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Autore: tixit    16/03/2017    1 recensioni
Dopo Teoricamente Theoric, una storia brevissima su inganni, baci sotto la luna, cose che non si dicono e cose che non serve dire.
[Pre-Thor]
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Loki, Sigyn
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Attese e Ricordi

Sigyn continuava a guardare di nascosto la porta di legno della Biblioteca di Frigga, impaziente, mentre Loki, il naso immerso in un libro, faceva finta di non vedere - i battenti erano intagliati con ottimo gusto, ma non meritavano tutta quella attenzione, pensò con una punta di sarcasmo.
Era da quando erano tornati che lei era così. Irrequieta? Delusa? Sicuramente distratta.
Loki strinse le labbra in una linea sottile, densa di disapprovazione.
Sicuramente stava diventando irritante.

Appena possibile quella benedetta femmina se ne scappava per i giardini pensili - senza mai trovare quello che andava cercando, per altro: tornava sempre con lo sguardo di un gattino affamato.
Brusco, la apostrofò: “Concentrati! Mi hai chiesto di riprovare dopo un mese, ma io non vedo progressi. O credi che Freyja ne vedrà? Non è una stupida, sai?”

La ragazza annuì mortificata, ma dopo qualche minuto tornò a guardare la porta.
A quel punto Loki alzò gli occhi al cielo - colpa sua, ovviamente, sempre e solo colpa sua! Accidenti a lui! Accidenti a Theoric! Ma soprattutto accidenti a lui!
Theoric doveva togliersi dai piedi una volta per tutte. Una morte onorevole, una diserzione - no meglio di no, le avrebbe fatto pena - o che si innamorasse di una donna alta e bionda e se ne partisse insieme a lei per un viaggio molto lungo.

“Stiamo perdendo tempo in due!” esclamò irritato, chiudendo il libro di scatto. In realtà non stava preparando Sigyn per la prova con Freyja, gli sembrava inutile: non l’avrebbe superata, non era ancora pronta - e poi non capiva perché ci tenesse così tanto.
Voleva trasferirsi per caso? e perché mai? O intendeva saltellare ogni giorno per tutta Asgard, cercando di essere contemporaneamente l’ancella di Frigga al Castello, l’allieva di Freyja nel suo Palazzo, l’addestratrice del cucciolo - certo, certo, come no? Lo viziava! per fortuna che c’erano lui e Thrain - e l’aspirante arciera alla mattina presto? E quelle erbe che stava distillando per i fatti suoi?

Non ce l’avrebbe fatta - l’unica soluzione di buonsenso era che per un po’ si trasferisse da Freyja come le altre sue allieve.

Sua madre, Lady Frigga, non ne sarebbe stata contenta per niente, pensò con una punta di fastidio.

“Vuoi che interrompiamo?” chiese Sigyn arrossendo

Loki contemplò il vecchio tomo polveroso, con aria irritata: stava cercando nei vecchi registri della Casa della Regina, qualche nota su un arrivo di libri da Jotunheimr, o di merci, con il nome di chi gliene stava facendo omaggio, ma i suoi vecchi predecessori non erano stati particolarmente ordinati. Sospettò che i primi avessero visto Frigga come una spoglia di guerra e fossero stati più interessati a tenerla isolata dal mondo che a capire le potenzialità di una Regina straniera - guardiani e non amministratori capaci, insomma.

“Oh certo, muoio dalla voglia di visitare i giardini pensili…” ribatté con sarcasmo “O hai qualche altro posticino interessante da suggerirmi?”

Sigyn abbassò lo sguardo, sotto quello di fuoco di Loki.

La letteratura su Jotunheimr era diventata proibita ad un certo punto, peggio che i lati oscuri del seidhr, e nella Biblioteca del Castello non si trovava nulla sugli Jotnar a parte libelli satirici in cui Laufey faceva una pessima figura - ovviamente - racconti di battaglie feroci nella neve con avversari poco più che animaleschi e qualche poema scaldico su eroi di guerra, dove gli Jotnar venivano ridotti ad un noioso elenco di nomi (tutti ad un certo punto sgozzati, per altro, un fiore rosso sul bianco della neve).

