Era
ormai arrivata la sera su Durham, e in cucina si era formata una bella
tavolata: Matt, Bonnie, Alyssa, Alec, Caitlin, Shane, Maryel, Derya e
Naya stavano infatti cenando intorno al tavolo, anche se un
po’ stretti, mentre i vampiri erano usciti tutti insieme a
“caccia” muniti dei diaspri. Avevano infatti
bisogno di sangue fresco per il momento, in modo da essere in piena
forma, e in più così facendo tenevano da parte la
loro scorta di sacche. Dopo che i vampiri si erano promessi di non
uccidere nessuno, ma utilizzare la tecnica di Damon
“squarcia, mangia, cancella”, Alyssa aveva fatto un
incantesimo che legava Katherine a lui e Klaus, in modo che lei non
potesse distanziarsi più di qualche metro da loro.
Appena finirono di cenare, Matt e Bonnie andarono con gli ospiti su
nelle camere per vedere come sistemare tutti, mentre Alyssa e Alec si
misero a sistemare la cucina, quest’ultimo sfruttando la sua
velocità sovrannaturale, così in poco tempo
ebbero finito e l’elfo ne approfittò per
continuare il discorso iniziato qualche ora prima in giardino.
«Oggi poi non sono riuscito a dirti una
cosa…» esordì lui, avvicinandosi alla
strega sirena, che era appoggiata ai mobili della cucina.
«Alec, non è necessario… Lasciamo
perdere.» mormorò lei, allontanandosi appena. Per
tutta la sera aveva evitato ogni contatto con lui, anche se il suo
corpo avrebbe voluto tutt’altro.
«No, te lo devo dire. Servirà anche a te. Vedi,
non importa chi sarà il padre di tuo figlio.
L’unica cosa certa è che tu sarai una bravissima e
meravigliosa mamma. Perché lo diventerai, e di questo non te
ne devi preoccupare. Damon può avere molti difetti, ma non
ti priverà di tutto ciò. Non ti avrebbe detto in
quel modo altrimenti. Non ti avrebbe dato speranze. Lui ti ama davvero
tanto, e tu provi lo stesso per lui. Ed è per questo che non
posso stare qui. Devo andarmene.» disse l’elfo, con
gli occhi lucidi, e stavolta fu Alyssa ad avvicinarsi a lui.
«Non devi dirlo nemmeno per scherzo. Ci servi qui, ricordi?
Dobbiamo provare altri incantesimi, e…» disse lei,
prendendolo per il braccio, poi lo guardò negli occhi:
«…servi a me. Mi avevi promesso che saresti
rimasto al mio fianco e mi avresti consigliata».
«Ma non è ciò che sto facendo. Ti sto
solo rovinando la vita. Vuoi perdere Damon? Perché se
rimango è esattamente quello che succederà. Non
riesco a starti lontano. Ti voglio sempre, in ogni istante del giorno e
della notte. E non posso trattenermi ancora, non mi è
possibile.» disse combattuto lui.
«Allora non farlo.» gli sussurrò lei
carezzandogli il viso mentre con l’altra mano ancora lo
teneva per il braccio, e l’elfo scosse la testa, ma lei
continuò: «Anche io ti voglio sempre. Non riesco a
capire perché, è più forte di me. Come
se tu fossi diventato ossigeno. E adesso non riesco più a
respirare».
Alyssa non riuscì più a trattenersi, e lo
baciò. Lui protestò, cercando di allontanarla da
lui, ma poi non resistette e ricambiò il bacio con tutta la
passione che aveva in corpo. La prese in braccio, e la fece sedere sul
mobile della cucina, continuando a baciarla. Le mani di entrambi
vagavano per il corpo dell’altro, facendo muovere i viticci
degli abiti che si aprivano al loro passaggio, per poi richiudersi.
La strega sirena ebbe un flash nella mente, e staccandosi per qualche
istante enunciò un incantesimo in latino, che fece in modo
che nessuno potesse entrare in quella stanza né sentire e
vedere ciò succedeva al suo interno.
«Non possiamo continuare, ti sto mettendo nei
guai.» disse l’elfo, sentendosi in colpa.
Alyssa lo zittì e continuò a baciarlo,
stringendolo a sé. Lui non perse tempo, le cinse la schiena
con un braccio e poi iniziò a scendere con le labbra sul suo
collo, baciandola e procurandole dei gemiti che non tratteneva
più. Scese sempre più giù,
finché si dovette inginocchiare a terra, e le
procurò dei gemiti ancora più forti, tanto che
lei lo tirò dai capelli per farlo rialzare e poterlo baciare
ancora. Poi con la sua velocità sovrannaturale, Alec la
prese in braccio e la spostò dal mobile al tavolo,
facendocela sdraiare sopra, e continuò a stuzzicarla, fin
quando non lo implorò di unirsi a lei. E così
fece, affondò dentro di lei con una forza mai usata prima, e
lei non riuscì a trattenere un urlo per
l’eccitazione. Si unirono selvaggiamente per diverso tempo e
in diversi modi, senza trattenersi in alcun modo.
