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Autore: Beckett    16/03/2017    0 recensioni
[Intrattenimento]
" Siamo ritornati. Pronti per un nuovo capitolo della nostra storia."
Genere: Commedia, Sentimentale, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Erano passate tre settimane dall’ultima volta he avevamo aperto l’argomento ‘Eremy Gliffer’, Jackson continuava a vivere da noi e per Chris ed Henry, lui era il ‘signor nessuno’ poich non avevamo ancora spiegato la sua valenza in quella casa, Max veniva e andava da casa perché faceva degli incontri segreti chissà dove a parlare di chissà cosa, e per noi restava l’estraneo che varcò la soglia di casa un mese fa abbracciandoci e chiamandoci sue grande amiche. Il che non era vero, non era per niente vero. Eravamo tutti estranei che vivevano nella stessa casa, che mangiavano le stesse cose ma che non vivevano realmente insieme, eravamo coinquilini sulla carta ma niente più.
“Questa situazione mi ha scocciato.” Esordì Elis.
“ Siamo in due.” Risposi.
“ E quindi come dobbiamo comportarci con gli “uomini di casa”? domandò lei.
“ Come abbiamo sempre fatto.”
“ Ovvero?”
“ Comportandoci noi come gli uomini di casa. Oramai è un anno che in questa situazione siamo noi gli uomini.”
“ Non rigirare sempre sulle stesse cose Kat.”
“ Ah no?”
Lei mi guardò e poi voltò la faccia dall’altra parte facendo finta di fissare la finestra e la pioggia che cadeva in un bruttisimo giorno di un bruttissimo mese di un altrettanto orribile anno.
“ El mi guardi e mi dici che è stata tutta colpa nostra? Se lo farai me ne farò una ragione e chiederò scusa a chiunue tu voglia, ma dimmi che è colpa nostra e che dobbiamo assumerci le nostre responsabilità, dimmelo. Però guardandomi in faccia.” Le dissi, lei si girò verso di me, mi guardo con occhi lucidi e cerco di trattenere il pianto.
“ Non è colpa sua El.”
“ Non è nemmeno colpa nostra.” Dissi.
“ E allora chi ha ucciso quell’uomo?”
“ Max.”
“ KAT!”
“ Oh quindi pensarlo va bene, dirlo però no?” le chiesi urlando.
“ Lui è stato l’artefice ma noi non siamo vittime sacrificali, ci siamo dentro quanto lui.”
“ E Jackson?” chiesi. “ Jackson, dimmi, che c’entra? E Lydia? Lydia che c’entrava? “
“ Guarda che sei stata tu a metterli in mezzo.” Mi rispose rivolgendo nuovamente lo sguardo quella dannata finestra che era meglio se restava chiusa.
“ La situazione mi ha portato a farlo. Ritorniamo sempre sullo stesso discorso EL! L’uomo di casa dal prmo giorno fino all’ultimo sono stata io. Ho messo in mezzo Lydia per farsì che noi avessimo un’alibi decente, ho messo Jackson in mezzo per farsì che Lydia non marcisse in galera ingiustamente. Eppure… eppure mi sembra che l’assassino sia io e non Max.” le urlai.
“ Smettila di puntare il dito solo contro Max. E’ passato un anno, siamo ancora al punto di addossarci la colpa?”
“ Sai perché sono di nuovo a questo punto ?” Questa volta Elis si girò e per la prima volta in quella conversazione, i suoi occhi guardavano fisso i miei, erano sempre lucidi, sempre tristi, ma questa volta puntavano proprio su di me. Le labbra le tremavano, le pupille ormai non si vedevano più perché invase da lacrime trattenute e il suo volto era pallido. Questa storia la stava facendo ammalare, e non c’era una cura per quella cosa che le stava accadendo. O forse c’era, ma era rischioso. Il carcere? C’avevamo mai pensato al carcere? Dopo tutto quello che era successo e la prigione ci sembrava un’idea così lontana nonostante fossimo assassini e quello che ci doveva aspettare era proprio quello.
“ El sono a questo punto perché Max ha mollato. Si è arreso e ci ha lasciate sole e quindi è come se non si prendesse le sue responsabilità, non è giusto. Non è giusto che Lydia sia morta, che Jackson le abbia prese, che tu dorma con gli incubi, che io mi veda come il mio peggior nemico e che lui, invece, si tiri indietro. Non è giusto. Non ci meritiamo questo dopo quello che è successo.”
“ Eppure è successo.” Disse Elis strofinandosi gli occhi.
“… Eppure è successo.” Le feci eco.

