Storie originali > Drammatico
Segui la storia  |       
Autore: gigliofucsia    15/03/2017    0 recensioni
Ametista è una strega sotto copertura con un'allergia grave a tutto ciò che è sacro. Dopo il rogo della madre viene mandata in un orfanotrofio religioso. Se scoprissero i suoi poteri magici rischierebbe di morire come la madre, quanto tempo riuscirà a resistere?
Genere: Fantasy, Introspettivo, Satirico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Capitolo 7

6 Novembre1869


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 

Dopo una bella dormita, con la pezza fresca sulla fronte e l'antiallergico che la liberava dalla debolezza e dall'allergia, Iniziai a sentirmi meglio. Riconobbi che se non ne soffrivo, l'incenso aveva un buon odore. Alla fine potevo essere una persona normale per un giorno. Comunque sia, misi l'incenso fuori dalla finestra per sicurezza, come le statuette e i simboli sacri. Non mi piaceva averli intorno.

Mi alzai piena di energie e per una volta nella vita mi rilassai, anche se ero in una soffitta buia e polverosa ero comunque contenta perché sentivo di non avere problemi.

Quando arrivarono Perla e Pirito a portare la colazione mi chiesero come stavo ma avevano già intuito che mi sentivo bene. Il ragazzo mi tastò la fronte e mi disse che la febbre era scesa di un bel po' durante la notte e che se riposavo ancora un po' domani sarei stata pronta per andarmene da quella soffitta.

Mi accorsi solo quando vidi la “colazione dei campioni” che lo stomaco mi brontolava. Infatti, nonostante mi facesse schifo, la buttai giù con grosse cucchiaiate.

Avevo gli occhi chiusi quando il cigolio della botola spinse a riaprirli. Don Quarzo e Suor Giada con loro lineamenti fieri, erano coperti da capo a piedi.

Gli occhi sbucavano dalla veste e mi guardavano. Io mi alzai con delle leggere palpitazioni. Incrociando le sopracciglia e tenendo lo sguardo fisso mormorai «salve». Don Quarzo e suor Giada si fermarono vicini al mio letto, «salve, siamo qui solo per parlare».

Io non mutai lo sguardo. Don Quarzo con cautela si sedette sul letto, «Ho saputo che ieri ti sei rifiutata di bere l'acqua santa, quindi ho pensato di venire per chiarire una volta per tutte le nostre intenzioni, lo sai. Noi sappiamo cosa sei, tutte le suore sanno cosa sei.»Le palpitazioni mi pressavano, avevano il coltello dalla parte del manico.

Pensavo di sapere già la risposta ma volevo sentirmelo dire da lui «e allora? Cosa state aspettando?».

Un teso silenzio si propagava in quella soffitta. Suor Giada mi guardava truce mentre Don Quarzo rispose «quando ci hanno detto che tua madre è stata purificata ci hanno chiesto se ti avremmo accettato. In altri Orfanotrofi ti avrebbero messo al rogo senza problemi».

Un brivido mi corse lungo la schiena. Con i pugni strinsi le coperte. Nella mia testa, la figura carbonizzata di mia madre prese forma e il respiro mi si mozzò. Ma il direttore non si fermò «Io ti ho accettato perché sapevo che Reve da una possibilità a tutti di redimersi, io ho seguito la sua volontà. Per me e per Dio tu non sei altro che una persona che ha bisogno di aiuto, dell'amore di Reve e della sua misericordia»

I pugni mi prudevano dalla rabbia, ecco un altro che pensava di poter decidere al posto mio. «Sarò sincera con lei» risposi stringendo i pugni e guardandolo fisso negli occhi « Non penso di essere io quella che ha bisogno di cambiare. Io sono fiera di essere quella che sono, non credo di aver bisogno dell'amore di Dio». Il cuore non mi era mai corso così forte. Mi ero data la zappa sui piedi ma tanto peggio di così non poteva andare.

Don Quarzo punto il dito sul mio petto «Il diavolo ti ha inquinato, è stata tua madre che ti ha generato a mettere Sefe dentro di te. É lui che ti fa parlare così» mormorò. Io strinsi fremente, ancora di più le coperte tra le mani «Non una parola contro mia madre».

Mi veniva voglia di picchiarlo, mi trattenni. Lui continuò «Sefe è come se facesse parte di te, si vede dai tuoi occhi violacei. Finché non torneranno normali non avremo mai estirpato il diavolo, tu non sarai pura e non avrai mai accesso al paradiso».

«Mi lasci stare» borbottai chiudendo gli occhi. Il Direttore tolse il dito dal mio petto «ma tu non devi preoccuparti, perché l'amore di Reve, la sua potenza e misericordia sono infiniti e noi faremo di tutto per liberarti dal demonio, useremo tutti i mezzi che saranno necessari ma lo tireremo fuori. Te lo prometto. Tu non devi fare altro che credere in Reve e pregare che la sua misericordia ti arrivi. Userò il rogo solo come ultima risorsa, finché i tuoi occhi non diverranno marroni non mi arrenderò» Non ce la facevo più, quelle parole erano come una pugnalata al cuore.

Tesa e tremante di rabbia, non risposi. Don Quarzo si alzò e se ne andò con suor Giada alle spalle. Appena se ne andarono, per evitare di buttare all'aria tutto quello che mi capitava a tiro, presi il cuscino, lasciandoci la voce.

Ormai avevo capito cosa era necessario fare.


 


 

A pranzo entrarono Pirito e Perla con il pranzo. Io ero ancora seduta sotto le coperte a pensare. Non avevo smesso da quando il direttore e suor Giada se ne erano andati.