Alec ora era in piedi davanti al tavolo, sul quale Alyssa era
ranicchiata e gli dava le spalle. Stava ancora affondando
impetuosamente dentro di lei, e senza smettere la prese per il seno e
la fece tirare su con la schiena, finché i loro visi furono
vicini. Continuando ad unirsi a lei e stuzzicando le sue
rotondità, le sussurrò ansimando
nell’orecchio: «Non dimenticare mai quello che
è successo tra noi…e perdonami».
«Mai…e per sempre.» mugugnò
lei, poi lo baciò, ed entrambi arrivarono al culmine senza
trattenere le urla di godimento.
Alyssa era ancora stretta tra le braccia di Alec, che le stava baciando
il profilo delle spalle fino ad arrivare al collo e
all’orecchio. Sentì un goccia sulla spalla, e
quando si voltò vide che l’elfo stava piangendo.
«Che succede?» gli chiese preoccupata, ma lui
rispose solo con un «Niente» e continuò
a baciarle il collo, mentre i loro vestiti si ricomponevano.
La fece scendere dal tavolo e sedere su una sedia, poi sulle mani
dell’elfo comparì una catenella porta ciuccio
fatta interamente in legno, con la clip a forma di fiore di ciliegio.
S’inginocchiò di fronte a lei, che era rimasta a
bocca aperta, e gliela mise tra le mani, dicendole: «Questo
è il mio regalo per il tuo futuro figlio, indipendentemente
da quando nascerà e da chi sarà suo padre. Se da
grande ti chiederà chi gliel’ha regalato, tu digli
“una persona che voleva tanto bene alla mamma, quasi quanto
io ne voglio a te”».
Ora era Alyssa ad avere gli occhi lucidi, ed aveva un brutto
presentimento: «Perché mi stai dicendo queste
cose?».
L’elfo si rialzò e fece spuntare dei viticci dalla
sedia, che avvolsero la strega sirena immobilizzandola, e le disse:
«Perché devo fare ciò che è
giusto».
«No! Alec! Devi restare qui con noi! Che ne sarà
della barriera? Quando verranno gli altri nostri amici e i miei
genitori come farò a farli entrare? E poi non vuoi conoscere
l’altra strega sirena? Non puoi lasciarci
così!» cominciò a dire istericamente la
ragazza, cercando mille motivi per non farlo andare via, ma non
portò a nulla.
«Per la barriera, ho fatto in modo che ti basti pensare che
quelle persone possono entrare e riusciranno a passarla, non ti devi
preoccupare di niente. Anzi, solo di togliere l’incantesimo
da questa stanza, altrimenti rimarrai per sempre qui dentro sola e
legata a questa sedia. Ah, solo Damon può liberarti, questo
è un lavoretto ad hoc.» disse l’elfo,
indicando i viticci che la tenevano prigioniera, poi le
carezzò il viso, e continuò: «Non
dimenticarti di me, ma vai avanti».
«Non farlo.» lo implorò per
l’ultima volta la strega sirena, ma lui non cedette.
L’elfo si chinò in modo che il viso fosse vicino
al suo, e la guardò negli occhi soggiogandola: «A
tutti dirai che abbiamo litigato pesantemente, io ti ho legata e me ne
sono andato».
Alec le baciò la fronte dolcemente, mentre una lacrima
solcava il viso da eterno teenager, ed uscì a
velocità sovrannaturale dal loft, lasciando Alyssa ad urlare
il suo nome a vuoto.
Dopo un po’ la strega sirena riuscì a trovare la
concentrazione e annullò l’incantesimo che aveva
fatto in quella stanza, e nel giro di poco tempo si ritrovò
davanti Bonnie che non riusciva a capire cosa fosse successo.
«Abbiamo litigato pesantemente, mi ha legata e se
n’è andato.» disse automaticamente la
ragazza, suscitando altre domande dell’amica.
«Gli hai fatto finalmente capire che non poteva trattarti in
quel modo? Che tu ami Damon?»
«Bonnie…io non so cosa mi succeda… Ma
io lo voglio. Amo Damon, ma voglio irrazionalmente e
incondizionatamente Alec. Come se ci fosse un qualcosa dentro di me che
ha bisogno di lui. È una cosa così forte che non
riesco a controllarla.» le confidò la strega
sirena.
«Quindi è stato un bene che se ne sia andato.
