Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: Daleko    16/03/2017    1 recensioni
Romantico MOLTO drammatico, siete avvisati.
~~
Michi fu il primo a distogliere lo sguardo con un sospiro, tornando a concentrarsi sull'asfalto fra le sue scarpe. Un urlo interruppe il silenzio della notte; le pupille dilatate di Lore erano rivolte di nuovo al cielo e i suoi polmoni erano pieni di aria fredda, mentre urlava il suo vuoto entusiasmo alla luna.
Genere: Angst, Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Amori sanguigni'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

5.


Quel sabato sera proprio non riusciva a divertirsi. Aveva bevuto una birra prima di entrare, restando in silenzio mentre Lore guidava, e il vento freddo che gli scompigliava i capelli l'aveva aiutato a restare concentrato sulla realtà delle cose. È vero, le sue parti intime erano state a contatto con il bacino dell'altro, ma fra di loro c'erano stati due strati di denim azzurro, almeno un altro di cotone (lui aveva indossato i boxer, ma non poteva sapere tutto dell'altro) e sedici anni di amicizia: quest'ultimo, limite più invalicabile di tutti, era il muro invisibile che li separava per davvero. In quel momento Michi si muoveva frastornato sotto le luci lampeggianti della discoteca, ciondolante nella musica elettronica e con gli occhi fissi su Lore, distante alcuni passi da lui e impegnato a strusciarsi su di una ragazza attraente.
 
Abitualmente, quando andavano in discoteca, si fermavano sotto un ponte a un centinaio di metri dall'ingresso. Ci si ritrovava con altre conoscenze, si fumava una canna in compagnia; Michi era abituato a dividere l'erba con Lore, un po' separati dagli altri e mormorando fra loro. Quella sera avevano parcheggiato sotto il ponte, spento il motorino, avevano sfilato i caschi e...
«Bella raga! Pronti a sbocciare?» chiese Lore con enfasi. Era molto più socievole del solito, forse troppo: gli mollò il casco tra le mani e s'infilò una mano in tasca. «Zio c'hai le cartine? Devo fare piazza con 'sti sottoni, prendi qua» lo apostrofò lanciandogli una bustina con l'erba. Lore la prese al volo, notando che l'amico aveva già diviso la dose abituale in due: lo stava escludendo dal gruppo, lasciandolo a fumare da solo. Si diresse con gli altri, ridendo a una battuta che Michi non sentì, senza degnarlo di un solo altro sguardo. 