«Allora cosa ti ha detto il direttore?» chiese Pirito. Io scossi la testa, «avevamo ragione Pirito» mormorai «mi ha detto non si arrenderà finché i miei occhi non diverranno marroni, perché secondo lui è il segno che il demonio fa parte di me».

Perla spalancò gli occhi. Pirito si sedette sul letto e mi chiese di spiegarglielo meglio. Io gli raccontai tutta la conversazione.

«Ma questa è una pena di morte. Gli occhi possono cambiare colore, o sbaglio?» Io scossi la testa «Non ti sbagli. I miei occhi sono così sgargianti per DNA. Cambiarli è impossibile. La magia fa parte di me, delle cellule, del sangue, dei muscoli... Cercare di eliminarla è impossibile. Quando mi buttano addosso l'acqua santa, io mi indebolisco perché la mia stessa magia si indebolisce ma i miei occhi rimarranno sempre gli stessi. Anche se la magia perdesse il suo effetto e io morissi, lei resterebbe comunque attaccata a me e fin quando c'é i miei occhi reagiranno alla sua presenza rimanendo come sono».

«Quindi la magia è in qualche modo collegata alla tua vita, cioè se perde il suo effetto per via degli oggetti sacri muori giusto? Ciò vuol dire che interferisce con il funzionamento del tuo corpo, come è possibile?» chiese Pirito.

Io risposi «ora io non sono un'esperta però si può dire che... essa serve come energia e protezione... insomma mi da un supporto in più, tuttavia qui si indebolisce con facilità perché ovunque mi giro trovo un simbolo venerato»

«ho capito ma come mai i simboli venerati vi danno così tanto fastidio?» Chiese Pirito con gli occhi che brillavano.

«Ecco un'ottima domanda. Pare che quando un simbolo viene venerato si impregni di una sostanza gassosa che mi indebolisce la fede, sapete no che quando si entra in un luogo di culto c'é sempre quell'odore particolare».

«Ha sì, vuoi dire che questo veleno lo rilasciamo noi quando preghiamo?»

«Quando pregate con fede, finché la tenete dentro di voi è una cosa innocua ma quando la esternate, in qualche modo, rilasciate questa sostanza poi si dirige verso il simbolo di questa adorazione, impregnandosi anche un po' dappertutto durante il viaggio. Tant'è vero che se qualcuno mi mette davanti un simbolo mai adorato con fede la cosa non mi da noia».

«ah!» esclamò Pirito annuendo «dunque se è così, in un modo o nell'altro rischi la vita. Cosa hai intenzione di fare?».

Io abbassai lo sguardo sulle mie mani « è da ore che ci sto pensando, potrebbe essere complicato, rischioso. Avevo pensato di fuggire ma anche se ci riuscissi, prima o poi le autorità mi riporterebbero qui e anche se non ci riuscissero mai non voglio passare il resto della mia vita come una fuggiasca. L'unico modo che ho di sopravvivere è convincere il direttore e la vicedirettrice ad accettarmi per quella che sono. Molti ci hanno provato e molti sono caduti ma io so che se credo di potercela fare alla fine ci riesco»

«E noi ti aiuteremo! Giusto Perla?» Pirito si girò verso di lei che rimase ferma con gli occhi sbarrati «ecco io... ci devo pensare» cominciai ad avere paura.

Io capivo, dopo tutto lei era una persona molto religiosa. Pirito la guardò stupito. Io risposi «se vuoi tirarti fuori da questa storia io ti rispetto. Ma ti scongiuro di non dire nulla a nessuno di quello che ti ho rivelato. Se loro lo scoprissero, non posso immaginare cosa potrebbero farmi».

Lei annuì «se no ti cancello la memoria» lei scosse la testa. Pirito si voltò verso di me con un sopracciglio alzato e io mormorai «non sarebbe giusto costringerla a fare qualcosa che non vuole e comunque se mi tradisse io lo saprei.»

Pirito annuì, a quanto pareva avevano finito il tempo e se ne andarono.


 

Quella sera Pirito tornò e Perla non c'era. Mi disse che potevo considerarmi guarita. Passò qualche secondo silenzioso e Pirito mi chiese «se Perla ti tradisce... cosa intendevi dire quando hai detto che... se Perla ti tradisse lo sapresti».

Io presi un bel respiro «Promettimi di non arrabbiarti». Lui mi guardò male «Hai posseduto qualcuno?». Io risi e scossi la testa. Lui rise e rispose «spara allora!». Io risposi «quando vi ho detto la verità vi ho incantato, mi avete promesso che non avreste detto nulla a nessuno di ciò che vi avrei rivelato riguardo la mia magia». Lui annuì «ho attaccato alla vostra mano uno strato di magia se voi tradiste la promessa fatta manderà un segnale alle mie orecchie e io lo saprò. Era giusto una precauzione».

Lui mi diede dei colpi sulla schiena «non ti preoccupare! Anche io avrei fatto la stessa cosa se fossi stato al posto tuo» rispose.

«comunque di te mi fido? Se vuoi te lo posso togliere» proposi. Lui scosse la testa «no lasciamelo, non si sa mai, magari loro mi fanno il lavaggio del cervello e poi non mi da fastidio».

Io gli sorrisi «ho sempre voluto un amico come te lo sai?». Lui si sedette sul letto, «anche io, ho sempre voluto avere una persona che la pensasse come me, una persona con cui confidarmi e poi tu sei una persona interessante, non avevo mai incontrato una strega prima d'ora. Anzi, un giorno vorrei assistere ad una tua magia».

Io divenni rossa come un pomodoro. Nessuno mi aveva detto una cosa del genere prima di allora, per una volta con gli amici ci avevo azzeccato.


 

  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Drammatico / Vai alla pagina dell'autore: gigliofucsia