Senza offesa, ma non potevi continuare a stare con entrambi. Lontano
dagli occhi, lontano dal cuore, no?» la rassicurò
l’altra, accingendosi a liberarla, senza successo.
«Lo so, non sai quanto mi vergogno di essermi cacciata in
questa situazione, ma non so se funzionerà. Lo spero
davvero, per tutti e tre, ma mi spiace che se ne sia andato per colpa
mia. Comunque è inutile che diventi matta, solo Damon
può liberarmi, parole sue.» spiegò
Alyssa alla strega, che si rassegnò, prese una sedia e si
sedette di fronte a lei.
Continuarono a parlare, finché Bonnie vide entrare Damon dal
portone. In un attimo fu da loro, e chiese cos’era successo.
«Io e Alec abbiamo litigato pesantemente, mi ha legata e se
n’è andato.» rispose subito Alyssa in
automatico, e il vampiro andò su tutte le furie.
«Cosa?! Ma come si permette?! E perché avete
litigato?!» chiese lui.
«Non importa più. Ti prego, liberami.»
le disse la ragazza, e lui strabuzzò gli occhi.
«Sei la chiave dell’incantesimo, Damon. Idea di
Alec.» spiegò Bonnie, e lui alzò gli
occhi al cielo.
«Ho trovato qualcuno peggio di voi streghe, bene!»
esclamò sarcasticamente, poi si dedicò a liberare
Alyssa dai viticci, e non gli ci volle molto: non appena li toccava,
questi si rinsecchivano per poi sgretolarsi.
Non appena fu libera, la ragazza lo abbracciò, e lui la
strinse ancor di più.
«Non vorrei disturbarvi, ma dovrei chiedervi se per voi va
bene dormire in una delle casette create da Alec. Per fortuna
pomeriggio gli ho anche fatto sistemare le camere e aggiungere dei
letti, altrimenti non so come avremmo potuto dormire stanotte: in
camera di Caroline ci sono Derya e Naya, nella mia
c’è anche Katherine, in quella di Elena ci sono
Shane e Caitlin mentre lei dormirà con Stefan nella sua
stanza, a Matt e Rebekah ho dato la tua, Damon, e in quella tua,
Alyssa, c’è Maryel. Se voi due, Klaus e Caroline
accetterete di dormire nelle casette saremo a posto, almeno
finché non arriverà Elijah con le altre due
ospiti. Altrimenti restano i divani e i tappeti oppure scambiarvi posto
con le altre coppie di vampiri, non mi sembra carino far dormire fuori
o su qualcosa che non sia un letto i nostri ospiti, streghe o sirene
che siano.» disse Bonnie, indicando grossolanamente man mano
la posizione delle camere.
«Non c’è problema, essendoci la scaletta
sarà meglio prendere la prima, visto che l’elfo se
n’è finalmente andato.» disse Damon, ma
Alyssa non sembrava particolarmente d’accordo.
«Anche l’altra va bene, l’ha fatta
apposta per noi. Mi ci farai salire tu, con un tuo
abbraccio.» cercò di convincere il vampiro,
sforzandosi di fare un sorriso. Non voleva tornare lì, non
dopo tutto quello che era successo al suo interno la notte prima e in
quella cucina la sera stessa.
«Proprio per quello non dovremmo andarci. Visto come ti ha
trattata stasera non voglio usufruire di un suo regalo, preferisco
appropriarmi di qualcosa a cui teneva, come lui ha cercato di fare con
me.» disse d’istinto il vampiro, non rendendosi
conto di ciò che aveva suscitato nella ragazza con quella
scelta, e che con quella frase alimentò ancor di
più.
Alyssa capì che non l’avrebbe avuta vinta, per cui
si sbrigò a salutare Bonnie e andò nella sua
stanza, dove prese il pigiama e un cambio per l’indomani, e
cercò un nascondiglio per il regalo che le aveva fatto poco
prima Alec. Era riuscita a nasconderlo sia a Damon che a Bonnie
tenendolo stretto nella mano, e voleva non lo vedesse nessuno.
Lasciò scorrere le lacrime che aveva trattenuto finora,
mentre giocherellava col porta ciuccio: pensò a come aveva
odiato Elena quando aveva scoperto del rapporto tra lei e i fratelli
Salvatore, e si odiò da sola, per come si era comportata con
Damon e Alec. Quando si riprese, infilò il regalo in fondo
al cassetto in cui riponeva la bianchieria intima, sicura che mai
nessuno sarebbe andato a rovistarci, e uscì dalla sua stanza
per raggiungere Damon sulla casetta.