 
“ E’ permesso?!” domandò Chris che era appoggiato alla porta della mia camera.
Io annuì e gli feci spazio nel mio letto.
“ Che onore.” Disse lui.
“ So di doverti delle spiegazioni.” Dissi
“ Posso aspettare.” Rispose poggiandosi sul letto affianco a me.
“ Non puoi aspettare per sempre.”
“ Non posso, perché non vivrò per sempre.” E rise
“ Chris…”
“ Ti ho che posso aspettare.”
“ Perché?”
“ Cosa?” mi chiese guardandomi dritto negli occhi. Ultimamente tutti mi guardavano dritto negli occhi come se non potessero farne a meno. E questo mi imbarazzava. Pensavo. Era una bella cosa. Imbarazzarsi ancora. Magari ero ancora umana, magari provavo ancora queste cose che provano le persone normali. Nonostante avessi maneggiato una pistola, avessi minacciato una donna, avessi investito ed ucciso un uomo, nonostante avessi occultato le prove di un omicidio, nonostante avessi tolto la vita ad un uomo che voleva ancora vivere, io… io quando un ragazzo mi guardava negli occhi provavo ancora imbarazzo. Imbarazzante eh?!
“ Perché mi aspetti.”
“ Perché ho aspettato così tante persone e ho aspettato tante spiegazioni che sono ancora qui ad aspettare.”
“ Non ti farò aspettare a lungo. Il tempo di… di mettere in ordine le cose, di provare a riorganizzare la mia vita, di fare qualcosa che smuovi questa situazione.”
“ Non ti sto mettendo fretta.” Disse
“ Sì ma è che sono io ad avere l’esigenza di dirti le cose come stanno. M’importa di te, e m’importa di cosa tu pensi di me.”
“ Non credo che quello che sta succedendo cambierà mai le cose tra di noi.”
“ Oh…” pensai.
“ E’ tanto grave?”
“ Dipende dai punti di vista” dissi. Il chè non era affatto vero, poiché uccidere una persona non dipendeva affatto dai punti di vista. Mi avrebbe odiato, mi avrebbe denunciato e mi avrebbe insultato. E non sarebbe cambiato, nulla.
“ Il mio punto di vista è positivo. Vedo sempre il bicchiere mezzo pieno.”
“ Continua a farlo anche con me. Chris ti prego, quando… quando ti dirò tutto, guardami sempre così. Guardami come mi stai guardando ora.” Lui sorrise, mi abracciò e mi diede un delicato bacio sulla guancia.
“ E’ da quando che ti ho vista che il mio sguardo non è completamente cambiato nei tuoi confronti. Come posso mai farlo ora? Ora che mi sento così.. bene… mi sento bene. Non manderò tutto al diavolo. Non sono quel tipo di ragazzo.”
“ Ricordati di queste parole… quando… quando te ne parlerò.” E lo abbracciai. Lo abbracciai e chiusi occhi. Magari così passava, magari ero di nuovo Katherine Middelton a cui le piaceva fare le ore piccole, bere e divertirsi ma che sapeva crearsi i propri limiti.

 
“ Ehiii!” vidi dall’altra parte del marciapiede Mick Pakkins che stava comprando un libro. E mi salutò, si avvicinò lentamente a me e mi abbracciò, come se fossimo amici da tempo, non capendo che un anno fa era soltanto il mio professore di criminologia e quindi dovevano esserci dei limiti tra professore e studente che sarebbero dovuti esistere sempre.
“ Buongiorno signor Pakkins.” Dissi.
“ Ormai ti sei diplomata, sono il fidanzato della tua amica,, puoi chiamarmi anche Mick.” Disse lui scherzosamente.
“ Ho bisogno di … altro tempo.”
“ Ti capisco, anche per me è una situazione del tutto nuova. Innamorarsi di una studentessa e portare avanti una relazione così duratura.”
“ Come vanno le cose tra te e Elis?” chiesi rompendo un po’ il ghiaccio. In fondo stavo parlando sempre con un mio professore che si era innamorato della mia migliore amica. Niente insomma.
“ Presumo male, se lei non ti parla mai di noi…”
“ Oh no, no! Lei mi parla sempre di te, solo che ultimamente abbiamo un sacco di impegni che ci vediamo pochissimo. Colgo questa occasione, sai.”
“ Ora mi sento più sollevato. Le cose vanno abbastanza bene, solo che è come se a volte la vedessi estraneata, è come se non mi avesse raccontato tutto. E’ come se a parlare fossi sempre e solo io, certe volte. Vorrei poter essere una persona fidata per lei. Vorrei essere il suo ragazzo non solo per potarla fuori o per guardare film insieme.”
“ Lei è sempre stata così. A volte si estranea, ma si fida cecamente di te, Mick. Si fida cecamente.” Lo ripetevo per convincere prima me stessa e poi lui. Elis nascondeva fin troppe cose al signor Pakkins, e quelle cose non gliele avrebbe mai rivelate, perché lei ci teneva troppo a lui. Non lo avrebbe mai messo nei guai. Non avrebbe mai messo a repentaglio la sua vita. Lei lo amava forse troppo. E amare una persona, a volte, vuol dire, mentirle. Mentirle sulle cose più dolorose.
“ Spero che sia così. In fondo sei la sua amica più stretta, se non le sai tu certe cose, chi può? Grazie, mi sento più tranquillo. Vorrei poter essere necessario per lei, anche per le cose futili. So che è una donna forte, che sa cavarsela anche senza di me. Ma io voglio esserci.”
“ Lei è una donna forte.” Ripetei.
“ Sì. E’ una delle cose che più amo di lei. Mi sono innamorato del suo carattere forte che la contraddistingueva da tutti gli altri ragazzi della sua età. Senza offesa.”
Risi. Come potevo mai offendermi. Elis era una forza della natura. Elis era Elis. Era una donna forte, non si sarebbe mai piegata e non avrebbe mai mollato. Li avrebbe abbattuti, non si sarebbe mai fatta abbattere.
“ Katherine, quella ragazza mi ha fatto perdere il senno. Non saprei come fare senza di lei. Sono sempre stato autosufficiente, mai nessuna persona l’ho ritenuta così importante da farla diventare indispensabile. Lei lo è. Lei è la mia donna. E so che può sembrare una frase maschilista. Ma è la cosa più bella che abbia mai detto negli ultimi anni.” Disse e gli si illuminarono gli occhi.
“ E’ una donna fortunata. E’ la tua donna fortunata.” Risposi.

