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Autore: DantesXY    16/03/2017    0 recensioni
La storia narra delle avventure di Matt, un ragazzo di 17 anni che desidera ascendere alla carica che regola e governa il mondo fantastico di Astoria: essere uno Zodiac. Per raggiungere il suo obiettivo, però, verranno messe a dura prova le sue conoscenze e le sue capacità contro mostri, nemici potenti e personaggi oscuri che cercheranno di ostacolare lui e i suoi compagni in un'avventura ricca di mistero e dove la linea di confine fra scienza e magia è impercettibile.
Genere: Avventura, Mistero, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAPITOLO 8: NON E’ REALE
Una fortissima emicrania accolse Matt al suo risveglio, insieme alla luce del sole che entrava dalla finestra della camera d’albergo. Si stropicciò gli occhi e si mise seduto sul letto, scostando le lenzuola dal corpo e volgendo gli occhi verso i letti dei suoi amici completamente vuoti. Solamente allora gli balzò alla mente ciò che era successo la sera prima -Diavolo! La missione...i mostri...- biascicò fra sé con la mano portata alla testa pulsante per il dolore e i piedi poggiati verso terra. Proprio in quel momento la porta si aprì e da dietro di essa apparve Myrion con una bottiglietta d’acqua. -Ehi, ti sei svegliato finalmente- disse con un sorriso rassicurante e poi si sedette sul letto davanti al figlio a cui diede la bottiglietta d’acqua. Quello ne prese un enorme sorso e poi domandò -Per quanto tempo ho dormito? E dove sono gli altri?- e quello rispose -Dodici ore, quasi. Alex e Andrew stanno bene ma...- fermandosi a metà della frase. Matt ripose la bottiglietta d’acqua sul mobile e squadrò serio e preoccupato lo Zodiac -Ma cosa? Che cosa gli è successo?!- il quale non disse nulla all’inizio se non dopo un profondo respiro -Hanno riportato delle ferite e per questo li abbiamo portati in ospedale. Ho parlato con Erika e mi ha detto che fortunatamente non sono gravi e che dovrebbero tornare fra poco-. Matt si portò una mano sulla fronte e emise un sospiro di sollievo ma il volto di Myrion era rimasto ancora serio e preoccupato -Però la missione è fallita: abbiamo trovato una vittima e il killer è riuscito a fuggire-. A quella notizia il ragazzo mostrò un’espressione sconvolta e delusa, accompagnata dal forte pugno sbattuto sulla gamba per l’esasperazione. -Dannazione!- imprecò rabbioso e Myrion cercò subito di calmarlo portandogli una mano sulla spalla e dicendo con serenità -Non è stata colpa vostra. Vi siete comportati bene nonostante le condizioni non vi abbiano permesso di salvare quell’uomo- seguì un momento di silenzio in cui Matt chinò il capo in segno di assenso -Però adesso voglio sapere che cosa è successo. Nei minimi particolari-.
Nei venti minuti che seguirono Matt raccontò tutto: dell’appostamento, dell’attesa, dell’arrivo della vittima, della nebbia spettrale, dell’incontro con il mostro e del combattimento con i suoi sgherri. L’unica cosa che tralasciò fu la visione della città in rovina, volendo cercare una risposta per conto suo. Quando quello ebbe finito, lo Zodiac si alzò dal letto e si mosse verso la finestra per guardare la città e rimuginare su quanto raccontatogli dal figliastro. -Insomma, poteva essere tutto un’allucinazione ma era fin troppo reale per esserlo- continuò Matt fra un sorso d’acqua e l’altro ma l’anziano continuò a rimanere nel suo imperturbabile silenzio. Silenzio che lo spinse a chiedere -A che cosa stai pensando?-. L’anziano si allontanò dalla finestra e si sedette di nuovo davanti a lui stavolta con aria dispiaciuta. -Matt, ascoltami- iniziò dopo averlo guardato intensamente negli occhi -Io credo alla tua storia però sto per dirti qualcosa che non ti piacerà- e a quel punto il cuore di Matt cominciò a battere all’impazzata per l’ansia -Ti ricordi quando ti ho detto che Alex e Andrew sono rimasti feriti?-. Lui fece cenno di sì con il capo -In verità quello che li ha aggrediti non è stato il “mostro”...Ma sei stato tu- dopo quella frase il cuore sembrò fermarsi di colpo. -C-Cosa?- chiese titubante con la stupore e l’incredulità -N-No...Nononono! Non è possibile! Non li avrei mai attaccati! No!- il respiro divenne subito irregolare come se il corpo fosse in carena di ossigeno. -Lo so!- disse Myrion prendendolo per le spalle con entrambe le mani -Ne ho parlato con Erika e anche secondo lei qualcosa ha fatto credere alla tua mente di stare affrontando dei mostri! Anche i tuoi amici hanno detto di aver sperimentato la stessa situazione nei tuoi confronti! Al momento stiamo vagliando tutte le possibilità e...- ma qui lo interruppe Matt -Aspetta! Aspetta! Se è vero che loro erano Alex e Andrew...Questo vuol dire che...che...- non volle finire la frase ma il padre intuì cosa volesse dire. Prese un altro respiro e disse -Quando ti abbiamo trovato stavi quasi per pugnalare Andrew-. A quella rivelazione Matt nascose la testa fra le mani, con lo sguardo incredulo e trasudante sensi di colpa puntato verso terra. -Per impedire di uccidervi a vicenda...- proseguì -Abbiamo dovuto tramortirvi. Poteva andare peggio, credimi...-. Lui restò in silenzio toccandosi il braccio dove prima c’era il bracciale con la lama estraibile e quando stava per dire qualcosa, ecco che dalla porta sbucarono Erika con Andrew e Alex.
-Scusate, spero di non aver disturbato il vostro momento padre-figlio- commentò divertita, suscitando il riso dei due ragazzi che si avvicinarono verso di loro con passo incerto. Matt notò infatti sui loro jeans uno squarcio netto che prendeva entrambe le cosce, con i bordi macchiati di sangue e che mostrava da sotto le bende che coprivano le ferite. Si alzò dal letto e si mosse verso di loro fino a fermarsi a pochi passi -Ragazzi, papà mi ha raccontato tutto e...- si fermò per raccogliere abbastanza coraggio da proseguire -Volevo dirvi che mi dispiace tantissimo. Non ero in me ieri sera-. I due si guardarono per un secondo fra loro e poi Andrew cinse il suo collo con il braccio sinistro in una morsa ferrea che costrinse Matt a curvarsi con la schiena per evitare di finire soffocato. -Ma stai tranquillo!- proruppe con un enorme sorriso il bestione -Anche io e lui siamo stati peggio come te e anche se mi dà fastidio che tu sia riuscito a battermi, mi fa piacere che almeno te ne abbia date pure io- riferendosi ai lividi che quello aveva sull’addome per via dei forti pugni incassati; Alex non disse nulla ma dal suo sguardo quello potè intuire il suo perdono. Ad interrompere l’incontro fra i due ci volle Erika che verbiò seria -Comunque sia ti ho requisito il bracciale. E’ un equipaggiamento interessante devo dire ma è troppo pericoloso lasciartelo ora, quindi te lo ridarò quando saremo nel Continente Chiuso. Capito?- e quando quello acconsentì riluttante alla cosa continuò -Adesso andiamo nella nostra stanza. Abbiamo delle cose di cui parlare-. E detto questo tutti si incamminarono verso la loro destinazione.