Quindi no, quella sera proprio non riusciva a divertirsi. Aveva bevuto una birra, aveva fumato da solo e non riusciva a fare altro che fissare Lore, vestito da fighetto come suo solito e comportandosi da vero stronzo.
«Se il Lore ti becca a lumare la sua tipa così ti fa il culo!» gli rise all'orecchio un ragazzo del gruppo. Michi si voltò a guardarlo con fare inebetito, non capendo a cosa si riferisse. L'altro gli diede una gomitata divertita; era più alto di lui, più massiccio, più attraente e più tamarro. Michi lo tollerava solo perché era simpatico a Lore. «Sciallo, non sbirro!» continuò a sputazzargli su un lato della guancia prima di cominciare a ridere. Michi tornò a voltarsi verso l'amico, poi capì a cosa si riferisse il nuovo arrivato: probabilmente credeva stesse osservando la ragazza in atteggiamenti intimi con Lore. Tornò a guardare l'altro, le palpebre chine a metà al di sotto delle luci lampeggianti della discoteca. «M'hai sgamato» gli diede corda a voce troppo bassa, tentando un mezzo sorriso. Gli arrivò un'altra gomitata. «Cosa? Non ti sento! Urla!» continuò a gridargli al di sopra della musica. Michi cominciò a irritarsi per tutta quella situazione: Lore lo ignorava, un ragazzo del gruppo non lo lasciava in pace, aveva caldo e voglia di tornare a casa. «Ho detto che m'hai sgamato! Ci tiriamo una paglia? Fa un cazzo di caldo bestia» urlò a sua volta. Incontrando l'approvazione dell'altro si diressero all'uscita del club, entrambi con il loro bel timbro nell'interno polso; appena messo piede fuori dal locale, Michi tirò un sospiro di sollievo. Portò le mani alle tasche dei jeans, cercando il pacchetto di sigarette da offrire al ragazzo accanto a sé. Toccò prima quelle posteriori, poi quelle davanti e infine portò una mano alla fronte, voltandosi verso l'ingresso. «No, che babbo, mi è caduto il pacchetto quasi nuovo» esclamò dispiaciuto. L'altro rise, gli batté con forza una mano sulla spalla per poi infilarla di nuovo in tasca. «Sciallo, volevo fare lo stesso due passi, andiamo alla macchinetta» lo invitò a passeggiare. Michi aprì bocca per declinare, non poteva abbandonare Lore da solo... Poi la richiuse subito dopo, al ricordo dell'amico intento a lavorarsi la mora dotata di un bel corpo vista poco prima. Sorrise. «'nnamo dai» accettò la passeggiata notturna, incamminandosi verso l'uscita del parcheggio.
Dopo pochi passi si fermò all'improvviso. «Aspe', Paolo, ma che sbatti c'hai? Vuoi farti due chilometri a piedi?» domandò appena più lucido; l'altro si voltò a guardarlo, sbattendo le ciglia nere incredibilmente lunghe. Si strinse nelle spalle. «A Casinéta ci deve stare una macchinetta, che cazzo. Se non ti va un purino rimedio un po' d'erba» si offrì imbarazzando Michi, il quale ricominciò a camminare scalciando la bustina vuota di un preservativo. «Ma va', non sono ancora un chiove, so camminare sai» scherzò a mezza voce.  L'altro rise. Camminavano vicini, Michi sentendosi stranamente basso nonostante il suo quasi-metro-e-ottanta; Paolo lo superava di almeno tutta la testa, e il suo fisico molto ben curato, da amante delle palestre, infilato in una t-shirt aderente lo faceva sembrare ancor più massiccio di quanto non fosse in realtà. Il silenzio sembrava farsi troppo pesante e Michi stava per iniziare un discorso qualsiasi per spezzarlo, ma venne interrotto dall'altro. «De bun sii de Biagrass?» gli chiese improvvisamente in dialetto stretto. Michi si voltò a guardarlo stupito, con le labbra leggermente aperte in un'espressione abbastanza buffa da indurre Paolo al riso. Michi arrossì. «Sì, sèmm de Biagrass» rispose a tono, quasi offeso dalla reazione dell'altro. Ottenne un respiro e un segno di diniego con il capo. «Io sono di Busto, ma sto da amici a Magenta. Non c'è un cazzo su da me» ribatté. Calò di nuovo il silenzio; entrambi camminavano troppo lentamente per importarsene davvero della destinazione; entrambi avevano le mani nelle tasche ed entrambi avevano assunto la stessa postura incurvata. «Perché, a Magenta c'è qualcosa?» gli chiese retoricamente, lanciandogli uno sguardo; gli occhi grigi dell'altro, arrossati com'erano dalla stanchezza e dal fumo, gli ricordarono quelli azzurri di Lore. Tornò a guardare l'asfalto davanti a sé con un groppo alla gola. «No, a Magenta non c'è troppo un cazzo, ma non ci stavo dentro. Mia madre mi tirava certe asciugate di coglioni assurde, poi s'è messa a trombare con un canazzo violento e ha cominciato anche l'altro» gli confidò inaspettatamente. Michi tornò a scrutarlo senza sapere cosa dire, restando in silenzio. «Ai diciotto ho fugato e sto da amici da un paio d'anni. Il Lore m'ha detto che anche voi avete i vostri casini e non mi pare un abbaione» sottolineò ricambiando l'occhiata. Michi storse la bocca. «No, non dice balle. Abbiamo tutti i nostri bordelli» gli rispose vago. Anche se era tornato a guardare l'asfalto, continuava a sentire su di sé gli occhi dell'altro. Si sentì a disagio. «Ora che fai a Magenta?» buttò lì per cambiare argomento. «L'operaio. Andiamo di là che in piazza ci sono magrebi a vendere di brutto a quest'ora» lo invitò a cambiare strada, indicando il tragitto con un cenno del mento rasato. Michi lo seguì in silenzio per un altro centinaio di metri, poi tolse le mani da tasca e le portò a intrecciarsi dietro la nuca.