Ma tutte le cose proibite hanno i loro estimatori, rifletté spassionatamente Loki, fissandosi le mani. Un po’ come quando lui e suo fratello erano sgattaiolati via durante un viaggio ufficiale per visitare per conto loro le fumerie degli Elfi Neri: facevano veramente schifo, ma quella sera lui e Thor si erano sentiti grandi e molto avventurosi.

Da qualche parte c’era sicuramente qualcuno che aveva libri sugli Jotnar.

Sospirò. L’unico posto in cui se la sentiva di fare una ricerca era la Biblioteca della Casa della Regina - non voleva rischiare un… incidente diplomatico in famiglia.

Molto tempo prima - ancora un ragazzo - aveva posto la domanda ad Odino e lui si era infuriato, ancora se lo ricordava.
Erano a cena, senza ospiti di riguardo, suo padre, sua madre, Wili che si era attardato, dopo una riunione della hird, per discutere con suo fratello in privato e Thor che aveva parlato per tutto il tempo dei suoi allenamenti della giornata. Odino era stato entusiasta e aveva riempito suo fratello di domande sulle armi e sugli insegnamenti di Tyr. Pure Wili Pugno nell’Ombra era sembrato contento ed aveva raccontato qualcosa di quando era un ragazzo ed andava in giro per avventure con suo fratello Weha. Una cosa che all’epoca gli era sembrata incredibile: e così c'era stato un tempo per cui perfino Wili era giovane. E incosciente.

Thor aveva quasi brillato per la gioia, al centro dell’attenzione di tutti, di Odino in particolare. Suo fratello non la finiva più di cianciare: come sempre era ingordo e non era disposto a lasciare a nessuno nemmeno le briciole dell’attenzione di suo Padre. Come se il Padre fosse solo suo.

Lui non aveva niente da dire sugli allenamenti - Sif lo aveva battuto, come al solito, e questo non era qualcosa che valesse la pena di raccontare, non se voleva “brillare” come Thor - così aveva ripiegato su quello che lo appassionava: il contenuto della Biblioteca. Dove erano finiti i volumi su Jotunheimr? Gli era sembrato un argomento molto interessante, molto più che la posizione corretta delle due mani sull’impugnatura di una spada pesante.

Non avrebbe mai dimenticato la rabbia di suo padre, lo sguardo di disapprovazione di Wili, quello addolorato di sua madre e la pena sul viso di suo fratello. Le frustate erano state solo un dettaglio insignificante, al confronto.

Aveva deluso l’uomo che più amava al mondo per la sua curiosità malsana su quelle bestie del Bosco di Ferro, guidate dall’animale feroce che aveva strappato l’occhio a suo padre.
Aveva sputato sui guerrieri Aesir che erano morti gloriosamente in battaglia. E solo per la sua curiosità!
Si era intrufolato in Biblioteca senza sorveglianza! Leggeva opere inappropriate! Invece di concentrarsi per rimediare ai propri difetti giù all’Arena!
Lo faceva per irritare la sua famiglia? Non gli bastava mordere la polvere ogni volta con Sif? Con una donna accidenti! Il Principe cadetto, un figlio di Re - e che Re! Il Padre di Tutti! - progenie di sangue reale, destinato a sua volta ad essere re, non riusciva a mettere al suo posto un avversario debole!
Era un figlio indegno della sua Casa. Era indegno del suo stesso sangue.

Wili aveva aggiunto pieno di disapprovazione, con la sua voce tonante “Indegno di un trono.” e lui si era sentito morire. Nemmeno Thor aveva osato guardarlo.

Aveva fatto pena a suo fratello che aveva la sensibilità di un bufalo d’acqua di Midgard.

Sentì che la mascella gli si contraeva ed infilò una mano in tasca. Strinse con violenza nel pugno l’anello del mercante, quello che tanto aveva affascinato Sigyn alla partenza e che non sembrava opera di bestie.