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Quando il gruppo entrò nella stanza, immediatamente fu accolto dalla voce del telecronista proveniente a tutto volume dalla televisione e intorno a quest’ultimo vi era il resto del gruppo. -Ooooh, ma lo volete abbassare il volume?!- sbottò Erika verso di loro ma solo Ellen si accorse di loro e si avvicinò dicendo seria -Sta succedendo un macello in città! Venite a vedere-. Matt si sedette sul letto e guardò il titolo della notizia che recitava: “AUTOBUS SCOLASTICO SCOMPARSO”.
-Hanno detto che un pulmino con dei ragazzini è sparito dopo essere partito dalla scuola- spiegò Fabrice -Le tracce si interrompono bruscamente fuori la città verso i campi- a quel dettaglio l’espressione di Matt ma anche dei due Zodiac si fece seria. -Il fatto che sia accaduto subito dopo gli eventi della scorsa notte suona sospetto- disse Myrion dopo un po’ -Pur non essendo sicuri della cosa, prenderemo in considerazione l’eventualità che il nostro amico abbia preso altri ostaggi- e preso il telecomando spense la televisione.
Tutti si concentrarono sulla parete dove era distesa la cartina della città e videro l’aggiunta della foto di un uomo che Matt riconobbe come la vittima della serata precedente. -Questo...- disse Erika puntando il dito alla foto -E’ Neil Selvigg. Il suo corpo è stato ritrovato nei campi con ferite identiche a quelle degli altri casi. Gestiva un negozio di alimentari e la sua fedina penale è pulita e purtroppo ha lasciato una moglie e una bambina piccola- a quella notizia il senso di colpa strinse il cuore di Matt come in una morsa e quando il suo sguardo venne ricambiato da Alex e Andrew capì che anche loro si sentivano come lui -Comunque sia non abbiamo ancora alcun indizio per risalire a chi...- ma lo studente aggiunse -O Cosa...- interrompendola a metà della frase. Gli altri si girarono verso di lui e la leonessa rispose -Ci hanno raccontato quello che è successo e fossi in te non mi farei ingannare da un semplicemente uomo truccato da mostro- e Matt controbattè -Sono sicuro di quello che ho visto. Non era un travestimento e quella cosa non era umana-. Quest’ultima fece prima un verso di scherno ma ciò che avrebbe voluto dire venne invece detto da Fabrice -Ha parlato quello che ha quasi ucciso due suoi compagni in preda al delirio- e a quelle parole Matt si portò davanti a lui con la rabbia nello sguardo che non sembrò smuovere minimamente il biondo, il quale si limitò ad affrontarlo e a rispondere alla sfida. -Ripetilo se ne hai coraggio- sibilò lui -Hai attaccato e ferito il mio migliore amico in preda a un’allucinazione e adesso hai pure la faccia tosta di dire che eri lucido? E’ lampante che eri già partito di cervello- replicò freddo l’altro e a quel punto l’energia cominciò a scorrere in entrambi verso i cristalli che cominciarono a pulsare e a brillare, con i compagni che guardavano stupefatti la scena ed erano pronti a intervenire. A calmare gli animi ci pensò Myrion che si frappose fra i due e disse -Può darsi che ci sia una via di mezzo-. I due si staccarono e si allontanarono, lasciando spazio all’anziano -E’ vero che quello che ha visto Matt è stata un’allucinazione ma non è detto che sia stato un uomo a farlo-. -Stai dicendo che è stata una bestia magica?- chiese dubbiosa Erika -La barriera impedisce alle creature di Milok di giungere nell’Ipeiron e Aridia ci avrebbe avvisati di eventuali incursioni- ma lui rimase ad accarezzarsi la lunga barba bianca perplesso e allora rispose -Vorrei ricordarti che quando ci fu la caduta di Ars Molodon, l’esercito di Milok sbucò all’improvviso nel cuore della città senza abbattere le sentinelle e la linea di difesa. Hai studiato storia, no?- il silenzio di lei fu molto eloquente. -Ci sono delle teorie per cui al tempo lui abbia usato dei passaggi segreti e mistici per far passare la sua armata inosservata. Se una delle sue bestie fosse passata attraverso questi tunnel, presumendo che esistano, allora non è un’ipotesi da scartare-. Calò il silenzio dopo quelle parole ma poi venne interrotto dal suono del campanello che spinse Elisa ad alzarsi e muoversi verso la porta per aprire. -Quindi come dovremmo muoverci?- chiese Ellen verso Myrion che replicò tranquillo -Chiamerò Pisces per sapere se esistono creature capaci di cose del genere. Intanto voglio che Matt, Alex e Andrew rivedano il video delle due vittime. Può darsi che vi siano dei dettagli che a noi sono sfuggiti- e Erika disse seria -Io controllerò il database criminale insieme a Fabrice. Voglio vagliare ancora la pista “umana” e mi serve una mano- seguita poi da Daniela che le verbiò decisa -Noi tre volevamo controllare se esiste un possibile collegamento con le vittime, così magari possiamo capire eventuali bersagli- suscitando in lei un sorriso e un cenno col capo.
Elisa intanto tornò nella stanza con un carello che, su ordinazione di Erika, recava sulla superficie piatta diversi tipi di panini imbottiti, bottiglie d’acqua e bibite varie. Il gruppo iniziò a consumare quel rapido pranzo, con Matt e Fabrice che si guardarono dallo stare distanti l’uno dall’altro e le ragazze già appostate al pc portatile con i loro panini per cominciare la loro indagine. Una cosa che attrasse l’attenzione di Matt fu l’angolo di quella che si rivelò essere una busta gialla, ben sigillata e nascosta sotto il piatto dei panini, con scritta sul retro la parola “CIAO” a caratteri cubitali. Tutti si radunarono attorno a lui e in seguito Myrion prese la busta e l’aprì, lasciando cadere nella mano un semplice cd con la stessa parola incisa sopra. Indi lo inserì nel decoder, accese la tv e guardò all’inizio una serie di immagini sfocate e traballanti che poi divennero nitide. Il video era ambientato in una vecchia cantina illuminata solo dalla luce di una lampadina e la protagonista era una donna. Quest’ultima era seduta su una sedia, con il volto segnato dai lividi delle percosse ma che stranamente mostrava un’espressione tranquilla e sognatrice come se si trovasse in uno stato di tranche. E una voce monotona come quella di un automa cominciò ad uscire dalla sua bocca e a riferire questo messaggio.