«Finalmente una macchinetta. In questo cazzo di paese nessuno fuma?» domandò a mezza voce; Paolo rise, avvicinandosi al distributore e sfilando il portafogli dalla tasca posteriore destra dei jeans bassi. «Che tiri? Manhattan bianche?» gli chiese divertito. Michi incrociò le braccia sul petto, intuendo il tono derisorio dell'altro. «No, Marlboro rosse. Che frociata sono le manhattan?» ribatté osservando i movimenti di Paolo. Il ragazzo era intento a riporre il portafogli in tasca, prendendo un accendino da quella anteriore. «Una frociata da froci» rispose aprendo il pacchetto di Pall Mall rosse. Gettò la carta trasparente a terra, aprendo il pacchetto e portando una sigaretta alle labbra. L'accese con ancora il pacchetto stretto in una mano, gettandogli un'occhiata sottecchi. Michi cominciava a sentirsi a disagio. «Mi stai dando del frocio?» chiese bruscamente. Paolo inspirò, lasciando che il fumo fluisse dalle narici. Gli tese il pacchetto aperto e quando le dita del ragazzo sfilarono la seconda sigaretta del pacchetto, le Pall Mall vennero prontamente infilate nella tasca posteriore libera. La mancina andò quindi alla sigaretta pendente a un angolo delle labbra, liberandole dal fumo. Michi portò la sua sigaretta immacolata alla bocca e tese la mano libera verso l'altro, in attesa dell'accendino. In tutta risposta, Paolo gli si avvicinò facendo scattare l'accendino. «Perché, non lo sei?» chiese con tono disinteressato accendendogli la sigaretta. Michi alzò lo sguardo sul suo volto: bruno, dai lineamenti duri e con la mascella squadrata, dagli occhi grigi troppo penetranti per non metterlo a disagio con un'occhiata decisa. Soffiò fuori il primo tiro. «Cosa te lo fa pensare?» ribatté dopo un momento, guadagnandosi un sorrisetto ambiguo da parte di Paolo che non accennava a discostarsi da lui. «Non paglieggiare... Non sono così babbo. Si capiva di brutto che ti stavi scopando il Lore con gli occhi» lo informò divertito senza interrompere il contatto visivo; Michi arrossì violentemente, distogliendo lo sguardo e dando così una conferma ai dubbi del bruno. «Ma come stai? Siamo amici, stavo... Stavo...» balbettò nel tentativo di trovare una valida scusa. Paolo gli soffiò il fumo in faccia. «Sciallo, zio. Te l'ho detto, non sbirro mica. Ma ti conviene lasciar perdere di brutto il Lore. È etero» sottolineò con un altro sorrisetto ambiguo. Michi si concesse un lungo tiro di sigaretta, lasciando cadere la cenere al suolo prima di rispondere. Soffiò via il fumo dalle narici. «Questa stronzata te l'ha detta lui?» chiese con voce tremante, ottenendo una risata da parte dell'altro; Paolo finalmente si allontanò, scostandosi di qualche passo e poggiando la schiena al muro accanto al distributore. Alzò la gamba destra, poggiando la suola della scarpa sportiva anch'essa al muro, poi tirò ancora con estrema calma. «Te l'ho detto. Ce l'avevi scritto in faccia» scandì senza togliergli lo sguardo da dosso; sembrava divertito, e il timore in Michi cominciava lentamente a lasciare spazio alla rabbia. «Com'è che mi lumavi così tanto?» chiese utilizzando lo stesso termine gergale usato da Paolo mezz'ora prima. «Questo non è da froci?» domandò con irritazione; le braccia erano nuovamente incrociate sul petto e lo sguardo fisso sul volto di Paolo, riuscendo a sostenere il suo sguardo. L'altro si prese tutto il tempo necessario per rispondere, dedicando prima attenzione alla sigaretta e poi, dopo aver soffiato fuori il fumo racchiuso tra le guance, si lasciò andare a un altro sorrisetto. «Non ho mai detto di non esserlo» spiazzò Michi con tono complice.
Calò il silenzio; dopo qualche momento Michi si diresse a sua volta verso il muro, dove imitò l'atteggiamento di Paolo: schiena e suola destra al muro, sigaretta alle labbra e mano libera in tasca. Gli ci volle un po' per tornare a parlare, ma l'altro non sembrava dispiaciuto da quel silenzio. Alla fine si decise. «Che storia» commentò semplicemente; l'altro si accodò con un sospiro divertito. «Quindi, c'hai provato con Lore?» chiese a bruciapelo con voce quasi tremante. Paolo rise di nuovo, scuotendo il capo con fare rassegnato. «No, fa brutto ma non è il mio tipo» rispose alla fine con calma, portando la sigaretta quasi terminata alle labbra. Michi emise un grugnito di soddisfazione. «Quindi come sai che è etero?» rincarò la dose mosso dalla gelosia. Paolo si strinse nelle spalle. «Lo so e basta. Non tirarmi un'asciugata adesso» ribatté senza perdere il tono allegro. Michi si ammutolì di nuovo per più di un minuto, poi sospirò. Aveva di nuovo le braccia conserte. «Beh, quindi quale sarebbe il tuo tipo?» domandò con tono spento. Paolo rise di nuovo, questa volta di gusto, gettando la sigaretta in lontananza con un colpo di pollice e raddrizzandosi. «Eddài. Michi. Sei tu il mio tipo» ammise con un sorriso e un sopracciglio tirato verso l'alto. Michi ci mise un po' a comprendere quella risposta; Paolo gli si piazzò davanti, prendendogli il capo fra le mani e baciandolo con forza. Michi lasciò cadere la sigaretta al suolo, chiudendo gli occhi e lasciandosi spingere contro il muro dalla foga di quel bacio dalle lingue serrate.


 
 


Note dell'autore ~
Mi scuso per l'interminabile attesa, è stato un mese pienissimo e non ho potuto aggiornare prima. Spero che questo capitolo sia di vostro gradimento: vi ricordo che le recensioni sono sempre ben accette!
Ne approfitto per comunicarvi che è finalmente uscito il mio primo libro, pubblicato da Genesis Publishing a fine febbraio. Potete trovarlo qui e un po' in tutti gli store online. All'interno c'è più di una storia romantica, quindi credo che possa interessarvi. Enjoy~
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Daleko