di crescere te e i tuoi fratelli inculcandovi sani principi e larghe vedute, cercando di trasmettervi in primis il valore dell' integrità, morale... e fisica."

Arielle sbiancò.

"Non potevi aspettare?- non c'era neanche collera nelle sue parole, solo tanto, tanto rammarico. -Jerard si sposa. Ma non con te. E i suoi amici vanno raccontando in giro...- si portò una mano alla fronte, coprendo lo sguardo affranto - ti sei rovinata la reputazione figlia mia. E sono costretto a prendere provvedimenti."

Gli occhi della ragazza si riempirono di lacrime.

"Mi dispiace padre- bisbigliò mortificata. - io... io credevo in lui, mi sono fidata..."

"Appunto. Tu hai sempre visto del bene in ogni dove. Non eri poi così ingenua, tuttavia... forse è stata colpa mia, ti ho... ti ho cresciuta quasi al pari di un uomo e..."

"Perdonatemi padre!- singhiozzò inginocchiandosi ai suoi piedi. Farò tutto quello che volete pur di non rovinare il vostro nome!"

"Non potrai più stare qui, lo sai questo?"

Jerard aveva accettato la proposta di fidanzamento di una giovane borghese figlia di un ricco possidente. Così, senza pensarci due volte, infischiandosene di quanto aveva promesso e di quanto aveva sottratto egoisticamente ad Arielle. E lei fu spedita al più presto in un convento, affinchè tutti dimenticassero, affinchè di quella vergognosa vicenda non se ne avesse memoria. Fu il periodo più orribile della sua vita. Nel convento le fu severamente vietato non solo di studiare, persino prendere un libro in mano. E inoltre la parrocchia in cui era finita aveva una madre badessa repressa. E malefica. Le tornò in mente il giorno in cui, specchiandosi in quella tinozza di acqua gelida, mozzò la sua splendida chioma, all'altezza dei lobi delle orecchie, dopo averla stretta in una coda. E per un pò disse addio a se stessa.

Poi arrivò la svolta. Suo padre, seriamente preoccupato per lo stato d'animo della figlia, che sembrava appassire come una rosa dopo aver fatto il suo tempo, chiese al duca d'Orleans, del quale curava molteplici pratiche, una sistemazione per quella figlia sventurata. E lui la inserì fra le cameriere di Versailles. Un incarico di un certo rilievo, trattandosi della dimora Reale.

Da apprendista notaio a cameriera. Tutti gli anni trascorsi con passione sui libri, e tutti i sacrifici fatti erano andati in fumo. Per sempre. Tanto le era costato fidarsi di un uomo.

La ragazza amareggiata si asciugò le lacrime e si ricompose. Si diresse, per quanto le fosse concesso, verso i saloni principali. Voleva proprio vedere se la somiglianza a cui alludevano i due aristocratici fosse fondata o meno. E la vide. Algida, altera e superba. Fiera di sè avvolta nella sua divisa scarlatta. I lunghi boccoli biondi e il naso dritto. Gli occhi cerulei e le labbra serrate. Sgranò gli occhi; la somiglianza fra lei e quella donna c'era, eccome! Poi scorse accanto a lei un uomo di una bellezza divina. Senz'ombra di dubbio doveva essere il conte svedese. E le montò un misto di rabbia, e invidia. Ebbe un dejavù: per un attimo fu come rivedersi in compagnia di Jerard, ma poi tornò al suo pensare razionale. In fondo non la conosceva, come poteva mai giudicarla? Però il fatto di vederla accanto a quell'uomo... un barlume accese quelle vispe iridi celesti. Non poteva tirarsi indietro con il duca D'Orleans. Nè lo arebbe fatto.

"Comandante de Jarjayes, non sapete cosa vi aspetta"- pensò Arielle sicura di sè, mentre la sua mente si accingeva ad imbastire il groviglio di un piano minuziosamente soppesato.

 

 

Bene. A quanto pare abbiamo a che fare con una ragazza sveglia e astuta cui la vita però ha giocato un triste tranello. Cosa sarà in grado di ordire Arielle? Rivelerà le informazioni delicate di cui è venuta a conoscenza al suo benefattore o ha già in mente qualcos'altro? Spero la storia vi piaccia! Questo capitolo, seppur in apparenza calmo, potrebbe essere la quiete prima della tempesta.

A presto ;)

  
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