Ad ogni passo l’agitazione e i sensi di colpa aumentavano
sempre più. Odiava il fatto che tra tutte quelle stanze nel
loft e le casette fuori, le toccasse dormire proprio dove la notte
prima si era concessa per la prima volta ad Alec, e dormirci con Damon
accanto non aiutava la sua coscienza ad alleggerirsi. Forse era la
giusta punizione per come si era comportata. O forse Bonnie, dopotutto,
aveva previsto la reazione dell’amico e l’aveva
fatto scegliere tra le due casette di proposito. Cercò di
prepararsi mentalmente a ciò che avrebbe provato di
lì a poco, ma quando arrivò in cima alla scaletta
e vide Damon sdraiato nel letto nello stesso modo in cui Alec
l’aveva aspettata la notte prima, si sentì mancare
le forze e le venne un senso di nausea mai provato prima. Si schifava.
Di se stessa.
«Piccola, finalmente.» disse sorridente Damon, poi
s’accorse dell’espressione sofferente di Alyssa, e
le chiese preoccupato: «Che succede?».
«Niente, non sto tanto bene… Sarà la
stanchezza…» glissò lei, entrando nella
casetta, e alla fine non stava dicendo una menzogna. Quegli ultimi
giorni erano stati decisamente troppo intensi: l’attacco
dell’elfa nel giardino del loft, la prima volta in
intimità con Damon, il viaggio a Mystic Falls, la scoperta
della sua vera natura, le lezioni di magia con Bonnie e i vari intoppi
che avevano avuto, il viaggio ad Atlanta, un altro attacco degli elfi,
tanti incantesimi, e poi Alec, che l’aveva stravolta come
nessuno mai.
«Vieni qui, tra le mie braccia, a riposarti.»
l’invitò lui, e lei iniziò a liberarsi
del vestito di petali per mettersi il pigiama, poi lo raggiunse e si
sdraiò accanto a lui, accoccolandosi sul suo petto, mentre
cercava di trattenere le lacrime. Lui la strinse a sé e le
carezzò i capelli color cioccolato, mentre lei cercava di
nascondere il viso nell’incavo del petto del vampiro.
«Buonanotte, Piccola.» le sussurrò,
baciandola poi sulla fronte.
Lei rabbrividì, e dopo un attimo d’esitazione
rispose soltanto: «Buonanotte, Damon».
Fu davvero grata a tutta la stanchezza accumulata nel suo corpo, quando
un paio di minuti dopo stava già dormendo profondamente.
Il mattino dopo il loft era in fermento: chi era già sul
divano a leggere o chiacchierare, chi preparava la colazione e chi
stava già mangiando, chi si stava lavando e chi stava
aspettando il proprio turno fuori dal bagno. Ma c’era chi,
fuori dal loft, era ancora a letto: Alyssa infatti stava ancora
dormendo, e Damon l’osservava dormire, ancora tra le sue
braccia. Era così bella, come sempre del resto, ma
c’era qualcosa sul suo viso che lo preoccupava: era teso,
spento, e stanco, nonostante la lunga dormita di quella notte.
Passò un’ora buona, prima che la ragazza iniziasse
a smuoversi e a risvegliarsi.
«Alla buon’ora, Piccola!»
ironizzò il vampiro, poi la baciò sulla fronte e
le diede il buongiorno.
Lei gli sorrise, ma subito dopo il sorriso svanì dal suo
viso per lasciare il posto ad un’espressione sbigottita. Si
tirò su a sedere, e prima di tapparsi la bocca
riuscì a dire solo: «Devo vom-».
Damon capì al volo, la prese in braccio, e a
velocità vampiresca la portò nel bagno affianco
al garage, il più vicino e per fortuna non occupato.
L’aiutò, tirandole indietro i capelli e tenendole
la fronte, e quando ebbe finito l’aiutò a
ripulirsi e le bagnò le tempie con dell’acqua
fresca, tentando di farla riprendere. Era davvero preoccupato ora: la
ragazza si reggeva a malapena all’inpiedi, ed era molto
debole e pallida.
«Scusami, devo aver mangiato troppo ieri
sera…» mormorò imbarazzata, reggendosi
al lavabo.
«E di che ti scusi?! Piccola non devi preoccuparti, io ci
sarò sempre, soprattutto se hai bisogno di aiuto. Ti senti
un po’ meglio ora?» le disse lui, accarezzandole la
schiena.
«Appena appena… Ma vorrei tornare a
letto…» rispose lei, e subito il vampiro la prese
in braccio.
«Stavolta senza correre.» le disse facendole
l’occhiolino, e camminando normalmente la riportò
sulla casetta. L’adagiò sul letto, mettendole
entrambi i cuscini dietro la schiena per farla stare seduta.
«Vado a prepararti qualcosa da mangiare, e vediamo se riesco
a trovare qualche rimedio.» disse lui, accarezzandole la
fronte.
