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Autore: Daleko    16/03/2017    1 recensioni
Era bella, tra le più belle delle nobili della Svevia e forse anche dell'Allemagna tutta, eppure il suo viso era pensoso e intristito. Le lunghe ciglia fremevano nella brezza di fine estate e le gonfie labbra rosee mandavano, sussurrando, dolci parole alla Foresta Nera. Una voce d'uomo la colse d'improvviso, inducendola a voltarsi senza perdere l'equilibrio.
Genere: Fluff, Malinconico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Incest | Contesto: Contesto generale/vago, Storico
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4.
 
 
Raggomitolata sul letto, con le scarpe gettate sul tappeto e il vestito a coprirle pudicamente le gambe e i piedi nudi, Katharine piangeva tutte le sue lacrime in uno dei gonfi cuscini ricamati. Singhiozzò disperata per almeno venti minuti prima che un lieve bussare provò a interrompere il suo dolore. «Andate via!» esclamò con la voce rotta dal pianto prima di tornare ad affondare il viso nel cuscino. La porta si aprì comunque, lentamente, per poi richiudersi dopo pochi secondi. Katharine rimase in silenzio; udì dei passi maschili avvicinarsi al letto e poi il peso di un corpo seduto sul bordo. Alzò il viso, ruotando il busto verso la camera ma restando parzialmente distesa: incontrò l'espressione preoccupata di Gerhard, intento a scrutarla con i suoi penetranti occhi grigi. Katharine aveva il viso gonfio e arrossato dal pianto, così come gli occhi; le labbra le tremavano e le guance erano rigate dalle lacrime. Non aveva modo di mentirgli e così rimase in silenzio, tremante, a fissarlo in attesa. «Heinrich è sceso in sala visibilmente turbato. Non sono molti in grado di sconvolgerlo in questo modo e ho intuito ci fosse una diatriba tra voi» spiegò la sua presenza nella camera di Katharine. Aveva le dita intrecciate e i pollici, irrequieti, continuavano a sfiorarsi. «Mi sembri più sconvolta di nostro fratello. Cos'è accaduto?» domandò con gentilezza. Sperava di riuscire a calmarla, invece ottenne una nuova crisi di pianto: la rägazza si coprì il viso con le mani, piegando le gambe verso il cuscino e gettandosi fra le braccia di Gerhard, che la strinse prontamente per confortarla. «Käthe, te ne prego, non piangere così... Qualunque sia la causa del tuo dolore ricorda che c'è una soluzione» le disse con tono calmo e rassicurante. Katharine scosse la testa con forza. «No, Gerhard, no, ho rovinato tutto... Ho rovinato tutto...» si lamentò lei tra i gemiti del pianto. Gerhard alzò un sopracciglio. «Ti riferisci ai von Lothringen? E' stato Hermann a turbarti in questo modo?» chiese ancora, ottenendo un altro vigoroso segno di diniego dalla sorella. «No, no!» esclamò con disperazione. Gerhard rimase in silenzio a osservarla: stretta fra le sue braccia, con il viso bagnato e tremante infilato fra un braccio e il petto magro del ragazzo, gli sembrò di avere in braccio nuovamente una piccola Käthe. Il ricordo della loro infanzia lo fece sorridere mestamente. «Käthe, se non mi confidi cos'è accaduto non potrò aiutarti. Si tratta di Heinrich?» indagò a bassa voce; il brivido che scosse il corpicino della sorella confermò la sua supposizione. Sospirò. «Hai disobbedito a qualcosa d'importante?» provò a indovinare. Katharine non parlò, stringendosi dapprima nelle spalle e scuotendo poi il capo. Si strinse ancora più forte al fratello. «Parlami, sii gentile» la incoraggiò a confidarsi; finalmente Katharine alzò lo sguardo arrossato e colmo d'angoscia. Lo fissava negli occhi cercando di dimostrarsi forte, ma il tremore incontrollato al labbro inferiore la tradiva. 
«Gerhard, io...» balbettò. Continuava a tremare, interrompendosi. Al ragazzo sembrò di scorgere della paura sul suo volto e si incupì preoccupato; Katharine si rannicchiò con più decisione, tirando a sé le gambe fin quasi scomparendo nella gonna. «Io... Provo d-dell'affetto per Heinrich» balbettò mentre nuove lacrime tornavano a sgorgare dai suoi occhi chiari. Le bionde sopracciglia di Gerhard si alzarono in due piccoli archi di stupore, mentre Katharine gli gettava le braccia al collo stringendolo con forza. Ricambiò l'abbraccio dopo un momento di confusione senza dire una parola. «Oh Gerhard sono così stupida, così stupida!, e me ne vergogno così tanto... Non so più che cosa fare, sono una tale sciocca...» continuava a mormorare tra le lacrime. Gerhard sospirò, sciogliendo l'abbraccio e stringendo con dolcezza le spalle di Katharine tra le mani. «Non biasimarti. Heinrich è tuo fratello, è normale provare affetto e gelosia verso un familiare. Heinrich capirà la tua confusione, ne sono sicuro» la confortò con un sorriso incoraggiante. Katharine abbassò il capo, scuotendolo lentamente. «No, io... Prima io ho.... Ho...» balbettò ancora senza riuscire a concludere la frase. Il fratello la guardò con aria di rimprovero. «"Omnis homo ad proximas sanguinis sui non accedet ut revelet turpitudinem", Käthe. Non dire altro, pentiti e chiedi perdono al Signore. Sono sicuro che questa confusione svanirà presto» ripeté recitandole un versetto del Levitico. Katharine singhiozzò. «Gerhard, fratello mio, io non so più che cosa fare...» si lamentò ancora; il ragazzo la scosse debolmente per le spalle, cercando lo sguardo della sorella scivolato lentamente al suolo. «Riferirò il tuo pentimento a Heinrich. Prega finché la Luna non è alta, poi dormi serena fino a domattina e vedrai che sarà tutto passato. Sii forte e non cedere a queste perversioni: tutto ciò che facciamo è per il tuo bene» la tranquillizzò ancora; Katharine annuì, apparentemente più calma. «Vi ringrazio, Gerhard. Non saprei cosa fare senza di Voi» mormorò. Il fratello sospirò, poi si alzò sorridendo e lasciando una Katharine più tranquilla ma non ancora felice. «Ci vediamo domattina. Comando una delle dame di restare accanto alla tua porta. Buonanotte e che Dio ti benedica» si congedò aprendo la porta della stanza. «Buonanotte, che Dio Vi benedica» mormorò in risposta mentre la porta veniva richiusa silenziosamente. Fissò il vuoto per svariati minuti, ancora con gli occhi gonfi e arrossati, prima d'intonare un debole Pater Noster.


   
 
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