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Autore: WhirlyGuys    15/03/2017    0 recensioni
Emery è una ragazza tranquilla, timida, piena di sogni e aspirazioni e con tanta voglia di vivere. Ma anche piena di dubbi e insicurezze. Dopo il suo terzo anno e la sua ascesa, niente sarà più lo stesso. Si ritroverà avvolta in un mondo dove nulla è proibito, dove tutto è concesso e verrà travolta da questo vortice di potere che la cambierà per sempre.
Harry, un ragazzo sensibile e premuroso, con pochi amici e un sogno nel cassetto. Scappare lontano.
Amici da sempre, condividono entrambi la stessa passione: la recitazione.
Sarà lui a farle capire che non serve essere importante per tutti...basta essere speciale per qualcuno.
Odiare sarà facile, amare...la scelta più difficile di tutta la sua vita!
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: Non-con, Triangolo | Contesto: Scolastico
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San Francisco. San Francisco. È l’unico pensiero che, da un po’ di ore a questa parte, riesco a formulare all’interno della mia testa. Dopo il recente trasferimento di mia madre, non avevo l’imbarazzo della scelta: San Francisco o Tokyo.
Prima che possa rendermene conto, mia madre parcheggia l’auto in quello che sarà il vialetto della nostra nuova casa. Non sono esperta nel settore. Non ho mai visto questa casa, se non in un biglietto pubblicitario. È una di quelle comuni case americane a due piani, con tante camere da letto e un immenso giardino con recinzione. Scendo dall’auto e sospiro, inalando l’aria fresca di Novembre.
Quando mia madre mi ordina di prendere le ultime borse dall’auto, torno alla realtà.
Faccio come dice e subito dopo inserisco le chiavi nella serratura della porta. Giro piano e la spalanco su quello che dovrebbe essere l’ampio salotto a vista.
– ah, perfetto. Che caldo benvenuto! – sussurra mia madre, affannata per la pesantezza delle borse da viaggio. Annuisco e mi sbilancio in un mezzo sorriso.
L’ambiente è caldo e accogliente e tutto perfettamente ordinato e ammobiliato. Le rifiniture in mogano del parquet mi ricordano la mia vecchia casa.
Sento un leggero odore acre, proveniente molto probabilmente da qualche stoffa pregiata che riveste i divanetti. Salgo le scale e mi fermo davanti alla prima porta alla mia sinistra. Quando la spalanco, getto i borsoni sul pavimento, ai piedi di un enorme libreria e mi guardo intorno.
– questa sarà la mia nuova stanza! – sussurro tra me e me, convincendomi che sia la scelta migliore. Non che andassi pazza per Tokyo. Dopotutto, c’è ancora così tanto da vedere che non conosco in questa città.
Improvvisamente, la mia gamba destra vibra e ci metto 3 secondi per capire che la sensazione proviene dal mio cellulare. Harry.
– ciao...come stai? – sfioro il contorno delle tende biancastre della finestra con le dita – io tutto bene. Tu piuttosto, come è andato il viaggio? –
– uhm...non ci sono stati problemi e fortunatamente non ho neanche un po’ di jet lag. – Capisce che non ho nient’altro da dire. Harry è uno dei miei più grandi amici. Mi è sempre stato accanto ed è uno dei pochi che riesce a sopportare questo mio carattere così introverso.
– ok...che ne dici se ci vediamo dopo? Così ti faccio fare il giro della città? – propone entusiasta. – non lo so...volevo sistemare la mia nuova stanza. –
– ok, dammi l’indirizzo che ci faccio un salto. Vengo e ti aiuto, così poi dopo andiamo a fare una passeggiata. E non ammetto scuse! – sembra serio, ma non so il perché riesco ad immaginare la sua buffa faccia arrabbiata e scoppio a ridere.
– sei diventata pazza o cosa? Perché ridi? – dico solo la verità. – ho immaginato la tua faccia stile poliziotto cattivo che mi costringe ad uscire! – mi esce una risata soffocata e poco convincente. Niente è come la prima volta.
Non induce oltre – ok, inviami un SMS e sarò lì tra 20 minuti. – chiudo la telefonata e decido di cambiarmi. Credo che un semplice top con un jeans sotto vada bene.
Il tempo trascorre così lentamente che quando sento il suono del campanello, balzo giù dal letto e quasi rotolo per le scale. Con il fiatone, accolgo quel maledetto per il quale stavo rischiando di finire in terapia intensiva.
