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Autore: Elendil    16/03/2017    1 recensioni
Sequel del primo libro della saga "Nihaar'ì".
Le vicende di Harryan continuano ma i punti di vista ancora una volta cambiano. Il destino della Veggente prosegue con nuovi e improbabili risvolti!
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Yuri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Salve di nuovo!

Un immenso grazie a tutti :)




Riprendendo fiato per un attimo, l’incertezza di non sapere esattamente quale fosse stato nella sua mente il passo successivo a svegliare quella simpaticona di Karin facendole il più male possibile, la Nihaar’ì si concesse di rivolgerle uno sguardo di lunga e incerta gravità. Poi si umettò le labbra.

Ho avuto una Visione” annunciò.

E se si fosse aspettata una qualche reazione di emozione o stupore rimase assai delusa. Karin la fissò per un attimo aggrottando le sopracciglia. Poi sbattè le palpebre.

Non sei una Risvegliata” obiettò semplicemente “Infatti sono la Nihaar’ì” ribattè subito lei.

Nuovo aggrottarsi di sopracciglia.

A che gioco stai esattamente giocando?” fu la perentoria risposta. Questa volta fu il turno della Nihaar’ì di accigliarsi. Sinceramente, espirò, l’ipotesi di dover essere lei a convincere gli altri della propria reale identità non le era affatto passata per la mente fino a quel momento.

Ti sembra che io stia giocando?” si costrinse comunque a mantenere la calma.

Mi sembra che tu ci stia provando, ma di certo deve esserti sfuggito qualche passaggio” sogghignò l’altra “E sarebbe?” sbottò incredula la Nihaar’ì “La gente del Deserto non è stupida. Se sei la Nihaar’ì dimostralo. Altrimenti tornatene dalla ridicola pantomima da cui sei venuta”

Abituata alle schermaglie della Torre ma non certo a quelle della Gente del Deserto, la Nihaar’ì non potè allora definire se la sensazione scaturita da quel breve dialogo fosse di sconfitta o di umiliazione o insomma di un qualcosa che avesse a che fare con l’improvvisa consapevolezza che Karin avesse ragione.

Abbassò contemporaneamente entrambe le mani e in silenzio, suo malgrado, espirò.

Il fatto che lei fosse la Nihaar’ì era inoppugnabile. Si umettò piano le labbra. Il fatto che fosse in grado di dimostrarlo era tutt’altra faccenda.

Così si limitò per un attimo a guardare la propria compagna di cesta e nel dorarsi degli scorci di luce fra di loro, scrollò le spalle.

Ho avuto un Nayel” dichiarò ancora, solo vagamente consapevole che quella fosse l’unica difesa di cui fosse provvista per affermare la propria identità “Questa notte le Ombre attaccheranno la Carovana e arriveranno fino alla tenda del Kamin-Na. Lì ci staneranno e ci uccideranno”

Immobile, Karin si limitò a fissarla per qualche attimo. Poi le rivolse un mezzo sorriso.

E’ un pò catastrofico come Nayel” “E’ ciò che ho visto” “Questa storiella non ti varrà la libertà”

Non era ciò che sperava di ottenere.

Stizzita, la Nihaar’ì si abbandonò allora alla parete di fascine alle sue spalle, il capo che mollemente si reclinava all’indietro in una posa distante. Sentì, pur non vedendolo, lo sguardo di Karin seguirla e per un attimo studiarla con cauta circospezione prima che ella tentasse con scarso successo di tirarsi a sedere.

E di nuovo eccola balenare nella mente la sagoma dell’Ombra mentre scura essa si parava dinnanzi ai suoi occhi impietriti studiandola, sfidandola a reagire.

Chiuse di scatto le palpebre, un timore diffuso a sussurrarle una sensazione come di freddo al ventre.

Quante speranze aveva che i Kamin le credessero? Pensò. Più o meno le stesse che la Nihaar’ì si trovasse per davvero nuda e prigioniera in una Carovana in viaggio chissà dove per il deserto di Harryan. Un evento tanto improbabile, quindi, da rasentare più o meno il ridicolo. Eppure...

Accadrà questa notte” riaprì lentamente le palpebre per poi voltare il capo in direzione di Karin “Quando i Kamin ci condurranno di nuovo nella tenda per interrogarmi”.