Fu a quel punto che Sigyn bisbigliò senza osare guardarlo “L’Arena…”

A Loki venne da sorridere, ma si trattenne. Era stato solo un caso, ma i loro pensieri erano andati nello stesso luogo, anche se non con la stessa intenzione: lei stava inseguendo un bel ricordo e lui stava scappando da uno sgradevole.
Tutte e due erano cose non servivano a un cazzo, decise.

L’avrebbe accompagnata anche su Midgard a cercare un’ombra. Glielo doveva. Purtroppo.
Per l’ennesima volta pensò che quel fessacchiotto di Theoric doveva sbrigarsi a morire. O a trovarsene un’altra.


“L’Arena è un ottimo posto dove cercare guerrieri...” mormorò, senza rivolgersi a nessuno in particolare, e, sospirando rumorosamente, se ne uscì dalla stanza, con Sigyn ed il cucciolo al seguito.


“Cosa ci fai qui?” lo apostrofò Sif irritata.

“Vengo ad assistere ad un allenamento, Mia Signora.” rispose Loki con estrema cortesia, accennando - solo accennando - un inchino. Non voleva essere trattata come un uomo? E allora come si permetteva?

L’odore della sabbia mista all’afrore acido del sudore e al metallo del sangue lo colpì sgradevolmente. Una puttanata di parodia di un campo di guerra.
Girò lo sguardo intorno a sé: alcuni volti erano amichevoli - riconobbe una paio di uomini che erano stati con lui sotto di Hervor e, silenziosamente, li salutò con deferenza.
Altri erano preoccupati e qualcuno sembrava guardarlo con disprezzo. Loki mantenne a forza uno sguardo indifferente.

Rabbrividì ripensando a quanto si era sentito a disagio nell’Arena, da ragazzino: cresceva alto e magro come un giunco, i muscoli lunghi, le mani dalle dita delicate, fuori posto rispetto a suo fratello ed ai suoi compagni di allenamento, tutti scelti personalmente da Odino, il fior fiore dei guerrieri più promettenti.
Non aveva mai prestato molta attenzione alla costruzione, con i suoi archi acuti in pietra tozza - era stato troppo occupato a incassare i colpi senza osare schivarli, sotto lo sguardo cupo di Tyr.

“Non credevo ti interessasse.” disse Sif, disapprovandolo apertamente.

Loki alzò un sopracciglio, ma non le rispose. Il cucciolo venne accanto a lui e annusò l’aria in direzione di Sif.

Era venuto lì ad allenarsi tutti i giorni con un gruppo di ragazzini con un fisico da cavapietre che rivaleggiava con quello di Thor, scelti perché suo fratello potesse allenarsi con dei suoi pari, pensò amareggiato. No, non gli era interessato affatto. L’Arena in cui da piccolo non vedeva l’ora di metter piede, arrivati al dunque, si era rivelata deludente.
Ma nessuno aveva mai chiesto il suo parere.

“Mi piace allenarmi da solo, Mia Signora.” rispose con cortesia. Ora era un adulto e faceva quello che voleva. Si allenava come aveva imparato dai Guerrieri della Nebbia e come aveva imparato da Hervor. Si allenava ad essere un falco.

“Il nulla è un ottimo avversario.” ribatté Sif ironica, “non vince mai, immagino.” aggiunse in tono leggero.

Il cucciolo sollevò le labbra sulle piccole zanne quasi azzurrate ed accennò un ringhio basso.

Odino non era stato uno stupido, Tyr nemmeno. Allora non lo aveva capito, pensò Loki con amarezza, era solo un ragazzino e non capiva un cazzo.

Ad un certo punto, però, quando tutto era diventato improvvisamente troppo, si era guardato intorno: non era il solo con una carrettata di muscoli in meno rispetto a Thor, vedi Fandral per esempio.
Thor era davvero forte per la sua età, ma non sapeva dosare la sua forza e nemmeno dominare la rabbia. Poco male, Asgard era piena di gente con un pessimo carattere e senza freni per quanto riguardava la violenza. Però Thor era figlio di Odino e Odino non faceva il mugnaio: lui doveva imparare a combattere, perché anche se lui non avesse voluto - e Thor voleva! eccome se voleva - degli altri sarebbero venuti comunque a cercarlo per combattere.