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Buongiorno.
Innanzitutto devo dire che sono sorpreso e lusingato dal fatto che gli Zodiac, per la seconda volta, abbiano rivolto la loro attenzione sul mio operato. Questo significa molto per me e vi ringrazio sinceramente dal profondo del mio cuore. In secondo luogo vi consiglio di non prendervela tanto per il fallimento di ieri notte: nessuno sarebbe riuscito a fermarmi dall’uccidere quell’uomo. In fondo io sono il portatore della morte, un’ombra che si muove con passo leggero e silenzioso verso di voi e che vi regala quel momento di beata ignoranza a cui segue la disperazione. La disperazione della coscienza che la vostra ora è giunta.
E in quanto tale ho una reputazione da difendere e non posso ovviamente permettere alle mie prede di sfuggirmi. Per cui vengo al dunque e rivolgo questo messaggio ai ragazzini che ho avuto il piacere di conoscere: se non volete che questa disgraziata raggiunga suo marito, vi suggerisco di presentarvi da soli stanotte nel luogo del nostro primo incontro allo scoccare della mezzanotte.
Siete liberi di pianificare qualcosa e di fare ancora una volta gli eroi ma mi chiedo: lo farete sapendo che questa città e tutti i suoi abitanti ne pagheranno le conseguenze? Inclusa anche lei, ci mancherebbe.
Detto questo, vi auguro un buon proseguimento di giornata.
A stasera.
PS. Perdonatemi se ho preso in prestito la voce e il volto di questa qui ma al primo incontro sono molto timido e preferisco non espormi troppo.
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A video concluso, tutti rimasero impietriti e Matt, Alex e Andrew sentirono lo stomaco sotto sopra e il cuore battere all’impazzata per lo stress di quella situazione di cui erano diventati protagonisti. Erika commentò infine -Che stronzo-.
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Dopo quel video tutti diedero il massimo nello svolgimento dei propri incarichi. In particolare Matt, Alex e Andrew che visionarono in loop i video delle due vittime nella loro stanza insieme a quello degli ultimi momenti del Signor Selvigg. Quando il cielo incominciò a rabbuiarsi, i tre decisero di prendere una sosta spegnendo la tv e confrontando i dati raccolti. -Allora...- iniziò Alex alzandosi dal divanetto -Per il momento l’unico elemento comune con quello che ci è successo è la nebbia. Quale pensate sia la sua natura?- chiese verso i due che si guardarono dubbiosi per un momento e poi Matt rispose -Se fosse un semplice gas rilasciato nell’ambiente non sarebbe scomparso così facilmente e non avrebbe invaso solamente il corridoio di quel piano ma anche le stanze- e Andrew intervenne dopo aver sfogliato i suoi appunti -E se si trattasse di un potere elementale?-. Alex si grattò il capo -Ciò spiegherebbe l’area d’azione controllabile e la manipolazione in un ambiente aerato come il campo della scorsa notte...Ma questo non ci aiuta a restringere il campo. Sebbene potessimo trovare una Fusion dell’Aria che può generare questi effetti, non si può escludere la teoria che il gas venga manipolato con tutt’altro elemento- e si lasciò cadere di nuovo a sedere. Tutti rimasero in silenzio a riflettere e poi Matt chiese -Comunque era da un po’ che volevo chiedervelo: che cosa avete visto nell’allucinazione?-. I due si guardarono per un istante e poi Andrew disse -Ci siamo ritrovati nella nebbia dopo esserci separati e poi abbiamo incontrato te. Bhè...la tua forma mostruosa- ma quello insistette -Ma siete sicuri? Non è che vi siete ritrovati in un posto diverso? O in un tempo diverso?-. -Siamo sicuri- rispose Alex -Perché? Tu hai visto qualcosa?- e a quel quesito Matt si limitò a replicare -Forse...Non ne sono del tutto convinto- evitando il discorso.
Poi qualcuno bussò alla loro porta. Era Ellen, la quale entrò nella stanza e disse -Ragazzi, venite- e il gruppo si alzò e si diresse velocemente con l’amica all’interno della stanza dei loro compagni che erano tutti uniti attorno a Erika e Myrion. -Ragazzi...- cominciò serio l’uomo -Siamo riusciti ad ideare un piano- ma nel momento della spiegazione Erika si intromise -Anche se per me è un’idea del cavolo- con fare decisamente seccato. Lui fece finta di niente -L’unico dato che abbiamo è che il nostro amico usa un allucinogeno che genera i suoi effetti se respirato, anche se non sappiamo se si tratta di un potere elementale o no. Indipendentemente da questo, quando sarete nel luogo d’incontro e lui userà la tossina, perché la userà, utilizzeremo il potere di Elisa e Erika e sfrutteremo l’ambiente aperto per spazzare via quanto più gas possibile-. Tutti sembravano entusiasti della cosa ma Matt volse la sua attenzione verso Erika -E se dovessimo essere gasati?-. -Ecco perché la ritengo un’idea del cavolo: usarvi come esca è troppo rischioso-. rispose senza tanti giri di parole, suscitando la preoccupazione di Matt -Non abbiamo un piano B?-. Il vecchio fece un profondo respiro -In realtà ne abbiamo un altro ma anche quello ha dei rischi abbastanza alti- e Erika si intromise di nuovo -Per questo è riuscito a convincermi. Si tratta di...- ma l’espressione severa dell’uomo rivolto verso di lei la fece desistere dal raccontare l’alternativa e a liquidare la cosa con un semplice -Vabbè, inutile parlarne. Lo applicheremo se il primo piano dovesse andare male-. Gli studenti si chiesero quale fosse il piano oscuro dei due Zodiac ma Alex intervenne cambiando argomento -Comunque siete riusciti a capire chi possa essere?-. Erika prese il portatile su cui cominciò a pigiare alcuni tasti -Ho controllato il database degli Inquisitori e ho ritrovato solamente una persona che combacia con il nostro amico- e poi lo girò verso gli altri, mostrando la foto di un uomo dai lunghi capelli neri e oleosi che nascondevano sotto le ciocche un volto magro e pallido e dallo sguardo spento e disinteressato. -Si chiamava Vladimir Tepis, soprannominato “Uomo Nero”. Era un figlio di papà che decise di darsi alla malavita con un gruppo chiamato “Le Ombre” e arrivò addirittura a governare un’intricata rete criminale a Mestia Poama. La sua punta di diamante era lo smercio di sostanze stupefacenti e allucinogeni che però non erano capaci di dare gli effetti che avete descritto, né aveva nessun potere-. -Perché non potrebbe essere questo qui?- chiese Andrew dubbioso -Perchè è stato catturato due anni fa e incarcerato nella prigione di Zatracal, dove si è suicidato qualche mese dopo impiccandosi nella sua cella- rispose Erika chiudendo di scatto il portatile e riponendolo sulla scrivania. -E se fosse qualcuno della sua banda?- chiese Elisa verso i due ma questi ultimi fecero cenno di no col capo -Siamo risaliti a tutti i componenti e al momento stanno scontando una bella pena. Inoltre la droga è stata tutta requisita, quindi non può essere neanche un imitatore-.