«Non ho fame, non voglio mangiare.»
ribatté lei, che all’idea di anche solo vedere del
cibo si sentiva ancora male.
«Devi, Piccola. Anche se non vuoi.» insistette lui,
e si avviò fuori dal loft.
Quando tornò, aveva un vassoio con sopra un piatto di fette
di pane tostato e una tazzina con uno strano liquido dentro.
«Pane tostato prima, e sciroppino delle streghe
dopo.» le disse Damon, appoggiando il vassoio sulle gambe di
Alyssa, poi le si sedette affianco e l’abbracciò.
«Dai, che devi riprenderti. Elijah ha chiamato Klaus, tra un
paio d’ore arriverà qui con la madre di Maryel e
la strega sirena. E mi sa che dovremo incontrarli fuori dalla barriera,
visto che il creatore se l’è data a
gambe.» le spiegò il vampiro, ma lei lo
contraddisse: «Non è necessario. Alec mi ha detto
come fare per permettere di entrare a chi voglio io».
«Allora un cervello ce l’ha pure quella pianta
troppo cresciuta.» disse sarcasticamente lui, e
spezzò un pezzetto di pane tostato per avvicinarlo al viso
della ragazza, che non aveva ancora toccato nulla dal vassoio. Lei
scosse la testa, ma lui insistette, e malvolentieri assaggiò
quel pezzetto.
«Non posso bere direttamente lo sciroppo? Anche se non
è molto invitante anche quello…» gli
chiese.
«Mi hanno detto di farti prima mangiare, e poi bere lo
sciroppo. È da troppo tempo che non sono umano, e ormai di
certe cose me ne sono dimenticato, per cui mi fido di loro.»
disse malinconico, prendendo un altro pezzetto di pane.
«Ti manca?» disse la ragazza, mangiando poi
l’altro pezzetto.
«Cosa?» disse sovrappensiero il vampiro, prendendo
un altro pezzo ancora di pane.
«Essere umano.» rispose lei, guardandolo negli
occhi. Non l’aveva mai visto così vulnerabile,
forse solo il giorno in cui si erano messi assieme aveva abbassato
così tanto le sue difese e messo da parte la corazza di
forza e sarcasmo che aveva il resto del tempo.
«Qualche volta.» disse lui, senza guardarla, poi si
voltò verso di lei, e la corazza era già tornata
al suo posto: «Adesso ad esempio no, non mi manca per niente
avere malesseri da umano!» ironizzò, e porse un
altro pezzetto di pane alla ragazza.
Pian piano Alyssa riuscì a mangiare una delle fette di pane
tostato, e poi convinse Damon a lasciarle bere lo sciroppo. Il vampiro
appoggiò il vassoio sul tavolo, e si mise sotto le lenzuola
con la ragazza, tenendola sempre sollevata con la schiena e facendola
appoggiare al suo petto, e la strinse in un dolce abbraccio, aiutandola
a riaddormentarsi per il tempo che rimaneva loro prima che arrivasse la
strega sirena.
Quando Alyssa si risvegliò era già più
colorita. Andò nel loft a farsi una doccia veloce, si
cambiò, e scese in salotto con tutti gli altri, che
chiaccheravano a gruppetti. Riuscì ad intuire ciò
che si dicevano: i vampiri che erano a Los Angeles parlavano con
Caitlin e Shane degli incantesimi contro gli elfi, mentre Bonnie e
Damon stavano parlando di lei con le sirene, per cui raggiunse
quest’ultimo gruppo.
«Come ti senti?» le chiese il vampiro, cingendole i
fianchi con un braccio.
«Meglio.» gli disse tranquilla, ma non fece in
tempo a dire altro che Klaus li raggiunse: «Elijah
è qui vicino».
La ragazza fece un sospiro profondo, prese per mano Damon, e con lui e
l’Ibrido si diresse vicino alla barriera, nel giardino
anteriore.
Un taxi si fermò lì davanti, e da esso scese
Elijah accompagnato da due bellissime donne: la prima era un
po’ più bassa di Alyssa, magra ma con le forme ben
evidenti, e aveva la pelle liscia e molto chiara come una bambola,
grazie alla quale si notavano subito i grandi occhi verdi, le labbra
carnose tinte di rosso e i capelli ramati, che scendevano mossi fino al
seno; la seconda invece era più alta e formosa, la pelle
abbronzata come fosse estate, gli occhi castani come i capelli, mossi e
lunghi fino al seno come l’altra donna, e nel suo viso si
notava la somiglianza con Maryel.
Alyssa si concentrò su ciò che le aveva detto
Alec, e pian piano vide cambiare l’espressione di Elijah:
dall’essere seccato perché davanti a lui vedeva
solo una collinetta, all’essere sorpreso dal vedersi davanti
il fratello con i loro due amici, e dietro di essi il grandissimo loft.