L’altra le scoccò un’occhiata obliqua “Reputo improbabile che ci vengano a prendere questa notte. Stiamo attraversando un’area molto pericolosa” “Pericolosa come?” fece l’altra aggrottando le sopracciglia. La Figlia del deserto scrollò appena le spalle “Dicono che qui siano nascoste alcune delle famose entrate per la città dei Cento Sospiri”

Ed eccola ricomparire, vecchia e nuova amica, la sensazione di essere senza dubbio l’abitante di Harryan più ignorante circa le faccende di Harryan medesima. La Nihaar’ì strinse appena le labbra limitandosi a proferire un laconico “Certo” breve pausa “Capisco” sull’intera faccenda.

Ma credi comunque che accadrà” le sogghignò Karin da dietro un velo di dolore.

Senza pensarci la Veggente replicò il gesto “Devo crederci. Altrimenti che Nihaar’ì sarei?”



E venne così finalmente la notte. Nel morire degli ultimi raggi solari parve allora di percepire i rumori della Carovana tutt’attorno alla cesta attenuarsi mentre la moltitudine unita si addentrava passo dopo passo nel grigio imbrunire.

I segugi smisero lentamente di abbaiare prendendo viceversa ad uggiolare e guaire sommessamente, quasi che la mancanza dell’astro ardente in cielo disturbasse i loro gusti canini. Le voci degli uomini parvero in egual misura spegnersi passando dalle fitte e concitate conversazioni a frasi brevi e moderate, meste quasi. E l’andatura egualmente calò di tono, passando da una marcia costante - il deserto certo non permetteva di correre - a un ben più mesto avanzare a passi lenti e misurati.

Ma nessuno si fermò. Né i cani. Né gli uomini. Né la carovana.

Karin aveva avuto ragione: evidentemente quella zona era abbastanza temuta dai Kamin da costringerli a tirare dritto e negare a tutti quanti, loro compresi, le poche ore di meritato riposo notturno.

Lei, viceversa aveva avuto torto.

Immobile nella medesima posizione di qualche ora prima - possibile che Karin stesse davvero più male di quanto il suo viso desse a vedere? - la Figlia del Deserto le concesse una breve smorfia laconica.

E dunque com’è la Torre del Tempo?” la prese in giro nel vederla a sua volta immobile, il viso appiccicato alle pareti della cesta nell’inutile tentativo di scorgervi qualcosa attraverso. La Nihaar’ì si morse appena le labbra.

Grande” le concesse “E bianca”.

Particolari che nessuno oltre alla Nihaar’ì potrebbe notare, immagino”.

Sbuffando, l’altra schiacciò ancora di più il volto contro il ruvido fasciame.

Ogni stanza ha un profumo diverso, studiato appositamente per conciliarsi al momento del giorno in cui il sole filtra dalle ampie finestre a volta” “Affascinante. Niente a che vedere con le chiacchiere di noi minesis (umili popolani) che parlano di sale completamente immerse nell’acqua...”

Finalmente la Nihaar’ì volse lo sguardo inchiodandolo dritto in quello dell’altra ragazza.

Se trovassi un modo, anche solo uno per dimostrarti che sono davvero la Veggente e non una ragazzina qualsiasi intrappolata in una situazione ben più che sgradevole, mi crederesti?”

L’altra la studiò per un attimo, il viso improvvisamente concentrato in quella che pareva la prima e forse unica parentesi di serietà fra di loro.

Si, ti crederei” esalò quindi senza espressione.

Suo malgrado, la Nihaar’ì si ritrovò per qualche secondo a corto di parole: non si era davvero aspettata quella risposta. Ed evidentemente nemmeno la sua nuova amica perché per un attimo entrambe rimasero a fissarsi con un misto di sbigottimento e confusione assieme. Poi ripresero fiato.

Lentamente la Veggente abbandonò la parete della cesta per sedersi a gambe incrociate dinanzi all’altra. Espirò lentamente, quasi concentrata e poggiando la schiena alle fascine alle sue spalle chiuse gli occhi.

E allora sta a guardare” concluse mentre, concentrata, cominciava a distendersi nella docile precognizione del dormiveglia.

Per un attimo calò il silenzio. Poi, debole, un colpo di tosse. Espirò piano. E un altro. Si umettò piano le labbra. E infine una mezza risata smorzata.