Tutti rimasero in silenzio a pensare a una soluzione a quell’enigma ma a nessuno venne in mente nulla, quindi Myrion alzò lo sguardo verso l’orologio e disse -E’ meglio se andate a mangiare qualcosa adesso. Dovete stare in forze- congedando il gruppo che si diresse fuori dalla stanza verso la sala da pranzo dell’hotel.
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Tutti erano riuniti attorno al tavolo su cui erano riposti enormi vassoi di paste assortite di ogni tipo e bevande varie. Matt prese un piatto di spaghetti mescolata in una salsa verde che profumava di menta e diversi aromi ma questo per non sprecare lo sforzo dei cuochi che si erano prodigati per loro: in verità non aveva affatto appetito. Giocava rigirando la forchetta nella mano per arrotolare gli spaghetti senza però portare il groviglio alla bocca e proseguendo così in un loop infinito, a dispetto dei suoi amici che mangiavano quanto gli era permesso dal loro stomaco. Ellen lo notò e gli diede un colpo sul braccio -Guarda che devi mangiare, se no non avrai energie- ma anche con questa ripresa lui proseguì imperterrito con il gesto. -Lo so che sei preoccupato per stasera ma sono sicura che andrà tutto bene. Ci sarà tuo padre, no?- e allora Matt distolse lo sguardo dal piatto verso di lei e rispose -Non riesco a togliermi di dosso la sensazione che qualcosa andrà storto-. Elisa mandò giù l’ultimo boccone di pasta e verbiò -Devi stare tranquillo, Matt. E’ inutile fasciarsi la testa prima di romperla, no? Devi essere fiducioso- portando nel suo piatto un’altra porzione abbondante di pasta con una salsa al pomodoro. Nonostante il morale a terra, il suo stomaco reclamava cibo e per questo cominciò a portare qualche forchettata verso la bocca.
La cena proseguì poi normalmente, con Matt e gli altri che si persero in discorsi di tutt’altro argomento per cercare di distrarsi. Poi ad un certo punto Elisa si allontanò per tornare alla sua stanza e ritornò con una piccola radio che, una volta accesa, cominciò a produrre musiche e canzoni varie che alleggerirono ancor di più l’ambiente. Andrew, Fabrice e Elisa rimasero seduti a bere qualcosa e parlare mentre gli altri cominciarono a ballare con passi sconclusionati e biascicando le parole straniere con spensieratezza. Solamente durante quei momenti Matt si accorse che nella sala non c’era nessuno. Forse erano rimasti tutti nelle loro camere oppure nessuno si trovava nell’edificio a parte loro e i membri dello staff. Quando la radio trasmise un lento, lui e Ellen formarono una coppia e Alex e Daniela la seconda. Matt cominciò a dondolarsi sui piedi a destra e a sinistra, tenendo le mani all’altezza dei fianchi di Ellen mentre quest’ultima gli aveva cinto il collo con le mani alla nuca. -Dimmi un po’...- sussurrò quella -Hai mai ballato prima d’ora?-. Il ragazzo non dovette riflettere molto -Mai. Ai balli che organizzava l’accademia finivo sempre per essere mollato dalle altre, per cui mi ritrovavo al tavolo a mangiare e a chiacchierare con gli altri-. -Certo. E quando dici “altre” ti riferisci a Mary Anne Perez?- chiese con un sorriso malizioso sul volto -Bhe, lei è la ragazza più carina dell’Accadem...AHIA!- lasciò scappare un verso di dolore quando quella pestò volutamente con forza il suo piede. -Ripensandoci non era poi così carina- cercando di recuperare i punti perduti con l’amica -Ad ogni modo tutte andavano verso quelli avevano un fisico da paura e poco cervello. Tipo Lucas McKlure: ogni volta che piegava il braccio correva il rischio di strappare le maniche e...Ely?- ma quella era persa con un volto sorridente nei suoi pensieri riguardanti Lucas. A quel punto Matt, per vendetta, diede un forte pizzico all’altezza del fianco che la fece saltare e riportare alla realtà. -Aaaah! Si, mi ricordo di lui! Pfft, non mi interessava mica quello lì! Ci mancherebbe...- cercando di fingere disinteresse -Però secondo me dovresti fare un po’ di palestra. Certo, non sei grasso ma non sei per niente in forma. Con quel fisico dai l’impressione che te ne volerai alla prima folata di vento forte-. Matt fece un cenno col capo e poi continuò a ballare in silenzio, non nascondendo la sua perplessità che venne subito notata da Ellen. -Devi stare tranquillo per stasera- sussurrò seria -Non ci riesco, Ely- rispose lui affranto -E’ una pressione molto grande. Troppo grande...- poi volse lo sguardo verso Alex e Andrew -Loro sembrano così sereni. Perché io non ci riesco?-. -Sicuramente anche loro sono preoccupati ma cercano di mostrarsi sicuri. Altrimenti la paura può prenderli in contropiede e fargli fare cose stupide- verbiò l’amica che si staccò da Matt e sorrise -Anche tu devi fare lo stesso-. Lo studente non disse nulla ma poi Ellen continuò divertita -Comunque sei bravo a ballare. Lo devo dire alla tua amica di Quiburn- e poi si dirigesse verso il tavolo degli amici, con Matt rosso in viso che la seguì bofonchiando qualche scusa. Anche Alex e Daniela li raggiunsero poco dopo e continuarono a parlare fino a quando non furono le dieci e mezza. A quell’ora entrarono nella sala Myrion e Erika, con quest’ultima che disse -Ragazzi, è ora. Andate a prepararvi- con un sorriso dispiaciuto per aver interrotto quel momento di tranquillità. E allora tutti si mossero verso le loro stanze per prepararsi per il confronto finale.