Seguito dalle donne li raggiunse, e fece le dovute presentazioni: la
mora era Nerissa, madre di Maryel e Capobanco delle sirene di Los
Angeles, mentre la rossa era la tanto attesa strega sirena, Richelle.
«Chi ha realizzato questa bella barriera
camouflage?» chiese quest’ultima, guardando Alyssa,
aspettandosi forse l’avesse fatta lei.
«Alec, un elfo che ci ha aiutati.» disse
l’altra strega sirena, arrossendo leggermente, poi si fece
coraggio e le chiese con tono di riverenza, nonostante sembrasse della
sua età, se non più piccola ancora:
«Lei lo conosce?».
«Innanzitutto non darmi del lei, mi fai sentire vecchia. E
per rispondere alla tua domanda, no, ho conosciuto molti elfi ma un
certo Alec no. Perché?» rispose la rossa, parlando
decisa e molto velocemente.
«Perché, ecco…mi sembra di averti
già vista… » rispose lei, e subito
Richelle alzò le mani e in un attimo tutto attorno a loro si
fece offuscato, mentre loro due si ritrovarono poco distante dai loro
corpi immobilizzati. Alyssa riusciva a vedere Damon che si stava
agitando, e Nerissa che lo tranquillizzava e gli spiegava
cos’aveva fatto l’altra strega sirena.
«Che vorresti dire con quel “mi sembra di averti
già vista”?» chiese la rossa, e Alyssa
non sapeva da dove cominciare, così le toccò il
braccio e cercò di farle vedere ciò che era
successo con Alec nella riproduzione di Avalon, in cui lui le fece
vedere una strega sirena identica a Richelle, e le riuscì.
L’altra strega sirena scosse la testa, e iniziò a
parlare ancora velocissimo gesticolando con le mani: «Prima
regola di una strega sirena: mai avere a che fare in quel
senso con un
elfo, o sarà la tua fine; seconda regola di una strega
sirena: mantieniti al meglio per più tempo possibile e non
dire il tuo segreto in giro; terza regola di una strega sirena: fidati
sempre di un’altra strega sirena».
«Perché non dovrei avere a che fare con
Alec?» chiese preoccupata Alyssa, e la rossa scosse ancora
una volta la testa: «Tra tutto quello che ti ho detto hai
recepito solo questo?! Comunque una strega sirena e un elfo sono troppo
pericolosi insieme. Sono troppo potenti. C’è
troppa energia tra loro, di solito finiscono per legarsi troppo, e
ciò non può essere un bene. Lascialo perdere,
fidati di me».
«Veramente è già finita,
cioè, in realtà è stata una breve
parentesi nata da una terribile incomprensione con il mio
ragazzo,» disse la mora, indicando Damon, poi
continuò: «ma ora è tutto tornato come
prima. Alec se n’è andato ed è stato un
bene…».
«Perché non riuscivi a fare a meno di lui,
nonostante ami il vampiro. Storia già sentita. Certo che
come gusti, cara la mia ragazza, non ci siamo proprio! Ma gli stregoni
o i sirenetti non ti piacciono per niente?!»
continuò la frase lasciata in sospeso l’altra
strega sirena.
Alyssa fece spallucce, poi ripensò a ciò che
aveva detto Richelle e le chiese: «Scusa, ma quindi la strega
sirena che ho visto io non era una tua antenata? Eri proprio
tu?!».
«Buongiorno ragazza! Sì, ero io, e prima che tu mi
chieda quanti anni ho sappi che sono molti più
dell’altro vampiro.» rispose la rossa,
anticipandola.
«Tu sei più ve-…cioè, sei
nata prima di Klaus?! Com’è possibile? Sei una
specie di vampiro?» chiese scioccata la mora, altalenando lo
sguardo tra i due.
«Sì, sono più vecchia di Klaus, ma come
vedi li porto meglio io!» ironizzò la strega
sirena, poi continuò: «Ho trovato un modo per
restare sempre giovane e in forma, e la mia magia mi aiuta a restare
viva, ma tutto questo deve restare tra noi. Nessuno sa il mio trucco.
Le sirene credono che io sia un po’ più grande
rispetto l’età che dimostro, perché
sanno che molte streghe usano degli incantesimi per invecchiare
più lentamente, ma non hanno idea di tutto
ciò».
«Rimarrà tra noi, tranquilla. Ma alla fine il tuo
trucco non me l’hai detto.» le fece notare Alyssa.
«Non posso dirti proprio come faccio, ma ti posso dare un
indizio: uno degli ingredienti è un liquido che tu hai visto
ma che non avrebbe avuto effetto se l’avessi usato quando
l’hai visto.» rispose l’altra, e la mora
ci rimuginò su un po’, prima di dire:
«Dev’essere per forza l’acqua di Avalon,
perché l’ho vista ma non era davvero
l’acqua di Avalon».