Certo che voi Nobili siete incredibili” la voce di Karin la raggiunse da dietro un velo di candida ironia “Avvolti nel vostro mondo di sfarzo e ricchezza smettete a un certo punto di rendervi conto di ciò che vi circonda”.

Suo malgrado la Veggente si ritrovò a riaprire gli occhi prima di abbozzare una smorfia incerta.

E’ magia quella che state attendendo, mia cara?” la sbeffeggiò Karin con un vago sogghigno “O state solo attendendo il momento più propizio per dirmi che l’unico miracolo che ci attende è riuscire in qualche modo ad aprire questa gabbia e fuggire?”

Nuova occhiata sardonica, nuova smorfia attutita. E poi improvvisamente il riverberare di un suono nell’aere colse la loro percezione. Una nota unica, in realtà, alta e cristallina come mai prima di allora la Nihaar’ì fosse certa di aver mai udito. Per un istante la ragazza rimase ad ascoltarla innalzarsi potente attorno a lei schiacciando sotto di sé ogni altro suono, ogni altra percezione. Poi sbatté le palpebre e volse nuovamente le proprie attenzioni ad una Karin ora immobile nel proprio smorzato soffrire e deriderla assieme.

Deglutì a vuoto. “Lo senti?” esalò scoprendosi a sussurrare. Il sorriso dell’altra parve incrinarsi appena “Sento cosa?” fu la laconica risposta. Ma la Nihaar’ì era stanca di essere presa in giro.

Questo suono” aggrottò le sopracciglia subito imitata dall’altra.

Questo suono quale?” “Come quale?” avvertì la propria mascella contrarsi appena mentre una nota ancora più alta, ancora più eterea esplodeva in un milione di brividi tutt’attorno a lei.

Questa.

E poi improvvisamente qualcuno dal di fuori gridò l’Alt.



Non era un caso che si fossero fermati proprio in quel momento, proprio in quell’istante. Mentre saltava da una parte all’altra della cesta al pari di un grillo nella sua scatola, la Nihaar’ì non potè trattenere un moto di speranza e tensione assieme.

Non era un caso. Si ripetè. E il fatto che proprio allora, proprio in quel momento, anche tutti i segugi avessero cominciato per qualche ragione a latrare contemporaneamente, nemmeno quello poteva essere un caso.

Vuoi stare calma?” poco lontano le giunse il lamento esasperato della sua compagna di viaggio, un misto di dolore e sfinimento assieme che resero in qualche modo la sua voce lontana, spenta e fioca come se già appartenesse a un’altra persona diversa da quella che aveva incontrato.

Non le badò, scalciando viceversa di lato per cercare di intuire almeno un poco cosa stesse succedendo fuori. Non vi riuscì. Ma fu comunque in grado di percepire che probabilmente molto dipendeva dagli yenavo’r e dal loro...arrestarsi? Imbizzarrirsi?

Che cosa stava succedendo?

Perché ci stiamo fermando?” poco distante Karin tentò senza riuscirci di mettersi seduta e guardare a sua volta all’esterno. Non ne fu in grado. La Nihaar’ì le rivolse un’espressione incerta interrompendo solo per qualche attimo il proprio saltellare a destra e manca. Poi le sorrise furbamente.

E ora mi dirai che tutto questo è merito tuo, vero?” fu la nervosa replica della Figlia del Deserto. La Nihaar’ì fece spallucce reprimendo un autentico ghigno.

Tu che dici?”

Percepì l’altra trattenere per qualche attimo il respiro. Poi esalare la fatidica domanda “E’ opera tua?”.

E per un attimo desiderò davvero poter dire si senza dubitare che potesse essere una menzogna bella e buona. Una forzatura della strana e impercettibile fortuità del destino. Ma in egual misura sapeva quanto allora importasse mentire per potersi una buona volta salvare da tutta quella disastrosa situazione e sperare finalmente di tornarsene a casa a fare la vita cui era stata destinata.

Balli e conferenze. Riunioni e rappresentanze. E tante inutili, stucchevoli conversazioni dal retrogusto agrodolce.

Così, suo malgrado, non riuscì nemmeno a sentirsi realmente in colpa mentre, voltando il viso e inchiodandolo in quello dell’altra, esalò un “Si, è merito mio”.

Che il Destino la punisse per quella menzogna. Lei ora aveva davvero altro a cui pensare.