 
“ Lavi i piatti?” mi domandò Jackson mentre io ero rivolta verso il lavandino e la finestra. E pioveva, pioveva sempre ormai.
Annuì.
“ Posso sedermi qui e osservarti?” domandò.
“ Non pensi sia un po’ inquientante?” domandai sorridendo.
“ Dipende dai punti di vista.” Disse Jackson e si sedette. E poi ricordai il discorso fatto a Chris poco prima.
“ Vuoi saperla una cosa divertente? Magari non dovrei manco raccontarla al mio ex fidanzato, ma vista la situazione assurda, non penso che siamo ancora qui ad etichettarci e ad evitare discorsi.
“ Dopo il tuo discorso sull’uccisione di Eremy Gliffer, quando ancora non ci frequentavamo, come puoi pensare che noi siamo ancora persone che evitano certi discorsi?” rise e sorrisi anch’io,continuando a tenere il volto rivolto verso la finestra.
“ Riguardo ai punti di vista, prima stavo parlando con Chris. Ho capito che prima o poi lui abbia il diritto di sapere che cosa sta succedendo e cosa è successo. Be’ lui mi ha chiesto quanto grave fosse questa situazione, io gli ho risposto che dipende dai punti di vista. Ho detto che dipende dai punti di vista. Uccidere una persona dipende dai punti di vista. E’ la cosa più ridicola e paraculo che potessi mai dire, pur di non farmi odiare da lui, pur di farmi accettare da lui, ho inventato una balla assurda.” Risi ma questa volta Jackson non lo fece. Probabilmente quello era davvero un discorso da evitare con il proprio ex.
“ Non dovevo? “ chiesi.
“ No… sono io che non dovevo pensare ad un nostro ritorno.” Disse.
“ Jack…” dissi io, questa volta guardandolo in faccia.
“ Non voglio essere compiaciuto Kat. Non voglio che tu gentilmente mi dica che ormai siamo solo amici e che il nostro tempo è finito. Non voglio la tua pena.” Disse lui facendo per alzarsi.
“ Dove vai?”
“ Prendo un po’ d’aria.”
“NO!” dissi ad alta voce, lui si girò prontamente verso di me guardandomi in maniera strana. Ovviamente gli avevo urlato contro di restare, nonostante gli avessi velatamente detto che eravamo solo amici.
“ Non puoi fare così Jack. Non puoi mollare appena le cose si fanno più complicate, non puoi prendere un po’ d’aria e poi tornare stanotte quando ormai io già sono a letto e così evitare, di nuovo, l’argomento. Non puoi. Non te lo permetto. Non lotti per me Jack, non lotti più per me. Ecco perché il nostro tempo è finito, perché da quando sei venuto qui non è mai cominciato. Non hai mai ricominciato. Hai mollato appena hai visto che c’era un altro uomo che stava attirando la mia attenzione. Hai mollato appena ti ho detto che le cose tra me e te non stavano andando per il verso giusto. Ricordo che un giorno da Altanta venisti fino a Mainland per vedermi per le strade comprare uno stupido vestito per il ballo della scuola, ricordo che venisti a questo stupido ballo della scuola solo per vedermi e solo per parlarmi, e non dire che non è così, perché … perché è così. Ricordo tutte quelle frecciatine che ci mandavamo perché eravamo imbarazzati quando parlavamo di cose serie. Ricordo che meno di un mese fa sei venuto a New York per riconquistarmi. Ricordo che tre settimane fa mi hai accompagnato fino ad Atlanta solo per una mia futile supposizione, ricordo… ricordo soprattutto che mi hai coperto nel mio più grande errore della mia vita. Ricordo che mi hai salvato il culo solo per amore. Ricordo ogni notte che tu rischi il carcere ogni giorno solo perché volevi proteggermi, ricordo che qualche settimana fa ti hanno pestato a morte perché un anno fai m hai aiutato solo per amore. Ora ti sto dicendo che mi piace Chris e che non voglio che lui mi guardi con occhi diversi dopo che gli dirò quello che è successo e tu ti arrendi? Tu molli. Tu ora molli. E quindi sì, quindi il nostro tempo è finito, a meno che tu non sia in grado di partire da quel punto finale e crearne uno nuovo.”
Lui mi guardò intensamente.
“ E tu? Tu che fai?” mi domandò.
“ Io già ho fatto troppo per noi Jack. Ho già fatto troppo per tutti. Io ti aspetterò, semplicemente. Perché sono sicura che il nostro tempo non sia finito. Ma ora tocca a te.”