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Il gruppo arrivò nella zona designata ma si mantenne a circa un chilometro dalla chiesa, nascondendosi dietro a un casolare e mantenendosi accucciati come ulteriore misura di sicurezza. -Ecco il piano- disse Erika mostrando una cartina della zona -Voi vi posizionerete qui, al centro del campo dove avete visto la nebbia, e lì aspetterete finchè non arriverà il nostro amico. Noi saremo in questa casa qui a circa duecento metri da voi e agiremo solamente quando avremo un conferma che lui sia lì. Io e Elisa spazzeremo via la nebbia, Ellen e Daniela metteranno al sicuro l’ostaggio e gli altri saranno la squadra di cattura e di salvataggio nel caso foste in preda ad altre allucinazioni-. Alex chiese verso i due -Ma se la nebbia fosse troppo fitta, come farete a sapere quando intervenire?- e in tutta risposta Myrion fece uscire da sotto la giacca un giocattolino simile a un elicottero in miniatura che, grazie alle sue piccole pale, cominciò a svolazzare intorno a loro. -Si chiama “Diz” ed è un drone creato da Cancer per missioni stealth. Ha un filtro che permette di individuare persone o oggetti che mostrano una firma energetica cristallina e una videocamera di ultima generazione. Quando il vostro bersaglio sarà lì con voi, noi lo vedremo su questo schermo- indicando quello in mano a Erika -E entreremo in scena noi. Ci sono domande?- Nessuno disse nulla e questo bastò allo Zodiac che continuò -Bene. Mancano quindici minuti alla mezzanotte. Vi conviene andare. Noi vi seguiremo ma prima voglio dirvi una cosa- le sue braccia presero per le spalle Andrew da un lato e Alex dall’altro, mantenendo Matt nel mezzo -Anche se voi doveste avere l’impressione di trovarvi da soli in luoghi sperduti ad affrontare mostri e creature spaventose, cercate di ricordarvi che non è reale. Anche se i vostri sensi dovessero dirvi il contrario dovete rimanere aggrappati a questo pensiero. Non è reale- Myrion ripetè quelle parole nella speranza di imprimerli nella loro mente e poi li lasciò andare dagli amici che li incoraggiarono prima della partenza. Quando Fabrice e Matt furono faccia a faccia, il primo gli diede la mano e quello la strinse dicendo -Mi raccomando: non fate tardi- con un sorriso deciso sul volto che venne corrisposto dall’amico -Stai tranquillo-.
Da quel momento il trio si mise in cammino sulla strada attraverso i campi con la guida della luce lunare che oscurò le stelle che continuarono a brillare alte nel firmamento. Nessuno parlava e il silenzio era interrotto solamente dal cicaleggio delle cicale e dalla leggera brezza che scuoteva le fronde degli alberi. Se le circostanze fossero state più piacevoli, Matt si sarebbe goduta quella passeggiata ma l’unica cosa che voleva era raggiungere il posto e chiudere la questione una volta per tutte. Quando furono in vista della chiesa e del campo Andrew disse dopo aver preso un profondo respiro -Forza e coraggio, ragazzi-.
Andrew, Alex e Matt si posizionarono al centro esatto del campo e rimasero lì in piedi, schiena contro schiena, a guardare i dintorni in attesa dell’ora prestabilita. Ogni volta che Matt volgeva lo sguardo da un’altra parte aveva la sensazione di aver visto qualcosa muoversi nell’oscurità e ogni volta il ritmo cardiaco accelerava per poi ritornare normale. L’orologio di Alex segnò la mezzanotte e i sensi di tutti si acuirono al massimo per percepire anche il minimo rumore generato dall’ondeggiare dell’erba o dalle ali velocissime degli insetti. Passarono alcuni minuti ma non successe ancora niente, al che Matt chiese -Non è che hai l’orologio avanti?- e l’amico rispose -Non credo. Sarei più propenso a pensare che il suo orologio vada indietro- ma nonostante il ritardo i tre continuarono ancora a guardarsi intorno. I minuti passarono lentamente e quando sul quadrante dell’orologio venne segnata l’una di notte, Andrew sbottò irritato -Prima lascia i suoi inviti deliranti e poi fa pure tardi?! Se becco sto tizio lo massacro!!- e si incamminò pesantemente da dove era arrivato il gruppo. -Aspetta, dove vai?!- domandò Matt -Me ne torno in albergo! Se vuole affrontarmi, sa dove trovarmi!-. Anche gli altri due si dimostrarono propensi alla sua idea ma quando Andrew stava per sorpassare il confine del campo, ecco che proprio dalla strada cominciò a sprigionarsi una fitta nebbia che lo spinse all’indietro con gli altri. -Ecco, ci siamo! Cercate di non respirare- ordinò Alex che si mise con la schiena rivolta a quella dei suoi colleghi e al centro di quello che sembrava un anello fatto interamente di nebbia. Il trio cominciò a convogliare l’energia all’interno dei cristalli che cominciarono a pulsare di energia ma intorno a loro non comparve nessuno, né la nebbia sembrò diffondersi verso di loro. -La nebbia non ci sta raggiungendo- disse Andrew nervoso -Si, infatti. Sembra quasi che ci abbia imprigionato- confermò Alex mentre Matt indicò un punto completamente aperto nell’anello che proseguiva verso la chiesa poco distante -Forse vuole che andiamo lì-. Andrew sussurrò a bassa voce verso i due -Ma così il piano va a farsi benedire!- ma questi ultimi restarono semplicemente in silenzio. Per cui tutti i tre iniziarono a muoversi in direzione della chiesa, constatando come l’anello si muovesse con loro per evitare di farli scappare, e giunti davanti all’enorme portone il trio spinse le due pesanti ante di legno per entrare all’interno dell’edificio.
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In entrambi i continenti vi era un’unica religione: il Monarchesimo. I pilastri di questa fede erano i Monarchi, potenti signori e creature che trasformarono Astrial, in tempi remoti un mondo desolato e colpito da terribili cataclismi, in una terra fertile e splendente e insegnarono alle antiche civiltà diverse arti e conoscenze. Di questi sovrani ve ne erano sette in tutto:
-Thestalia, la Monarca del Fuoco: Dominò il fuoco e il magma dei vulcani in eruzione e diede vita alle grandi terre emerse su cui l’uomo avrebbe potuto vivere e costruire.
-Mobius, il Monarca dell’Acqua: Dominò le acque dei mari e degli oceani e generò nuove fonti d’acqua da cui l’uomo avrebbe potuto trarre sostentamento.
-Margran, il Monarca della Terra: Rivestì le terre di vegetazione e insegnò all’uomo l’agricoltura.
-Ehtheria, la Monarca dell’Aria: Dominò i venti e gli uragani che perennemente affliggevano il pianeta e insegnò all’uomo la meteorologia.