A suo fratello, quindi, servivano compagni a cui non facesse male e con cui fosse costretto ad impegnarsi - suo fratello non era fatto per un allenamento solitario, doveva vedere l'avversario e doveva sapere con certezza di averlo battuto: c'era un motivo perché tutti i più grossi ed i più veloci ed i più violenti erano nel gruppo di suo fratello.

“Esatto, non vince,” concesse Loki chinando il capo con grazia, “ma, Mia Signora, nemmeno può essere sconfitto.”

Ma lui? Che accidenti ci faceva lui con quei buzzurri?
Il primo giorno gli avevano rotto il naso con una gomitata, che nemmeno aveva visto arrivare.

Oh Odino non era stato stupido nemmeno in quello: lui e Thor dovevano imparare a combattere assieme se volevano capire come coprirsi le spalle a vicenda. Essere alleati doveva diventare una abitudine, non uno sforzo - non potevano essere separati negli allenamenti.
Non era una lezione di cui Loki, il figlio cadetto, sentisse il bisogno: da ragazzino voleva un bene dell’anima a suo fratello e avrebbe fatto di tutto per lui. Non serviva che lo massacrassero perché imparasse a combattere a fianco di Thor. Lui non voleva stare altrove!
A quel punto si era chiesto se per caso era Thor che aveva bisogno di imparare a sopportarlo... una sera glielo avrebbe anche domandato, ma poi aveva rinunciato: Thor di tutta quella faccenda, come al solito del resto, non aveva mai capito un cazzo.

“I tuoi soliti discorsi senza senso proprio come quando eri un ragazzino e venivi qui tutti i giorni…” concluse Sif, con un sogghigno feroce.

Il cucciolo ringhiò apertamente. Loki guardò Sif con aria distratta, non si era nemmeno accorto che era ancora lì a sputare veleno contro di lui. Se fosse stata sotto di Hervor, sospettò, prima o poi qualcuno delle retrovie si sarebbe voltato dall’altra parte, invece di guardarle le spalle - non sapeva quando era il momento di smettere.

Non erano stati separati e lui aveva passato anni di bruciante umiliazione perché non era come suo fratello. Si era vergognato di se stesso, di tutto quello che non era. Poggiò una mano sulla testa del cucciolo richiamandolo all’ordine e quello uggiolando si mise a sedere inquieto.

Lui lo aveva capito, ad un certo punto che tutto quello che stava subendo era necessario per aiutare Thor ad essere il meglio che poteva essere, ma lui? Dove cazzo stava quello che era meglio per lui? E Thor lo aveva mai capito che suo fratello era stato bloccato per anni con gente che non gli piaceva e a cui lui non piaceva al primo colpo?

A quel punto Thor li raggiunse.

Strizzò l’occhio a Sigyn “Ti sei divertita ieri sera?” chiese, mentre si asciugava il sudore dalla fronte con un telo.

Loki si girò di scatto, fissandolo. Ah ecco! Questo gli era sfuggito.

“L’ho portata ad un ballo,” borbottò Thor, guardando suo fratello con aria intimidita “Ieri sera… giù vicino al fiume… pensavo lo sapessi...”

“Gliel’ho chiesto io...” intervenne Sigyn, guardando con riconoscenza Thor, che sembrava imbarazzato “ma sono rientrata entro l’ora giusta, la Prima Cameriera di Lady Frigga lo sa.”

“Vedo che prendi molto sul serio il tuo esame e sei completamente concentrata su quello...” replicò severo. E così Sigyn se ne andava a cercare Theoric anche fuori dal Castello. Addirittura ad un ballo… pieno di guerrieri. Con il permesso della Prima Cameriera di sua madre, questa poi… Gli venne da sorridere, non fosse stato per qualcosa dentro il petto che sembrava contorcersi sgradevolmente.