«Sei sveglia, ragazza. Mi fai venire ancora più
dubbi, visto che in certe situazioni sembri
così…lasciamo stare. Stiamo cincischiando troppo.
Vuoi scoprire se sei davvero una sirena, oltre che una strega? Anche se
io non ho dubbi, ma è sempre meglio fare la prova del
nove.» disse Richelle, e quando Alyssa annuì le
fece ritornare tra gli altri.
«Tutto ok, Piccola?» le chiese subito Damon,
stringendola a sé, e lei lo rassicurò.
Entrarono nel loft giusto il tempo di presentare le nuove arrivate, poi
Richelle fece cenno alle altre sirene di seguirla fuori, e loro
obbedirono subito.
Richelle si mise di fronte ad Alyssa, e diede una mano a Derya e
l’altra a Maryel, e a loro volta le due diedero
l’altra a Naya e Nerissa, che poi si presero per mano per
chiudere il cerchio, con Alyssa al centro.
«Appoggia le mani sulle mie.» le disse Richelle, e
così fece, poi le sirene alzarono le braccia di fronte a
loro, senza lasciare la presa, e formarono una stella, in modo da
toccare la ragazza con i loro pugni stretti: Naya e Nerissa nella
schiena, quest’ultima e Maryel nel gomito destro, Naya e
Derya nel gomito sinistro, e Richelle con Derya e Maryel nelle mani.
Richelle iniziò a cantilenare un incantesimo, e pian piano
le sue braccia vennero circondate da una luce azzurra, che si
irradiò verso le braccia delle altre sirene, facendo notare
ancor di più la stella formatasi. D’improvviso
s’alzò il vento, e Alyssa dovette chiudere gli
occhi. La zona era piena d’energia, e quando Richelle
terminò di cantilenare l’incantesimo ci fu
un’ultima sferzata di vento, poi la luce azzurra si
trasformò in acqua e sprizzò in aria, generando
una lieve e breve pioggerellina.
Non appena tutto tornò come prima, Alyssa aprì
gli occhi, e vide Richelle con un sorriso soddisfatto: «Non
mi sbaglio mai.» disse soltanto, e la ragazza
realizzò: era per davvero una strega sirena.
«Ora ci manca solo la trasformazione.» disse poi la
rossa, e Rebekah, che era arrivata fuori assieme a tutti gli altri per
assistere all’incantesimo, le chiese: «Sei sicura?
È proprio necessario?».
«Chiedilo a tuo fratello.» rispose lei,
ricordandole che anche suo fratello era un ibrido, e la bionda non
disse altro, ripensando a quanto aveva fatto Klaus per potersi
trasformare in licantropo.
«Come funziona?» chiese Alyssa, che ancora non era
al corrente di ciò che Maryel aveva detto al riguardo.
«Devi quasi morire affogata.» disse con nonchalance
Richelle, e la ragazza rabbrividì.
«Morire?!» esclamò soltanto, mentre
faticava a deglutire, e Damon le fu subito accanto, cingendole i
fianchi in modo protettivo.
«Ho detto quasi. Di solito la prima trasformazione avviene
quando si è in pericolo in mare, e si rischia di affogare:
come per magia ti spunta la pinna e niente più morte,
è molto semplice.» spiegò ironizzando
la rossa.
«Ok, ma pur volendo, qua non c’è il
mare.» rispose la ragazza, che ancora era tesa al solo
pensiero.
«E che problema c’è? Andiamo a Fort
Fisher. Adesso non ci sarà nessuno lì.»
disse la rossa.
«Adesso?! Ma è a Wilmington! Ci vorranno
più di due ore ad andare ed altre due a tornare!»
s’intromise Damon.
«Forse per te, vampiro.» disse la strega, creando
un arco di fiori, e l’area all’interno di esso fece
intravedere una spiaggia.
«Andiamo?» disse Richelle ad Alyssa, avvicinandosi
all’arco e insieme a lei andarono anche le altre sirene, come
una vera squadra.
«Se non vuoi trasformarti non devi farlo per
forza.» disse Damon alla ragazza, cercando di
tranquillizzarla, ma Klaus s’intromise.
«Tu non sai cosa vuol dire. Finché non si
trasformerà non sfrutterà le sue
potenzialità. Te lo dice uno che l’ha vissuto in
prima persona.» disse l’Ibrido Originale,
rivolgendosi al vampiro, poi si rivolse all’ibrida:
«Ti ricordi com’eri prima di avere la tua magia? E
come ti senti adesso? Pensa cosa vorrebbe dire liberare anche la tua
parte da sirena».