Mi saluta con un forte abbraccio e io non posso far altro che ricambiare. Sono qui da un’ora e ho già trovato una cosa positiva in un città così frenetica come questa.
– fatto! – sospira soddisfatto. – è venuta piuttosto bene! – annuisco e gli concedo un sorriso. Mi prende in braccio per la troppa euforia e quasi gli faccio un occhio nero con il mio stupido tentativo di allontanarlo.
I nostri visi sono a qualche centimetro di distanza. Le sue possenti braccia mi circondano i fianchi ed è proprio in quel momento che dico – comincia a fare caldo qui dentro! – quello che a me può sembrare un commento innocente, non è la stessa cosa per lui. Sul suo viso appare una smorfia soddisfatta e un ghigno inquietante. Cerco di staccarmi da lui e mi copro il viso con i capelli, nascondendo il rossore sulle mie guance.
Finalmente mi lascia andare. È un classico per lui. Sa che effetto mi fa la sua vicinanza, nonostante non provi nulla. Qualche anno fa, commisi lo stupido errore di confessargli che avevo una cotta per lui e da quel momento, ogni volta che ne ha l’occasione, mi attira a sé e mi mette in imbarazzo.
“ in memoria dei vecchi tempi...” è così che lo definisce.
Finalmente mi lascia andare e gli lancio il vestito in faccia – andiamo a fare un giro, playboy! – scherzo con lui e lo trascino di sotto.
I grandi grattacieli mi hanno sempre emozionata più del dovuto. Harry sorride e cerca di impedirmi di fare una delle mie solite figuracce colossali.
Sembro una bambina di 5 anni in un negozio di caramelle. Scatto foto, mi guardo intorno e riesco persino a farmi guardare male da un tizio con la fotocamera in mano. il vento mi scombussola i capelli e il tutto viene rovinato da un autobus che, sfrecciandomi davanti, mi macchia tutti i vestiti di un liquido vischioso e sporco. Fango. Harry scoppia a ridere la mia espressione arrabbiata non lo convince.
Ci fermiamo in un piccolo bar con menù italiano e, mentre Harry ordina da bere, mi rifugio in bagno per cambiarmi. Fortuna che avevo un paio di dollari per comprare questo vestito. Chiudo la porta mi trascino davanti allo specchio.
Sembro uno zombie. Capelli scombinati, trucco sbavato e vestiti completamente rovinati. Non curandomi delle conseguenze, chiudo la porta a chiave.
Inizio a levarmi il piccolo top colorato e lo poso sul bordo del lavandino. Proprio in quel momento mi accorgo di una sagoma nera alle mie spalle e una voce sconosciuta mi porta a sbattere la testa contro la parete.
– wow...se volevi farmi sbandare, ci sei riuscita! – l’uomo è sulla ventina. Forse un paio di anni in meno direi, accentuati dalla sua rasatura pungente.
Mi copro immediatamente, ma non mi azzardo a sbloccare l’uscita nel caso dovesse entrare qualcun altro. Spero solo che Harry si renda conto che sono via da troppo tempo.
– oh mio dio...scusami i – io non...non credevo ci fosse qualcun altro...per favore potresti uscire? – domando imbarazza e con tutta la goffaggine del mondo.
Sfortunatamente il top è troppo piccolo per coprire la mia scollatura e lo sorprendo a guardarmi il davanzale. Quella situazione mi mette parecchio a disagio e mi giro, in direzione della parete, lasciando completamente scoperta la schiena.
Sento i suoi occhi su di me, che mi scrutano da cima a fondo. Ripeto la frase e solo allora, tornato in sé, dice – certo, ma non prima che tu mi abbia detto il tuo nome! –
Mi offre un sorriso galante e improvvisa un inchino per impressionarmi. Gli mostro un sorriso forzato e per non rendere ancora più lunga questa agonia sussurro – Emery...mi chiamo Emery Dawson. –
– piacere di conoscerti Emery. Io sono Stefan. – da vero gentiluomo mi prende per mano e la accarezza lievemente con le labbra, prima di voltarsi per uscire.
– spero di rivederti...Emery! – dice prima di uscire con nonchalance.
Sospiro di sollievo e finisco di cambiarmi, nel modo più velocemente possibile.
   
 
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