Sif si intromise “Già che sei qui, vuoi allenarti contro di Thor?”

Loki le rispose gelido “Io non alzo un’arma contro mio fratello, nemmeno per gioco.”

“Potresti combattere contro di me…” insinuò la donna. “Una volta lo facevi…” Loki sentì distintamente la risata potente di Volstagg e quella elegante di Fandral, ma si strinse nelle spalle. Una volta ti baciavo tra le cosce, Sif, ci morivo, e ora non me ne fotte un cazzo.

“A che scopo?” le voltò le spalle e si diresse verso Tyr, seduto sulle gradinate.

Sif sibilò quasi inaudibile “A dimostrare di essere un guerriero.”

Loki non si voltò. Doveva trattarla come un uomo? La mascella era contratta. Ma lui non era un servo che deve rispondere ad ogni comando, accidenti! Non stava a Sif decidere quando lui doveva o non doveva combattere! Lui faceva come voleva, accidenti! Lui era Loki, figlio di Odino, della Casa dei Borson!

Sigyn, che stava seguendo Loki, si fermò, girò lentamente su se stessa e tutta seria guardò Lady Sif, come se non riuscisse a capirla. Poi, di colpo, disse decisa “Mia Signora, non è quello che state chiedendo.”

Loki si bloccò a sua volta, irritato - non serviva, accidenti! era quasi arrivato a decidere faticosamente che dell’opinione di Sif non gliene fregava nulla! E adesso Sigyn si intrometteva, di nuovo, in cose che non la riguardavano!

“Cosa vuoi dire, ancella?” Sif aggrottò le sopracciglia.

“Voi state chiedendo un compito impossibile per il Principe Loki.”

“Non può battere Thor, è ovvio.”

“No, non può.” disse Sigyn con voce sicura.

“E quindi nemmeno ci prova! Non è un vero guerriero!” esclamò Sif sdegnata, mentre un uomo anziano si avvicinò con aria interessata al piccolo capannello di guerrieri che si era formato. “E tu sei solo una ancella, Sinn, sua. Cosa vuoi capire?”

Era stata liquidata, anche con una certa dose di malcelato disprezzo, e i risolini di alcuni guerrieri non le erano sfuggiti, ma Sigyn ormai era decisa a non lasciar correre “No, non può.” disse con voce tranquilla.

“Perché non è un guerriero!” Sif quasi sputò le parole con disprezzo.

“Proprio perché lo è, non può.” disse Sigyn con aria rispettosa, poi aggiunse, come se le fosse venuto in mente solo in quel momento “Mia Signora.”

L’uomo che si era aggiunto al gruppetto per ultimo, a quel punto intervenne con un sorriso bonario “Forse dovresti spiegare a Lady Sif, ciò che intendi, bambina. Temo che l’amicizia dell’infanzia offuschi il suo giudizio.”

Sif li scrutò interdetta: per Sigyn le dispiaceva, forse, ma era solo una stupida ancella, debole, che non capiva niente della vita. Figuriamoci dell'onore... una femmina.
Quanto all’uomo che si era intromesso mettendo in dubbio le sue parole, chi era? Lo squadrò gelida: era robusto, non era più giovane, ma era ancora forte ed aveva una cicatrice sul volto, che nessun guaritore aveva provveduto a far sparire. Veniva spesso ad allenarsi da solo e a chiacchierare con Tyr ed altri uomini della sua generazione. Cosa voleva?

“Chi siete?” chiese, imperiosa.

“Ditemelo voi.” rispose l’uomo con un sorriso divertito.

Loki si avvicinò - e così la faccenda si faceva interessante - e prese posto accanto a Thor che gli sorrise.

“Se sapete riconoscere cosa è o non è un uomo, con me vi sarà facile…”

Sif si strinse nelle spalle.