Nel breve attimo di sospesa rivelazione e mistica importanza che seguì quelle parole, la NIhaar’ì ebbe modo di percepire voci e passi poco distante dalla loro cesta nominare prima lei (la ragazzina tutta nuda) e poi Karin (la Figlia del deserto), segnale che probabilmente -seppur non nei termini che aveva sperato - la sua visione si stava lentamente ma inesorabilmente avverando.

Si ritrovò allora a trattenere a sua volta il respiro, una vena di aspettativa a scuoterla come un brivido malcelato prima che ella fosse nuovamente in grado di espirare.

Stava accadendo.

Esitò.

Stava accadendo per davvero e per la prima volta lei era lì per vederlo...

Poi improvvisamente la luce del “fuori” invase la cesta mentre qualcuno di non meno identificato scoperchiava con un unico movimento il coperchio. Una figura imbacuccata fece allora capolino nel grigiore crepuscolare. Sapeva che non fosse saggio, ma prima ancora di capire cosa stesse accadendo la Nihaar’ì si ritrovò ad alzare le braccia verso l’alto in risposta a quelle che già vedeva tendersi verso di lei nel chiaro intento di afferrarla. Senza una resistenza si lasciò ghermire e con pochi strattoni riportare alla vita nella piana deserta di Harryan. Scaraventata senza molte cerimonie a terra si diede appena cura di afferrare il primo straccio lurido che vide in terra per subito affrettarsi a rispondere agli ordini dei Kamin che la volevano in piedi e pronta a camminare.

Sentì alle sue spalle i gemiti contratti di Karin mentre, incapace di avanzare, i Kamin la sollevavano e di peso la trasportavano fino alla tenda nella quale entrambe vennero fatte entrare.

Non era la tenda del Kamin-Na, si allarmò subito la Veggente. E dai colori smeraldini, non pareva quasi affatto la tenda di un Kamin.

E infatti tempo pochi istanti dopo da uno dei molti divisori presenti fece capolino un uomo assai basso e corpulento, l’andatura e la ricchezza delle vesti a classificarlo in meno di uno sguardo come uno dei tanti Mercanti di Schiavi di Arryan. Non il più ricco, valutò la Nihaar’ì, ma di certo il più affezionato alle tratte dei Kamin se gli era perfino concesso di seguirne la Carovana durante il lungo avvicinamento alle città abitate.

Incerta, la ragazza gli rivolse uno sguardo sghembo, affatto conciliante, notando nei suoi modi la medesima baldanza di alcune personalità che più aveva gradito alla Torre del Tempo.

Avanzando lui la scrutò a sua volta gradendo evidentemente ciò che vedeva perché una volta giunto a pochi passi da lei le rifilò una strizzatina d’occhio tutta malizia e intesa. Lei non mutò espressione.

Le voci avevano ragione, proprio una serpe di damasco”  commentò questi sardonico proprio nell’istante in cui finalmente il Kamin-Na faceva capolino nella tenda, il corpo statuario ora avvolto in un tessuto più pregiato di quello precedente. La Nihaar’ì non si diede nemmeno il disturbo di mascherare il sollievo che la sua vista le procurò.

Raramente mi sbaglio” rispose l’uomo prendendo posto accanto al primo. C’era un che di teso nel suo sguardo, una nota tanto dissimile dalla prima volta che l’aveva visto da trasfigurarlo quasi in un’altra sembiante. La Nihaar’ì si accigliò.

Ma rimango fermo in ciò che vi ho detto: le serpi in genere sono solo fonte di guai. Portarsi a casa un simile gioiello” le scoccò un’occhiata brusca “Non vi farà che perdere ore di sonno e guadagnare più guai di quanti abbiate mai desiderato trovarne”. L’altro fece come spallucce.

Perdere ore di sonno non è mai stato un problema, se si perdono nel modo giusto” scoccò una nuova occhiata d’intesa alla Nihaar’ì “E per i guai...ogni volta che torno a casa dalle mie mogli mi ritrovo a constatare questa triste verità. Un grattacapo in più non sarà di certo la mia rovina” l’altro fece come una smorfia.

Ora dite così..ma vedrete...”

State forse cercando di dissuadermi dal prenderla, caro Kamin-Na?”

Una vena di gelo attraversò improvvisamente il volto fino ad allora rubicondo del mercante irrigidendo di riflesso quello del Cacciatore. E finalmente la Nihaar’ì parve intuire quello che stava succedendo...