-Zaira, la Monarca dell’Elettricità: Dominò le tempeste e i suoi fulmini;
-Romeo, il Monarca della Luce: Insieme a Caio dissipò il male che opprimeva il mondo con un’oscurità eterna.
-Caio, il Monarca del Buio:  Insieme a Romeo dissipò il male che opprimeva il mondo con un’oscurità eterna e insegnò all’uomo l’astronomia.
Insieme a loro vi era anche l’Arbiter, il loro maestro, che giudicava l’operato dei Monarchi e che si rivelò in disaccordo con quest’ultimi in quanto stavano interferendo con il naturale corso degli eventi: se quel mondo era destinato al declino e l’uomo all’estinzione, bisognava assecondare il destino e lasciarle fare il suo corso e che quello non era altro che uno spreco dei loro poteri. Ma loro avevano visto del buono e delle potenzialità in quella nuova terra e nella civiltà ancora primitiva che la abitava e a causa di questi dissapori vi fu uno scontro che vide vincitori i Monarchi. L’Arbiter venne imprigionato in un luogo introvabile e i Monarchi regnarono su quella terra per mille anni fino al momento della loro partenza. Prima di andarsene avrebbero regalato all’umanità l’arte ultima di estrarre e manipolare l’essenza di questi elementi in una forma cristallina e di facile impiego: l’arte dei cristalli. Da allora la storia divenne leggenda e mito e sebbene le ricerche abbiano smentito la veridicità di questi eventi, vi erano parecchi interrogativi irrisolti su come quegli eventi catastrofici fossero scomparsi di punto in bianco e di come l’uomo entrò in possesso della conoscenza dei cristalli. Indipendentemente da ciò, questa storia divenne una religione vera e propria e sparsi sui continenti vi erano luoghi di culti attribuiti a uno specifico Monarca o a più di uno. In quella situazione, il trio era entrato nella Chiesa del culto di Caio.
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Una volta superato l’atrio della chiesa, i tre ragazzi si immisero nella grande navata centrale illuminata ai lati da numerosi candelabri che illuminavano anche il resto dell’edificio; nelle due navate laterali, separate da quella centrale da un colonnato costituito da sei enormi pilastri, vi erano ancora le sedie che un tempo accolsero i fedeli per la preghiera e sulle pareti non vi erano finestre o decorazioni di sorta. Sul soffitto vi erano disegnate tutte le costellazioni e gli astri, anche se vi erano delle interruzioni in alcuni punti per via della caduta di alcuni suoi pezzi, fino ad arrivare al punto d’incrocio della navata con il transetto dove si stagliava una piccola cupola però con pochi frammenti dell’affresco originale. Alla fine dei due bracci del transetto vi erano due piccole cappelle con dentro tre lampade ciascuna, brillanti alla luce dei candelabri di diversi colori, e infine nel presbiterio, dietro all’altare, si stagliava nella flebile luce l’imponente statua di Caio. La statua in marmo nero raffigurava un cavaliere di cui non si riusciva a scorgere i lineamenti del volto per via del piccolo elmo, il quale aveva una lunga coda di crine nero che sbucava posteriormente da sopra e un drappo blu notte sbrandellato che scendeva ai lati della testa fino a coprire la spalla destra e la parte superiore della schiena, e di un misterioso fumo nero che nasceva proprio dal suo viso e che saliva con deboli lingue verso l’alto. La corazza era composta da una serie di placche che seguivano l’andamento del busto e dei fianchi fino alle cosce e avevano scolpiti sulla superficie simboli e ricami cesellati; da sotto di essa partiva l’orlo a brandelli di una cotta di maglia e da dietro un altro lungo drappo dello stesso colore del primo che copriva parzialmente i gambali, i quali completavano la parte inferiore dell’armatura. Il braccio sinistro, l’unica parte del busto non coperta, stringeva l’elsa di una spada enorme saldamente piantata nel terreno ed era completamente coperta da protezioni in scaglie fino al copri-spalla dalla forma di testa d’aquila con il becco rivolto verso l’alto.
I tre si posizionarono sotto la cupola, circondati dai candelabri e dalla nebbia, ma mentre si guardavano intorno alla ricerca del loro perseguitore, il cristallo nero nella mano sinistra di Matt cominciò a pulsare senza il suo controllo. Inoltre, anche se non lo aveva detto ai suoi amici, da quando era entrato nella chiesa si era sentito costantemente ricolmo di una nuova e misteriosa energia che gli donava un vigore mai provato. Nonostante la sua natura ignota, la reazione del cristallo venne vista come un segno positivo: non era sotto il controllo della nebbia, quindi quello che stava vivendo non era un’allucinazione. Dopo pochi minuti si cominciò a sentire il suono di molteplici e lenti passi all’interno della chiesa, anche se data la folta nebbia e l’eco non si riusciva a capire da dove provenissero. -State in guardia...- sussurrò Alex agli altri due che si stanziarono in posizione di difesa. Il suono si interruppe quando all’interno della nebbia comparvero delle piccole figure indistinte che solo dopo un ultimo passo avanti si mostrarono come dei semplici bambini. -Ma che cazzo...?!- esclamò sommessamente Andrew -Devono essere i bambini che si trovavano nell’autobus scomparso. Allora c’era anche lui dietro questa storia- replicò Alex con la voce seria e leggermente alterata dalla collera. Matt invece si concentrò sui loro visi: sebbene con gli occhi arrossati per via delle molteplici lacrime sprecate, sul loro volto vi era una insolita calma che gli diede disagio e paura. E ancor di più quando uno dei bambino dai capelli rossi e dal volto pieno di lentiggini iniziò a parlare -Mi fa piacere che abbiate accettato il mio invito. Ho perso un po’ di tempo a preparare tutto questo ma volevo fare una cosa speciale. Solo per voi-. I pugni si serrarono con forza ma nessuno dei tre fiatò, nemmeno quando le povere anime tirarono fuori da dietro la schiena un lungo coltello da cucina la cui lama venne posta con cura sulla nuda pelle del loro collo. -Questi sono un mio regalo per voi- proseguì il bambino -Cosa volete che gli faccia dire prima di ucciderli? Forse qualche supplica del tipo...- e a quel punto tutti dissero in coro -Aiutateci. Vogliamo vedere mamma e papà. Vi prego, aiutateci- seguito poi da un insieme di parole dette alla rinfusa o senza senso. Quella fu l’ultima goccia che fece crollare la pazienza di Andrew. -SMETTILA SUBITO!