Thor si sbilanciò verso il fratello e sussurrò imbarazzato “Guarda che ce l’ho portata solo perché so che tu non balli…” Loki gli scoccò una occhiata irritata e sussurrò di rimando “Porti una ancella che non sa niente di niente, a parte come maneggiare un telaio, in mezzo a dei guerrieri giovani, di passaggio?” sottolineò le parole con uno sguardo di fuoco, “e a fiumi di birra? Cosa accidenti cercavi per le Norne? Oltre una certa età ci pensa Madre Natura e non cerchi rogne con una nobile, ma tutto quello che c’è in mezzo lo sai anche tu che è caccia libera.”
Thor si agitò sul posto, imbarazzato.

L’uomo spostò lo sguardo su Sigyn e chiese “E tu, bambina? Cosa mi dici?”

Sigyn arrossì e poi con voce quieta disse “La cicatrice. Non c’è vergogna. Vittoria o sconfitta molto onorevole.” Sigyn pensò con dolore all’uomo che aveva cercato di guarire, quando era bambina, accanto a Loki che provava a fare il falco - le cicatrici di una punizione potevano essere rese irremovibili perché tutti sapessero, e le gente ne moriva di vergogna... Ma quell’uomo no. Poteva essere stato punito, poteva avere vinto o poteva avere perso, ma lui non trovava disonore in quello che era successo. Quella cicatrice voleva dire qualcosa che non si doveva dimenticare.

Osservò l’abbigliamento sobrio, l’armatura che somigliava a quella di Loki, strati di cuoio e placche metalliche - non aveva visto le sortite che facevano Thor e Sif, che portavano un’armatura lucente, Loki una volta aveva detto che il ferro si scaldava al sole e gelava all’ombra. Provò ad immaginare Sif ferma per ore sotto un sole cocente o nella neve in qul suo bellissimo corsetto di metallo… non ce l’avrebbe fatta.
Poi si fermò ad osservare l’elsa della sua spada che spuntava dal fodero... il fodero! Proprio sull'apertura... aveva già visto quei disegni, quella lavorazione di più metalli l’aveva affascinata solo qualche giorno prima. “Jotunheimr.” sussurrò.

L’uomo seguì il suo sguardo ed annuì.

Thor intanto bisbigliò a Loki in tono di scuse “La birra c’era, in effetti, ma non ha bevuto.”
“Che sollievo! “ lo sfotté Loki, “così almeno una persona con la mente lucida c’era a quel ballo per signorine…”

“Guerriero di una lunga guerra e jarl.” La seconda era facile, un servitore o un figlio di un mercante non avrebbe osato opporsi a Lady Sif, Tyr lo trattava con deferenza... ma non era parte della Althing, lei lo sapeva, assisteva alle Riunioni “Rispettato da molti.” Odino voleva indebolire la Althing non avrebbe sollecitato l’ammissione di un uomo il cui parere non era facile deridere… e poi aggiunse “Rispettato da Odino.” anche se non lo aveva visto a Corte.

“Stai tirando ad indovinare!” disse Sif con severità, “A furia di stare con Lingua D’Argento ne hai assorbito i difetti!”

L’uomo fece un cenno del capo verso lady Sif “Forse.” disse, “O semplicemente non ritiene necessario spiegare per che sentiero è arrivata a quello che ha visto.” Poi si inchinò con deferenza davanti a Sigyn, “Madamigella, forse dovreste spiegare alla vostra giovane amica perché il Principe Loki non può sfidare il Principe Thor in pubblico…”

“Sigyn è solo una ancella…” mormorò Volstagg, “non è una lady...” ma nessuno gli diede retta.

Loki bisbigliò a Thor “Volevi vedere come un gatto si spolpa un uccellino appena uscito dal nido? E’ solo una ancella, non te ne sei mai accorto? Per qualcuno che viene dai boschi è lo stesso che dire a disposizione di chi se la prende.”

Sigyn arrossì, sotto lo sguardo degli uomini intorno a lei, e poi chiese timidamente: “Posso raccontare una storia?”

L’uomo sorrise, gli occhi che brillavano, ed annuì.