Breve e conciliante il volto del Kamin-Na venne in un attimo trasfigurato da un sorriso tutto denti.

E perché dovrei? Come avrete sentito, questa ragazza non è altri che l’ennesimo grattacapo capitatoci fra capo e collo mentre eravamo alla ricerca di tutt’altra merce. Prendervela ci allevierà solo di guai e problemi di ogni genere”

Falso. Assottigliò lo sguardo la Nihaar’ì. Tuttavia il mercante si limitò a rispondere con un mezzo reclinarsi del capo.

Un problema. Certamente” convenne tornando in quella ad esaminarla con occhio aguzzo “C’è tuttavia un particolare che vorrei chiarire...”

Ricordavo di avervi concesso di vederla, non di contrattare sul suo prezzo” lo gelò inaspettatamente il Kamin-Na riguadagnando in meno che un istante il contegno castigato fino ad allora. La mascella dell’altro ebbe un improvviso scatto rigido, il ridefinirsi dei confini di potere che lacerava appena la sua postura sardonica.

Si limitò dunque a compiere un nuovo mezzo sogghigno “Purché una volta giunti a destinazione non dimentichiate i nostri accordi. Sapete quanto sia attirato dai casi speciali...” e detto ciò si accomiatò da entrambi con un breve reclinarsi del capo.

Nemmeno il tempo di capire cosa esattamente fosse accaduto che il Cacciatore la afferrò per un braccio e sollevandola letteralmente di peso la condusse fuori dalla tenda. Alle sue spalle, un altro Kamin-Na mimò il gesto con Karin così che, insieme, entrambe vennero rapidamente trasportate in una nuova tenda.

Di nuovo non quella del Cacciatore ma un’altra assai più piccola e ridotta. Lui la scaricò a terra con un gesto a parodia di gentilezza e subito le inchiodò il proprio sguardo addosso.

I miei complimenti per essere riuscita ad attirare l’attenzione di Lusefin ancor prima di essere giunti a destinazione” la sua voce era poco meno che un insulto velato “Se non lo conoscessi abbastanza bene sarei pronto a giurare che sia disposto a rubarvi questa stessa notte pur di avervi”

Lei sbattè una sola volta le palpebre prima di parlare “Non era mia intenzione attirare l’attenzione di nessuno” lui si ritrasse con uno scatto nervoso, ma lei continuò “Giacché non è mia intenzione essere venduta e basta...”

Sciocchezze” la liquidò il Kamin-Na con un sospiro nervoso “Purché voi siate illibata Lusefin è il miglior acquisto che poteste sperare”

Purché lei fosse illlibata?

La Nihaar’ì si umettò appena le labbra, incerta su come procedere. In qualche modo intuiva l’importanza che quella conversazione avesse e avrebbe avuto sul suo futuro ma proprio per quello ora si ritrovava incapace di intuire come dovesse o meno gestirla. Poi, suo malgrado, decise comunque di provarci.

Eppure non sembrate contento dell’affare” buttò lì. Lui volse di scatto lo sguardo su di lei stringendo appena le palpebre. Stava osando troppo. Intuì la Nihaar’ì. Eppure per qualche ragione lui parve assecondarla.

Lusefin non è tipo da inseguire specchietti e allodole” le rispose monocorde “Se vi vuole è per un motivo ben preciso...sebbene io ignori ancora quale”

Il cuore della Nihaar’ì fece come una capriola nel petto. Lusefin era a conoscenza di qualcosa che la riguardasse? Si morse un labbro. Ancora più importante: forse il Kamin-Na stava ora pensando di avere per davvero qualcosa di importante fra le mani?

Se mai ce ne fosse stata una, la Nihaar’ì intuì che quella era la sua prima e ultima possibilità di tirarsi fuori da quell’immenso pasticcio.

Improvvisamente si sentì trarre un lungo e profondo respiro. Irrigidire la schiena. E poi, con uno sforzo ben più cospicuo di quanto avesse mai creduto possibile, esalare “Evidentemente Lusefin è assai più informato di tutti voi circa la merce che trasportate” una pausa “Giacché pare sia già a conoscenza della mia reale identità”.

Evitò di soffermarsi sullo sguardo che allora le rivolse il Kamin-Na. Se l’avesse fatto, di certo avrebbe perso tutto il coraggio che ora aveva di parlare a quel modo.