- urlò con tutta la rabbia che aveva -Sei un bastardo! Ripararti dietro a dei bambini indifesi! Esci fuori, così che possa spaccarti la faccia!-. Il silenzio cadde ancora una volta ma una bambina dai lunghi capelli neri riprese la parola -Perché sei così cattivo con me? Così mi fai male- con il tono tipico di chi sta per scoppiare in lacrime. -Non mi piace quando mi insultano. Meriti una punizione- stringendo di più le mani attorno al manico del coltello e avvicinando la lama sempre più verso la gola. -NO, ASPETTA!- Matt e Alex urlarono all’unisono, riuscendo a fermare il coltello. -Chiedo...- Matt dovette raccogliere tutta la forza che aveva per proseguire la frase -Chiedo...Perdono. A nome del mio amico- dette un colpo al fianco dell’amico che si ostinò a non pronunciare le sue scuse ma che dovette dopo che anche Alex cominciò a colpirlo -Va bene. Va bene! Chiedo scusa!!- e la bambina abbassò sorridente la lama del coltello con un semplice -Va bene-. -Ammettiamo che ci hai in pugno e la nostra fine è certa- proseguì Matt -Per lo meno meritiamo di incontrare il nostro carnefice-. Quello che ottenne dalla bambina, così come da tutti gli altri, fu un secco -NO- però Alex insistette con veemenza -Andiamo, su. Anche la Morte sarebbe così gentile da concedere un ultimo desiderio alle sue vittime. Non ti pare?-. Quando ebbe finito di parlare, all’interno della chiesa riecheggiò di nuovo il rumore di passi per un tempo che sembrò infinito e poi dalla nebbia apparve finalmente lui, insieme alla donna del video. Indossava una giacca rossa a righe nere sopra una camicia gialla, un paio di pantaloni neri eleganti come le scarpe a punta ai piedi e intorno alla testa, a coprire la chioma e la prima metà del volto, vi erano delle bende le cui lunghe estremità ricadevano dietro alla schiena fino al sedere. -Desiderio esaudito- disse con voce orrendamente calma e amichevole -Ciao-. Nessuno parlò e replicò a quel saluto, cosa che gli permise di proseguire -Sapete, mi avete un po’ deluso. Mi aspettavo qualche sorta di resistenza ma basta che uno prenda in ostaggio una scolaresca che subito vi bloccate-. -Bhè, sai com’è...- disse Alex -Non siamo tutti degli psicopatici-. -Ti prego, smettila di lusingarmi- commentò con una debole risata -Tanto ti ucciderò uguale-. Poi Matt domandò -Perché stai facendo tutto questo?- cosa che lasciò il loro interlocutore abbastanza interdetto e confuso -Ah, e io che pensavo che il mio video fosse stato esauriente...- si grattò il capo attraverso le bende logore -Comunque lo faccio un po’ per sfizio, un po’ per gioco. Mi piace vedere la polizia che non sa su che muro sbattere la testa-. Andrew si intromise con tono di sfida -Sei disgustoso...Hai ucciso delle persone- ma quello replicò -Prima o poi DEVONO MORIRE!!- mutando la sua voce in quell’urlo rabbioso che fece sobbalzare Matt per lo spavento. Riacquistata la compostezza originale, l’uomo in maschera cominciò lentamente a camminare intorno a loro -Sapete, una delle cose che detesto del mio potere è il fatto di non poter vedere ciò che vedono gli altri. Non che mi importi qualcosa ma alcune reazioni suscitano curiosità. Infatti, prima di disfarmi di voi vorrei chiedere a te...- si fermò davanti a Matt e abbassò il capo per averlo faccia a faccia -Che cosa hai visto?-. Lui rispose -Ho visto solamente i miei amici come dei mostri. Niente di più- ma il fatto che cercasse nervosamente di evitare di fissarlo rese la sua verità una parziale verità. -Mh...non mi pare che tu mi stia dicendo tutto. Hai girovagato un po’ prima di arrivare a quel punto- la bocca si spalancò in un largo sorriso -Però se non me lo vuoi dire non preoccuparti, non me la prendo mica- e con tutta la naturalezza del mondo gli scagliò un potente schiaffo sulla guancia sinistra. Il ragazzo non si accorse della cosa finchè non sentì il dolore e il calore nel punto colpito e se non fosse stato per i bambini con il coltello minacciosamente puntato alla loro gola avrebbe scatenato la sua furia su quell’uomo. Quest’ultimo mostrò loro le spalle e si diresse oltre la nebbia insieme alla donna ma non prima di aver detto -Adesso vi lascio in compagnia dei miei piccoli amici. Loro staranno bene, per rispetto alla vostra memoria...o forse no. Dipende da come mi gira-. -Te la faremo pagare cara- disse sprezzante Matt e ciò che ottenne fu un canzonato -Non credo proprio- prima di venire inondato insieme ai suoi amici dalla nebbia.
Sebbene tutto intorno a loro venne oscurato, i tre poterono tranquillamente distinguere le piccole figure dei bambini attorno a loro e inoltre, quando si guardarono a vicenda, il loro aspetto non mutò in niente di distorto e spaventoso. -Dovevamo pensare all’eventualità che quello ci avrebbe portati qui!- esclamò Andrew -E adesso che facciamo?- chiese agli altri due che rimasero in silenzio per alcuni istanti prima che Alex rispondesse calmo -Qualsiasi cosa questa nebbia dovesse metterci in testa...Qualsiasi cosa volesse farci fare...Dobbiamo respingerla! Cerchiamo di schivare quanto più ci è possibile!- e infine Matt concluse -Se proprio dovessimo restarci prima del loro arrivo, almeno non diamogli la soddisfazione di vederci uccidere degli innocenti-. I bambini si avvicinarono con passo barcollante, mostrando i nuovi lineamenti mostruosi che quell’aria mefitica gli avevano donato: sebbene i corpi, i vestiti e i capelli fossero rimasti immutati, il volto venne completamente stravolto con tre occhi verticali dalle sclere nere e le iridi scarlatte, il naso completamente rimosso e la bocca trasformata in una larga trappola ghignante munita di una fila di denti aguzzi. In mano il coltello veniva brandito come un pugnale, con la lama che veniva mossa ripetutamente nell’azione del pugnalare e mano a mano il passo si faceva sempre più veloce. Matt scaricò per la paura l’energia ai cristalli, i quali fortunatamente non reagirono, ma si ricordò di quanto detto poco prima e cominciò a fare uso di tutta la sua volontà per poter combattere la paura, ripetendo nella sua mente “Non è reale” per indurre il suo cervello a vedere quegli esseri come i poveri bambini catturati. All’assalto di uno dei nani malefici il ragazzo schivò il suo affondo e lo prese per il braccio armato per poi spingerlo lontano da lui e così fece finchè quelli non cominciarono ad assalirlo in due o più. Con fendenti provenienti da più punti, in particolare verso il basso addome, era difficile contrastarli e alcuni arrivarono persino a destinazione, graffiandogli gli avambracci e le gambe. Lo stesso si potè dire di Alex e Andrew che, sebbene con meno autocontrollo e non risparmiando i pugni quando necessario, si ritrovarono ricoperti di tagli e ferite leggere però debilitanti. Dopo diversi minuti la carica si arrestò per lasciare agli esserini il tempo di riposarsi e i tre si poggiarono con le schiene l’uno con l’altro per confrontarsi. -Matt, così non andiamo da nessuna parte- disse Andrew nel mostrare il profondo taglio sul braccio -Dobbiamo scappare e vederci con gli altri- ma quello replicò -Sarebbe inutile. La nostra percezione dello spazio è alterata: ci ritroveremo a correre in circolo-. Quelli ricominciarono ad avvicinarsi lentamente verso il trio e Alex verbiò deciso -Non dobbiamo mollare, ragazzi! Resistete!!