“ Cosa ascolti?” domandai.
“ Niente.” Rispose Max.
“ Hai le cuffie.” Dissi.
“ Me le ero quasi dimenticate.” Disse lui posandole sul comodino.
“ Oggi ho parlato con tantissime persone. Oddio ne erano tre, ma … non lo so, abbiamo parlato per la prima volta di cose normali.” Gli dissi.
“ Bello.” Disse, mentre era intento a mandare l’ennesima domanda di ammisione a chissà quale università.
“ Guarda che puoi restare quanto vuoi qui. Non c’è bisogno di così tanta fretta.” Dissi io.
“ No, c’è bisogno. Ieri sono andato ad un colloquio, sto cercando lavoro. Tempo un mese, racimolo abbastanza soldi da andare via.”
“ Non vuoi proprio restare eh?” domandai.
“ E’ complicato Kat.”
“ E’ sempre complicato.” Risposi.
“ E’ la vita così.”
“ Perché fai così?”
“ Così come?” domandò, continuando a non guardarmi.
“ A conlcudere frettolosamente le nostre conversazioni con frasi fatte, come ad esempio ‘è la vita’.”
“ Perché è così.” Continuava a non guardarmi e a fissare il computer.
“ Cosa siamo diventati, io e te?” domandai.
“ Non ricominciamo Katherine, non di nuovo.” Non mi guardava.
“ Eravamo l’uno la spalla dell’altro…”
“ Hai detto bene: eravamo. Le cose cambiano.”
“ Troppo in fretta…”
“ Katherine, ti prego. Sto mandando altre domande, ho poco tempo. Non ho voglia, non ho forze e non posso parlare con te di queste cose.”
“ Non eravamo così Max.”
“ Ora lo siamo.”
“ Perché non mi guardi?” gli chiesi, piangendo.
“ Sto al computer non vedi?” disse.
“ Oggi ho parlato con Elis, Mick, Chris e Jackson e tutti mi hanno guardato. Abbiamo avuto un confronto faccia a faccia. Con Elis c’è voluto di più, con Mick è successo subito perchè per lui è una cosa normale guardare le persone negli occhi quando si parla, perché lui è una persona normale, idem Chris. Jackson è stato restio per un po’, alla fine mi ha guardato. Max, perché tu non lo fai?”
“ Perché sono un assassino. O almeno è quello che vai a dire in giro. Gli assassini, quelli pentiti almeno, camminano con gli occhi che guardano in basso. In questo caso io guardo il computer.” Disse, sempre in maniera calma, come se non fosse successo assolutamente niente. Come sempre.
“ Chi te lo ha detto? Elis?” domandai.
“ Non ce n’era bisogno. Ero in bagno, ho sentito tutto. Ma tranquilla, ci siamo già passati. Va tutto bene.”
“ Max… non era mia intenzione…” piansi.
“ Va tutto bene.” Disse.
“ Me lo dici ma non mi guardi.”
“ Va tutto bene.” Concluse continuano a guardare sullo schermo del pc e mi invitò gentilmente ad uscire. Ed io così feci.
Mi sentì in imbarazzo e questa volta non perché un ragazzo mi stesse guardando, bensì perché non lo stava facendo. 


FINE EPISODIO

NB; EPISODIO RACCONTATO IN PRIMA PERSONA. 

 
   
 
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