Thor si chinò verso suo fratello e borbottò “L’ho sorvegliata. Non l’ho persa di vista un attimo e chi ha ballato con lei aveva molto chiaro che io li stavo osservando.”
Loki sogghignò - i tizi che avevano ballato con Sigyn, non dovevano essersi divertiti molto con Thor che li fissava.

Poi suo fratello aggiunse a disagio “Cercava qualcuno… Vuoi che lo trovi io?”

Loki scosse la testa. Non bastava Sigyn in giro a far domande… ci mancava pure che anche suo fratello si mettesse a dare la caccia a Theoric… grande e grosso e con la sottigliezza di un pentapalmo.
No Sigyn e Thor non ci sarebbero riusciti a farlo uscire pazzo, nemmeno se si fossero coalizzati.

“Un giorno di un tempo senza tempo, di un luogo senza luogo, un uomo doveva decidere a chi lasciare la sua eredità. Possedeva un bellissimo mulino e della terra ed aveva molti figli, ognuno con pregi e difetti come ogni uomo che cammina sulla terra. Insieme erano una squadra formidabile e nessuno avrebbe mai osato attaccare la loro famiglia per depredarla. Un giorno ad una festa i fratelli si sfidarono tra di loro, per decidere chi di loro fosse il più forte. Chi perse se sentì umiliato e chi vinse si sentì orgoglioso…”

“Come è giusto!” disse una voce allegramente.

“Ma questo fatto venne osservato dagli uomini di un clan vicino che pensarono che ciò che era formidabile da unito, era fatto da unità separate che potevano essere sconfitte una alla volta. Così dopo un anno, alla festa successiva, il mulino era ormai del clan vicino. E nessuno, nel tempo, ricordò più chi dei fratelli avesse vinto o perso alla festa di tanti anni prima, ma solo che uno ad uno erano morti.
Questo accadde in un giorno di un tempo senza tempo, di un luogo senza luogo.”

Sigyn sentì che la voce le moriva in gola, ricordava molto bene chi le aveva raccontato quella storia e sapeva che se era sopravvissuta agli Elfi era perché altri l’avevano aiutata e lei aveva sempre fatto la sua parte. Allo scambio dei prigionieri la Althing del Campo aveva scelto che a salvarsi fossero i piccoli, una votazione quasi unanime. Non era più tornato nessuno.
La lealtà era un valore, non le scemenze di Sif. O di Loki.

Guardò gli uomini e capì che alcuni avevano capito e altri no, l’avevano trovata solo una storia sciocca di una ancella sciocca. Una ancella, non certo una Lady. Improvvisamente si sentì furibonda e cercò di allontanarsi in fretta verso le gradinate, per fare solo la spettatrice silenziosa, gli occhi che le si stavano riempiendo di lacrime.

Una mano la trattenne tenendola per un braccio.

“Chi non ha potere ha solo le favole per far sentire la sua voce.” disse l’uomo e poi la lasciò andare.

“Lady Sif, Mia Signora, non è mai bene che i figli di un Re imparino a combattersi dentro Arena uno contro l’altro. Potrebbero acquisire l’abitudine e farlo anche fuori.” il guerriero parlò a Sif con gentilezza, ma lo sguardo era severo “O altri, che non hanno a cuore il bene del Regno del Re, potrebbero pensarlo possibile. Ciò che un gioco quando si è ragazzi, da adulti non lo è più.”

Sif abbassò lo sguardo - il rimprovero le bruciava e non ci era abituata. In un rigurgito di orgoglio ribatté piccata “Ma avrebbe potuto battersi con me!”

L’uomo non disse nulla, ma fu Sigyn a intromettersi irritata. “E perchè?”

Sif sogghignò “Perché un guerriero lo avrebbe fatto!”

“Mia Signora volete per forza allenarvi con il Principe Loki? Anche se a lui non interessa perché si allena da solo?” Sigyn capì di essersi spinta troppo oltre, ma non le importava: lei sapeva benissimo dove stava la sua lealtà.

   
 
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