- ma nel momento in cui tutti quanti si lanciarono verso di loro, la terra sotto i loro piedi cominciò a tremare. Con un potente fragore le lastre di pietra del pavimento vennero distrutte e intorno a loro apparvero diverse radici gigantesce e affusolate su cui cominciarono a fiorire dei fiori bianchi come la neve e dai petali frastagliati che rilasciarono su di loro e per tutta la chiesa uno polline profumato. Dopo alcuni istanti i tre videro che la nebbia cominciava a dissiparsi e che l’aspetto dei bambini, così come il loro senno, stava ritornando alla normalità. -CHE STATE FACENDO?! UCCIDETELI!!!- fu la frase che echeggiò rabbiosa dal killer stanziato davanti all’altare su cui era rimasto a sedere per tutto il tempo insieme al suo ostaggio. Matt fece un tentativo di carica dei cristalli e con sua piacevole sorpresa vide che quest’ultimi reagivano perfettamente. -Ragazzi, questo è il segnale!!- disse deciso Andrew e con gli altri due si lanciò alla carica del loro nemico che, troppo furbo per rimanere fermo, decise di darsela a gambe attraverso una delle navate laterali in direzione del portone. Il ragazzo di colore evocò la sua sabbia e la indirizzò verso l’entrata, ricoprendo l’enorme portone e sigillandolo proprio quando quello era a pochi centimetri e quando si voltò nella loro direzione quello disse scherzoso -Non penserai davvero di svignartela. Ora tocca a noi!-. In quel momento Alex scagliò un potente getto d’acqua che scagliò il nemico contro la porta bloccata ma quello si rialzò stupito della cosa -Cosa credevi di fare? Mi hai solamente bagnato gli abiti- al che quello rispose -Infatti: era quello il piano-. Nel mentre che i due parlavano, il killer notò che intorno a lui vi erano delle piccole particelle nere che lentamente andavano ad accumularsi verso l’alto fino a formare una massa densa e circondata da numerose scariche elettriche. Alex si scostò per lasciare spazio a Matt che, oltre a produrre quelle misteriose particelle dalla sua mano sinistra, si posizionò con il braccio mancino disteso davanti a sé e con il palmo rivolto verso l’alto e il braccio destro, con l’indice e il medio della rispettiva mano alzate, puntato verso l’alto. Quando quello comprese il suo destino era troppo tardi: la mano destra calò inesorabile sul palmo della mano sinistra e in contemporanea una potente scarica elettrica dalle sfumature nere partì dalla massa nera e colpì il malcapitato che lanciò un urlo di dolore. -Cavolo...- commentò Alex -Ma volevi ucciderlo?- ma anch’egli rimase stupito come lui -Ma che ne so? Non mi aspettavo fosse così forte- e quando lo sguardò si posò sul cristallo nero, quest’ultimo emetteva un bagliore molto più luminoso rispetto al normale. Nonostante la potenza del colpo, il nemico rimase in piedi con i vestiti bruciacchiati e fumanti mentre biascicò alcune parole nel tentativo di dire qualcosa. Durante tutto ciò, Andrew si avvicinò a lui con il destro caricato indietro, diventato il triplo delle sue normali dimensioni grazie alla sabbia compatta attorno all’arto. Inutile dire che quando quello fu abbastanza vicino gli scagliò un diretto in faccia che portò l’uomo mascherato a cadere definitivamente sconfitto a terra. -Te l’ho detto che ti avrei spaccato la faccia- pronunciò l’amico che liberò il portone di ingresso e l’arto dalla sabbia, decretando con quelle parole la fine di quel regno di terrore.
Il portone venne dischiuso per consentire a tutti di uscire dalla chiesa, incluso il loro nemico svenuto trasportato sulle spalle da Alex, e incontro a loro arrivarono tutti i loro compagni. -Ce ne avete messo di tempo!- disse Matt imbronciato ma comunque sollevato di rivederli ma Ellen rispose -Non c’è tempo! Dobbiamo raggiungere l’Excalibra!- mostrando come gli altri un comportamento molto agitato. -Che sta succedendo? E che facciamo con loro?- chiese Andrew indicando le persone dietro di loro e il criminale e Fabrice verbiò -Abbiamo già chiamato la polizia e Erika ha sistemato tutto! Però adesso dobbiamo scappare!-. Per cui, seguendo i loro suggerimenti, i tre lasciarono i bambini nelle mani della donna e il criminale legato con delle funi portate da Elisa e infine si diressero insieme agli altri verso la stazione grazie alla sabbia di Andrew. Nel gruppo vi era un silenzio molto teso e preoccupato e al che Matt chiese spazientito -Insomma, mi sono stancato! Volete dirci che è successo mentre  eravamo in quella chiesa? E dove sono Erika e mio padre?!- ma nessuno volle rispondere, anzi sembrò quasi che la parola “padre” li mettesse ancora più in agitazione. Cosa che non sfuggì ai loro occhi. -E’ successo qualcosa a mio padre?- chiese ora più serio e freddo -Le radici evocate nella chiesa...Erano le sue, vero? Ely?- lo sguardo si posò sull’amica che si strinse più nelle spalle per cercare di non parlare. A quel punto la sua mano si strinse attorno al braccio di lei per strattonarla e tirarla fuori da quel silenzio, ormai in preda all’agitazione a tal punto da voler farla parlare anche con la forza -Erano sue, vero?! Rispondi!!- gli altri cercarono di fermarlo e di calmarlo ma quella, con le lacrime agli occhi, gli urlò contro -STA MORENDO!!-. Matt non seppe che dire e lasciò andare la ragazza che si perse in alcuni singhiozzi prima di essere tranquillizzata da Elisa e Daniela; lui invece rimase seduto e in silenzio in uno stato di shock mentre nuvola di sabbia si diresse attraverso il buio di quella spaventosa notte verso la loro destinazione.
   
 
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