Ed esattamente cosa mi sarei perso dunque?” la raggiunse tuttavia il suo sibilo spazientito.

Io sono la Nihaar’ì” esalò lei socchiudendo appena le palpebre. Quando le riaprì, il Kamin-Na la stava ancora fissando, il volto stolido in un’espressione ben più indecifrabile di quanto un viso svelato avrebbe dovuto essere. La cosa non le piacque per niente.

Poi, vago, lui alzò una mano portandosela alla fronte in un gesto a metà fra il contratto e il rabbioso.

Ora non ho tempo per queste cose. La Carovana ha bisogno di me...” e girandosi fece come per uscire di gran carriera dalla tenda.

Ancor prima di capire come, la Nihaar’ì si ritrovò a inseguirlo e afferrargli il braccio come se da ciò ne dipendesse la sua stessa vita. Lui volse di scatto il viso. Lei si irrigidì.

Non sto mentendo” balbettò avvertendo il sangue defluirle rapidamente dal viso “E posso dimostrarvelo, ora”.

Ora? Parve accigliarsi l’altro. Lei si umettò le labbra, incerta sul ricordare situazioni più difficili di questa.

La Carovana sta per essere attaccata dalle Ombre. L’ho visto in un Nayel. E’ per questo che ci siamo fermati. C’è stato un suono...” avvertì le parole morirle suo malgrado fra le labbra, l’incertezza della sua medesima rivelazione a sbriciolarlesi ora di parola in parola nel palesarsi della loro fragilità, della loro inconsistenza.

Esitò. Poi lui sbattè una volta le palpebre.

La temperatura è calata in modo insolito. E’ per quello che gli yenavo’r si rifiutano di avanzare” commentò asciutto. Tuttavia non fece segno di scostarsi.

Fu sufficiente. Le credeva.

La Nihaar’ì scosse lentamente il capo.

Non è così. E’ perché si stanno avvicinando. Io...” percepì la saliva impastarle la bocca “Lo so”.

Lui alzò entrambe le sopracciglia, incerto. Poi si voltò completamente verso di lei fronteggiandola.

Dunque voi siete la Nihaar’ì?” sorrise piano “Eppure non si è mai sentito di una Nihaar’ì così abbandonata e sola a se stessa come voi sembrate essere. Siete sicura di non stare osando un po’ troppo anche per il mio spiccato senso dell’umorismo?” incerta fra il panico e la supplica, la Nihaar’ì strinse appena la presa.

Le Ombre attaccheranno, io l’ho visto. Siete sicuro di voler dubitare delle mie parole tanto da mettere in pericolo tutta la vostra Carovana?” lui assottigliò lo sguardo.

Forse farei bene a dormirci un po’ su, non credete? Ieri eravate meno di un nessuno e ora chi mi ritrovo appallottolata in una cesta sotto il sole? Niente meno che la nostra amata Veggente...”

Le Ombre attaccheranno questa notte” tagliò corto lei per la prima volta consapevole di non avere più tempo per discutere: nulla era andato come il suo nayel. Nulla. Eppure per qualche ragione sapeva che la sola cosa certa, la sola che non sarebbe mutata era questa e quell’unica cosa era adesso.

Ma lui la scrutò ancora a lungo, intensamente, il sospetto nei suoi occhi ben più grande di ogni impellenza o allarmismo da lei preventivato.

No. Non le credeva. Inorridì lei. Ma ancora una volta qualcosa nel profondo del suo sguardo lo spinse a esitare.

Ditemi di più. Sembrava suggerirle.

Ma cosa poteva dire di più? Più di questo? Più di tutto?

Poi, tonante, un fischio si sprigionò nell’aria attorno a loro. Acuto, spettrale, lacerante quanto bastasse per deformare e brecciare in un attimo ogni percezione della tenda circostante. Gemendo, la Nihaar’ì si portò entrambe le mani alle orecchie e suo malgrado non potè che alzare una volta ancora lo sguardo sul Kamin-Na. La trovò intendo a fissarla, una nota di assoluta e incredula meraviglia a trasfigurare ora i suoi tratti.

E finalmente eccolo, quello sguardo.

Ora le credeva. Percepì la Veggente. Ora si.

Sono qui” esalò questi dalle labbra ora esangui “Somma Nihaar’ì...” riformulò passandosi la lingua sulle labbra “Le Ombre sono qui”

  
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