Alyssa sapeva che Klaus aveva ragione. Si sentiva completamente diversa
da quando riusciva ad usare la magia, era più sicura di
sé e più in pace con se stessa, tralasciando gli
avvenimenti esterni. Guardò Damon negli occhi, e gli prese
le mani: «Se sarai accanto a me non avrò
paura».
«Credevi che ti avrei lasciata sola con quelle
pazze?» le rispose lui, stringendole le mani, mentre si
perdeva nei suoi occhi, poi insieme seguirono le sirene attraverso
l’arco di fiori.
Si ritrovarono su una vasta spiaggia deserta, con le sirene che
già si erano avvicinate all’acqua spogliandosi
completamente. Si tuffarono e si trasformarono, coprendo le
nudità con delle conchiglie sul seno spuntate magicamente e
con la coda al posto delle gambe, da sotto l’ombelico, lunga
più di due metri.
Entrambi s’incantarono, a vedere le sirene trasformate:
ognuna aveva la pinna di una sfumatura diversa, e le conchiglie erano
in tinta con essa. Ora stavano dando libero sfogo alle loro
capacità, e nuotavano velocissime sul pelo
dell’acqua, per poi immergersi e saltarne fuori come delfini,
soprattutto le più giovani che si sfidavano anche in
acrobazie.
Alyssa sorrise, pensando che forse era proprio quello che le ci voleva
al momento, e si avvicinò alla riva, tenendo per mano Damon.
«Accesso consentito solo alle donne!»
urlò la strega sirena da dentro l’acqua.
«Senza di me non si trasformerà.» disse
serio il vampiro, e la rossa si limitò a sbuffare.
Nerissa cercò di spiegare le ragioni di Richelle:
«Non te lo consiglio, vampiro. Non sarà un bene
né per te, che, non prendiamoci in giro, non stai bene in
acque del genere, né per lei, che avrebbe una zavorra
accanto. Le starai vicino comunque, guardandola dalla riva».
Alyssa guardò Damon, annuì e lo baciò
dolcemente. Lasciò la sua mano, e si addentrò
nell’oceano. Era strano come la stessa cosa riuscisse ad
elettrizarla e terrorizzarla allo stesso tempo.
Mentre si avvicinava sempre di più a lei, Richelle
iniziò a spiegarle: «Devi solo pensare al fatto
che vuoi nuotare, che vuoi restare sott’acqua, e vedrai che
il resto verrà da sé.» le disse, e lei
annuì.
Alyssa si preparò ad andare sott’acqua, mentre
Damon la guardava apprensivo da lontano.
Fece un gran respiro e si immerse. Aprì gli occhi, e davanti
a lei si ritrovò Richelle, che le faceva segno di restare
calma e non tornare su. La ragazza cercò di resistere il
più possibile, ma alla fine, dopo più di un
minuto in apnea, la mancanza d’aria la fece muovere in
direzione della superficie. Ma non ci arrivò. La rossa la
teneva giù dalle spalle, e cercava di calmarla, ma lei non
riuscì più a trattenere il respiro, e si
ritrovò ad inspirare acqua, che le irritò tutte
le vie respiratorie e la fece tossire, perdendo man mano quel poco
d’aria che le rimaneva in corpo. Sentì una
presenza dietro di sé, così si voltò e
vide Damon, che la stava raggiungendo per tirarla su, ma la strega
sirena lo precedette: immobilizzò il corpo del vampiro con
un incantesimo, poi tornò in superficie con lui e
ordinò a Derya e Nerissa di posizionarsi dietro di lei,
accertandosi così che restasse sott’acqua.
«Cosa stai facendo?! Non vedi che non ce la fa
più?! Liberami subito!» disse Damon, agitato come
non mai, anche se immobile per colpa dell’incantesimo.
«Caro vampiro, è proprio così che deve
andare. Vedrai che tra qualche secondo ci ritroveremo con una bella
sirenetta.» disse lei, soddisfatta e tranquilla, mentre
Alyssa si agitava sott’acqua, intenta a battere la forza
delle sirene e risalire in superficie.
Ma non ce la faceva, le due erano più forti. Il suo petto
ormai bruciava e si era fatto pesante, e stava esaurendo le ultime
energie. Cercò una via d’uscita magica a tutto
ciò, ma evidentemente Richelle percepì
l’intenzione e non appena Alyssa cercò di usare la
magia capì che la rossa la stava bloccando anche in quello.
Tentò un’ultima volta, raccimolando tutte le forze
rimaste, di tornare in superficie, ma fu inutile. Così, come
le aveva detto la strega sirena, pensò solo che voleva
nuotare, che voleva restare lì, nel silenzio,
sott’acqua, e chiuse gli occhi.
To be continued………
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